Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
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IN COPERTINA: OCCHI DI PIOPPO Man mano che gli alberi di pioppo crescono, i rami superiori ottengono la massima luce, quelli inferiori invece ne beneficiano meno e iniziano a cadere. A memoria dei rami caduti, sulla corteccia rimangono delle cicatrici a forma di “occhio”. Coordinamento: Chiara Buizza Segreteria: Chiara Tomasi Grafica: Alessandro Gritta Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a I MARTEDÌ DELL’ASCOLTO. Collegamento dei centri di ascolto da.TE: “i racconti condivisi hanno shakerato vissuti di tristezza, di gioia, di fatica e di laboriosità; i volontari hanno restituito la loro intraprendente passione nel ministero della vicinanza personale e comunitaria, della prossimità alle inevitabili povertà che il contesto pandemico ha moltiplicato e radicato; hanno riferito di contesti comunitari sensibili e solleciti ai bisogni, di reti di collaborazioni, di esperienze di giovani disponibili all’aiuto”. Alcuni dei racconti raccolti trovano voce in queste pagine.
guardare gli occhi come fossero il volto gli occhi guardano quello che vivono, tra ferite e benedizioni dove sono i tuoi occhi? racconti covid 19 l’anima della carità
indice 06 Il buon sapore della vita 10 Insieme a loro Mons. Pierantonio Tremolada Rifugio Caritas 08 Il circolo virtuoso della carità 11 Anche domani riapriremo don Maurizio Rinaldi Mensa Madre Eugenia Menni 12 La precarietà è di tutti Unità di strada 14 Andare da loro Caritas Parrocchiale di Poncarale 16 Organizzare lo straordinario Il mondo dello spettacolo viaggiante 17 Il filo di luce Comunità di Vita Casa Betel 18 Persone che si amano Caritas Parrocchiale di Urago d’Oglio 20 La scelta dell’integrazione Caritas Interparrocchiale di Concesio 21 Il dono più prezioso Centro di Ascolto Porta Aperta 22 L’eucaristia celebrata e vissuta don Alessandro, prete diocesano 24 Condividere i bi-sogni Progetto Salute Si.cura 25 Passaggi dell’anima Caritas Parrocchiale di Travagliato
Ogni volta che raccontiamo facciamo un dono: a noi, perché ci riappropriamo in maniera più consapevole della nostra esperienza e del suo significato; agli altri, perché la condivisione può aiutare a sentirsi consegnati gli uni gli altri, a recuperare la memoria e rinsaldare i legami, a immaginare che un altro modo-mondo è possibile. Un altro modo-mondo in cui (ri) scoprire il volto dell’altro e la comunità in azione. 26 La prospettiva del da.TE 42 Nel solco del raccontare Giornata del Pane 28 Una cordata di solidarietà 44 Semplicemente Grazie Caritas Parrocchiale di Castenedolo 29 Lasciarsi sorprendere 46 come Area per la società Caritas Parrocchiale di Borgosatollo Diocesi di Brescia 30 La gentilezza dell’eccedenza Ottavo Giorno 32 A partire da uno scatolone vuoto Caritas Parrocchiale di Roncadelle 34 Nuovi compagni di strada Caritas Parrocchiale di Bienno 35 Il confronto tra generazioni Caritas Parrocchiale di Rezzato 36 Ci vuole coraggio Oratorio S. Afra, Brescia 38 Un fermento di energie Caritas UP Ome Padergnone Rodengo Saiano 40 Fare ciò che è necessario Servizio Civile Young Caritas Brescia 41 Sinfonia d’amore Caritas Parrocchiale di Calcinato
Il buon sapore della vita S ono contento di aprire questa raccolta di racconti di Un anno con Caritas: li ho ricevuti in dono in anticipo e ho avuto modo di assaporare il buon sapore della vita, di coglierne l’essenza, di riconoscerne il valore, tanto più nel tempo del Covid-19. Nel solco dell’itinerario pastorale della Chiesa bresciana, sono almeno tre i passaggi che emergono con forza dai racconti e che mi preme condividere. So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; La grazia in atto. sono allenato a tutto e per tutto, La santità si racconta: la santità è il racconto alla sazietà e alla fame, della vita. Non è un argomento di cui trattare all’abbondanza e all’indigenza. o un tema su cui discorrere. Solo la vita ci dice Tutto posso in colui che mi dà la forza. che cosa è la santità. (Il bello del vivere. La santità dei volti e i volti della Filippesi 4, 12 - 13 santità , Lettera pastorale 2018-2019). Il racconto di Un anno con Caritas narra la grazia in atto, come dono di Dio, come testimonianza di uomini santi e donne sante che vivono la vita come tempo del Regno di Dio in azione. 06
Per una civiltà dell’amore. Caritas racconta di un culto spirituale, celebrato La carità come stile: la civiltà che scaturisce dalla sull’altare della vita, nel quale la Chiesa vive e celebrazione dell’Eucaristia è la civiltà dell’amore. compie la sua missione. Lo stile del vivere sociale, proprio della civitas, che il Vangelo fa esistere è quello della carità. (Nutriti dalla bellezza. Celebrare l’Eucaristia oggi, Lettera Oltre a queste tre sottolineature, faccio mia la Pastorale 2019-2020). Parola di Dio scelta come viatico per la lettera di questi racconti: So vivere nella povertà come so vivere La carità non può che essere stile, nello straordinario nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla e nell’ordinario, nell’emergenza e nella quotidianità. sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Nell’essenziale e nel tutto della celebrazione della Tutto posso in colui che mi dà la forza. (Fil 4,12-13). messa, l’Eucaristia si fa dialettica sociale di reciproca L’apostolo riferisce di un itinerario vissuto attraverso offerta di sé. Un anno con Caritas: un piccolo fasi contrapposte (sazietà-fame; abbondanza contributo per il divenire della civiltà dell’amore. indigenza): Un anno con Caritas racconta di ciò che in questo “allenamento” la Chiesa ha vissuto (e sta vivendo) ma soprattutto esprime la consapevolezza Nella ricerca dell’essenziale. di potersi e doversi sempre rapportare a Colui che le Il primato del cuore: l’esperienza dell’amore mette in dà forza. campo il cuore come soggetto primo di riferimento. È con il cuore infatti che si ama. Grazie dunque per la vita che ho raccolto dentro (Non potremo dimenticare. La voce dello Spirito in un tempo di ogni racconto di Un anno con Caritas. prova , Lettera Pastorale 2020-2021). Mons. Pierantonio Tremolada In un tempo di prova, nel tempo del Covid19, la Vescovo di Brescia ricerca dell’essenziale ci ripropone il primato del cuore: esso diventa la concrezione di ciò che non può mancare, l’amore evangelico. Un anno con 07
