I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia

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I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
Poste It. s.p.a. sped. in Abb. Post.- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB BL   Anno LXVII • supplemento al n° 7 Luglio 2020

    di Cadore
Magnifica Comunità
                     del Cadore a Venezia
                     I 600 anni dalla dedizione
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
Direttore Responsabile Giuditta Bolzonello - Vice direttore Livio Olivotto - Editrice Magnifica Comunità di Cadore
Impaginazione e Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno - Reg. Tribunale di Belluno ordinanza del 5.4.1956

Un legame rivolto al futuro
                                “Un popolo senza la conoscenza della propria storia,
                                   origine e cultura è come un albero senza radici”
                                                                 (Marcus Garvey)

                                       E
                                 ra il 1420 quando il doge Tomma-                                                    dere di un paesaggio unico al mondo, qual è quello dolomitico,
                                 so Mocenigo invitò i cadorini ad                                                    patrimonio dell’Umanità Unesco.
                                 accettare il dominio di Venezia,                                                        Le attività proposte, spaziando in diverse aree tematiche,
                          concedendo loro il “Privilegio” a seguito                                                  rappresentano quella rinascita culturale di cui oggi più mai
                          della dedizione dei cadorini a Venezia                                                     abbiamo bisogno. Il recente periodo di emergenza sanitaria e le
                          e con esso l’istituzione della Magnifica                                                   conseguenze che ha portato, possono essere superate insieme
                          Comunità di Cadore.                                                                        valorizzando il nostro territorio, cercando un target di visitatori
                              Da quel momento le sorti della Co-                                                     non solo nazionali ma anche locali.
                          munità sono state legate indissolubil-                                                         Credo che veramente si possa assaporare la bellezza della
                          mente a quelle del proprio territorio.                                                     nostra regione, un meraviglioso connubio di paesaggio, arte,
                          Una vera identità non soltanto culturale,                                                  cultura, enogastronomia, che nel Cadore ha una chicca sotto
                          ma anche territoriale.                                                                     ogni punto di vista.
    Sono trascorsi ben 600 anni dalla dedizione del Cadore a                                                             Invito, quindi, il lettore, a voler approfondire la conoscen-
Venezia e nel 2020 si festeggia questo anniversario con una                                                          za della storia della Magnifica Comunità di Cadore, non solo
programmazione culturale importante che vuole valorizzare il                                                         attraverso queste pagine, ma visitando questi luoghi e tutto ciò
patrimonio paesaggistico, archivistico, museale e architettonico                                                     che essi hanno da offrire.
che appartiene ai cadorini e alla loro specificità.                                                                      Accorciamo, dunque, le distanze e godiamoci questa parte
    Le iniziative che si sviluppano sul territorio del Cadore                                                        del nostro “Veneto - The Land of Venice”.
rappresentano, quindi, l’occasione per conoscere la storia, la                                                                                                               Luca Zaia
cultura, la lingua e le tradizioni di questa popolazione, e di go-                                                                                  Presidente della Regione del Veneto

                                       È
                                 con particolare soddisfazione                                                       nel piacere di fare squadra, sono riuscite a realizzare un ricco
                                 che, in un periodo alquanto dif-                                                    pacchetto di proposte indirizzate sia ai locali che ai turisti. Un
                                 ficile a livello mondiale, la Ma-                                                   ringraziamento particolare va: alla Regione del Veneto che
                          gnifica Comunità di Cadore è riuscita                                                      si è interessata alla nostra proposta progettuale sostenendo-
                          a realizzare una serie di iniziative per                                                   la con forza e inserendola nei grandi Eventi regionali 2020,
                          i seicento anni dalla dedizione del Ca-                                                    condividendo con la Magnifica Comunità l’importanza della
                          dore a Venezia grazie alla tenacia e alla                                                  cultura quale fattore chiave per la competitività del Cadore
                          volontà di divulgare la conoscenza della                                                   anche in previsione delle prossime Olimpiadi; a CortinaBanca
                          storia locale e parallelamente persegui-                                                   che fornisce puntuale appoggio alle proposte culturali locali; alla
                          re l’obiettivo di incentivare un turismo                                                   Fondazione Cariverona che ha condiviso con noi un progetto di
                          culturale nel territorio, non solamen-                                                     riqualificazione espositiva della casa natale di Tiziano Vecellio
te quale brand turistico, ma quale strumento privilegiato per                                                        e di sviluppo di una didattica diffusa mirata alla conoscenza
consentire la crescita e l’unione della comunità cadorina. Le                                                        del territorio.
varie attività proposte, di studio, restauro, esposizione, didattica                                                                                                  Renzo Bortolot
e promozione, sono il frutto del lavoro di tante persone che,                                                                        Presidente della Magnifica Comunità di Cadore

                                       È
                             con grande piacere che porgo                                                            e sulla gestione di un territorio complesso come la montagna,
                             il saluto di CORTINABANCA                                                               provata recentemente da difficili emergenze.
                             e mio personale alla Magnifica                                                              CORTINABANCA è una Banca cooperativa, fondata sui
                      Comunità di Cadore, sempre impegna-                                                            principi mutualistici, da sempre strettamente legata alle comuni-
                      ta a conservare l’identità culturale e a                                                       tà locali e attenta alle iniziative volte a promuovere il territorio.
                      promuovere la formazione e lo sviluppo                                                             Con questo spirito, ha voluto quindi sostenere questa im-
                      morale ed economico dei nostri territo-                                                        portante iniziativa della Magnifica Comunità di Cadore, che
                      ri. Oggi, con il progetto “Seicento anni                                                       rappresenta una grande occasione di approfondimento, ma
                      della Dedizione del Cadore a Venezia”,                                                         anche di promozione dei nostri territori, oltre che del nostro
                      vuole dare voce ad un periodo storico                                                          patrimonio artistico e culturale.
                      che risulta ancora poco noto, offrendo                                                                                                          Alberto Lancedelli
anche un importante momento di riflessione sull’organizzazione                                                                                             Presidente CORTINABANCA

2
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
I seicento anni
 dalla dedizione
 del Cadore a Venezia

C
        elebrare una ricorrenza importan-       certo non mancavano fraintendimenti e           di Matteo Da Deppo
        te per la Magnifica Comunità di         incertezze, dubbi e aspettative. Un mo-
        Cadore, come quella dei seicento        mento di svolta epocale dove balza subito
anni dalla dedizione del Cadore a Venezia,      agli occhi una possibile somiglianza con
in un momento storico alquanto difficile        la nostra epoca: l’ambiguità dell’identità
come quello attuale contraddistinto da una      cadorina che oscilla tra ansie di autosuf-
emergenza mondiale, significa dare un           ficienza e volontà di proiettarsi all’esterno
segnale di tenacia e volontà di combattere      mescolandosi ad altri mondi.
l’eclissi della memoria che incombe oggi             È antica questa doppia valenza, in-
sulle varie comunità, una vera minaccia         trinseca nel suo ruolo di terra di confine,
che comporta un’insidia per le scelte nel       sempre in bilico tra più mondi, o per citare
presente e nel futuro. Senza una puntua-        Ennio Concina, “tra i ceppi linguistici sla-
le azione di restauro finalizzata alla con-     vi, latini e nordici”, e quindi per un certo
servazione delle memorie storiche, una          verso barriera che deve fermare l’invasore
ricerca storico – culturale che possa fare      straniero, il diverso, per l’altra cerniera
chiarezza e approfondire vari aspetti an-       che deve favorire l’incontro e lo scambio.
cor oggi poco noti, una divulgazione dei        Sarebbe facile elencare momenti eclatanti
risultati e una attività didattica mirata, la   di assimilazione e accostare altrettanti di
collettività rischia una sorta di perenne       proiezione all’esterno, segnali di attac-
oblio che si verifica nella mancanza di         camento alla tradizione e arrendevoli
consapevolezza della propria identità e         cedimenti alle influenze più particolari.
del proprio ruolo specifico. Infatti ogni       Se osserviamo attentamente però, tra il
territorio è rappresentanza di uno svilup-      Cadore del passato e quello attuale non
po particolare, unico, che dal continuo e       c’è un continuum ma una drammatica frat-
costante confronto con gli altri territori      tura: nell’ultimo secolo si è sviluppata una
trae senso, forza, destino. Ogni comunità       drastica differenza nel modo di vivere as-
è il frutto di un enorme numero di scelte       sociato nella comunità con la conseguenza
concretizzate nel corso del tempo, scel-        immediata di istituzioni pubbliche e priva-
te che ad ogni incrocio della sua storia        te senza chiari punti di riferimento condi-
avrebbero potuto essere diverse, che            visi e soprattutto una visione unitaria; oggi
avrebbero cambiato il volto del territorio      il Cadore ha la necessità di riscoprire la
nel quale crescono. Il progetto espositivo      propria storia, studiandola e divulgandola,
della mostra “Venezia in Cadore” ha lo          senza preconcetti perché mai come oggi la
specifico obiettivo di restringere il campo     sua identità risulta debole, ricordando che
dell’indagine per concentrarci sul Cadore       l’orgoglio, non appena si isola, è ragione      La casa natale di Tiziano Vecellio ospita la
del Quattrocento, una regione storica rico-     soprattutto di debolezza, rivela l’isolamen-    mostra “Venezia in Cadore - 600 anni dalla
noscibile e definita da confini nitidi, dove    to piuttosto che l’autonomia.                   dedizione alla Serenissima Repubblica di
                                                                                                Venezia”.

