VOGLIAMO DARE UN SENSO AL COVID-19 - Le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di primo grado "Amerigo Vespucci", per ...

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VOGLIAMO DARE UN SENSO AL COVID-19 - Le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di primo grado "Amerigo Vespucci", per ...
VOGLIAMO DARE UN
SENSO AL COVID-19

“       Le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola
    Secondaria di primo grado “Amerigo Vespucci”, per l’Esame
       di Stato, diventano “storici” al tempo del coronavirus.
                                                                 ”
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“Ringrazio ed esprimo profonda gratitudine
    a Sergio Staino,tra i più grandi interpreti della
satira politica in Italia. Disegnando la copertina di
questo lavoro ha ricordato, a tutti noi,l’importanza
          dell’amore per l’altro che ci sta davanti”.

                                   DS Maria Salvia
               IC Amerigo Vespucci Vibo Marina
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Copyright © 2020
Istituto Comprensivo Amerigo Vespucci
Vibo Marina

Tutti i diritti riservati.
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VOGLIAMO DARE UN
SENSO AL COVID-19

“       Le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola
    Secondaria di primo grado “Amerigo Vespucci”, per l’Esame
       di Stato, diventano “storici” al tempo del coronavirus.
                                                                 ”
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SOMMARIO
11   Introduzione
     Luigi Berlinguer

13   Contributi:
     Direttore Generale USR Calabria
     Maria Rita Calvosa
     Silvio Greco
     Padre Laurent Mazas

19   Capitolo 1.
     “Il mostro” che ha sconvolto le nostre vite: il Covid-19

31   Capitolo 2.
     Coronavirus e conseguenze sociali economiche e ambientali

51   Capitolo 3.
     Noi da soli non esistiamo

63   Capitolo 4.
     La forza della speranza e della solidarietà.

78   Riflessioni
     Docenti IC “Amerigo Vespucci”
     Vibo Marina

79   Conclusioni e ringraziamenti
     della dirigente scolastica Maria Salvia

80   Presidente CdA Diemmecom Gruppo Editoriale
     DomenicoMaduli

81   Elenco alunni
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10
     INTRODUZIONE
Luigi BERLINGUER

  “La Scuola è la mia casa, aperta tutto il
giorno tutto l’anno e tutta la vita”.
  So che questo è il vostro sentire cari alunni di questa meravigliosa
Scuola, l’Amerigo Vespucci. Una Scuola che ha i suoni e i colori
del mare.

    Stiamo facendo tutti un grande sacrificio, ma quello più alto
lo state pagando voi, i più giovani. Fermo restando che le misure
adottate per il contenimento del virus sembrano severe, ma sono
assolutamente corrette e vanno rispettate.
    Sebbene la classe virtuale non possa sostituire quella reale,
perché a scuola, tra i banchi c’è l’impegno, ma anche la gioia di
stare insieme e la curiosità culturale ,in questo lungo periodo ha
consentito di non perdere il contatto e continuare a rendere
il suo servizio.

   Con questo lavoro avete superato il limite della mancanza della
presenza e siete diventati un potente stimolo all’intelligenza, al
coraggio e alla creatività didattica.
   Conosco da tempo e da vicino la vostra scuola per via di una
fertile affinità intellettuale con la vostra Preside, Maria Salvia,
conosco i vostri docenti, persone illuminate e appassionate. Tutti
insieme inseguono i vostri talenti con didattiche innovative e
spesso originali, sono attenti osservatori della vostra armoniosa
crescita, in parole semplici vi amano e vi sostengono.

  Questa è la scuola per tutti.

                                   11
CONTRIBUTI
Direttore Generale
Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria

                                              Maria Rita Calvosa

    Il lavoro racconta emozioni e sentimenti che ha fatto vivere
agli studenti, nelle loro apparenti fragilità pre-adolescenziali, il
contesto pandemico che il mondo sta vivendo; apparenti soltanto
però, perché la narrazione di ciò che è stato, nei momenti di
maggiore “buio sociale” e di ciò che sarà nel futuro di ciascuno
di noi, dimostra chiaramente la consapevolezza di quanto si
sta vivendo, della sua esatta collocazione spazio-temporale, di
contesto e di analisi dei dati, statistici e mediatici; mostra, cioè,
quanto i ragazzi abbiano interiorizzato ciò che hanno vissuto e che
stanno ancora vivendo, con tutto il carico di emozioni, positive e
negative, della loro giovane età, ma anche la certezza, per tutti, di
quanto la tragica situazione globale causata dal COVID19, segnerà
in maniera indelebile il futuro di ciascuno, e dei nostri ragazzi in
particolare.
    In tale senso e in tale contesto, la DAD e la tecnologia digitale in
generale sono divenuti strumento necessario ed insostituibile per
esorcizzare la realtà, per affrontarla con la giusta e consapevole
attenzione e poterla elaborare, ciascuno secondo il proprio
genio creativo, dinamicamente proteso alla ricerca di non facili
soluzioni: nulla è , nulla è stato e nulla sarà facile d’ora in poi,
ma l’intero lavoro suggerisce la necessità di rivedere la scala di
valori in ciascuno di noi, di riorganizzare il proprio sistema di vita,
dando priorità a quanto, il COVID19, ha mostrato essere davvero
importante come il rapporto con gli altri, il dono prezioso che è la
famiglia, il valore della solidarietà sociale e del rispetto dell’altro,
il senso profondo della nostra vita e della sua inevitabile, quanto
indispensabile ed indissolubile, interrelazione con quella
degli altri.
    L’analisi e la descrizione di quanto accaduto, espressa dai
ragazzi con riflessioni ed icone di grande e profonda sensibilità,
mette a fuoco una situazione globale che ha innescato nuovi ed

                                    13
inevitabili sistemi di comunicazione e di interscambi culturali ed
intellettuali; nella scuola, in particolare, sono stati sperimentati
nuovi strumenti metodologico-didattici e reinventate situazioni
di apprendimento che hanno permesso comunque di non
interrompere il percorso formativo, affinché i cancelli e le serrande
del diritto allo studio non venissero chiusi, ma, nella loro intrinseca
capacità di trasformarsi, continuassero a percorrere le strade verso
la conoscenza e l’acquisizione di competenze e abilità, per rendere
i ragazzi e le ragazze che affollano le nostre aule di scuola, “uomini
in erba” alla ricerca di sé stessi prima di affrontare il mondo delle
professioni e del lavoro. La ricerca del sé, della propria umanità e
del proprio essere, diventa con questo lavoro digitale, un valore di
crescita armoniosa e di consapevolezza della propria capacità di
espressione e di giudizio sulle situazioni della vita e del contesto
sociale in cui ciascuno è immerso, contesto mai come prima d’ora,
globalizzato e totalizzante nella sua forza centripeta che, nelle
relazioni umane e nell’Uomo, ritrova la sua direzione ideale e
concreta, fatta di mutuo-aiuto e condivisione di ansie, paure
e turbamenti ma, altrettanti sentimenti positivi e speranze per
un futuro che riparte verso nuovi orizzonti ed obiettivi, valoriali
soprattutto, nel rispetto dell’umanità insita e ritrovata in e da
ciascuno di noi tutti…certamente, umanità insita e ritrovata dagli
studenti della Scuola Superiore di I grado dell’IO “A. Vespucci” di
Vibo Marina, come l’e-book ampiamente dimostra.
   La scuola calabrese ha molte eccellenze e il lavoro degli studenti
dell’IC “A. Vespucci” di Vibo, rappresenta un lodevole esempio di
quanto la DAD comunque ha saputo produrre, nonostante le difficili,
quanto improvvise, condizioni di lavoro che il lock-down ha
imposto; meritevoli di grande apprezzamento risultano, pertanto,
sia l’oculata e pregiata guida dei docenti, sia la straordinaria,
quanto responsabile, promozione dirigenziale della dott.ssa Maria
Salvia, protesa sempre verso obiettivi innovativi e creativi; l’e-book
infatti rappresenta, per contenuti e per forma espressiva prescelta,
il miglior risultato in termini di vicinanza e accompagnamento per
tutti gli studenti dell’istituzione scolastica, nel periodo buio che la
scuola, soprattutto, ha attraversato a causa del “nemico invisibile”
chiamato “COVID19”.

