A cosa serve il carcere? - Acri

Pagina creata da Enrico Natale
 
CONTINUA A LEGGERE
A cosa serve il carcere? - Acri
All’interno gli interventi di:

                                                                                                                                                                                      Gherardo Colombo

                                                                                                                                                                                    Giovanni Maria Flick

                                                                                                                                                                                        Patrizio Gonnella

                                                                                                                                                                                       Giuseppe Guzzetti

                                                                                                                                                                                            Mauro Palma
                                                                                                                      Periodico delle Fondazioni
                                                                                                                      di origine bancaria                                                    Lucia Votano

                                                                                                                      Mar - Apr 2021
               Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma
Mar-Apr 2021

                                                                                                                           A cosa serve il carcere?
Fondazioni

                                                                                                                                                   Lavoro, cultura, diritti
A cosa serve il carcere? - Acri
i deve essere una trasformazione

   C            del sistema carcerario, per dare
                pienezza e coscienza di uomo
                a chiunque, che per errore o
fatalità, ignoranza o istinto, si sia macchiato
di nefandezze e di colpe, ma è pur sempre
uomo con quegli elementari, seppur limitati,
diritti che le leggi umane gli assegnano e gli
riservano per tornare ad essere un giorno
uomo libero, lavoratore e cittadino.

                             Vincenzo Baldazzi
   partigiano delle Brigate Giustizia e Libertà
    "Bisogna aver visto", Rivista Il Ponte, 1949

                        1
A cosa serve il carcere? - Acri
Sommario                           Fondazioni                            mar - apr 2021

      Sommario
           4        La lezione di Cesare Beccaria
                    di Giorgio Righetti

                    Carcere: dalla punizione all'inclusione
       Editoriali   di Gherardo Colombo

                              Carcere, da extrema ratio

                                                                           6
                              a strumento abituale
                              di emarginazione
                              Intervista a Giovanni Maria Flick
                              Tre proposte di riforma
                              Intervista a Riccardo Arena
                              La detenzione si orienti al futuro          Carcere
                              Intervista a Mauro Palma
                              Ma fino adesso dove hai vissuto?
                              La forza rigenerativa del teatro
                              secondo Aniello Arena
                              Carcere: passaggio transitorio
                              o marchio indelebile?
                              Intervista a Patrizio Gonnella

                                                              Nella Casa del
                                                              dubbio non c'è spazio

     26
                                                              per i pregiudizi
                                                              Intervista a
                                                              Lucia Votano

                                                              Comunità e infanzia:
                                                              ecco il futuro
       Dialoghi                                               Intervista a
                                                              Giuseppe Guzzetti

                                        2
A cosa serve il carcere? - Acri
Sommario

Il nostro viaggio lungo la Penisola,
tra le associazioni territoriali
                                          30
di Fondazioni, arriva                       Speciale
nel Lazio e in Abruzzo                       Lazio e
                                            Abruzzo

                                            38
                                              Territori

                                       Dal dialogo costante con le
                                       comunità nascono progetti
                                       e sperimentazioni

    Tagli di
    Lucio Fontana
                                                                     48
                                                                     R'accolte

                                             3
A cosa serve il carcere? - Acri
Editoriali                                          Fondazioni                                           mar - apr 2021

La lezione di Cesare
Beccaria
di Giorgio Righetti
Direttore Generale Acri

 D          opo 257 anni dalla pubblicazione de “Dei
            delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, ci
            troviamo ancora a fare i conti con pulsioni
                                                                 giudiziario; cifre enormi che potrebbero forse essere
                                                                 meglio spese se in parte destinate a prevenire anziché
                                                                 curare. Pura retorica o utopia? Franco Basaglia, in un
“primitive”, sintetizzabili in espressioni quali: “But-          altro ambito, ha dimostrato di no!
tiamo la chiave”, “Condanne esemplari”, “Prescrizio-             E ancora: "Il fine dunque non è altro che d'impedire il
ne = impunità”, “Costruiamo più carceri”. E si potreb-           reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere
be continuare.                                                   gli altri dal farne uguali". È il tema dell’azione educa-
Una sommaria, e inevitabilmente superficiale, rica-              tiva e rieducativa della pena. Educativa, nel senso che
pitolazione di alcuni punti essenziali di quella opera,          funge da deterrente al commettere reati. Rieducativa,
potrebbe aiutarci a riorientare il nostro pensiero.              per il reinserimento nella società del reo affinché non
“È meglio prevenire i delitti che punirgli. Questo è il          commetta altri reati; in tal senso, le cosiddette “pene
fine principale d’ogni buona legislazione, che è l’arte          alternative” possono rappresentare un efficace stru-
di condurre gli uomini al massimo di felicità o al mi-           mento. La recente dichiarazione della Guardasigilli
nimo d’infelicità possibile”. Il carcere è un intervento         Marta Cartabia va in questa direzione: “Penso che sia
“a valle”, dopo che il reato è avvenuto. Conviene inter-         opportuna una seria riflessione sul sistema sanzio-
venire “a monte”, prevenendo i delitti. E Cesare Bec-            natorio penale che… ci orienti verso il superamento
caria ci dà qualche indicazione sul come: “Fate che le           dell'idea del carcere… La certezza della pena non è la
leggi siano chiare, semplici, e che tutta la forza della         certezza del carcere, che per gli effetti desocializzan-
nazione sia condensata a difenderle, e nessuna parte             ti che comporta deve essere invocato quale extrema
di essa sia impiegata a distruggerle” e “… il più sicu-          ratio". E infine, tornando a Beccaria: “Quanto la pena
ro ma più difficile mezzo di prevenire i delitti… l’e-           sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella
ducazione…” (ai “suggerimenti” di Cesare Beccaria,               sarà tanto più giusta e tanto più utile”. Le recenti nor-
dovremmo in verità aggiungere anche una maggio-                  me sulla prescrizione, che ne dilatano la durata, vanno
re giustizia sociale e servizi di welfare più efficaci).         invece nella direzione opposta. Di nuovo, invece che
Semplicità delle leggi ed educazione, due strumen-               agire “a monte”, eliminando gli ostacoli che rendono
ti apparentemente ovvi, della cui efficacia nessuno              i nostri processi infiniti, si interviene “a valle”, legitti-
potrebbe dubitare: chi inneggerebbe, infatti, a leggi            mando una durata infinita del processo stesso. D’al-
complicate o all’indebolimento dei processi educati-             tronde, molti di questi temi sono efficacemente trat-
vi? Eppure, oggi ci troviamo con una proliferazione              tati nella nostra Costituzione. “Le pene non possono
di leggi complicate, tra le quali è difficile districarsi,       consistere in trattamenti contrari al senso di umanità
e ci troviamo con un sistema educativo fragile, che              e devono tendere alla rieducazione del condannato”
lascia indietro tanti, troppi minori. La prevenzione             (art. 27, comma 3). E ancora: “La giurisdizione si at-
conviene, per garantire una società con meno dolori,             tua mediante il giusto processo regolato dalla legge…
se non più felice. E conviene anche, pragmaticamen-              (che) ne assicura la ragionevole durata” (art. 111, cc. 1
te parlando, perché costa meno: si stima, infatti, che           e 2). I nostri padri costituenti, quindi, avevano impara-
il solo nostro sistema carcerario costi circa 3 miliardi         to la lezione di Cesare Beccaria. A noi la responsabilità
di euro all’anno, senza considerare i costi del sistema          di darne più compiuta attuazione

                                                             4
A cosa serve il carcere? - Acri
Editoriali

                                        Carcere:
                                        dalla punizione
                                        all'inclusione
                                        di Gherardo Colombo
                                        Giurista e scrittore

