Diventare Cercatori - Manuale per sostenere la prova di abilitazione alla cerca del tartufo - Regione Piemonte
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il tartufo Diventare Cercatori Manuale per sostenere la prova di abilitazione alla cerca del tartufo
Diventare cercatori Manuale per sostenere la prova di abilitazione alla cerca del tartufo Volume realizzato da Regione Piemonte Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste Settore Foreste Progetto e impostazione generale Flavia Righi(r), Federico Mensio(i) Testi a cura di Flavia Righi(r), Federico Mensio(i), Matteo Giovannozzi(i), Francesco Tagliaferro(i) Grafica ed editing Federico Mensio(i), Rosalba Riccobene(i) Illustrazione tartufi e alberi Rosita Erlo Si ringraziano i Signori Giovanni Revello e Sergio Magri per la cortese collaborazione (r) Regione Piemonte (i) Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente - IPLA S.p.A. Il presente volume è distribuito sulla base dei termini di una licenza Creative Commons "CREATIVE COMMONS PUBLIC LICENCE" Attribuzione - Non Commerciale - Non opere derivate 3.0
Indice il tartufo Introduzione....................................................................3 Cos’è il tartufo................................................................5 Gli ambienti adatti al tartufo...........................................7 Schede descrittive delle specie di tartufi Tartufo bianco........................................................14 Tartufo nero pregiato.............................................16 Tartufo d’estate......................................................18 Tartufo uncinato.....................................................20 Bianchetto o marzuolo..........................................21 Tartuto nero liscio..................................................22 Tartufo nero d’inverno/Tartufo moscato................23 Tartufo nero ordinario............................................24 Schede descrittive delle specie arboree Carpino nero..........................................................26 Farnia.....................................................................28 Rovere...................................................................30 Roverella................................................................32 Cerro......................................................................34 Leccio....................................................................36 Nocciolo................................................................38 Pioppo bianco.......................................................40 Pioppo nero...........................................................42 Pioppo tremolo......................................................44 Pioppo Carolina di Santena...................................44 Salice bianco.........................................................46 Salicone.................................................................48 Salice da vimini......................................................48 Tiglio a grandi foglie..............................................50 Tiglio selvatico / Tiglio cordato..............................52 La cerca........................................................................55 Il cercatore..........................................................................55 Il cane da cerca............................................................56 L’addestramento..........................................................58 L’attrezzo per la cerca..................................................59 Quando si può effettuare la cerca................................59 Dove si può effettuare la cerca.....................................60 Come si effetua la raccolta...........................................60 Come conservare il tartufo fresco dopo la raccolta.....61 Conservazione a lungo termine....................................61 Commercializzazione ..................................................62 Controlli, divieti e sanzioni............................................62 Normativa.....................................................................63 Bibliografia...................................................................63
Introduzione il tartufo Questo manuale contiene i princi- La quarta parte contiene le indica- pali elementi necessari per soste- zioni generali su come si effettuano nere l'esame di idoneità alla cerca la cerca, la raccolta, l'addestra- del tartufo. mento dei cani, come si utilizzano Si compone di 4 parti. gli attrezzi per la raccolta e come vanno conservati e commercializ- La prima parte descrive, in modo zati i tartufi (secondo le norme di generale, cosa è un tartufo e come legge). e dove si può sviluppare. In questa parte sono riportate, a solo scopo A conclusione di questa parte viene illustrativo, anche le carte di attitu- presentato un elenco della nor- dine tartufigena dei suoli piemon- mativa vigente al momento della tesi. stampa del presente volume. La seconda parte contiene le La normativa è parte fondamentale schede descrittive delle 9 specie di della preparazione per l'esame di tartufo che, in base alla normativa idoneità. vigente, possono essere raccolte e Si consiglia di verificare sempre commercializzate in Italia. eventuali aggiornamenti della nor- Per ogni specie sono riportati il mativa vigente. nome in italiano e le sue varianti, In particolare si raccomanda di veri- il nome scientifico e i principali ficare il calendario per la raccolta e descrittori per il riconoscimento la commericalizzazione dei tartufi. della stessa. Sono state riportate le sole norme Tali descrittori sono "standard" e nazionali e regionali del Piemonte. possono non rappresentare a pieno Ove si intendesse effettuare la tutti i campioni raccolti, dato che cerca e la raccolta in altre regioni si possono variare in base a molteplici deve far riferimento alla normativa fattori. vigente nelle rispettive regioni. Anche l'immagine che accompagna il testo è di esempio; tali immagini non sono in scala, quindi il cam- pione potrebbe avere dimensioni molto diverse. La terza parte contiene le schede descrittive delle principali specie arboree ed arbustive simbionti, con l'indicazione del nome italiano, dei nomi in dialetto locale e del nome scientifico. Seguono i principali descrittori della specie, le immagini della pianta intera (aspetto estivo e invernale) e quelle di alcuni partico- lari. Anche queste immagini sono raf- figurate a scala variabile e il por- tamento della pianta in campo potrebbe variare di molto se si tratta di esemplare isolato in bosco. 3