                                  14
Silvio Greco

    Cari studenti dell’ Amerigo Vespucci di Vibo Marina, stiamo
vivendo una Pandemia che è stata provocata da un piccolissimo
virus che è stato denominato COVID19.
    Un virus non appare per caso. In natura vive nascosto in una
specie detta “serbatoio”, con il quale convive senza arrecargli
danno perché con questo si è coevoluto. Dove alta è la biodiversità,
dove numerose sono le specie, dove gli equilibri non sono intaccati,
il virus prosegue la sua vita nascosto.
    Quando l’azione dell’uomo sconvolge gli equilibri degli
ecosistemi naturali, mettendo in difficoltà l’ospite “serbatoio”, il
virus salta di specie ( in inglese spillover) e ne trova una nuova,
non adattata alla sua presenza, e questa specie nuova si trasforma
in ospite di “amplificazione”, ed il virus è libero di replicarsi. Ed
ecco che è pronto per il salto verso altre specie.
    La causa principale degli spillover e, quindi, delle esplosioni
di malattie emergenti, risiede nell’alterazione degli ecosistemi
naturali determinata da comportamenti dell’uomo, quali: la
deforestazione, la costruzione di strade, muri e infrastrutture senza
valutazione di impatto, l’aumento del terreno agricolo, dei pascoli e
degli allevamenti intensivi, che riconvertono e impoveriscono ampi
spazi prima ricchi di biodiversità, la caccia alla fauna selvatica, le
attività minerarie, gli insediamenti urbani (in continua crescita e
contemporanea diminuzione dei sistemi igienici), il consumo di
suolo, l’inquinamento, e, tanto altro ancora. Tutte queste attività
va aggiunto, portano al dato più preoccupante: i cambiamenti
climatici.
    Le foreste tropicali sono ambienti ricchi di vita e altamente
complessi. Ospitano milioni di specie di cui ancora ignoriamo la
presenza, tra questi molti patogeni e parassiti, quali virus, batteri,
funghi, protisti. Quando alteriamo gli equilibri dell’ecosistema
tutto ciò che lo compone cambia. Così anche gli ospiti abituali dei
virus, quali scimmie, oppure pipistrelli, insetti ma anche piante,
subiscono cambiamenti, e, così, i virus devono trovare il modo di
non estinguersi.
    Non è il virus a disturbare noi, siamo noi che disturbiamo il

                                   15
delicato equilibrio in cui vive.
   Vi é un’intima interconnessione tra uomini e animali, tra
uomini e natura, e dunque, evoluzione ed ecologia, sono le chiavi
per comprendere, anche, le pandemie.
   Ciascuno di noi ha la grande responsabilità di fare in modo che i
propri comportamenti siamo compatibili e rispettosi dell’ambiente
in cui viviamo.
   L’uomo deve cambiare approccio per evitare il prossimo
spillover. Deve, invece, che inseguire la malattie, evitare che si
manifesti, come ci dicono virologi ed ecologi. Per fare questo
bisogna salvaguardare gli ecosistemi, ripristinare la biodiversità e
gli equilibri ecologici. Il rispetto della “cascata trofica” diminuisce
e equilibra le specie “amplificatrici”, salvaguardando le specie
“serbatoio” che sono li loro habitat.

   I ricercatori parlano di “One Health”, per spiegare che la salute
dell’uomo e quella della natura sono strettamente connesse, e che
non esiste futuro per l’umanità se non all’interno di un Pianeta sano.

                                  16
Padre Laurent Mazas

   Il silenzio è assordante. Non solo in Vaticano… in tutta la Città
Eterna… in tutto il mondo colpito dalla pandemia. Da solo sul
Sagrado deserto della Basilica San Pietro bagnato dalla pioggia,
Papa Francesco – siamo il 27 marzo 2020 – prega davanti al
Crocifisso miracoloso di San Marcello e l’immagine della Salus
Populi Romani. Non era mai successo a nessun Pontefice nella
storia di ritrovarsi a celebrare da solo nella gigantesca piazza
San Pietro. Quasi in un soffio, umile e dolce, dà voce all’umanità,
implorando Dio di donare “salute ai corpi e conforto ai cuori, e di
non lasciarci in balia della tempesta”.
   Mentre il mondo “impaurito e perso” si richiude in se stesso,
il Pastore oggi senza gregge chiama ciascuno a ripensare alle sue
priorità e a riagganciarsi alla fede: “Il buio si è impadronito delle
nostre vite. Ci si è “ritrovati impauriti e smarriti”.
   C’è nella preghiera di papa Francesco, un passaggio che fa pensare
ai pensieri dei ragazzi presentati in questo capitolo intitolato
“La forza della speranza e della solidarietà”, del paragrafo “La
solitudine del Papa è la nostra solitudine… e infine ne usciremo tutti
insieme”. Dice: “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca,
fragili e disorientati”, allo stesso tempo “importanti e necessari,
tutti chiamati a remare insieme”. Infatti, “le nostre sono tessute
e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che
non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi
passerelle dell’ultimo show: medici, infermieri e infermiere, addetti
dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze
dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che
hanno compreso che nessuno si salva da solo”. I ragazzi fanno
parte di questo popolo troppo spesso dimenticato. Dimostrano di
saper resistere alla tempesta, di essere capaci di remare insieme
agli altri quando la direzione presa dagli adulti è quella di un porto
felice, di un mondo di luce e di gioia.

                                    17
18
     Capitolo I
IL MOSTRO CHE
   HA SCONVOLTO LE
     NOSTRE VITE:
      IL COVID-19
   Che paura, è arrivato il mostro! Il Mostro? Ma i mostri non si
incontrano solo nelle fiabe? Quando eravamo piccoli i nostri
incubi erano pieni di orchi e ombre che vedevamo brancolare nel
buio della nostra stanza. Ci svegliavamo chiamando mamma e
papà che arrivavano a consolarci e rassicurarci, e ritornavamo a
dormire certi della realtà che ci circondava. Appunto, certi! Perché
la certezza, mentre scriviamo i pensieri che ci affollano la mente,
è svanita, lasciando il posto ad un futuro che non riusciamo più a
progettare. Chi ci ha tolto tutto questo? TU MOSTRO! Non quello
delle nostre fiabe, ma quello della nostra realtà, che adesso non è
l’orco di turno, ma tu virus, tu CORONAVIRUS.

