I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
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Poste It. s.p.a. sped. in Abb. Post.- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB BL Anno LXVII • supplemento al n° 7 Luglio 2020 di Cadore Magnifica Comunità del Cadore a Venezia I 600 anni dalla dedizione
Direttore Responsabile Giuditta Bolzonello - Vice direttore Livio Olivotto - Editrice Magnifica Comunità di Cadore Impaginazione e Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno - Reg. Tribunale di Belluno ordinanza del 5.4.1956 Un legame rivolto al futuro “Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici” (Marcus Garvey) E ra il 1420 quando il doge Tomma- dere di un paesaggio unico al mondo, qual è quello dolomitico, so Mocenigo invitò i cadorini ad patrimonio dell’Umanità Unesco. accettare il dominio di Venezia, Le attività proposte, spaziando in diverse aree tematiche, concedendo loro il “Privilegio” a seguito rappresentano quella rinascita culturale di cui oggi più mai della dedizione dei cadorini a Venezia abbiamo bisogno. Il recente periodo di emergenza sanitaria e le e con esso l’istituzione della Magnifica conseguenze che ha portato, possono essere superate insieme Comunità di Cadore. valorizzando il nostro territorio, cercando un target di visitatori Da quel momento le sorti della Co- non solo nazionali ma anche locali. munità sono state legate indissolubil- Credo che veramente si possa assaporare la bellezza della mente a quelle del proprio territorio. nostra regione, un meraviglioso connubio di paesaggio, arte, Una vera identità non soltanto culturale, cultura, enogastronomia, che nel Cadore ha una chicca sotto ma anche territoriale. ogni punto di vista. Sono trascorsi ben 600 anni dalla dedizione del Cadore a Invito, quindi, il lettore, a voler approfondire la conoscen- Venezia e nel 2020 si festeggia questo anniversario con una za della storia della Magnifica Comunità di Cadore, non solo programmazione culturale importante che vuole valorizzare il attraverso queste pagine, ma visitando questi luoghi e tutto ciò patrimonio paesaggistico, archivistico, museale e architettonico che essi hanno da offrire. che appartiene ai cadorini e alla loro specificità. Accorciamo, dunque, le distanze e godiamoci questa parte Le iniziative che si sviluppano sul territorio del Cadore del nostro “Veneto - The Land of Venice”. rappresentano, quindi, l’occasione per conoscere la storia, la Luca Zaia cultura, la lingua e le tradizioni di questa popolazione, e di go- Presidente della Regione del Veneto È con particolare soddisfazione nel piacere di fare squadra, sono riuscite a realizzare un ricco che, in un periodo alquanto dif- pacchetto di proposte indirizzate sia ai locali che ai turisti. Un ficile a livello mondiale, la Ma- ringraziamento particolare va: alla Regione del Veneto che gnifica Comunità di Cadore è riuscita si è interessata alla nostra proposta progettuale sostenendo- a realizzare una serie di iniziative per la con forza e inserendola nei grandi Eventi regionali 2020, i seicento anni dalla dedizione del Ca- condividendo con la Magnifica Comunità l’importanza della dore a Venezia grazie alla tenacia e alla cultura quale fattore chiave per la competitività del Cadore volontà di divulgare la conoscenza della anche in previsione delle prossime Olimpiadi; a CortinaBanca storia locale e parallelamente persegui- che fornisce puntuale appoggio alle proposte culturali locali; alla re l’obiettivo di incentivare un turismo Fondazione Cariverona che ha condiviso con noi un progetto di culturale nel territorio, non solamen- riqualificazione espositiva della casa natale di Tiziano Vecellio te quale brand turistico, ma quale strumento privilegiato per e di sviluppo di una didattica diffusa mirata alla conoscenza consentire la crescita e l’unione della comunità cadorina. Le del territorio. varie attività proposte, di studio, restauro, esposizione, didattica Renzo Bortolot e promozione, sono il frutto del lavoro di tante persone che, Presidente della Magnifica Comunità di Cadore È con grande piacere che porgo e sulla gestione di un territorio complesso come la montagna, il saluto di CORTINABANCA provata recentemente da difficili emergenze. e mio personale alla Magnifica CORTINABANCA è una Banca cooperativa, fondata sui Comunità di Cadore, sempre impegna- principi mutualistici, da sempre strettamente legata alle comuni- ta a conservare l’identità culturale e a tà locali e attenta alle iniziative volte a promuovere il territorio. promuovere la formazione e lo sviluppo Con questo spirito, ha voluto quindi sostenere questa im- morale ed economico dei nostri territo- portante iniziativa della Magnifica Comunità di Cadore, che ri. Oggi, con il progetto “Seicento anni rappresenta una grande occasione di approfondimento, ma della Dedizione del Cadore a Venezia”, anche di promozione dei nostri territori, oltre che del nostro vuole dare voce ad un periodo storico patrimonio artistico e culturale. che risulta ancora poco noto, offrendo Alberto Lancedelli anche un importante momento di riflessione sull’organizzazione Presidente CORTINABANCA 2
I seicento anni dalla dedizione del Cadore a Venezia C elebrare una ricorrenza importan- certo non mancavano fraintendimenti e di Matteo Da Deppo te per la Magnifica Comunità di incertezze, dubbi e aspettative. Un mo- Cadore, come quella dei seicento mento di svolta epocale dove balza subito anni dalla dedizione del Cadore a Venezia, agli occhi una possibile somiglianza con in un momento storico alquanto difficile la nostra epoca: l’ambiguità dell’identità come quello attuale contraddistinto da una cadorina che oscilla tra ansie di autosuf- emergenza mondiale, significa dare un ficienza e volontà di proiettarsi all’esterno segnale di tenacia e volontà di combattere mescolandosi ad altri mondi. l’eclissi della memoria che incombe oggi È antica questa doppia valenza, in- sulle varie comunità, una vera minaccia trinseca nel suo ruolo di terra di confine, che comporta un’insidia per le scelte nel sempre in bilico tra più mondi, o per citare presente e nel futuro. Senza una puntua- Ennio Concina, “tra i ceppi linguistici sla- le azione di restauro finalizzata alla con- vi, latini e nordici”, e quindi per un certo servazione delle memorie storiche, una verso barriera che deve fermare l’invasore ricerca storico – culturale che possa fare straniero, il diverso, per l’altra cerniera chiarezza e approfondire vari aspetti an- che deve favorire l’incontro e lo scambio. cor oggi poco noti, una divulgazione dei Sarebbe facile elencare momenti eclatanti risultati e una attività didattica mirata, la di assimilazione e accostare altrettanti di collettività rischia una sorta di perenne proiezione all’esterno, segnali di attac- oblio che