Officina - Tartufo Il profumo che si mangia

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Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Officina
Ingredienti di let tura

               Tartufo
         Il profumo che si mangia
                   TESTO di GUIDO BAROSIO
                      FOTO di BOB NOTO
             ILLUSTRAZIONI di FEDERICO TADDEUCCI
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
rande IGP e
Sniff Sniff, Gnam Gnam.                                                                          Sale grigio di Gué
                                                                                                                   sidratato: per
                                                                                                 Tartufo Bianco di
                                                                                                                     io e tartare
Come fanno i bambini, come fanno                                                                  insaporire carpacc
                                                                                                                      e, filetti di
                                                                                                   di carne e di pesc
                                                                                                                     base di uova.
gli eroi dei bambini nei fumetti...                                                                carne e ricette a

           Il tartufo incanta l’uomo dal 1600 a.C. (ai tempi dei Sumeri e del patriarca
           Giacobbe), proprio per questa irresistibile - e quasi infantile - accoppiata. Si
           annusa, piace, si mangia. E poi, si ‘mangia il profumo’, perché il tartufo ha
           proprietà organolettiche e proteiche fondamentalmente pari allo zero.
           Questo assai volubile signore della cucina si fece definire il ‘Sancta Santorum
           della tavola’ da Alexandre Dumas, mentre Lord Byron lo teneva sulla scriva-
           nia perché “quel profumo” ne stimolava la creatività. Sono leggende e glorie
           alimentari dure a morire. Ma, qualche volta, l’uomo fa del suo meglio perché
           il peggio possa accadere. Così, analizzando bene i conti, possiamo ipotizzare
           che un piatto di tajarin impreziosito da lamelle di tartufo bianco tra 5 o 6 anni
           potrebbe costare 180 euro e che - a ridosso del 2030 - qualche ristoratore di
           Alba finirà col proporre l’ultimo piatto col tuber magnatum Pico. Il cliente?
           Un russo, un indiano, al limite un tedesco e il prezzo dipenderà dall’Asta del
           tartufo, che vivrà la sua edizione definitiva... Da preoccuparsi? Certo sì. Da
           piangere? Ancora no, perché la storia - come nella metafora della farfalla che
           batte le ali in Cina e crea un terremoto a Boston - prende corsi anche imprevisti,
           qualche volta salvifichi.
           Così la battaglia tra chi scomparirà prima - la copia cartacea del New York
           Times o il tartufo Bianco di Alba - attende ancora un vincitore, che potrebbe
           non arrivare mai. Sulla strada del millenarismo gastronomico, e sui possibili
           antidoti, mi accompagnano tre langhetti che del prezioso tubero hanno fatto la
           loro vita: Paolo Montanaro, Veronica Giraudo (sua moglie) e Beppe Montanaro,
           il patriarca, chef leggendario, creatore e gestore del ristorante Da Beppe, mito                                           Perlage di Tartufo: piccole perle
           gourmet nella storia della città di Alba tra il 1967 e il 1982. Oggi la loro azien-                                         dal colore e dalla consistenza
           da si chiama Tartuflanghe, ma ne parleremo dopo.                                                                           del caviale ma al gusto di tartufo.
           Prima ascoltiamo la prognosi di Beppe. “Quando ero chef lavoravamo sei chili
           al giorno di Bianco, oggi nei migliori ristoranti di Alba siamo a un chilo e
                                                                                                                                      Si ottengono dalla sferificazione
           mezzo la settimana. Le ragioni sono tre: buona parte del prodotto si esporta,                                                     dell’acqua di tartufo.
           il clima è cambiato, la superficie boschiva è stata brutalmente ridotta, perché
           la vite è un affare sicuro mentre la foresta no”. Conseguenza delle tre cause
           associate: prezzi alle stelle. Paolo, lo scienziato, si sofferma sul ruolo del tar-
           tufo Bianco come indicatore ecologico: “Questo sofisticatissimo prodotto della
           terra - che è un fungo, non dimentichiamolo mai - ha bisogno di un ecosistema
           ideale intorno a sé. Innanzitutto ci segnala se un terreno è buono oppure no,
           dove ci sono dei problemi non cresce. Poi, per riprodursi, ha bisogno della
           presenza di insetti, lumache, topi e piccoli roditori; gli animali che trasportano
           le sue spore con le feci. Ti sei mai chiesto perché il tartufo profuma? Perché
           deve farsi trovare dal topo...”.