   Le pandemie ci dicono qualcosa sul nostro essere umani in
un mondo che abbiamo profondamente modificato e che stiamo
portando all’estinzione. Siamo storditi dal susseguirsi degli eventi,
non abbiamo mai provato uno shock del genere perché questo
virus ci ha tolto ogni punto di riferimento, ogni parola. Siamo
come sospesi su una nuvola, protagonisti impotenti di un domani
che non sappiamo nemmeno se sapremo vivere. Abbiamo dovuto
cambiare le nostre abitudini più semplici, cambiare la nostra
vita, riprogettarla chiusi nelle mura di casa che sono diventate
la nostra scuola, la nostra palestra, il nostro tempo libero tra una
videochiamata e l’altra con gli amici.

                                   19
Abbiamo dovuto imparare a conoscerlo, sapere chi è SAR-CoV 2,
COVID-19 portatore di febbre, tosse, polmonite e morte. “Lavatevi
bene le mani, disinfettate tutto, proteggetevi con le mascherine,
rimanete a casa”, questo abbiamo sentito e continuiamo a sentire
tutti i giorni attraverso i mass-media. C’è la pandemia! Non ci
possiamo abbracciare, baciare, stringere la mano perché il veicolo
del virus siamo noi.
   Ha messo e continuerà a mettere l’intera umanità di fronte
alla propria fragilità, alla sofferenza e alla morte, insinuandosi
prepotentemente nelle nostre vite. E’ arrivato, non cercato, non
aspettato, non voluto. Ha cominciato a colpire i più indifesi. Ha
fermato il mondo, ci ha immobilizzato come delle statue ad assistere
allo scorrere del tempo dietro una finestra, impauriti da quello che
il giorno dopo ci avrebbe riservato, ibernati dalle nostre paure
perché i prossimi contagiati potremmo essere noi. Proprio questo
ci ha fatto apprezzare quello che prima davamo per scontato.

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Il covid-19 è un nemico invisibile dal quale possiamo solo
difenderci, è la natura che prende il sopravvento. In un’epoca in
cui costruiamo barriere per tenere lontani i diversi, noi siamo
diventati gli altri, i diversi. Abbiamo guardato ai Cinesi, popolo dal
quale è partito il contagio, come agli appestati da isolare e, poi,
siamo diventati, con grande stupore, il loro riflesso.

   Ritorniamo col pensiero a quando le pandemie le abbiamo
studiate sui libri di scuola, a quella a noi più vicina, alla Spagnola
di cui abbiamo visionato immagini durante le nostre lezioni di
storia che assomigliano tragicamente al nostro presente.

  Probabilmente il male degli altri
  non ci riguarda fin quando non
  ci tocca personalmente.
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Questo ci dovrebbe fare diventare meno egoisti e più empatici, in
un mondo che ha perso l’armonia e il cuore. Vorremmo che nessuno
si dimenticasse quanto sta succedendo solo perché tu, mostro, non
sei andato a fargli visita, che uscisse l’essenza positiva di ognuno
di noi visto che ci hai regalato altro tempo, prezioso possiamo dire,
per apprezzare ancora l’unicità della vita, la sua autentica essenza,
il suo valore profondo e incomparabile.
    Ti diciamo grazie perché ci hai insegnato che niente ci è dovuto,
ma siamo dei privilegiati, nati nel posto giusto, in quella fetta del
mondo dove i bambini giocano ancora, non soffrono la sete e la
fame, dove l’istruzione è un nostro diritto.
Siamo in attesa della fine, in attesa della riapertura totale, ma,
soprattutto, della riapertura delle nostre menti, dei nostri cuori,
delle nostre prospettive.
  In questo momento possiamo solo
affermare: “Work in progress”.

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Viviamo ormai interconnessi, in un “villaggio globale”:
informazioni che circolano nello stesso istante in ogni parte
del mondo, merci trasportate ovunque, decisioni politiche e/o
economiche del governo di un Paese che hanno, all’istante,
conseguenze in tutte le altre nazioni, virus anche mortali che in
meno di trentasei ore si diffondono in ogni angolo del pianeta e lo
stravolgono!

Oggi, solo oggi, dopo un
lungo “assopimento”
sembriamo risvegliarci
e ci chiediamo:
In che mondo stiamo
vivendo?
In un film? No… Niente
più che nel reale!
   Questa esperienza, nella sua tragicità, ha prodotto come
un affinamento dei sensi che ci ha aiutato a cogliere aspetti
fondamentali della nostra vita i quali, nella normalità dei tempi
passavano inosservati; uno di questi aspetti riguarda certamente
la presa di coscienza del fatto che la salute, quella di ciascuno di
noi, non possa essere pensata come un bene privato, ma abbia,
piuttosto, tutte le caratteristiche di un bene comune globale e,
come tale, rende tutti uniti e fragili.
La salute, dobbiamo capirlo, è il bene primario della vita!

                                  23
Ovunque si sta combattendo un’estenuante battaglia contro
questo mostro invisibile! Ogni nazione ha reagito a modo suo
cercando di salvaguardare le proprie popolazioni: scuole, chiese,
bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, negozi di ogni tipo chiusi
(come in Italia). Distanziamento sociale e ingressi controllati nei
supermercati. La Gran Bretagna, addirittura, ha inizialmente
esortato a seguire la strategia dell’.

    Non è stato facile per noi non poter svolgere le cose che si era
abituati a fare ogni giorno: uscire liberamente, andare a scuola,
incontrarsi con i compagni, le professoresse; dover vivere sempre
con la paura che qualcuno a noi caro potesse ammalarsi. Casa
nostra era ormai diventata una prigione. Ma nello
    stesso tempo vedevamo qualcuno che non rispettava le norme
date, che sembrava non capire che più si agiva male, maggiore era
il rischio per tutti noi.

   Vogliamo rientrare a scuola!
E ci tormenta il pensiero di cosa faremo
il primo giorno di “scuola superiore”
con la Didattica a Distanza. Noi, i nostri
nuovi compagni, li vogliamo conoscere di
persona, non tramite uno schermo!

                                 24
Siamo consapevoli che la malattia è parte integrante della storia
dell’umanità, ma mai avremmo immaginato una tale catastrofe
nel mondo odierno, caratterizzato dai tanti progressi medici e
scientifici!

  La pandemia ha sorpreso i vari sistemi sanitari e ci ha fatto
capire che nessuno è immune dalla malattia, che nessuno si salva
da solo e che la salute dovrà essere interesse collettivo. Il mondo
deve comprendere gli errori commessi, così da mettere al primo
posto i valori della solidarietà e cooperazione internazionali.

   Abbiamo capito che il mondo ha bisogno di ricerca scientifica, di
sistemi sanitari all’altezza, di uomini e di donne di buona volontà
che siano disponibili a lavorare con competenza per il bene comune,
abbiamo compreso che bisogna superare gli egoismi nazionali …
speriamo lo capiscano anche i “grandi” della Terra.