Cos’è il tartufo La parte esterna del corpo frutti- fero è detta peridio ed è costitu- ita da una sottile scorza, che può il tartufo essere liscia o più o meno rugosa, I tartufi sono funghi sotterranei a seconda delle specie. Anche la (ipogei) della classe degli Ascomi- colorazione del peridio è molto ceti, suddivisi in numerose specie, variabile, dalle tonalità giallo ocra raggruppate in diversi generi e alle rosate sino al marrone molto famiglie, ma i tartufi più importanti scuro, quasi nero, a seconda della appartengono al genere Tuber. specie e del grado di maturazione. Non devono essere confusi con i La parte interna, meno compatta tuberi, che sono particolari forme di del peridio, è detta gleba, e la sua fusto, come la patata. struttura è quella che caratterizza in Il nome di tartufo designa sia il modo più specifico le varie specie; fungo in generale sia il suo corpo la gleba infatti è percorsa da diverse fruttifero (sporocarpo o carpo- venature, formate da fasci di fila- foro), che è ciò che viene ricercato menti del micelio, di forma sinuosa, e commercializzato. che si distinguono sia per tipologia che per colore. Tuber æstivum All’interno della gleba le venature sostanza organica necessaria al delimitano degli alveoli in cui sono loro sviluppo da piante arboree, immerse delle grosse strutture cel- stabilendo con queste un rapporto lulari dette aschi. All’interno degli di simbiosi mutualistica, chiamata aschi sono contenute le spore, che, così perché entrambe le parti ne germinando, daranno origine ad un traggono vantaggio. nuovo micelio che potrà infettare La simbiosi avviene a livello delle altri apici radicali. radici della pianta per mezzo delle I tartufi, come gli altri funghi, sono ife, lunghi filamenti cellulari che privi di clorofilla e non possono ela- insieme costituiscono il micelio, borare autonomamente la sostanza ovvero la struttura vegetativa dei organica necessaria al loro svi- funghi. Le ife avvolgono con un luppo. Generalmente traggono la intreccio le radichette terminali 5
dell’albero e si insinuano tra i primi piante. Dal micelio, in particolari strati di cellule delle radici, for- condizioni di clima e di terreno, si mando un reticolo. Dalla micorriza potrà sviluppare un corpo fruttifero, il tartufo si estendono molte ife che permet- completando il ciclo. tono al fungo di esplorare una por- zione maggiore di terreno e quindi La rete di filamenti del micelio è di assorbirne le sostanze nutritive molto sottile e non facilmente indivi- presenti. duabile, tanto che il corpo fruttifero spesso appare isolato nel terreno. Il fungo assorbe le sostanze organi- che elaborate dalla pianta, mentre I tartufi hanno una forma general- la pianta, tramite la fitta rete di fila- mente globosa più o meno irrego- menti del fungo, riesce ad assorbire lare, e le loro dimensioni possono con più facilità acqua e sali minerali variare, a seconda della specie, dal terreno. Lo sviluppo del tartufo dalla grandezza di una nocciola fino avviene sotto terra per tutto il suo a quella di un pugno, con nume- ciclo vitale, ad una profondità varia- rose eccezioni. Le dimensioni sono bile tra i 5 e i 30 cm e oltre; si ripro- influenzate anche dalle condizioni duce tramite le spore, che danno climatiche e dalla tipologia del ter- origine al micelio, il quale a sua reno in cui si sviluppano. volta micorrizzerà le radici di altre Tuber magnatum 6
Gli ambienti adatti al incisioni ed avvallamenti, di punti di rottura di strati geologici che favo- tartufo riscono una certa umidità al loro il tartufo piede e che al contempo lasciano La presenza di una pianta è l’ele- un suolo ancora pedologicamente mento indispensabile affinché un giovane. tartufo possa nascere e svilupparsi, La reazione del suolo ottimale é ma anche il tipo di terreno e le con- intorno al 7,4-8,4 pur trovandosi dizioni atmosferiche giocano un valide tartufaie anche a pH infe- ruolo fondamentale in tutto ciò. riore. Sebbene in bibliografia la Infatti un tartufo di solito si sviluppa tessitura franca venga considerata in ambienti “adatti”, che possono la migliore, le stazioni di tartufo differire per caratteristiche, anche bianco pregiato naturali in Pie- in modo notevole, a seconda della monte tendono a privilegiare suoli specie. franco-limosi o franco-argillosi. Le quote a cui si ritrova in natura In generale i tartufi si sviluppano il fungo risalgono praticamente dal meglio in suoli (parte del terreno livello del mare sino a circa 800 m. compresa tra 0 e 1 metro) dove sia significativa la presenza di calcare, e possono crescere a quote varia- bili tra il livello del mare e gli 800- 1000 metri, a seconda della specie. Alcuni caratteri del suolo sono spe- cifici per le singole specie. La dif- ferenza più marcata, in termini di esigenze ambientali, si riscontra tra il tartufo bianco ed i tartufi neri. Il suolo adatto alla crescita del tar- tufo bianco (Tuber magnatum Pico) deve essere soffice ed areato, umido ma non bagnato e loca- lizzato in un ambiente temperato umido. Il tartufo bianco predilige i suoli ancora giovani, che sono quei suoli dove l’azione naturale (alluvioni, formazioni di conoidi, rotture fra gli strati geologici dovute alle forze agenti di diversa intensità e/o dire- zione) o quella dell’uomo (riporti di terra, profonde lavorazioni con rimescolamento degli strati) appor- tano modifiche nella sua composi- zione, derivanti prevalentemente da marne. Si tratta della specie più esigente, amante di suoli tendenzialmente freschi, anche soggetti a periodici ristagni di umidità ma senza impa- ludamenti, tipici dei fondivalle, di 7
Carta della potenzialità alla produzione del Tartufo bianco pregiato (Tuber magnatum Pico) il tartufo 8
I tartufi neri, soprattutto il nero l’esigenza, per il nero pregiato, di pregiato, a differenza del tartufo suoli ben drenati; il ristagno d’ac- bianco, creano intorno a loro un qua, anche solo temporaneo, è il tartufo ambiente particolarmente adatto al estremamente negativo. Maggior- proprio sviluppo grazie all’azione di mente termofilo rispetto al bianco, alcune tossine. Questo “ambiente” il tartufo nero si trova più frequen- è chiamato pianello ed è una zona temente in suoli derivanti da arena- in cui non riescono a svilupparsi rie. Il pH ottimale é generalmente le specie erbacee, che sarebbero compreso tra 7,5 e 8,4; il tenore dirette concorrenti del tartufo per in carbonato di calcio è variabile a l’acqua e gli elementi nutritivi. seconda del tipo di roccia madre. I tartufi neri preferiscono ambienti Il suolo ottimale è tendenzialmente in cui si verificano tre condizioni: franco o franco-sabbioso. Il dre- il suolo deve avere una certa resi- naggio, che deve essere sempre stenza alle modificazioni, il versante buono, è favorito dalla presenza di deve essere stabile, con la pre- scheletro abbondante. Rare sono le senza di superfici non interessate tartufaie con esposizioni fresche. È da apporti di materiali, e, infine, presente da 250 m a 900-1000 m deve essere presente l’azione circa sul livello del mare. È essen- ricorrente