  I         n Italia è molto diffusa
            la cultura secondo la
            quale è giusto che chi
                                        Se tutte le persone
                                        sono degne,
                                                                                 68% di coloro che lo hanno subito
                                                                                 vi fanno ritorno, mentre il tasso di
                                                                                 recidiva per coloro che sono stati
ha agito il male, ha commesso un        indipendentemente dalle                  sottoposti a misure alternative alla
reato, sia retribuito con il male.      condizioni personali e                   detenzione è decisamente infe-
Credo sia questa la causa ultima        sociali, lo sono anche                   riore. Se dunque si osservasse
che determina le condizioni di vita                                              compiutamente l’ordinamento
                                        i detenuti, ai quali
dei detenuti: se chi sbaglia deve                                                penitenziario, rendendolo an-
                                        conseguentemente
pagare subendo il male, il carcere                                               cor più inclusivo (come previsto
                                        vanno garantiti i diritti
è organizzato in modo che chi vi è                                               dalla legge delega del 2017, che
rinchiuso soffra. Sono eccezione        fondamentali                             non ha trovato se non parzialissi-
gli istituti penitenziari nei quali                                              me realizzazioni), se si favorisse
sia garantito lo spazio vitale (in                                               l’accesso alle misure alternative
senso proprio), sia data una reale      la Costituzione non adotta l’idea        alla detenzione, e il carcere (reso
possibilità di curare l’igiene per-     della pena come retribuzione: si         umano e indirizzato al recupero
sonale e dove la tutela della salute    tratta di una conseguenza ovvia,         della capacità di stare con gli al-
non soffra eccezioni. L’affettività è   evidente, del principio stabilito        tri) diventasse davvero l’extrema
generalmente negata. I detenuti         dall’articolo 3: “Tutti i cittadini      ratio per chi sia pericoloso, e sol-
passano gran parte del loro tempo       hanno pari dignità sociale e sono        tanto finché duri la pericolosità, ci
costretti in una cella (meno di 12      eguali davanti alla legge senza          guadagnerebbe anche la sicurez-
metri quadri, comprensivi del “ba-      distinzione di sesso, di razza, di       za dei cittadini. Perché succeda è
gno”, spesso per quattro persone),      lingua, di religione, di opinioni        necessario lavorare sulla cultura e
senza che sia dedicata particolare      politiche, di condizioni personali       sull’educazione, rendendosi con-
cura al trattamento di riabilitazio-    e sociali”. Se tutte le persone sono     to che il carcere è anche l’esaspe-
ne, alla quale la pena dovrebbe         degne, indipendentemente – tra           razione del “ti punisco così impa-
tendere, secondo la nostra Costi-       l’altro – dalle condizioni personali     ri” applicato spesso in famiglia e
tuzione. La realtà di fatto è molto     e sociali, lo sono anche i detenuti,     nella scuola. Perché la scuola – per
lontana dal coincidere con le pre-      ai quali conseguentemente vanno          esempio – possa insegnare ai gio-
scrizioni dell’articolo 27, secondo     garantiti i diritti fondamentali (art.   vani che è fondamentale ricono-
il quale “Le pene non possano           2) che non confliggano con la tu-        scere la dignità altrui, in qualsiasi
consistere in trattamenti contrari      tela della collettività. La nostra       caso, anche di coloro che hanno
al senso di umanità”. In che cosa       Carta Fondamentale attribuisce           commesso un reato, è necessario
consiste il senso di umanità? For-      alla giustizia il senso che la perva-    che la scuola stessa diventi meno
se ce ne dà un indizio l’art.13 che,    de tutta, la tensione all’inclusione     escludente e che chi ci lavora pra-
nel penultimo capoverso, stabi-         e al superamento del conflitto. Fa       tichi, e mostri che pratica, la cul-
lisce che “è punita ogni violenza       l’opposto di quel che fa il carcere,     tura del riconoscimento dell’altro.
fisica e morale sulle persone co-       permeato della cultura dell’esclu-       Non si tratta di un percorso breve,
munque sottoposte a restrizioni         sione, che crea rancore e perpe-         ma non esistono, a mio parere, al-
di libertà”. Vediamo, dunque, che       tua il conflitto. Col risultato che il   ternative

                                                          5
A cosa serve il carcere? - Acri
Carcere                                             Fondazioni                                     mar - apr 2021

Il senso della pena
                   n paio d’anni fa,     di tutto il viaggio è stato vedere      di una sentenza, si trova privato

     U             la Corte Costitu-
                   zionale ha orga-
                   nizzato un’ine-
                                         ed ascoltare i ragazzi, emozio-
                                         natissimi, leggere ad alta voce i
                                         brani della Costituzione, dopo i
                                                                                 della libertà personale per una
                                                                                 fase della sua vita, sembra di col-
                                                                                 po perdere alcuni dei suoi diritti
dita iniziativa dal titolo “Viaggio      discorsi ufficiali delle istituzioni.   fondamentali: il diritto di vivere
nelle Carceri”. Per alcuni mesi, i       Sentir pronunciare le parole che        in maniera dignitosa, di coltivare
giudici costituzionali hanno visi-       compongono le fondamenta del-           i propri affetti, di studiare, di la-
tato gli istituti di pena italiani, da   la nostra Repubblica, da giovani        vorare. Le condizioni in cui oggi
San Vittore a Nisida, da Rebibbia        in condizione di privazione della       vivono la maggior parte dei dete-
a Secondigliano, incontrando i           libertà, ribadisce il valore intatto    nuti, di fatto, precludono qualsi-
detenuti, conversando con loro           e attualissimo di un testo visio-       asi prospettiva di rieducazione e
e, insieme a loro, visitando le cel-     nario, la cui conoscenza e appli-       di reinserimento nella società e,
le e gli spazi di vita quotidiana        cazione, spesso mancata, deve           dunque, vanno in senso contrario
all’interno delle carceri. I giudici     fungere da monito e da guida per        al mandato dei padri costituenti.
hanno spiegato i fondamenti del-         tutti.                                  Esistono esperienze che tentano
la Carta e hanno risposto alle do-       Le parole della Carta sono ri-          di mitigare questo triste scenario
mande dei detenuti. L’iniziativa si      chiamate da quasi tutti gli inter-      – e che racconteremo nelle pagine
può rivivere attraverso un intenso       locutori che abbiamo coinvolto          che seguono – ma occorre ripen-
documentario realizzato dalla Rai,       in questo numero di Fondazioni.         sare il senso di giustizia e il ruolo
che ha accompagnato alcune tap-          Parlando dell’attuale condizione        che il Paese intende attribuire al
pe di questo percorso.                   carceraria italiana, risulta quasi      carcere, tenendo come monito la
Il viaggio nelle carceri si è con-       imprescindibile ripartire dalla         nostra Carta costituzionale.
cluso a Roma, nel Palazzo sede           visione che ebbero i padri costi-       «Vengo da Nisida, non sono mai
della Consulta, con una cerimo-          tuenti dopo vent’anni di dittatura,     uscito da Napoli e ora vado a
nia molto particolare. I ragazzi         e dalla funzione rieducativa che        Roma a leggere la Costituzione!»
detenuti nel carcere minorile di         essi intesero affidare al carcere,      esclama orgoglioso un ragazzo in
Nisida di Napoli hanno cucina-           con lo scopo primo di accompa-          viaggio verso la Capitale, ripreso
to e mangiato insieme ai giudici         gnare i detenuti verso la riammis-      in una scena del documentario.
e alle altre autorità istituzionali.     sione nella società.                    Nonostante la condizione di pri-
Ma il mangiare assieme, che già          Nonostante gli sforzi compiuti          vazione di libertà, il ragazzo è
di per sé ha un altissimo valore         negli ultimi anni, è evidente che       orgoglioso, perché riscopre – o
simbolico e umano di condivisio-         lo scenario delle carceri italiane      scopre per la prima volta – che,
ne, non è stato il culmine della         è ben lontano da quello immagi-         nonostante sia detenuto, man-
mattinata. Il momento più alto           nato nel 1948. Sovraffollamento,        tiene il proprio diritto di cittadi-
                                         condizioni di vita non sempre           nanza, la propria dignità e la pro-
                                         dignitose, edifici fatiscenti e         spettiva di un futuro più roseo.
Nonostante gli sforzi                    mancanza di programmi riedu-            Nonostante abbia commesso un
compiuti negli ultimi anni,              cativi caratterizzano gran parte        reato, può leggere ad alta voce la
è evidente che lo scenario               degli istituti di pena del Paese.       Costituzione italiana e le più alte
delle carceri italiane è                 E la pandemia ha reso ancora            istituzioni dello Stato lo stanno ad
ben lontano da quello                    più evidente l’insostenibilità di       ascoltare. Questo è il senso della
immaginato nel 1948                      questa situazione. Oggi, quando         pena che, forse, dovremmo smet-
                                         un cittadino italiano, a seguito        tere di dimenticare
©AntoinetteW, shutterstock