si verifica nella mancanza di camento alla tradizione e arrendevoli consapevolezza della propria identità e cedimenti alle influenze più particolari. del proprio ruolo specifico. Infatti ogni Se osserviamo attentamente però, tra il territorio è rappresentanza di uno svilup- Cadore del passato e quello attuale non po particolare, unico, che dal continuo e c’è un continuum ma una drammatica frat- costante confronto con gli altri territori tura: nell’ultimo secolo si è sviluppata una trae senso, forza, destino. Ogni comunità drastica differenza nel modo di vivere as- è il frutto di un enorme numero di scelte sociato nella comunità con la conseguenza concretizzate nel corso del tempo, scel- immediata di istituzioni pubbliche e priva- te che ad ogni incrocio della sua storia te senza chiari punti di riferimento condi- avrebbero potuto essere diverse, che visi e soprattutto una visione unitaria; oggi avrebbero cambiato il volto del territorio il Cadore ha la necessità di riscoprire la nel quale crescono. Il progetto espositivo propria storia, studiandola e divulgandola, della mostra “Venezia in Cadore” ha lo senza preconcetti perché mai come oggi la specifico obiettivo di restringere il campo sua identità risulta debole, ricordando che dell’indagine per concentrarci sul Cadore l’orgoglio, non appena si isola, è ragione La casa natale di Tiziano Vecellio ospita la del Quattrocento, una regione storica rico- soprattutto di debolezza, rivela l’isolamen- mostra “Venezia in Cadore - 600 anni dalla noscibile e definita da confini nitidi, dove to piuttosto che l’autonomia. dedizione alla Serenissima Repubblica di Venezia”. 3
1420 - il passaggio alla Serenissima Repubblica Una scelta obbligata ma fortunata, che assicurò quasi quattro secoli stabilità politica ed economica, con la salvaguardia dei diritti sanciti dagli antichi statuti del 1338 di Walter Musizza I l passaggio dal dominio patriarcale a gio 1347, per capire il progressivo ed quello della Serenissima nell’estate esiziale disfacimento, politico e morale, del 1420 rappresentò senz’altro per i cui era soggetto quel potere tempora- cadorini un momento arduo e per molti le: ben 9 Patriarchi, da Bertrando di S. versi complicato, sotteso da riflessioni, Genesio a Lodovico di Teck, tra nomine remore e paure, ma sempre ispirato alla sempre dettate dalla ricerca di un torbi- concordia e alla ricerca dell’unanimità. do equilibrio tra interessi imperiali e pa- Radunarsi, assistere alla Messa dello pali, costellate da uccisioni, tradimenti e Spirito Santo nella chiesa di Valle, cer- rinunce, in cui l’attenzione per le nostre cando l’illuminazione e la benedizione valli e le loro problematiche era davvero divina prima di votare il famoso “Eamus poca. Aquileia insomma era lontana se ad bonos Venetos”, depone senz’altro a fa- non assente e gli unici patriarchi che vore dell’unità e prudenza dei nostri avi, lasciarono anche tra Pelmo e Peralba ma, seppur col senno di poi, possiamo un segno di presenza, forza e persona- dire che in quei frangenti nessun reale lità furono i primi due, Bertrando, finito EAMUS AD BONOS VENETOS NEL RACCONTO DI MONSIGNOR CIANI bivio era in realtà offerto al loro futuro. crudelmente assassinato e poi divenuto Così racconta Mons. Giuseppe Ciani nel- Basta scorrere i 73 anni del dominio beato, e Nicolò di Lussemburgo, morto la sua “Storia del Popolo cadorino” (Vol. a Belluno nel 1358 ed assai rimpianto I, pag. 395, Padova, 1856): “I sedenti in patriarcale sul Cadore, iniziato nel mag- consiglio si restituirono nella sala da cui erano due ore prima partiti (per andare ad assistere alla Messa cantata dello Spirito Santo a Valle). Messisi tutti al loro posto, non più discussioni, non dispareri; si levos- si un grido unanime e questo grido fu più volte ripetuto: “Eamus ad bonos Venetos”, “Andiamo ai buoni Veneziani”. Uno de’ Consiglieri, spalancata una delle finestre che guardavano la piazza, “Eamus – gridò con voce più alta che poté – eamus ad bonos Venetos” e il popolo, di che era piena la piazza, “Benissimo – gridò – benissimo, eamus ad bonos Venetos. Questo da tanto tempo il nostro voto”. LA CHIESA DEL BUON AUSPICIO I membri del Consiglio cadorino prima di recarsi nel palazzo della Comunità di Pieve per deliberare la dedizione alla Serenissi- ma, parteciparono ad una messa officiata nella chiesetta gotica dello Spirito Santo a Valle di Cadore. Purtroppo oggi essa non esiste più, essendo stata demolita nel 1832, e di essa possediamo solo il disegno attribu- ito a Taddeo Jacobi. 4
dai cadorini. Nei meandri creati dalle lotte inte- stine tra papi ed antipapi, cardinali e vi- cari, friulani e svevi, in cui sguazzavano avventurieri di ogni risma e capitani di ventura più o meno celebri, come Pippo Spano o Tristano Savorgnano, presto si arrivò alla guerra tra Sigismondo di Lussemburgo e la Serenissima. Già nel dicembre 1418 le truppe venete erano giunte nel Feltrino, poi la guerra per loro fu tutta in discesa, fino al 1420, allorché le truppe comandate da Filippo Arcelli da Piacenza sbaragliarono gli imperiali. Nel marzo 1420 Feltre era conquistata, il 24 aprile fu la volta di Belluno, segui- ta da Portogruaro, Codroipo, S. Vito al Tagliamento, fino all’entrata ad Udine il 6 giugno. E proprio ad Udine si presen- tava il 19 luglio Roberto Morosini, che, quale luogotenente del Friuli, prendeva il posto del Patriarca in nome di Venezia. Che scelta potevano dunque fare i ca- dorini tra un potere temporale logorato e sfatto, ormai ingloriosamente decaduto, delle concessioni possibili che un vin- MA IL CASTELLO DI PIEVE NON SI ARRESE ed una potenza marittima e pur conti- citore può concedere a chi si adegua. Dopo la dedizione del 31 luglio 1420, un nentale come Venezia? L’invito rivolto ai Il tutto preservando la propria dignità, conto rimase in sospeso, giacché Erasmo cadorini dal Doge Tommaso Mocenigo tanto da chiedere prima lo svincolo dal da Frisacco, che comandava il castello di era in pratica un ordine suffragato da giuramento di fedeltà a suo tempo fatto Pieve per conto del Patriarca Lodovico di Teck, non volle subito passare le consegne, una realtà di fatto incontrovertibile. “Ea- al Patriarca, dimostrazione - se ce ne fos- resistendo fino al 3 ottobre. Della conqui- mus ad bonos Venetos” dunque, sperando se bisogno - che i cadorini erano uomini sta del maniero la Serenissima incaricò in Dio e cercando di ottenere il massimo poveri, ma pur fedeli e d’onore. Delfino Venier, mettendogli a disposizione un buon numero di soldati, tra i quali 50 bellunesi. Il sangue versato per quell’ope- razione indusse a cambiare tattica per il castello di Botestagno, al cui Capitano furono pagati 700 ducati per non opporre resistenza. LO STAZIO DEL LEGNAME CADORI- NO A S. FRANCESCO DELLA VIGNA La decima clausola del Privilegium Com- munitatis Cadubrii fu, almeno economi- camente, quella più importante per i re- ciproci interessi di Venezia e del Cadore, dal momento che essa poneva le basi di un ordinato e costante afflusso di legna- me, via via cresciuto poi nel tempo, fino a richiedere un nuovo e più grande porto d’attracco con relativo deposito alla Sacca della Misericordia. 5