Il circolo virtuoso della carità a cura di Maurizio Rinaldi Sacerdote coordinatore Area per la Società Direttore Caritas Diocesana di Brescia Qui e ora Bisogno e desiderio Un anno con Caritas: il circolo virtuoso della Se il donare non sarà un condividere, resteremo carità - chiedere, ascoltare, dare, ricevere, soggetti e schiavi di un paternalismo caritativo condividere, ringraziare - trova in questo spazio che avrà le sembianze di un circolo vizioso, la sua sapienziale ed umana narrazione. lontano dalla logica evangelica dell’obolo della vedova. E il bisogno continuerà ad essere I protagonisti: noti e anonimi, uomini e donne, schiavo della dittatura della indipendenza e della singoli e gruppi, famiglie e comunità, fratelli tutti! autonomia. Solo alcuni, per dare voce a tutti e muovere il cuore di ognuno. Gli esseri umani sono bisogno radicale e sono desiderio irriducibile. Imparare ad ascoltare Non aspettiamoci reportage, statistiche, numeri, il bisogno altrui implicherà un apprendistato osservazioni sistematiche, ma il qui ed ora di una personale e coraggioso, capace di ascoltare il carità in atto. proprio; la verecondia, il disagio e l’imbarazzo altrui saranno il nostro; saremo fratelli tutti L’approccio: leggere, rimanere in silenzio, nel bisogno comune; saremo sorelle tutte nel ascoltare il dolore, gustare la gioia, riconoscere desiderio riconosciuto e condiviso; in questo, il la grazia; condividere e continuare a vivere qui ed ora, sono anticipazione di eternità. il processo di una umanizzazione sempre minacciata e sempre in fieri. Ascoltare il bisogno, riconoscere il desiderio, dare il pane e non far mancare l’amore, Il bisogno ha chiesto di essere ascoltato ed risolvere la contingenza del presente e non affrontato. La sua esplicitazione ha favorito negare un futuro di pienezza: la carità tutto il processo della risposta e la sua soluzione. ha assunto nella direzione della totalità di L’incontro è stato vissuto ed espresso come un desiderio perseguito, non confuso con il momento quasi apofatico. Nello scritto è bisogno, non ridotto ad esso, ma superato e necessario leggere il non detto: il bisogno aperto ad un perfezionamento che è stato già rimasto nascosto, custodito segreto nel pudore o risurrezione, come compimento di una umanità nella vergogna di una supposta auto-sufficienza pienamente raggiunta. Se rispondere al bisogno che una culturale e borghese dignità rivendica. è l’essenziale, soddisfare il desiderio sarà 08
Se avete gli occhi aperti, avete anche il cuore aperto? (San Paolo VI) dare compimento alla carità. E ritorneremo a riconoscere il nostro bisogno e il nostro desiderio come grammatica per leggere ed interpretare il bisogno ed il desiderio altrui, nel confronto con il bisogno e il desiderio cristico, riconosciuto da Gesù, compiuto dal Risorto. Carità e verità Per il qui e l’ora di una messa distanziata si è celebrata una comunionale prossimità, nella tensione dal qualcuno all’ognuno, dalla parzialità al tutto dell’amore eucaristico - “li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Il vangelo della carità vissuta ha avuto la misura e la qualità dell’autentico, dell’intero, dell’incluso, dell’integro, del globale. Il parziale, il limitato, l’incompleto potrà sempre essere giustificato dalla dinamica del processo, ma anche giudicato dal retroscena della vanità. La carità vorrà sempre la verità; nel tempo che ci è stato dato, così come è stato, a questo abbiamo provato a votarci, a ciò che mai sarà opzionale, alla carità. 09
Insieme a loro a cura di Fabio Tosini RIFUGIO CARITAS M arzo 2020. Il Rifugio Caritas da servizio di “emergenza freddo” diventava h24 per garantire la possibilità di “restare a casa” a chi una casa non ce l’ha. Ci trovammo insieme a queste persone, chiamandoci per nome, guardandoci negli occhi resi ancora più espressivi dalla mascherina. Non eravamo abituati a cogliere nello sguardo del prossimo lo sguardo di Dio: la pandemia ci ha regalato la possibilità di abbracciarci con gli occhi ed entrare in relazione attraverso sguardi che raccontano storie di fatica e di speranza. Insieme a loro, e non solo per loro, abbiamo costruito una “dimora” nella quale condividere disegno da far avere agli ospiti per portare un pezzettino di strada, un camminare a loro un po’ di vicinanza anche se a distanza. fianco. Abbiamo sentito di essere tutti sulla Questo semplice e profondo gesto di cura e di stessa barca dell’esistenza, con le nostre attenzione ha coinvolto altri figli di volontari. I fragilità, il nostro senso di impotenza, ma con la bambini hanno espresso mediante disegni come consapevolezza e il bisogno di essere Fratelli sia possibile “volersi bene in tempo di Covid19”. tutti, di volerci bene, di scambiarci cura e I disegni sono stati consegnati agli ospiti che li solidarietà, di avere accanto Dio. hanno appesi nel salone da pranzo per abbellirlo, Il Covid19 ci ha provocati. Siamo stati iniziati rendendolo più caldo e accogliente. Altri disegni ad essere poveri e ad essere ricchi insieme. sono stati posti su un albero del giardino del Questo insegnamento ha generato storie e gesti Rifugio a rappresentare la fioritura che avviene di vicinanza umana e cristiana. Ci siamo chiesti nonostante la situazione di “deserto” nella quale come far vibrare nel nostro rifugio il cuore della ci troviamo. Vicino alla pianta colma di “frutti- Chiesa e come aprire il nostro cuore per non disegno” gli ospiti hanno appeso una targa cadere nello sconforto e nel disimpegno. La fatta dai bambini con la scritta zona azzurra, a risposta commovente e incoraggiante la offre significare che nel continuo alternarsi dei colori ancora San Paolo: tutto posso in colui che mi dà delle zone (giallo, arancio, rosso) è possibile la forza (Fil 4, 12-13). costruire insieme spazi di serenità (ecco il colore Mossi da questa forza sono tante le iniziative azzurro!) e di vicinanza. nate nel 2020 e condivise con gli ospiti del Guardando questo albero vengono in mente Rifugio Caritas e con le comunità. ancora le parole di San Paolo: in tutto e per tutto L’ultima ha preso forma dall’idea di una bambina, ho imparato ad essere saziato. La Parola fa da figlia di un volontario, che ha realizzato un ponte tra Dio e l’uomo. 10