                                                          6
A cosa serve il carcere? - Acri
I volti della sostenibilità

                              7
A cosa serve il carcere? - Acri
Carcere                                         Fondazioni                                        mar - apr 2021

Carcere, da extrema ratio
a strumento abituale di
emarginazione
Intervista a Giovanni Maria Flick

  G         iovanni Maria Flick è un giurista, ex
            ministro della Giustizia, ex presiden-
            te della Corte Costituzionale e profes-
sore emerito di Diritto penale. Abbiamo ascoltato
le sue idee sul sistema carcerario.

   Professor Flick, in diversi contributi ha af-
fermato che quello del carcere è un modello da
superare, perché?
Perché, appunto, è un modello “superato”. Stori-
camente il carcere nacque come strumento per
emarginare o espellere dalla società e dalla vita
collettiva i “diversi” (asociali, vagabondi, persone
che la pensano in modo diverso o che non accet-                              Giovanni Maria Flick
tano, in tutto o in parte, le regole di convivenza…).
Questo significato è ritornato di attualità quando           libertà personale come pena. Intendo cioè riferirmi
sia le ragioni di diritto sia, soprattutto, le ragioni       agli aspetti di pari dignità sociale e di rispetto dei
di fatto (le condizioni in cui si vive la reclusione)        diritti inviolabili previsti dagli articoli 2 e 3 della
hanno cancellato la possibilità di salvaguardare i           Costituzione, che sono il campo in cui deve cresce-
“residui di libertà” (definiti tali dalla Corte costi-       re l’articolo 27 della Carta: gli obiettivi di tendenza
tuzionale), che debbono comunque essere rispet-              alla rieducazione e di rispetto del senso di umani-
tati e che sono compatibili con la privazione della          tà nei confronti del condannato. È un controsen-
                                                             so la pretesa di rieducare alla libertà una persona
                                                             privandola della libertà. Sono possibili altre forme
                                                             di pena, come le cosiddette pene accessorie, ad
È un controsenso la pretesa di                               esempio l’interdizione, la limitazione delle attività
rieducare alla libertà una persona                           professionali attraverso cui si è commesso il reato;
privandola della libertà.                                    l’imposizione di lavori socialmente utili o di servi-
Sono possibili altre forme di                                zi alla collettività, che non devono però diventare
pena, come le pene accessorie,                               forme di servitù coatta. Aggiungo che nella Costitu-
ad esempio l’interdizione,                                   zione non viene citata esclusivamente la pena del-
la limitazione delle attività                                la reclusione ma si parla, al plurale, di “pene”, che
professionali attraverso cui si è                            “non possono consistere in trattamenti contrari al
commesso il reato; l’imposizione                             senso di umanità”. Per questo, l’Italia è stata con-
di lavori socialmente utili o di                             dannata almeno due volte dalla Corte Europea dei
servizi alla collettività, che non                           Diritti dell’Uomo, con riferimento alle condizioni
devono però diventare forme di                               di fatto (in realtà strutturali) del sovraffollamento
servitù coatta                                               nelle carceri.

                                                         8
A cosa serve il carcere? - Acri
Carcere

   Come il carcere può adempiere in maniera più
efficiente alla funzione rieducativa che gli viene          Il carcere è spesso un’ottima scuola di
riconosciuta nell’art.27 della Costituzione?                specializzazione nella capacità di
In primo luogo, occorre evitare di trasformare il           commettere reati, piuttosto che una scuola
carcere da extrema ratio a strumento abituale di            valida per rieducare alla responsabilità
separazione ed emarginazione dei “diversi” di               e al rapporto con l’esterno
vario tipo. D’altra parte, la Corte costituzionale
ha più volte ricordato che tra le molteplici finalità
della pena vi è al primo posto la tendenza alla rie-        cessario che i detenuti vengano guidati alla com-
ducazione, rispetto alle finalità di prevenzione e a        prensione della realtà esterna e al modo in cui ci
quelle di cosiddetta “retribuzione” (la vendetta di         si augura che essi possano e debbano rientrarci.
Stato con cui si cerca di evitare la vendetta priva-        È importante però, altresì, che anche il mondo
ta dei parenti della vittima, della stessa vittima o        esterno conosca il mondo interno al carcere e la
del suo clan). Il problema è, peraltro, non solo di         funzione che esso ricopre.
rieducare (finalità che si sta cercando di concre-
tizzare attraverso percorsi d’istruzione e l’iscri-            Dai dati sul tasso di recidiva emerge che il
zione all’università in carcere), ma è formare alla         68,45% di coloro che scontano la pena in carce-
responsabilità e ricostruire il rapporto dell’autore        re vi fanno ritorno, mentre solo il 19% di colo-
del reato con le vittime.                                   ro che scontano la pena con misure alternative
                                                            alla detenzione rientrano. È un dato emerso da
   A tal proposito, recentemente ha parlato di              anni, perché allora il percorso di ripensamen-
“responsabilizzazione” del detenuto più che di              to del modello e del ruolo del carcere non ha
“rieducazione”. Ci può spiegare meglio cosa                 subito un’accelerazione?
intende?                                                    Conosco quei numeri e, pur considerando l’ap-
La storia della pena ha registrato, in primo luogo,         prossimazione delle valutazioni statistiche di
la prevalenza della funzione punitiva- retributiva;         questo tipo, condivido la riflessione: il carcere è
in secondo luogo, quella soddisfattoria del risarci-        spesso un’ottima scuola di specializzazione nella
mento del danno allo Stato e alle vittime; infine, il       capacità di commettere reati, piuttosto che una
reinserimento sociale attraverso la tendenza alla           scuola valida per rieducare alla responsabilità e
rieducazione. Nei tempi attuali mi sembra im-               al rapporto con l’esterno. Da ciò, la riflessione
portante la prospettiva, che fa fatica ad affermar-         sulle cosiddette misure alternative (permessi pre-
si, della responsabilizzazione, che comprende la            mi, affidamento ai servizi sociali, detenzione do-
rieducazione, ma ha un significato più ampio: la            miciliare), che non sono strumenti di deflazione o
giustizia riparativa, il tipo di giustizia adottata,        di sfollamento del carcere, ma elementi essenzia-
per esempio, in Sud Africa dopo il superamento              li per il trattamento e il percorso del soggetto de-
dell’apartheid (almeno in teoria). Ciò significa            tenuto verso il ritorno in libertà. Ciò spiega anche
cercare di ricostruire un rapporto tra il colpevole         la differenza di recidiva tra chi sconta la pena con
e le vittime, in cui il primo prenda coscienza della        pene alternative alla detenzione e chi la sconta
sua responsabilità e del male arrecato.                     in un carcere. Aggiungo, inoltre, che mi sembra
                                                            profondamente sbagliata la linea di condizionare
   La cultura può essere uno strumento per                  l’accesso alle misure alternativa a una forma di
cambiare la percezione del carcere maggior-                 collaborazione con la giustizia, come venne sta-
mente diffusa a livello sociale?                            bilito nel 1992 dopo le stragi di Via d’Amelio e di
La cultura può essere uno strumento per supe-               Capaci. Si trattava di una decisione presa in un
rare questa percezione, innanzitutto attraverso             momento certamente emergenziale, ma che non
le iniziative culturali di vario genere che hanno           può, oggi, diventare ostacolo insormontabile alle
cominciato a maturare nel carcere, in particolar            misure alternative, superabile solo con la spinta
modo la possibilità di poter seguire un percorso            alla collaborazione.
scolastico o accademico. In secondo luogo, è ne-            È questo il tema sul quale la Corte costituzionale