                                                                                                                                         3
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
1420 - il passaggio alla
Serenissima Repubblica
Una scelta obbligata ma fortunata, che assicurò quasi quattro secoli
stabilità politica ed economica, con la salvaguardia dei diritti sanciti
dagli antichi statuti del 1338

                                                di Walter Musizza

                                                I
                                                    l passaggio dal dominio patriarcale a     gio 1347, per capire il progressivo ed
                                                    quello della Serenissima nell’estate      esiziale disfacimento, politico e morale,
                                                    del 1420 rappresentò senz’altro per i     cui era soggetto quel potere tempora-
                                                cadorini un momento arduo e per molti         le: ben 9 Patriarchi, da Bertrando di S.
                                                versi complicato, sotteso da riflessioni,     Genesio a Lodovico di Teck, tra nomine
                                                remore e paure, ma sempre ispirato alla       sempre dettate dalla ricerca di un torbi-
                                                concordia e alla ricerca dell’unanimità.      do equilibrio tra interessi imperiali e pa-
                                                   Radunarsi, assistere alla Messa dello      pali, costellate da uccisioni, tradimenti e
                                                Spirito Santo nella chiesa di Valle, cer-     rinunce, in cui l’attenzione per le nostre
                                                cando l’illuminazione e la benedizione        valli e le loro problematiche era davvero
                                                divina prima di votare il famoso “Eamus       poca. Aquileia insomma era lontana se
                                                ad bonos Venetos”, depone senz’altro a fa-    non assente e gli unici patriarchi che
                                                vore dell’unità e prudenza dei nostri avi,    lasciarono anche tra Pelmo e Peralba
                                                ma, seppur col senno di poi, possiamo         un segno di presenza, forza e persona-
                                                dire che in quei frangenti nessun reale       lità furono i primi due, Bertrando, finito
EAMUS AD BONOS VENETOS NEL
RACCONTO DI MONSIGNOR CIANI                     bivio era in realtà offerto al loro futuro.   crudelmente assassinato e poi divenuto
Così racconta Mons. Giuseppe Ciani nel-            Basta scorrere i 73 anni del dominio       beato, e Nicolò di Lussemburgo, morto
la sua “Storia del Popolo cadorino” (Vol.                                                     a Belluno nel 1358 ed assai rimpianto
I, pag. 395, Padova, 1856): “I sedenti in
                                                patriarcale sul Cadore, iniziato nel mag-
consiglio si restituirono nella sala da cui
erano due ore prima partiti (per andare ad
assistere alla Messa cantata dello Spirito
Santo a Valle). Messisi tutti al loro posto,
non più discussioni, non dispareri; si levos-
si un grido unanime e questo grido fu più
volte ripetuto: “Eamus ad bonos Venetos”,
“Andiamo ai buoni Veneziani”. Uno de’
Consiglieri, spalancata una delle finestre
che guardavano la piazza, “Eamus – gridò
con voce più alta che poté – eamus ad bonos
Venetos” e il popolo, di che era piena la
piazza, “Benissimo – gridò – benissimo,
eamus ad bonos Venetos. Questo da tanto
tempo il nostro voto”.

LA CHIESA DEL BUON AUSPICIO
I membri del Consiglio cadorino prima di
recarsi nel palazzo della Comunità di Pieve
per deliberare la dedizione alla Serenissi-
ma, parteciparono ad una messa officiata
nella chiesetta gotica dello Spirito Santo a
Valle di Cadore. Purtroppo oggi essa non
esiste più, essendo stata demolita nel 1832,
e di essa possediamo solo il disegno attribu-
ito a Taddeo Jacobi.

4
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
dai cadorini.
    Nei meandri creati dalle lotte inte-
stine tra papi ed antipapi, cardinali e vi-
cari, friulani e svevi, in cui sguazzavano
avventurieri di ogni risma e capitani di
ventura più o meno celebri, come Pippo
Spano o Tristano Savorgnano, presto
si arrivò alla guerra tra Sigismondo di
Lussemburgo e la Serenissima. Già nel
dicembre 1418 le truppe venete erano
giunte nel Feltrino, poi la guerra per loro
fu tutta in discesa, fino al 1420, allorché
le truppe comandate da Filippo Arcelli
da Piacenza sbaragliarono gli imperiali.
Nel marzo 1420 Feltre era conquistata,
il 24 aprile fu la volta di Belluno, segui-
ta da Portogruaro, Codroipo, S. Vito al
Tagliamento, fino all’entrata ad Udine il
6 giugno. E proprio ad Udine si presen-
tava il 19 luglio Roberto Morosini, che,
quale luogotenente del Friuli, prendeva
il posto del Patriarca in nome di Venezia.
    Che scelta potevano dunque fare i ca-
dorini tra un potere temporale logorato e
sfatto, ormai ingloriosamente decaduto,       delle concessioni possibili che un vin-       MA IL CASTELLO DI PIEVE NON SI
                                                                                            ARRESE
ed una potenza marittima e pur conti-         citore può concedere a chi si adegua.
                                                                                            Dopo la dedizione del 31 luglio 1420, un
nentale come Venezia? L’invito rivolto ai     Il tutto preservando la propria dignità,      conto rimase in sospeso, giacché Erasmo
cadorini dal Doge Tommaso Mocenigo            tanto da chiedere prima lo svincolo dal       da Frisacco, che comandava il castello di
era in pratica un ordine suffragato da        giuramento di fedeltà a suo tempo fatto       Pieve per conto del Patriarca Lodovico di
                                                                                            Teck, non volle subito passare le consegne,
una realtà di fatto incontrovertibile. “Ea-   al Patriarca, dimostrazione - se ce ne fos-   resistendo fino al 3 ottobre. Della conqui-
mus ad bonos Venetos” dunque, sperando        se bisogno - che i cadorini erano uomini      sta del maniero la Serenissima incaricò
in Dio e cercando di ottenere il massimo      poveri, ma pur fedeli e d’onore.              Delfino Venier, mettendogli a disposizione
                                                                                            un buon numero di soldati, tra i quali 50
                                                                                            bellunesi. Il sangue versato per quell’ope-
                                                                                            razione indusse a cambiare tattica per il
                                                                                            castello di Botestagno, al cui Capitano
                                                                                            furono pagati 700 ducati per non opporre
                                                                                            resistenza.

