TRENTINO PAESAGGI E BORGHI D'ITALIA - Viaggio Italiano

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TRENTINO PAESAGGI E BORGHI D'ITALIA - Viaggio Italiano
TRENTINO
PAESAGGI E BORGHI D’ITALIA
TRENTINO PAESAGGI E BORGHI D'ITALIA - Viaggio Italiano
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TRENTINO
PAESAGGI E BORGHI D’ITALIA
TRENTINO PAESAGGI E BORGHI D'ITALIA - Viaggio Italiano
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L’Italia parla la sua lingua più sincera e potente attraverso paesaggi
unici e piccoli borghi che, dall’entroterra alle coste, raccontano i ter-
ritori attraverso i segni della natura e gli insediamenti dell’uomo ma
anche con la storia, la cultura e le antiche tradizioni delle popolazioni
che li abitano.
L’opera dei più illustri letterati italiani e stranieri e le testimonianze
dell’architettura e dell’arte descrivono le tante destinazioni eccellenti
di uno straordinario viaggio sentimentale alla scoperta di una terra
che emoziona.
100 Paesaggi e 1000 Borghi, tra storici e marinari: una varietà e una
ricchezza di immagini difficile da eguagliare in tutto il mondo e ovun-
que si può trovare un’ospitalità autentica e cordiale che fa sentire il
turista a casa.
“Viaggio Italiano” accompagna a visitare l’Italia e a “vederla” con la
sensibilità dell’artista, del viaggiatore vero e dell’interprete appassio-
nato dell’identità dei luoghi.
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TRENTINO

                                                                        INDICE

                                                                            PAESAGGI
LE VALLI TRENTINE............................................................................................................................................9
IL GARDA............................................................................................................................................................... 19
LE DOLOMITI .....................................................................................................................................................29

                                                                               BORGHI
ALA..........................................................................................................................................................................46
BONDONE...........................................................................................................................................................48
CADERZONE TERME..................................................................................................................................... 50
CANALE DI TENNO.......................................................................................................................................... 52
LEDRO....................................................................................................................................................................54
MEZZANO............................................................................................................................................................56
MOLVENO............................................................................................................................................................58
RANGO................................................................................................................................................................. 60
SAN GIOVANNI DI FASSA (FRAZIONE VIGO DI FASSA)............................................................... 62
SAN LORENZO IN BANALE..........................................................................................................................64
TENNO...................................................................................................................................................................66

BIBLIOGRAFIA PAESAGGI.......................................................................................................................... 70
CREDITI FOTOGRAFICI BORGHI............................................................................................................ 70
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PAESAGGI

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Carlo Baroni

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LE VALLI TRENTINE

                                           perfezione degli insediamenti di
Qui si può dire si sia formata l’e-        montagna e dei fondovalle si ar-
stetica della montagna italiana,           ricchisce di tratti identitari incon-
abbia avuto le sue origini il gu-          fondibili.
sto di una “vacanza tra i monti”           Un aggettivo che ricorre spesso
all’insegna della bellezza, dell’ar-       nelle descrizioni di questi luoghi
monia, della salubrità. Le valli           è pittoresco. Ebbene si, queste
del Trentino, dalle principali alle        sono terre pittoresche, dipinte
più piccole, sembravano ai primi           nella realtà e nella concretezza
villeggianti e viaggiatori, come           quotidiana con i tratti e i colori
sembrano anche oggi, svelare un            di un paesaggio generoso e ben
mondo fortunato, dove ogni ele-            custodito, ma anche con i segni di
mento umano e naturale trova               una civiltà locale attenta e lungi-
sempre la sua forma ideale e il            mirante.
posto più giusto. La magnificenza          Non a caso oggi questo è un ter-
dei monti si addolcisce in terre           ritorio all’avanguardia in Italia e
soleggiate e coltivate come me-            nel mondo per la qualità delle sue
glio non si può, le alture si appog-       proposte turistiche e d’ospitalità,
giano su boschi e prati disposti e         capaci di coprire tutti gli interessi
curati come per essere ritratti, la        e tutte le stagioni.

                                       9
Alessandro Gruzza

           La figura del Trentino è poligona; potrebbe assomigliarsi ad
           un cuneo colla punta smussata, o forse meglio, specialmente
se si tien conto dell’andamento del limite nordico, a due ali
di farfalla.