                                                        9
Carcere                                                                  Fondazioni                                  mar - apr 2021

                                                                                  ricoloso a causa della sua aggressività. Si tratta
Non basta costruire un carcere,                                                   di un’opinione contraria al pensiero che sotten-
bisogna riempirlo con                                                             de la politica di costruzione delle nuove carceri
personale, iniziative, con                                                        proposta come rimedio e come garanzia (illuso-
percorsi di formazione                                                            ria) di sicurezza per la società, e basata su appel-
scolastica e professionale,                                                       li strumentali, e in parte politici, ad un sistema
con un trattamento specifico                                                      più duro di reclusione. Non basta infatti costrui-
dei detenuti, che rispetti                                                        re un carcere, bisogna riempirlo con personale,
la privacy e il principio di                                                      iniziative, con percorsi di formazione scolastica
pari dignità sociale                                                              e professionale, con un trattamento specifico
                                                                                  dei detenuti, che rispetti la privacy e il principio
                                                                                  di pari dignità sociale. Anche i condannati che
dovrà deliberare prossimamente, sul cosiddetto                                    hanno commesso il peggior delitto ne hanno il
“ergastolo ostativo", nel quale la possibilità di                                 diritto. Per un sistema di reclusione di questo
verificare il distacco dalla posizione preceden-                                  genere occorre però portare avanti percorsi cul-
te e, quindi, l’effettivo ravvedimento è affidato                                 turali all’interno della società e dell’opinione
esclusivamente alla collaborazione, che difficil-                                 pubblica, capaci di superare le usuali e diffuse
mente in questo modo può essere considerata                                       opinioni sul carcere che stigmatizzano la peri-
volontaria. Si può dunque comprendere il per-                                     colosità delle misure alternative, considerandole
ché le misure alternative abbiano subito un ral-                                  un rischio per ulteriori reati.
lentamento, perché sono considerate strumenti
di sfollamento e non componenti essenziali per                                       Crede ci sia bisogno di un maggiore accom-
l’esecuzione della pena.                                                          pagnamento del detenuto una volta uscito dal
                                                                                  carcere, per sostenerlo nella fase di reintegra-
   Nel carcere dovrebbero essere attivati più                                     zione sociale?
percorsi formativi, ludici e ricreativi, ma an-                                   Certamente, per una ragione quantomeno di
che professionali, per non dimenticare diritti                                    uguaglianza, occorre che anche chi non ha una
e dignità dei detenuti?                                                           casa possa usufruire delle misure alternative, che
Come esplicitato precedentemente, parto dal                                       si realizzano con l’uscita dal carcere. Lasciare chi
considerare difficoltoso vedere nella privazione                                  esce abbandonato a sé stesso, perché si “arrangi”
della libertà uno strumento di educare alla liber-                                è uno degli ingredienti principali per favorire il
tà, e dall’idea che si debba ricorrere al carcere                                 suo rientro in carcere
solo come pena di extrema ratio, per chi sia pe-                                                                                         Carcere di Secondigliano (Na) ©Katia Ancona per Next New Media e Antigone

Foto tratta da ©Facebook Architecture & Design, Les Voyageurs di Bruno
Catalano
                                                                             10
Carcere

Tre proposte di riforma
Intervista a Riccardo Arena, curatore di Radio Carcere

  R        iccardo Arena cura Radio Carcere, una
           rubrica che va in onda su Radio Radicale
           ogni martedì e giovedì, alle ore 21. Il pro-
gramma nasce dalla volontà di dare costanza all’infor-
mazione sul processo penale e sulla detenzione.

  Cosa è per lei il carcere?
È un drammatico paradigma, che dimostra un cedi-
mento dello Stato di diritto.

   In che senso?
                                                                                     Riccardo Arena
Nel senso che proprio in quei luoghi come le carceri,
dove si viene rinchiusi per aver violato la legge, spesso
la legge dello Stato è violata e regna l’arbitrio che di-            Come si supera il carcere?
venta quotidiano abbandono della persona detenuta.                Credo che occorra pensare a nuovi e diversi modelli
                                                                  detentivi. Oggi abbiamo tante vecchie galere che sono
   Una grave anomalia?                                            del tutto inadeguate. Poi abbiamo costosissime carce-
Certo! Un’anomalia che, non solo tradisce una delle fi-           ri nuove, che sono una la copia dell’altra e dove la de-
nalità costituzionali della pena, ma che mina la nostra           tenzione resta, appunto, un tempo sospeso. Ed infine
sicurezza. Oggi, infatti, la maggior parte delle persone          abbiamo pochissime strutture che funzionano, nate
detenute esce dal carcere peggiore e non migliore ri-             come esperimenti, ma che da anni restano tali… Come
spetto a quando sono entrate. E questo perché in car-             dire in Italia ciò che funziona resta un esperimento!
cere si vive nell’ozio forzato, perchè la pena è diven-
tata un tempo sospeso, a volte disperazione e non un                 Che fare allora?
tempo utile per cambiare vita. Un tempo sospeso che               Spendendo in modo sensato i fondi del Recovery
è anche costoso per lo Stato.                                     Fund, si dovrebbero mettere a regime quei pochi
                                                                  modelli detentivi virtuosi e allo stesso tempo, servi-
  Perché costoso?                                                 rebbe un approccio dinamico e non statico. Ovvero,
Perchè spendiamo quasi 3 miliardi di euro all’anno                pensare a strutture diverse tra loro a seconda della
per mantenere il degrado, per produrre criminalità e              tipologia della persona detenuta.
non sicurezza.
                                                                     Ad esempio?
   La Ministra Cartabia ha dichiarato che il carcere              Strutture focalizzate sulla formazione e sul lavoro,
deve essere invocato in extrema ratio, cosa ne pen-               strutture specializzate per seguire persone tossico-
sa di questa posizione?                                           dipendenti e una sorta di “alberghi sicuri” per chi è
È la giusta prospettiva. Ma per tradurla in realtà credo          sottoposto a misura cautelare e non è pericoloso.
si debba intervenire su tre aspetti. Innanzitutto, intro-
durre il cosiddetto “numero chiuso per le carceri”, ov-              Questa pandemia ha cambiato il carcere daco-
vero stabilire per legge che la capienza regolamentare            me lo conoscevamo?
di un penitenziario non può essere mai superata. Inol-            Il Covid poteva, e credo doveva, essere un’opportu-
tre, razionalizzare il sistema sanzionatorio. Infine, for-        nità per capire e affrontare tante problematiche che
nire al giudice di primo grado pene diverse da quella             affliggono le carceri. Così non è stato, ma guai a per-
detentiva, comprese le misure alternative.                        dere la speranza!

