CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...

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CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
QUELLA BELLEZZA CHE NUTRE
                                       0        BATTEZZATI E INVIATI
                                                                                        6       IL SALUTO DI
                                                                                                DON GIOVANNI                          11

       in CAMMINO                                                                     MESE MISSIONARIO 4/2019

  Costo n° singolo € 3 - Periodico delle Parrocchie dell'Unità Pastorale di: Maderno - Montemaderno - Toscolano - Gaino - Cecina - Fasano
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
S O M M A R I O
MESE MISSIONARIO                                            www.upsanfrancesco.it

                                                         22      Lettera dal gruppo animatori del Grest

                                                                 Fermati, non girare pagina
                                                         23
                                                                 E’ importante...

                                                         24      Qui c’è tua madre, madre sono tuoi figli!

                                                         26      Uomini e donne benedicenti e benevolenti

                                                         29      I Piccoli Cantori in “ritiro” a Montemagno

                                                         30      News Asilo Benamati Bianchi

                                                         31      Grest Estivo

                                                         32      “Fruttolò, alla scoperta della frutta”

                                                         34      Memento
3        Nutriti dalla bellezza
                                                         37      Calendario liturgico dell’Unità Pastorale
4        Quella bellezza che nutre

         Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in
6
         missione nel mondo

9        I morti: le nostre radici

11       Il saluto di don Giovanni alla sua comunità

16       La vocazione, un progetto perfetto!

19       Il saluto di don Marco

20       Bella storia!!! ...il Grest 2019

                  in CAMMINO                                       Direttore:
                                                        Rongoni Don Roberto
                                                                                                           Direttore responsabile:
                      Periodico delle Parrocchie                                                            Filippini Don Gabriele
                           dell'Unità Pastorale di:                                                  (Via Tosio, 1 - 25100 Brescia)
             “S. Andrea Apostolo” in Maderno,                       Redazione:                        Stampa:Pixartprinting S.p.A
    “SS. Faustino e Giovita” in Montemaderno,           Migliorati Don Simone
               “SS. Pietro e Paolo” in Toscolano,            Fracassoli Chiara
                           “S. Michele” in Gaino,           Tavernini Susanna                          N.B. A tutti i corrispondenti
                          “S. Nicola” in Cecina e             Sattin Elisabetta               la redazione ricorda che si riserva
    “SS. Faustino e Giovita” in Fasano (Brescia).                 Chimini Silvia                la facoltà di scegliere e utilizzare
                                                                                                      a sua esclusiva discrezione
                    Autorizzazione del Tribunale                                                                gli scritti pervenuti
                   di Brescia n. 7/1998 del 9.2.98                                 Gli articoli dovranno essere consegnati alla
                                                                                            nostra redazione entro il 15/10/2019
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NUTRITI DALLA BELLEZZA
Don Roberto                                                 Vescovo Pierantonio ha inviato a tutte le parrocchie

A
                                                            della Diocesi.
            ll’inizio del nuovo anno pastorale              Scrive il Vescovo nell’introduzione: “Sono convinto
            abbiamo pensato di realizzare e distribuire     che al cuore della missione della Chiesa ci sia
            un calendario che segna i diversi               l’Eucarestia. Non sono certo il primo a pensarlo,
            appuntamenti delle nostre comunità.             ma mi fa piacere dichiararlo. L’Eucarestia è un
L’aggettivo “pastorale” che lo accompagna                   nucleo incandescente, una sorgente zampillante,
è necessario perché indica la particolarità di              una realtà misteriosa che permette alla Chiesa di
questo calendario. Uno strumento certamente                 essere veramente se stessa per il bene del mondo.
per ricordare gli impegni, ma anche un modo per             Mi piacerebbe far percepire a tutti questa verità”.
dire che ci siamo, che la comunità cristiana esiste;        Il Vescovo ci invita a camminare ponendo al centro
forse un piccolo gregge, ma comunque lievito che            l’Eucarestia.
fermenta la massa.                                          Dovremo riflettere insieme sul valore delle nostre
L’elemento unificante, il motivo fondante e                 celebrazioni. La mancanza di sacerdoti e il
fondamentale delle nostre azioni è Gesù Cristo              numero ridotto di fedeli potrebbe far pensare che
Pastore.                                                    il problema riguardi semplicemente il numero
Vedrete come la vita della nostra Unità Pastorale           delle Messe e la loro distribuzione, ma il Vescovo,
è ricca di proposte. Ci sono momenti che                    giustamente, ci invita ad andare oltre: ciò che conta
accompagnano il cammino delle nostre famiglie:              è la qualità, il modo con il quale, insieme, si celebra.
la messa quotidiana e domenicale, battesimi,                L’esperienza del “bello” riempie il cuore dell’uomo.
matrimoni, funerali. Ci sono momenti di incontro e          L’Eucarestia è fonte e culmine della vita cristiana.
formazione: il catechismo dei ragazzi, gli incontri         Da essa attingiamo energia e forza per la vita. È la
di preghiera, il coro, la catechesi. Non mancano            presenza reale e tangibile di Cristo con noi e per
occasioni di aggregazione e divertimento: Grest,            noi. Dall’Eucarestia nasce l’impegno per abitare il
attività sportive, concerti, sagre.                         mondo. Dall’Eucarestia, pane spezzato e condiviso,
Ogni iniziativa coinvolge persone, sollecita                deriva una genuina e forte passione per la giustizia,
partecipazione, crea condivisione di pensieri,              per la ricerca del bene comune, per l’attenzione ai
suscita sentimenti ed emozioni. Ma ogni azione, per         poveri, ai senza speranza, per la mitezza e la pace.
noi cristiani, ha in Gesù, vivo e presente in mezzo a       Il Signore ci accompagni ogni giorno, illumini il
noi, il suo inizio e il suo compimento.                     nostro cammino, benedica le nostre famiglie e le
Per questo motivo il nostro calendario riporta              nostre comunità.
anche un titolo: “Nutriti dalla bellezza. Celebrare
l’Eucarestia oggi”. È il tema della lettera che il nostro                                                        ●

                                                                                                       IN CAMMINO      3
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QUELLA BELLEZZA CHE NUTRE
    “Nutriti dalla bellezza”: la nuova lettera pastorale del vescovo Tremolada
    per l’anno 2019/2020. Tema centrale è quello dell’eucaristia.
    “Una lettera che è anche sociale”, sottolinea don Carlo Tartari, vicario per
    la pastorale e per i laici.