IL QUADRO DI CESARE VECELLIO Nel Palazzo della Magnifica Comunità è conservato un bel dipinto di Cesare Ve- cellio, cugino di Tiziano, intitolato “La dedizione del Cadore a Venezia”, in cui si riconoscono San Marco col Leone, la Beata Vergine in trono, Venezia con lo scettro del potere, una dama inginocchia- ta che rappresenta il Cadore ed una donna dietro di essa, che probabilmente raffigura l’allegoria della Fedeltà. Quest’ultima, ve- stita di bianco e con una collana di perle al collo, con una mano indica lo stemma del Cadore, con l’altra regge un cuore con all’interno un piccolo Leone. Una bella rappresentazione insomma della fedeltà e obbedienza del Cadore alla Serenissima e a S. Marco. Il 31 luglio dunque si presentarono te del Friuli, grazia ad esuli e banditi e al Palazzo Ducale di Venezia davanti al tanto altro ancora. Ma l’ultima conces- Doge Tommaso Mocenigo in qualità di sione prevista dal “Privilegium Commu- rappresentanti del Cadore Nicolò Pala- nitatis Cadubrii”, quella che i cadorini tini di Pieve, Antonio Barnabò di Valle- potessero avere uno stazio di legnami a sella, Antonio di Venas e Bartolomeo S. Francesco della Vigna, era in verità un di Sala di Borca per l’atto di dedizione. vero affare per entrambe le parti. Che Come sottolineava Giovanni Fabbia- abeti e larici fluitassero regolarmente e ni, “quanto chiesero, il doge concesse”, ed pacificamente lungo il Piave ad opera di è facile capire che il Mocenigo, che in fedeli zatèr e menadàs era il primo pre- gioventù era stato uomo d’armi ma per supposto di un felice futuro della città tutta la vita avveduto mercante e ottimo anfibia, ma, di conseguenza, anche per diplomatico, preferiva di gran lunga un quello di tutti i suoi sudditi di montagna. Ludovico di Teck, ultimo Patriarca di accordo pacifico, convinto che la voca- E così fu in effetti, per 377 lunghi anni, Aquileia con potere temporale. zione e il destino di Venezia riposassero nella buona e cattiva sorte, fino a quella anzitutto sugli scambi marittimi. triste fine della Repubblica del 12 mag- Per lui bisognava dunque acconten- gio 1797, che per molti versi assomiglia tarsi delle conquiste terrestri fatte, che a quella del Patriarcato di Aquileia. Ma- assicuravano il controllo di importanti linconico naufragio avvenuto per tanti fiumi e vie di comunicazione, tornando motivi, interni ed esterni, tra i quali pos- a concentrarsi sui traffici navali, per i siamo anche mettere la personalità e il quali – inutile dirlo – i boschi del Cado- valore di chi era al vertice, poiché tutto re e l’arrivo delle taglie in laguna erano si può dire, ma è certo che il 120° ed indispensabili, assicurando all’Arsenale ultimo Doge Lodovico Manin non aveva la materia prima per la costruzione delle certo la stoffa del 64°, Tommaso Mo- navi. cenigo, e di tanti altri suoi successori, Eccolo quindi pronto a larghe con- che poi seppero mantenere e valorizzare cessioni alla Comunità di Cadore su au- questo inusitato ma reciproco interesse togoverno e mantenimento degli statuti, tra mare e montagna, coniugando sa- fitti, dazi, miniere, mude, trasporti per pientemente lungimiranza, interesse e Il nostro primo Doge Tommaso Mocenigo. rodolo, sentenze dinanzi al Luogotenen- moderazione. 6
Venezia e i privilegi al Cadore (1420-1545) A ll’epoca della approvazione del- luogo, paese, e distretto di Cadore, con le di Emanuele D’Andrea lo Statuto da parte del Consiglio sue ragioni, giurisdizzioni, e pertinenze della Comunità (1338) è Doge sotto la Potestà, protezzione, obbedienza, Francesco Dandolo, sino al 1339. e governo del nostro dominio, siccome ab- Poi dal 1414 al 1423 Tommaso Moce- biamo fatto della nostra Terra di Udine, nigo. Il 1420 è l’anno della Dedizione: concedendogli e dandoli risposta alli loro con lui i cadorini, liberati dal vincolo di Capitoli, e dimande riverentemente al fedeltà col Patriarca, già vinto con le dominio nostro presentate… armi da Venezia, stipulano un accordo di Nel corso dei decenni (a partire dal “indipendenza”: il territorio non veniva 1398) altre Provisioni e riforme (rac- sottoposto ad un Luogotenente come in colte anche quelle più antiche) sono uni- Friuli e il Cadore continuava a governar- ficate in 44 articoli, adottate e approvate si con le proprie leggi di cui chiedeva nel 1426 da Francesco Foscari con la pre- “umilmente” (ma era quello il modo for- messa: Furono nuovamente presentate al male di rivolgersi al Doge) la conferma. nostro Dominio da parte di questa nostra Il Doge quale Privilegio, conferma fedel Communità di Cadore alcune con- gli Statuti e formalizza alcuni capitoli vezzioni, ò rifforme delli suoi Statuti, et di carattere generale riconoscendo la sopra questo umilmente supplicato, che giurisdizione cadorina, con il seguente conforme alle promesse fatte da noi ad preambolo: A tutti e singoli, così amici esso Commune si degnassimo benigna- come fedeli, tanto presenti quanto futuri mente confermare esse rifforme. che esamineranno il presente privilegio Francesco Foscari (Doge fino al vogliamo che sia noto e manifesto: che 1457) nel 1426 conferma alcune con- comparendo alla nostra presenta i pru- venzioni e riforme degli Statuti (in gran denti uomini ser Nicolò Palatini notajo parte vigenti prima della “dedizione”) e di Pieve, ser Antonio Barnabò di Valle- nel 1445, approva altri due Statuti (ovve- sella, ser Antonio notaio di Venas e ser ro: disposizioni) proposti dalla Comuni- Bartolomeo notaio di Sala, ambasciatori tà con il seguente preambolo: Inclinato (…) Noi pieghevoli alle preghiere, e sup- alle supplicazioni à Noi fatte da parte di plicazioni di detta Communità inclinati, quella nostra fedelissima Communità dal riceviamo, et accettiamo, et abbiamo ri- prudente Uomo Odorico da Scaccia suo Statuto della Comunità di Cadore, prima cevuto, ed accettato la detta Communità, Ambasciatore à noi venuto, confermiamo, edizione a stampa, 1545. 7
