Racconti - Caritas - Giornale di Brescia

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Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Caritas
Diocesana di Brescia   2020 UN ANNO CON CARITAS

                       racconti
                       covid 19

                                  l’anima della carità
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
IN COPERTINA:
OCCHI DI PIOPPO
Man mano che gli alberi di pioppo crescono,
i rami superiori ottengono la massima luce,
quelli inferiori invece ne beneficiano meno e iniziano a cadere.
A memoria dei rami caduti,
sulla corteccia rimangono delle cicatrici a forma di “occhio”.

Coordinamento:
Chiara Buizza
Segreteria:
Chiara Tomasi
Grafica:
Alessandro Gritta

Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a I MARTEDÌ DELL’ASCOLTO.
Collegamento dei centri di ascolto da.TE: “i racconti condivisi hanno
shakerato vissuti di tristezza, di gioia, di fatica e di laboriosità;
i volontari hanno restituito la loro intraprendente passione nel ministero
della vicinanza personale e comunitaria, della prossimità alle inevitabili
povertà che il contesto pandemico ha moltiplicato e radicato; hanno
riferito di contesti comunitari sensibili e solleciti ai bisogni, di reti di
collaborazioni, di esperienze di giovani disponibili all’aiuto”.
Alcuni dei racconti raccolti trovano voce in queste pagine.
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
guardare gli occhi
  come fossero il volto

     gli occhi guardano
     quello che vivono,
tra ferite e benedizioni

dove sono i tuoi occhi?

                           racconti
                           covid 19

                                      l’anima della carità
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
indice
06   Il buon sapore della vita          10   Insieme a loro
     Mons. Pierantonio Tremolada             Rifugio Caritas

08   Il circolo virtuoso della carità   11   Anche domani riapriremo
     don Maurizio Rinaldi                    Mensa Madre Eugenia Menni

                                        12   La precarietà è di tutti
                                             Unità di strada

                                        14   Andare da loro
                                             Caritas Parrocchiale di Poncarale

                                        16   Organizzare lo straordinario
                                             Il mondo dello spettacolo viaggiante

                                        17   Il filo di luce
                                             Comunità di Vita Casa Betel

                                        18   Persone che si amano
                                             Caritas Parrocchiale di Urago d’Oglio

                                        20   La scelta dell’integrazione
                                             Caritas Interparrocchiale di Concesio

                                        21   Il dono più prezioso
                                             Centro di Ascolto Porta Aperta

                                        22   L’eucaristia celebrata e vissuta
                                             don Alessandro, prete diocesano

                                        24   Condividere i bi-sogni
                                             Progetto Salute Si.cura

                                        25   Passaggi dell’anima
                                             Caritas Parrocchiale di Travagliato
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Ogni volta che raccontiamo facciamo un dono:
                            a noi, perché ci riappropriamo in maniera più consapevole
                            della nostra esperienza e del suo significato; agli altri, perché
                            la condivisione può aiutare a sentirsi consegnati gli uni gli altri, a
                            recuperare la memoria e rinsaldare i legami, a immaginare che un
                            altro modo-mondo è possibile. Un altro modo-mondo in cui (ri)
                            scoprire il volto dell’altro e la comunità in azione.

26   La prospettiva del da.TE                        42      Nel solco del raccontare
     Giornata del Pane

28   Una cordata di solidarietà                      44      Semplicemente Grazie
     Caritas Parrocchiale di Castenedolo

29   Lasciarsi sorprendere                           46      come Area per la società
     Caritas Parrocchiale di Borgosatollo                    Diocesi di Brescia

30   La gentilezza dell’eccedenza
     Ottavo Giorno

32   A partire da uno scatolone vuoto
     Caritas Parrocchiale di Roncadelle

34   Nuovi compagni di strada
     Caritas Parrocchiale di Bienno

35   Il confronto tra generazioni
     Caritas Parrocchiale di Rezzato

36   Ci vuole coraggio
     Oratorio S. Afra, Brescia

38   Un fermento di energie
     Caritas UP Ome Padergnone Rodengo
     Saiano

40   Fare ciò che è necessario
     Servizio Civile Young Caritas Brescia

41   Sinfonia d’amore
     Caritas Parrocchiale di Calcinato
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Il buon
                                                   sapore
                                                   della vita

                                                   S
                                                          ono contento di aprire questa raccolta
                                                          di racconti di Un anno con Caritas: li ho
                                                          ricevuti in dono in anticipo e ho avuto
                                                          modo di assaporare il buon sapore della
                                                   vita, di coglierne l’essenza, di riconoscerne il
                                                   valore, tanto più nel tempo del Covid-19.

                                                   Nel solco dell’itinerario pastorale della
                                                   Chiesa bresciana, sono almeno tre i passaggi
                                                   che emergono con forza dai racconti e che mi
                                                   preme condividere.

     So vivere nella povertà
     come so vivere nell’abbondanza;               La grazia in atto.
     sono allenato a tutto e per tutto,            La santità si racconta: la santità è il racconto
     alla sazietà e alla fame,                     della vita. Non è un argomento di cui trattare
     all’abbondanza e all’indigenza.               o un tema su cui discorrere. Solo la vita ci dice
     Tutto posso in colui che mi dà la forza.      che cosa è la santità.
                                                   (Il bello del vivere. La santità dei volti e i volti della
                            Filippesi 4, 12 - 13   santità , Lettera pastorale 2018-2019).

                                                   Il racconto di Un anno con Caritas narra
                                                   la grazia in atto, come dono di Dio, come
                                                   testimonianza di uomini santi e donne sante
                                                   che vivono la vita come tempo del Regno di
                                                   Dio in azione.

06
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Per una civiltà dell’amore.                                      Caritas racconta di un culto spirituale, celebrato
La carità come stile: la civiltà che scaturisce dalla            sull’altare della vita, nel quale la Chiesa vive e
celebrazione dell’Eucaristia è la civiltà dell’amore.            compie la sua missione.
Lo stile del vivere sociale, proprio della civitas, che il
Vangelo fa esistere è quello della carità.
(Nutriti dalla bellezza. Celebrare l’Eucaristia oggi, Lettera    Oltre a queste tre sottolineature, faccio mia la
Pastorale 2019-2020).                                            Parola di Dio scelta come viatico per la lettera di
                                                                 questi racconti: So vivere nella povertà come so vivere
La carità non può che essere stile, nello straordinario          nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla
e nell’ordinario, nell’emergenza e nella quotidianità.           sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza.
Nell’essenziale e nel tutto della celebrazione della             Tutto posso in colui che mi dà la forza. (Fil 4,12-13).
messa, l’Eucaristia si fa dialettica sociale di reciproca        L’apostolo riferisce di un itinerario vissuto attraverso
offerta di sé. Un anno con Caritas: un piccolo                   fasi contrapposte (sazietà-fame; abbondanza
contributo per il divenire della civiltà dell’amore.             indigenza): Un anno con Caritas racconta di ciò che
                                                                 in questo “allenamento” la Chiesa ha vissuto (e sta
                                                                 vivendo) ma soprattutto esprime la consapevolezza
Nella ricerca dell’essenziale.                                   di potersi e doversi sempre rapportare a Colui che le
Il primato del cuore: l’esperienza dell’amore mette in           dà forza.
campo il cuore come soggetto primo di riferimento.
È con il cuore infatti che si ama.                               Grazie dunque per la vita che ho raccolto dentro
(Non potremo dimenticare. La voce dello Spirito in un tempo di   ogni racconto di Un anno con Caritas.
prova , Lettera Pastorale 2020-2021).