                                                 Cesare Battisti, 1898

                                  10
Valmorbia, discorrevano il tuo
                          fondo
               fioriti nuvoli di piante agli àsoli.
               Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
               oblio del mondo.
               Tacevano gli spari, nel grembo solitario
               non dava suono che il Leno roco.
               Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
               lacrimava nell’aria.
               Le notti chiare erano tutte un’alba
               e portavano volpi alla mia grotta.
               Valmorbia, un nome, e ora nella scialba
               memoria, terra dove non annotta.

Carlo Baroni
                                   Eugenio Montale, 1925

                                                   Carlo Baroni

                      11
Flavio Faganello

           Così erano quelle donne. Vestivano gonne di lana bruna con
           galloni rossi, blu o gialli alti un palmo e i fazzoletti che porta-
vano in capo o incrociati sul seno erano di cotone stampato a disegni
moderni, ma qualcosa nei colori e negli accostamenti riportava indietro
nei secoli, ai lontani progenitori. Più antico di tutti i costumi paesani,
era come uno sguardo tardivo, venuto attraverso i tempi, ormai fioco e
velato, ma lo si sentiva nettamente. […] Bianchi e violetti, verdi e bruni
erano i prati. Egli non era uno spettro. Una selva incantata di antichi
larici, dal leggero vello verde chiaro, stava su un pendio di smeraldo.
Sotto il muschio doveva vivere cristalli bianchi e violacei. In mezzo al
bosco il torrente che saltava giù da una roccia sembrava un
gran pettine d’argento.

                                                         Robert Musil, 1921

                                      12
Del tutto particolare è il successivo tratto di cammino fino
          allo sbocco delle valli di Sole e di Non nella valle dell’Adi-
ge. Le due catene di monti si sono ora avvicinate e, quasi per rivalità,
ognuna presenta su ogni suo fianco un singolare succedersi di dirupi
rocciosi in certo senso analoghi per forma, colore e aspetto. Il fiume
che qui ha una notevole potenza di acque, e di non facile controllo,
diventa ora l’elemento centrale del paesaggio. La catena di monti sulla
sinistra riprende le sue verdi ondulazioni; mentre la rivale di destra
continuando a mostrare le sue pareti a verticale e disponendosi a se-
micerchio allo sbocco della valle del Noce, si snoda in un imponente
gruppo di monti che sovrastano la due valli dominando il corso dell’A-
dige e delle acque confluenti. La lunga val di Sole e di Non,
che in questo punto confluisce nella valle dell’Adige, si trova
tra due elevate e pittoresche diramazione dell’Ortler.

                                        Charles Joseph Latrobe, 1830

                                                                 Pillow Lab

                                   13
Il giorno successivo viaggiammo attraverso lo splendido ter-
          ritorio della Val Sugana e il glorioso passo di Cavalo teatro
delle lotto spaventose tra Napoleone e i tirolesi in tempi moderni,
e tra gli austriaci e i veneziani nei tempi passati. Su questa strada il
viaggiatore è accolto da vedute di straordinaria bellezza e magnifi-
cenza […]. Un rapido torrente tumultuoso sopra le rocce ci accompa-
gna con il suo frastuono incessante. A tratti la strada scorre vicino al
torrente, più avanti sale sempre più in alto fino a perdersi
nella pineta o nelle nuvole.

                                          Louisa Corbello Stuart, 1846

                                                             Flavio Faganello

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La Val Genova è la Versailles d’Italia.

                                         Douglas William Freshfield, 1865

                                                               Giuliano Bernardi

         Rimontata la valle dell’Adige da Rovereto a Trento me ne
         tornavo per quelle gole così pittoresche, per cui dalla valle
dell’Adige, prima salendo, poi discendendo, si passa nella valle della
Sarca […] ero pervenuto al piede della ripida discesa, cioè a Vezza-
no, dove la valle diventa una vera pianura, anzi un bacino; tanto che
qualche miglio più in giù verso mezzodì si trasforma in lago. È il pit-
toresco laghetto da cui sorge, non meno pittoresco, il forte
di Toblino.