            E… forse, un esempio al mondo
          potremmo darlo proprio Noi, i
          ragazzi, insieme fiduciosi nel futuro,
          pronti sempre a creare ponti e ad
          unirci in un unico coro.
                                  25
“Ma il cielo è sempre più blu”
            “Il cielo è sempre più blu”

              […] Chi suda, chi lotta,
               chi mangia una volta
        Chi gli manca la casa, chi vive da solo,
                 Chi prende assai poco,
              chi gioca col fuoco […]
   Questo ritornello ci risuona ancora nelle orecchie, sì, perché né
l’Italia né il mondo sono voluti restare da soli.
   “Apriamo le finestre, usciamo sui balconi e suoniamo insieme
anche se lontani”, questo era il messaggio che circolava sui social,
momenti per sentirsi tutti più vicini nella lotta al terribile mostro.

   Questo perché durante i primi giorni di quarantena in tutto il
mondo sono state promosse una serie di iniziative come risposta
all’isolamento, esorcizzando la paura e facendo nascere sentimenti
di unità e fratellanza fra gli uomini.

                                  26
Lo stesso scopo hanno avuto i flashmob nati sui social e le
videoconferenze di gruppo che si sono trasformate in nuove forme
di assembramento e socializzazione. L’intero Pianeta, privo di
contatto fisico, ha utilizzato il digitale, cosicchè i social sono
diventati i nostri abbracci, ci hanno consentito di non toccarci, ma
almeno di vederci, di provare emozioni anche a distanza.

   Nel mondo nuovi modi di relazionarsi stanno nascendo in questi
giorni difficili e, anche tacitamente, si stanno consolidando in noi,
nei rapporti personali, nel lavoro, nella scuola e in tutti gli aspetti
della vita dell’uomo.

   In un mondo ferito, un piccolo esserino di non più di qualche
milionesimo di centimetro ci ha violentemente separati e
l’informatica ci sta unendo in un universo artificiale portando scuole
e uffici nelle nostre case. Case che sono diventate palcoscenico di
un’umanità ritrovata, di valori riscoperti, di un’antica tradizione
fatta di profumi, di sapori, di storie, di ricordi e di condivisione che
la vita frenetica ci aveva rubato.

                                    27
E allora, in giorni nei quali riflettere è d’obbligo, proviamo a
scrivere pagine nuove, a contagiarci con parole che abbiano un
senso, proviamo a scoprire una diversa visione di noi stessi.

   Questa pandemia ha fatto sì che ogni popolo reagisse mettendo
in campo le proprie risorse e, anche in tale circostanza, gli Italiani
si sono distinti per la loro generosità e creatività: il mondo della
moda ha convertito la sua produzione in camici e mascherine, da
maschere subacquee sono stati ricavati respiratori per le terapie
intensive, maschere protettive realizzate da stampanti 3D, o, ancora,
gel igienizzanti prodotti da scuole e distribuiti gratuitamente o
confezionati da industrie di prodotti alcolici.

   Tante altre cose potremmo dire a dimostrazione del fatto che
l’intelletto, il cuore e la sensibilità diventano le migliori armi con
le quali combattere questo mostro.

                                  28
Ad orchestrare ogni cosa ci sono sempre e
   comunque le persone, dipende tutto da noi,
anche se, inevitabilmente, la pandemia lascerà
i suoi segni. Ci sarà un prima e un dopo, ci sarà
 un nodo temporale che non si scioglierà più, è
          vero, ma noi saremo sempre
                 pronti a cantare:

          “MA IL CIELO
           È SEMPRE
           PIÙ BLU”

                        29
30
     Capitolo II
CORONAVIRUS E
   CONSEGUENZE
      SOCIALI,
   ECONOMICHE
   E AMBIENTALI
Il virus tanta gente    L’inverno è finito e la primavera
                        è    arrivata,    ma      nessuno
 si sta portando via    passeggia per le strade, nessuno
           per questo   visita parchi e giardini, non ci
                        sono bambini che trascorrono
è importante che io     il loro tempo all’aria aperta,
    resti a casa mia.   nessuno gode della bellezza dei
                        colori, dei profumi del mare
                        e di tutto ciò che la natura è
       La primavera     solita offrici in questo periodo
 intanto è arrivata     dell’anno. Intorno a noi c’è
                        tanto     silenzio,    sofferenza,
   ma nessuno può       paura. Tante persone deboli
      uscire per una    e indifese vivono situazioni
        camminata.      veramente drammatiche.

 Sofferenza, paura,
       dolore questi
   i sentimenti che
abbiamo nel cuore.

                        31
Gli anziani, per esempio, sono da soli, nella continua paura del
contagio, proprio loro che sono la memoria del nostro Paese, che
hanno vissuto il dramma delle guerre (molti come partigiani), che
hanno sofferto la fame e contribuito alla ricostruzione dell’Italia.

   Ora “Hanno paura, paura di morire da soli”, in casa, negli
ospedali o nelle tante RSA, trasformate in una trappola quando
il contagio ha cominciato a diffondersi. Le RSA spesso sono state
lasciate “sole”, nessuno si è preoccupato di tutelarle. La cosa più
tragica e difficile da comprendere è perché gli ospedali abbiano
trasferito pazienti covid nelle case di riposo, proprio tra gli anziani
che, invece, avrebbero dovuto essere protetti. Così facendo è stato
tolto loro il diritto di combattere e la possibilità di vincere questa
battaglia, senza poter vedere un’ultima volta i propri cari e senza
poter ricevere da loro un sorriso, una parola di conforto o solo un
semplice sguardo.

                                  32
L’angoscia di tanti anziani, la loro solitudine si evince
chiaramente dalle parole strazianti di addio scritte da un nonno
ai nipoti poco prima di morire, parole che testimoniano tutto il
disagio e la sofferenza causati dalla poca considerazione e dal
disinteresse che sempre più spesso li circonda:

                      “Da questo letto senza cuore scelgo
                      di scrivervi cari miei figli e nipoti…
                      Comprendo di non avere più tanti giorni
                      dal mio respiro...
                      Non   volevo    dirvelo   sapendo      quanto
                      avrete sofferto nel lasciarmi dentro
                      questa bella “prigione dorata”…
                      Sembra che qui non manchi niente ma
                      non è così…
                      manca la cosa più importante, la vostra
                      carezza,” Mi è mancato l’odore della mia
                      casa, il vostro profumo, i sorrisi,… La
                      mia dignità di uomo è stata già uccisa…
                      Prima del coronavirus c’è un’altra cosa
                      ancora più grave che uccide: l’assenza
                      del più minimo rispetto per l’altro.

                                 33
Gli anziani sono fragili, meritano di trascorrere gli ultimi anni
della loro vita in tranquillità, circondati dall’affetto dei loro cari.
Un tempo avere gli anziani in casa era un privilegio, essi erano
mentori a cui chiedere consiglio, maestri di vita, oggi vengono
considerati solo un peso di cui disfarsi, un intralcio.

  Bisognerebbe rivalutare il ruolo degli anziani nella società,
considerarli ciò che realmente sono: un’enorme ricchezza da tenere
vicino per la loro saggezza, per i loro insegnamenti e, soprattutto,
per il loro calore umano.

  Non rinchiudiamo i nostri anziani in
“prigioni dorate”, come don Oreste Benzi
definisce le case di riposo, ma teniamoli con noi
e prendiamocene cura.