                                                                                            LO STAZIO DEL LEGNAME CADORI-
                                                                                            NO A S. FRANCESCO DELLA VIGNA
                                                                                            La decima clausola del Privilegium Com-
                                                                                            munitatis Cadubrii fu, almeno economi-
                                                                                            camente, quella più importante per i re-
                                                                                            ciproci interessi di Venezia e del Cadore,
                                                                                            dal momento che essa poneva le basi di
                                                                                            un ordinato e costante afflusso di legna-
                                                                                            me, via via cresciuto poi nel tempo, fino
                                                                                            a richiedere un nuovo e più grande porto
                                                                                            d’attracco con relativo deposito alla Sacca
                                                                                            della Misericordia.

                                                                                                                                    5
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
IL QUADRO DI CESARE VECELLIO
Nel Palazzo della Magnifica Comunità
è conservato un bel dipinto di Cesare Ve-
cellio, cugino di Tiziano, intitolato “La
dedizione del Cadore a Venezia”, in cui
si riconoscono San Marco col Leone, la
Beata Vergine in trono, Venezia con lo
scettro del potere, una dama inginocchia-
ta che rappresenta il Cadore ed una donna
dietro di essa, che probabilmente raffigura
l’allegoria della Fedeltà. Quest’ultima, ve-
stita di bianco e con una collana di perle
al collo, con una mano indica lo stemma
del Cadore, con l’altra regge un cuore con
all’interno un piccolo Leone. Una bella
rappresentazione insomma della fedeltà
e obbedienza del Cadore alla Serenissima
e a S. Marco.

                                                    Il 31 luglio dunque si presentarono      te del Friuli, grazia ad esuli e banditi e
                                               al Palazzo Ducale di Venezia davanti al       tanto altro ancora. Ma l’ultima conces-
                                               Doge Tommaso Mocenigo in qualità di           sione prevista dal “Privilegium Commu-
                                               rappresentanti del Cadore Nicolò Pala-        nitatis Cadubrii”, quella che i cadorini
                                               tini di Pieve, Antonio Barnabò di Valle-      potessero avere uno stazio di legnami a
                                               sella, Antonio di Venas e Bartolomeo          S. Francesco della Vigna, era in verità un
                                               di Sala di Borca per l’atto di dedizione.     vero affare per entrambe le parti. Che
                                                    Come sottolineava Giovanni Fabbia-       abeti e larici fluitassero regolarmente e
                                               ni, “quanto chiesero, il doge concesse”, ed   pacificamente lungo il Piave ad opera di
                                               è facile capire che il Mocenigo, che in       fedeli zatèr e menadàs era il primo pre-
                                               gioventù era stato uomo d’armi ma per         supposto di un felice futuro della città
                                               tutta la vita avveduto mercante e ottimo      anfibia, ma, di conseguenza, anche per
                                               diplomatico, preferiva di gran lunga un       quello di tutti i suoi sudditi di montagna.
Ludovico di Teck, ultimo Patriarca di          accordo pacifico, convinto che la voca-       E così fu in effetti, per 377 lunghi anni,
Aquileia con potere temporale.                 zione e il destino di Venezia riposassero     nella buona e cattiva sorte, fino a quella
                                               anzitutto sugli scambi marittimi.             triste fine della Repubblica del 12 mag-
                                                    Per lui bisognava dunque acconten-       gio 1797, che per molti versi assomiglia
                                               tarsi delle conquiste terrestri fatte, che    a quella del Patriarcato di Aquileia. Ma-
                                               assicuravano il controllo di importanti       linconico naufragio avvenuto per tanti
                                               fiumi e vie di comunicazione, tornando        motivi, interni ed esterni, tra i quali pos-
                                               a concentrarsi sui traffici navali, per i     siamo anche mettere la personalità e il
                                               quali – inutile dirlo – i boschi del Cado-    valore di chi era al vertice, poiché tutto
                                               re e l’arrivo delle taglie in laguna erano    si può dire, ma è certo che il 120° ed
                                               indispensabili, assicurando all’Arsenale      ultimo Doge Lodovico Manin non aveva
                                               la materia prima per la costruzione delle     certo la stoffa del 64°, Tommaso Mo-
                                               navi.                                         cenigo, e di tanti altri suoi successori,
                                                    Eccolo quindi pronto a larghe con-       che poi seppero mantenere e valorizzare
                                               cessioni alla Comunità di Cadore su au-       questo inusitato ma reciproco interesse
                                               togoverno e mantenimento degli statuti,       tra mare e montagna, coniugando sa-
                                               fitti, dazi, miniere, mude, trasporti per     pientemente lungimiranza, interesse e
Il nostro primo Doge Tommaso Mocenigo.         rodolo, sentenze dinanzi al Luogotenen-       moderazione.

6
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
Venezia e i privilegi
   al Cadore (1420-1545)

A
         ll’epoca della approvazione del-     luogo, paese, e distretto di Cadore, con le   di Emanuele D’Andrea
         lo Statuto da parte del Consiglio    sue ragioni, giurisdizzioni, e pertinenze
         della Comunità (1338) è Doge         sotto la Potestà, protezzione, obbedienza,
Francesco Dandolo, sino al 1339.              e governo del nostro dominio, siccome ab-
    Poi dal 1414 al 1423 Tommaso Moce-        biamo fatto della nostra Terra di Udine,
nigo. Il 1420 è l’anno della Dedizione:       concedendogli e dandoli risposta alli loro
con lui i cadorini, liberati dal vincolo di   Capitoli, e dimande riverentemente al
fedeltà col Patriarca, già vinto con le       dominio nostro presentate…
armi da Venezia, stipulano un accordo di          Nel corso dei decenni (a partire dal
“indipendenza”: il territorio non veniva      1398) altre Provisioni e riforme (rac-
sottoposto ad un Luogotenente come in         colte anche quelle più antiche) sono uni-
Friuli e il Cadore continuava a governar-     ficate in 44 articoli, adottate e approvate
si con le proprie leggi di cui chiedeva       nel 1426 da Francesco Foscari con la pre-
“umilmente” (ma era quello il modo for-       messa: Furono nuovamente presentate al
male di rivolgersi al Doge) la conferma.      nostro Dominio da parte di questa nostra
    Il Doge quale Privilegio, conferma        fedel Communità di Cadore alcune con-
gli Statuti e formalizza alcuni capitoli      vezzioni, ò rifforme delli suoi Statuti, et
di carattere generale riconoscendo la         sopra questo umilmente supplicato, che
giurisdizione cadorina, con il seguente       conforme alle promesse fatte da noi ad
preambolo: A tutti e singoli, così amici      esso Commune si degnassimo benigna-
come fedeli, tanto presenti quanto futuri     mente confermare esse rifforme.
che esamineranno il presente privilegio           Francesco Foscari (Doge fino al
vogliamo che sia noto e manifesto: che        1457) nel 1426 conferma alcune con-
comparendo alla nostra presenta i pru-        venzioni e riforme degli Statuti (in gran
denti uomini ser Nicolò Palatini notajo       parte vigenti prima della “dedizione”) e
di Pieve, ser Antonio Barnabò di Valle-       nel 1445, approva altri due Statuti (ovve-
sella, ser Antonio notaio di Venas e ser      ro: disposizioni) proposti dalla Comuni-
Bartolomeo notaio di Sala, ambasciatori       tà con il seguente preambolo: Inclinato
(…) Noi pieghevoli alle preghiere, e sup-     alle supplicazioni à Noi fatte da parte di
plicazioni di detta Communità inclinati,      quella nostra fedelissima Communità dal
riceviamo, et accettiamo, et abbiamo ri-      prudente Uomo Odorico da Scaccia suo          Statuto della Comunità di Cadore, prima
cevuto, ed accettato la detta Communità,      Ambasciatore à noi venuto, confermiamo,       edizione a stampa, 1545.