Anche domani riapriremo a cura di Gianbattista Treccani MENSA MADRE EUGENIA MENNI F ebbraio 2020. Il virus che sembrava confinato in una parte del mondo lontana da noi giunge anche nella nostra nazione, nella nostra regione, nella nostra città, insinuandosi nelle nostre case. Quando ce ne rendiamo conto ci investe in pieno, catapultandoci in una nuova dimensione di vita. Strade semi deserte, sirene di ambulanze come colonna sonora di quello che sembra un film, tanto è strana l’atmosfera che regna un po’ ovunque. Le notizie di aggiornamento su quella che ormai viene definita pandemia ci dicono che la situazione è sempre più grave, che questa È vero: abbiamo paura, non sappiamo cosa malattia è tremenda: è invisibile, è mescolata con sta succedendo, ma non possiamo perdere un l’ossigeno che normalmente respiriamo e viaggia pezzo di umanità voltando le spalle a chi ci sta ad una velocità sorprendente. guardando dritto negli occhi. In Mensa Menni si cerca di correre ai ripari, ci si Un ragazzo che da tempo viene a mangiare guarda in faccia cercando nell’altro sostegno e da noi ci confida di non avere più nessun vero aiuto concreto perché ci si deve riorganizzare in affetto. Come tutti i giorni anche oggi è arrivato fretta e la tentazione di chiudere tutto e andare a in bicicletta, ha i capelli arruffati, la barba incolta, rifugiarsi ognuno nella propria casa è forte. veste dei buffi pantaloni alla zuava. Con il suo Come ogni giorno, anche oggi apriamo il parlare incespicato ci dice sommessamente che, portone d’ingresso agli ospiti, in loro notiamo un da quando si cominciano a contare le persone forte senso di smarrimento e, come noi, hanno che finiscono in condizioni gravi in ospedale, dipinta sul volto la paura per quello che sta ha iniziato a pensare a chi conta veramente succedendo. La fila delle persone che hanno nella sua vita, ma non ha trovato nessuno. Poi fame si forma velocemente all’interno del cortile e ci confida che, da quando ha perso i genitori, silenziosamente si infila nella porta d’entrata della chi si sta occupando di lui siamo noi. Noi siamo sala. È una fila silenziosa, ma si sente nell’aria una le uniche persone che gli sono vicine e venire marcata tensione e un diffuso nervosismo. alla Mensa Menni è andare a trovare qualcuno “Ma la mensa chiuderà?” è la domanda che a cui vuole bene. Ci dice che, se gli dovesse sentiamo rivolgerci ripetutamente. Poi lunghi silenzi capitare qualcosa, nei suoi ultimi momenti di che evidenziano un profondo timore di perdere un vita penserebbe a noi. Rimaniamo, commossi, in punto di riferimento. Di fronte a questa domanda silenzio. non si può che rispondere: “noi ci siamo”. Anche domani riapriremo quel portone. 11
La precarietà è di tutti a cura di Giacomo Savardi UNITÀ DI STRADA Siamo l’Unità di Strada e i numeri reali della grave marginalità nel territorio abbiamo da poco festeggiato il bresciano, ha preso forma un incredibile viaggio. Un viaggio che ha scavalcato i numeri e si nostro secondo compleanno. I è lanciato in un intreccio di vite. The caldo, crackers, coperte, calze sono alcuni dei mezzi compleanni sono quei punti sulla linea del per creare un aggancio con le persone che tempo in cui è giusto gioire brindando a un incontriamo: l’obbiettivo è creare delle relazioni lieto futuro ma è altrettanto necessario voltarsi, significative. Ci vuole tempo, ma è proprio il comprendere e cogliere il passato. tempo colmo di significato che permette a chi Il 2020 è iniziato nel migliore dei modi; anche incontriamo, e si vuole raccontare, noi (un operatore e due volontari a turno) nelle di ritrovare l’orientamento in un consuete tre uscite serali continuiamo a cercare tempo rimasto a lungo sospeso. di agganciare ed entrare in relazione con persone senza dimora. La prova di questo significato così profondo è emersa a Da un’esigenza iniziale di mappare, Marzo 2020 quando una orientare ai servizi territoriali e cogliere pandemia mondiale 12
“per un’altra strada” (Mt 1, 12) ci ha travolti inesorabilmente e siamo entrati a a edificare, a operare per un bisogno incessante contatto con il vero significato di “precarietà”. di Carità e proprio per questo possiamo Le certezze si sono scardinate, sgretolate. Ci testimoniare la profezia della Speranza. siamo scontrati con la paura e l’incertezza di noi operatori di non riuscire a proseguire, soprattutto Abbiamo tenuto vivo a inizio emergenza Covid19 a tutela dei volontari. Esattamente in quella tutto ciò che abbiamo costruito. Per tutelare una condizione, in quel brivido di smarrimento che fragilità che poteva diventare ancora più fragile solo la sensazione di non essere più guidati dal abbiamo consegnato mascherine, guanti, gel ritmo incessante e consolidato del quotidiano disinfettante, ma soprattutto abbiamo tenuto vive può dare, i volontari sono stati illuminanti. le relazioni significative, ci siamo innamorati di Sono stati loro a pregarci di proseguire e insieme ciò che sembrava perduto o debole. Dove prima abbiamo colto il grande messaggio, sino ad di questa esperienza con l’Unità di strada non allora celato, che le persone incontrate in strada abbiamo mai posato lo sguardo ora troviamo ci hanno donato: la precarietà è una situazione la ricchezza. Il risultato? Il prossimo è su una stabile. panchina, sotto una grondaia, tra i cartoni e ci sta aspettando1. La precarietà può essere dono di Dio se ci aiuta 1 - Nel corso del 2020, l’Unità di strada sospende le uscite per alcuni periodi, causa casi di Covid19 tra operatori e volontari. 13
Andare da loro a cura di Gianfranco Spalenza CARITAS PARROCCHIALE DI PONCARALE M olte domande ci eravamo posti come campanello. Una sola attenzione: assumere Caritas in quei mesi, una in particolare: tutte le precauzioni del caso per non mettere in come aiutare non solo le famiglie che pericolo la vita di alcuno. Depositai l’ombrello in già conoscevamo, ma i nostri anziani un angolo, ma nessuno mi apriva. Attesi alcuni provati spesso dalla vecchiaia e dalla minuti, nulla. Non volevo rinunciare. Finalmente la solitudine? La risposta: se gli anziani non si erano porta si aprì, attraversai un piccolo giardino e con mai avvicinati a noi per vari motivi (riservatezza, passo veloce iniziai a salire i gradini della scala disagio o pudore), noi avremmo dovuto uscire ed che portava all’ingresso. In quel momento capii la andare da loro! causa dell’attendere. Mi aprì un signore, sorretto da ausili di deambulazione che lo aiutavano nei Ci stavamo avvicinando al Santo Natale del suoi movimenti faticosi e lenti. Mi presentai e 2020, decidemmo che alle nostre domande e depositai il piccolo pacco, di cui forse non aveva alle nostre intenzioni doveva seguire un veloce necessità, ma immagino avesse bisogno di una agire. Un sabato iniziammo la preparazione di parola, per rompere quella solitudine che faceva un piccolo dono, era un semplice modo per dire da padrona nella casa. Iniziò a ringraziarmi, dai loro: noi ci siamo, non siete soli. Era un inizio suoi occhi colmi di stupore, dalla sua cortesia e con tutte le incognite che avremmo incontrato, dal desiderio di comunicare, capii quanto fosse in modo particolare io, che non li conoscevo felice nell’accogliere un gesto inaspettato. In quel personalmente. momento compresi, toccando con mano, quanto bisogno di aiuto ci sia, spesso offuscato dalla vita Mi ricordo perfettamente quella mattina piovosa frenetica che ci travolge. del 20 dicembre. Una mano sorreggeva l’ombrello, l’altra alcuni pacchetti. Mi incamminai. Terminata la consegna con un caloroso Iniziò una delle giornate più significative che arrivederci, proseguii il mio cammino: altro ricordi. anziano da visitare, altra situazione di solitudine e difficoltà. Queste persone dimostravano una Arrivai alla prima abitazione e suonai il fierezza indescrivibile. La sofferenza sembrava 14