    Massimo Venturelli                                          devono tendere è quello della santità, l’eucaristia è

“
                                                                una via privilegiata per raggiungerlo.
          Sono convinto che al cuore della missione             In questa prospettiva la chiave di lettura che mons.
          della Chiesa ci sia l’Eucaristia. Non sono certo il   Tremolada propone non è quella dello sguardo
          primo a pensarlo, ma mi fa piacere dichiararlo.       nostalgico a un passato che non c’è più (“Il numero
          L’Eucaristia è un nucleo incandescente,               dei partecipanti alla Messa domenicale è molto
    una sorgente zampillante, una realtà misteriosa             diminuito. Quel che una volta appariva normale,
    che permette alla Chiesa di essere veramente se             giusto e doveroso, sembra non esserlo più... Perché
    stessa per il bene del mondo. Mi piacerebbe far             questa disaffezione crescente?... Occorre però non
    percepire a tutti questa verità”. Si apre con queste        rimanere prigionieri delle analisi. Soprattutto non
    considerazioni la seconda Lettera pastorale di              bisogna lasciarsi risucchiare. Continuare a parlare di
    mons. Pierantonio Tremolada “Nutriti dalla Bellezza.        questo fenomeno, infatti, produce inesorabilmente
    Celebrare l’Eucaristia oggi”. La liturgia cristiana,        una sorta di sconforto pastorale”, scrive il Vescovo
    celebrata nella verità, che rappresenta una delle           nel prologo), ma quella di un’apertura speranzosa
    grandi strade dell’evangelizzazione è al centro             al futuro: “Sono invece convinto – sono ancora
    delle riflessioni che il Vescovo, a due anni dalla sua      parole di mons. Tremolada – che si debba rilanciare,
    nomina a Brescia, affida alla sua Chiesa. Sin dalle         puntando proprio sull’Eucaristia, sul suo valore, sulla
    prime pagine della nuova Lettera pastorale si coglie        sua grandezza e bellezza. Molto dipenderà da
    evidente la continuità con “Il bello del vivere” dello      come la sapremo celebrare. Le sue meravigliose
    scorso anno. Se l’orizzonte comune a cui i battezzati       potenzialità rischiano infatti di venire mortificate da
                                                                una consuetudine un po’ stanca e forse anche un
                                                                po’ presuntuosa”. Per questo il Vescovo nella Lettera
                                                                invita a dedicare l’anno pastorale 2019/2020 a una
                                                                riscoperta della celebrazione eucaristica, “meno
                                                                preoccupati del numero dei partecipanti e più del
                                                                modo in cui essa viene vissuta”.
                                                                A questo fine sono orientate le riflessioni di mons.
                                                                Tremolada, contenute nelle 101 pagine della
                                                                Lettera pastorale, divisa in sei capitoli: Incanto,
                                                                l’Eucaristia come liturgia; Irradiazione, l’Eucaristia
                                                                e il mondo; Mistero, l’Eucaristia come sacramento;
                                                                Comunione, Eucaristia e Chiesa; Celebrazione,
                                                                l’Eucaristia celebrata; Festa, l’Eucaristia e il Giorno
                                                                del Signore. La Lettera si apre con il già citato
                                                                prologo in cui il Vescovo indica il senso e la ragione
                                                                dell’intero documento, e si chiude con l’epilogo in
                                                                cui mons. Tremolada affida all’icona che il monaco
                                                                Andrej Rublëv ha dedicato alla Trinità, il compito di
                                                                fare sintesi del mistero cristiano per eccellenza.
                                                                Come già ne “Il bello del vivere”, anche nella
                                                                nuova Lettera pastorale compaiono sei video
                                                                testimonianze che si possono consultare grazie ad
                                                                altrettanti QR code presenti nel testo, in apertura di
                                                                ogni capitolo. A questi “testimoni”, presentati nella
                                                                colonna che chiude queste pagine, è stato chiesto
                                                                di raccontare come per loro, nel loro quotidiano
                                                                l’eucaristia sia appunto incanto, irradiazione,
                                                                mistero, comunione, celebrazione e festa. Sempre

4    IN CAMMINO
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
delle relazioni, “è un annuncio per il mondo, per il
                                                          bene del mondo”, afferma don Tartari.
                                                          Quelli espressi dal vicario episcopale trovano
                                                          sintesi in quella che il Vescovo, in “Nutriti dalla
                                                          Bellezza” definisce come “cultura eucaristica”.
                                                          “La cultura eucaristica – afferma al proposito don
                                                          Tartari – è proprio questo: l’essere partecipi del
                                                          dono dell’eucaristia cambia lo sguardo sul mondo,
                                                          cambia il modo di pensare, cambia gli schemi di
                                                          riferimento, ribalta le priorità. Non c’è più solo l’io;
                                                          c’è un noi, c’è una comunità che è chiamata
                                                          a essere partecipe di questo dono e questo,
                                                          nell’azione del credente, del cristiano si trasfonde
                                                          nell’impegno quotidiano, nella costruzione di una
                                                          società e di relazioni che non possono prescindere
                                                          da questo incontro e da questa trasformazione”.
                                                          E forse proprio dalla mancanza di questa cultura
                                                          eucaristica nascono tante delle difficoltà, delle
                                                          sofferenze e delle divisioni che oggi segnano anche
                                                          le comunità.
grazie a un Qr code i lettori potranno gustare un         “Il Vescovo – sono ancora sottolineature di don Carlo
filmato sul Tesoro delle Sante Croci, di cui Brescia      Tartari – questo aspetto lo mette in risalto quando
ricorderà nel 2020 con un Giubileo straordinario          ricorda che dall’incontro con Gesù e con l’Eucaristia
concesso dal Papa i 500 anni della nascita della          nasce proprio la civiltà dell’amore in cui la carità
compagnia dei Custodi, e uno invece dedicato              diventa uno stile che si declina in tre modalità: il
all’icona di Rublëv.                                      rispetto per la dignità di ogni persona, la giustizia
“Una lettura superficiale potrebbe indurre a              sociale e la distribuzione delle risorse e, per ultimo, la
considerare una lettera sull’eucaristia interessante      grande responsabilità che abbiamo per l’ambiente.
solo per chi ancora frequenta. Va invece ricollocata      Il Vescovo chiede, proprio a partire dall’incontro
all’interno nel contesto ampio entro il quale il          vissuto nell’Eucaristia, di riversare questa carità sui
Vescovo ci chiede e ci aiuta a rileggere il cuore della   poveri, sulla famiglia, negli ambiti educativi, nel
nostra vita di fede”. Parte da questa considerazione      lavoro, nella società…”. Letta in questi termini “Nutriti
la lettura che don Carlo Tartati vicario episcopale       dalla Bellezza”, a prima vista una Lettera “ad intra”
per la pastorale e per i laici dà di “Nutriti dalla       rivela una decisa caratterizzazione sociale, politica
bellezza”, la nuova Lettera pastorale di mons.            nel senso più nobile del termine? “Effettivamente è
Pierantonio Tremolada. “Sappiamo – prosegue il            così – è la conclusione di don Tartari –. Forse definirla
sacerdote – che l’Eucaristia è la fonte e il culmine      una Lettera politica è un azzardo, ma è uno di
della vita cristiana che non è chiamata a svolgersi       quegli azzardi che provocano, perché ricostruisce
nel chiuso dello spazio del sacro o dei tempi sacri.      la polis su presupposti diversi da quelli del potere,
La vita cristiana è chiamata invece a diventare           del dominio e del semplice esercizio dell’autorità.
testimonianza, annuncio e missione proprio nel            Ricostruisce la polis su un fondamento diverso,
mondo. E questo il Vescovo lo dice bene”. Con             nuovo ed eterno come l’eucaristia”.
la sua seconda Lettera pastorale, continua don
Tartari, mons. Tremolada aiuta a cogliere che c’è                                                                ●
un legame profondo tra questa appartenenza,
questo vissuto di fede e il mondo in cui il cristiano
vive. “Non a caso – continua ancora il vicario
per la pastorale e i laici – tra i primissimi capitoli
della Lettera ce n’è uno dedicato a irradiazione,
l’eucaristia e il mondo, in cui il Vescovo ricorda che
l’eucaristia è il cuore pulsante della vita redenta,
capace di trasformare la vita del credente, il quale
poi vive nel mondo, lo provoca, e fa in modo che
il mondo possa vivere non più legato a quelle
dinamiche di potere che sono tipiche delle leggi
mondane. Si passa dal potere all’amore come cifra
per edificare la società”. L’eucaristia allora diventa
germe di trasformazione del mondo, della società,