                                                                                        Mons. Pierantonio Tremolada
In un tempo di prova, nel tempo del Covid19, la
                                                                                             Vescovo di Brescia
ricerca dell’essenziale ci ripropone il primato del
cuore: esso diventa la concrezione di ciò che non
può mancare, l’amore evangelico. Un anno con

                                                                                                                      07
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Il circolo
virtuoso
della carità                                             a cura di Maurizio Rinaldi
                                                         Sacerdote coordinatore Area per la Società
                                                         Direttore Caritas Diocesana di Brescia

Qui e ora                                                Bisogno e desiderio
Un anno con Caritas: il circolo virtuoso della           Se il donare non sarà un condividere, resteremo
carità - chiedere, ascoltare, dare, ricevere,            soggetti e schiavi di un paternalismo caritativo
condividere, ringraziare - trova in questo spazio        che avrà le sembianze di un circolo vizioso,
la sua sapienziale ed umana narrazione.                  lontano dalla logica evangelica dell’obolo della
                                                         vedova. E il bisogno continuerà ad essere
I protagonisti: noti e anonimi, uomini e donne,          schiavo della dittatura della indipendenza e della
singoli e gruppi, famiglie e comunità, fratelli tutti!   autonomia.
Solo alcuni, per dare voce a tutti e muovere il
cuore di ognuno.                                         Gli esseri umani sono bisogno radicale e sono
                                                         desiderio irriducibile. Imparare ad ascoltare
Non aspettiamoci reportage, statistiche, numeri,         il bisogno altrui implicherà un apprendistato
osservazioni sistematiche, ma il qui ed ora di una       personale e coraggioso, capace di ascoltare il
carità in atto.                                          proprio; la verecondia, il disagio e l’imbarazzo
                                                         altrui saranno il nostro; saremo fratelli tutti
L’approccio: leggere, rimanere in silenzio,              nel bisogno comune; saremo sorelle tutte nel
ascoltare il dolore, gustare la gioia, riconoscere       desiderio riconosciuto e condiviso; in questo, il
la grazia; condividere e continuare a vivere             qui ed ora, sono anticipazione di eternità.
il processo di una umanizzazione sempre
minacciata e sempre in fieri.                            Ascoltare il bisogno, riconoscere il desiderio,
                                                         dare il pane e non far mancare l’amore,
Il bisogno ha chiesto di essere ascoltato ed             risolvere la contingenza del presente e non
affrontato. La sua esplicitazione ha favorito            negare un futuro di pienezza: la carità tutto
il processo della risposta e la sua soluzione.           ha assunto nella direzione della totalità di
L’incontro è stato vissuto ed espresso come              un desiderio perseguito, non confuso con il
momento quasi apofatico. Nello scritto è                 bisogno, non ridotto ad esso, ma superato e
necessario leggere il non detto: il bisogno              aperto ad un perfezionamento che è stato già
rimasto nascosto, custodito segreto nel pudore o         risurrezione, come compimento di una umanità
nella vergogna di una supposta auto-sufficienza          pienamente raggiunta. Se rispondere al bisogno
che una culturale e borghese dignità rivendica.          è l’essenziale, soddisfare il desiderio sarà

08
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Se avete gli occhi aperti,
                                      avete anche il cuore aperto?
                                                          (San Paolo VI)

dare compimento alla carità. E ritorneremo
a riconoscere il nostro bisogno e il nostro
desiderio come grammatica per leggere ed
interpretare il bisogno ed il desiderio altrui, nel
confronto con il bisogno e il desiderio cristico,
riconosciuto da Gesù, compiuto dal Risorto.

Carità e verità
Per il qui e l’ora di una messa distanziata si è
celebrata una comunionale prossimità, nella
tensione dal qualcuno all’ognuno, dalla parzialità
al tutto dell’amore eucaristico - “li amò sino alla
fine” (Gv 13,1).

Il vangelo della carità vissuta ha avuto la misura
e la qualità dell’autentico, dell’intero, dell’incluso,
dell’integro, del globale. Il parziale, il limitato,
l’incompleto potrà sempre essere giustificato
dalla dinamica del processo, ma anche giudicato
dal retroscena della vanità.

La carità vorrà sempre la verità; nel tempo che
ci è stato dato, così come è stato, a questo
abbiamo provato a votarci, a ciò che mai sarà
opzionale, alla carità.

                                                                           09
Racconti - Caritas - Giornale di Brescia
Insieme
a loro                                                   a cura di Fabio Tosini

                                                                 RIFUGIO CARITAS

M
           arzo 2020. Il Rifugio Caritas da servizio
           di “emergenza freddo” diventava h24
           per garantire la possibilità di “restare
           a casa” a chi una casa non ce l’ha. Ci
           trovammo insieme a queste persone,
chiamandoci per nome, guardandoci
negli occhi resi ancora più espressivi
dalla mascherina. Non eravamo
abituati a cogliere nello sguardo
del prossimo lo sguardo di Dio:
la pandemia ci ha regalato la
possibilità di abbracciarci con
gli occhi ed entrare in relazione
attraverso sguardi che raccontano
storie di fatica e di speranza.
Insieme a loro, e non solo per loro, abbiamo
costruito una “dimora” nella quale condividere         disegno da far avere agli ospiti per portare
un pezzettino di strada, un camminare a                loro un po’ di vicinanza anche se a distanza.
fianco. Abbiamo sentito di essere tutti sulla          Questo semplice e profondo gesto di cura e di
stessa barca dell’esistenza, con le nostre             attenzione ha coinvolto altri figli di volontari. I
fragilità, il nostro senso di impotenza, ma con la     bambini hanno espresso mediante disegni come
consapevolezza e il bisogno di essere Fratelli         sia possibile “volersi bene in tempo di Covid19”.
tutti, di volerci bene, di scambiarci cura e           I disegni sono stati consegnati agli ospiti che li
solidarietà, di avere accanto Dio.                     hanno appesi nel salone da pranzo per abbellirlo,
Il Covid19 ci ha provocati. Siamo stati iniziati       rendendolo più caldo e accogliente. Altri disegni
ad essere poveri e ad essere ricchi insieme.           sono stati posti su un albero del giardino del
Questo insegnamento ha generato storie e gesti         Rifugio a rappresentare la fioritura che avviene
di vicinanza umana e cristiana. Ci siamo chiesti       nonostante la situazione di “deserto” nella quale
come far vibrare nel nostro rifugio il cuore della     ci troviamo. Vicino alla pianta colma di “frutti-
Chiesa e come aprire il nostro cuore per non           disegno” gli ospiti hanno appeso una targa
cadere nello sconforto e nel disimpegno. La            fatta dai bambini con la scritta zona azzurra, a
risposta commovente e incoraggiante la offre           significare che nel continuo alternarsi dei colori
ancora San Paolo: tutto posso in colui che mi dà       delle zone (giallo, arancio, rosso) è possibile
la forza (Fil 4, 12-13).                               costruire insieme spazi di serenità (ecco il colore
Mossi da questa forza sono tante le iniziative         azzurro!) e di vicinanza.
nate nel 2020 e condivise con gli ospiti del           Guardando questo albero vengono in mente
Rifugio Caritas e con le comunità.                     ancora le parole di San Paolo: in tutto e per tutto
L’ultima ha preso forma dall’idea di una bambina,      ho imparato ad essere saziato. La Parola fa da
figlia di un volontario, che ha realizzato un          ponte tra Dio e l’uomo.