questa fu una nuova lezione di vita non li toccasse, forse la loro vita era stata provata da fatiche e dolore. Quanta fierezza in quegli sguardi, quanta necessità di amore riuscivano a sprigionare, e quanto io mi sentivo piccolo accanto a loro. Non tutto andò come pensavo, ricevetti anche un rifiuto. Ricorderò le sue parole, scandite con molta cortesia e chiarezza: “dona questo a chi ha più bisogno di me”. Questa frase mi fece rabbrividire, Lui ammalato pensava agli altri. Questa fu per me una nuova lezione di vita. Il Vangelo è incastonato di riferimenti verso il prossimo, ma una frase deve illuminare il mio vivere: “Tutto quello che Apri i nostri occhi alla avete fatto a uno solo dei miei novità di ogni alba fratelli più piccoli, l’avete fatto (G. Vannucci) a me” (Mt 25,40). Non vi è conclusione più bella. 15
Organizzare lo straordinario a cura di Marco Danesi IL MONDO DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE È la metà di Marzo 2020, la primavera si sta sicurezza, la preoccupazione cresce, la nostra già annunciando, tra un mese è Pasqua, incapacità di trovare delle alternative anche… ma gli uffici della Caritas Diocesana sono Decidiamo di organizzare, in forma straordinaria, momentaneamente chiusi causa Covid-19. una distribuzione di generi alimentari direttamente È attivo un numero d’emergenza, che in dal magazzino “Ottavo Giorno”. Contattiamo le quelle prime settimane non smette di squillare. famiglie dei giostrai e le invitiamo a organizzare Le richieste sono le più varie, il disorientamento il ritiro per gruppi di famiglie così da ridurre il più e la confusione sono sempre più presenti, la possibile il numero di spostamenti, avvisiamo la paura crescente. Prefettura, predisponiamo i bancali considerando Una serie di telefonate ci spiazzano: giungono il numero di persone e la presenza di minori. in particolare da Lodetto, Bedizzole, Artogne, L’1 e il 2 aprile 2020 iniziamo la distribuzione. I Borgo San Giacomo e riguardano il mondo volontari dell’Ottavo Giorno caricano quello che dello spettacolo viaggiante. Ci sono famiglie è disponibile sulle auto e sui furgoni, ma i numeri di giostrai, per natura in transito per le sagre delle persone da sostenere sono alti: 279 famiglie, e feste di paese che nella provincia vengono di cui circa 1000 adulti e più di 400 minori. È organizzate, bloccate in quelle comunità senza necessario organizzare un’altra distribuzione il 22 averne la residenza e nell’impossibilità di aprile e poi ancora il 13 maggio. muoversi a stretto giro. Tanti volti incontrati, tante storie, tante emozioni Ogni giorno di lockdown il numero delle contrastanti. Dopo il “grazie!”, una sola e costante telefonate aumenta, molte Caritas territoriali domanda: “E quando è finito ciò che ci avete si stanno ancora organizzando per riaprire in donato cosa facciamo? E… quando potremo tornare a lavorare?” Suggeriamo di contattare le Caritas Parrocchiali, il Comune di residenza, i Servizi Sociali del Comune in cui sono costretti a rimanere bloccati… In realtà anche noi non abbiamo risposte, cerchiamo di rispondere alle richieste immediate, ai bisogni urgenti con l’unica prospettiva del giorno dopo. Una frase di Stevenson B (2020) mi provocava in quei giorni: “Il contrario della povertà non è la ricchezza. Il contrario della povertà è la giustizia”. È stato importante esserci… come abbiamo potuto, con i limiti della situazione non conosciuta e dell’imprevedibilità dei bisogni e delle paure che li generavano. Ma passato il momento di crisi, l’urgenza del momento, l’esperienza vissuta ci porterà a costruire una prospettiva ripartendo dalla giustizia e dall’equità? 16
Il filo di luce a cura di Silvia De Marinis e educatrici COMUNITÀ DI VITA CASA BETEL Tante domande … è passato un anno, ma è ancora viva dentro di noi la voragine di emozioni che ci ha travolto dal 9 marzo 2020, il giorno che ha segnato l’inizio del lockdown nazionale: “qualcosa” di nuovo, Gesù, ha costruito una invisibile e sconosciuto è entrato nelle nostre nuova comunione tra tutte vite e nella nostra comunità di vita. le donne della Comunità Noi educatrici, tra queste mura domestiche, di Vita. insieme alle donne accolte, viviamo smarrimento e incredulità. Pensieri racchiusi in ognuna di noi, che cercano Abbiamo imparato un senso, una via di fuga. Abbiamo imparato che Cerchiamo di contenere la nostra paura, la nostra si può ballare in due tristezza per proteggere e dare conforto a chi è metri quadri, si può fare la più fragile. spesa in quindici minuti, si Noi che di solito siamo punto di riferimento delle può colorare la primavera donne ospiti della comunità, che cerchiamo di con i pastelli a cera. I turni dare risposte, ci interroghiamo perché questa si possono modellare volta è diverso e ci domandiamo: “ce la faremo?”. come il cubo di Rubik La distanza è un limite difficilissimo: noi che ogni e la notte passa più in fretta se pensi che giorno desideriamo accogliere, come faremo a domani tutto andrà bene. farlo da lontano? Abbiamo imparato che si può Il nostro conforto potrà arrivare fino a loro? comunicare tanto anche solo con gli E chi conforterà noi in un momento così tragico e occhi. incerto? Abbiamo imparato che collaborare è difficile, ma forte. Abbiamo imparato a sostenerci come in un Una presenza arcobaleno di colori sfumati, a riscoprire e La presenza di Gesù Eucaristia, silenziosa e viva, rafforzare creatività nascoste, a custodire la ci ha fatto sentire collegate da un filo di luce. comunione tra noi, a essere sempre pronte al Questa luce ha guidato i nostri gesti verso cambiamento, come la vita ci insegna e continua la pazienza e la tenerezza. Ci ha permesso ad insegnarci. di mantenere un ordine, a volte felicemente E allora, “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui creativo, in un periodo dove la convivenza è che dà origine alla fede e la porta a compimento” diventata ancora più faticosa. (Eb 12,2), abbiamo resistito nella fatica, La quotidianità vissuta insieme, con al centro perseverato nella corsa, rinsaldato la nostra fede. 17