                                                   Antonio Stoppani, 1876

                                    15
Daniele Lira

            E sempre fra alte rupi […] La luna apparve ad illuminare forme
            di giganti: certi mulini, in mezzo ai pini decrepiti sulla riva del
fiume spumeggiante, erano autentici quadri dell’Everdingen. […] Un’aria
dolce e mite spirava in tutta la regione, in cui l’Adige ripiega di bel nuovo
verso mezzogiorno. Al piede del monte le colline sono coltivate a viti.
Tra i filari lunghi e bassi sono piantati dei pali e le uve brune pendono
graziosamente dall’alto, maturando al calore del suolo sottostante. An-
che al piano della vallata, dove del resto non vi sono che praterie, la vite
è coltivata in lungo ordine di filari, mentre in mezzo spunta il
granoturco.

                                     Johann Wolfgang von Goethe, 1786

                                      16
Da Bolzano a Trento corre per circa nove miglia una valle più
          rigorosa, ricca di forza e vita; il sole brilla ardentemente e si
ha voglia di credere ancora in un Dio. […] L’Adige a questo punto scorre
più tranquillo formando estesi banchi di ghiaia. Lungo le sue rive e sul
dorso delle colline esiste una coltivazione così intensa e folta da far
credere che tutto si debba soffocare a vicenda: granoturco, viti, gelsi,
pere cotogne, mele, noci. Lungo i muri si mostra vigoroso il sambuco.
L’edera s’arrampica in tenaci fasci lungo le rocce, la lucertola striscia
fra le crepe, e così tutto ciò che si vede e si agita qua e là, riporta alla
mente i quadri prediletti. […] Appena vien la sera e le rade nubi si
adagiano sulle cime dei monti e comincia a distinguersi lo stridio del-
le locuste, ecco che ci sentiamo a nostro agio qui, in questo
mondo, e non come stranieri.

                                    Johann Wolfgang von Goethe, 1786

                                                                   Carlo Baroni

                                     17
Carlo Baroni

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IL GARDA

                                            tesi tutta italiana. Una sintesi an-
Luogo letterario per eccellenza,            che oggi ben riconoscibile, fatta
catalizzatore di immagini e sensa-          di acque e rive, giardini e spiag-
zioni stupite di tutti quei viaggia-        ge lacustri, borghi e castelli, che
tori che arrivano sul più grande            sembrano quasi aprire le porte
lago italiano. La parte trentina ha         di una terra sognata, annunciare
tre comuni (Riva del Garda, Nago            uno stile, una propensione all’in-
- Torbole, Arco) e anche qui, come          canto riconosciuta da tutti al Bel
nelle parti lombarde e venete, si           Paese.
esprime la meraviglia di chi sco-
pre paesaggi che pur coronati
da montagne “più imbronciate e
aspre di altre”, hanno qualcosa
che viene definito - anche da chi
usa con parsimonia gli aggettivi
- “paradisiaco” e “sublime”. Certo
è che i piaceri del clima, dei pa-
norami, delle architetture, perfino
dei sapori e dei profumi, trovano
nel Garda una straordinaria sin-             Antonella Monzoni

                                       19
Sono partito da Rovereto dopo le cinque, prendendo per una
          valle laterale, che versa le sue acque ancora nell’Adige. Arri-
vati alla sommità, si presenta in basso un enorme ciglione scosceso,
che si valica per poi scendere fino a lago. S’incontrano qui le più belle
rupi calcaree, che si presterebbero a studi pittoreschi. Scendendo fino
in fondo, si trova poi un paesello sulla punta settentrionale del lago col
suo piccolo porto o meglio luogo d’approdo, che chiamano
Torbole.

                                   Johann Wolfgang von Goethe, 1786

                                                                 Carlo Baroni

          Quanto vorrei avere i miei amici accanto per godere insieme
          del panorama che mi presenta dinanzi!
Avrei potuto essere fin da questa sera a Verona ma mi si prometteva
allo sguardo un’opera ammirevole della natura: il meraviglioso
lago di Garda.