                                                                                                      IN CAMMINO       5
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
BATTEZZATI E INVIATI:
    LA CHIESA DI CRISTO
    IN MISSIONE NEL
    MONDO
    Messaggio del Santo Padre Francesco
    per la Giornata Missionaria Mondiale 2019

    C
                 ari fratelli e sorelle,
                 per il mese di ottobre del 2019 ho
                 chiesto a tutta la Chiesa di vivere un
                 tempo straordinario di missionarietà per
    commemorare il centenario della promulgazione
    della Lettera apostolica Maximum illud del Papa
    Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica
    lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha
    confermato su quanto sia ancora oggi importante
    rinnovare l’impegno missionario della Chiesa,
    riqualificare in senso evangelico la sua missione di
    annunciare e di portare al mondo la salvezza di
    Gesù Cristo, morto e risorto.
    Il titolo del presente messaggio è uguale al tema
    dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la
    Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare
    questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare
    il senso missionario della nostra adesione di fede
    a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come            vita divina di cui veramente partecipiamo; la carità,
    dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale         che pregustiamo nei Sacramenti e nell’amore
    a Dio non è mai un atto individuale ma sempre              fraterno, ci spinge sino ai confini della terra (cfr
    ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio        Mi 5,3; Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18). Una Chiesa in
    e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a            uscita fino agli estremi confini richiede conversione
    tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non   missionaria costante e permanente. Quanti santi,
    è un prodotto da vendere – noi non facciamo                quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci
    proselitismo – ma una ricchezza da donare, da              mostrano possibile e praticabile questa apertura
    comunicare, da annunciare: ecco il senso della             illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta
    missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo            urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di
    dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8),        dono, di sacrificio e di gratuità (cfr 2 Cor 5,14-21)! Sia
    senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli           uomo di Dio chi predica Dio (cfr Lett. ap. Maximum
    uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della         illud).
    verità e all’esperienza della sua misericordia grazie      È un mandato che ci tocca da vicino: io sono
    alla Chiesa, sacramento universale della salvezza          sempre una missione; tu sei sempre una missione;
    (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm.      ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi
    Lumen gentium, 48).                                        ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé
    La Chiesa è in missione nel mondo: la fede in Gesù         stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse
    Cristo ci dona la giusta dimensione di tutte le cose       relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e
    facendoci vedere il mondo con gli occhi e il cuore         insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è
    di Dio; la speranza ci apre agli orizzonti eterni della    una missione nel mondo perché frutto dell’amore

6    IN CAMMINO
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
di Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero            nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione
l’amore con la menzogna, l’odio e l’infedeltà, Dio           a figlio adottivo, la certezza della sua dignità
non si sottrae mai al dono della vita, destinando            personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana
ogni suo figlio, da sempre, alla sua vita divina ed          dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
eterna (cfr Ef 1,3-6).                                       Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo
Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che           e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra
ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e       storia, impedisce ogni autentica fraternità universale
della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza           che si esprime nel reciproco rispetto della vita di
di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che è la Chiesa.   ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza
In questo senso, il Battesimo è dunque veramente             si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile
necessario per la salvezza perché ci garantisce che          qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del
siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani,         genere umano.
stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel       L’universale destinazione della salvezza offerta da
cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento          Dio in Gesù Cristo condusse Benedetto XV ad esigere
è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per             il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed
ogni uomo e donna in attesa di conversione e di              etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del
salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata         Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi
del dono divino che rende l’essere umano figlio nel          economici e militari. Nella sua Lettera apostolica
Figlio. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel     Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità
Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera         divina della missione della Chiesa esige l’uscita da
maternità: non può avere Dio come Padre chi non              un’appartenenza esclusivistica alla propria patria
ha la Chiesa come madre (cfr San Cipriano, L’unità           e alla propria etnia. L’apertura della cultura e della
della Chiesa, 4).                                            comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo richiede
Così, nella paternità di Dio e nella maternità               il superamento di ogni indebita introversione etnica
della Chiesa si radica la nostra missione, perché            ed ecclesiale. Anche oggi la Chiesa continua
nel Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel          ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù
mandato pasquale: come il Padre ha mandato                   del loro Battesimo, rispondono generosamente
me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la         alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla
riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt 28,16-        propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria
20). Al cristiano compete questo invio, affinché a           lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati

                                                                                                       IN CAMMINO      7
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai          la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata
    Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa.        totalmente coinvolgere nella missione di Gesù,
    Annunciando la Parola di Dio, testimoniando                missione che ai piedi della croce divenne anche
    il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito              la sua propria missione: collaborare come Madre
    chiamano a conversione, battezzano e offrono la            della Chiesa a generare nello Spirito e nella fede
    salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale    nuovi figli e figlie di Dio.
    di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni        Vorrei concludere con una breve parola sulle Pontificie
    dei popoli a cui sono inviati. La missio ad gentes,        Opere Missionarie, già proposte nella Maximum illud
    sempre necessaria alla Chiesa, contribuisce così in        come strumento missionario. Le POM esprimono
    maniera fondamentale al processo permanente di             il loro servizio all’universalità ecclesiale come una
    conversione di tutti i cristiani. La fede nella Pasqua     rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno
    di Gesù, l’invio ecclesiale battesimale, l’uscita          missionario con la preghiera, anima della missione,
    geografica e culturale da sé e dalla propria casa, il      e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero. La
    bisogno di salvezza dal peccato e la liberazione dal       loro offerta aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle
    male personale e sociale esigono la missione fino          Chiese particolari (Opera della Propagazione della
    agli estremi confini della terra.                          Fede), nella formazione del clero locale (Opera
    La provvidenziale coincidenza con la celebrazione          di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una
    del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia mi           coscienza missionaria dei bambini di tutto il mondo
    porta a sottolineare come la missione affidataci da        (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione
    Gesù con il dono del suo Spirito sia ancora attuale e      missionaria della fede dei cristiani (Pontifica Unione
    necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti.   Missionaria). Nel rinnovare il mio appoggio a tali
    Una rinnovata Pentecoste spalanca le porte della           Opere, auguro che il Mese Missionario Straordinario
    Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in          dell’Ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del
    sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla       loro servizio missionario al mio ministero.
    comunione universale della fede. Nessuno rimanga           Ai missionari e alle missionarie e a tutti coloro che
    chiuso nel proprio io, nell’autoreferenzialità della       in qualsiasi modo partecipano, in forza del proprio
    propria appartenenza etnica e religiosa. La Pasqua         Battesimo, alla missione della Chiesa invio di cuore
    di Gesù rompe gli angusti limiti di mondi, religioni       la mia benedizione.
    e culture, chiamandoli a crescere nel rispetto per
    la dignità dell’uomo e della donna, verso una                                       Dal Vaticano, 9 giugno 2019
    conversione sempre più piena alla Verità del Signore                                     Solennità di Pentecoste
    Risorto che dona la vera vita a tutti.
    Mi sovvengono a tale proposito le parole di Papa                                                                ●
    Benedetto XVI all’inizio del nostro incontro di Vescovi
    latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel 2007,
    parole che qui desidero riportare e fare mie: «Che
    cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana
    per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi? Per
    essi ha significato conoscere e accogliere Cristo, il
    Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo,
    cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo
    era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente.
    Ha significato anche avere ricevuto, con le acque
    del Battesimo, la vita divina che li ha fatti figli di
    Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito
    Santo che è venuto a fecondare le loro culture,
    purificandole e sviluppando i numerosi germi e
    semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse,
    orientandole così verso le strade del Vangelo. [...]
    Il Verbo di Dio, facendosi carne in Gesù Cristo, si
    fece anche storia e cultura. L’utopia di tornare a
    dare vita alle religioni precolombiane, separandole
    da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe
    un progresso, bensì un regresso. In realtà, sarebbe
    un’involuzione verso un momento storico ancorato
    nel passato» (Discorso nella Sessione inaugurale, 13
    maggio 2007: Insegnamenti III,1 [2007], 855-856).
    A Maria nostra Madre affidiamo la missione della
    Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione
8    IN CAMMINO
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
2 novembre - Commemorazione dei fedeli defunti