Persone che si amano a cura di Silvia e diacono Antonio Serra CARITAS PARROCCHIALE DI URAGO D’OGLIO H I o fatto tesoro di una frase di papa l periodo di Covid19 ci sta facendo sostare Francesco (2016): “Per seguire Gesù sulle ragioni vere che muovono noi cristiani bisogna avere una dose di coraggio, verso il prossimo. Ci svegliamo al mattino bisogna decidersi a cambiare il divano pensando a come affrontare ed essere di con un paio di scarpe comode, che ti aiuto nella tal situazione e ci addormentiamo aiutino a camminare su strade mai sognate, alla sera pregando il Signore affinché provveda capaci di contagiare gioia, quella che nasce secondo la Sua volontà. Uso il plurale perché in dall’amore di Dio, il suo invito, che ci insegna a questo siamo in sintonia come gruppo e in unità incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, con il nostro parroco. nell’ammalato, nel profugo e nel migrante”. È stato un anno difficile il 2020: ha tentato in certe Una frase che si è fatta invito e risposta: mi sono situazioni di demotivarci, ci ha fatto anche pensare resa disponibile per il gruppo Caritas della mia che forse, alcune volte, è meglio limitare di molto parrocchia, in particolare per il centro di ascolto. il sostegno al prossimo. Poi però ti guardi intorno Lo scorso anno è stato complicato sotto molti e ti viene la voglia di andare avanti nonostante aspetti: abbiamo dovuto cessare per due mesi tutto. Un fatto ispirato a “quello che ho te lo lo spazio dell’ascolto in presenza, siamo rimasti do...” (At 3,6-8). Questo brano ci fa pensare alla attivi telefonicamente, non incontrarsi ha reso più situazione di una signora, madre, già sessantenne, difficile instaurare un rapporto di fiducia e lealtà con una vita difficile alle spalle, vissuta in gran con quanti si rivolgevano a noi. parte in una comunità, ora con un lavoro part-time Nei momenti difficili, tanto più nel tempo del ma tante spese da affrontare. Ce la sta mettendo Covid19, la forza di continuare la trovo nel tutta e nonostante i tanti sacrifici trova il tempo nostro gruppo che vedo molto unito, anche di recarsi in bicicletta nel paese vicino ad aiutare quando il confronto tra noi è (sempre) animato. una associazione di solidarietà: “vado ad aiutare Ci compensiamo: chi sa ascoltare, chi sa i volontari a preparare i pasti per i poveri, vado organizzare, chi sa... Il parroco ha tracciato volentieri!”. Tutti abbiamo qualcosa da dare e da la via chiedendoci di avere e mantenere un donare gratuitamente e con gioia. tono famigliare sia nell’accoglienza che nel Noi siamo certi che la Caritas è Chiesa e in lavoro di organizzazione. Siamo in 10 e ognuno questa Chiesa ci vogliamo stare e lavorare dona qualcosa, pur non possedendo grandi facendo nostre le parole del nostro Vescovo: cose, convinti che non siamo soli con le nostre “Oggi la gente è interessata a quell’opera che forze ma uniti dall’amore per Dio, che non ci fa vedere belle le persone perché sono persone abbandona mai, soprattutto in quei casi dove che si amano”2. sembra non esserci via d’uscita. diacono Antonio Serra Silvia 2 - Non potremo dimenticare. La voce dello Spirito in un tempo di prova. Lettera pastorale 2020, Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia 18
Guardare il mondo in modo positivo lo fa diventare positivo, perché la prima cura viene sempre dallo sguardo che si ha” (L. Bruni) Noi siamo certi che la Caritas è Chiesa... 19
La scelta dell’integrazione a cura di Elena Maracani, Valentina Facondini e don Antonio Franceschini CARITAS INTERPARROCCHIALE DI CONCESIO Esodi e incontri è stato impostato e vissuto prima di essere Nel giugno 2016 la Caritas Interparrocchiale inseriti nel progetto di microaccoglienza della di Concesio ha iniziato ad accogliere cinque cooperativa Kemay. richiedenti asilo, in collaborazione con la cooperativa Kemay, che opera sul territorio per Covid19: un banco di prova conto di Caritas Diocesana di Brescia. Dal 2020, con l’arrivo di Covid19, il gruppo di All’inizio di questa avventura, una quindicina volontari è diminuito, gli incontri con i ragazzi di volontari si sono proposti in vari ruoli e sono stati quasi occasionali e anche la possibilità l’entusiasmo era altissimo, nonostante le di coinvolgerli nelle varie attività parrocchiali si è difficoltà date dalla timidezza, dal problema della notevolmente ridotta. lingua e dai diversi stili di vita. Ci siamo così ritrovati a riflettere su come poter Abbiamo iniziato andando a trovare i nostri continuare il nostro cammino di accoglienza nuovi ospiti a casa, coinvolgendoli in attività nel miglior modo, cercando di adattarlo alla parrocchiali e organizzando gite o momenti situazione e senza dimenticare l’importanza associativi. Ben presto ci siamo resi conto dell’esperienza che questo progetto ci che la loro presenza ci stava arricchendo e ha permesso di vivere. Ne è emersa una permettendo di abbattere muri e pregiudizi. consapevolezza: una giusta accoglienza Uno dei ricordi più belli che ho è legato al comprende il coinvolgimento della comunità viaggio a Roma: il 2 Gennaio 2017 io (Elena), cristiana e non può che concretizzarsi in una don Antonio, il diacono Claudio, Samba, Alieu, comunione che supera ogni barriera così da Mendy, Sarjo e Ibrahim siamo partiti con un realizzare la “civiltà dell’amore”, così come furgone verso la capitale. Sono stati tre giorni indicataci da San Paolo VI. bellissimi, la relazione che si è venuta a creare Da qui è nata l’idea di far evolvere il progetto è stata molto intensa, di valore e quelle distanze di accoglienza iniziato cinque anni fa in una iniziali sono pian piano scomparse. esperienza di integrazione vera e propria: A loro, che nel frattempo hanno ricevuto il l’appartamento di proprietà della Parrocchia, riconoscimento come rifugiati, sono succeduti fino ad ora messo a disposizione del progetto di altri ospiti con i quali si è sempre cercato di microaccoglienza, viene affittato direttamente ai mantenere lo stesso tipo di relazione, ma ragazzi rifugiati. purtroppo questo non è sempre stato possibile: Anche Samba, Alieu, Mendy, Sarjo e Ibrahim con rammarico abbiamo dovuto constatare che hanno espresso il desiderio di poter rimanere l’integrazione, così necessaria in questo periodo nella nostra comunità, dove ancora collaborano storico, ha rischiato di essere vanificata anche e si sentono a casa. Per la nostra comunità sarà dalle modalità con cui il percorso di accoglienza un nuovo inizio. 20