del gelo e disgelo, che ziale l’assolazione che, limitando i aumenta la porosità del sistema e rigori invernali, impedisce la forma- nello stesso tempo stabilizza il zione di gelo in profondità del suolo, suolo del pianello. Nel pianello, a favorita invece dalla presenza del causa dell’assenza di vegetazione pianello. erbacea, l’azione del gelo e disgelo Rispetto al tartufo nero pregiato agisce sugli strati superficiali, espo- il tartufo nero estivo o scorzone è sti direttamente agli estremi termici, meno esigente per quanto riguarda formando aggregati molto stabili le caratteristiche eco-pedologiche immersi in un continuum di vuoti ed ha quindi una diffusione molto che determinano una situazione più ampia. soffice ed aerata. Inoltre, la scom- Per quanto riguarda l’esposizione, parsa degli apparati radicali delle questo tartufo non sembra avere specie erbacee determina di per sé particolari preferenze. Le tartufaie un ulteriore incremento di vuoti (in naturali sono solitamente presenti tale situazione la sostanza organica nei versanti a media pendenza e mineralizza rapidamente). nelle porzioni sommitali dei rilevi, Spesso il suolo è ricco di schele- ma sono anche diffuse in situazioni tro che, se in superficie, permette ambientali di origine antropica, di ridurre l’effetto della pioggia bat- quali scarpate stradali e ferroviarie, tente contribuendo a mantenerne la parchi delle periferie urbane, riporti porosità. Quando la stagione si fa di terra. secca, la presenza dello scheletro influisce anche sull’umidità, riflet- tendo la radiazione solare e rallen- tando il disseccamento del suolo. La profondità del suolo nella tar- tufaia varia da pochi centimetri nei suoli rocciosi al metro ed oltre nei suoli colluviali, più ricchi di sostanza organica. Un altro aspetto da sottolineare è 9
Carta della potenzialità alla produzione del Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittad.) il tartufo 10
Costituiscono fattori favorevoli per primo queste sono generalmente lo sviluppo di questo tartufo i suoli più piccole che nel secondo. poco profondi e ben drenati e le lito- il tartufo Per indentificarne la specie è suffi- logie di natura calcarea. Per quanto ciente osservare la gleba, infatti nel riguarda il pH si trova frequente- primo è decisamente più scura con mente in suoli a reazione debol- toni marrone-grigio o nero-rossa- mente e moderatamente alcalina, stri, mentre nel secondo la gleba è ma rispetto agli altri tartufi neri pre- decisamente più chiara con toni dal giati può anche fruttificare in condi- biancastro-giallastro al nocciola. zioni vicine alla neutralità. Il tartufo ha delle proprie caratteri- Per quanto riguarda la tessitura del stiche organolettiche distintive che terreno sono limitanti solo le tessi- variano da specie a specie. ture argillose o quelle più grosso- lane della sabbioso-franca. Uno degli aspetti più caratteristici è il suo odore che a molti può non Grazie al precoce periodo di frut- risultare gradevole mentre per molti tificazione, lo scorzone sopporta altri è ciò gli conferisce dignità e meglio del nero pregiato le siccità preziosità. estive, così come non teme i geli, potendo tranquillamente dimorare Nelle pagine che seguono sono nei freddi fondivalle tipici del tar- riportate le schede descrittive delle tufo bianco (in Piemonte lo si trova principali specie di Tuber che si spesso ai margini delle tartufaie possono trovare in Piemonte. vocate al bianco). Inoltre sopporta meglio l’ombreggiatura e quindi tol- lera anche coperture forestali con densità maggiori, pur valendo però anche nei suoi confronti la regola di trarre giovamento da una suffi- ciente illuminazione del suolo. Non sempre produce il pianello. Frutti- fica piuttosto superficialmente nei primi 5 cm di suolo e a volte sulla superficie del terreno. Come il nero pregiato fruttifica dai 200 sino oltre i 1000 m s.l.m. Le caratteristiche di colore del peri- dio, il tipo e il colore delle venature interne sono fattori discriminanti per riconoscere un tartufo. Se è più facile riconoscere un tar- tufo bianco da uno nero, più diffi- cile risulta distinguere tra di loro le specie di tartufo nero. Tra queste le più rappresentative sono il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittad.) e il tartufo nero estivo detto anche scorzone (T. æstivum Vittad.); esse hanno un peridio simile, infatti entrambi presentano una superfi- cie con verruche piramidali, ma nel 11
Carta della potenzialità alla produzione del Tartufo nero estivo o scorzone (Tuber aestivum Vittad.) il tartufo 12
il tartufo SCHEDE DESCRITTIVE DELLE SPECIE DI TARTUFI 13
Tartufo bianco Tartufo bianco del Piemonte o di Alba il tartufo Tartufo bianco di Acqualagna Tuber magnatum Pico 14
il tartufo Distribuzione geografica Profumo Abbasta diffuso in Piemonte, Quando maturo emana un profumo Toscana, Romagna, Marche e gradevole e aromatico, inconfon- Umbria, si estende a sud fino alla dibile e caratteristico; gli aromi Basilicata. A lungo ritenuto specie più presenti sono quelli di: aglio, tipicamente italiana e presente fieno, terra bagnata, miele, fungo e all’estero solo in Istria, negli ultimi spezie. anni è stato ufficialmente segnalato in Serbia, in Ungheria e altri paesi Sapore del bacino danubiano. Molto gustoso e tipico. Sporocarpo Ha forma generalmente irregolare, Maturazione tondeggiante, lobata e sinuosa, Da fine settembre inizio ottobre spesso anche appiattita; di dimen- sino a fine dicembre, e anche oltre. sioni molto varie, che vanno da quelle di una noce a quelle di un’a- Specie arboree simbionti rancia. Saltuariamente si trovano esemplari che raggiungono il chilo- pioppi, salici, querce, tigli, carpini e grammo. noccioli. Peridio Consumo e conservazione Si presenta con una superficie Va consumato preferibilmente liscia e vellutata al tatto; il colore fresco e crudo poiché il suo aroma può variare sui toni del giallo quali viene alterato dai trattamenti ter- ocra, paglierino, giallo-oliva o gri- mici. Si conserva fresco solo per gio-verdastro, a volte con riflessi brevi periodi in ambienti freddi e verdognoli. Quando è immaturo si asciutti. presenta con toni più grigio-verda- stri. Curiosità È il tartufo di maggior valore econo- Gleba mico e quindi il più ricercato. La colorazione è bianco giallastra Deve il suo nome scientifico alla con toni marroni o nocciola, in rela- sua “preziosità”; tale nome fu attri- zione al grado di maturità e al suolo buito dal medico piemontese Vit- in cui si sviluppa lo sporocarpo. torio Pico, che lo definì “dei ricchi” Con l’età assume una colorazione a ovvero magnatum (la dizione cor- macchie rossastre su fondo grigio. retta in realtà sarebbe magnatium). Ha un aspetto marmorizzato con Data la sua alta valenza in campo numerose venature esili, di colore gastronomico e la relativa difficoltà variabile tra il bianco e il rosa intenso di reperirlo, commercialmente il a seconda della maturazione. tartufo bianco può raggiungere un prezzo al kg superiore ai 3500 Euro. 15