                                                                                                                                7
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
da richieste di denaro (o tassazioni),
                                                                                           inusitati gravami ed ingiustizie; avendo
                                                                                           posto attenzione alle cose che furono loro
                                                                                           sottoposte dai sindaci, perché fossero esa-
                                                                                           minate, in virtù dell’autorità derivante
                                                                                           dall’ufficio del loro sindicato, saggiamente
                                                                                           deliberarono e decretarono.
                                                                                                Con Giovanni Mocenigo, Doge dal
                                                                                           1478 sono deliberate e decretate in
                                                                                           quell’anno le ultime ulteriori Provisioni.
                                                                                                Gli Statuti a stampa in lingua latina
                                                                                           del 1545 sono costituiti da ulteriori 137
                                                                                           Capitoli di Aggiunte e Correzioni dei
                                                                                           precedenti; si tratta sia di produzioni con-
                                                                                           sigliari successive alle provisioni e rifor-
                                                                                           me del 1426, sia, spesso, a chiarimento
                                                                                           o integrazione degli Statuti antecedenti,
                                                                                           presenti negli archivi sin dall’epoca del
                                                                                           rapimento dello Statuto manoscritto.
                                                                                                Infatti durante il mandato di Leonar-
                                                                                           do Loredan (dal 1501 al 1522) gli Sta-
                                                                                           tuti antichi vennero rapiti dai soldati di
                                                                                           Massimiliano I d’Asburgo. Al Doge si
                                                                                           rivolsero i cadorini per rinnovarli e così
                                                                                           furono accolti: Comparendo alla presenza
                                                                                           del Dominio Nostro li prudenti Uomini
                                                                                           Hieronimo Palatino, Hieronimo Pilumno
                                                                                           e Bartolomio da Sacco Oratori di questa
                                                                                           fedelissima comunità unitamente suppli-
                                                                                           cando (…) avendo da noi ottenuto un
                                                                                           qualche Privileggio (…) perché nell’anno
                                                                                           1511 tempo dell’incendio del detto luoco
                                                                                           degl’inimici furono abbrucciate con altre
                                                                                           scritture di quella Cancelleria, et suppli-
                                                                                           cando, dico, che si degnassimo di far rin-
                                                                                           novar in forma autentica li detti Capitoli,
                                                                                           et Privileggio, come prima erano (…) Et
                                                                                           inoltre abbiamo determinato, e comanda-
                                                                                           to, che li medesimi capitoli siano rinovati,
Stemma del Cadore in pietra collocato      ed approviamo doi Statuti à beneplacito         et in pubblica, ed autentica forma ridotti,
sulla porta d’ingresso del Palazzo della   del nostro dominio, fatti per essi nostri       et che li medesimi Capitoli inviolabilmen-
Magnifica a Pieve di Cadore.
                                           Fedeli.                                         te osserviate, et fatte, che siano osservati,
                                                Sono del 1478 alcuni Capitoli              ed esseguiti in tutte le sue parti.
                                           anch’essi di carattere generale; erano               Pochi anni dopo il Doge Pietro Lan-
                                           stati proposti dalla Comunità e sottoscrit-     do, con Ducale 14 giugno 1545, li appro-
                                           ti in Pieve dai rappresentanti veneziani,       vava.
                                           con la premessa: I magnifici e nobili si-            Alla ricerca di un continuo equilibrio
                                           gnori Vittore Marcello, Giovanni Roberto        fra Venezia e il Cadore, la Comunità,
                                           Venier e Girolamo Gritti, onorevoli audi-       attraverso i propri “prudenti uomini” o
                                           tori, avvocati, provvisori e sindaci dell’il-   attraverso i suoi “ambasciatori”, riusci-
                                           lustrissimo Ducale Dominio di Venezia,          rà a mantenere la propria autonomia,
                                           ecc., presa visione degli articoli statutari    compatibilmente con i tempi, soprattutto
                                           sottoposti alla loro attenzione dai sindaci     nella gestione del potere locale e anche
                                           e deputati di questa Comunità di Cadore,        nei terribili momenti delle acquisizioni
                                           i quali richiedevano che si venisse loro in     dei terreni boschivi per l’Arsenale, che
                                           aiuto e si provvedesse affinché da allora       il Cadore riesce a “contenere” perdendo
                                           in poi la Comunità non fosse oppressa           solamente quello di Somadida.

8
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
“Itinerari in rete”
   e una didattica territoriale
   diffusa in Cadore

C
        on l’idea prioritaria di promuove-       ricorrenza dei Seicento anni da quel 1420
        re la conoscenza del territorio la       in cui il Cadore passò sotto il territorio
        Magnifica Comunità di Cadore sta         della Serenissima.
sviluppando numerose attività, previste e            Poco prima della quarantena si era
sviluppate nel progetto “Itinerari in rete:      però iniziato un percorso molto fitto con
per un turismo culturale in Cadore”, soste-      la classe quarta del Liceo Scientifico di
nuto dalla Fondazione Cariverona.                Pieve di Cadore grazie al supporto e alla
    I protagonisti delle iniziative sono         volontà del prof. Francesco Mazza che ha
stati e continuano ad essere in primis gli       coordinato e incastrato gli orari in modo
studenti cadorini ma anche le famiglie, i        da poter svolgere una ventina di ore – in
turisti che vorranno tornare a visitare la       classe e sul territorio - con esperti locali
montagna nonché i residenti desiderosi           e con l’operatore didattico, esperto di ap-
di conoscere e condividere esperienze.           procci multimediali, Giacomo Pompanin
    Nel mese di maggio sono stati coin-          di Museo Dolom.
volti una trentina di studenti delle scuole          Per la prossima stagione estiva è in
superiori di Santo Stefano (IPPIA e ITE)         programma un vasto calendario di inizia-
coordinati dalle prof.ssa Patrizia Eicher        tive, una didattica territoriale molto artico-
Clere e Alessandra Janese oltre a una            lata che vedrà una dozzina di tra esperti,
classe del Liceo Linguistico Cadore di           operatori, musicisti, artisti e attori le cui
Auronzo sotto la supervisione della prof.        attività saranno svolte in altrettanti pae-
ssa Ilde Pais Marden Nanon: docenti da           si del Cadore tra fine giugno e l’autunno
tempo sensibili al tema della memoria            inoltrato. Non mancheranno collaborazio-
storica e della conoscenza del territorio        ni con altre rassegne come l’Estate tizia-
verso le giovani generazioni. Gli storici        nesca, il Festival della Piccola Editoria,
dell’arte in forza agli uffici della Magnifi-    l’Associazione Parco dei Sogni, il Mercato
ca Comunità, Matteo Da Deppo e Letizia           Biologico, il workshop “Gli echi della natu-
Lonzi, hanno proposto alcune video lezioni       ra”, Una Montagna di libri ma anche con i
molto seguite nonostante le modalità non         musei locali (Museo dell’Occhiale partner
tradizionali, relative alla figura di Tiziano    scientifico del progetto, il Museo di Selva
Vecellio, ai rapporti economici-patrimo-         gestito da Trame di Storia, Algudnei di
niali-affettivi dei Vecellio con il Cadore, il   Dosoledo etc.), i comuni e le associazioni
ruolo dell’Ente e il suo patrimonio artistico    in un’ottica di condivisione di intenti e di
nonché i rapporti con Venezia. Il tutto con      metodi per rendere il Cadore allettante
uno sguardo d’insieme privilegiato sulla         anche dal punto di vista turistico-culturale.