da richieste di denaro (o tassazioni), inusitati gravami ed ingiustizie; avendo posto attenzione alle cose che furono loro sottoposte dai sindaci, perché fossero esa- minate, in virtù dell’autorità derivante dall’ufficio del loro sindicato, saggiamente deliberarono e decretarono. Con Giovanni Mocenigo, Doge dal 1478 sono deliberate e decretate in quell’anno le ultime ulteriori Provisioni. Gli Statuti a stampa in lingua latina del 1545 sono costituiti da ulteriori 137 Capitoli di Aggiunte e Correzioni dei precedenti; si tratta sia di produzioni con- sigliari successive alle provisioni e rifor- me del 1426, sia, spesso, a chiarimento o integrazione degli Statuti antecedenti, presenti negli archivi sin dall’epoca del rapimento dello Statuto manoscritto. Infatti durante il mandato di Leonar- do Loredan (dal 1501 al 1522) gli Sta- tuti antichi vennero rapiti dai soldati di Massimiliano I d’Asburgo. Al Doge si rivolsero i cadorini per rinnovarli e così furono accolti: Comparendo alla presenza del Dominio Nostro li prudenti Uomini Hieronimo Palatino, Hieronimo Pilumno e Bartolomio da Sacco Oratori di questa fedelissima comunità unitamente suppli- cando (…) avendo da noi ottenuto un qualche Privileggio (…) perché nell’anno 1511 tempo dell’incendio del detto luoco degl’inimici furono abbrucciate con altre scritture di quella Cancelleria, et suppli- cando, dico, che si degnassimo di far rin- novar in forma autentica li detti Capitoli, et Privileggio, come prima erano (…) Et inoltre abbiamo determinato, e comanda- to, che li medesimi capitoli siano rinovati, Stemma del Cadore in pietra collocato ed approviamo doi Statuti à beneplacito et in pubblica, ed autentica forma ridotti, sulla porta d’ingresso del Palazzo della del nostro dominio, fatti per essi nostri et che li medesimi Capitoli inviolabilmen- Magnifica a Pieve di Cadore. Fedeli. te osserviate, et fatte, che siano osservati, Sono del 1478 alcuni Capitoli ed esseguiti in tutte le sue parti. anch’essi di carattere generale; erano Pochi anni dopo il Doge Pietro Lan- stati proposti dalla Comunità e sottoscrit- do, con Ducale 14 giugno 1545, li appro- ti in Pieve dai rappresentanti veneziani, vava. con la premessa: I magnifici e nobili si- Alla ricerca di un continuo equilibrio gnori Vittore Marcello, Giovanni Roberto fra Venezia e il Cadore, la Comunità, Venier e Girolamo Gritti, onorevoli audi- attraverso i propri “prudenti uomini” o tori, avvocati, provvisori e sindaci dell’il- attraverso i suoi “ambasciatori”, riusci- lustrissimo Ducale Dominio di Venezia, rà a mantenere la propria autonomia, ecc., presa visione degli articoli statutari compatibilmente con i tempi, soprattutto sottoposti alla loro attenzione dai sindaci nella gestione del potere locale e anche e deputati di questa Comunità di Cadore, nei terribili momenti delle acquisizioni i quali richiedevano che si venisse loro in dei terreni boschivi per l’Arsenale, che aiuto e si provvedesse affinché da allora il Cadore riesce a “contenere” perdendo in poi la Comunità non fosse oppressa solamente quello di Somadida. 8
“Itinerari in rete” e una didattica territoriale diffusa in Cadore C on l’idea prioritaria di promuove- ricorrenza dei Seicento anni da quel 1420 re la conoscenza del territorio la in cui il Cadore passò sotto il territorio Magnifica Comunità di Cadore sta della Serenissima. sviluppando numerose attività, previste e Poco prima della quarantena si era sviluppate nel progetto “Itinerari in rete: però iniziato un percorso molto fitto con per un turismo culturale in Cadore”, soste- la classe quarta del Liceo Scientifico di nuto dalla Fondazione Cariverona. Pieve di Cadore grazie al supporto e alla I protagonisti delle iniziative sono volontà del prof. Francesco Mazza che ha stati e continuano ad essere in primis gli coordinato e incastrato gli orari in modo studenti cadorini ma anche le famiglie, i da poter svolgere una ventina di ore – in turisti che vorranno tornare a visitare la classe e sul territorio - con esperti locali montagna nonché i residenti desiderosi e con l’operatore didattico, esperto di ap- di conoscere e condividere esperienze. procci multimediali, Giacomo Pompanin Nel mese di maggio sono stati coin- di Museo Dolom. volti una trentina di studenti delle scuole Per la prossima stagione estiva è in superiori di Santo Stefano (IPPIA e ITE) programma un vasto calendario di inizia- coordinati dalle prof.ssa Patrizia Eicher tive, una didattica territoriale molto artico- Clere e Alessandra Janese oltre a una lata che vedrà una dozzina di tra esperti, classe del Liceo Linguistico Cadore di operatori, musicisti, artisti e attori le cui Auronzo sotto la supervisione della prof. attività saranno svolte in altrettanti pae- ssa Ilde Pais Marden Nanon: docenti da si del Cadore tra fine giugno e l’autunno tempo sensibili al tema della memoria inoltrato. Non mancheranno collaborazio- storica e della conoscenza del territorio ni con altre rassegne come l’Estate tizia- verso le giovani generazioni. Gli storici nesca, il Festival della Piccola Editoria, dell’arte in forza agli uffici della Magnifi- l’Associazione Parco dei Sogni, il Mercato ca Comunità, Matteo Da Deppo e Letizia Biologico, il workshop “Gli echi della natu- Lonzi, hanno proposto alcune video lezioni ra”, Una Montagna di libri ma anche con i molto seguite nonostante le modalità non musei locali (Museo dell’Occhiale partner tradizionali, relative alla figura di Tiziano scientifico del progetto, il Museo di Selva Vecellio, ai rapporti economici-patrimo- gestito da Trame di Storia, Algudnei di niali-affettivi dei Vecellio con il Cadore, il Dosoledo etc.), i comuni e le associazioni ruolo dell’Ente e il suo patrimonio artistico in un’ottica di condivisione di intenti e di nonché i rapporti con Venezia. Il tutto con metodi per rendere il Cadore allettante uno sguardo d’insieme privilegiato sulla anche dal punto di vista turistico-culturale. 9
Tiziano tra il Cadore e la Laguna. Andata e ritorni A di Letizia Lonzi d oggi è quasi impossibile stabilire con Fabrizio, Tizianello, Tomaso ed Ettore. certezza quando Tiziano sia arrivato a I trattatisti antichi, gli studiosi che in ogni Venezia, luogo di adozione, da Pieve, secolo si sono interessati a Tiziano e la do- centro amministrativo, religioso e politico cumentazione in nostro possesso delineano del territorio cadorino; così come è ancora una personalità forte, capace di far fronte alla avvolta nel mistero e oggetto di accesi dibat- complessità della produzione e del commer- titi tra gli studiosi, la sua data di nascita, che cio di opere d’arte anche attraverso studiate oscilla tra il 1477 e il 1490 visto che, prima manovre di insediamento sia nei territori (a del Concilio di Trento, non si tenevano i re- Venezia, nel Cenedese e in Cadore) sia in gistri di anagrafe e di battesimo. Non lontano ambiti ecclesiali, tramite la richiesta di bene- dalla piazza di Pieve di Cadore, alle pendici fici e rendite, che in ambienti istituzionali e del Monterico, ancor oggi fa bella mostra di ufficiali come nell’ottenimento della Senseria sè un edificio di due piani con scala esterna, veneziana e del riconoscimento del Cavaliera- dall’impianto quattrocentesco, ma risultato to Palatino da parte dell’imperatore Carlo V. di rimaneggiamenti successivi e identificato Tiziano non solo seppe attrezzare, coordi- come la casa “nella quale nacque Titiano” nare e dirigere una tra le più efficienti e pro- (Breve Compendio, 1622) con il fratello Fran- lifiche botteghe pittoriche del Rinascimento cesco e le sorelle. europeo, ma riuscì ad intrecciare a quell’at- In numerosi archivi si conservano inte- tività, altre iniziative quali lo sfruttamento ressanti documenti originali o in copia – atti redditizio della proprietà agricola e il com- notarili, lettere, contratti, delibere e registri mercio del legname, la cui organizzazione - sulla famiglia Vecellio e su Tiziano, che aiu- presupponeva il controllo di aree boschive, tano a capire come il Pittore, pur operando la disponibilità di segherie, la proprietà o la efficientemente per le grandi corti europee, gestione di magazzini a Venezia. grazie ad una specie di catena di montaggio Numerosi indizi, che andranno in futuro che licenziava dipinti non sempre totalmen- indagati, dimostrano che quest’ attività, in te autografi con il marchio della ditta, abbia cui erano attivi altri familiari, soci e uomini mantenuto costante la sua attenzione sul di fiducia cadorini, fosse organica con mol- Cadore, con cui nutrì legami non solo affet- ti e variegati investimenti, volti a creare un tivi, ma anche di interesse finanziario, com- consistente volume d’affari e comprendenti merciale e “politico”. I rapporti con le aree la mercatura del vino, la compravendita di montane e pedemontane furono però persi- cereali, il commercio di legname, benefici stenti soprattutto negli altri pittori, congiunti ecclesiastici e pensioni. del Maestro e facenti parte del clan Vecellio Nell’ambito di un’organizzazione di “im- o comunque operanti, sebbene con meno presa familiare”, termine ben chiarito nel vo- successo, sulla sua scia: Orazio, Francesco, lume Le botteghe di Tiziano, mette in gioco i Marco, Cesare e ancora, i meno conosciuti parenti prossimi e, in particolare, i notai che 10
ha la possibilità di nominare dal 1533, grazie le licenze di taglio dalla Camera arciducale alla facoltà conferitagli da Carlo V, dando loro austriaca di Innsbruck che si assicurava co- un potere di cui si serve redigendo contratti e spicui e sicuri anticipi sulle concessioni e dazi pratiche amministrative. L’attività finanziaria commerciali e Tiziano, che probabilmente di Tiziano coinvolse anche i suoi rapporti con possedeva i necessari capitali d’investimento, la Magnifica Comunità di Cadore sul piano non dovette lasciarsi sfuggire le occasioni di pratico divenendo lo stesso Tiziano prestato- guadagno. Guarda caso, Cecilia, la donna che re di denaro contante – che tra l’altro richiede Tiziano sposò, pochi anni dopo aver dato alla più volte che gli sia restituito - all’ente cado- luce i due figli maschi, Pomponio e Orazio, rino che doveva sopportare lunghi periodi di era di Perarolo, villaggio cadorino dove i fiu- ristrettezze economiche ed aveva necessità mi Boite e Piave confluiscono e dove arrivava di ducati d’oro per acquistare risorse vitali quasi tutto il legname e laddove, ad Ansogne, per il territorio: sale e granaglie. Ricordiamo, la stessa famiglia Vecellio possedeva le doi inoltre, che lo stesso fratello Francesco, la cui sieghe, citate nella dichiarazione dei redditi corretta figura storica è stata recentemente di Tiziano del 1566 – recentemente definita messa a fuoco (cfr. Matino e D’Incà) fu, oltre da Luca Trevisan come un possibile precoce che pittore e soldato, anche responsabile del tentativo di evasione fiscale – che furono date Fontego o magazzino delle Biade (attorno in affitto e che, a detta del pittore, rendevano agli anni ’50 del Cinquecento) con il com- poco ed erano spesso allagate. pito di acquistare cereali nei vari mercati Un territorio, quello cadorino, insomma, veneziani, trevigiani e friulani e di immagaz- che ha sempre dimostrato d’esser occasione zinarli per poi ridistribuirli al bisogno. Un d’interessi economici anche e soprattutto da altro affare di forte interesse per la famiglia, parte della Serenissima, sia per il legname, riecheggia spesso nei documenti cadorini e e anche, ma in misura minore, per l’attività veneziani ovvero la questione dello spazio per mineraria. Lo stesso Gregorio, padre di Ti- l’approdo dei legnami vicino a San Francesco ziano, fu investito nel 1525 dal doge Andrea della Vigna a Venezia; porto di approdo pri- Gritti della carica di vice vicario alle miniere vilegiato in cui la Serenissima riconosceva il del Cadore ovvero nello stesso periodo in cui dominio esclusivo alla Comunità cadorina e il Cadorino ne effigiava il ritratto e portava a cui Tiziano aspirava per averne la gestio- a compimento gli affreschi da lui commis- ne o addirittura la proprietà, sebbene altre sionati. Un unico documento ci presenta poi circostanze indichino uno spazio disponibile Francesco con lo stesso ruolo del padre. per immagazzinare il materiale anche alle L’intenzione iniziale di Tiziano era inoltre Zattere. di essere sepolto nella chiesa arcidiaconale Tiziano e i suoi percorsero più volte la di Pieve di Cadore, ma la sua tomba rimase strada Regia, vuoi per le trasferte alla dimora veneziana e fu sepolto nella Basilica dei Fra- di proprietà a Col di Manza (oggi frazione di ri per l’impellenza di inumare il corpo nella Colle Umberto) o per le visite a Lavinia, figlia chiesa dei Frari, essendo, nell’agosto del di Tiziano, andata in sposa a Cornelio Sarci- 1576, in corso un morbo pestifero. nelli di Conegliano, vuoi per le risalite verso L’antica chiesa cadorina dedicata a Santa il Cadore. Il percorso seguiva il canale della Maria Nascente aveva, fino all’inizio del XIX Piave che, scendendo dal Tirolo per Dob- secolo, il coro interamente affrescato con biaco e la valle di Landro, proseguiva verso santi, profeti, angeli e temi mariani, da Marco Torre Lozzo del Gruppo del Ciareido, foto Venezia e viceversa. Lo stesso percorso che Vecellio, Emanuel Amberger e probabilmen- di Ferruccio Svaluto Moreolo. lambisce quel bosco di Robolt o Rorwaldt, in te Valerio Zuccato, su cartoni predisposti, Pusteria, citato da Tiziano nella lettera inviata secondo le fonti, da Tiziano. La trattativa per all’arciduca Ferdinando da Innsbruck il 20 l’opera in questione prevedette un compenso ottobre 1548 verso cui con insistenza cerca di cinquecento ducati poi scesi a duecento di assicurarsi il diritto di tagliare la legna. tramutati, guarda caso, in legname di pari Seguendo, inoltre, le tracce ottocentesche di valore! David von Schonherrs e gli incartamenti del In Cadore, per il turista e amatore di Ti- Tiroler Landesarchiv di Innsbruck pare che ziano, restan da vedere: la paletta conservata Ferdinando avesse concesso l’autorizzazione nella chiesa arcidiaconale di Pieve raffiguran- di abbattere quanti tronchi Tiziano volesse, te la Madonna con Bambino, i santi Tiziano e per cinque anni, anche nel bosco della rego- Andrea e un accolito/autoritratto del Pittore la del Beutlstein (Botestagno, in Ampezzo), databile verso il 1565-1566, la pala di Sant’An- in iniziale accordo con Christoph Herbst, na a Zoppè nonché le numerose opere dei capitano del castello di Botestagno che poi pittori Vecellio sparse in quasi tutte le chieset- ebbe a lamentarsi della quantità di tronchi te; oltre alla casa natale, diventata ormai un manifestamente superiore abbattuta e che luogo-museo, un appuntamento con la storia, ostacolò l’effettiva produzione. e ai gruppi di rocce dolomitiche che, secon- Nelle valli di montagna, infatti, era possi- do alcuni, avrebbero evocato suggestioni bile trovare sicuri investimenti acquistando montane in alcuni dipinti del grande pittore. 11