10
Anche domani
riapriremo
                                                         a cura di Gianbattista Treccani

   MENSA MADRE EUGENIA MENNI

F
       ebbraio 2020. Il virus che sembrava
       confinato in una parte del mondo lontana
       da noi giunge anche nella nostra nazione,
       nella nostra regione, nella nostra città,
       insinuandosi nelle nostre case. Quando
ce ne rendiamo conto ci investe in pieno,
catapultandoci in una nuova dimensione di
vita. Strade semi deserte, sirene di ambulanze
come colonna sonora di quello che sembra un
film, tanto è strana l’atmosfera che regna un po’
ovunque. Le notizie di aggiornamento su quella
che ormai viene definita pandemia ci dicono che
la situazione è sempre più grave, che questa             È vero: abbiamo paura, non sappiamo cosa
malattia è tremenda: è invisibile, è mescolata con       sta succedendo, ma non possiamo perdere un
l’ossigeno che normalmente respiriamo e viaggia          pezzo di umanità voltando le spalle a chi ci sta
ad una velocità sorprendente.                            guardando dritto negli occhi.
In Mensa Menni si cerca di correre ai ripari, ci si      Un ragazzo che da tempo viene a mangiare
guarda in faccia cercando nell’altro sostegno e          da noi ci confida di non avere più nessun vero
aiuto concreto perché ci si deve riorganizzare in        affetto. Come tutti i giorni anche oggi è arrivato
fretta e la tentazione di chiudere tutto e andare a      in bicicletta, ha i capelli arruffati, la barba incolta,
rifugiarsi ognuno nella propria casa è forte.            veste dei buffi pantaloni alla zuava. Con il suo
Come ogni giorno, anche oggi apriamo il                  parlare incespicato ci dice sommessamente che,
portone d’ingresso agli ospiti, in loro notiamo un       da quando si cominciano a contare le persone
forte senso di smarrimento e, come noi, hanno            che finiscono in condizioni gravi in ospedale,
dipinta sul volto la paura per quello che sta            ha iniziato a pensare a chi conta veramente
succedendo. La fila delle persone che hanno              nella sua vita, ma non ha trovato nessuno. Poi
fame si forma velocemente all’interno del cortile e      ci confida che, da quando ha perso i genitori,
silenziosamente si infila nella porta d’entrata della    chi si sta occupando di lui siamo noi. Noi siamo
sala. È una fila silenziosa, ma si sente nell’aria una   le uniche persone che gli sono vicine e venire
marcata tensione e un diffuso nervosismo.                alla Mensa Menni è andare a trovare qualcuno
“Ma la mensa chiuderà?” è la domanda che                 a cui vuole bene. Ci dice che, se gli dovesse
sentiamo rivolgerci ripetutamente. Poi lunghi silenzi    capitare qualcosa, nei suoi ultimi momenti di
che evidenziano un profondo timore di perdere un         vita penserebbe a noi. Rimaniamo, commossi, in
punto di riferimento. Di fronte a questa domanda         silenzio.
non si può che rispondere: “noi ci siamo”.               Anche domani riapriremo quel portone.

                                                                                                               11
La precarietà
è di tutti
                                                       a cura di Giacomo Savardi

     UNITÀ DI STRADA

Siamo l’Unità di Strada e                              i numeri reali della grave marginalità nel territorio
abbiamo da poco festeggiato il                         bresciano, ha preso forma un incredibile viaggio.
                                                       Un viaggio che ha scavalcato i numeri e si
nostro secondo compleanno.

I
                                                       è lanciato in un intreccio di vite. The caldo,
                                                       crackers, coperte, calze sono alcuni dei mezzi
  compleanni sono quei punti sulla linea del           per creare un aggancio con le persone che
  tempo in cui è giusto gioire brindando a un          incontriamo: l’obbiettivo è creare delle relazioni
  lieto futuro ma è altrettanto necessario voltarsi,   significative. Ci vuole tempo, ma è proprio il
  comprendere e cogliere il passato.                   tempo colmo di significato che permette a chi
  Il 2020 è iniziato nel migliore dei modi; anche                    incontriamo, e si vuole raccontare,
noi (un operatore e due volontari a turno) nelle                        di ritrovare l’orientamento in un
consuete tre uscite serali continuiamo a cercare                         tempo rimasto a lungo sospeso.
di agganciare ed entrare in relazione con
persone senza dimora.                                                    La prova di questo significato
                                                                             così profondo è emersa a
Da un’esigenza iniziale di mappare,                                            Marzo 2020 quando una
orientare ai servizi territoriali e cogliere                                      pandemia mondiale

12
“per un’altra
    strada” (Mt 1, 12)

ci ha travolti inesorabilmente e siamo entrati a      a edificare, a operare per un bisogno incessante
contatto con il vero significato di “precarietà”.     di Carità e proprio per questo possiamo
Le certezze si sono scardinate, sgretolate. Ci        testimoniare la profezia della Speranza.
siamo scontrati con la paura e l’incertezza di noi
operatori di non riuscire a proseguire, soprattutto   Abbiamo tenuto vivo a inizio emergenza Covid19
a tutela dei volontari. Esattamente in quella         tutto ciò che abbiamo costruito. Per tutelare una
condizione, in quel brivido di smarrimento che        fragilità che poteva diventare ancora più fragile
solo la sensazione di non essere più guidati dal      abbiamo consegnato mascherine, guanti, gel
ritmo incessante e consolidato del quotidiano         disinfettante, ma soprattutto abbiamo tenuto vive
può dare, i volontari sono stati illuminanti.         le relazioni significative, ci siamo innamorati di
Sono stati loro a pregarci di proseguire e insieme    ciò che sembrava perduto o debole. Dove prima
abbiamo colto il grande messaggio, sino ad            di questa esperienza con l’Unità di strada non
allora celato, che le persone incontrate in strada    abbiamo mai posato lo sguardo ora troviamo
ci hanno donato: la precarietà è una situazione       la ricchezza. Il risultato? Il prossimo è su una
stabile.                                              panchina, sotto una grondaia, tra i cartoni e ci sta
                                                      aspettando1.
La precarietà può essere dono di Dio se ci aiuta

                                                      1 - Nel corso del 2020, l’Unità di strada sospende le uscite per
                                                      alcuni periodi, causa casi di Covid19 tra operatori e volontari.

                                                                                                                     13
Andare
da loro
                                                       a cura di Gianfranco Spalenza

 CARITAS PARROCCHIALE DI PONCARALE

M
         olte domande ci eravamo posti come            campanello. Una sola attenzione: assumere
         Caritas in quei mesi, una in particolare:     tutte le precauzioni del caso per non mettere in
         come aiutare non solo le famiglie che         pericolo la vita di alcuno. Depositai l’ombrello in
         già conoscevamo, ma i nostri anziani          un angolo, ma nessuno mi apriva. Attesi alcuni
         provati spesso dalla vecchiaia e dalla        minuti, nulla. Non volevo rinunciare. Finalmente la
solitudine? La risposta: se gli anziani non si erano   porta si aprì, attraversai un piccolo giardino e con
mai avvicinati a noi per vari motivi (riservatezza,    passo veloce iniziai a salire i gradini della scala
disagio o pudore), noi avremmo dovuto uscire ed        che portava all’ingresso. In quel momento capii la
andare da loro!                                        causa dell’attendere. Mi aprì un signore, sorretto
                                                       da ausili di deambulazione che lo aiutavano nei
Ci stavamo avvicinando al Santo Natale del             suoi movimenti faticosi e lenti. Mi presentai e
2020, decidemmo che alle nostre domande e              depositai il piccolo pacco, di cui forse non aveva
alle nostre intenzioni doveva seguire un veloce        necessità, ma immagino avesse bisogno di una
agire. Un sabato iniziammo la preparazione di          parola, per rompere quella solitudine che faceva
un piccolo dono, era un semplice modo per dire         da padrona nella casa. Iniziò a ringraziarmi, dai
loro: noi ci siamo, non siete soli. Era un inizio      suoi occhi colmi di stupore, dalla sua cortesia e
con tutte le incognite che avremmo incontrato,         dal desiderio di comunicare, capii quanto fosse
in modo particolare io, che non li conoscevo           felice nell’accogliere un gesto inaspettato. In quel
personalmente.                                         momento compresi, toccando con mano, quanto
                                                       bisogno di aiuto ci sia, spesso offuscato dalla vita
Mi ricordo perfettamente quella mattina piovosa        frenetica che ci travolge.
del 20 dicembre. Una mano sorreggeva
l’ombrello, l’altra alcuni pacchetti. Mi incamminai.   Terminata la consegna con un caloroso
Iniziò una delle giornate più significative che        arrivederci, proseguii il mio cammino: altro
ricordi.                                               anziano da visitare, altra situazione di solitudine
                                                       e difficoltà. Queste persone dimostravano una
Arrivai alla prima abitazione e suonai il              fierezza indescrivibile. La sofferenza sembrava