Il dono più prezioso a cura di Beatrice Castellucchio CENTRO DI ASCOLTO PORTA APERTA Mai come in questo tempo di Covid-19 il nome del centro di ascolto “Porta L Aperta” è risultato più azzeccato. Abbiamo cercato di accompagnare le persone che si sono rivolte al centro d’ascolto nella e domande che ci siamo posti sono state ricerca di risposte creative alle loro situazioni tante: “Potremo tenere aperto il centro di difficili, rese ancora più complesse e complicate ascolto?”, “Come faremo ad incontrare in dalla variabile Covid19. Era tutto nuovo per loro, sicurezza le persone?”, “Cosa ne sarà di ma lo era anche per noi operatori. Il dramma chi è in difficoltà?”. Quando tutto intorno della perdita, inarrestabile, di amici, conoscenti, ci suggeriva di sospendere, chiudere e alzare parenti, è stato vissuto insieme e condiviso. barriere ci siamo trovati impauriti e disorientati Abbiamo, per un breve periodo, brancolato nel ma convinti dell’importanza di continuare a buio, senza forse saperlo. Quando le cose si offrire supporto, ascolto e relazione di aiuto sono fatte maggiormente comprensibili ai nostri a tutti coloro che si sarebbero presentati alla occhi siamo riusciti a cogliere anche il lato buono nostra porta. Il Centro di ascolto è il luogo di quel periodo: essere tutti “sulla stessa barca” privilegiato in cui accogliere i bisogni dei “poveri” ci ha permesso di instaurare rapporti di profonda e accompagnarli per un tratto della loro vita e fiducia reciproca, sperimentare nuove possibilità della loro storia. Il nostro compito, talvolta, è solo di risposta e stupirci di ciò che le persone hanno di “semina”: il seme va curato e innaffiato con messo in campo per aiutarsi ed aiutare chi hanno pazienza; i frutti necessitano di tempo e attesa e accanto. forse non saremo noi a vederli. Questo viaggio di ricerca a più piedi, che La situazione pandemica che stiamo affrontando tutt’oggi continua, è il dono più prezioso che ci ha permesso nuovi incontri e condivisione abbiamo ricevuto al centro di ascolto Porta di cammini. È l’esempio di un’anziana signora Aperta. sola che attendeva settimanalmente la nostra telefonata, semplicemente per sentire la voce di qualcuno e raccontare i propri vissuti. Parlava dei momenti bui della sua vita e delle cose semplici di ogni giorno. Quell’appuntamento era carico di attese e la aiutava a percepire la giornata in maniera nuova e diversa. Le telefonavo, rispondeva con il solito filo di voce che “oggi non va tanto bene, non so più cosa fare a casa, mi sento triste... mi manca la mia famiglia…”; e poi aggiungeva: “Guarda che ti suggerisco questa ricetta di cucina” e “anche se siamo al telefono ti presento il mio gatto” o ….. Concludevamo la conversazione con toni più sereni e “leggeri” dell’inizio, d’accordo di sentirci la settimana seguente. 21
L’eucaristia celebrata e vissuta a cura di don Alessandro, prete diocesano L ockdown 2020. Mi viene chiesto di campanello erano le persone che si riferivano richiamare alla memoria quel periodo, alla Caritas che avevo sotto casa, formalmente attraverso un breve resoconto. Viene giusto chiusa. Chiedevano se fosse aperto, se c’era la voglia di tagliare corto. Mi sovvengono possibilità di avere un pacco alimentare, perché al volo tre parole e penso che potrei non potevano acquistare nulla, avendo in molti chiudere la questione così, considerando che casi perso, per le chiusure determinate dalla sono un prete: “messa quotidiana, gel per le pandemia, il minimo salario che consentiva loro mani e mascherina”. Fine del racconto. Breve e di portare a casa il necessario. comprensibile a tutti. Ricordo quei volti, di mamme e di papà, le loro Pareva infatti essere questa la routine di quei legittime richieste, semplici e garbate, di generi mesi, dove tutto si era fermato e nessuno di prima necessità. Volti rigati talvolta da lacrime, poteva farci niente. Tutti a casa. Si poteva per la paura confidata di non farcela. Ricordo la soltanto provare ad accettare quello che stava ferma decisione, in cuor mio, di farmi passare avvenendo, cercare un proprio equilibrio. in fretta i malumori, di non negare a nessuno Eventuali variabili di questo stato potevano di loro la Provvidenza, che si manifestava divenire nuove scocciature. Tipo avete presente, continuamente alla nostra Caritas attraverso quando suona di continuo il campanello di casa donazioni, offerte, il pensiero di chi con questi e non vi sembra proprio il momento!? gesti aveva già previsto le difficoltà di molti. Ecco, così è iniziato tutto. A suonare il 22
per averlo visto comunemente fare In questo modo, la Caritas sotto casa diventò il quelli delle istituzioni, per dare una mano alle luogo dove, dopo la “messa quotidiana, gel per famiglie che venivano a trovarsi in serie difficoltà. le mani e mascherina”, preparavo delle borse In questo modo la messa, l’eucaristia celebrata alimentari per queste persone, fino a una decina ogni giorno diventava, poi fuori, un gesto al giorno, che consegnavo poi all’ingresso, non concreto del Signore per queste persone e appena suonavano. Tutto questo, mi sento di famiglie, che Lui non ha mai smesso di avere nel dire, non per chissà quale volontà o qualità, ma cuore. per la circostanza che si era venuta a creare Chiedendo anche a me, suo sacerdote, di e per averlo visto fare comunemente, in tempi portarle ogni giorno sull’altare. Per riempire quel normali, dai nostri volontari, che continuavano calice con i volti e le situazioni messe alla mia ancora a prodigarsi, sia pure a distanza, per porta, unirle a quelle del mondo e presentarle a trovare quello che serviva, provvedere alle spese Dio, che ci soccorre e sostiene sempre. urgenti, annotare e comunicare, in contatto con La Pasqua di Resurrezione ci doni di vivere la altre realtà associative, le novità sui nuovi casi Pace che Lui ci vuole offrire. che si presentavano. Sforzi che si univano a Per riuscire a superare ogni cosa. La luce dentro le cose (K. Hemmerle) 23
Condividere i bi-sogni a cura di Mariacarla Usmelli PROGETTO SALUTE SI.CURA R icordo uno dei primi incontri a casa della signora T.; davanti a me era posizionata una cornice digitale sulla quale scorrevano una serie di fotografie, momenti di vita vissuta insieme alla sua famiglia, fatta di figli, nipoti, amici, parenti, insomma una famiglia come tante. T. seguiva insieme a me l’alternarsi di quelle immagini e non mancava di raccontare e raccontarsi attraverso quelle fotografie. Ecco, in quel momento mi sono accorta come quella famiglia “normale”, nutrita dalla cura e vivificata dall’amore reciproco, era diventata una piccola comunità di persone e quella comunità aveva incontrato sul suo cammino anche noi. Ho iniziato allora a rileggere alcuni gesti: il dono di un’immagine sacra, regalatami da T. affinché la solidarietà e la cura intergenerazionale. mi proteggesse lungo il viaggio; il saluto di M. che immancabilmente si ricorda di salutare i miei «L’uomo non può vivere senza amore. Egli familiari, anche se non li conosce e non li ha mai rimane per se stesso un essere incomprensibile, visti; Z. quando mi fa le raccomandazioni per il la sua vita è priva di senso, se non gli viene viaggio; oppure quando M., sapendo del nostro rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, arrivo, ci prepara le caramelle, e tanti altri. se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. […] In questa dimensione In questi gesti così semplici, gesti di “gentilezza”, l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore ho sentito la forza, la carezza e la tenerezza di propri della sua umanità.» (Enciclica Redemptor quelle persone che con la stessa cura amorevole Hominis di Giovanni Paolo II). con cui hanno cresciuto la loro famiglia e continuano a farlo, si prendono cura anche di La mia esperienza, all’interno del progetto noi e della comunità stessa, promuovendo una sperimentale “Salute si.cura”, è condivisa con altri crescita non solo personale, ma collettiva. operatori e volontari delle comunità parrocchiali di Gavardo, Manerbio, Lumezzane e San Polo. Il Anziani fragili e vulnerabili, soprattutto in tempo nostro impegno di operatori a fianco dei volontari di pandemia, ma testimoni presenti e attivi. Papa e delle loro comunità si è concretizzato, durante Francesco ha invitato i giovani a vedere negli un anno così complicato e difficile come quello anziani, i propri nonni, “radici” solide che danno attuale, a causa della pandemia, in un cammino vita. comune di cura, sostegno e condivisione dei bi- Questo prendersi cura ci aiuta a vedere oltre la sogni (bisogni e sogni) delle persone anziane e pandemia e leggerne le opportunità, attraverso delle loro famiglie. 24
Passaggi dell’anima a cura di Silene, Silvana, Gianbattista CARITAS PARROCCHIALE DI TRAVAGLIATO D a alcuni mesi CONAD di Travagliato ci inevitabili limitazioni, non poteva invece venire offriva la possibilità di fornire alle famiglie meno la dimensione della Carità. Questo tarlo in difficoltà, che sosteniamo attraverso il comune ci lasciava inquieti e insoddisfatti; “pacco alimentare mensile”, un ulteriore abbiamo condiviso la consapevolezza di non aiuto: pane fresco, pizze e gastronomia dover sprecare il tempo, subendolo come varia pronta al consumo. A marzo 2020, il sterile attesa che tutto finisse, quanto piuttosto meccanismo era ben rodato: 7/8 famiglie, a cercare di viverlo come ulteriore opportunità turno, una sera la settimana, passavano in per testimoniare il mistero della grazia ricevuta. Caritas per ritirare in modo equo, ma anche Perciò, pur con tutte le cautele, senza esporci ed secondo le proprie abitudini alimentari, ciò che il esporre altri a inutili rischi, ci siamo detti che non supermercato ci donava alla chiusura. potevano venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri. Purtroppo, con il primo lockdown nazionale, in cui l’isolamento si è fatto regola e necessità, A metà maggio siamo ritornati operativi sul anche seguendo le indicazioni a livello campo. Chi non l’ha fatto immediatamente, non diocesano, abbiamo chiuso il Centro di Ascolto e ha resistito a lungo e ben presto ha ripreso il sospeso la consegna serale. cammino accanto ai più deboli: non sopportava più di stare alla finestra e vedere gli altri volontari Chiusi nelle nostre case, arriviamo alla Settimana che si prodigavano in situazioni non certo facili; Santa. Questo tempo di quarantena forzata, non sopportava l’idea di aver abbandonato la di silenzio e di riflessione ci ha permesso di barca in piena tempesta. Fidandosi e affidandosi scorgere nel volto del Crocifisso i tanti volti è tornato a dare il suo contributo, sempre più sofferenti di persone che in quei giorni avevano convinto che è solo aiutando gli altri che si aiuta perso i loro cari e che si univano purtroppo ai se stessi. numerosi altri volti della nostra comunità provati dall’emergenza. Ma accanto al silenzio e al dolore per la morte del Signore, si faceva spazio anche l’attesa nutrita dalla certezza della Sua risurrezione. È questo passaggio dell’anima che ci ha dato la grazia e la forza di voler essere il segno visibile e tangibile della Sua resurrezione attraverso l’impegno accanto a tanti nostri fratelli e sorelle fragili e sofferenti. Durante un incontro in streaming, ci siamo detti che, se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subivano 25
La prospettiva del da.TE a cura di Chiara Tomasi GIORNATA DEL PANE Donaci un cuore chiaro che veda il cielo aperto e il mondo con gli occhi di un bambino, occhi di fiducia e scoperta che ci salvino dall’abitudine (E. Ronchi) 26
nel pane, l’essenziale per oggi e la benedizione per domani O gni anno nella sede di Piazza Martiri di Dopo giorni di confronto, arriviamo alla decisione Belfiore, fra ottobre e novembre, è tutto che la Giornata del Pane, così come tutti la un fermento di preparativi per l’Avvento di conosciamo, non si può fare. La tipografia viene Carità e la Giornata del Pane. bloccata. Nel giro di breve arriva anche lo stop Nel 2020, la Giornata del Pane è in ufficiale: a inizio novembre la Lombardia entra programma domenica 29 novembre, prima in zona rossa. Il Vicario Generale della Diocesi domenica di Avvento. A fine ottobre c’è la aggiorna le disposizioni relative alla vita delle condivisione della proposta con il Gruppo comunità cristiane: ogni attività è sospesa. Panificatori di Confartigianato Imprese Brescia Il cambio di programma ci spinge a trovare e Lombardia orientale, che ogni anno sostiene un piano alternativo. In fondo le celebrazioni l’iniziativa promuovendo la partecipazione eucaristiche si possono fare: perché non trovare fra i suoi associati. Le grafiche sono in fase il modo per vivere la Giornata del Pane pur di definizione: manca solo l’ok per avviare la nel rispetto delle disposizioni anti-Covid? Se il stampa in tipografia. problema è proprio nel passaggio dei sacchetti In segreteria iniziamo a organizzarci per la di pane di mano in mano, peraltro con il rischio logistica: a breve arriverà il materiale dalla di assembramenti, si potrebbe fare in modo tipografia che stampa i sacchetti, dobbiamo di aggirare questo problema. Ecco allora la suddividerli per facilitare poi il lavoro di proposta: una Giornata del Pane “edizione consegna alle parrocchie, che nel frattempo da.TE”: ognuno viene invitato a portare da sono invitate a prenotare il materiale di cui hanno casa il pane, che durante le celebrazioni verrà bisogno. I corridoi saranno presto sommersi di benedetto. scatole e borsine piene di materiale prenotato Vero è che con questa modalità tutta nuova non dalle parrocchie. È tuttavia un disordine che dura avremo riscontro sull’adesione all’iniziativa (le poco: man mano che la giornata si avvicina, il prenotazioni dei sacchetti del pane ne erano la materiale viene ritirato e gli uffici tornano ad una cartina tornasole), ma quel che conta è il cuore situazione di normalità. della giornata: la benedizione del pane. Un gesto Quest’anno però l’incognita Covid si mette di per significare che nel pane di oggi riconosciamo mezzo: la situazione contagi in Lombardia inizia l’essenziale per oggi e la benedizione di domani. a peggiorare. Cerchiamo di essere ottimisti: si Benedizione di cui oggi non possiamo fare a risolverà in tempo. In realtà, siamo combattuti meno. fra il desiderio di proseguire secondo i piani e il timore che tutto possa essere bloccato all’ultimo momento. 27