                                         Johann Wolfang Goethe, 1786

                                   20
La bianca cima dentata
                                 avvampa: corona murale
                       ove il mattino, Nerone ridente,
                       ha scagliato la sua fiaccola.
                       Come il fuoco dilaga nell’azzurro,
                       verso stelle sfiorite,
                       si ridesta la valle in un gioioso
                       brivido, emerge da
                       roridi sogni.

Fabio Staropoli
                                Reiner Maria Rilke, 897

                                                Pio Geminiani

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Due ragazzi sedevano sul muretto del molo e giocavano a
          dadi. Un uomo leggeva una rivista sui gradini di un monumen-
to all’ombra dell’eroe che brandiva la sciabola. Una ragazza alla fontana
riempiva d’acqua il suo mastello. Un fruttivendolo stava accanto alla
sua merce guardando verso il lago. In fondo a una bettola, attraverso
porte e finestre vuote, si vedevano due uomini con del vino. L’oste
sonnecchiava davanti, seduto a un tavolo. Un battello scivolò silenzio-
so, come se fosse trainato, dentro il piccolo porto. Un uomo vestito
di una casacca blu saltò a terra e tirò le funi attraverso gli anelli. Altri
due uomini, in giacca scura con bottoni d’argento, portavano dietro al
capitano una bara su cui evidentemente giaceva un uomo, sotto un
grande telo di seta ornato di fiori e di frange. Sul molo nessuno si curò
dei nuovi arrivati, neppure quando posarono la bara per aspettare il
capitano, che era ancora affaccendato con le funi, nessuno si avvicinò,
nessuno rivolse loro domande, nessuno li osservò più attentamente.
Il capitano fu trattenuto ancora un poco da una donna che, con un
bambino al seno e i capelli sciolti, appariva ora sul ponte. Infine giun-
se, accennò a una casa giallastra a due piani che lì vicino, a sinistra, si
alzava verticale non lontano dall’acqua, i portatori sollevarono il peso
e lo trasportarono attraverso il portale basso ma formato da sottili
colonne. Un ragazzino aprì una finestra, fece in tempo a notare come il
gruppo scomparisse nella casa e richiuse in fretta.

                                     22
Anche il portale ora venne chiuso, era ben costruito con pesante legno
di quercia. Uno stormo di colombe che finora aveva volato intorno al
campanile si posò sulla piazza davanti alla casa. Una di esse volò fino al
primo piano e picchiettò sul vetro della finestra. Erano uccelli di colore
chiaro, vivaci e ben nutriti. Con grande slancio, la donna dalla barca
gettò loro del grano, gli uccelli lo raccolsero e volarono verso di lei.
Un uomo anziano con cilindro e fasciato a lutto scese lungo una delle
stradine sottili in forte pendenza che conducevano al porto. Si guarda-
va intorno con attenzione, tutto lo turbava, la vista di immondizia in un
angolo gli piegò il viso in una smorfia, sui gradini del monumento c’era-
no bucce di frutta, egli le spinse giù, passando, con il bastone. Giunto
al portale con colonne, bussò, togliendosi al contempo il cilindro con
la destra guantata di nero. Il portone si aprì immediatamente, almeno
cinquanta ragazzini formavano una fila nel lungo corridoio, inchinando-
si. Il capitano scese le scale, salutò il signore, lo condusse di sopra, al
primo piano fece con lui il giro del cortile circondato da logge slancia-
te, ed entrambi entrarono, mentre i ragazzi si affollavano a rispettosa
distanza, in un grande ambiente fresco nel retro della casa, di fronte
al quale si ergeva non un’altra casa, ma solo una nuda parete
di roccia nerastra.

                                                        Franz Kafka, 1917

                                                                 Fabio Staropoli

                                    23
(Da Torbole) La prospettiva del lago dall’alto è infinita […]
         questo è un lago soggetto ad una estrema e furiosa agitazio-
ne quando c’è un temporale. Intorno al lago ci sono montagne
più imbronciate e aspre di altre cime che abbiamo visto.

                                          Michel de Montaigne, 1580

                                                              Carlo Baroni

        Per chi potesse essere sensibile a ciò che è sublime, io
        supplico il lettore di guardare una carta del lago
di Garda.

                                                      Henri Stendhal

                                  24
Garda là in fondo solleva la rocca sua fosca sopra lo specchio
         liquido cantando una saga d’antiche città sepolte e
di regime barbare.