Il restauro delle memorie dipinte della Magnifica Comunità di Cadore N elle varie azioni pianificate dalla sforzo di documentazione anche maggiore Magnifica Comunità di Cadore e del solito perché celebrazioni come queste sostenute dalla Regione del Veneto, accendono sul quadro un potente riflettore riveste una particolare importanza l’attività al posto della luce di tutti i giorni: inevita- di restauro di cinque tele dipinte e dello bilmente tutti i dettagli che più hanno a stemma della Comunità di Cadore in le- che fare con la storia civile, il ruolo della gno, un patrimonio inestimabile sia per la Magnifica Comunità come Istituzione, il qualità artistica che per l’importanza sto- rapporto tra autonomia e sudditanza risal- rica che le opere rivestono. Queste testi- tano di più, acquistano un valore speciale monianze sono state realizzate nel periodo e devono essere trattati e valorizzati con la della dominazione veneziana in Cadore e giusta attenzione. personificano dei particolari simbolici e propagandistici legati ai rapporti tra la Quali azioni si sono rivelate partico- Serenissima Repubblica e la Comunità larmente necessarie per riportare le cadorina. Il lavoro è stato realizzato dalla opere all’originaria bellezza? restauratrice Mariangela Mattia e dalla sua L’impegno maggiore è stato chiesto dal- équipe, costantemente in contatto con la la pulitura e dalla rimozione di un vecchio Soprintendenza competente. Rivolgiamo restauro fatto nel 1951 in occasione della alla restauratrice una serie di domande, mostra sui Vecellio. Del precedente restau- utili per capire cosa si cela dietro a un re- ro i materiali di protezione (vernici finali) stauro che spesso, agli occhi meno attenti, si erano inevitabilmente alterati, e molti passa quasi inosservato. vecchi ritocchi - resi necessari dai danni che le superfici pittoriche avevano accu- Cosa ha comportato restaurare le va- mulato in 400 anni di vita- si erano alterati, rie opere della Magnifica Comunità di modificando in modo importante la visione Cadore nel periodo delle celebrazioni dei dipinti, anche a causa delle notevoli por- del Seicentesimo anniversario dalla zioni di colore originale che nascondevano. dedizione del Cadore a Venezia? Quel lavoro di restauro, voluto da Valcano- Naturalmente è stato necessario uno ver, illuminato ispettore poi soprintendente 12
alle Gallerie ed opere d’arte di Venezia e zioni danneggiate, invecchiate o consunte del Veneto, era stato certamente realizzato perché raccontano il passaggio dell’opera con le strategie e i materiali migliori per il nel tempo. tempo, ma in quegli anni i materiali e le me- todologie di pulitura non erano così attente Puoi raccontarci qualche novità, prima e rispettose delle policromie originali come poco comprensibile, emersa a seguito sono ora; né si era ancora definito in modo degli inter venti? chiaro il “dogma” di rispetto assoluto del- Come ho detto, i quadri avevano già la materia originale, compresi i metodi di subito ampi restauri in tempi relativamente definizione e resa del colore e del disegno recenti e quindi non c’erano elementi che da parte dell’autore . In moltissimi casi, nei non fossero già conosciuti. In in questo punti dove si doveva restaurare del colore senso il lavoro non ha portato a particola- mancante, si interveniva in modo molto ri “scoperte”. Semmai è particolarmente approssimativo, senza curarsi troppo se il interessante (e ripenso anche alla prima colore del restauro debordava sopra quel- domanda, sul nesso con le celebrazioni del lo originale, perché l’importante era che i seicentenario) cercare di restituire in pieno quadri ritornassero brillanti, perfettamente a questo repertorio di opere, il messaggio spianati e chiaramente leggibili. iconografico che si voleva dare, soprattutto È solo dagli anni 70 del novecento, gra- pensando alla collocazione all’interno del Il restauratore Andrea Rizzardi alle prese con l’attività di pulitura di una delle opere zie all’opera di studiosi e teorici del restau- salone usato per le attività pubbliche; que- della Magnifica Comunità. ro come Cesare Brandi (il “padre” dell’I- sto recupero iconografico, individuando stituto Centrale del Restauro) che sono con precisione i soggetti che i quadri rap- state studiate e approfondite metodologie presentano, è possibile grazie alla pulitura consolidate e approcci teorici al restauro e al ritocco, che nuovamente permettono riconosciuti da tutti. Questa evoluzione, la visione chiara di molti dettagli prima per esempio, ci impedisce di estendere la poco leggibili. ricostruzione del colore mancante anche al I cinque dipinti su tela erano opere vi- di fuori della lacuna rovinata, arrivando tal- ste da tutti quotidianamente, proprio come volta anche a rispettare e mantenere situa- succede ora. I quadri non erano solo de- 13
I particolari del restauro sull’opera “La corativi ma trasmettevano dei messaggi mano alle opere, lo potrebbe fare senza pace, la concordia e Minerva che scaccia importanti, mediante la scelta dei soggetti, affrontare i problemi e le difficoltà con cui Marte”. che celebravano la giustizia, l’uso del giu- oggi ci siamo confrontati noi lavorando sui dizio e del potere, e che all’epoca erano restauri precedenti, realizzati con materiali immediatamente comprensibili. che, invecchiando, hanno lo stesso tenore A secoli di distanza, molti dettagli ci di resistenza chimica e fisica delle policro- sfuggono, la cultura visiva è cambiata. mie originali. Procedere con l’individuazione precisa Ovviamente si lavora in modo che que- del soggetto è indispensabile, ma è una sto prossimo intervento di restauro sia il operazione estremamente complessa, che più possibile lontano nel tempo, quindi io possiamo fare solo se affiancati da icono- auspico, ogni volta che consegno un lavoro grafi e storici dell’arte. È importante che il messaggio che queste opere trasmettevano venga ripristinato/ricompreso, altrimenti è come se restassero mute. Per quanto tempo, a seguito del re- stauro, le opere non avranno più ne- cessità di inter venti ma manterranno lo stato ottimale di conser vazione? Il restauratore, proprio grazie allo svi- luppo di quel percorso di approfondimento iniziato negli anni 70 di cui parlavo prima anche nelle tecniche e nei materiali, ha ora a disposizione una serie di strumenti estre- mamente verificati e quindi affidabili nelle loro caratteristiche chimiche e fisiche, che sono in grado di durare nel tempo senza alterarsi, ma allo stesso tempo non modi- ficano irrimediabilmente l’opera originale, perché rimangono sempre individuabili e rimovibili. In qualsiasi momento un futu- ro restauratore dovesse di nuovo porre 14