                                                             11
Carcere                                       Fondazioni                                       mar - apr 2021

La detenzione
si orienti al futuro
Intervista a Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti dei detenuti

 M            ai come in questo periodo di emer-
              genza sanitaria, le carceri italiane
              sono state nell’occhio del ciclone.
                                                            soltanto tempo sottratto.

                                                               In alcuni casi la criminalità è frutto di vul-
Il problema del sovraffollamento, unito alla ca-            nerabilità sociale. Secondo il suo punto di vi-
pienza esigua degli spazi per garantire il distan-          sta, in Italia, la vulnerabilità sociale è affidata
ziamento sociale, ha acceso i riflettori su quella          al carcere?
nube, difficile da diradare, che avvolge da sempre          Io non dico che la criminalità sia frutto della vul-
il tema delicato dei diritti dei detenuti. Ne abbia-        nerabilità sociale. Ciò nonostante, la vulnerabi-
mo parlato con Mauro Palma, il Garante nazio-               lità sociale, che nel sistema attuale è particolar-
nale dei diritti delle persone private della libertà        mente accentuata anche per la riduzione di altri
personale.                                                  luoghi dove si possano dirimere i conflitti sociali,
                                                            espone al rischio della commissione del reato.
   Cesare Beccaria sosteneva l’importanza di                Tuttavia, è anche vero che il commettere un reato
garantire nelle carceri la dignità umana anche              è sempre un fatto soggettivo e non va negata la
per lo scopo “rieducativo” della detenzione                 responsabilità del soggetto che lo compie. Cer-
stessa. Lei crede che il carcere italiano di oggi           tamente questo discorso mette in gioco il ruolo
assicuri la dignità del detenuto? Riesce ad as-             sussidiario che il diritto penale dovrebbe avere: il
solvere alla sua missione rieducativa?                      diritto penale dovrebbe essere una misura estre-
Ancora prima di Cesare Beccaria, già filosofi               ma, invece, in Italia, c’è una tendenza a interveni-
come Platone e Protagora, sostenevano che la                re in prima istanza con lo strumento penale.
pena dovesse guardare al futuro perché tanto il
male fatto non può essere mia sanato. E allora                 In Italia, il lavoro della polizia penitenziaria è
è bene che, in qualche modo, vi sia, da un lato,            sottovalutato? Lei crede che queste figure profes-
il riconoscimento del male che si è commesso e              sionali siano in grado di sostenere situazioni com-
del responsabile (ed è questo è il valore del sen-          plesse dal punto di vista psicologico e sociale?
tenziare), e dall’altro lato, lo sguardo progettuale
che non si limita all’oggi e alla chiusura, ma che
guardi anche al domani e alla possibilità di un
reintegro. Tuttavia ritengo che, questa prospetti-
va, il carcere attuale, l’abbia persa di vista. Oggi
non c’è una missione complessiva rispetto alla fi-
nalità della pena e, anche laddove si attivino pro-
getti per migliorare le condizioni materiali delle
persone detenute, si manifesta questa assenza
di una linea dato che il carcere già parte da una
contraddizione insista che è quella del “socializ-
zare desocializzando”, ritengo che sia necessario
investire molto se si vuole effettivamente dare al
dettato costituzionale della rieducazione, un si-
gnificato sociale di reinserimento. Altrimenti è                               Mauro Palma

                                                       12
Carcere

Io penso che in Italia il lavoro della polizia        di 65mila detenuti, sono stati attuati una serie di
penitenziaria sia estremamente sottovalutato.         provvedimenti e di reimpostazioni per modifica-
Credo, inoltre, che questa sottovalutazione si        re la situazione. Ben presto i numeri sono scesi
riscontri in vari aspetti: il lavoro della polizia    (da 65mila a 52mila) e il Comitato di Strasburgo,
penitenziaria durante l’emergenza sanitaria           che vigilia sull’effettiva esecuzione delle senten-
non è stato considerato sufficientemente. La          ze della Corte, si è ritenuto soddisfatto di ciò che
polizia penitenziaria, invece, è riuscita a esse-     l’Italia aveva messo in campo. Le azioni non sono
re presente in luoghi molto difficili da gestire,     state solo deflattive, ma anche di cambiamento d’
mantenendo un rapporto diretto con le perso-          impostazione della vita interna al carcere. Dopo
ne detenute. Inoltre, questo ruolo è sottovalu-       questa fase, negli ultimi tempi, complice un ven-
tato nel linguaggio: si parla di “guardie car-        to interpretativo che ha modificato il modo di
cerarie”, di “secondini”, tutti termini riferibili    guardare questi problemi di marginalità sociale,
a un linguaggio arcaico, che non appartiene           i numeri sono tornati a salire e si è nuovamente
affatto alla professionalità di uomini e donne        giunti a 61mila persone detenute, quasi lo stesso
che lavorano in questo settore. Poi questa ca-        valore verificato quando l’Italia era stata condan-
tegoria non è valorizzata neanche dall’istitu-        nata. È anche vero che, in seguito al lockdown,
zione stessa nell’ambito formativo: il centrare       c’è stata una riduzione considerevole di ingressi
la formazione sempre più secondo una dire-            e si è prestata maggiore attenzione a scegliere la
zione “tosta”, esclusivamente in riferimento          pea del carcere laddove fosse strettamente neces-
alle armi e alla sicurezza, non lascia modo di        sario. Tuttavia, queste scelte sono state oggetto
capire che, chi svolge questo ruolo, è chiama-        di polemiche e di campagne di respingimento
to a “leggere” le dinamiche tra le persone. E         perchè, oggi, il carcere continua ad essere mol-
quest’ultimo è un aspetto fondamentale per la         to denso e la necessità di isolamento, quando si
protezione delle persone e di se stessi. Infi-        riscontrano casi positivi al Covid, non è sempre
ne, ritengo che anche coloro che “difendono”          consentita. Detto questo, ritengo che centralizza-
i comportamenti negativi di pochi soggetti            re il dibattito del carcere al solo tema dell’affolla-
appartenenti alla categoria della polizia peni-       mento, sia comunque una visuale miope.
tenziaria che non rispettano la dignità e l’in-
tegrità delle persone a loro affidate, in realtà         Al termine della pena detentiva, un ex dete-
offendono gravemente la categoria.                    nuto si ritrova “di colpo” in una società in cui
                                                      deve reinserirsi e spesso scontrarsi con pregiu-
   L’epidemia di Coronavirus ha trovato ter-          dizi. Lei pensa che lo Stato debba fare qualcosa
reno fertile nelle carceri a causa del problema       di più per chi esce dal carcere? È prevista qual-
del sovraffollamento: lei crede che questa si-        che forma di accompagnamento e di sostegno?
tuazione sia stata per troppo tempo sottovalu-        Quello che descrive lei è il sistema di probation,
tata? In quali condizioni versava il sistema car-     attuato in diversi Paesi. Si tratta di un meccani-
cerario quando è arrivata l’epidemia?                 smo che non solo prevede un accompagnamento
Dopo la condanna del 2013 da parte della Cor-         alla fine del periodo di detenzione, ma offre an-
te di Strasburgo ai danni del sistema carcerario      che supporto e controllo, conclusa la pena all’ex
italiano, quando il nostro Paese era giunto a più     detenuto. Su questo, ritengo che il supporto non
                                                      sia compito esclusivo dello Stato, ma anche della
                                                      rete dei servizi sociali dei territori. Credo anche
Il carcere dovrebbe avere                             che, in questa fase, non sia necessario solo l’ac-
uno sguardo progettuale                               compagnamento, ma anche il controllo, perché
che non si limita all’oggi                            bisogna tener presente che la recidiva nel no-
e alla chiusura, ma che                               stro Paese è molto elevata e che la criminalità è
guardi anche al domani                                viva quindi il reinserimento controllato assolu-
e alla possibilità                                    tamente necessario
un reintegro