14
questa fu
                                        una nuova
                                      lezione di vita
non li toccasse, forse la loro
vita era stata provata da fatiche
e dolore. Quanta fierezza
in quegli sguardi, quanta
necessità di amore riuscivano
a sprigionare, e quanto io mi
sentivo piccolo accanto a loro.

Non tutto andò come pensavo,
ricevetti anche un rifiuto.
Ricorderò le sue parole,
scandite con molta cortesia e
chiarezza: “dona questo a chi
ha più bisogno di me”. Questa
frase mi fece rabbrividire, Lui
ammalato pensava agli altri.
Questa fu per me una nuova
lezione di vita.

Il Vangelo è incastonato di
riferimenti verso il prossimo,
ma una frase deve illuminare
il mio vivere: “Tutto quello che
                                            Apri i nostri occhi alla
avete fatto a uno solo dei miei             novità di ogni alba
fratelli più piccoli, l’avete fatto                       (G. Vannucci)
a me” (Mt 25,40). Non vi è
conclusione più bella.

                                                                   15
Organizzare lo straordinario
                                                     a cura di Marco Danesi

  IL MONDO DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE

È
      la metà di Marzo 2020, la primavera si sta     sicurezza, la preoccupazione cresce, la nostra
      già annunciando, tra un mese è Pasqua,         incapacità di trovare delle alternative anche…
      ma gli uffici della Caritas Diocesana sono     Decidiamo di organizzare, in forma straordinaria,
      momentaneamente chiusi causa Covid-19.         una distribuzione di generi alimentari direttamente
      È attivo un numero d’emergenza, che in         dal magazzino “Ottavo Giorno”. Contattiamo le
quelle prime settimane non smette di squillare.      famiglie dei giostrai e le invitiamo a organizzare
Le richieste sono le più varie, il disorientamento   il ritiro per gruppi di famiglie così da ridurre il più
e la confusione sono sempre più presenti, la         possibile il numero di spostamenti, avvisiamo la
paura crescente.                                     Prefettura, predisponiamo i bancali considerando
Una serie di telefonate ci spiazzano: giungono       il numero di persone e la presenza di minori.
in particolare da Lodetto, Bedizzole, Artogne,       L’1 e il 2 aprile 2020 iniziamo la distribuzione. I
Borgo San Giacomo e riguardano il mondo              volontari dell’Ottavo Giorno caricano quello che
dello spettacolo viaggiante. Ci sono famiglie        è disponibile sulle auto e sui furgoni, ma i numeri
di giostrai, per natura in transito per le sagre     delle persone da sostenere sono alti: 279 famiglie,
e feste di paese che nella provincia vengono         di cui circa 1000 adulti e più di 400 minori. È
organizzate, bloccate in quelle comunità senza       necessario organizzare un’altra distribuzione il 22
averne la residenza e nell’impossibilità di          aprile e poi ancora il 13 maggio.
muoversi a stretto giro.                             Tanti volti incontrati, tante storie, tante emozioni
Ogni giorno di lockdown il numero delle              contrastanti. Dopo il “grazie!”, una sola e costante
telefonate aumenta, molte Caritas territoriali       domanda: “E quando è finito ciò che ci avete
si stanno ancora organizzando per riaprire in        donato cosa facciamo? E… quando potremo
                                                     tornare a lavorare?” Suggeriamo di contattare
                                                     le Caritas Parrocchiali, il Comune di residenza, i
                                                     Servizi Sociali del Comune in cui sono costretti
                                                     a rimanere bloccati… In realtà anche noi non
                                                     abbiamo risposte, cerchiamo di rispondere alle
                                                     richieste immediate, ai bisogni urgenti con l’unica
                                                     prospettiva del giorno dopo.
                                                     Una frase di Stevenson B (2020) mi provocava
                                                     in quei giorni: “Il contrario della povertà non è la
                                                     ricchezza. Il contrario della povertà è la giustizia”.
                                                     È stato importante esserci… come abbiamo
                                                     potuto, con i limiti della situazione non conosciuta
                                                     e dell’imprevedibilità dei bisogni e delle paure
                                                     che li generavano. Ma passato il momento di
                                                     crisi, l’urgenza del momento, l’esperienza vissuta
                                                     ci porterà a costruire una prospettiva ripartendo
                                                     dalla giustizia e dall’equità?

16
Il filo
di luce
                                                       a cura di Silvia De Marinis e educatrici

  COMUNITÀ DI VITA CASA BETEL

Tante domande
… è passato un anno, ma è ancora viva dentro di
noi la voragine di emozioni che ci ha travolto dal
9 marzo 2020, il giorno che ha segnato l’inizio
del lockdown nazionale: “qualcosa” di nuovo,           Gesù, ha costruito una
invisibile e sconosciuto è entrato nelle nostre        nuova comunione tra tutte
vite e nella nostra comunità di vita.                  le donne della Comunità
Noi educatrici, tra queste mura domestiche,            di Vita.
insieme alle donne accolte, viviamo smarrimento
e incredulità.
Pensieri racchiusi in ognuna di noi, che cercano
                                                       Abbiamo imparato
un senso, una via di fuga.                             Abbiamo imparato che
Cerchiamo di contenere la nostra paura, la nostra      si può ballare in due
tristezza per proteggere e dare conforto a chi è       metri quadri, si può fare la
più fragile.                                           spesa in quindici minuti, si
Noi che di solito siamo punto di riferimento delle     può colorare la primavera
donne ospiti della comunità, che cerchiamo di          con i pastelli a cera. I turni
dare risposte, ci interroghiamo perché questa          si possono modellare
volta è diverso e ci domandiamo: “ce la faremo?”.      come il cubo di Rubik
La distanza è un limite difficilissimo: noi che ogni   e la notte passa più in fretta se pensi che
giorno desideriamo accogliere, come faremo a           domani tutto andrà bene.
farlo da lontano?                                      Abbiamo imparato che si può
Il nostro conforto potrà arrivare fino a loro?         comunicare tanto anche solo con gli
E chi conforterà noi in un momento così tragico e      occhi.
incerto?                                               Abbiamo imparato che collaborare è difficile, ma
                                                       forte.
                                                       Abbiamo imparato a sostenerci come in un
Una presenza                                           arcobaleno di colori sfumati, a riscoprire e
La presenza di Gesù Eucaristia, silenziosa e viva,     rafforzare creatività nascoste, a custodire la
ci ha fatto sentire collegate da un filo di luce.      comunione tra noi, a essere sempre pronte al
Questa luce ha guidato i nostri gesti verso            cambiamento, come la vita ci insegna e continua
la pazienza e la tenerezza. Ci ha permesso             ad insegnarci.
di mantenere un ordine, a volte felicemente            E allora, “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui
creativo, in un periodo dove la convivenza è           che dà origine alla fede e la porta a compimento”
diventata ancora più faticosa.                         (Eb 12,2), abbiamo resistito nella fatica,
La quotidianità vissuta insieme, con al centro         perseverato nella corsa, rinsaldato la nostra fede.