di restauro, che mi sopravviva e di non ve- tante la specializzazione in un preciso dere chi affronterà il restauro successivo. settore dettato dalla tecnica esecutiva, La storia delle opere d’arte m’insegna come l’intonaco, o i tessuti, o la carta, i che gli imprevisti sono molti, ma, se un metalli, o i dipinti su legno e tela, come oggetto viene conservato con la giusta nel mio caso,) che garantiscono la giusta attenzione, il giusto grado di luminosità, attenzione nei confronti del patrimonio umidità e temperatura, non avrà bisogno bellunese. È importante che chi restaura di restauri e manutenzioni per un tempo un’opera d’arte la conosca in profondità. molto lungo. E come ho detto solamente chi conosce in profondità un territorio può capirne Cosa significa per te avere la respon- anche i “frutti artistici”. Per questo for- sabilità di mantenere e valorizzare le mare la professionalità di un restauratore memorie della storia? richiede molto tempo: perché si lavora su È vero, responsabilità è la parola giu- oggetti unici ed irripetibili e per capirne sta… Il restauratore non è solo il “ripara- bene le problematiche occorre lo studio, tore” di un quadro, una statua, un qualsiasi la capacità tecnica, ma soprattutto serve oggetto artistico. È un professionista che moltissima esperienza fatta di molte opere assieme ad una grande capacità tecnica osservate, toccate, annusate, capite nel con solide basi culturali deve possedere loro contesto. un forte senso di partecipazione, quasi Rispondendo alla tua domanda devo La restauratrice Mariangela Mattia alle una empatia con quello che un’opera quindi dire che sono molto preoccupata prese con la pulitura della “Dedizione del d’arte rappresenta. In un quadro, in una perché i restauratori bellunesi miei col- Cadore a Venezia” di Cesare Vecellio. statua, si esprime l’autore, ma si esprime leghi hanno età mature, come me, e non anche il committente, si rispecchia lo spet- vediamo una robusta leva di nuovi gio- tatore; chi restaura l’opera deve in qualche vani che si stiano formando con serietà modo cercare di farsi interprete di tutte (significa fare studi universitari seri, a queste sensibilità, intenzioni, emozioni. numero chiuso, quinquennali, che abili- La responsabilità, ma anche l’emozio- tino alla professione di restauratore, non ne, è ancora più forte se, come in questo i numerosi corsi più o meno improvvisati caso, nell’opera su cui lavoriamo si ri- di cui è disseminato il territorio italiano) specchia anche la nostra storia, la nostra e che stiano affrontando l’impegnativo cultura, in un certo senso anche la nostra ma entusiasmante periodo di tirocinio stessa identità. Sapere che il quadro su indispensabile per operare bene. Si cor- cui si deve mettere le mani e i pennelli re il rischio che dopo di noi si venga a è nato dai gesti di chi (sia pur in epoche creare un vuoto di maestranze locali, che diverse) ha percorso le stesse strade che porterebbe alla non manutenzione, alla percorse in prima persona, ha visto gli manutenzione sommaria o a richiedere stessi paesaggi, si ispira per i lineamenti l’intervento di professionisti del restau- dei suoi personaggi a volti che hanno la ro esterni, privi perciò della conoscenza stessa impronta dei volti visti ora, dà al della nostra cultura e della storia locale, restauratore che lavora su opere della sua e questo non va bene. terra un’emozione diversa da quella che viene lavorando su altre opere. Se poi si tratta di un oggetto, come lo stemma, che è proprio quello su cui ge- nerazioni di cadorini fissavano lo sguardo e ne riportavano il senso dell’orgoglio di appartenere a questa terra l’emozione e il senso di responsabilità sono grandi. Quanto dici mi porta inevitabilmente a chiederti: come è la situazione degli operatori nel settore del restauro nel- la nostra provincia? C’è chi saprà in futuro lavorare sul nostro patrimonio culturale con la partecipazione, l’em- patia di cui ci parli? Nella nostra provincia al momento stanno lavorando circa una decina di piccole aziende artigiane di alto livello, specializzate in settori ben suddivisi (nel restauro per garantire la qualità è impor- 15
In Cadore e a Cortina quattro chiese straordinarie dedicate alla Madonna della Difesa di Antonio Chiades L a Madonna con la spada protesa in ste. Il santuario, affidato ai Frati Minori alto contrasta singolarmente con la francescani della Polonia, è caratterizzato tradizionale dolcezza del suo atteg- da uno stile barocco ricco di sottolineatu- giamento. Tra il Cadore e Cortina esistono re cromatiche e decorative. Ai lati della ben quattro chiese, di straripante intensità navata si trovano due cappelle. Quella di estetica ed emozionale, dedicate alla Ma- sinistra, di fattura seicentesca, è dedicata donna della Difesa, la cui ricorrenza viene alla Trinità; in quella di destra è rappre- celebrata il 19 gennaio. sentata la morte di san Giuseppe, che ha La più conosciuta e frequentata è quel- attorno Gesù e Maria. la di Cortina d’Ampezzo, mentre le altre si trovano a San Vito di Cadore, Vigo e Grande devozione raccoglie anche il Lorenzago. La devozione ha origini molto santuario di San Vito di Cadore. Si trova antiche. Il primo intervento della Vergine a ridosso della parrocchiale ed è caratte- viene fatto risalire al quinto secolo, ma rizzato da altari e affreschi di vivida lim- si è esteso anche oltre, in particolare al pidezza evocatrice. Un affresco collocato 1412, quando ampezzani e cadorini hanno nell’abside, la parte più antica, si riferisce fermato altre esuberanze conquistatrici, alla decisiva confusione creatasi fra gli grazie all’addensarsi di larghe nuvole scu- invasori tedeschi. Iniziato alcuni decenni re che hanno confuso gli assalitori, fino a prima del 1490, anno in cui viene citato per portarli a combattersi fra loro. Il primo edi- la prima volta nei documenti, il santuario è ficio ampezzano venne consacrato nel 1482 stato completato nei secoli successivi. L’al- e ristrutturato con campanile e cimitero un tare centrale, formato da un blocco di pie- secolo più tardi. La chiesa attuale è stata tra ricoperto da legno intagliato, contiene realizzata invece