                                                                                                  9
I 600 anni dalla dedizione del Cadore a Venezia
Tiziano tra il Cadore
  e la Laguna.
  Andata e ritorni

                   A
di Letizia Lonzi            d oggi è quasi impossibile stabilire con    Fabrizio, Tizianello, Tomaso ed Ettore.
                            certezza quando Tiziano sia arrivato a           I trattatisti antichi, gli studiosi che in ogni
                            Venezia, luogo di adozione, da Pieve,       secolo si sono interessati a Tiziano e la do-
                   centro amministrativo, religioso e politico          cumentazione in nostro possesso delineano
                   del territorio cadorino; così come è ancora          una personalità forte, capace di far fronte alla
                   avvolta nel mistero e oggetto di accesi dibat-       complessità della produzione e del commer-
                   titi tra gli studiosi, la sua data di nascita, che   cio di opere d’arte anche attraverso studiate
                   oscilla tra il 1477 e il 1490 visto che, prima       manovre di insediamento sia nei territori (a
                   del Concilio di Trento, non si tenevano i re-        Venezia, nel Cenedese e in Cadore) sia in
                   gistri di anagrafe e di battesimo. Non lontano       ambiti ecclesiali, tramite la richiesta di bene-
                   dalla piazza di Pieve di Cadore, alle pendici        fici e rendite, che in ambienti istituzionali e
                   del Monterico, ancor oggi fa bella mostra di         ufficiali come nell’ottenimento della Senseria
                   sè un edificio di due piani con scala esterna,       veneziana e del riconoscimento del Cavaliera-
                   dall’impianto quattrocentesco, ma risultato          to Palatino da parte dell’imperatore Carlo V.
                   di rimaneggiamenti successivi e identificato              Tiziano non solo seppe attrezzare, coordi-
                   come la casa “nella quale nacque Titiano”            nare e dirigere una tra le più efficienti e pro-
                   (Breve Compendio, 1622) con il fratello Fran-        lifiche botteghe pittoriche del Rinascimento
                   cesco e le sorelle.                                  europeo, ma riuscì ad intrecciare a quell’at-
                         In numerosi archivi si conservano inte-        tività, altre iniziative quali lo sfruttamento
                   ressanti documenti originali o in copia – atti       redditizio della proprietà agricola e il com-
                   notarili, lettere, contratti, delibere e registri    mercio del legname, la cui organizzazione
                   - sulla famiglia Vecellio e su Tiziano, che aiu-     presupponeva il controllo di aree boschive,
                   tano a capire come il Pittore, pur operando          la disponibilità di segherie, la proprietà o la
                   efficientemente per le grandi corti europee,         gestione di magazzini a Venezia.
                   grazie ad una specie di catena di montaggio               Numerosi indizi, che andranno in futuro
                   che licenziava dipinti non sempre totalmen-          indagati, dimostrano che quest’ attività, in
                   te autografi con il marchio della ditta, abbia       cui erano attivi altri familiari, soci e uomini
                   mantenuto costante la sua attenzione sul             di fiducia cadorini, fosse organica con mol-
                   Cadore, con cui nutrì legami non solo affet-         ti e variegati investimenti, volti a creare un
                   tivi, ma anche di interesse finanziario, com-        consistente volume d’affari e comprendenti
                   merciale e “politico”. I rapporti con le aree        la mercatura del vino, la compravendita di
                   montane e pedemontane furono però persi-             cereali, il commercio di legname, benefici
                   stenti soprattutto negli altri pittori, congiunti    ecclesiastici e pensioni.
                   del Maestro e facenti parte del clan Vecellio             Nell’ambito di un’organizzazione di “im-
                   o comunque operanti, sebbene con meno                presa familiare”, termine ben chiarito nel vo-
                   successo, sulla sua scia: Orazio, Francesco,         lume Le botteghe di Tiziano, mette in gioco i
                   Marco, Cesare e ancora, i meno conosciuti            parenti prossimi e, in particolare, i notai che

10
ha la possibilità di nominare dal 1533, grazie      le licenze di taglio dalla Camera arciducale
alla facoltà conferitagli da Carlo V, dando loro    austriaca di Innsbruck che si assicurava co-
un potere di cui si serve redigendo contratti e     spicui e sicuri anticipi sulle concessioni e dazi
pratiche amministrative. L’attività finanziaria     commerciali e Tiziano, che probabilmente
di Tiziano coinvolse anche i suoi rapporti con      possedeva i necessari capitali d’investimento,
la Magnifica Comunità di Cadore sul piano           non dovette lasciarsi sfuggire le occasioni di
pratico divenendo lo stesso Tiziano prestato-       guadagno. Guarda caso, Cecilia, la donna che
re di denaro contante – che tra l’altro richiede    Tiziano sposò, pochi anni dopo aver dato alla
più volte che gli sia restituito - all’ente cado-   luce i due figli maschi, Pomponio e Orazio,
rino che doveva sopportare lunghi periodi di        era di Perarolo, villaggio cadorino dove i fiu-
ristrettezze economiche ed aveva necessità          mi Boite e Piave confluiscono e dove arrivava
di ducati d’oro per acquistare risorse vitali       quasi tutto il legname e laddove, ad Ansogne,
per il territorio: sale e granaglie. Ricordiamo,    la stessa famiglia Vecellio possedeva le doi
inoltre, che lo stesso fratello Francesco, la cui   sieghe, citate nella dichiarazione dei redditi
corretta figura storica è stata recentemente        di Tiziano del 1566 – recentemente definita
messa a fuoco (cfr. Matino e D’Incà) fu, oltre      da Luca Trevisan come un possibile precoce
che pittore e soldato, anche responsabile del       tentativo di evasione fiscale – che furono date
Fontego o magazzino delle Biade (attorno            in affitto e che, a detta del pittore, rendevano
agli anni ’50 del Cinquecento) con il com-          poco ed erano spesso allagate.
pito di acquistare cereali nei vari mercati              Un territorio, quello cadorino, insomma,
veneziani, trevigiani e friulani e di immagaz-      che ha sempre dimostrato d’esser occasione
zinarli per poi ridistribuirli al bisogno. Un       d’interessi economici anche e soprattutto da
altro affare di forte interesse per la famiglia,    parte della Serenissima, sia per il legname,
riecheggia spesso nei documenti cadorini e          e anche, ma in misura minore, per l’attività
veneziani ovvero la questione dello spazio per      mineraria. Lo stesso Gregorio, padre di Ti-
l’approdo dei legnami vicino a San Francesco        ziano, fu investito nel 1525 dal doge Andrea
della Vigna a Venezia; porto di approdo pri-        Gritti della carica di vice vicario alle miniere
vilegiato in cui la Serenissima riconosceva il      del Cadore ovvero nello stesso periodo in cui
dominio esclusivo alla Comunità cadorina e          il Cadorino ne effigiava il ritratto e portava
a cui Tiziano aspirava per averne la gestio-        a compimento gli affreschi da lui commis-
ne o addirittura la proprietà, sebbene altre        sionati. Un unico documento ci presenta poi
circostanze indichino uno spazio disponibile        Francesco con lo stesso ruolo del padre.
per immagazzinare il materiale anche alle                L’intenzione iniziale di Tiziano era inoltre
Zattere.                                            di essere sepolto nella chiesa arcidiaconale
     Tiziano e i suoi percorsero più volte la       di Pieve di Cadore, ma la sua tomba rimase
strada Regia, vuoi per le trasferte alla dimora     veneziana e fu sepolto nella Basilica dei Fra-
di proprietà a Col di Manza (oggi frazione di       ri per l’impellenza di inumare il corpo nella
Colle Umberto) o per le visite a Lavinia, figlia    chiesa dei Frari, essendo, nell’agosto del
di Tiziano, andata in sposa a Cornelio Sarci-       1576, in corso un morbo pestifero.
nelli di Conegliano, vuoi per le risalite verso          L’antica chiesa cadorina dedicata a Santa
il Cadore. Il percorso seguiva il canale della      Maria Nascente aveva, fino all’inizio del XIX
Piave che, scendendo dal Tirolo per Dob-            secolo, il coro interamente affrescato con
biaco e la valle di Landro, proseguiva verso        santi, profeti, angeli e temi mariani, da Marco      Torre Lozzo del Gruppo del Ciareido, foto
Venezia e viceversa. Lo stesso percorso che         Vecellio, Emanuel Amberger e probabilmen-            di Ferruccio Svaluto Moreolo.
lambisce quel bosco di Robolt o Rorwaldt, in        te Valerio Zuccato, su cartoni predisposti,
Pusteria, citato da Tiziano nella lettera inviata   secondo le fonti, da Tiziano. La trattativa per
all’arciduca Ferdinando da Innsbruck il 20          l’opera in questione prevedette un compenso
ottobre 1548 verso cui con insistenza cerca         di cinquecento ducati poi scesi a duecento
di assicurarsi il diritto di tagliare la legna.     tramutati, guarda caso, in legname di pari
Seguendo, inoltre, le tracce ottocentesche di       valore!
David von Schonherrs e gli incartamenti del              In Cadore, per il turista e amatore di Ti-
Tiroler Landesarchiv di Innsbruck pare che          ziano, restan da vedere: la paletta conservata
Ferdinando avesse concesso l’autorizzazione         nella chiesa arcidiaconale di Pieve raffiguran-
di abbattere quanti tronchi Tiziano volesse,        te la Madonna con Bambino, i santi Tiziano e
per cinque anni, anche nel bosco della rego-        Andrea e un accolito/autoritratto del Pittore
la del Beutlstein (Botestagno, in Ampezzo),         databile verso il 1565-1566, la pala di Sant’An-
in iniziale accordo con Christoph Herbst,           na a Zoppè nonché le numerose opere dei
capitano del castello di Botestagno che poi         pittori Vecellio sparse in quasi tutte le chieset-
ebbe a lamentarsi della quantità di tronchi         te; oltre alla casa natale, diventata ormai un
manifestamente superiore abbattuta e che            luogo-museo, un appuntamento con la storia,
ostacolò l’effettiva produzione.                    e ai gruppi di rocce dolomitiche che, secon-
     Nelle valli di montagna, infatti, era possi-   do alcuni, avrebbero evocato suggestioni
bile trovare sicuri investimenti acquistando        montane in alcuni dipinti del grande pittore.