                                                                                                        17
Persone che si amano
                                                       a cura di Silvia e diacono Antonio Serra

  CARITAS PARROCCHIALE DI URAGO D’OGLIO

H                                                      I
         o fatto tesoro di una frase di papa               l periodo di Covid19 ci sta facendo sostare
         Francesco (2016): “Per seguire Gesù               sulle ragioni vere che muovono noi cristiani
         bisogna avere una dose di coraggio,               verso il prossimo. Ci svegliamo al mattino
         bisogna decidersi a cambiare il divano            pensando a come affrontare ed essere di
         con un paio di scarpe comode, che ti              aiuto nella tal situazione e ci addormentiamo
aiutino a camminare su strade mai sognate,             alla sera pregando il Signore affinché provveda
capaci di contagiare gioia, quella che nasce           secondo la Sua volontà. Uso il plurale perché in
dall’amore di Dio, il suo invito, che ci insegna a     questo siamo in sintonia come gruppo e in unità
incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo,    con il nostro parroco.
nell’ammalato, nel profugo e nel migrante”.            È stato un anno difficile il 2020: ha tentato in certe
Una frase che si è fatta invito e risposta: mi sono    situazioni di demotivarci, ci ha fatto anche pensare
resa disponibile per il gruppo Caritas della mia       che forse, alcune volte, è meglio limitare di molto
parrocchia, in particolare per il centro di ascolto.   il sostegno al prossimo. Poi però ti guardi intorno
Lo scorso anno è stato complicato sotto molti          e ti viene la voglia di andare avanti nonostante
aspetti: abbiamo dovuto cessare per due mesi           tutto. Un fatto ispirato a “quello che ho te lo
lo spazio dell’ascolto in presenza, siamo rimasti      do...” (At 3,6-8). Questo brano ci fa pensare alla
attivi telefonicamente, non incontrarsi ha reso più    situazione di una signora, madre, già sessantenne,
difficile instaurare un rapporto di fiducia e lealtà   con una vita difficile alle spalle, vissuta in gran
con quanti si rivolgevano a noi.                       parte in una comunità, ora con un lavoro part-time
Nei momenti difficili, tanto più nel tempo del         ma tante spese da affrontare. Ce la sta mettendo
Covid19, la forza di continuare la trovo nel           tutta e nonostante i tanti sacrifici trova il tempo
nostro gruppo che vedo molto unito, anche              di recarsi in bicicletta nel paese vicino ad aiutare
quando il confronto tra noi è (sempre) animato.        una associazione di solidarietà: “vado ad aiutare
Ci compensiamo: chi sa ascoltare, chi sa               i volontari a preparare i pasti per i poveri, vado
organizzare, chi sa... Il parroco ha tracciato         volentieri!”. Tutti abbiamo qualcosa da dare e da
la via chiedendoci di avere e mantenere un             donare gratuitamente e con gioia.
tono famigliare sia nell’accoglienza che nel           Noi siamo certi che la Caritas è Chiesa e in
lavoro di organizzazione. Siamo in 10 e ognuno         questa Chiesa ci vogliamo stare e lavorare
dona qualcosa, pur non possedendo grandi               facendo nostre le parole del nostro Vescovo:
cose, convinti che non siamo soli con le nostre        “Oggi la gente è interessata a quell’opera che
forze ma uniti dall’amore per Dio, che non ci          fa vedere belle le persone perché sono persone
abbandona mai, soprattutto in quei casi dove           che si amano”2.
sembra non esserci via d’uscita.                       diacono Antonio Serra
Silvia
                                                       2 - Non potremo dimenticare. La voce dello Spirito in un tempo
                                                       di prova. Lettera pastorale 2020, Pierantonio Tremolada,
                                                       Vescovo di Brescia

18
Guardare il mondo
in modo positivo
lo fa diventare positivo,
perché la prima cura
viene sempre
dallo sguardo che si ha”
                   (L. Bruni)

Noi siamo certi
 che la Caritas
  è Chiesa...

                                19
La scelta
dell’integrazione
a cura di Elena Maracani, Valentina Facondini e don Antonio Franceschini

 CARITAS INTERPARROCCHIALE DI CONCESIO

Esodi e incontri                                            è stato impostato e vissuto prima di essere
Nel giugno 2016 la Caritas Interparrocchiale                inseriti nel progetto di microaccoglienza della
di Concesio ha iniziato ad accogliere cinque                cooperativa Kemay.
richiedenti asilo, in collaborazione con la
cooperativa Kemay, che opera sul territorio per             Covid19: un banco di prova
conto di Caritas Diocesana di Brescia.                      Dal 2020, con l’arrivo di Covid19, il gruppo di
All’inizio di questa avventura, una quindicina              volontari è diminuito, gli incontri con i ragazzi
di volontari si sono proposti in vari ruoli e               sono stati quasi occasionali e anche la possibilità
l’entusiasmo era altissimo, nonostante le                   di coinvolgerli nelle varie attività parrocchiali si è
difficoltà date dalla timidezza, dal problema della         notevolmente ridotta.
lingua e dai diversi stili di vita.                         Ci siamo così ritrovati a riflettere su come poter
Abbiamo iniziato andando a trovare i nostri                 continuare il nostro cammino di accoglienza
nuovi ospiti a casa, coinvolgendoli in attività             nel miglior modo, cercando di adattarlo alla
parrocchiali e organizzando gite o momenti                  situazione e senza dimenticare l’importanza
associativi. Ben presto ci siamo resi conto                 dell’esperienza che questo progetto ci
che la loro presenza ci stava arricchendo e                 ha permesso di vivere. Ne è emersa una
permettendo di abbattere muri e pregiudizi.                 consapevolezza: una giusta accoglienza
Uno dei ricordi più belli che ho è legato al                comprende il coinvolgimento della comunità
viaggio a Roma: il 2 Gennaio 2017 io (Elena),               cristiana e non può che concretizzarsi in una
don Antonio, il diacono Claudio, Samba, Alieu,              comunione che supera ogni barriera così da
Mendy, Sarjo e Ibrahim siamo partiti con un                 realizzare la “civiltà dell’amore”, così come
furgone verso la capitale. Sono stati tre giorni            indicataci da San Paolo VI.
bellissimi, la relazione che si è venuta a creare           Da qui è nata l’idea di far evolvere il progetto
è stata molto intensa, di valore e quelle distanze          di accoglienza iniziato cinque anni fa in una
iniziali sono pian piano scomparse.                         esperienza di integrazione vera e propria:
A loro, che nel frattempo hanno ricevuto il                 l’appartamento di proprietà della Parrocchia,
riconoscimento come rifugiati, sono succeduti               fino ad ora messo a disposizione del progetto di
altri ospiti con i quali si è sempre cercato di             microaccoglienza, viene affittato direttamente ai
mantenere lo stesso tipo di relazione, ma                   ragazzi rifugiati.
purtroppo questo non è sempre stato possibile:              Anche Samba, Alieu, Mendy, Sarjo e Ibrahim
con rammarico abbiamo dovuto constatare che                 hanno espresso il desiderio di poter rimanere
l’integrazione, così necessaria in questo periodo           nella nostra comunità, dove ancora collaborano
storico, ha rischiato di essere vanificata anche            e si sentono a casa. Per la nostra comunità sarà
dalle modalità con cui il percorso di accoglienza           un nuovo inizio.