                                                                                                                                                                     146
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Tartufo Bianco o Nero
   disidratato NOH20:                                             fo
                                           e  d i  Tartufo: Tartu
  si tratta di fettine di        B r issur
                                                      er Aestivum).
 Tartufo Nero pregiato             d’Estate (tub
                                                       briciole di
  (tuber Melanosporum)               Si tratta di                  -
                                                      i per la pre
qualità extra, seccate at-        tartufo, ideal                   e
                                             ne   d i sughi, salse
traverso un particolare           p ar az io
                                               farciture.
processo di disidratazi-
one a bassa temperatura,
 che permette di elimin-
                           o
are l’acqua dal prodott
    mantenendolo a lungo
 (fino a 12 mesi) e lasci-
 ando inalterate le carat-
                            e
 teristiche organolettich
                           to
del tartufo. Se compara
    con le più antiche tec-
    niche di conservazione
    del tartufo (tra cui la

                                           S
   sterilizzazione), il gusto                              ul fronte del rispetto del territorio molte cose (e poche buone)
   e il profumo si manten-                                 sarebbero da dire, ma anche i cosiddetti trifolau (che il prezioso
      gono al meglio. Sbri-                                tubero vanno a scovare coi propri cani) fanno la loro parte nel
      ciolando la fettina di                               drogare il mercato. “Da sempre si aggirano in piazza con fare
                             ,
   tartufo sul piatto caldo
                                                           sospettoso, col prodotto ben nascosto e rivelato solo quando il
                                                           prezzo diventa interessante - raccontano i Montanaro - sono rivali
     il prodotto si reidrata                               durissimi tra di loro, commercianti senza scrupoli, gelosi di tutto:
      attraverso il calore e                il cane, le piste, i luoghi giusti. Pensa che il tartufo bianco si troverebbe ancora
      sprigiona il suo incon-               a dicembre inoltrato, ma con la prima neve tutti smettono. Perché? Semplice,
         fondibile aroma.
                                            sulla neve si vedono le tracce e i rivali potrebbero seguirti, individuare il tuo
                                            posto...”.
                                            Ma si può offrire alla modernità un prodotto garantito, costoso il giusto ma
                                            selezionatissimo, magari usando le tecnologie per allungargli la vita senza fal-
                                            sificazioni o ambiguità? Da questi presupposti parte la storia di Tartuflanghe,
                                            una di quelle vicende che sanno di Piemonte profondo, tra business e poesia:
                                           “Premesso che noi innanzitutto compriamo e vendiamo tartufi, freschi o trasfor-
                                            mati, in casa abbiamo la cultura del ristoratore. La nostra tecnologia è esclusi-
                                            vamente mirata a preservare il sapore naturale, veritiero, nel tempo. Semplice?
                                            Non sempre, ma senza compromessi”.
                                            Però il tartufo bianco - il ‘profumo che si mangia’ - come fa a resistere nel tem-
                                            po, senza tarocchi o finzioni, esattamente per quello che è? “Come per ogni
                                            altro prodotto occorre arrestare i batteri e si può fare solo in tre modi: toglien-
                                            dogli l’acqua, con la disidratazione, affamandoli, con la privazione d’ossigeno,
                                            uccidendoli, con la temperatura”. Il top di gamma della ricerca? “Senza dub-
                                            bio il nostro ‘noH2O’, marchio registrato, 100% di tartufo disidratato. Questo
                                            prodotto non contiene aromatizzanti e conservanti, è semplicemente privo di
                                            acqua e può essere utilizzato nelle medesime ricette che hanno per protagoni-
                                            sta il tartufo bianco fresco”.