                                                     13
Carcere                                           Fondazioni                                                     mar - apr 2021

Per Aspera                                                                                 Enrico Casale,
                                                                                           regista della
ad Astra                                                                                   Compagnia degli
                                                                                           Scarti - La Spezia
"P           er Aspera ad Astra - Come riconfigu-

                                                                                                                                        Foto in alto di ©Associazione culturale Gli Scarti
             rare il carcere attraverso la cultura e
             la bellezza” è un progetto promosso
da Acri e sostenuto da 10 Fondazioni associate,
che da 3 anni coinvolge circa 250 detenuti, di 12
carceri italiane, in percorsi di formazione artisti-
ca e professionale nei mestieri del teatro: attori
e drammaturghi, ma anche scenografi, costumi-
sti, truccatori, fonici e addetti alle luci. L’iniziati-
va è nata dall’esperienza ultra trentennale della
Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata                                              È come la piantina che cresce
dal drammaturgo e regista Armando Punzo, che                                               tra le crepe di un parcheggio
ha consolidato un patrimonio di buone pratiche,                                            cementificato: non può che stupirci.
diffuse in altre carceri d’Italia. Ad alimentare e                                         La Compagnia degli Scarti lavora
portare avanti Per Aspera ad Astra c’è un’inedita                                          da sempre con le categorie sociali
comunità, ognuno con un diverso ruolo: Fonda-                                              a rischio di emarginazione, perché
zioni di origine bancaria, compagnie teatrali che                                          la nostra ricerca artistica si basa
curano la formazione, direttori e personale degli                                          sulla “forza del vero” che queste
istituti di pena, detenuti. Abbiamo intervistato tre                                       persone riescono a sprigionare sul
testimoni dell'iniziativa: due registi che, grazie al                                      palcoscenico. Per questo, abbiamo
progetto, hanno iniziato a lavorare nelle carceri, e                                       aderito con entusiasmo a Per
un attore detenuto                                                                         Aspera ad Astra, perché la finalità
                                                                                           del progetto non è pedagogica o
                                                                                           d’animazione teatrale, ma è la ricerca
                                                                                           costante di forme espressive altre
                                                                                           all’interno delle carceri. L’obiettivo è
                                                           Foto Compagnia della Fortezza

                                                                                           attivare una delle funzioni primarie
                                                                                           dell’arte: lo stupore, il meravigliarsi di
                                                                                           ciò che si crea, anche con i più fragili
                                                                                           della società. Con il teatro è possibile
                                                                                           farlo in un luogo convenzionalmente
                                                                                           non adibito alla creazione di bellezza,
                                                                                           perché è un’arte che si eleva e
                                                                                           genera luoghi, mentali e interiori,
                                                                                           dove poter lavorare ovunque ci si
                                                                                           trovi. Per Aspera ad Astra continua a
                                                                                           portare avanti percorsi di recitazione
                                                                                           e di drammaturgia all’interno delle
                                                                                           carceri perché è una comunità
                                                                                           che crede nella forza del teatro,
                                                                                           abbraccia tutta Italia e lavora in
                                                                                           sinergia per generare risultati
                                                                                           creativi concreti.

                                                              14
Carcere

                                          Ibrahima Kandji, detenuto attore della
                                          Compagnia della Fortezza - Volterra

                                          Il teatro mi ha cambiato completamente a

                                                                                                                                                                      Foto Compagnia della Fortezza, ©Nico Rossi
                                          livello umano e mi ha permesso di imparare
                                          ad esprimermi, anche in una lingua che non
                                          conoscevo. In carcere si accumulano tante pesi
                                          interiori che, con il lavoro che portiamo avanti
                                          nella Compagnia della Fortezza, sono riuscito a
                                          tirare fuori trasformandoli in energia pura. Ricordo
                                          l’emozione che ho provato interpretando Otello.
                                          Ho scelto quell’opera per caso tra i tanti libri che
                                          Armando Punzo aveva portato per iniziare un’attività
                                          con la Compagnia. In una scena, il protagonista,
                                          dopo essere stato tratto in inganno da Iago, deve
                                          dimostrare di essere innocente e di aver sposato
                                          Desdemona non ricorrendo alla stregoneria, ma
                                          per amore. È l’unico personaggio nero, si trova tra la
                                          corte, il popolo veneziano, la sua amata e il traditore
                                          Iago. Armando mi ha chiesto di entrare in quel
                                          personaggio senza proferire parola, solo con il corpo,
                                          “con gesti che possiamo udire”. È stata un’esperienza
                                          potentissima, una delle prime che mi ha permesso
                                          di diventare una persona emotiva, facendomi sentire
                                          e comprendere le emozioni che provo.

                                      Micaela Casalboni, regista di Teatro dell’Argine - Bologna
Foto Micaela Casalboni - ©Luigi Burroni

                                                                                                        di cambiarlo. Fare teatro in carcere significa, quindi,
                                                                                                        avere il coraggio di generare la partecipazione di
                                                                                                        tutti alla cultura e all’arte, il cui accesso è un diritto,
                                                                                                        non solo degli artisti, ma anche dei cittadini delle
                                                                                                        periferie, degli ospedali, delle carceri. Il sottotitolo di
                                                                                                        Per Aspera ad Astra è, infatti, “come riconfigurare il
                                                                                                        carcere attraverso la cultura e la bellezza”, perché
                                                                                                        il teatro ha un’essenza in sé generatrice di processi
                                                                                                        trasformativi che toccano il singolo, il gruppo con il
                                                                                                        quale condivide il percorso artistico e il luogo in cui
                                          Per il Teatro dell’Argine, Per Aspera ad Astra è stata la     si trova. La rete di Per Aspera ad Astra è così solida
                                          possibilità di dare vita a un teatro che si fa relazione,     negli obiettivi e nelle pratiche, che ha tenuto anche
                                          chiave di volta e voce per persone, spazi e azioni che        in questo periodo così difficile di pandemia, nel
                                          altrimenti non l’avrebbero. Significa restituire al teatro    quale abbiamo colto l’opportunità di sperimentare
                                          la sua funzione politica e poetica: fare da ponte tra         altri percorsi teatrali, riuscendo a proseguire con le
                                          la polis, la città, e la poesia di cui è portatore, che è     attività che, nonostante le difficoltà, non si sono mai
                                          capace di indagare l’uomo profondamente, e anche              arrestate.

                                                                                                       15
Fotografia delle carceri italiane
NUMERO DI DETENUTI

 59.655                     60.769
                                                    53.364                  53.697

  2018                          2019                      2020                2021

NUMERO DI CARCERI                          PERCENTUALE DETENUTI

     189                                                                        4%
                                           per genere

                                                                              DONNE

                                                                             0,6%
                                                                              MINORI

          Tasso                                                              96%
     di affollamento                                                          UOMINI

     106,2%

PERCENTUALE DI DETENUTI
CHE LAVORANO

            28%                                           4%
           Alle dipendenze                              Alle dipendenze
   dell’Amministrazione Penitenziaria                   di lavori esterni
     (cuochi, addetti alla lavanderia,
    addetti alla pulizia e magazzinieri)
PERCENTUALE RECIDIVA
Detenuti che hanno scontato la pena in carcere

                                                                                                   68,45%
Detenuti che hanno usufruito di misure alternative alla detenzione

                           19%
PERCENTUALE DI FASCE
D’ETÀ PREVALENTI

  1°       30-50 anni                   56%

 2°        50-70 anni                   26%

 3°        18-29 anni                    18%

DETENUTI ISCRITTI
AI PERCORSI EDUCATIVI
                                                                                         16%
                                             Scuole secondarie di secondo grado

                                                                                            12%
                                                           Scuole primarie e secondarie