Tartufo nero pregiato Tartufo nero di Norcia o di Spoleto il tartufo Tartufo del Périgord. Tuber melanosporum Vittad. 16
il tartufo Distribuzione geografica Sapore La sua diffusione nel mondo inte- Intenso, che si mantiene e si esalta ressa Francia, Spagna e Italia, ma con la cottura. Ricorda quello di si trova con minor frequenza in Por- funghi, castagne e nocciole. togallo, Svizzera, Serbia, Albania, Grecia, Bulgaria, Turchia. In Italia Maturazione è diffuso soprattutto nell’Umbria, Da dicembre a metà marzo. nelle Marche e in Abruzzo; in quan- tità minore è tuttavia presente in Specie arboree simbionti quasi tutte le regioni, con l’ecce- zione delle isole, dove sono stati Querce, carpino nero, nocciolo, realizzati degli impianti artificiali. tigli. Sporocarpo Consumo e conservazione Ha forma tondeggiante abbastanza Può essere consumato crudo, ma la regolare, a volte irregolare e lobata; cottura tende ad esaltarne l’aroma. le dimensioni variano da quelle di Durante la cottura può trasmetterlo una noce a quelle di una grossa ai cibi con i quali è a contatto, per arancia, eccezionalmente possono questo è particolarmente indicato superare il chilogrammo. a diverse preparazioni e alla con- servazione. Si conserva qualche giorno in frigo avvolto dentro un Peridio canovaccio e chiuso in un barattolo Ha superficie verrucosa, con pic- di vetro. Per conservarlo fino a una cole verruche di 2-3 mm a forma decina di giorni si può metterlo sot- piramidale, appiattite o depresse al tovuoto. Per quelli di pezzature più centro; il colore è bruno scuro ten- piccole è possibile il congelamento. dente al nero, spesso con macchie color ruggine. Curiosità Il suo sapore gli ha fatto assumere Gleba l’appellativo di tartufo nero dolce. Di colorazione bruna-nerastra o La possibilità di micorrizzare arti- nero-rossastra con toni violacei, ficialmente delle piante con le sue presenta numerose venature sottili spore ne ha fatto un prodotto da e fini, di colore biancastro. All’espo- “coltivazione”. In particolare in sizione all’aria le venature tendono paesi come la Francia questa col- a divenire rossastre, mentre diven- tivazione è diffusa ed estesa. Tra le gono nere con la cottura. coltivazioni di pregio è quella con tempi più lunghi per la produzione Profumo di frutti compiuti, ma sicuramente Emana un profumo particolare, quella con maggior rendimento: molto aromatico e gradevole non basti pensare che il prezzo di un troppo pungente. Ricorda gli aromi nero pregiato può superare i 600 del bosco. euro al kg. 17
Tartufo d’estate Scorzone il tartufo Tuber æstivum Vittad. 18
il tartufo Distribuzione geografica Sapore L’area di distribuzione è molto Ha un sapore delicato e consistente, vasta: comprende la zona eura- non eccessivamente intenso. Viene siatica, dal marocco alla Turchia, esaltato dalla cottura. ad est l’ex U.R.S.S. e a Nord fino alla Svezia; sul territorio nazionale è Maturazione presente quasi ovunque comprese le isole principali. Da giugno a novembre. Sporocarpo Specie arboree simbionti Ha forma generalmente tondeg- Querce, carpino nero, nocciolo, giante talvolta con qualche depres- tigli. sione; le dimensioni variano da quelle di una nocciola a quelle di Consumo e conservazione una pugno chiuso, a volte anche Il miglior risultato si ottiene con la oltre. cottura, quindi risulta adatto per accompagnare primi e secondi. Si Peridio può conservare come il nero pre- Ha superficie dura formata da giato. grandi verruche di 5-7 mm a forma Essendo meno pregiato del T. piramidale tronca o depressa al melanosporum è un prodotto par- centro; il colore è bruno-nerastro. ticolarmente adatto alla conserva- zione e alla preparazione di salse o altri prodotti derivati (es. formaggi, Gleba salami, ecc.). La colorazione varia dal bianca- stro (immaturo), al giallastro sino a giungere, a maturazione, al color Curiosità nocciola più o meno intenso. È Come il T. melanosporum si presta percorsa da numerose venature bene alla coltivazione in impianti, bianche, molto ramificate e mean- ma il suo costo al chilogrammo (in driformi che gli conferiscono un genere non superiore ai 100 euro) aspetto marmorizzato. ne fa un prodotto di “seconda scelta” destinato per lo più a pre- parazione di prodotti derivati o al Profumo consumo casalingo. Molto fungino, delicato e gradevole, ricorda il malto d’orzo torrefatto o la fermentazione. 19
Tartufo uncinato Tartufo nero di Fragno il tartufo Tuber uncinatum Chatin Sporocarpo Specie arboree simbionti Come il T. æstivum ha forma Querce, carpino nero, nocciolo, generalmente tondeggiante; le tigli. dimensioni variano da quelle di una nocciola a quelle di un pugno Consumo e conservazione chiuso. Si ottiene il miglior risultato con la cottura, tanto che è un prodotto Peridio particolarmente adatto alla conser- Ha superficie formata da verruche vazione e alla preparazione di pro- poco sviluppate e colore bruno dotti derivati. molto scuro quasi nero. Curiosità Gleba La somiglianza con il T. æstivum è Ha una colorazione nocciola scuro data dal fatto che il T. uncinatum è o cioccolato, più scura del T. æsti- una forma del primo, distinguibile vum, con numerose venature chiare in modo particolare dalla forma ramificate. delle papille delle spore, che sono ricurve ad uncino, motivo del nome Profumo scientifico. Ha odore uguale al T. æstivum ma Il profumo, il sapore e la colora- più intenso. zione della gleba, molto simili al T. æstivum, sono determinati da una crescita che avviene più in pro- Sapore fondità rispetto a questo, con la Ha un sapore più intenso del T. conseguenza che l'irraggiamento æstivum. solare riscalda meno lo sporocarpo, lasciando così maggiormente inal- Maturazione terate tali caratteristiche. Da settembre a dicembre. 20
Bianchetto o marzuolo il tartufo Tuber Borchii Vittad. Tuber albidum Pico Sporocarpo lisci e netti a volte irregolari e sfu- Ha forma più regolare del T. magna- mati. tum, tondeggiante, a volte lobata o gibbosa; le dimensioni sono rela- Profumo tivamente piccole e di norma non Presenta un aroma penetrante e superano quelle di un mandarino. pungente con un tono di aglio molto spiccato. Peridio Ha superficie liscia, da giovane Sapore anche leggermente pubescente; il Agliaceo, poco complesso. colore può variare dal biancastro all’ocra, all’ocra bruno, con sfuma- ture rossastre. A volte è maculato Maturazione di macchie color ruggine. Con la Da metà gennaio a fine aprile. maturità può leggermente screpo- larsi. Specie arboree simbionti Pioppi, querce. Gleba La colorazione varia dai toni del Consumo e conservazione bianco rosaceo a quelli del rosso fulvo a maturazione sino al rosso Si consuma crudo. Spesso utiliz- bruno, spesso maculata. È solcata zato nei prodotti aromatizzati quali da venature molto ramificate, larghe salse, burro, fonduta, ecc. e biancastre, a volte con contorni 21