                                                                                                                                   148
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Acqua di Tartufo Nero Pregiato
 (tuber Melanosporum): ottenuta per estra-
 zione diretta del tartufo stesso attraverso
   la cottura (durante la sterilizzazione, il
 tartufo rilascia parte della sua acqua), è un
succo molto concentrato che racchiude tutto il
     sapore intenso del tartufo invernale.
Ottimo come condimento, per la preparazione
          di sughi, salse e condimenti.

     E
                    come si fa? Paolo sorride, rivela poco, ma quel poco basta: “Il
                    nostro è un tartufo disidratato, dove andiamo a eliminare l’acqua
                    per sublimazione. Anzi non eliminiamo l’acqua, ma l’idrogeno
                    e l’ossigeno...”. Il profumo non se ne va anche lui? “No, è una
                    questione tecnica. Con la sublimazione il profumo resta, se faces-
                    simo evaporare l’acqua con altri sistemi - come si fa coi pomodori
                    secchi al sole, ad esempio - il profumo se ne andrebbe”.
      A odorare il prodotto - e a usarlo! - si ha l’impressione che i Montanaro ab-
      biano messo le mani, e il naso, sulla pietra filosofale; l’unica che ci può offrire
     ‘il profumo che si mangia’ 365 giorni l’anno. Volendo le benefiche alchimie
      non si fermano qui: perché il loro Perlage di Tartufo Nero (sferificato, per essere
      in tutto simile al caviale) sta conquistando il cuore di chef curiosi e innovativi.
      Se parliamo di prezzi e di mercato, l’occasione diventa propizia per togliersi
      qualche sassolino dalla scarpa: “Come va la stagione 2012? È partita malis-
      simo a causa del caldo. Con l’arrivo delle piogge le cose potrebbero migliorare
      a fine ottobre. I prezzi saranno conseguentemente alti, ma è il sistema fiscale
      a creare i maggiori danni sul cliente”. Come mai? “Presto detto. Se, ipotesi,
      paghiamo al trifolau il prodotto 2.000 Euro il chilo, lo rivendiamo a 3.600 ma,
      nelle nostre casse, non ne restano mai più di 300. Anche perché il tartufo non
      è considerato prodotto agricolo - come il porcino, che è altrettanto spontaneo
     - così subiamo un’imposizione fiscale del 21% anziché del 4%. Un danno ac-
      certato per il consumatore”.
      Alchimisti ambientalisti, poeticamente innamorati del ‘profumo che si mangia’,
      ma attenti e lucidi alle sfide del mercato. Se proprio qualcosa deve morire en-
      tro il 2030, lasciamo che sia il New York Times...
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
“Ho sempre guardato con sospetto i prodotti a base di tartufo, e mi sono sempre guardato
                                                                                                             bene dall’utilizzarli - spiega convinto Andrea Ferrero, chef del Bulgari di Milano - ma i
                                                                                                             test con in prodotti di Tartuflanghe si sono rivelati convincenti. Ho riscontrato ricerca

Andrea Ferrero
                                                                                                             all’avanguardia, attenzione e vero amore per il prodotto”. E adesso? “Cambiano le opzio-
                                                                                                             ni. Si può usare il tartufo dodici mesi l’anno senza tradire il consumatore”.
                                                                                                             Cosa ne pensi del tartufo Bianco disidratato noH2O? “Lo uso esattamente come il tartufo
                                                                                                             bianco fresco. Può andare bene nelle medesime preparazioni. Attualmente è in ricetta col

al Bulgari lo interpreta cosi                                                                                piccione, ma è solo un primo esperimento”. Hai provato tutta la gamma, cosa stuzzica
                                                                                                             maggiormente la tua creatività? “Sicuramente il Perlage, gustoso e divertente. Un caviale
                                                                                                             di tartufo assolutamente eclettico. Ce l’ho in carta tra gli antipasti con un carpaccio di
                                                                                                             baccalà, pane tostato di Altamura, olive nere, menta, acciughe, pinoli”.