                                                                                                                                             11
Il restauro delle memorie
 dipinte della Magnifica
 Comunità di Cadore

         N
                 elle varie azioni pianificate dalla     sforzo di documentazione anche maggiore
                 Magnifica Comunità di Cadore e          del solito perché celebrazioni come queste
                 sostenute dalla Regione del Veneto,     accendono sul quadro un potente riflettore
         riveste una particolare importanza l’attività   al posto della luce di tutti i giorni: inevita-
         di restauro di cinque tele dipinte e dello      bilmente tutti i dettagli che più hanno a
         stemma della Comunità di Cadore in le-          che fare con la storia civile, il ruolo della
         gno, un patrimonio inestimabile sia per la      Magnifica Comunità come Istituzione, il
         qualità artistica che per l’importanza sto-     rapporto tra autonomia e sudditanza risal-
         rica che le opere rivestono. Queste testi-      tano di più, acquistano un valore speciale
         monianze sono state realizzate nel periodo      e devono essere trattati e valorizzati con la
         della dominazione veneziana in Cadore e         giusta attenzione.
         personificano dei particolari simbolici
         e propagandistici legati ai rapporti tra la     Quali azioni si sono rivelate partico-
         Serenissima Repubblica e la Comunità            larmente necessarie per riportare le
         cadorina. Il lavoro è stato realizzato dalla    opere all’originaria bellezza?
         restauratrice Mariangela Mattia e dalla sua         L’impegno maggiore è stato chiesto dal-
         équipe, costantemente in contatto con la        la pulitura e dalla rimozione di un vecchio
         Soprintendenza competente. Rivolgiamo           restauro fatto nel 1951 in occasione della
         alla restauratrice una serie di domande,        mostra sui Vecellio. Del precedente restau-
         utili per capire cosa si cela dietro a un re-   ro i materiali di protezione (vernici finali)
         stauro che spesso, agli occhi meno attenti,     si erano inevitabilmente alterati, e molti
         passa quasi inosservato.                        vecchi ritocchi - resi necessari dai danni
                                                         che le superfici pittoriche avevano accu-
         Cosa ha comportato restaurare le va-            mulato in 400 anni di vita- si erano alterati,
         rie opere della Magnifica Comunità di           modificando in modo importante la visione
         Cadore nel periodo delle celebrazioni           dei dipinti, anche a causa delle notevoli por-
         del Seicentesimo anniversario dalla             zioni di colore originale che nascondevano.
         dedizione del Cadore a Venezia?                 Quel lavoro di restauro, voluto da Valcano-
             Naturalmente è stato necessario uno         ver, illuminato ispettore poi soprintendente

12
alle Gallerie ed opere d’arte di Venezia e        zioni danneggiate, invecchiate o consunte
del Veneto, era stato certamente realizzato       perché raccontano il passaggio dell’opera
con le strategie e i materiali migliori per il    nel tempo.
tempo, ma in quegli anni i materiali e le me-
todologie di pulitura non erano così attente      Puoi raccontarci qualche novità, prima
e rispettose delle policromie originali come      poco comprensibile, emersa a seguito
sono ora; né si era ancora definito in modo       degli inter venti?
chiaro il “dogma” di rispetto assoluto del-           Come ho detto, i quadri avevano già
la materia originale, compresi i metodi di        subito ampi restauri in tempi relativamente
definizione e resa del colore e del disegno       recenti e quindi non c’erano elementi che
da parte dell’autore . In moltissimi casi, nei    non fossero già conosciuti. In in questo
punti dove si doveva restaurare del colore        senso il lavoro non ha portato a particola-
mancante, si interveniva in modo molto            ri “scoperte”. Semmai è particolarmente
approssimativo, senza curarsi troppo se il        interessante (e ripenso anche alla prima
colore del restauro debordava sopra quel-         domanda, sul nesso con le celebrazioni del
lo originale, perché l’importante era che i       seicentenario) cercare di restituire in pieno
quadri ritornassero brillanti, perfettamente      a questo repertorio di opere, il messaggio
spianati e chiaramente leggibili.                 iconografico che si voleva dare, soprattutto
    È solo dagli anni 70 del novecento, gra-      pensando alla collocazione all’interno del      Il restauratore Andrea Rizzardi alle prese
                                                                                                  con l’attività di pulitura di una delle opere
zie all’opera di studiosi e teorici del restau-   salone usato per le attività pubbliche; que-    della Magnifica Comunità.
ro come Cesare Brandi (il “padre” dell’I-         sto recupero iconografico, individuando
stituto Centrale del Restauro) che sono           con precisione i soggetti che i quadri rap-
state studiate e approfondite metodologie         presentano, è possibile grazie alla pulitura
consolidate e approcci teorici al restauro        e al ritocco, che nuovamente permettono
riconosciuti da tutti. Questa evoluzione,         la visione chiara di molti dettagli prima
per esempio, ci impedisce di estendere la         poco leggibili.
ricostruzione del colore mancante anche al            I cinque dipinti su tela erano opere vi-
di fuori della lacuna rovinata, arrivando tal-    ste da tutti quotidianamente, proprio come
volta anche a rispettare e mantenere situa-       succede ora. I quadri non erano solo de-

                                                                                                                                          13
I particolari del restauro sull’opera “La   corativi ma trasmettevano dei messaggi           mano alle opere, lo potrebbe fare senza
pace, la concordia e Minerva che scaccia    importanti, mediante la scelta dei soggetti,     affrontare i problemi e le difficoltà con cui
Marte”.
                                            che celebravano la giustizia, l’uso del giu-     oggi ci siamo confrontati noi lavorando sui
                                            dizio e del potere, e che all’epoca erano        restauri precedenti, realizzati con materiali
                                            immediatamente comprensibili.                    che, invecchiando, hanno lo stesso tenore
                                                A secoli di distanza, molti dettagli ci      di resistenza chimica e fisica delle policro-
                                            sfuggono, la cultura visiva è cambiata.          mie originali.
                                            Procedere con l’individuazione precisa               Ovviamente si lavora in modo che que-
                                            del soggetto è indispensabile, ma è una          sto prossimo intervento di restauro sia il
                                            operazione estremamente complessa, che           più possibile lontano nel tempo, quindi io
                                            possiamo fare solo se affiancati da icono-       auspico, ogni volta che consegno un lavoro
                                            grafi e storici dell’arte. È importante che il
                                            messaggio che queste opere trasmettevano
                                            venga ripristinato/ricompreso, altrimenti è
                                            come se restassero mute.