                                        Giosuè Carducci, 1882 - 1885

                                                             Marco Simonini

        Lascia che ti racconti rapidamente dei bei giorni sul Lago di
        Garda. Venire qui è stata la cosa più giusta. È paradisiaca-
mente bello…

                                                Sigmund Freud, 1900

                                                             Fabio Staropoli

         (Da Gargnano) Il lago è azzurro cupo, imporporato e limpido
         come un gioiello […] E i battelli hanno vele color di
cedro. È un lago adorabile…

                                              David H.Lawrence, 1912

                                  25
(Da Riva) C’è qualcosa di straordinariamente commovente
           quando, dopo un lungo periodo di inquietudine, per la prima
volta si torna a scivolare in questa quiete assolata, dolcemente
sussurrante e sciabordante, recinta da monti severi.

                                                 Thomas Mann, 1902

                                                           Paolo Degiampietro

         Tutti i castelli che noi sognamo,/ io vado a cercare–e vedo:/
         dietro alberi eternamente in fiore/ cala la sera sul lago./ Le
sue vele rosse si gonfiano/ frusciando nella quiete delle onde/ tutti i
miei sogni stanno ad ascoltare/ profonde notti in fiore.

                                             Rainer Maria Rilke, 1894

                                  26
Carlo Baroni

         […] remai per un bel pezzo al largo sul lago. Verso ponente
         tutto sprofondava già nell’ombra, che calava distendendosi
come un drappo scuro sulle ripide pareti rocciose del Dosso dei
Roveri, […] L’intero lago, scintillante nell’oscurità, adesso mi
circondava silenzioso.

                                           W.G. Sebald, 1990 - 1987

                                 27
Alessandro Gruzza

28
LE DOLOMITI

                                            Trentino, l’Alto Adige, il Veneto e
Il paesaggio dolomitico come pa-            il Friuli.
radigma della perfezione della              Le Dolomiti hanno avuto da sem-
veduta alpestre, le Dolomiti come           pre un enorme impatto sull’imma-
montagne che grazie alla loro               ginazione di chiunque le abbia vi-
spettacolarità e particolarità si           ste. L’imponenza di questi giganti
esprimono sempre e ovunque in               di pietra ha ispirato alle popola-
termini di bellezza assoluta.               zioni che le abitano un’epica che
Montagne che nulla nascondono               affonda le sue radici nella preisto-
e tutto esaltano: i colori, le for-         ria, al punto da divenire un riferi-
me, le armonie che si creano con            mento imprescindibile per la loro
quello che sta intorno, naturale o          stessa identità culturale. Dopo la
umano che sia.                              loro scoperta scientifica, i viag-
Una catena montuosa riconosciu-             giatori romantici vi riconobbero
ta come Patrimonio dell’Umanità             l’incarnazione di quei paesaggi
che rappresenta uno dei paesag-             ideali che i pittori fino ad allora
gi più famosi d’Italia e d’Europa,          avevano solo immaginato.
segnando nel profondo sia le                Nessuno può rimanere indifferen-
espressioni ambientali che quel-            te alla loro indescrivibile fascina-
le culturali, di diverse regioni: il        zione, tanto che sono considerate

                                       29
universalmente “le più belle mon-           Le primissime immagini di que-
tagne della Terra”.                         ste montagne non furono dipinti
I caratteri chiave di questo parti-         o ritratti, ma descrizioni, parole
colare paesaggio sono molteplici.           che raccontavano di visioni stra-
In primo luogo la topografia estre-         ordinarie e di emozioni potenti
mamente articolata, in secondo              che invadevano la mente e che
luogo l’insolita varietà di forme           occupavano – con una forza quasi
che le caratterizzano in verticale          ineluttabile – le frasi di apertura
(pale, guglie, campanili, pinnacoli,        delle prime relazioni scientifiche e
torri, denti) e in orizzontale (cen-        dei primi resoconti di viaggio. Le
ge, tetti, cornicioni, spalti, alto-        parole con cui vennero espressi i
piani). Tuttavia le Dolomiti sono           caratteri delle Dolomiti corrispon-
note soprattutto per l’eccezionale          dono esattamente alle categorie
varietà di colori e lo straordinario        del Sublime: verticalità, grandiosi-
contrasto fra le linee morbide del-         tà, monumentalità, tormento delle
le praterie e l’improvviso sviluppo         forme, purezza essenziale, intensi-
verticale di possenti cime comple-          tà di colorazioni, stupore, ascesi
tamente nude.                               mistica, trascendenza.