I MORTI:
LE NOSTRE RADICI
Matteo Liut

L
      a commemorazione dei fedeli defunti, che
      si celebra il 2 novembre, ci permette di fare,
      almeno una volta l’anno, una seria e serena
      riflessione sul significato del nostro nascere e
morire.
Nel cuore dell’autunno veniamo invitati a celebrare
la memoria dei defunti.
Gli alberi si svestono delle foglie, avanzano le
nebbie mattutine, le giornate si accorciano, il sole
tramonta prima. Eppure ci sono lembi di terra, i
cimiteri, che paiono prati primaverili rivestiti di fiori,
rischiarati dalla luce di ceri accesi e popolati da
tante persone che fanno visita ai loro cari defunti. Sì,
perché da secoli gli abitanti delle nostre terre, finita        affetto che in questa circostanza diventa capace
la stagione dei frutti, seminato il grano destinato a           anche di assumere il male che si è potuto leggere
rinascere in primavera, hanno voluto che in questi              nella vita dei propri cari e di avvolgerlo in una grande
primi giorni di novembre si ricordassero i morti.               compassione che abbraccia le proprie e le altrui
Sono stati i celti a collocare in questo tempo                  ombre. Per molti di noi, là sotto terra ci sono le nostre
dell’anno la memoria dei morti, memoria che poi                 radici, il padre, la madre, quanti ci hanno preceduti
la chiesa ha cristianizzato. Fu Sant’Odilone di Cluny,          e ci hanno trasmesso la vita, la fede cristiana e
Abate, che, nel 998, decise, secondo la Regola                  quell’eredità culturale, quel tessuto di valori su cui,
Cluniacense (di ispirazione Benedettina), che le                pur tra molte contraddizioni, cerchiamo di fondare
campane dell’Abbazia suonassero con rintocchi                   il nostro vivere quotidiano.
funebri, dopo i vespri del 1° Novembre.                         La preghiera per i morti è un atto di autentica
Nacque, così, la Commemorazione dei Fedeli                      intercessione, di amore e carità per chi ha
Defunti che, inoltre, si esprimeva con l’intenzione di          raggiunto la patria celeste; è un atto dovuto a chi
prendere l’Eucaristia, il giorno seguente, pro requie           muore perché la solidarietà con lui non dev’essere
omnium defunctorum (per il riposo di tutti i defunti).          interrotta ma vissuta ancora come comunione dei
A poco a poco, il rito divenne di tutta la Chiesa               santi, cioè di poveri uomini e donne perdonati da
Cattolica, rendendola una delle ricorrenze più                  Dio: è il modo per eccellenza per entrare nella
vissute e partecipate, non solo nei secoli passati              preghiera di Gesù Cristo: “Padre, che nessuno si
e nelle campagne, ma ancora oggi e nelle città                  perda… che tutti siano uno!”.
più anonime, nonostante la cultura dominante                    Il 2 novembre, la Chiesa, invita a commemorare
tenda a rimuovere la morte. Nell’accogliere questa              i fedeli defunti, a riportare alla mente e al cuore
memoria, questa risposta umana alla “grande                     le persone care che sono passate da questo
domanda” posta a ogni uomo, la chiesa l’ha                      pellegrinaggio terreno alla vita eterna.
proiettata nella luce della fede pasquale che canta             Ricordare, lo sappiamo bene, significa riportare al
la resurrezione di Gesù Cristo da morte, e per questo           cuore.
ha voluto farla precedere dalla festa di tutti i santi,         Chi ha sperimentato la morte di una persona cara
quasi a indicare che i santi trascinano con sé i morti,         – un genitore, un figlio, un amico – conosce bene
li prendono per mano per ricordare a noi tutti che              che cosa significa riportare al cuore una persona
non ci si salva da soli.                                        amata.
Ed è al tramonto della festa di tutti i santi che i cristiani   La morte strappa via tanti affetti, lacera numerosi
non solo ricordano i morti, ma si recano al cimitero            sentimenti, porta via intense relazioni, causa molto
per visitarli, come a incontrarli e a manifestare               dolore.
l’affetto per loro, coprendo di fiori le loro tombe: un         Di fronte a questo scenario la Parola di Dio è motivo