Carpaccio di baccalà con pane croccante alle olive, menta, acciughe e pinoli

Per il baccalà con il pane

60 g di baccalà dissalato, 7 g di pane alle olive nere, citronette, aglio, 3 g di pinoli, sale maldon
10 ml di olio extravergine d’oliva                                                                          Per completare il piatto

Affettare il baccalà dissalato in fette finissime, condirle con citronette e disporle in un piatto ret-     5 g di Perlage di Tartufo Nero, 3 foglie di menta, 3 g di acciughe a pezzettoni
tangolare. Sfilacciare una pagnotta di pane alle olive e saltare la mollica in olio, sale e aglio, fino a
quando si secca e diventa dorata, quindi tamponare con carta assorbente e conservare in un luogo            Distribuire il pane e il Perlage di tartufo sul carpaccio di baccalà, aggiungere
asciutto. Fare tostare i pinoli in una padella a fuoco vivo e, una volta dorati, ritirarli dal fuoco e      le foglie di menta strappate con le mani, i pinoli, le acciughe a pezzi e il sale maldon.
conservarli.                                                                                                Infine, arricchire con un filo d’olio e servire.
                                                                                                                                                                                                          151
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Battuta alla piemontese
verdurine e sale al Tartufo Bianco

Per le verdurine                      Per la battuta

   1 carota                              80 g di carne di vitella piemontese
   1 daikon                              aceto balsamico bianco
   cetrioli                              20 ml di olio extravergine d’oliva
                                         sale al Tartufo Bianco
Affettare le verdure con l’aiuto di
una mandolina in modo da formare      Tagliare la carne a cubetti di circa
uno spessore di circa 1 mm, parar-    5 mm e condire con olio e sale al
le in modo da formare dei rettan-     tartufo. Disporre la carne con l’a-
goli di circa 2x13,5 cm. Sbianchire   iuto di un coppapasta in un piatto
separatamente le carote e il daikon   e stendere uniformemente in modo
in un brodo di vitella abbondante-    da formare un cerchio dal diametro
mente salato per circa 10 secondi e   di circa 8 cm e l’altezza di 1 cm.
raffreddare in acqua fredda. Tam-     Condire le verdure sbollentate con
ponare e riservare in frigo.          una vinaigrette di aceto balsamico
                                      bianco.

                                       Per completare il piatto
                                       Decorare con delle foglie di tatsoi.

                                                                               153
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Uovo al tartufo con insalata di cereali

Per l’insalata                                             Per l’uovo

   21 g di farro                                              1 uovo fresco
   50 g di orzo perlato                                       200 ml di succo di tartufo
   5 g di mostarda di Dijon
                                                           Cuocere l’uovo in acqua bollente
   6 g di pinoli tostati
                                                           per circa 2 minuti e mezzo, quindi
   2 g di uvetta                                           lasciare raffreddare per 30 minu-
   4 g di semi di zucca                                    ti, dopo di che passarlo al Roner
                                                           per 35 minuti a 64°C. Raffreddare.
   4 g di semi di girasole
                                                           Una volta freddo, sgusciare l’uovo
   2 g di acciughe                                         e tenerlo in immersione nel succo
   del Cantabrico tritate fini
                                                           di tartufo per una notte. Il giorno
   brodo di gallina                                        dopo, rigenerare l’uovo per circa
                                                           10 minuti nel Roner.
Cuocere farro e orzo in brodo di
gallina salato separatamente, la-
sciare raffreddare e aggiungere
tutti gli ingredienti. Conservare al
fresco.