Una cordata di solidarietà a cura dei volontari del Centro di Ascolto CARITAS PARROCCHIALE DI CASTENEDOLO S trade deserte, silenzio assordante quattro bambini e con moglie a carico, rimasto interrotto solo da alcuni suoni ricorrenti senza lavoro a causa della pandemia, in sella ed indimenticabili del tragico periodo alla sua inseparabile bicicletta, con umiltà ed un di lockdown da Covid-19: le sirene italiano quasi incomprensibile, si era presentato delle ambulanze ed il campanello di chi bisognoso di tutto: cibo, aiuto nella compilazione chiedeva aiuto o di chi lo donava. delle pratiche di richiesta della NASPI (minima perché lavoratore Part-time), bollette ed affitti La nostra Caritas, ufficialmente chiusa a Marzo arretrati da pagare. Aiutato con le nostre forze ed 2020 come da normativa, non ha mai smesso in modo fondamentale grazie all’importo ricevuto di “funzionare” grazie anche alla disponibilità di dal Fondo diocesano di solidarietà do.Mani alla don Alessandro che, abitando al piano di sopra, speranza, è riuscito prima a risollevarsi e poi a ha continuato a consegnare, fuori dall’ingresso, trovare un lavoro a tempo determinato. alimenti a padri e madri di famiglia che senza nulla da offrire sulla tavola ai loro figli, suonavano Per questo e tutti gli altri casi che si sono il campanello chiedendo un aiuto, quello presentati, nulla sarebbe stato possibile senza fondamentale, il cibo, il pane quotidiano. A quanti la generosità dimostrata dalla nostra comunità: sarebbe piaciuto continuare ad essere chiamati cassette di frutta e pasti donati per alcune magari più volte al giorno? Forse a nessuno! settimane da due commercianti, borse alimentari Ma gli occhi di quelle persone, spesso bagnati e contributi indirizzati dai cittadini ad un Fondo dalle lacrime, erano la più valida motivazione per attivato per questa emergenza, collaborazione rispondere sempre ed offrire quanto possibile con il Comune ed altre realtà del territorio… con un sorriso rassicurante: “se hai bisogno, noi In breve: una vera e propria “Cordata di ci siamo”. Solidarietà”! Proprio gli sguardi di chi bussa alla nostra porta, Di fronte ad un’apparente impossibilità chiede ma non pretende, soffre ma non dispera a proseguire il nostro servizio, abbiamo (abituato spesso a non avere il necessario), ci sperimentato una presenza, quella del Signore, aiutano a capire che chi abbiamo di fronte, si che attraverso la Sua provvidenza ci ha guidato aspetta solo di essere accolto come fratello. giorno dopo giorno per far fronte alle necessità, Così è stato anche per un giovane papà di anche quelle più critiche che si sono presentate. 28
Lasciarsi a cura di Cristian Rossi sorprendere CARITAS PARROCCHIALE DI BORGOSATOLLO C onoscevo già Mary perché suo figlio era e tranquillità, nella totale incertezza del prossimo nella stessa classe del mio alla scuola futuro (forse torneranno in Inghilterra), Mary ha primaria, oltre che giocare insieme dato priorità alla formazione cristiana dei figli, a calcio nella squadra del paese. In ritenendola fondamentale. alcune occasione ho avuto modo di riaccompagnare il bambino a casa dopo un Ulteriore testimonianza della sua Fede è arrivata allenamento oppure di ritrovarmi sugli spalti a dal parroco che ci riferisce di essere stato guardare una partita con suo marito. colpito dall’intensità e dalla partecipazione durante le esequie, soprattutto nel canto finale Prima che scoppiasse la pandemia, per questioni che accompagnava il feretro verso l’uscita della di lavoro, Mary si era trasferita in Inghilterra con i chiesa. due figli adolescenti, mentre il marito era rimasto in Italia. Purtroppo il Covid-19 se l’è portato via. Nelle occasioni d’incontro, la sua stanchezza Ritornata in Italia per il funerale si è ritrovata è quasi palpabile, ma è altresì evidente la senza lavoro e, a breve, anche senza una casa. gratitudine per questa vicinanza e sostegno in stile Caritas. È capitato di ritrovarci tutti, sia La sua storia è sicuramente simile a tante lei che noi, con gli occhi lucidi per la tristezza altre, con i disagi amplificati dall’emergenza del momento, costretti ad affrontare le varie sanitaria. Anche in questo caso come problematiche, ma è altresì evidente come la Caritas stiamo cercando in tutti i modi di Provvidenza si sia manifestata per dare sollievo a sostenere Mary e la sua famiglia. La cosa questa famiglia (proprio nei giorni di Pasqua!). che più ci ha colpito è che una delle primissime richieste che ci ha avanzato Inoltre ha voluto ricambiare in qualche è stata di poter far riprendere ai figli il modo l’aiuto ricevuto facendosi anche lei percorso ICFR, così da accostarsi ai promotrice di solidarietà donando tutti i sacramenti della Prima Comunione e vestiti appartenuti al suo defunto marito al della Confermazione. Nonostante la vita Borgosolidale, così che possano essere non le stia sicuramente riservando gioia ridistribuiti. 29
La gentilezza dell’eccedenza a cura di Stefano Savoldi OTTAVO GIORNO a fare problema, più che le “nuove povertà”, sono gli “occhi nuovi” che ci mancano. Molte povertà sono “provocate” proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere (don Tonino Bello) Q uando a marzo 2020 è iniziata la pandemia, pensavamo/speravamo ce la saremmo cavata con una brutta influenza. Poi col passare dei giorni le notizie si sono aggravate ed ha preso posto il silenzio, lo smarrimento, come di un terremoto che ti toglie la certezza di poter appoggiare i piedi al sicuro. I più vulnerabili sono apparsi da subito gli anziani, Già visto, ma mai ovvero l’anima di molte opere-segno di Caritas. Come mediare quindi tra la necessità di “mettere in sicurezza” i pensionati, volontari ordinari del magazzino Ottavo Giorno, con la richiesta di quelle Caritas parrocchiali che eroicamente non si fermavano davanti alle crescenti necessità alimentari di famiglie note, ma guardato soprattutto delle tante nuove situazioni mai incontrate prima? Ci siamo organizzati in turni con alcuni giovani del Servizio Civile, con la supervisione dei volontari “veterani” che coordinavano il nostro lavoro da remoto, fino poi a tornare man mano a supportarci direttamente, 30
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