20
Il dono più
prezioso                                                   a cura di Beatrice Castellucchio

                                                                        CENTRO DI ASCOLTO PORTA APERTA
Mai come in questo tempo di Covid-19
il nome del centro di ascolto “Porta

L
Aperta” è risultato più azzeccato.                       Abbiamo cercato di accompagnare le persone
                                                         che si sono rivolte al centro d’ascolto nella
      e domande che ci siamo posti sono state            ricerca di risposte creative alle loro situazioni
      tante: “Potremo tenere aperto il centro di         difficili, rese ancora più complesse e complicate
      ascolto?”, “Come faremo ad incontrare in           dalla variabile Covid19. Era tutto nuovo per loro,
      sicurezza le persone?”, “Cosa ne sarà di           ma lo era anche per noi operatori. Il dramma
      chi è in difficoltà?”. Quando tutto intorno        della perdita, inarrestabile, di amici, conoscenti,
ci suggeriva di sospendere, chiudere e alzare            parenti, è stato vissuto insieme e condiviso.
barriere ci siamo trovati impauriti e disorientati       Abbiamo, per un breve periodo, brancolato nel
ma convinti dell’importanza di continuare a              buio, senza forse saperlo. Quando le cose si
offrire supporto, ascolto e relazione di aiuto           sono fatte maggiormente comprensibili ai nostri
a tutti coloro che si sarebbero presentati alla          occhi siamo riusciti a cogliere anche il lato buono
nostra porta. Il Centro di ascolto è il luogo            di quel periodo: essere tutti “sulla stessa barca”
privilegiato in cui accogliere i bisogni dei “poveri”    ci ha permesso di instaurare rapporti di profonda
e accompagnarli per un tratto della loro vita e          fiducia reciproca, sperimentare nuove possibilità
della loro storia. Il nostro compito, talvolta, è solo   di risposta e stupirci di ciò che le persone hanno
di “semina”: il seme va curato e innaffiato con          messo in campo per aiutarsi ed aiutare chi hanno
pazienza; i frutti necessitano di tempo e attesa e       accanto.
forse non saremo noi a vederli.                          Questo viaggio di ricerca a più piedi, che
La situazione pandemica che stiamo affrontando           tutt’oggi continua, è il dono più prezioso che
ci ha permesso nuovi incontri e condivisione             abbiamo ricevuto al centro di ascolto Porta
di cammini. È l’esempio di un’anziana signora            Aperta.
sola che attendeva settimanalmente la nostra
telefonata, semplicemente per sentire la voce di
qualcuno e raccontare i propri vissuti. Parlava dei
momenti bui della sua vita e delle cose semplici
di ogni giorno. Quell’appuntamento era carico
di attese e la aiutava a percepire la giornata
in maniera nuova e diversa. Le telefonavo,
rispondeva con il solito filo di voce che “oggi non
va tanto bene, non so più cosa fare a casa, mi
sento triste... mi manca la mia famiglia…”; e poi
aggiungeva: “Guarda che ti suggerisco questa
ricetta di cucina” e “anche se siamo al telefono
ti presento il mio gatto” o ….. Concludevamo la
conversazione con toni più sereni e “leggeri”
dell’inizio, d’accordo di sentirci la settimana
seguente.

                                                                                                         21
L’eucaristia
celebrata e vissuta
                                                   a cura di don Alessandro, prete diocesano

L
     ockdown 2020. Mi viene chiesto di             campanello erano le persone che si riferivano
     richiamare alla memoria quel periodo,         alla Caritas che avevo sotto casa, formalmente
     attraverso un breve resoconto. Viene giusto   chiusa. Chiedevano se fosse aperto, se c’era la
     voglia di tagliare corto. Mi sovvengono       possibilità di avere un pacco alimentare, perché
     al volo tre parole e penso che potrei         non potevano acquistare nulla, avendo in molti
chiudere la questione così, considerando che       casi perso, per le chiusure determinate dalla
sono un prete: “messa quotidiana, gel per le       pandemia, il minimo salario che consentiva loro
mani e mascherina”. Fine del racconto. Breve e     di portare a casa il necessario.
comprensibile a tutti.                             Ricordo quei volti, di mamme e di papà, le loro
Pareva infatti essere questa la routine di quei    legittime richieste, semplici e garbate, di generi
mesi, dove tutto si era fermato e nessuno          di prima necessità. Volti rigati talvolta da lacrime,
poteva farci niente. Tutti a casa. Si poteva       per la paura confidata di non farcela. Ricordo la
soltanto provare ad accettare quello che stava     ferma decisione, in cuor mio, di farmi passare
avvenendo, cercare un proprio equilibrio.          in fretta i malumori, di non negare a nessuno
Eventuali variabili di questo stato potevano       di loro la Provvidenza, che si manifestava
divenire nuove scocciature. Tipo avete presente,   continuamente alla nostra Caritas attraverso
quando suona di continuo il campanello di casa     donazioni, offerte, il pensiero di chi con questi
e non vi sembra proprio il momento!?               gesti aveva già previsto le difficoltà di molti.
Ecco, così è iniziato tutto. A suonare il

22
per averlo visto
                                                          comunemente fare

In questo modo, la Caritas sotto casa diventò il     quelli delle istituzioni, per dare una mano alle
luogo dove, dopo la “messa quotidiana, gel per       famiglie che venivano a trovarsi in serie difficoltà.
le mani e mascherina”, preparavo delle borse         In questo modo la messa, l’eucaristia celebrata
alimentari per queste persone, fino a una decina     ogni giorno diventava, poi fuori, un gesto
al giorno, che consegnavo poi all’ingresso, non      concreto del Signore per queste persone e
appena suonavano. Tutto questo, mi sento di          famiglie, che Lui non ha mai smesso di avere nel
dire, non per chissà quale volontà o qualità, ma     cuore.
per la circostanza che si era venuta a creare        Chiedendo anche a me, suo sacerdote, di
e per averlo visto fare comunemente, in tempi        portarle ogni giorno sull’altare. Per riempire quel
normali, dai nostri volontari, che continuavano      calice con i volti e le situazioni messe alla mia
ancora a prodigarsi, sia pure a distanza, per        porta, unirle a quelle del mondo e presentarle a
trovare quello che serviva, provvedere alle spese    Dio, che ci soccorre e sostiene sempre.
urgenti, annotare e comunicare, in contatto con      La Pasqua di Resurrezione ci doni di vivere la
altre realtà associative, le novità sui nuovi casi   Pace che Lui ci vuole offrire.
che si presentavano. Sforzi che si univano a         Per riuscire a superare ogni cosa.

                                                                            La luce dentro le cose
                                                                                            (K. Hemmerle)