                38%
                                                                         di primo grado

                                                                                                   9%
                                                                     Corsi di alfabetizzazione
                                                                           e di lingua italiana

                                                                                                        1%
                                                                                     Corsi universitari

Fonte: Antigone, XVII Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, “OLTRE IL VIRUS”, 2021
*Eccetto: - “ % Recidiva condannati” : Leonardi F., Direttore Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP)
“Le Misure Alternative alla Detenzione tra Reinserimento Sociale e Abbattimento della Recidiva”, 2007
- “Fasce d’età prevalenti”: Ministero della Giustizia - Detenuti per classi di età - 31 dicembre 2020 31 dicembre 2020
Carcere                                           Fondazioni                                    mar - apr 2021

Genitori detenuti e figli,
un legame da mantenere
  Q           uando un genito-
              re entra in carce-
              re, l’intero sistema
                                       Botto della cooperativa sociale
                                       il Biscione, uno dei partner del
                                       progetto, «La genitorialità per-
                                                                               frontare la vita quotidiana in man-
                                                                               canza dell’altra figura genitoriale.
                                                                               Inoltre, grazie alla collaborazione
famigliare viene stravolto e,          mette di rafforzare gli strumenti       con l’UEPE (Ufficio l’esecuzione
spesso, i figli rischiano di esse-     positivi che ogni persona possie-       della pena esterna), l’iniziativa
re messi in penombra. Le Case          de, anche chi ha commesso un            accompagna le famiglie anche
Circondariali di Marassi e di          reato, perché stimola gli aspetti       dopo l’uscita dal carcere, nella
Pontedecimo di Genova, consa-          affettivi, la generosità, una visio-    ricerca lavoro necessaria per una
pevoli di questa problematica,         ne a lungo termina e, soprattutto,      reintegrazione dignitosa nella
hanno coinvolto le realtà, con cui     infonde speranza che, spesso,           vita sociale. Quello de “La Bar-
da sempre collaboravano, dan-          nelle carceri, manca». I detenuti,      chetta rossa e la zebra” è quindi
do il via a “La barchetta rossa e      infatti, vengono accompagnati in        un lavoro a 360° che ha coinvolto
la zebra”, un progetto sostenuto       un percorso che li fa riscoprire        tutte le realtà del territorio in un
dall’Impresa sociale Con i Bam-        genitori, dando loro il supporto        lavoro sinergico, che può davvero
bini, nell’ambito del Fondo per        psicologico e pedagogico di cui         rappresentare un modello inno-
il contrasto alla povertà educa-       necessitano. I risultati sono sotto     vativo di programmare la vita in
tiva minorile, che ha rimesso al       gli occhi di tutti: «Se prima i geni-   carcere. Come afferma Mariavit-
centro l’importanza della geni-        tori parlavano tra loro, lasciando      toria Rava, presidente della Fon-
torialità e del legame affettivo tra   il bambino in disparte, ora inve-       dazione Francesca Rava N.P.H.
genitori detenuti e figli. Con la      ce lo coinvolgono e giocano con         Italia Onlus e project manager del
Fondazione Rava, e tanti altri enti    lui». Piccoli cambiamenti che           progetto, «l’obiettivo è mutuare
del territorio, hanno ridato vita      toccano le famiglie e tutta la real-    l'esperienza maturata a Genova
e colore alle sale d’attesa e agli     tà carceraria. «Per gli agenti, ve-     anche in altre carceri italiane, te-
spazi per i colloqui, trasforman-      dere i detenuti che giocano con i       nendo conto della specificità di
doli in luoghi accoglienti e a por-    propri figli significa identificarsi,   ogni territorio. I genitori devono
tata di bambino. Il progetto, però,    scoprire lati comuni, in un clima       poter essere genitori sia fuori che
non si ferma a tutelare i bambini,     di comprensione reciproca». An-         dentro il carcere. Come afferma
ma valorizza il ruolo genitoriale      che per il genitore che non si tro-     Mariavittoria Rava, presidente
dei detenuti, ritenendolo fattore      va in carcere il progetto ha previ-     della Fondazione Francesca Rava
positivo nel loro percorso ria-        sto un sostegno per superare la         N.P.H. Italia Onlus e project ma-
bilitativo. Come ci spiega Livia       vergogna della detenzione e af-         nager del progetto, «l’obiettivo è
                                                                               mutuare l'esperienza maturata
                                                                               a Genova anche in altre carceri
                                                                               italiane, tenendo conto della spe-
                                                                               cificità di ogni territorio. I geni-
                                                                               tori devono poter essere genitori
                                                                               sia fuori che dentro il carcere. Ci
                                                                               auguriamo davvero che nasca la
                                                                               figura dell'operatore “barchetta
                                                                               rossa” a livello nazionale»
                                                                               L’intervista integrale è sul sito
                                                                               www.acri.it

                                                        18
Carcere

A Nisida si sperimenta
L'isola dove si può sconfiggere il destino segnato

   I         n Italia esistono
             17 istituti penali
             minorili; uno di
questi si trova a Nisida, un’i-
sola nel territorio del comune
di Napoli, collegata alla terra-
ferma da una strada. Non si
tratta di un isolotto qualunque
però: «Nisida è prima di tutto
un luogo meraviglioso, una
piccolissima isola del Golfo
che ha una flora mediterra-
nea splendida. È un’isola che
è stata raccontata da Cicero-
ne, Boccaccio, Dumas, Cer-          di. Perché, per adempiere alla     scuola, se mai ci tornerà» dice
vantes…» - ci ha raccontato         sua funzione rieducativa, il       Maria Franco.
Maria Franco, che all’istituto      carcere non può ignorare il        Come qualsiasi altra persona
minorile – fatto costruire dai      nesso strettissimo tra bellez-     costretta a scontare una pena,
Borboni nell’800 – ha inse-         za ed educazione: «Se produ-       la vita esiste anche prima e
gnato per 35 anni. A differen-      ci una ceramica, rappresenti       dopo il carcere e questo è un
za dalle altre carceri minorili     una commedia, scrivi, disegni      concetto che anche i ragazzi
d’Italia, dove c’è un’altissima     o coltivi una pianta, mostri a     detenuti a Nisida hanno ben
percentuale di ragazzi stra-        te stesso di essere capace di      presente. Sulla quarta di co-
nieri, qui gli ospiti sono quasi    raggiungere un risultato che       pertina del libro recentemen-
esclusivamente ragazzi napo-        non ha a che fare solo con il      te pubblicato è scritta una fra-
letani e dell’hinterland.           negativo. In qualche modo          se di uno dei ragazzi detenuti,
Nisida è una delle carceri          sconfiggi il concetto di desti-    Giovanni A.: «Credo che lo
“virtuose”, che ha program-         no segnato».                       Stato debba mettere più risor-
mato moltissime attività per i      Questo, però, non basta, so-       se per i giovani problematici
ragazzi, dai laboratori di ce-      prattutto dopo una pandemia        come me che, una volta usci-
ramica a quelli di scrittura.       che ha marcato ancora più          ti dal carcere, si ritrovano da
La professoressa Franco si          fortemente le disuguaglianze       soli nello stesso contesto da
è spesa tanti anni per coin-        tra i ragazzi. «Io non riesco      dove venivano e magari han-
volgere alcuni scrittori in la-     a smettere di pensare che in       no anche quella luce dentro
boratori di scrittura insieme       questo periodo alcuni ragazzi      di loro, che vorrebbero tirare
ai ragazzi. Questo lavoro ha        provenienti da contesti diffici-   fuori, ma non hanno gli stru-
portato anche alla pubblica-        li abbiano continuato a perde-     menti per farlo. Lo Stato non
zione di un libro “Dietro l’an-     re parole, parole che non han-     pensa a questo, si fa carico di
golo c’è ancora strada” (Guida      no appreso. Non apprendere         te solo quando sei in carcere,
Editori 2020), con il contri-       parole aggrava fortemente il       ma una volta libero sei solo»
buto di sette autori, tra i quali   percorso futuro di un ragaz-
Viola Ardone e Patrizia Rinal-      zo, anche quando tornerà a