Tartufo nero liscio il tartufo Tuber macrosporum Vittad. Sporocarpo Maturazione Di forma globosa o tubercolata ha Da settembre a dicembre. dimensioni che variano da quelle di una nocciola a quelle di un uovo, Specie arboree simbionti raramente anche più grandi. Querce, nocciolo, tigli, pioppi. Peridio Consumo e conservazione Ha una superficie quasi liscia con verruche molto appiattite quasi Come il bianco è consigliabile depresse; il colore è bruno-nera- gustarlo fresco e crudo, anche se stro, con sfumature rossastre o rug- la sua consistenza più coriacea ne gine. può limitare il consumo. Gleba Curiosità Di colorazione prima grigiastra poi A differenza degli altri tartufi neri grigio-bruna tendente al purpureo, il T. macrosporum predilige gli presenta larghe venature chiare stessi ambienti del T. magna- irregolari e spesso interrotte. tum e spesso si ritrova nelle aree marginali di questo. Molte volte nello stesso punto è possibile Profumo trovare due esemplari “gemelli”. Molto prossimo a quello del T. Il nome scientifico deriva dal fatto magnatum, è intenso e gradevole, che le sue spore sono le più grandi con aroma agliaceo. tra tutte le varietà di tartufi. Sapore Ha sapore intenso. 22
Tartufo nero d’inverno / Tartufo moscato il tartufo Trifola nera Tuber brumale Vittad. / Tuber brumale var. moschatum De Ferry Sporocarpo Nel T. brumale ricorda quello della Ha forma globosa generalmente rapa o della nocciola acerba, regolare e le dimensioni difficil- mentre nella varietà moschatum è mente superano quelle di un uovo. molto intenso il sentore di muschio. Peridio Sapore La superfice è verrucosa, con pic- Ha sapore piccante, più intenso ma cole verruche, simili a T. melanospo- meno gradevole degli altri tartufi rum, ma poco sporgenti; il colore è neri. bruno-nero, nella var. moschatum i toni sono più tendenti al beige-noc- Maturazione ciola. Da metà dicembre a metà marzo. Gleba Specie arboree simbionti All'inizio di colorazione bianca, Querce, carpini, nocciolo. tende a divenire grigio-bruna a maturità, solcata da venature bian- castre, larghe e grandi, con con- Consumo e conservazione torni più sfumati rispetto a quelle Come per gli altri tartufi neri è con- del T. melanosporum. sigliabile consumarlo dopo cottura. Anche la conservazione può essere Profumo fatta analogamente agli altri tartufi. L’odore è gradevole, forte e persi- stente, meno armonico del T. mela- nosporum. 23
Tartufo nero ordinario Tartufo nero di Bagnoli il tartufo Tuber mesentericum Vittad. Sporocarpo estratto dal terreno, tende ad assu- Di forma globosa, simile al T. mere toni più dolci e fungini con l’e- æstivum, è caratterizzato da una sposizione all’aria. depressione basale molto evidente (saltuaria nello scorzone), mentre le Sapore dimensioni sono variabili da quelle Tendente all’amaro. di una nocciola a quelle di un uovo, raramente più grosse. Maturazione Peridio Da settembre a fine gennaio. Costituito da verruche fitte a spigoli acuti, meno grandi e sporgenti di Specie arboree simbionti quelle presenti nel T. æstivum, è di Faggio, querce, noccioli. colore bruno-nero. Consumo e conservazione Gleba Come per gli altri tartufi neri è con- Bianca quando immaturo, col sigliabile consumarlo dopo cottura. tempo vira al giallastro sino al gri- Anche la conservazione può essere gio-beige, nocciola, marrone scuro. fatta analogamente agli altri tartufi. La gleba è percorsa da numerose vene bianche, corte e circonvolute, Curiosità che ricordano un intestino (mesen- tere). Il suo nome scientifico ha orgine sia dalle vene della gleba, che ricor- dano appunto un mesentere (inte- Profumo stino), sia alla forma simile a quella Spiccato e pungente appena della sezione dell’intestino. 24
il tartufo SCHEDE DESCRITTIVE DELLE SPECIE ARBOREE 25
Carpino nero cherpu, cherpulina, cårpe, carpan, cårpi, caipi, carpu, carpe, cörpu, il tartufo nell’alessandrino seguito spesso dalla specificazione neigro, nairu Ostrya carpinifolia Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 15 m (piante non ceduate o polloni invecchiati), che perde le foglie in autunno, con fusto dritto e chioma quasi conica molto folta; a prima vista può essere confuso con il carpino bianco da cui si differenzia tra l’altro per il fusto a sezione regolare ed i rametti verrucosi. Corteccia: grigio-bruna, dapprima liscia che abbastanza precoce- mente si screpola in scaglie irrego- lari. Foglie: singole, ovato-lanceolate, acuminate, con margine fine- mente e doppiamente dentato, verde intenso, che si differenziano da quelle del carpino bianco per essere debolmente pelose e più larghe verso la base e non nella parte mediana. Fiori: pianta che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili; i fiori maschili sono riuniti in amenti lunghi e penduli mentre i fiori femminili sono più corti, por- tati in posizione terminale, fioriti alla fogliazione in aprile - maggio. Frutti: piccoli acheni, avvolti da brattee ovate, rigonfie e cartacee, che sono un po’ simili nel com- plesso alle infiorescenze del lup- polo; la disseminazione avviene ad opera del vento. Radici: abbastanza superficiali ma ben ramificate, possono penetrare ampiamente anche in terreni molto sassosi. 26
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Farnia rul, rul bianca; in qualche zona del cuneese veniva anche detta il tartufo galera (dalla presenza delle galle sulle foglie) Quercus robur Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 30 (50) m d’altezza, maestoso e assai lon- gevo (parecchi secoli), deciduo (che perde le foglie in autunno); ha cre- scita abbastanza rapida nelle fasi giovanili. La chioma è densa, larga a forma di cupola irregolare, con branche e rami robusti e contorti. Il tronco è diritto, presto ramificato in esemplari isolati. A prima vista può essere confusa con la rovere, con la quale talora è mista e forma ibridi. Corteccia: è spessa, di colore bruno scuro, con profonde solca- ture longitudinali. Foglie: alterne, di consistenza cuoiosa, sono prive di peduncolo, hanno un profilo obovato, profondi lobi e sono ristrette alla base con una coppia di “orecchiette”; spesso in inverno persistono secche sulla pianta fino alla primavera succes- siva, soprattutto negli esemplari giovani. Fiori: pianta che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili; i fiori maschili sono raggrup- pati in amenti giallo-verdi penduli mentre i fiori femminili (da 1 a 3) sono poco visibili. Frutti: in autunno produce ghiande disposte in paia su lunghi peduncoli (da cui il nome di Quercus pedun- culata, oggi passato in sinonimia) racchiusi per circa un terzo in una cupola con squame poco pronun- ciate. Radici: dapprima fittonanti, poi molto estese ma piuttosto super- ficiali, in particolare in presenza di suoli idromorfi. 28