                                                                                                           IN CAMMINO       9
CAMMINO in - Unità Pastorale San Francesco d ...
di grande consolazione e speranza.
     Giobbe dice: «Io so che il mio redentore è vivo e
     che dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
     senza la mia carne, vedrò Dio».
     La memoria dei defunti è per i cristiani una grande
     celebrazione della fede nella risurrezione: la morte
     non è più l’ultima realtà per gli uomini, e per quanti
     sono già morti. Andando verso il Signore Gesù, non
     sono da lui respinti, ma vengono risuscitati per la vita
     eterna, la vita per sempre con lui che è il Risorto, il
     Vivente.
     Così come nelle parole del Vangelo, troviamo
     la grande promessa di Gesù che ci permette di
     vincere ogni tristezza e ogni timore: «Colui che viene
     a me, io non lo lascerò fuori» (Gv 6,37).
     Il cristiano è colui che va da Gesù ogni giorno,
     anche se la sua vita è fatta di contraddizioni, di
     peccati, di infedeltà, di cadute. Il cristiano è colui
     che va al Figlio ogni giorno, anche se la sua vita è
     contraddetta dal peccato e dalle cadute, è colui
     che si allontana e ritorna, che cade e si rialza, che        Dio di infinita misericordia,
     riprende con fiducia il cammino di sequela. E Gesù           che stringi in un unico abbraccio
     non lo respinge, anzi, abbracciandolo nel suo amore          tutte le anime redente
     perdona i suoi peccati e lo conduce alla vita eterna         dal sangue del tuo figlio,
     dicendogli: «Questa infatti è la volontà del Padre
                                                                  noi ci presentiamo davanti a te
     mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia
                                                                  con la mestizia e il dolore
     la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
                                                                  per il distacco dai nostri cari defunti,
     La morte, alla luce di Cristo, è il passaggio alla vita, è
     la porta che ci spalanca all’eternità. Una immagine          ma anche con la fede e la speranza
     può aiutarci: quella del baco quando è dentro il             che il tuo Spirito
     bozzolo e sembra morire, ma poi si trasforma in una          ha acceso nei nostri cuori.
     bellissima e colorata farfalla.                              La morte non ha distrutto
     Così noi, quando moriamo nasciamo alla vera vita:            la comunione di carità
     quella eterna che mai finirà.                                che unisce la Chiesa pellegrina
     Uno dei prefazi propri della messa dei defunti recita:       sulla terra alle sorelle e ai fratelli
     “Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma           che hanno lasciato questo mondo.
     trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo        Accogli, o Signore, le preghiere
     esilio terreno, viene preparata una abitazione               e le opere che umilmente vi offriamo,
     eterna nel cielo”.
                                                                  perché le anime contemplino
     Nella lettera ai Corinti San Paolo scrive: «Dov’è,
                                                                   la gloria del tuo volto.
     o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo
                                                                  Fa’ che quando giungerà
     pungiglione?» (1 Cor 15,55), espressione che
     permette di sfidare la morte, di interrogarla, di            la nostra ora possiamo allietarci
     provocarla. San Paolo non ha paura perché sa che             della tua dolce presenza
     Cristo è risorto e con lui risorgeremo anche noi.            nell’assemblea degli angeli e dei santi
     Gesù non ha promesso ai suoi amici che non                   e rendere grazie a te,
     sarebbero morti. Per lui il bene più grande non è            termine ultimo di ogni umana attesa.
     una vita lunghissima, un infinito sopravvivere. Per lui      Per Cristo nostro Signore.
     l’essenziale non è il non morire, ma vivere della vita
     che solo lui può dare, perché è il Risorto ed il Vivente.    Dal Benedizionale
     “È importante aggiungere più vita agli anni, non più
     anni alla vita”.
     Nella speranza in cui siamo stati salvati, nasce
     dal cuore la nostra preghiera per i fedeli
     defunti: “Ammettili, Signore, a godere la luce del
     tuo volto, tienili nella tua pace. Amen”.

                                                            ●
10    IN CAMMINO
IL SALUTO
DI DON GIOVANNI
ALLA SUA COMUNITÀ
Domenica 8 settembre, con la messa e poi con una piccola festa in oratorio,
abbiamo salutato e ringraziato don Giovanni per il suo prezioso servizio nella
nostra comunità. Ora gli auguriamo con tutto il cuore di poter seminare con
tanto frutto anche nella sua nuova missione a Pontoglio.

Don Giovanni

N
         ella prima lettera ai Tessalonicesi, al
         capito secondo, San Paolo scrive queste
         parole per i suoi amici cristiani: “Mi sono
         comportato tra voi con dolcezza, come
una madre che ha cura dei suoi bambini. Mi sono
affezionato a voi, e vi ho voluto bene fino al punto
che vi avrei dato non solo il messaggio di salvezza
che viene da Dio, ma anche la mia vita”.
In un’altra traduzione Paolo dice… “Voi mi siete
diventati cari”…
Non voglio avere la presunzione di essere al livello
dell’Apostolo Paolo, un gigante dell’apostolato.
Ma con grande umiltà e soprattutto con verità
pensando a voi, in questo momento, posso dirvi
davvero che in questi anni “mi siete diventati cari”,
che davvero “mi sono affezionato a voi”, che
sarebbe valsa la pena “dare la mia stessa vita”.
Non lo dico per sembrare più di quel che sono.
Però ora io sono così. Sono un sacerdote con il
cuore pieno di gioia. Sono un sacerdote felice
per la propria vocazione e che rifarebbe questa
scelta ancora e ancora e ancora una volta. Sono         ha fatto incontrare voi. Perché mi ha fatto vivere
un sacerdote commosso dalla benevolenza e               in questo paradiso sicuramente ambientale, ma
dalla tenerezza che il Signore mi ha usato. Sono        soprattutto mi ha fatto vivere il paradiso degli affetti
un sacerdote contento, perché ha trovato grazia         e delle amicizie che ho potuto incontrare qui.
presso Dio, perché Dio mi ha condotto qui e mi          Con voi ho pregato, con voi ho celebrato, con voi
                                                        ho riso, con voi ho pianto, con voi mi sono arrabbiato
                                                        e con me vi siete arrabbiati anche voi, con voi ho
                                                        perdonato e ricevuto perdono, con voi ho giocato,
                                                        con voi ho mangiato e bevuto, con voi ho riposato
                                                        e con voi ho camminato e viaggiato. Con voi non
                                                        ho vissuto una vita con la testa tra le nuvole, con voi
                                                        ho vissuto e gustato la vita vera e concreta a volte
                                                        dolcissima a volte amarissima. A volte traboccante
                                                        di gioia, a volte segnata del dolore più acuto e
                                                        intenso.
                                                        Se penso allo sguardo dei genitori che osservavano
                                                        i loro figli il giorno della nascita, oppure il giorno
                                                        del battesimo, o della Prima comunione o della