                                                   19
Carcere                                        Fondazioni                                  mar - apr 2021

Ma finora
dove hai vissuto?
La forza rigenerativa del teatro secondo Aniello Arena

 «L            a prima volta che
               sono entrato in
               quella sala dove si
faceva teatro, ho sentito un fuo-
co dentro. Quel momento mi
piace chiamarlo “il mio battesi-
mo”». Aniello Arena, noto attore
di cinema, che ha debuttato nel
2012 con il film Reality di Matteo
Garrone, per il quale ha ottenuto
il Nastro d’argento come miglior
attore protagonista, racconta
così il suo primo incontro con
il teatro. Inizialmente era diffi-
cile alzarsi, perché la vergogna
e la paura del giudizio altrui       ha come un effetto liberatorio.       di esprimere tutto me stesso, di
lo tenevano inchiodato alla se-      Le domande, che i primi approc-       uscire fuori. Non c’erano copio-
dia. Seppure fermo, osservava        ci con il teatro avevano lasciato     ni, non c’erano forzature: tutto
attentamente le attività che ve-     affiorare in Aniello, ora lo inva-    era lasciato alla spontaneità del
nivano proposte: «Il mio cor-        devano completamente a fine           linguaggio del corpo. Solo dopo
po era fermo ma sentivo la mia       giornata. «All’inizio mi spaven-      si mettevano le parole. Tutto mi
anima alzarsi». Così, dopo aver      tavano, mi chiedevo il perché.        arrivava così forte addosso che
trascorso un anno da semplice        Poi ho cominciato a riempirmi         mi sembrava di essere entrato
osservatore, finalmente Aniello      di quelle domande, a riflettere       in un’altra dimensione, tanto da
si alza e comincia a muovere,        su me stesso, a mettermi costan-      chiedermi spesso: “Anié, ma fi-
oltre che l’anima, anche il suo      temente in discussione. Era un        nora dove hai vissuto?”».
corpo. Uno “sblocco” che arriva      turbine di emozioni e di energie.     La forza catartica e umana del
per un’attività che mai avreb-       Ricordo che ho iniziato a sentire     teatro ci permetterebbe di rac-
be pensato potesse smuoverlo:        un gran senso di benessere che        contare questa storia senza ag-
un ballo sensuale. Dopo aver         cresceva ogni giorno. Più andavo      giungere un’informazione: tutto
osservato alcuni dei suoi com-       avanti più la paura scompariva e      è successo in una piccola sala
pagni provare, Aniello si alza e     iniziavo ad aprirmi al confronto      del carcere di Volterra, dove, nel
si cimenta in quel ballo. Non ci     con gli altri, ad esprimere le mie    1999, Aniello era detenuto. Po-
sono dubbi, è proprio lui la per-    idee sui temi proposti durante le     tremmo però proseguire senza
sona adatta a quel ruolo. Quel-      ore di teatro. Imparavo sempre        questa specificazione perché «Il
la danza, per lui così inusuale      cose nuove, attraverso i testi, i     teatro serve all’uomo, non solo
e quasi inconcepibile (“per la       dialoghi, le discussioni. Il lavoro   ai detenuti, è una scoperta con-
mentalità che avevo all’epoca”),     con la fisicità, poi, mi permetteva   tinua e un’opportunità di cresci-

©RbCasting

                                                     20
Carcere

                                        altri detenuti partecipanti, così       infrangere le regole, perché nes-
Il teatro serve all’uomo,               come per tutto il mondo del car-        suno avrebbe mai voluto rinun-
non solo ai detenuti, è                 cere. Arrivato trent’anni fa con il     ciare a quelle esperienze. Tutti
una scoperta continua e                 suo progetto di teatro al carcere       coloro che hanno cominciato a
un’opportunità di                       di Volterra, Armando Punzo non          fare teatro, hanno cambiato il
crescita per tutti                      era ben visto né dagli agenti di        loro atteggiamento nei confronti
                                        polizia penitenziaria né dai dete-      della reclusione, sono cambiati i
                                        nuti. Tuttavia, il direttore del car-   rapporti con gli agenti di polizia
ta per tutti, per chi lo fa dentro e    cere dell’epoca, Renzo Graziani,        penitenziaria e, quindi, l’aria del
fuori il carcere». Spesso, quando       ha creduto e sostenuto il suo           carcere».
si parla di teatro in carcere, non si   progetto. Con il tempo, il carce-       Passo dopo passo, continuando a
pensa ai veri e propri percorsi ar-     re ha cominciato a trasformarsi,        lavorare con la Compagnia della
tistici che si svolgono solitamen-      a piccoli passi ma inesorabili.         Fortezza, Aniello esce dal carce-
te nei teatri, ma a piccoli labora-     Una trasformazione iniziata dal         re da attore e da attore continua
tori che si spera possano riuscire      cambiamento che ogni detenu-            la sua vita fuori il carcere. Dopo
nel loro intento riabilitativo o di     to stava vivendo personalmente          Reality, Matteo Garrone lo richia-
reinserimento sociale. La Com-          tramite il teatro. «Ognuno di noi       ma per Dogman, ma partecipa
pagnia della Fortezza ha invece         sentiva di vivere un’esperienza         anche a La paranza dei bambi-
voluto portare il teatro, con tutta     speciale, quindi tutti volevamo         ni di Claudio Giovannesi, Fiore
la sua potenza artistica e rigene-      salvaguardarla. Quando usciva-          gemello di Laura Luchetti, Mar-
ratrice, nell’unico intento di spe-     mo per andare in tournée con la         tin Eden di Pietro Marcello e, di
rimentarla e lasciarla alimentare       compagnia, lo facevamo tramite          nuovo da protagonista, in Ultras
in un luogo non convenzionale.          la cosiddetta “semilibertà”, che        di Francesco Lettieri. «Grazie a
Parlare di teatro come riabilita-       ti permette di uscire e svolgere        questo percorso ho acquisito i
zione significa svuotare del suo        un’attività lavorativa: esci, svolgi    miei strumenti per prendere il
valore un’arte capace di coin-          il tuo lavoro e ritorni in carce-       volo. Questi progetti ci devono
volgere e accomunare tutti, al di       re. Ovviamente, sei sottoposto          essere in carcere perché se non
là dei luoghi, delle storie, delle      ai controlli e se ti allontani dal      ci sono persone disposte a so-
condizioni attuali delle persone.       luogo in cui stai svolgendo le          stenerti, a farti scoprire diverso,
Non escludendo le ripercussio-          tue attività perdi questo diritto.      a stimolarti, a credere in te, dove
ni positive che un’esperienza           Nessuno si è mai permesso di            vai da solo? Dove vai?»
del genere possa generare nel
percorso di un detenuto, come
spiega chiaramente Aniello, «Se
avessi dovuto fare teatro per ria-
bilitarmi all’inserimento sociale
non lo avrei fatto perché avrebbe
comportato la necessità di dimo-
strare, di dare conto, rischiando
di dissimulare un cambiamento
in realtà non avvenuto. Andando
a teatro io non stavo dimostran-
do nulla a nessuno, dimostravo
solo a me stesso». Gli effetti po-
sitivi sul suo percorso in carcere
sono venuti solo dopo un lento e
radicale cambiamento dentro di
sé. Aniello lo descrive come un
effetto domino, per lui, per gli

                                                                                                   Foto ©Compagnia della Fortezza

                                                         21
Puoi anche leggere