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Rovere rul, rur, rure, ro (Val Pesio e Monregalese), rovla, rüvel, rugul, rovu il tartufo (Val Sesia), rugre, ruvre, rue (Alessandrino) Quercus petræa Caratteri distintivi Albero che raggiunge l’altezza di 30-35 m, a foglie decidue (che cadono in autunno), molto longevo (alcune centinaia d’anni) e dalla cre- scita lenta. Ha un fusto diritto da cui si dipartono rami a livelli differenti (e in questo si distingue dalla farnia). Corteccia: grigio-bruna, dapprima liscia, poi finemente fessurata soprattutto in senso longitudinale, con fessure più superficiali e nume- rose rispetto alla farnia. Foglie: semplici, alterne, con mas- sima larghezza nel terzo mediano, lobate, cuneate alla base, glabre, con picciolo ben sviluppato (sempre maggiore di 1 cm). Fiori: specie che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili, con amenti maschili penduli e fiori femminili piccoli e senza stelo, che compaiono in aprile. Frutti: acheni (ghiande) ovate- oblunghe, senza stelo, con cupola a squamette applicate. Radici: molto sviluppate, lunghe e robuste, idonee a stazioni semiru- pestri (da cui il nome scientifico), da giovani con tendenza a formare un fittone. 30
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Roverella ruvrena, ruvo, rove (Val Tanaro), casné (Val Maira) il tartufo Quercus pubescens Caratteri distintivi Fiori: specie che porta sullo stesso Albero che, in Piemonte, general- esemplare sia fiori maschili sia fem- mente non supera l’altezza di 15 minili, con amenti maschili gialli m, deciduo. La chioma ha forma e penduli, quelli femminili senza espansa e depressa, presto diva- peduncolo o con peduncolo corto ricata in grosse branche primarie, in gruppi di 2-4 o isolati, fioriti in nodose e robuste. È specie longeva aprile. (parecchi secoli). Frutti: ghianda ovato-allungata, Corteccia: bruno-scura finemente acuta all’apice, più piccola di quelle fessurata, anche in senso orizzon- delle altre querce, protetta sino a tale, a formare piccole scaglie. metà da una cupola con squame Foglie: semplici, alterne, coriacee, lanceolate, appressate e coperte e con un picciolo, a volte con la base pelose. asimmetrica, con piccoli e nume- Radici: molto robuste ed espanse, rosi lobi, spesso doppi o appun- adatte anche per l’insediamento titi; la pagina inferiore e il picciolo sulle rupi. sono pelosi; frequentemente per- mangono sulla pianta sino alla fine dell’inverno. 32
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Cerro cei, seru, sëru, ser, šeru, šerun, šiar, asrun, ssrun il tartufo Quercus cerris Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 30 m di altezza, deciduo (che perde le foglie in autunno), con fusto dritto e slanciato. Presenta rapido accre- scimento; le stipole delle gemme persistono alla base delle foglie (carattere distintivo rispetto alla altre querce che perdono le foglie). Corteccia: bruno-chiara con pro- fonde solcature e screpolature lon- gitudinali che mostrano fenditure rossicce. Foglie: semplici, alterne, con un picciolo corto, più consistenti, allungate e irregolarmente lobato- dentate rispetto alle altre querce; pelose da giovani su entrambe le pagine, da adulte solo su quella inferiore. Fiori: specie che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili; gli amenti maschili sono pen- duli, i fiori femminili sono piccoli e non vistosi. Frutti: achenio (ghianda) grosso, ovato-allungato, appuntito all’a- pice, protetto nella parte superiore da una cupola con lunghe squame estroflesse. Radici: dapprima fittonanti, poi ramificate, adatte ad ancorarsi su suoli superficiali, sassosi o idro- morfi. 34
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Leccio loré (Chianocco, Val di Susa), ramuliva bastarda il tartufo Quercus ilex Caratteri distintivi Albero sempreverde, con chioma arrotondata e folta e fusto dritto; in Piemonte generalmente cresce allo stato arbustivo, non più alto di 4 - 6 m, per i condizionamenti climatico- stazionali e perché un tempo veniva ceduato. Corteccia: grigio-nerastra, scre- polata superficialmente in piccole squame. Foglie: semplici, alterne, coriacee, verde cupo sulla pagina superiore, fittamente pelose e biancastre su quella inferiore; quelle di piante gio- vani hanno margine dentato-spi- noso, nelle adulte il margine intero è un po’ ondulato. Fiori: specie che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili, con amenti maschili gialli e penduli, e fiori femminili corti e insi- gnificanti. Frutti: ghiande dapprima verde chiaro, che imbruniscono a matu- rità, racchiuse per quasi due terzi in cupole con squame appressate. Radici: molto robuste ed estese, adatte a penetrare anche in suoli pietrosi o rocciosi. 36
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Nocciolo nisulè, nisciola, niciuler, nissöa, ulagnié (con numerose varianti il tartufo da Avellana, nel cuneese), corla o coler (da Corylus, in Val Soana e altrove) Corylus avellana Caratteri distintivi Grande arbusto deciduo (che perde le foglie in autunno), con ceppaie che portano sempre molti fusti (pol- loni) dritti e a chioma espansa (sino a 5 m d’altezza). Corteccia: squamosa, sottile, gri- gio-marrone e coperta fittamente da lenticelle. Foglie: alterne, grandi, rotondeg- gianti ma acute all’apice, cuoriformi alla base, con margine finemente dentato, sono coperte da peluria nella pagina inferiore e superior- mente di colore verde brillante. Fiori: pianta che porta sullo stesso esemplare sia fiori maschili sia fem- minili; i fiori maschili sono riuniti in amenti gialli penduli che appaiono già in febbraio-marzo, essendo pre- formati dall’autunno precedente. I fiori femminili sono minuscoli in forma di gemme con piccoli stimmi piumosi rossi. Frutti: ovali, legnosi, con grosso seme commestibile (nocciola) avvi- luppato in parte da brattee foglia- cee (cupule), anche a gruppi di 2-3. Radici: molto ramificate e robuste, adatte a penetrare tra pietre e tra massi. 38
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Pioppo bianco pioba (cuneese), albarin, arbaren, arbaìn, gianca, arbulòn, gàttero il tartufo (novarese), arbra bianca (Torino) Populus alba Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 20-30 m di altezza, deciduo (che perde le foglie in autunno), con rami contorti espansi verso l’alto, a chioma arro- tondata. Presenta rapido accresci- mento, moltiplicazione vegetativa abbastanza facile, ma non è molto longevo (circa un secolo) e in sene- scenza è soggetto a schianti e sbrancamenti (rottura dei rami o branche). Può costituire un ibrido con Popolus tremula (pioppo tre- molo). Corteccia: biancastra con vistose lenticelle scure, con l’età tende a scurirsi e a fessurarsi a partire dalla base del fusto. Foglie: semplici, alterne, coriacee, ovato-arrotondate e variamente lobate nei soggetti più giovani a volte quasi palmate, verde scuro lucido sulla pagina superiore, con fitto e breve feltro peloso bianco su quella inferiore. Fiori: specie che porta fiori maschili o femminili su piante distinte, con amenti maschili penduli rossastri e femminili più lunghi e verdi che compaiono prima dell’emissione delle foglie. Frutti: gli amenti femminili produ- cono piccole capsule che, apren- dosi, liberano semi leggerissimi, lanuginosi, dispersi dal vento. Radici: molto estese anche se non molto profonde. 40