 Per completare il piatto
 Fare una montagnetta di insalata di cereali al centro
 di un piatto rotondo, adagiarvi sopra l’uovo e servire.

                                                                                                 155
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
Piccione alla crema di topinambur e Tartufo
con giardiniera di shimeji e borretane

Per il piccione                           Per la crema di topinambur              Per la giardiniera

   1 piccione intero                         100 g di topinambur                     vino bianco
   sale, pepe                                latte, burro, sale                      aceto bianco
   grasso di anatra                                                                  pepe in grani, alloro, sale
                                          Bollire i topinambur nel latte; una
                                                                                     2 cipolline borretane
Disossare il piccione e dividerlo in      volta cotti e ben morbidi, passarli
                                          a Thermomix aggiungendo burro e            10 g di shimeji bianchi
quarti, trafilarne la pelle, quindi sa-
lare, pepare, mettere sottovuoto al       sale in modo da ottenere una cre-          10 g di shimeji marroni
100% e cuocere a 60°C per 30 mi-          ma liscia ma consistente.
                                                                                     olio extravergine d’oliva
nuti. Cuocere le cosce sottovuoto
in grasso d’anatra per 2 ore a 70°C.                                              Fare un bouillon con acqua, vino
Una volta cotto il piccione, rimuo-                                               bianco e aceto bianco, aggiun-
verlo dal sottovuoto e cuocere sulla                                              gendo pepe in grani, alloro e sale.
piastra la pelle fino a doratura e far                                            Bollire separatamente prima le ci-
riposare al caldo per alcuni minuti.                                              polline poi i funghi shimeji, fare
Rimuovere le cosce dal sottovuoto                                                 raffreddare e riservare. Condire la
e mantenerle calde sotto il pass nel                                              giardiniera ottenuta con olio d’oli-
grasso d’anatra.                                                                  va extravergine e conservare.

 Per completare il piatto
 fondo di piccione
 Tartufo Nero liofilizzato
 succo di Tartufo Nero

 Spalmare un po’ di crema di topinambur in un piatto rotondo,
 tagliare a metà per il lungo il petto di piccione e posizionarlo ai lati della
 crema aggiungendo la giardiniera. Far reidratare due fette di Tartufo nel
 suo succo e aggiungerle sopra le verdurine, quindi far riscaldare il fondo
 e versarne qualche goccia sul piccione.
                                                                                                                   157
Officina - Tartufo Il profumo che si mangia
CUCINI
                                                                        ITALIANO?
                                                                        L’Amo è un progetto di sostegno, promozione
                                                                        e valorizzazione del prodotto ittico italiano.
                                                                        L’Amo invita i produttori, trasformatori,
                                                                        distributori, ricercatori, giornalisti ed operatori
                                                                        ad ogni titolo interessati al settore di diventare
                                                                        partner del progetto entrando nella “rete”
                                                                        multimediale di collegamento tra tutti
                                                                        gli attori della filiera.
                                                                        I ristoratori partner del progetto saranno
                                                                        contattati per essere invitati a partecipare
                                                                        ad un gruppo di acquisto dove il prodotto ittico
                                                                        viene fornito direttamente da un consorzio
                                                                        di produttori.
                                                                        Ciò dovrebbe assicurare al ristoratore maggiori
                                                                        garanzie di freschezza, prodotto stagionale
                                                                        e mediterraneo, un prezzo nella media
                                                                        più vantaggioso (perché con meno passaggi)
                                                                        e, soprattutto, un supporto alla sopravvivenza
                                                                        della pesca italiana.
                                                                        Inoltre sarà portata avanti una importante
                                                                        campagna di promozione e comunicazione de L’Amo
                                                                        e dunque, tutti i partner coinvolti potranno
                                                                        farla propria, se di loro interesse così come
                                                                        potranno essere coinvolti in eventi ed attività
                                                                        correlate di cui saranno puntualmente informati.

                                                                        Sostieni L’Amo, diventane partner
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