                                                                                                       23
Condividere
i bi-sogni                                                a cura di Mariacarla Usmelli

                                                                   PROGETTO SALUTE SI.CURA

R
        icordo uno dei primi incontri a casa della
        signora T.; davanti a me era posizionata
        una cornice digitale sulla quale scorrevano
        una serie di fotografie, momenti di vita
        vissuta insieme alla sua famiglia, fatta di
figli, nipoti, amici, parenti, insomma una famiglia
come tante. T. seguiva insieme a me l’alternarsi
di quelle immagini e non mancava di raccontare
e raccontarsi attraverso quelle fotografie. Ecco,
in quel momento mi sono accorta come quella
famiglia “normale”, nutrita dalla cura e vivificata
dall’amore reciproco, era diventata una piccola
comunità di persone e quella comunità aveva
incontrato sul suo cammino anche noi.
Ho iniziato allora a rileggere alcuni gesti: il dono
di un’immagine sacra, regalatami da T. affinché
                                                        la solidarietà e la cura intergenerazionale.
mi proteggesse lungo il viaggio; il saluto di M.
che immancabilmente si ricorda di salutare i miei       «L’uomo non può vivere senza amore. Egli
familiari, anche se non li conosce e non li ha mai      rimane per se stesso un essere incomprensibile,
visti; Z. quando mi fa le raccomandazioni per il        la sua vita è priva di senso, se non gli viene
viaggio; oppure quando M., sapendo del nostro           rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore,
arrivo, ci prepara le caramelle, e tanti altri.         se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non
                                                        vi partecipa vivamente. […] In questa dimensione
In questi gesti così semplici, gesti di “gentilezza”,
                                                        l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore
ho sentito la forza, la carezza e la tenerezza di
                                                        propri della sua umanità.» (Enciclica Redemptor
quelle persone che con la stessa cura amorevole
                                                        Hominis di Giovanni Paolo II).
con cui hanno cresciuto la loro famiglia e
continuano a farlo, si prendono cura anche di           La mia esperienza, all’interno del progetto
noi e della comunità stessa, promuovendo una            sperimentale “Salute si.cura”, è condivisa con altri
crescita non solo personale, ma collettiva.             operatori e volontari delle comunità parrocchiali
                                                        di Gavardo, Manerbio, Lumezzane e San Polo. Il
Anziani fragili e vulnerabili, soprattutto in tempo
                                                        nostro impegno di operatori a fianco dei volontari
di pandemia, ma testimoni presenti e attivi. Papa
                                                        e delle loro comunità si è concretizzato, durante
Francesco ha invitato i giovani a vedere negli
                                                        un anno così complicato e difficile come quello
anziani, i propri nonni, “radici” solide che danno
                                                        attuale, a causa della pandemia, in un cammino
vita.
                                                        comune di cura, sostegno e condivisione dei bi-
Questo prendersi cura ci aiuta a vedere oltre la        sogni (bisogni e sogni) delle persone anziane e
pandemia e leggerne le opportunità, attraverso          delle loro famiglie.

24
Passaggi
dell’anima                                               a cura di Silene, Silvana, Gianbattista

 CARITAS PARROCCHIALE DI TRAVAGLIATO

D
       a alcuni mesi CONAD di Travagliato ci             inevitabili limitazioni, non poteva invece venire
       offriva la possibilità di fornire alle famiglie   meno la dimensione della Carità. Questo tarlo
       in difficoltà, che sosteniamo attraverso il       comune ci lasciava inquieti e insoddisfatti;
       “pacco alimentare mensile”, un ulteriore          abbiamo condiviso la consapevolezza di non
       aiuto: pane fresco, pizze e gastronomia           dover sprecare il tempo, subendolo come
varia pronta al consumo. A marzo 2020, il                sterile attesa che tutto finisse, quanto piuttosto
meccanismo era ben rodato: 7/8 famiglie, a               cercare di viverlo come ulteriore opportunità
turno, una sera la settimana, passavano in               per testimoniare il mistero della grazia ricevuta.
Caritas per ritirare in modo equo, ma anche              Perciò, pur con tutte le cautele, senza esporci ed
secondo le proprie abitudini alimentari, ciò che il      esporre altri a inutili rischi, ci siamo detti che non
supermercato ci donava alla chiusura.                    potevano venir meno i servizi essenziali a favore
                                                         dei poveri.
Purtroppo, con il primo lockdown nazionale, in
cui l’isolamento si è fatto regola e necessità,          A metà maggio siamo ritornati operativi sul
anche seguendo le indicazioni a livello                  campo. Chi non l’ha fatto immediatamente, non
diocesano, abbiamo chiuso il Centro di Ascolto e         ha resistito a lungo e ben presto ha ripreso il
sospeso la consegna serale.                              cammino accanto ai più deboli: non sopportava
                                                         più di stare alla finestra e vedere gli altri volontari
Chiusi nelle nostre case, arriviamo alla Settimana       che si prodigavano in situazioni non certo facili;
Santa. Questo tempo di quarantena forzata,               non sopportava l’idea di aver abbandonato la
di silenzio e di riflessione ci ha permesso di           barca in piena tempesta. Fidandosi e affidandosi
scorgere nel volto del Crocifisso i tanti volti          è tornato a dare il suo contributo, sempre più
sofferenti di persone che in quei giorni avevano         convinto che è solo aiutando gli altri che si aiuta
perso i loro cari e che si univano purtroppo ai          se stessi.
numerosi altri volti della nostra comunità provati
dall’emergenza. Ma accanto al silenzio e al
dolore per la morte del Signore, si faceva spazio
anche l’attesa nutrita dalla certezza della Sua
risurrezione. È questo passaggio dell’anima che
ci ha dato la grazia e la forza di voler essere il
segno visibile e tangibile della Sua resurrezione
attraverso l’impegno accanto a tanti nostri fratelli
e sorelle fragili e sofferenti.

Durante un incontro in streaming, ci siamo
detti che, se la dimensione della Parola, quella
dei Sacramenti e quella comunitaria subivano

                                                                                                             25
La prospettiva
del da.TE
                    a cura di Chiara Tomasi

GIORNATA DEL PANE

                                              Donaci un cuore chiaro
                                              che veda il cielo aperto
                                              e il mondo con gli occhi di un bambino,
                                              occhi di fiducia e scoperta
                                              che ci salvino dall’abitudine
                                                                  (E. Ronchi)

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nel pane, l’essenziale
                                                  per oggi e la benedizione
                                                        per domani

O
         gni anno nella sede di Piazza Martiri di      Dopo giorni di confronto, arriviamo alla decisione
         Belfiore, fra ottobre e novembre, è tutto     che la Giornata del Pane, così come tutti la
         un fermento di preparativi per l’Avvento di   conosciamo, non si può fare. La tipografia viene
         Carità e la Giornata del Pane.                bloccata. Nel giro di breve arriva anche lo stop
         Nel 2020, la Giornata del Pane è in           ufficiale: a inizio novembre la Lombardia entra
programma domenica 29 novembre, prima                  in zona rossa. Il Vicario Generale della Diocesi
domenica di Avvento. A fine ottobre c’è la             aggiorna le disposizioni relative alla vita delle
condivisione della proposta con il Gruppo              comunità cristiane: ogni attività è sospesa.
Panificatori di Confartigianato Imprese Brescia        Il cambio di programma ci spinge a trovare
e Lombardia orientale, che ogni anno sostiene          un piano alternativo. In fondo le celebrazioni
l’iniziativa promuovendo la partecipazione             eucaristiche si possono fare: perché non trovare
fra i suoi associati. Le grafiche sono in fase         il modo per vivere la Giornata del Pane pur
di definizione: manca solo l’ok per avviare la         nel rispetto delle disposizioni anti-Covid? Se il
stampa in tipografia.                                  problema è proprio nel passaggio dei sacchetti
In segreteria iniziamo a organizzarci per la           di pane di mano in mano, peraltro con il rischio
logistica: a breve arriverà il materiale dalla         di assembramenti, si potrebbe fare in modo
tipografia che stampa i sacchetti, dobbiamo            di aggirare questo problema. Ecco allora la
suddividerli per facilitare poi il lavoro di           proposta: una Giornata del Pane “edizione
consegna alle parrocchie, che nel frattempo            da.TE”: ognuno viene invitato a portare da
sono invitate a prenotare il materiale di cui hanno    casa il pane, che durante le celebrazioni verrà
bisogno. I corridoi saranno presto sommersi di         benedetto.
scatole e borsine piene di materiale prenotato         Vero è che con questa modalità tutta nuova non
dalle parrocchie. È tuttavia un disordine che dura     avremo riscontro sull’adesione all’iniziativa (le
poco: man mano che la giornata si avvicina, il         prenotazioni dei sacchetti del pane ne erano la
materiale viene ritirato e gli uffici tornano ad una   cartina tornasole), ma quel che conta è il cuore
situazione di normalità.                               della giornata: la benedizione del pane. Un gesto
Quest’anno però l’incognita Covid si mette di          per significare che nel pane di oggi riconosciamo
mezzo: la situazione contagi in Lombardia inizia       l’essenziale per oggi e la benedizione di domani.
a peggiorare. Cerchiamo di essere ottimisti: si        Benedizione di cui oggi non possiamo fare a
risolverà in tempo. In realtà, siamo combattuti        meno.
fra il desiderio di proseguire secondo i piani e il
timore che tutto possa essere bloccato all’ultimo
momento.