fra il 1743 e il 1750 e con- un trittico attribuito a Francesco Vecellio, Giovan Battista De Lotto, statua lignea sacrata nel 1751. Ad accogliere il visitatore fratello del grande Tiziano. Al centro, con della Madonna della Difesa a San Vito di è soprattutto una sensazione di fulgore. Lo il Bambino, è raffigurata la Vergine il cui Cadore. sguardo viene attratto dall’altar maggiore, viso sembra evocare la tipicità delle don- scolpito da Domenico da Brunico nel 1747, ne cadorine, composte e disincantate allo dove troneggia la statua lignea di Maria, stesso tempo. Altri altari sono dedicati alla ricoperta da preziosi panneggi e oro. La devozione del Carmine, ai santi Antonio Madonna regge il Bambino e con la mano di Padova e Francesco, alla Crocifissione. destra impugna la spada, nel suo storico L’esterno della struttura si presenta con opporsi ad ogni prepotenza usurpatrice. Ai caratteristiche tardo-gotiche, come altre lati, fra colonne tortili, sono riconoscibili realtà del periodo. Il tetto è molto inclinato Rocco e Sebastiano, i santi invocati per e ricoperto di scandole, il campanile ha secoli a protezione delle epidemie di pe- la punta a piramide. Inoltre, lungo la Val 16
Boite, a Peaio, è conservato uno stendardo dei secoli XIII e XIV. raffigurante la Madonna della Difesa, con Una quarta chiesa della Difesa sorge a il quale il 19 gennaio i fedeli si recavano in Lorenzago, eretta a metà Ottocento, dopo processione fino al santuario di San Vito. che la precedente, cinquecentesca, era sta- ta gravemente danneggiata dagli incendi. Il territorio di Vigo di Cadore contiene La devozione della popolazione risaliva straordinarie testimonianze di edifici sacri agli inizi del Cinquecento e il sacro edificio affrescati. Il più citato e significativo è co- era stato eretto come voto per la peste che stituito dalla cappella di sant’Orsola, che fra il 1511 e il 1512 aveva provocato tante conserva uno stupendo ciclo pittorico del vittime in paese. Lo spazio, contrassegnato secolo XIV. A fianco della pieve di san Mar- da due colonne, è suddiviso in presbite- tino esiste poi la piccola chiesa dedicata rio e navata. Due dipinti ottocenteschi, a alla Madonna della Difesa, consacrata nel fianco dell’altar maggiore, sono dedicati 1515 e opera di Nicolò Ruopel, il costrut- alle sante Apollonia e Lucia e a san Rocco: tore carnico autore di edifici sacri sia in quest’ultimo raffigurato anche in una sta- Cadore che in Comelico. La struttura ha tua lignea del Seicento di elegante essen- Vigo di Cadore, Chiesa della Difesa, af- carattere votivo ed è collegata alle vicende zialità, in un affresco del XVI secolo con a fresco del coro raffigurante la Madonna cinquecentesche riguardanti le invasioni fianco san Sebastiano e in una “predella” con il Bambino, il pievano, il marigo e i delle truppe di Massimiliano d’Asburgo. cinquecentesca opera di Michael Parth e paesani, 1512. In lontananza è raffigurato All’interno esistono affreschi che evocano Nicolò da Brunico, leggibile sia a sportelli il Castello di Pieve. tutta un’atmosfera, semplice e suggesti- aperti che chiusi e dominata da una splen- va. A colpire sono soprattutto due dipinti dida Natività. Alla Difesa di Lorenzago è a olio settecenteschi, provenienti da san anche conservato un dossale seicentesco Martino, e raffiguranti le Nozze di Cana e con i santi Antonio abate, Osvaldo e Va- l’Ultima cena, attribuiti a Nicola Grassi: il lentino, mentre nella cantoria è situato un secondo, di particolare espressività corale. piccolo organo del 1764, opera di Nicolò In località Salagona di Laggio si trova inol- Moscatelli, con il quale nell’estate 1988 è Lorenzago di Cadore, Chiesa della Difesa, tre l’antica chiesetta di santa Margherita, stato eseguito un concerto alla presenza affresco con i Santi Sebastiano, Rocco e che custodisce affreschi di stile bizantino di san Giovanni Paolo II. Fabiano vescovo, XVI secolo. 17
La valle comunicante e le sue dimore storiche V di Daniela Zambelli al Comelico località più a nord del Attualmente inglobati o meglio in- Cadore caratterizzata da numero- castonati negli agglomerati urbani rico- si piccoli paesi sparsi nelle valli struiti durante il periodo del Rifabbrico, del fiume Piave e Padola che comprende (fenomeno architettonico che interessò oggi cinque comuni: Comelico Superio- il Comelico tra ‘800 e inizio ‘900) prima re, Danta, San Nicolò, San Pietro e Santo dell’800 facilmente identificabili in un edi- Stefano. ficato quasi totalmente ligneo. Da sempre vista come zona di con- Troviamo questi edifici signorili ge- fine, incontro di strade e culture come neralmente nei pressi delle chiese dei dimostrano le ultime scoperte archeolo- vari centri abitati, ne sono esempi carat- giche nei pressi di Passo Monte Croce, teristici e più sviluppati il centro storico testimonianza di un confine che risale a di Candide e S. Pietro. più di 2000 anni fa, percorso dai roma- Questi edifici anche se parzialmente In alto affresco a Villa Poli De Pol. ni nel IV secolo e ridisegnato nel 1753 modificati nel tempo restano riconosci- a seguito dell’accordo tra Maria Teresa bili e stupiscono per bellezza e tipicità, d’Austrie e il Doge Loredan che vollero testimoni silenti dell’influenza di Venezia segnare un confine “di pace” che si tra- sul Comelico, terra di confine e dunque sformerà nei secoli in trincea di guerra. incontro e fusione di diverse culture. Lo stesso termine Comelico sembra Il dominio della Serenissima, che in- derivare da “Val Cummunega”, valle co- teressò il Cadore dal 1420 al 1797, portò municante, passaggio di popoli. a dei mutamenti economici e sociali, con Periferia o margine lontano dalla cen- l’incremento del commercio del legname, trallità e dalla laguna, in realtà nel passato insieme all’attività mineraria. è stata cuore pulsante per il commercio e Con il crescere dell’importanza della la fornitura di quel legname che sostiene figura del mercante si venne a creare una e decora ancora oggi Venezia. classe dominante, costituita da famiglie Capita oggi di percorrere il Comelico emergenti per ricchezza e privilegi, ma ed imbattersi in edifici che poco hanno a formalmente uguali a tutti, per l’assenza che fare con l’architettura tipica cadorina di una nobiltà, come previsto dallo statuto simili a palazzotti cittadini ma con fattez- cadorino. ze e caratteristiche tipologiche reinter- Proprio questi cambiamenti porta- pretate che conferiscono a questi edifici rono alla nascita del palazzo, come resi- un carattere unico. denza padronale delle famiglie arricchite Tali edifici vennero realizzati in ma- sotto la dominazione veneziana. niera sporadica sul territorio tra il XVI e É importante comprendere che que- XVII secolo. sto genere di cambiamento architettoni- 18
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