                                                                                                   IN CAMMINO      11
Certamente avrei potuto fare molto di più e meglio,
                                                                   ma oggi non voglio vivere di rimpianti. È inutile.
                                                                   Voglio gioire anche nel chiedere perdono a tutte
                                                                   le persone che ho direttamente e indirettamente
                                                                   ferito e deluso. E allo stesso modo non voglio
                                                                   togliermi nessun sassolino dalla scarpa. Voglio gioire
                                                                   anche nel perdono che devo dare a coloro che,
                                                                   consapevolmente o inconsapevolmente, han
                                                                   cercato di farmi del male. Non ho nessun rancore e
                                                                   per questo sento pace nella mia coscienza. Auguro
                                                                   questa pace anche a ciascuna di queste persone
                                                                   e, anzi, grazie perché mi avete reso più umile, forte
                                                                   e determinato, dimostrando che alla fine vince la
                                                                   verità non la falsità.
                                                                   Che cosa meravigliosa e misteriosa è la vita!
     Cresima. Quando li osservavo guardare il frutto del           Abbiamo condiviso insieme un pezzo di strada e ore
     loro amore durante una recita in teatro o durante             le nostre strade si dividono.
     una partita in un campo di calcio o di qualsiasi altro        Da quando è stato dato l’annuncio de mio
     sport. Quando ho visto lo sguardo di due fidanzati            trasferimento, in tanti mi chiedevano: “Perché don,
     scambiarsi davanti a Dio il loro amore “per sempre”.          perché vai?”, io aprivo le braccia e dicevo spesso:
     Quando ho vissuto il gusto dell’amicizia e dello stare        “È la nostra vita, è la nostra missione”.
     assieme anche nella semplicità di una cena o di               Umanamente è dura anche per me, perché il
     un aperitivo. Quando ho visto gli occhi dei giovani           signore mi chiede di perdere tutto per ritrovare
     alla fine di un ciclo scolastico o di una discussione di      Dio in un’altra realtà, per servirlo in altri luoghi e
     laurea, quando li ho visti contenti per un cammino            in altre persone. Sono potature necessarie per far
     professionale che diventava concreto. Quando                  germogliare la vita nuova, la vita di Dio; i modi sono
     li ho visti felici per un servizio dato gratuitamente,        misteriosi, perché Dio è un mistero come lo è la vita
     per qualcosa fatto bene fosse una gara sportiva, o            stessa.
     come animatori di un Grest, o un concerto dentro ad           È una riflessione banale, è una riflessione umana ma
     un coro, o per la costruzione di un presepe. Ho visto         credo sia fondamentale ed è questa: il distacco
     gente commuoversi perché grazie ad un viaggio                 fa parte dell’esperienze necessarie della vita.
     ha potuto incontrare una umanità diversa da quella            Dopo nove mesi che una donna ha un bambino
     che incontra qui, nelle zone più distanti sia dal nostro      dentro di se, deve staccarsi da lui, perché se non
     modo di vivere che dal nostro mondo occidentale.              si stacca muoiono lei e il bambino; questa legge
     Insomma ho visto vite che traboccavano di gioia.              biologica accompagna il rapporto tra genitori e
     Ma c’è stata anche tanta vita traboccante di                  figli per tutta la vita: l’esperienza di una mamma è
     dolore e di lacrime. Vita smarrita, ferita e disorientata     essenzialmente questa, stare vicino al proprio figlio
     per una malattia grave o per un lutto. Per genitori,          e nello stesso tempo ritirarsi per lasciargli spazio,
     nonni, parenti e amici che non ci sono più. Ho                perché piano piano il figlio arrivi a costruire una
     contemplato dolore e lacrime per tradimenti dati              sua vita. La grandezza dell’amore della mamma
     e ricevuti e per perdoni che non sono mai giunti              è proprio questa capacità di tirarsi indietro, di
     a destinazione. Ho vissuto il dolore di relazioni di          lasciare spazio, di lasciare che il bambino arrivi,
     amicizia infranti, di genitori separati, di figli feriti da   addirittura, ad andare da solo secondo la sua
     tutto questo. Ho condiviso la sofferenza di giovani
     che avevano smarrito il senso della vita, che questa
     vita la odiano perché gliel’han fatta odiare. Ho
     assistito allo smarrimento di chi questa vita la spreca
     e la sprecherà - aimè! - in scelte che la uccidono in
     scelte che porteranno al nulla. Vita che trabocca
     di dolore.
     Cari amici, ho cercato di esserci dove traboccava
     la gioia e dove traboccava il dolore. Certamente
     molto più facile condividere la gioia. In queste
     situazioni, ci sono stato con tutti i miei limiti, e sono
     tanti, e con tutte le mie debolezze, convinto però
     che nella mia presenza portavo la presenza del
     Signore Gesù, una presenza molto più importante
     ed efficace della mia.

12    IN CAMMINO
vocazione, a distaccarsi da lei. Questo è motivo
di sofferenza, una madre non fa questo senza
sofferenza, né al momento del parto né in tutto il
cammino dell’educazione dei figli. Ma questa è la
legge fondamentale dell’amore, cioè dare la vita
e permettere a qualcun altro di vivere senza volerlo
afferrare e tenere stretto, assolutamente, per noi.
In questo senso le realtà di distacco che capitano
nella vita, che si voglia o no, possono essere vissute
come esperienze di maturazione.
Vado via con questa certezza: i legami che il
Signore ci dona di costruire sono la cosa più bella
e importante della mia vita e i legami sono sacri,
non si recidono mai; possono accadere molte
cose, la vita può portarci lontano dagli amici, ma il
legame c’è, l’affetto rimane, la disponibilità anche.
Così vorrei che fosse per il bellissimo legame, che il
Signore mi ha dato, di essere qui in queste comunità       Grazie al mondo della scuola. Anche i meravigliosi
di Fasano, Maderno, Montemaderno, Toscolano,               colleghi che ho incontrato in questi anni di
Gaino e Cecina. Qui ho incontrato molte persone            insegnamento: mi hanno accolto e mi hanno fatto
che considero amiche. Andrò a Pontoglio non                sentire come se fossi in una famiglia.
da solo, ma con l’immagine dei vostri volti, con il        Grazie alla mia famiglia… Ringrazio Dio per gli 11
ricordo del timbro della vostra voce, saranno per          anni passati con mia mamma e l’ultimo passato da
me una compagnia ottima, una compagnia vitale.             solo con il grande aiuto delle mie sorelle e dei miei
Vi chiedo una preghiera, che è il conforto più             fratelli. Pensando anche ai miei nipoti, penso che
grande; io vi assicuro la mia perché il Signore ci guidi   tutti voi lasciate con me qui un pezzettino del vostro
con la sua Luce sulle strade della vita. E vi chiedo la    cuore. Mi faccio portavoce di tutti i miei familiari per
carità di essere vicino a chi mi succederà, in modo        ringraziarvi di come li avete accolti e fatti sentire
particolare a don Daniel. Siamo al lavoro per il Regno     come “a casa”.
di Dio non per noi stessi, lo dico in modo particolare     Ciao a tutti i bambini e ai ragazzi del catechismo. Mi
a tutti coloro che hanno collaborato e lavorato            raccomando prendete sul serio questo impegno di
con me: baristi e volontari. Non dimenticatelo mai.        conoscere questo amico speciale che è Gesù e che
GRAZIE, voi lo sapete cosa porto nel cuore… siete          può fare solo del bene per la vostra vita. E grazie a
stati lo strumento di Dio affinché io abbia potuto         tutti i catechisti che in questi anni si sono spesi con
fare tante cose. Senza di voi sarei stato nulla…           sacrificio e generosità per aiutarvi a incontrarlo.
Grazie a tutti gli amministratori pubblici e ai            Grazie ad ogni giovane vita presente in questa
rappresentanti delle forze dell’ordine: sono stato         Chiesa o che non ha potuto esserci. Sappiate che
felice di collaborare con voi e di aver sempre             vi ho voluto bene davvero, ma davvero tanto e
trovato il vostro contribuito per costruire insieme un     sappiate che soprattutto il Signore si aspetta grandi
mondo più giusto, sicuro e bello.                          cose da voi. Il mondo è vostro e più voi sarete belli
Grazie a tutti i sacerdoti che hanno lavorato qui con      più il mondo sarà bello. Portate bellezza, scegliete la
me. Un ricordo particolare per don Leonardo, che           bellezza, vivetela tra di voi, a scuola, sul lavoro, nel
mi ha accolto novello curato con tanto amore e ha          divertimento, con la natura. La dove c’è bellezza
contribuito come vicario episcopale a nominarmi            troverete anche la fonte del bello… Gesù Cristo. Ne
parroco con tanta fiducia in me. Grazie a Don              abbiamo abbastanza di schifo in giro… ve lo chiedo
Roberto, abbiamo fatto solo pochi mesi assieme             supplicando: amate ciò che è bello!
ma sono sicuro avremmo lavorato bene. E un grazie          Termino facendo mia un’espressione di don Lorenzo
particolare a Don Simone che finalmente si libera          Milani, che dice: “Ho voluto più bene a voi, alle
di me! Scherzo, Don Simone ha e sta soffrendo in           famiglie, che a Dio, ma ho speranza che Lui non stia
modo particolare questo distacco ed io con lui             attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto sul
perché ci trovavamo in sintonia. Ti assicuro che la        suo conto”.
nostra amicizia continuerà, non saranno 60 km a            In fondo sono certo di questo, perché amando voi
disgregarla! Se vorrai venire a cucinare ogni tanto,       alla fine ho amato Lui!
la mia casa per te sarà sempre aperta. Ti voglio           Buon cammino a tutti e GRAZIE! Non vi dimenticherò
bene confratello.                                          mai!
Qui ho celebrato e pregato bene anche grazie a voi
ministranti… mi mancherete davvero, mi mancherà                                                                 ●
il vostro prezioso servizio!