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Una cordata
di solidarietà
a cura dei volontari del Centro di Ascolto

 CARITAS PARROCCHIALE DI CASTENEDOLO

S
     trade deserte, silenzio assordante                  quattro bambini e con moglie a carico, rimasto
     interrotto solo da alcuni suoni ricorrenti          senza lavoro a causa della pandemia, in sella
     ed indimenticabili del tragico periodo              alla sua inseparabile bicicletta, con umiltà ed un
     di lockdown da Covid-19: le sirene                  italiano quasi incomprensibile, si era presentato
     delle ambulanze ed il campanello di chi             bisognoso di tutto: cibo, aiuto nella compilazione
chiedeva aiuto o di chi lo donava.                       delle pratiche di richiesta della NASPI (minima
                                                         perché lavoratore Part-time), bollette ed affitti
La nostra Caritas, ufficialmente chiusa a Marzo          arretrati da pagare. Aiutato con le nostre forze ed
2020 come da normativa, non ha mai smesso                in modo fondamentale grazie all’importo ricevuto
di “funzionare” grazie anche alla disponibilità di       dal Fondo diocesano di solidarietà do.Mani alla
don Alessandro che, abitando al piano di sopra,          speranza, è riuscito prima a risollevarsi e poi a
ha continuato a consegnare, fuori dall’ingresso,         trovare un lavoro a tempo determinato.
alimenti a padri e madri di famiglia che senza
nulla da offrire sulla tavola ai loro figli, suonavano   Per questo e tutti gli altri casi che si sono
il campanello chiedendo un aiuto, quello                 presentati, nulla sarebbe stato possibile senza
fondamentale, il cibo, il pane quotidiano. A quanti      la generosità dimostrata dalla nostra comunità:
sarebbe piaciuto continuare ad essere chiamati           cassette di frutta e pasti donati per alcune
magari più volte al giorno? Forse a nessuno!             settimane da due commercianti, borse alimentari
Ma gli occhi di quelle persone, spesso bagnati           e contributi indirizzati dai cittadini ad un Fondo
dalle lacrime, erano la più valida motivazione per       attivato per questa emergenza, collaborazione
rispondere sempre ed offrire quanto possibile            con il Comune ed altre realtà del territorio…
con un sorriso rassicurante: “se hai bisogno, noi        In breve: una vera e propria “Cordata di
ci siamo”.                                               Solidarietà”!

Proprio gli sguardi di chi bussa alla nostra porta,      Di fronte ad un’apparente impossibilità
chiede ma non pretende, soffre ma non dispera            a proseguire il nostro servizio, abbiamo
(abituato spesso a non avere il necessario), ci          sperimentato una presenza, quella del Signore,
aiutano a capire che chi abbiamo di fronte, si           che attraverso la Sua provvidenza ci ha guidato
aspetta solo di essere accolto come fratello.            giorno dopo giorno per far fronte alle necessità,
Così è stato anche per un giovane papà di                anche quelle più critiche che si sono presentate.

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Lasciarsi                                                  a cura di Cristian Rossi

sorprendere                                                      CARITAS PARROCCHIALE DI BORGOSATOLLO

C
      onoscevo già Mary perché suo figlio era            e tranquillità, nella totale incertezza del prossimo
      nella stessa classe del mio alla scuola            futuro (forse torneranno in Inghilterra), Mary ha
      primaria, oltre che giocare insieme                dato priorità alla formazione cristiana dei figli,
      a calcio nella squadra del paese. In               ritenendola fondamentale.
      alcune occasione ho avuto modo di
riaccompagnare il bambino a casa dopo un                 Ulteriore testimonianza della sua Fede è arrivata
allenamento oppure di ritrovarmi sugli spalti a          dal parroco che ci riferisce di essere stato
guardare una partita con suo marito.                     colpito dall’intensità e dalla partecipazione
                                                         durante le esequie, soprattutto nel canto finale
Prima che scoppiasse la pandemia, per questioni          che accompagnava il feretro verso l’uscita della
di lavoro, Mary si era trasferita in Inghilterra con i   chiesa.
due figli adolescenti, mentre il marito era rimasto
in Italia. Purtroppo il Covid-19 se l’è portato via.     Nelle occasioni d’incontro, la sua stanchezza
Ritornata in Italia per il funerale si è ritrovata       è quasi palpabile, ma è altresì evidente la
senza lavoro e, a breve, anche senza una casa.           gratitudine per questa vicinanza e sostegno
                                                         in stile Caritas. È capitato di ritrovarci tutti, sia
La sua storia è sicuramente simile a tante               lei che noi, con gli occhi lucidi per la tristezza
altre, con i disagi amplificati dall’emergenza           del momento, costretti ad affrontare le varie
sanitaria. Anche in questo caso come                     problematiche, ma è altresì evidente come la
Caritas stiamo cercando in tutti i modi di               Provvidenza si sia manifestata per dare sollievo a
sostenere Mary e la sua famiglia. La cosa                questa famiglia (proprio nei giorni di Pasqua!).
che più ci ha colpito è che una delle
primissime richieste che ci ha avanzato                   Inoltre ha voluto ricambiare in qualche
è stata di poter far riprendere ai figli il                 modo l’aiuto ricevuto facendosi anche lei
percorso ICFR, così da accostarsi ai                         promotrice di solidarietà donando tutti i
sacramenti della Prima Comunione e                           vestiti appartenuti al suo defunto marito al
della Confermazione. Nonostante la vita                      Borgosolidale, così che possano essere
non le stia sicuramente riservando gioia                     ridistribuiti.

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La gentilezza
dell’eccedenza
                       a cura di Stefano Savoldi

 OTTAVO GIORNO

a fare problema,
più che le “nuove povertà”,
sono gli “occhi nuovi” che ci mancano.
Molte povertà sono “provocate” proprio da questa carestia
di occhi nuovi che sappiano vedere
                        (don Tonino Bello)

Q
        uando a marzo 2020 è iniziata la pandemia,
        pensavamo/speravamo ce la saremmo cavata
        con una brutta influenza. Poi col passare dei
        giorni le notizie si sono aggravate ed ha preso
        posto il silenzio, lo smarrimento, come di un
terremoto che ti toglie la certezza di poter appoggiare i
piedi al sicuro.
I più vulnerabili sono apparsi da subito gli anziani,       Già visto,
                                                             ma mai
ovvero l’anima di molte opere-segno di Caritas.
Come mediare quindi tra la necessità di “mettere in
sicurezza” i pensionati, volontari ordinari del magazzino
Ottavo Giorno, con la richiesta di quelle Caritas
parrocchiali che eroicamente non si fermavano davanti
alle crescenti necessità alimentari di famiglie note, ma
                                                            guardato
soprattutto delle tante nuove situazioni mai incontrate
prima? Ci siamo organizzati in turni con alcuni giovani
del Servizio Civile, con la supervisione dei volontari
“veterani” che coordinavano il nostro lavoro da remoto,
fino poi a tornare man mano a supportarci direttamente,

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