                                  34
Pensare agli anziani, ai nostri nonni, alla loro solitudine
ci rattrista molto, soprattutto in questo momento in cui ci
sentiamo fragili, “imprigionati” e derubati di quella fase della
nostra vita che dovrebbe essere vissuta alla ricerca della libertà
che si può trovare in un’amicizia, in un amore, in un’avventura
o semplicemente vivendo le nostre giornate all’aria aperta.
Eravamo liberi e spensierati, ma ad un tratto boom! Tutto è finito,
ogni nostra certezza è crollata, tutto si è sgretolato, come se intorno
a noi fosse disceso il buio, ci sentiamo catapultati in un’altra vita,
quello che sta succedendo non è normale, tutto sembra così irreale.
Alcuni di noi vivono quest’isolamento lontani dai propri familiari
rimasti bloccati nelle città in cui lavorano costretti in un’altra
regione, completamente soli con se stessi. e questo accresce ancora
di più quella tristezza che spesso ci accompagna in questi giorni.

   Noi giovani ci scopriamo molto fragili, ci lasciamo travolgere
dai pensieri che nella nostra mente riescono a farsi avanti tutti
insieme; le emozioni ci sconvolgono, ci fanno esplodere spesso nel
pianto. Un semplice ricordo, una riflessione, una foto, una canzone
sono sufficienti a suscitare in noi il panico totale. Spesso non
dimostriamo il nostro malessere, perché noi adolescenti cerchiamo
di imitare i grandi anche se, molte volte, ci viene voglia di far
emergere il nostro lato infantile che però cerchiamo di nascondere
per non sembrare dei bambini.

                                    35
Abbiamo l’età in cui il mondo si allarga, in cui la sola casa ci sta
stretta ed è proprio in casa che stiamo trascorrendo tutto il nostro
tempo.
   Ci mancano gli amici… eccome se ci mancano… Anche la scuola ci
manca da morire. Ci mancano i bei momenti passati con i compagni,
tutte le risate, le marachelle e, perché no, anche le sgridate. Per
farci coraggio diciamo a noi stessi che dobbiamo tener duro perché
prima o poi tutto questo finirà.

   Questa pandemia è una prova per noi ragazzi, ci sta facendo
scoprire quanto siamo vulnerabili e pieni di paura, ci sta facendo
riflettere sui valori importanti della vita, sul grande dono della
libertà che non può essere data per scontata, sull’enorme valore
di un sorriso o di un abbraccio, su quanto inestimabile sia il nostro
tempo e quanto importante sia investirlo bene, sull’importanza
degli affetti, sulla vera forza della nostra vita: i nostri genitori e i
nonni. Ritroveremo la libertà e nulla sarà come prima. Sarà tutto
migliore, non daremo davvero nulla per scontato e apprezzeremo
di più tutto ciò che ci viene dato, non ci lamenteremo più per le
sciocchezze e vivremo più intensamente ogni attimo.

                                   36
Anche le donne vittime
                                di violenza stanno
                                vivendo un momento
                                difficile; si sono ritrovate
                                in casa, in quarantena,
                                con i mariti violenti, con
                                i loro carnefici vivendo
                                una quotidianità
                                oppressiva e tormentata.
   Si sentono sole e fragili, sono spaventate, vivono un doppio
dramma dovendo gestire da un lato la paura della violenza e
dall’altro la paura di contrarre un virus ancora sconosciuto. I casi
di violenza dall’inizio della pandemia sono aumentanti, ma molte
donne hanno preferito sopportare e non denunciare. È difficile
chiedere aiuto quando si sa di essere controllate notte e giorno.
Forse pensano che sia impossibile fuggire da casa quando l’invito è
proprio quello di rimanere a casa.

   I detenuti, anche loro tra gli “ultimi’ della società, sono fragili
e indifesi. Sono preoccupati per i loro cari e per l’emergenza
del sovraffollamento nelle carceri italiane, poiché il contagio
si potrebbe diffondere con estrema facilità visto che lo spazio
ristretto delle celle rende impossibile rispettare tutte quelle misure
di protezione necessarie per contenere la diffusione del virus.

   Temono di essere abbandonati, poiché sono in tanti ad essere
convinti che ciò che accade ai carcerati sia giusto, ma tra di loro
potrebbero esserci degli innocenti e, sicuramente, ci sono tanti
bambini che ora si trovano in carcere con le mamme detenute e
che rischiano di essere contagiati. Certamente i detenuti devono
pagare per le colpe che hanno commesso, ma devono comunque
essere tutelati e rispettati perché hanno dei diritti e una dignità
che non va calpestata per nessun motivo.

                                   37
Questa grave emergenza riguarda chiunque, anche coloro che
spesso sono dimenticati da tutti.
   Privati della loro dignità e di tutti i loro punti di riferimento sono
anche i senza tetto. Molti dormitori sono chiusi e i vari gruppi di
volontari hanno dovuto riorganizzarsi. Per le strade non c’è nessuno
a cui chiedere un aiuto, tanti accorgimenti come lavare le mani o
curare la propria igiene, necessari per contrastare il contagio, per
i senza fissa dimora diventano un problema. “Quando si dorme
per strada si è meno uguali e più esposti degli altri”. Di fronte
ad un’Italia tutta chiusa certamente i senzatetto si sentono soli,
esclusi e abbandonati, sanno che saranno relegati ai margini della
società più del solito perché tutti sono spaventati. Hanno paura,
sono consapevoli del rischio che corrono e temono di ammalarsi da
soli senza potersi rivolgere a nessuno.

                                       Abbandonati        e    indifesi
                                    si sentono i “nuovi poveri”,
                                    disoccupati, piccoli commercianti
                                    o artigiani che hanno dovuto
                                    chiudere e tutti coloro che,
                                    già prima che accadesse tutto
                                    questo, vivevano in condizioni
                                    economiche precarie. All’inizio
                                    certamente hanno utilizzato
                                    i pochi risparmi che avevano
                                    da parte, ora però non hanno
                                    più nulla su cui contare, sono
                                    disperati; diventa difficile anche
                                    assicurare il pranzo o la cena.

                                   38
Stare in casa è difficile, ma
                                    lo è ancora di più se non hai
                                    nulla da mangiare. Molti di loro
                                    rischiano di diventare un facile
                                    bersaglio della mafia.

                                       Infatti, la preoccupazione
                                    di portare del cibo sulle tavole
                                    e di riuscire a guadagnare
                                    almeno l’essenziale potrebbe
                                    farli cadere nella trappola della
                                    criminalità organizzata, pronta
                                    a offrire aiuti immediati con la
                                    distribuzione di beni, oltre che
                                    con concessioni di denaro.

   Anche coloro che non hanno mai vissuto nell’illegalità, che
non l’hanno mai accettata ora potrebbero vederla come l’unica
soluzione ai loro problemi, l’unico modo per riuscire a sopravvivere.
Anche gli usurai approfitteranno del coronavirus facendo entrare
in un tunnel senza fine tanti disperati.

                                                Tutto ciò
                                                potrebbe
                                                rendere più
                                                forte la mafia
                                                e annullare
                                                tanti successi
                                                ottenuti fino
                                                a questo
                                                momento.
                                   39
Questo dimostra come l’emergenza sanitaria si sia abbattuta
sull’economia mondiale con una forza distruttiva devastante.
   Le misure di contenimento e contrasto per limitare la diffusione
del virus hanno determinato un blocco di quasi tutte le attività
produttive ed i fatturati di molte aziende sono crollati a picco.
L’economia è come una ruota che gira.