                                                                                                      IN CAMMINO      13
14   IN CAMMINO
LA VOCAZIONE,
     UN PROGETTO PERFETTO!
     Don Daniel Pedretti, nato il 7 giugno 1993 ed entrato in Seminario nel 2012,
     è il nuovo curato dell’Unità Pastorale San Francesco d’Assisi

     S
            e c’è una parola attorno alla quale si
            può costruire il racconto della vita di don
            Daniel Pedretti, 26 anni da Edolo, questa è
            “progetto”. Il progetto è l’“arte” con cui
     sarebbe stato chiamato a misurarsi ogni giorno
     nella sua vita da geometra se, a un certo punto
     del suo cammino, non fosse intervenuto un altro
     “progetto”, realizzato da una mano evidentemente
     ben più esperta di quella del giovane camuno. Un
     progetto che l’ha portato nel tempo ha individuare,
     a dare sostanza al titolo che avrebbe qualificato la
     sua vita futura. Non più, dunque, quel “geom.”, con
     la prospettiva di una vita dietro a un tecnigrafo, a
     cui l’avrebbe portato il suo percorso scolastico, ma il
     forse un po’ più insolito “don”. È lo stesso don Daniel,
     in queste pagine, a raccontare questo cambio di
     prospettive progettuali.

     Come è avvenuto nella tua vita questo cambio di
     prospettiva?
     Sono cresciuto come tutti gli altri in oratorio, un
     ambiente da cui mi sono un po’ allontanato dopo            salutari: non solo mi permetteva di fare i conti con la
     la terza media, dopo la cresima, come capita a             mia timidezza, ma mi dava modo di sperimentarmi
     tanti altri ragazzi. Forse non ero stato colpito in modo   nelle relazioni belle con gli altri. Personalmente
     particolare dalle esperienze che avevo vissuto. La         pensavo che quelli sarebbero stati i miei confini.
     mia timidezza di fondo mi ha portato negli anni
     delle superiori, quelli delle fatiche sul tecnigrafo,      Invece quello che andava definendosi come
     a chiudermi in me stesso. Avevo tagliato i rapporti        progetto, è diventato sempre più ampio…
     con tanti coetanei, per restare nella tranquillità         Sì, sono stati il parroco e il curato, per primi, ad
     della mia casa. In quegli anni mi sentivo contento,        ampliare i confini, a mettermi la pulce nell’orecchio:
     o quanto meno cercavo di convincermi di questo.            “Non è che Dio può centrare qualcosa nella tua
     Trascorrevo il mio tempo tra i compiti e la playstation    vita, nella tua esperienza di fede?”, è stata la loro
     e mi sembrava che questo potesse bastarmi.                 domanda. Non mi hanno prospettato l’esperienza del
                                                                Seminario; non si sono però risparmiati nell’aiutarmi
     Quando è stato che nella tua vita hai cominciato a         a riscoprire il senso e il gusto della preghiera, della
     vedere un disegno diverso?                                 partecipazione alla Messa che frequentavo in modo
     Un giorno, con pazienza e attenzione, qualcuno             saltuario e senza grande convinzione. Grazie a loro ho
     è venuto a bussare alla mia porta. Un seminarista          riscoperto il senso e la bellezza del rapporto con Dio.
     della mia parrocchia, oggi sacerdote, e altre due          Questo mi faceva stare bene e, progressivamente,
     persone mi invitavano perché dessi una mano in             dava un senso alla mia vita.
     oratorio. Era chiaramente un modo per togliermi
     dalla realtà in cui avevo scelto di rifugiarmi. Ho         Quale è stato il passaggio ulteriore?
     accolto l’invito. In oratorio sono stato accolto dal       Il parroco, sapendo della mia timidezza e della
     curato che ha saputo comprendere la mia fragilità          mia difficoltà a dare sfogo ai miei sentimenti, mi ha
     e mi ha dato modo di crescere. Sin da subito mi sono       scritto una lettera in cui mi poneva una domanda
     accorto che questo percorso aveva su di me effetti         diretta: “Hai mai pensato di entrare in Seminario?”.

16    IN CAMMINO
“No!”, è la risposta immediata. Avevo i miei studi        vivere, le persone che ho incontrato sono state
da geometra, il mio orizzonte era quello di Edolo,        la conferma del disegno che Dio aveva pensato
e, davvero, l’idea di intraprendere il cammino che        per me. Certo, non sono mancate le situazioni
mi prospettava non mi aveva sfiorato neppure da           critiche: il tema del celibato, della rinuncia a una
lontano. Era quello il tempo in cui stavo pensando        mia famiglia, alla paternità non sono stati situazioni
a cosa avrei fatto dopo il diploma. La domanda            facili da accettare. Grazie alla presenza del padre
che mi era stata posta tornava nei momenti di             spirituale, al confronto con i miei compagni e alla
preghiera e nel mio stare in oratorio. Se il tornare in   testimonianza di altri sacerdoti che ho incontrato
oratorio, l’avere ritrovato Dio, erano stati passaggi     sul mio cammino, quelli che potevano diventare
che, pure faticosi, avevano dato tanto alla mia vita,     ostacoli insormontabili si sono trasformati in motivi
la domanda che il parroco mi aveva posto poteva           di crescita: mi hanno aiutato a comprendere che
avere i contorni di una chiamata? Era una sorta di        la bellezza del donarsi a Dio, alla Chiesa, poteva
puzzle che andava componendosi.                           compensare la rinuncia ad altri doni.

Cosa serviva per saldare una all’altra le tessere di      Un figlio unico che sceglie il Seminario: una prova
questo puzzle?                                            per la tua famiglia…
Sicuramente il cammino vocazionale Emmaus, la             Sin da subito mia mamma è stata contenta della
presenza del padre spirituale, validissimo supporto       mia scelta, anche se ha sofferto per il distacco. Ha
anche nel cammino di accettazione di quelli che           intuito immediatamente che quella era la strada
erano i limiti della mia timidezza. E poi, una volta      che poteva darmi la serenità. Per il papà, lontano
compiuta la scelta, la comunità del Seminario ha          da casa per tutta la settimana per ragioni di
sopperito al mio essere figlio unico; ho trovato altri    lavoro, accettare la mia scelta è stato un po’ più
giovani che non sono stati semplicemente dei              difficile. Veniva da un’esperienza personale che,
compagni di studi e di formazione, ma dei veri            da giovane adulto, l’aveva portato ad allontanarsi
fratelli con cui è stato possibile creare legami belli.   dalla Chiesa e questo all’inizio l’ha portato a
Se guardo al mio percorso non posso che scorgervi         guardare con diffidenza alla scelta di entrare in
veramente il disegno di Dio che ha saputo darmi           seminario del suo unico figlio. Percepivo che non
quello di cui avevo veramente bisogno.                    riusciva a comprendere sino in fondo le mie ragioni
                                                          o forse si sentiva un po’ a disagio. Lui che aveva
Nel cammino compiuto sino a oggi non ci sono stati        motivi di contrasto con i preti e la Chiesa, aveva un
momenti di difficoltà? Cos’è che ti ha dato la forza      figlio che sceglieva quella strada. La mia serenità,
per “buttare il cuore oltre l’ostacolo”?                  però, ha fatto ben presto crollare tutte le sue
Nel cammino affrontato sino ad oggi ho incontrato         barriere e lo ha portato a compiere un cammino di
difficoltà certo, ma niente che sia stato impossibile     riavvicinamento. Oggi è “felicemente” volontario in
da superare. Le situazioni che ho avuto modo di           oratorio e vive la parrocchia.