                                            Per quanto tempo, a seguito del re-
                                            stauro, le opere non avranno più ne-
                                            cessità di inter venti ma manterranno
                                            lo stato ottimale di conser vazione?
                                                Il restauratore, proprio grazie allo svi-
                                            luppo di quel percorso di approfondimento
                                            iniziato negli anni 70 di cui parlavo prima
                                            anche nelle tecniche e nei materiali, ha ora
                                            a disposizione una serie di strumenti estre-
                                            mamente verificati e quindi affidabili nelle
                                            loro caratteristiche chimiche e fisiche, che
                                            sono in grado di durare nel tempo senza
                                            alterarsi, ma allo stesso tempo non modi-
                                            ficano irrimediabilmente l’opera originale,
                                            perché rimangono sempre individuabili e
                                            rimovibili. In qualsiasi momento un futu-
                                            ro restauratore dovesse di nuovo porre

14
di restauro, che mi sopravviva e di non ve-    tante la specializzazione in un preciso
dere chi affronterà il restauro successivo.    settore dettato dalla tecnica esecutiva,
    La storia delle opere d’arte m’insegna     come l’intonaco, o i tessuti, o la carta, i
che gli imprevisti sono molti, ma, se un       metalli, o i dipinti su legno e tela, come
oggetto viene conservato con la giusta         nel mio caso,) che garantiscono la giusta
attenzione, il giusto grado di luminosità,     attenzione nei confronti del patrimonio
umidità e temperatura, non avrà bisogno        bellunese. È importante che chi restaura
di restauri e manutenzioni per un tempo        un’opera d’arte la conosca in profondità.
molto lungo.                                   E come ho detto solamente chi conosce
                                               in profondità un territorio può capirne
Cosa significa per te avere la respon-         anche i “frutti artistici”. Per questo for-
sabilità di mantenere e valorizzare le         mare la professionalità di un restauratore
memorie della storia?                          richiede molto tempo: perché si lavora su
    È vero, responsabilità è la parola giu-    oggetti unici ed irripetibili e per capirne
sta… Il restauratore non è solo il “ripara-    bene le problematiche occorre lo studio,
tore” di un quadro, una statua, un qualsiasi   la capacità tecnica, ma soprattutto serve
oggetto artistico. È un professionista che     moltissima esperienza fatta di molte opere
assieme ad una grande capacità tecnica         osservate, toccate, annusate, capite nel
con solide basi culturali deve possedere       loro contesto.
un forte senso di partecipazione, quasi             Rispondendo alla tua domanda devo         La restauratrice Mariangela Mattia alle
una empatia con quello che un’opera            quindi dire che sono molto preoccupata         prese con la pulitura della “Dedizione del
d’arte rappresenta. In un quadro, in una       perché i restauratori bellunesi miei col-      Cadore a Venezia” di Cesare Vecellio.
statua, si esprime l’autore, ma si esprime     leghi hanno età mature, come me, e non
anche il committente, si rispecchia lo spet-   vediamo una robusta leva di nuovi gio-
tatore; chi restaura l’opera deve in qualche   vani che si stiano formando con serietà
modo cercare di farsi interprete di tutte      (significa fare studi universitari seri, a
queste sensibilità, intenzioni, emozioni.      numero chiuso, quinquennali, che abili-
    La responsabilità, ma anche l’emozio-      tino alla professione di restauratore, non
ne, è ancora più forte se, come in questo      i numerosi corsi più o meno improvvisati
caso, nell’opera su cui lavoriamo si ri-       di cui è disseminato il territorio italiano)
specchia anche la nostra storia, la nostra     e che stiano affrontando l’impegnativo
cultura, in un certo senso anche la nostra     ma entusiasmante periodo di tirocinio
stessa identità. Sapere che il quadro su       indispensabile per operare bene. Si cor-
cui si deve mettere le mani e i pennelli       re il rischio che dopo di noi si venga a
è nato dai gesti di chi (sia pur in epoche     creare un vuoto di maestranze locali, che
diverse) ha percorso le stesse strade che      porterebbe alla non manutenzione, alla
percorse in prima persona, ha visto gli        manutenzione sommaria o a richiedere
stessi paesaggi, si ispira per i lineamenti    l’intervento di professionisti del restau-
dei suoi personaggi a volti che hanno la       ro esterni, privi perciò della conoscenza
stessa impronta dei volti visti ora, dà al     della nostra cultura e della storia locale,
restauratore che lavora su opere della sua     e questo non va bene.
terra un’emozione diversa da quella che
viene lavorando su altre opere.
    Se poi si tratta di un oggetto, come lo
stemma, che è proprio quello su cui ge-
nerazioni di cadorini fissavano lo sguardo
e ne riportavano il senso dell’orgoglio di
appartenere a questa terra l’emozione e il
senso di responsabilità sono grandi.

Quanto dici mi porta inevitabilmente
a chiederti: come è la situazione degli
operatori nel settore del restauro nel-
la nostra provincia? C’è chi saprà in
futuro lavorare sul nostro patrimonio
culturale con la partecipazione, l’em-
patia di cui ci parli?
    Nella nostra provincia al momento
stanno lavorando circa una decina di
piccole aziende artigiane di alto livello,
specializzate in settori ben suddivisi (nel
restauro per garantire la qualità è impor-

                                                                                                                                   15
In Cadore e a Cortina quattro
  chiese straordinarie dedicate
  alla Madonna della Difesa

                                           di Antonio Chiades

                                           L
                                                   a Madonna con la spada protesa in        ste. Il santuario, affidato ai Frati Minori
                                                   alto contrasta singolarmente con la      francescani della Polonia, è caratterizzato
                                                   tradizionale dolcezza del suo atteg-     da uno stile barocco ricco di sottolineatu-
                                           giamento. Tra il Cadore e Cortina esistono       re cromatiche e decorative. Ai lati della
                                           ben quattro chiese, di straripante intensità     navata si trovano due cappelle. Quella di
                                           estetica ed emozionale, dedicate alla Ma-        sinistra, di fattura seicentesca, è dedicata
                                           donna della Difesa, la cui ricorrenza viene      alla Trinità; in quella di destra è rappre-
                                           celebrata il 19 gennaio.                         sentata la morte di san Giuseppe, che ha
                                                La più conosciuta e frequentata è quel-     attorno Gesù e Maria.
                                           la di Cortina d’Ampezzo, mentre le altre
                                           si trovano a San Vito di Cadore, Vigo e              Grande devozione raccoglie anche il
                                           Lorenzago. La devozione ha origini molto         santuario di San Vito di Cadore. Si trova
                                           antiche. Il primo intervento della Vergine       a ridosso della parrocchiale ed è caratte-
                                           viene fatto risalire al quinto secolo, ma        rizzato da altari e affreschi di vivida lim-
                                           si è esteso anche oltre, in particolare al       pidezza evocatrice. Un affresco collocato
                                           1412, quando ampezzani e cadorini hanno          nell’abside, la parte più antica, si riferisce
                                           fermato altre esuberanze conquistatrici,         alla decisiva confusione creatasi fra gli
                                           grazie all’addensarsi di larghe nuvole scu-      invasori tedeschi. Iniziato alcuni decenni
                                           re che hanno confuso gli assalitori, fino a      prima del 1490, anno in cui viene citato per
                                           portarli a combattersi fra loro. Il primo edi-   la prima volta nei documenti, il santuario è
                                           ficio ampezzano venne consacrato nel 1482        stato completato nei secoli successivi. L’al-
                                           e ristrutturato con campanile e cimitero un      tare centrale, formato da un blocco di pie-
                                           secolo più tardi. La chiesa attuale è stata      tra ricoperto da legno intagliato, contiene
                                           realizzata invece fra il 1743 e il 1750 e con-   un trittico attribuito a Francesco Vecellio,
Giovan Battista De Lotto, statua lignea    sacrata nel 1751. Ad accogliere il visitatore    fratello del grande Tiziano. Al centro, con
della Madonna della Difesa a San Vito di   è soprattutto una sensazione di fulgore. Lo      il Bambino, è raffigurata la Vergine il cui
Cadore.                                    sguardo viene attratto dall’altar maggiore,      viso sembra evocare la tipicità delle don-
                                           scolpito da Domenico da Brunico nel 1747,        ne cadorine, composte e disincantate allo
                                           dove troneggia la statua lignea di Maria,        stesso tempo. Altri altari sono dedicati alla
                                           ricoperta da preziosi panneggi e oro. La         devozione del Carmine, ai santi Antonio
                                           Madonna regge il Bambino e con la mano           di Padova e Francesco, alla Crocifissione.
                                           destra impugna la spada, nel suo storico         L’esterno della struttura si presenta con
                                           opporsi ad ogni prepotenza usurpatrice. Ai       caratteristiche tardo-gotiche, come altre
                                           lati, fra colonne tortili, sono riconoscibili    realtà del periodo. Il tetto è molto inclinato
                                           Rocco e Sebastiano, i santi invocati per         e ricoperto di scandole, il campanile ha
                                           secoli a protezione delle epidemie di pe-        la punta a piramide. Inoltre, lungo la Val