   Qualcosa è conseguenza di qualcos’altro: mia madre vende un
vestito e mi dà del denaro per comprare un gelato, io compro il
gelato e il gelataio usa i miei soldi per pagare la sua spesa. Come
in un cerchio, tre individui grazie al denaro hanno potuto vivere: la
mia famiglia, il gelataio e il negoziante.

   Ma in questo momento non c’è possibilità che l’economia giri
perché siamo costretti a stare in casa. Le fabbriche sono chiuse
come tutti gli esercizi commerciali. Strutture sportive, piscine,
palestre, scuole di danza sono in difficoltà: devono pagare l’affitto
e le manutenzioni senza avere alcuna entrata.

                                 40
Tutto il tessuto economico sta risentendo dei contraccolpi di
questo periodo. Tanti piccoli imprenditori, artigiani, professionisti,
solitamente inseriti in un circuito economico dinamico e virtuoso,
si trovano in ginocchio. Inoltre la sussistenza di un’importante
fascia di popolazione strettamente legata all’attività quotidiana è
in pericolo.

  Per “l’universo sommerso dei lavoratori in nero” questa chiusura
equivale alla fine di ogni entrata. Non possono assolutamente
sostenersi né possono essere aiutati, se non attraverso la solidarietà,
perché non sono lavoratori regolari, anche se spesso non per scelta,
ma per necessità. Tutto questo non fa altro che aumentare il loro
senso di sfiducia nella vita e nella società con conseguenze spesso
drammatiche. Bisognerebbe, invece, prevedere per loro aiuti
concreti e questo non deve essere inteso come una legalizzazione
del “lavoro in nero”, che va assolutamente condannato, ma solo
come il desiderio di aiutare chi si trova in grande difficoltà, di

“rendere gli invisibili meno invisibili”.
                                   Un settore particolarmente
                                 colpito è quello del turismo che
                                 costituisce una fonte di entrata
                                 molto importante per l’economia
                                 di un Paese e offre un elevato
                                 numero di posti di lavoro.

                                    41
Tutti si chiedono come sarà la prossima
estate. Le premesse non sono buone.
Tantissimi ristoratori e albergatori non
riusciranno a riaprire, non si aspettano
turisti, perché gran parte delle prenotazioni
sono state cancellate.

   Anche da noi in Calabria la situazione
non è facile, dato che nella nostra bellissima
regione il settore economico più importante
è proprio il turismo. La Nostra Calabria fra
mare, cucina e cultura riuscirà a venire
fuori da questa difficile situazione

   Il futuro comunque resta incerto perché fino a quando
il virus sarà in circolazione non si potrà dar nulla per
scontato. L’unico modo per ottenere una ripresa economica
significativa è evitare di erigere barriere per proteggere
le rispettive economie e cooperare a livello globale.
Questa cooperazione però allo scoppio della pandemia non c’è stata.

                                  42
Infatti quando l’emergenza coronavirus sembrava appartenere solo
al nostro Paese e c’era un bisogno vitale di mascherine e respiratori,
il governo italiano ha chiesto aiuto all’UE, ma nessuno ha mosso
un dito; il resto d’Europa è rimasto a guardare, si è preoccupato
solo di proteggersi.

   A scuola ci hanno insegnato che l’Unione Europea è nata per
rafforzare la cooperazione economica e garantire agli Stati che ne
fanno parte un futuro fondato su valori comuni fondamentali quali
la pace, la tutela dei diritti umani e, naturalmente, la solidarietà
reciproca.

   Quello che è successo non è stato un segno di solidarietà europea
Nessuno è sembrato preoccuparsi davvero di agire in un’ottica
di sostegno reciproco e cooperazione. Forse tutti hanno avuto
paura di trovarsi senza scorte se i contagi si fossero moltiplicati
all’improvviso. Certo ci siamo sentiti traditi da chi non doveva far
altro che darci un aiuto, in virtù del patto di solidarietà che lega gli
Stati dell’Unione.

                                    43
L’UE avrebbe dovuto soccorrere l’Italia che le dona lustro con la
cultura, l’arte, la musica ma, soprattutto, avrebbe dovuto aiutarla
perché gli italiani, con il loro grande cuore, sono sempre i primi
ad accorrere in aiuto di uno Stato amico. Ciò che conta veramente,
comunque, è che alla fine gli Stati dell’UE si siano scusati e la
solidarietà europea e la collaborazione sono arrivate.

“C’è voluto tempo perché tutti capissero
che dobbiamo proteggerci a vicenda per
proteggere noi stessi”
ha detto la Presidente della Commissione
Europea Ursula Von der Leyen. Le sue
parole ci hanno fatto molto piacere e hanno
allontanato da noi quel senso di amarezza
e delusione provato all’inizio. L’Europa,
riconoscendo i propri errori, ha compiuto un
gesto importante di fronte a tutto il mondo,
ed è proprio da qui che bisogna ripartire,
per una rinascita collettiva dell’Unione
Europea più solida e più consapevole di
prima.

                                         In questa grande tragedia che
                                      stiamo vivendo emerge un solo
                                      aspetto positivo, la rinascita della
                                      natura che si sta riappropriando
                                      di tutti quegli spazi di cui l’uomo
                                      si è impossessato per costruire
                                      enormi palazzi, grattacieli e
                                      industrie. Da diverso tempo
                                      ormai la comunità scientifica
                                      ci mette in guardia dai
                                      cambiamenti climatici e dai
                                      gravi danni arrecati al Pianeta.

                                 44
La nostra
                                   prepotenza, il nostro
                                   senso di onnipotenza
                                   ha causato la
                                   distruzione di interi
                                   habitat naturali.
                                      Tutti gli animali vivevano
                                   in tranquillità sulla Terra,
                                   finché l’uomo non ha deciso
                                   di perseguire i propri interessi,
                                   distruggendo tutto ciò che gli si
                                   presentava davanti.

   Nei mari e negli
oceani pullulava la
vita, oggi abbiamo
isole di plastica e
              rifiuti.
   Poi, da un giorno
all’altro,    questo
terribile virus ha
cambiato tutto, ha
modificato le nostre
           abitudini.

   L’isolamento sociale, il limitato spostamento di mezzi e persone,
la diminuzione delle attività produttive, lo stop alla pesca, hanno
diminuito l’inquinamento ambientale. Le nostre vite sono state
completamente stravolte, ma la natura ha ripreso a respirare,
come non accadeva da decenni. Tutto sta ritornando alle origini, a
quando il Pianeta non era in mano alle speculazioni spregiudicate
dell’uomo.

                                  45
La natura sembra rinata: il cielo delle grandi città non è più grigio
e offuscato dai fumi dello smog, l’aria è più pulita, i fiumi, i laghi, i
mari si sono ripopolati e le acque sono tornate cristalline in più di
un luogo. Anche gli arbusti ed i fiori sono sbocciati tra i sanpietrini,
visto che non c’è nessuno che li calpesta.

  I pesci nuotano in libertà, gli squali si spingono indisturbati
dentro i nostri porti, i delfini scorrazzano liberi e felici, saltano fuori
dall’acqua cristallina per poi rituffarsi immediatamente un attimo
dopo, i coralli stanno pian piano riprendendo i loro colori.

                                    46
Anatre, cinghiali, stambecchi passeggiano        I cigni ritornano a
per le strade senza essere disturbati dal        nuotare tra i canali
viavai umano.                                    di Venezia.