                                                                                                   IN CAMMINO      17
Oggi la prospettiva del sacerdote novello non è più         mio cammino ho sperimentato che il presentarmi
     quella di anni di servizio in mezzo a un cortile pieno      come seminarista in prima battuta crea distanze
     di bambini e ragazzi...                                     con gli altri giovani. Non sei, non ti considerano uno
     Non ho scelto di diventare prete per servire soltanto       come gli altri, sei comunque guardato con occhi
     i giovani, ma Dio, la Chiesa, tutti. Quella del giovane     speciali. E se in quelli di tanti anziani c’è ancora un
     prete a cui affidare la cura del mondo giovanile e          velo di ammirazione, in quelli dei giovani prevale
     una missione importante e mi dispiace che la realtà         invece il senso della domanda, della volontà di
     odierna non sia più quella di un tempo, ma allo             comprendere. Anche negli occhi dei miei amici più
     stesso tempo sono convito che il mio essere prete           cari ho letto queste domande. Ma, per quelle che
     possa dispiegarsi in pienezza anche in altri servizi.       sono le esperienze che sino ad oggi ho avuto modo
     Nel corso degli anni in Seminario abbiamo avuto             di vivere, sono sguardi che cambiano presto, con la
     modo di vivere altre esperienze che danno senso e           conoscenza e il rapporto diretto: allora la tua scelta
     sostanza alla scelta sacerdotale, come dono a tutti.        stimola domande, interesse, voglia di capire.

     I giovani e il sacerdozio: una scelta facile da                                                                 ●
     spiegare e da far comprendere?
     Non lo so se, in generale, sia facile o no. Nel corso del

             Che gran cosa la divina Provvidenza!
             Sappiamo bene che la nostra vita dipende dalle nostre scelte libere e da quanto ci accade
             intorno, però la nostra fede ci ricorda con forza che il buon Dio non ci fa mancare nulla e
             con il suo amore ci accompagna e guida nella vita. Se lo lasciamo fare.
             Perché dico questo?
             Durante la Messa Crismale ho sentito che l’olio per il Crisma veniva donato dall’Unità
             Pastorale San Francesco d’Assisi, da qualche parte là sul lago di Garda: con quell’olio io e
             i miei compagni siamo stati ordinati preti non tanto tempo dopo.
             Poco dopo ancora il Vescovo mi destina proprio a quell’Unità Pastorale sul lago E guarda
             un po’: quando inizia ufficialmente il mio cammino con voi? Il giorno di Maria Bambina,
             patrona della Comunità di Edolo, dove sono nato e cresciuto, memoria a me tanto cara.
             Così come mi è cara la figura di San Francesco, patrono della nostra Unità Pastorale (non
             che non mi siano cari i tanti patroni delle singole Parrocchie! Più ne abbiamo meglio è, di
             santi protettori).
             Coincidenze? Forse. O forse Divina Provvidenza!
             Arrivo tra di voi novello presbitero, con sogni e timori, con voglia e trepidazione, con
             talenti e difetti. Soprattutto sapendo di inserirmi in una lunga storia e tradizione, in una
             realtà in cui tanti hanno già lavorato molto e bene. Sarà una nuova bella avventura.
             Ma da dove cominciare? Io ascolterei proprio il poverello d’Assisi: «Cominciate col fare il
             necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile».
             Che Dio benedica questo cammino!
                                                                                                  don Daniel

18    IN CAMMINO
IL SALUTO DI
DON MARCO
C
             arissimi amici di Toscolano Maderno, la
             pace la carità e la fede da Dio Padre
             e dal Signore nostro Gesù Cristo sia con
             tutti voi. Questo è il saluto di S. Paolo
alle sue comunità, col medesimo saluto mi rivolgo
a voi. Desidererei tanto che queste mie parole le
sentiste come pronunciate da me per ciascuno di
voi personalmente, e che possano giungere nel
vostro cuore e vi provino posto. Il consiglio pastorale
parrocchiale, il consiglio amministrativo, i catechisti,
l’oratorio e i vari gruppi sappiano guardare sempre
a ciò che unisce e non a ciò che può dividere
perché insieme possiamo e dobbiamo far crescere
le comunità in sapienza e grazia davanti a Dio e
agli uomini per il bene di tutti. Già in questi anni sono
state proposte iniziative, incontri, celebrazioni, feste
per dire che insieme è più bello, che insieme è più
facile, che insieme si possono fare grandi cose, che
insieme possiamo crescere. Il mio pensiero, il mio
cuore e la mia preghiera sono per voi. Desidero
conoscervi presto, incontrarmi con voi, stringervi la
mano e farvi sentire la mia gioia e la mia amicizia,
poter dire una parola al vostro cuore, far visita ai
vostri ammalati, camminare sulle vostre stesse strade
e essere al vostro fianco dove si gioisce, si lavora, si
piange e si prega. Non posso però nascondere un
po’ di trepidazione: non so se sarò capace di dare
una risposta esauriente alle vostre attese, alle vostre
necessità, e allora mi affido a Gesù Buon pastore
perché mi aiuti con la sua grazia e mi illumini con
il suo spirito consolatore. Vi chiedo di accogliermi        speranza che è in noi. Dovremo essere comunità
così come sono, con i miei limiti e con qualche             unite, che vivono la carità che amano il Signore e
buona qualità. Così nella comprensione e nella              che amano i fratelli per poter essere un cuor solo
stima reciproca potremo creare un clima di vera             e un’anima sola. Dovremo dare testimonianza di
famiglia, lavorando insieme sacerdoti e laici per il        una vita cristiana vissuta con coerenza semplicità
bene di tutti. Da parte mia sento di volevi già bene,       e gioia continuando le nobili tradizioni di cui sono
anche se ancora non ci conosciamo. Mi sforzerò di           ricche le nostre parrocchie.
rispettare, comprendere ed amare tutti e di esservi                                      Con affetto e amicizia
di esempio.                                                                                  Vostro don Marco
Mi ha sempre fatto pensare quello che S. Pietro
scriveva ai responsabili delle sue comunità:                                                                 ●
pascete il gregge di Dio che vi è stato affidato,
non spadroneggiando sulle persone a voi affidate,
ma facendovi modelli del gregge. Per fare questo
ho bisogno delle vostre preghiere della vostra
comprensione e stima.
Dovremo crescere nella fede, ascoltare e vivere la
parola del Signore Gesù. Insieme dovremo celebrare
i sacramenti, insieme dovremo dare ragione della

                                                                                                   IN CAMMINO      19
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