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Pioppo nero srbra, pubia (Alessandria e Novara), obeer (Alta Valle di Susa), årbua, il tartufo arbura, åibura (Appennino) Populus nigra Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 25-30 m di altezza, deciduo (che perde le foglie in autunno), con chioma espansa a forma di cupola. Ha rapido accre- scimento e presenta facile moltipli- cazione per talea, ma non è molto longevo (circa un secolo). Corteccia: bruno-scuro, profonda- mente fessurata longitudinalmente. Foglie: semplici, alterne, ovato- triangolari, acuminate, con margine finemente dentellato, verde scuro, senza pelosità, piuttosto lucide e coriacee. Fiori: specie che porta fiori maschili o femminili su piante distinte, con amenti penduli: i maschili color cre- misi e i femminili verdi, comparenti in marzo-aprile prima della foglia- zione. Frutti: gli amenti femminili sono costituiti da piccole capsule che liberano semi forniti di soffice lanu- gine. Radici: apparato esteso a profon- dità variabile a seconda delle oscil- lazioni della falda, che può produrre polloni; frequente l’emissione di radici avventizie dal fusto o dai rami interrati da eventi alluvionali. 42
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Pioppo tremolo Pioppo Carolina di Santena arbra, albrun, albarel, erbarela, Populus x canadensis il tartufo arbrin, albrola, albera, asbrin, albarin, pioba, trëmlu Populus tremula Caratteri distintivi Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 15-20 m Il clone “Carolina di Santena” ha di altezza, deciduo (che perde le fusto diritto. La chioma è espansa; foglie in autunno), con chioma arro- i rami sono lunghi, ascendenti e tondata. Ha rapido accrescimento sono inseriti sul fusto con angolo di e non è longevo (di rado raggiunge inserzione acuto. il secolo). Nelle zone dove questa Corteccia: di colore grigio con specie coesiste con Populus alba costolature suberose sotto le si ritrova talvolta l’ibrido fissato P. gemme marcate ed evidenti. canescens che ha foglie della forma Foglie: semplici, alterne, con un del tremolo mentre la loro pagina picciolo di lunghezza inferiore ai 10 inferiore è biancastra. cm. La lamina ha la base a forma Corteccia: liscia, bianco-verdastra, di cuore e, generalmente, all’inser- con chiazze scure, con l’età si solca zione del picciolo sono presenti e imbrunisce a partire dal basso. due appendici di piccole dimen- Foglie: semplici, piccole, rotonde, sioni. Il colore è verde su entrambe non pelose, con margine ondu- le pagine. lato, fornite di un picciolo lungo e piatto che conferisce loro il carat- teristico tremolio anche per effetto di una leggera brezza. Sono verdi su entrambe le pagine, anche se un po’ più chiare su quella inferiore; in autunno assumono una colorazione giallo-ambra. Fiori: specie che porta fiori maschili o femminili su piante distinte, con amenti penduli, i femminili verdi e i maschili bruni e pelosi, che com- paiono prima dell’emissione delle foglie (marzo-aprile). Frutti: gli amenti femminili spargono in maggio i bianchi semi lanuginosi. Radici: non molto profonde ma ben estese e ramificate, producono pol- loni radicali intorno agli esemplari isolati, creando gruppi caratteristici. 44
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Salice bianco vantsè il tartufo Salix alba Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 20 m (rara- mente 25) di altezza, deciduo (che perde le foglie in autunno), con portamento regolare, fusto robu- sto e rami assurgenti in chioma non molto folta. Ha crescita rapida e non è particolarmente longevo (al massimo un secolo). Se cresce su suoli sabbiosi e ciottolosi rimane in forma arbustiva. Corteccia: dapprima grigiastra e liscia, poi bruna con profonde sca- nalature reticolate. Foglie: semplici, alterne, lanceo- lato-lineari, acuminate, finemente dentate, verde-argentee sulla pagina superiore, verdi argentee per fine e rada pelosità su quella inferiore. Fiori: specie che porta fiori maschili o femminili su piante distinte; gli amenti maschili sono gialli, quelli femminili verdi e compaiono in aprile, sono in fiore al momento della fogliazione. Frutti: gli amenti femminili produ- cono piccole capsule che liberano in maggio semi lanuginosi dispersi dal vento. Radici: la specie può formare facilmente radici lungo il fusto e, soprattutto, sui rametti giovani, il che permette una facile riprodu- zione vegetativa. 46
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Salicone Salice da vimini gura, gaba, vorsé, sals, gure il tartufo vorš (Val Germanasca, alta Val di Susa), Salix viminalis saudia (Valle di Viù) Salix caprea Caratteri distintivi Caratteri distintivi Albero che raggiunge i 12 m di Alberello alto fino a 10 m, con altezza o arbusto molto ramificato chioma cespugliosa ed espansa. I (3-10 m), con portamento cespu- rami sono inizialmente brunastri e glioso, deciduo. Presenta una cre- pelosi, per poi divenire lisci intorno scita rapida ma è poco longevo ai 2-4 anni. L’accrescimento è (qualche decennio). Il salicone è molto rapido, ma l’albero in sé è da considerare una grande specie, poco longevo. suddivisibile in diverse entità di più Corteccia: nei giovani rami è liscia o meno recente classificazione; e giallo-verdastra, in seguito tende in particolare, alle quote superiori a fessurarsi. si mescola o si sostituisce a Salix Foglie: caduche a picciolo breve, appendiculata (che giunge a 1800 sono lineari, lunghe fino a 15 cm, m). Può essere confuso con Salix verde scuro nella pagina superiore cinerea. e pelose bianco sericee in quella Corteccia: prima sottile, liscia e inferiore. I margini fogliari sono grigio-verde, con vistose lenticelle spesso ripiegati verso il basso. brune, progressivamente fessurata Fiori: compaiono da marzo a aprile a reticolo dalla base. sotto forma di amenti, sono a Foglie: semplici, alterne, larga- sessi separati e presenti su piante mente ovate, brevemente acumi- diverse. Quelli maschili sono più nate, con i margini debolmente lunghi e hanno due stami a filamenti dentati, grigio-verde sulla pagina liberi e glabri e le antere di colore superiore, grigio, perchè densa- giallo, i femminili sono più cilindrici mente lanuginose, su quella infe- e peduncolati con ovario tormen- riore. toso quasi sessile. Fiori: specie che porta fiori maschili Frutti: piccole capsule ovoidali e o femminili su piante distinte, con pubescenti, che in estate si aprono amenti maschili gialli ovati e femmi- rilasciando al vento i semi pelosi. nili bianco-verdastri, più lunghi, che compaiono a febbraio-marzo, pre- cedendo l'emissione delle foglie. Frutti: gli amenti femminili produ- cono capsule deiscenti contenenti semi lanuginosi. Radici: molto ramificate ma piut- tosto superficiali; di rado emette radici avventizie lungo il fusto. 48