Le anatre sguazzano nelle fontane delle città deserte.

   Anche nel nostro territorio, Vibo Marina, gli animali sono ritornati
a vivere la loro vita, come le oche che passeggiano beate sulla strada
solitaria.

   Sembra quasi che la Natura si prenda gioco di noi uomini costretti
in casa, mentre gli animali si godono le città deserte. Sembra di stare
allo zoo, ma uno zoo particolare, gli animali fuori e noi in gabbia.

                                    47
Madre Natura sta dimostrando tutta la sua forza ricordandoci che
 su questo Pianeta noi siamo ospiti temporanei, spesso invadenti,
ineducati ed irrispettosi. Non possiamo fare tutto ciò che vogliamo.
                  La nostra vita dovrebbe seguire la

            “saggezza
         del buon vivere”
diffusa tra i popoli dell’antichità che consisteva non semplicemente
nel vivere bene, ma nel vivere in armonia con la Terra. Basterebbe
veramente poco per salvaguardare il nostro Pianeta e proteggere la
                         sua e la nostra salute.
   Basta inquinare. Fermiamo la folle corsa di sfruttamento delle
       risorse ambientali che noi uomini, ormai senza regole,
                         siamo abituati a fare.

                                 48
Sarebbe veramente bello se questa
tempesta che si è abbattuta su di noi fosse
la prima, grande occasione per tornare sui
nostri passi e cambiare rotta, affinché sia
possibile prevenire, piuttosto che reagire
a conseguenze catastrofiche per l’intera
umanità.
   Forse questa complicata situazione
può trasformarsi davvero in una grande
opportunità di ripensare le nostre abitudini
e le nostre vite.

      Giriamo pagina:
        impariamo a
    rispettare la natura.
                                  49
50
     Capitolo III
NOI
           DA SOLI
             NON
          ESISTIAMO

   Sogno o son desto?         Corro a vedere se qualche
                           strana     navicella     spaziale
       Nessuna parola
                           ha fatto atterraggio nel mio
   potrà mai spiegare      giardino.. Niente di tutto
 la strana sensazione      questo, il pianto, il trambusto,
  che in men che non       la voce assordante del silenzio
    si dica ha travolto    mi riportano alla realtà, corsie
                           d’ospedali, suono di sirene,
       e rubato la mia
                           luci, bagliori       e     l a
 tranquilla esistenza,     netta consapevolezza di essere
   immagini di omini       parte di un tutto. Le certezze
      verdi, bardati di    lasciano il posto alle fragilità,
     tutto punto, goffe    alla precarietà dell’esistenza,
    creature dal passo     riscopriamo la necessità di
                           affidarci agli altri, impariamo
lesto e a volte incerto    a chiedere aiuto, i tempi
         e claudicante.    dell’esistenza si dilatano e
                           aspettiamo fiduciosi il responso
                           dell’oracolo.

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Dalla lampada di Aladino verrà mai fuori quel famigerato
vaccino o qualche strumento strepitoso capace di donare il respiro
a chi ne è stato privato, da questo insignificante, minuscolo e
camaleontico virus?

                        Ed ecco che in nostro aiuto
                      arrivano loro, i veri eroi del
                      momento, non ha importanza
                      la   loro    provenienza,       la
                      lingua, il colore della pelle, le
                      tanto avverse opinioni circa
                      ideologie politiche e religiose,
                      causa di conflitti tra gli uomini.

                                52
Improvvisamente, sono, siamo tutti uguali, sono loro pronti ad
armarsi e partire, non c’è tempo per pensare, pronti all’attacco,
alto il capo, fedeli al giuramento di Ippocrate, lasciano tutto alle
loro spalle, affetti, cari, casa, famiglia, e corrono incontro alla
morte, desiderosi di dare la vita. Mai nessuno avrebbe pensato che i
medici, coloro i quali hanno sempre saputo dirci come comportarci
e curarci, si sarebbero trovati anch’essi in difficoltà nel trovare un
antidoto capace di abbattere quel mostro invisibile.
   Anno 2020 di un tranquillo marzo pazzerello, parte il conto
alla rovescia, la quarantena diviene obbligatoria. Tutti vengono
chiamati a dare una mano. Gli ammalati diventano centinaia,
migliaia e gli operatori sanitari sono stremati. In un attimo tutto
si ferma, tutto si perde e si affrontano le ore e i giorni nell’ansia e
nella paura.

   Guardo all’interno di una finestra del reparto di terapia intensiva
di un ospedale al tempo del covid 19, il mio sguardo si perde, non
trovo volti, non vedo colori, non vedo altro che tristezza dolore e
morte. È un continuo correre contro il tempo per strappare una vita
alla morte.

  Non esistono più turni,
  il tempo si è fermato inesorabile.
                                    53
Sono giorni che guardo dietro quel vetro e mi rendo conto di
come tutti questi camici bianchi non hanno più una casa, una vita
normale. Sui loro volti, tolte le mascherine troviamo i segni di tutte
le ore di lavoro, lo strazio di tutte quelle morti che creano ancora
più ansia e paura. È una situazione dall’aspetto più che surreale
quella che stiamo vivendo.

   Molti dei nostri soldati hanno perso, stanno perdendo e
sfortunatamente, perderanno ancora la vita, senza poter ricevere
parole di conforto affetto e amore dai loro cari, ma pronti a stringere
una mano e a fare una carezza, a chi esala l’ultimo respiro. Sono
loro i veri eroi, dalle mille maschere, loro che al momento giusto,
hanno deposto la loro armatura, hanno suonato e cantato, hanno
rotto il silenzio cupo e tenebroso che toglieva il respiro e la speranza.

   Li abbiamo visti piangere, gioire, accompagnare ogni persona
guarita come fosse un trofeo da mostrare, con disarmante
semplicità. Forse un giorno diventerò anch’io uno di loro, e
tornando indietro con i miei ricordi ripenserò a chi ho guardato con
ammirazione, a chi ho affidato le mie paure, le mie incertezze, a
chi mi ha insegnato che non bisogna mai demordere. Penso ai tanti
operatori sanitari che sono morti, senza fare rumore, in silenzio,
caduti sul campo di battaglia, portando via con sé le loro storie, i
loro volti, il loro coraggio.

Continueranno a vivere,
a sorridere, a respirare,
accompagnando l’umanità in questo viaggio avventuroso e
intricato, personaggi di un libro dalla trama apocalittica, e noi ci
ritroviamo a non essere altro che spruzzi di inchiostro, lettere che
si confondono tra loro, stampate su di esso, soffocati da una trama
intricata e un finale sconosciuto. Non ci rimane che voltare pagina
e continuare a scrivere la nostra storia.

                                   54
Noi che mai avremmo immaginato che quel giorno di marzo
sarebbe stato il nostro ultimo giorno di scuola, parlo di quella
vera, fatta di abbracci, profumi, sguardi, suoni. Un ultimo saluto
nell’incertezza del domani, nella speranza di rivederci dopo qualche
giorno, giusto il tempo per riprenderci dal famigerato covid.
  Pensavamo che una pausa ci avrebbe rinfrancati e qualche giorno
a casa sarebbe stato un vero toccasana, avremmo dormito un po’
di più, si sa la primavera concilia il sonno, insomma, in vista degli
esami avremmo preparato armi e bagagli per affrontare il tanto
temuto nemico. I giorni passavano inesorabili e i nostri insegnanti
fedeli al motto “la scuola non si ferma” tempestivamente si sono
attrezzati di tutto punto e via con le lezioni online, un fiume in
piena.