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Boite, a Peaio, è conservato uno stendardo        dei secoli XIII e XIV.
raffigurante la Madonna della Difesa, con              Una quarta chiesa della Difesa sorge a
il quale il 19 gennaio i fedeli si recavano in    Lorenzago, eretta a metà Ottocento, dopo
processione fino al santuario di San Vito.        che la precedente, cinquecentesca, era sta-
                                                  ta gravemente danneggiata dagli incendi.
    Il territorio di Vigo di Cadore contiene      La devozione della popolazione risaliva
straordinarie testimonianze di edifici sacri      agli inizi del Cinquecento e il sacro edificio
affrescati. Il più citato e significativo è co-   era stato eretto come voto per la peste che
stituito dalla cappella di sant’Orsola, che       fra il 1511 e il 1512 aveva provocato tante
conserva uno stupendo ciclo pittorico del         vittime in paese. Lo spazio, contrassegnato
secolo XIV. A fianco della pieve di san Mar-      da due colonne, è suddiviso in presbite-
tino esiste poi la piccola chiesa dedicata        rio e navata. Due dipinti ottocenteschi, a
alla Madonna della Difesa, consacrata nel         fianco dell’altar maggiore, sono dedicati
1515 e opera di Nicolò Ruopel, il costrut-        alle sante Apollonia e Lucia e a san Rocco:
tore carnico autore di edifici sacri sia in       quest’ultimo raffigurato anche in una sta-
Cadore che in Comelico. La struttura ha           tua lignea del Seicento di elegante essen-
                                                                                                   Vigo di Cadore, Chiesa della Difesa, af-
carattere votivo ed è collegata alle vicende      zialità, in un affresco del XVI secolo con a     fresco del coro raffigurante la Madonna
cinquecentesche riguardanti le invasioni          fianco san Sebastiano e in una “predella”        con il Bambino, il pievano, il marigo e i
delle truppe di Massimiliano d’Asburgo.           cinquecentesca opera di Michael Parth e          paesani, 1512. In lontananza è raffigurato
All’interno esistono affreschi che evocano        Nicolò da Brunico, leggibile sia a sportelli     il Castello di Pieve.
tutta un’atmosfera, semplice e suggesti-          aperti che chiusi e dominata da una splen-
va. A colpire sono soprattutto due dipinti        dida Natività. Alla Difesa di Lorenzago è
a olio settecenteschi, provenienti da san         anche conservato un dossale seicentesco
Martino, e raffiguranti le Nozze di Cana e        con i santi Antonio abate, Osvaldo e Va-
l’Ultima cena, attribuiti a Nicola Grassi: il     lentino, mentre nella cantoria è situato un
secondo, di particolare espressività corale.      piccolo organo del 1764, opera di Nicolò
In località Salagona di Laggio si trova inol-     Moscatelli, con il quale nell’estate 1988 è
                                                                                                   Lorenzago di Cadore, Chiesa della Difesa,
tre l’antica chiesetta di santa Margherita,       stato eseguito un concerto alla presenza         affresco con i Santi Sebastiano, Rocco e
che custodisce affreschi di stile bizantino       di san Giovanni Paolo II.                        Fabiano vescovo, XVI secolo.

                                                                                                                                        17
La valle comunicante
  e le sue dimore storiche

                                        V
di Daniela Zambelli                              al Comelico località più a nord del         Attualmente inglobati o meglio in-
                                                 Cadore caratterizzata da numero-        castonati negli agglomerati urbani rico-
                                                 si piccoli paesi sparsi nelle valli     struiti durante il periodo del Rifabbrico,
                                        del fiume Piave e Padola che comprende           (fenomeno architettonico che interessò
                                        oggi cinque comuni: Comelico Superio-            il Comelico tra ‘800 e inizio ‘900) prima
                                        re, Danta, San Nicolò, San Pietro e Santo        dell’800 facilmente identificabili in un edi-
                                        Stefano.                                         ficato quasi totalmente ligneo.
                                            Da sempre vista come zona di con-                Troviamo questi edifici signorili ge-
                                        fine, incontro di strade e culture come          neralmente nei pressi delle chiese dei
                                        dimostrano le ultime scoperte archeolo-          vari centri abitati, ne sono esempi carat-
                                        giche nei pressi di Passo Monte Croce,           teristici e più sviluppati il centro storico
                                        testimonianza di un confine che risale a         di Candide e S. Pietro.
                                        più di 2000 anni fa, percorso dai roma-              Questi edifici anche se parzialmente
In alto affresco a Villa Poli De Pol.   ni nel IV secolo e ridisegnato nel 1753          modificati nel tempo restano riconosci-
                                        a seguito dell’accordo tra Maria Teresa          bili e stupiscono per bellezza e tipicità,
                                        d’Austrie e il Doge Loredan che vollero          testimoni silenti dell’influenza di Venezia
                                        segnare un confine “di pace” che si tra-         sul Comelico, terra di confine e dunque
                                        sformerà nei secoli in trincea di guerra.        incontro e fusione di diverse culture.
                                            Lo stesso termine Comelico sembra                Il dominio della Serenissima, che in-
                                        derivare da “Val Cummunega”, valle co-           teressò il Cadore dal 1420 al 1797, portò
                                        municante, passaggio di popoli.                  a dei mutamenti economici e sociali, con
                                            Periferia o margine lontano dalla cen-       l’incremento del commercio del legname,
                                        trallità e dalla laguna, in realtà nel passato   insieme all’attività mineraria.
                                        è stata cuore pulsante per il commercio e            Con il crescere dell’importanza della
                                        la fornitura di quel legname che sostiene        figura del mercante si venne a creare una
                                        e decora ancora oggi Venezia.                    classe dominante, costituita da famiglie
                                            Capita oggi di percorrere il Comelico        emergenti per ricchezza e privilegi, ma
                                        ed imbattersi in edifici che poco hanno a        formalmente uguali a tutti, per l’assenza
                                        che fare con l’architettura tipica cadorina      di una nobiltà, come previsto dallo statuto
                                        simili a palazzotti cittadini ma con fattez-     cadorino.
                                        ze e caratteristiche tipologiche reinter-            Proprio questi cambiamenti porta-
                                        pretate che conferiscono a questi edifici        rono alla nascita del palazzo, come resi-
                                        un carattere unico.                              denza padronale delle famiglie arricchite
                                            Tali edifici vennero realizzati in ma-       sotto la dominazione veneziana.
                                        niera sporadica sul territorio tra il XVI e          É importante comprendere che que-
                                        XVII secolo.                                     sto genere di cambiamento architettoni-

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