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Tiglio a grandi foglie te, tì, tìi, tei, tai, tel, teia, tion, teit, tìu, tiòl il tartufo Tilia platyphyllos Caratteri distintivi Albero alto sino a 30 m, deciduo, con fusto dritto, rami ascendenti e chioma stretta. Ha crescita piutto- sto rapida, non produce molti pol- loni alla base. Può essere confuso con il Tilia cordata e con gli ibridi tra le due specie. Corteccia: liscia e grigia, si fessura con l’età in senso longitudinale. Foglie: abbastanza grandi (6-12 cm), semplici, alterne, cuoriformi, con picciolo coperto di peluria; verde scuro sulla pagina superiore, più chiare e leggermente pelose su quella inferiore. Fiori: giallo-verdastri, riuniti in corimbi penduli molto profumati. Frutti: globosi, costolati, pendenti da brattee alari. Radici: adatte a colonizzare suoli sassosi e con rocce. 50
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Tiglio cordato o Tiglio selvatico te, tì, tìi, tei, tai, tel, teia, tion, teit, tìu, tiòl il tartufo Tilia cordata Caratteri distintivi Albero che raggiunge un’altezza di 25 m, deciduo (che perde le foglie in autunno), con fusto eretto e rami arcuati verso il basso che con- feriscono alla chioma una carat- teristica forma ad ogiva. Non ha crescita particolarmente rapida ed è specie longeva (qualche secolo). Può essere confuso col tiglio a grandi foglie e con i tigli ibridi. Corteccia: grigio-bruna, liscia da giovane, con l’età si fessura in senso longitudinale. Foglie: piccole (5-8 cm), semplici, alterne, cuoriformi, seghettate al margine, con picciolo glabro, verde scuro e lucide sulla pagina supe- riore, con ciuffi di peluria aranciata alla biforcazione delle nervature su quella inferiore, che può essere verde chiara o grigio-verdastra. Fiori: giallo-verdastri, portati in corimbi penduli a maggio, ema- nano un profumo dolciastro. Frutti: piccole capsule legnose ovali, prive di pelosità e di rilievi; picciolo dell’infruttescenza che cresce parzialmente insieme ad una particolare brattea alare allun- gata e membranosa. Radici: dapprima fittonanti, poi ramificate, adatte anche all’anco- raggio su suoli con rocce. 52
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La cerca L’idoneità del cercatore è valutata sulla base di un esame. il tartufo All’esame si accede mediante una La “cerca” è l’aspetto più interes- domanda da presentarsi al compe- sante e particolare nel percorso che tente ufficio della provincia di resi- il tartufo fa dalla terra alla tavola. denza. Quest’attività è svolta dal raccogli- Durante l’esame l’aspirante cerca- tore o “cercatore” (in Piemontese tore deve dimostrare di conoscere “trifolao” o “trifulau”), che si avvale le specie e varietà di tartufo che di cani da tartufo per scovare il pre- potrà raccogliere, la biologia e l’e- zioso frutto. cologia delle stesse, le modalità di ricerca, raccolta e commercializza- zione previste dalle norme in vigore, Il cercatore le specie arboree simbionti dei tar- tufi e la normativa vigente. Un “cercatore” non si improvvisa, Gli aspiranti raccoglitori che non di solito ha alle spalle generazioni superano l’esame di idoneità pos- di altri cercatori e soprattutto deve sono chiedere di ripetere la prova rispondere a determinati requisiti: trascorsi tre mesi. • età minima di 14 anni per poter Se il candidato è ritenuto idoneo svolgere l’attività da solo, potrà accedere all’attività di cerca • avere l’attrezzo idoneo per rac- previo pagamento della tassa di cogliere il tartufo, rilascio che dà diritto all’otteni- • disporre di un cane addestrato mento del tesserino d’idoneità. alla cerca, Ogni anno poi, per poter continuare • conoscere gli aspetti comporta- ad esercitare la cerca, dovrà pagare mentali e amministrativi, la tassa di concessione annuale che • possedere il tesserino di ido- neità alla raccolta. attesta il possesso del permesso. Il tesserino di idoneità ha una vali- 55
dità decennale, al termine della cane è necessario valutare in primo quale dovrà essere rinnovato, luogo se indirizzarsi su un cucciolo previa domanda che però non pre- o su un soggetto adulto già adde- il tartufo vede un ulteriore esame di idoneità. strato, nel qual caso bisognerà tenere conto della valutazione del Il tesserino rilasciato ha validità su singolo soggetto che dovrà essere tutto il territorio nazionale. È fonda- osservato al lavoro su un terreno mentale, oltre a conoscere la nor- naturale, ripetutamente. mativa nazionale, conoscere anche le normative regionali nel caso in cui Sarà comunque meglio preferire un si decidesse di esercitare la cerca, cane giovane per la maggiore pos- la raccolta e la commercializza- sibilità di stabilire un corretto rap- zione fuori dalla propria regione di porto, rispetto ad un cane più avanti residenza. con l’età, anche se già addestrato. I proprietari di terreni vocati e/o di Nella maggior parte dei casi ci si impianti possono non sostenere l’e- orienta all’acquisto di un cucciolo, same se effettuano la cerca esclu- basandosi principalmente sulla sivamente nei propri terreni. valutazione delle attitudini alla cerca del tartufo delle diverse razze. L’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (E.N.C.I.) ha approvato lo Il cane da cerca Compagno indispensabile del cer- catore è il cane da tartufo. Ogni cer- catore può utilizzare per la cerca al massimo due cani. Il numero massimo di due è dettato dal fatto che è possibile effettuare l’addestramento utilizzando un esemplare più esperto come esem- pio per il cane più giovane. È obbligatorio per la cerca l’utilizzo di cani appositamente addestrati. Non è invece obbligatorio essere i proprietari del cane, per questi aspetti occorre fare riferimento alle normative vigenti in merito alle responsabilità civili e penali riferibili al possesso di animali domestici. Tutti i cani, di razza o meticci, sono addestrabili alla cerca dei tartufi. Ci sono però alcuni fattori che influen- zano la riuscita dell’addestramento tra cui la voglia di apprendere, che nel cane si traduce in desiderio di giocare. La razza e l’età sono fat- tori rilevanti ma non determinanti, e molto dipende dall’attitudine del singolo esemplare. Nella scelta del 56
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