                                   55
“Mio Dio
     mi son
       detta
  ma questi
        non
   riposano
      mai!”

               Molto
      probabilmente
avevano intuito e
visto, quello che ai
nostri occhi era sconosciuto, mai saremmo rientrati, mai avremmo
ripreso ciò che era nostro, il disordine lasciato sotto i banchi che
diventavano sempre più piccoli e scomodi per noi, le sedie cigolanti,
personalizzate da un nome o un simbolo, le corse lungo le scale,
gli incontri festosi in aula magna, momento magico per noi.
Niente di tutto questo. Siamo stati travolti da sigle, link, codici,
app.. insomma un incubo. La sveglia ha continuato a suonare, ma
non abbiamo più aperto la porta di casa, ci siamo limitati ad
accendere un monitor, tolta la maglia del pigiama, una veloce
spazzolata ai capelli e via con le lezioni.

   Il suono del buongiorno non è stato più lo stesso, manca l’anima,
la condivisione, quell’inconfondibile odore di carta e di pizzette
unte, gli sguardi furtivi della compagna di cui mi ero innamorato.
Manca tutto, l’essenza della scuola, quella vera. Un muro ci separa

                                 56
dalla cucina, tra storia e matematica l’intervallo assicurato è il
siparietto tragicomico di mamma e papà, tra schiamazzi, rumore
di aspirapolvere, centrifughe e trita carne la mattinata prosegue.

  La scuola non si ferma e noi siamo
lì, sorriso pronto, telecamera accesa,
prove tecniche d’audio e voglia di
evadere. Sospinti dal vento della libertà, i nostri pensieri
volano altrove, si perdono, assaporano il gusto delle cose perdute,
ritornano nell’aula colorata e accogliente che con cura avevamo
tappezzato di disegni. Ecco il suono della campanella, musica
soave per le nostre orecchie, e l’imperscrutabile sguardo della
collaboratrice, affettuosa ma tanto polemica, che accompagna
ogni nostro spostamento.

  E intanto i giorni scorrono, e un mondo virtuale ci ha travolti,
annientati, e noi incartati in questo involucro fragile e vuoto,
abbiamo capito e apprezzato quello che consideravamo scontato,
abbiamo rimpianto ogni attimo, ogni piccolo momento che ci ha
accompagnati in questi tre anni.

   Ci siamo chiesti che fine avesse fatto quel nostro compagno,
famoso per i suoi reiterati ritardi, ora continua a non venire a
lezione, abbiamo detto qualche parola in più durante i nostri
incontri via web, ma la prof ci ha invitati a non trarre conclusioni
non è tempo di polemiche, ora è il momento dell’accoglienza e dei
sorrisi. E i giorni passano e noi sempre lì in attesa di tempi migliori,
le voci si sovrappongono, il video impazzisce, il nostro buongiorno
è diventato sempre più flebile, portati dalle onde, trasportati dal
vento della speranza, siamo pronti ad abbattere ostacoli e muri, i
nostri sogni non li spegnerà nessuno, il mondo fuori ci aspetta!

                                    57
Un mondo in difficoltà, bisognoso di persone disposte a donare
e donarsi totalmente, in assoluta gratuità e generosità. Abbiamo
riscoperto l’importanza dell’amare l’altro, colto l’essenziale che
spesso è invisibile agli occhi e al cuore degli uomini, confinati e
isolati su un lontanissimo pianeta, padroni assoluti del proprio
ego. Ma se per ogni fine c’è un nuovo inizio, riappropriamoci del
nostro tempo, per conoscere e aprirci all’altro, diamoci quella
grande unica e irripetibile opportunità che spalanca le porte del
cuore e apre la finestra sul mondo, che mai come adesso ha bisogno
d’aiuto.
  Abbiamo imparato che la povertà non ha voce, perché soffocata
dalla vergogna, non ha gambe perché la fame l’ha indebolita,
ma rimane per sempre dignitosa. Il covid ha minato la solidità
delle certezze, tanti hanno perso il lavoro, e si sono accentuate le
disuguaglianze sociali.

                                 58
Non siamo stati indifferenti di fronte a ciò, ci siamo dati
la nostra opportunità, abbiamo riscoperto la gioia di dare, la
necessità di guardare in un’unica direzione, che porta alla meta
sperata, ovvero, la riscoperta della relazione con l’altro, la certezza
che da soli non siamo nulla. C’è bisogno di tutto, cibo, medicine,
strumenti di lavoro, ma, soprattutto, c’è bisogno d’amore. Si sono
mobilitati in tanti, gruppi di volontari, associazioni varie e gente
comune hanno camminato insieme, nel rispetto reciproco.
   In un momento in cui lo sconforto la faceva da padrone,
l’efficienza e la gioia hanno guidato i passi dei tanti volontari,
tra essi molti nostri idoli, cantanti, attori e influencer, che per una
volta è proprio il caso di dirlo ci hanno dato un esempio positivo,
spingendoci a riflettere sulle tante criticità emerse dall’emergenza
sanitaria. Donare, parola che riassume in sé la forza della vita e che
in questo periodo, segnato dall’isolamento, dal vuoto e dal dolore
ha trionfato sull’egoismo sterile e arrogante.

   La macchina degli aiuti è partita incurante dei pericoli e delle
congetture, spesso vuote e prive di ogni fondamento, in aiuto
delle persone senza dimora, ha prestato vicinanza ai tanti disabili
o a bambini autistici privati della loro quotidianità , ha fornito
consulenze sanitarie, consegne a domicilio, sostegno per i più
vulnerabili, raccolta computer da donare alle scuole e nonostante
la difficoltà del momento, ci hanno ricordato quanto importante
è donare il sangue. Strano ci siamo detti in quei giorni in cui le
nostre mamme si arrabbiavano anche se mettevamo il naso fuori
dalla finestra, era consentito uscire per dare il sangue. Ne valeva
la pena! Chissà la vita di quante persone è legata a quel gesto che
nella sua semplicità ridà la speranza. Questa è la logica dell’amore!

 E come rimanere indifferenti
di fronte al miracolo dell’amore,
anche noi nel nostro piccolo abbiamo contribuito a portare un
sorriso a chi ne era stato privato, un piccolo gesto di gentilezza che
la nostra scuola ha voluto fare a chi era in difficoltà.

                                    59
Basta poco per riaccendere un sorriso, frazione di un attimo e
le certezze attecchiscono su un terreno inaridito dalla mancanza
di tutto, cibo, vestiti, un tablet che in quel momento ti toglie
dall’isolamento e ti dà la possibilità di continuare a sperare in
un mondo migliore. Solo donando possiamo ritrovare la nostra
unità, insieme si può andare incontro al futuro che ci aspetta e
ognuno di noi può trasformare anche l’evento più brutto in una
nuova e strabiliante opportunità. Questa è la logica del dare senza
aspettarsi nulla in cambio. Lungo le strade del mondo tante sono
le persone che hanno necessità di ogni cosa, non basta l’elemosina,
non è dignitosa, manca la solidarietà vera, il riconoscimento dei

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