                                                                         Pixcube.it

                                       30
Luciano Gaudenzio

           Vi è qui […] per i viaggiatori la possibilità di vedere le montagne
           Dolomitiche. Diverse da ogni altra montagna, non è consentito
osservarne di eguali in alcun altro posto delle Alpi. Esse attirano
l’attenzione per la singolarità e il carattere pittoresco delle forme, dei
picchi aguzzi e delle guglie, talvolta emergenti quali pinnacoli ed obelischi,
oppure allineati in creste ininterrotte, dentate come la mascella di un
alligatore; in altri casi esse cingono le valli con ripide pareti alte molte
migliaia di piedi, spesso solcate da numerose fessure, tutte verticali.
Questi monti sono perfettamente spogli, privi di vegetazione d’ogni
tipo e, di solito, presentano una lieve tinta gialla o bianchiccia. […] Esse
offrono un netto contrasto con tutte le altre montagne per il loro candore
abbagliante, per la loro aridità totale […] Talvolta hanno l’aspetto di torri
e obelischi divisi tra loro da baratri profondi migliaia di piedi; altrove le
guglie sono così numerose e sottili da evocare l’immagine di un fascio di
baionette o di spade. Nell’insieme esse conferiscono un’aria di inedita e
sublime grandezza alla scena e solo coloro che le hanno viste
sono in grado di apprezzarle come conviene.

                                                         John Murray, 1837

                                      31
Immagina delle montagne a forma di cattedrali gotiche, castelli
          in rovina, bastioni, alte torri, rampe e cime, fulmini pietrificati.
Montagne fatte di un’unica roccia, che cambiano colore con il trascorrere
del giorno: alba, mattino, mezzogiorno, tramonto, sera, notte […] Possono
essere bianche come la neve, gialle come il sole, grigie come le nuvole,
rosa come le rose, nere come il legno bruciato, rosse come il sangue […]
Che colore hanno le Dolomiti? È bianco? Giallo? Grigio? Madreperla? È
color cenere? È riflesso d’argento? È il pallore dei morti? È l’incarnato
delle rose? Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un
sogno?

                                                  Buzzati Dino, 1932 – 1971

                                      32
Marco Simonini

          Tra tutte le regioni alpine più altamente ammirate, e più
          largamente frequentate, sta in primissimo rango il regno
fatato delle Dolomiti, questo «unicum» nelle Alpi, che la stessa
Svizzera ha ragione di invidiarci: delle Dolomiti, con le loro bellezze
bizzarre e pur profondamente incantatrici, con le loro crode,
ripidissimamente levantisi e avvampanti in quasi tutti i colori con le
loro vaste distese ondulate di pascoli, placidamente innalzantisi fino
a gioghi che offrono sui monti e sulle valli panorami così vasti quali in
altre regioni delle Alpi si possono contemplare soltanto da
un’alta cima!

                                                 Paul Grohmann, 1886

                                   33
Alessandro Gruzza

           Natura ha posto in esse più fantasia che logica. Mentre nelle
           Alpi classiche predominò un ordine di costruzione simile
a quello della vita umana, le Dolomiti si ribellarono contro l’ordine,
contro la legge, e li travolsero. Nelle montagne classiche c’è un ordine
d’autorità, nelle Dolomiti c’è sobillazione: ogni cima tenta di rompere
i legami con le vicine, e quando li tollera nasce un capriccio. Le rocce
dolomitiche sono esseri ebbri, insofferenti, anarchici, tumultuosamente
personali, ansiosamente anelanti ad un sogno svincolato dalla solidità
del vero, pervase in sommo grado di inquietudine, di tormento, di
ardore, di eccitazione, esseri la cui passione predomina sul raziocinio. La
dolomia è una essenza lunare. Un paesaggio dolomitico è prima di ogni
altra cosa una illusione d’incanto. È l’istintivo sfrenato impulso verso
una utopia solidificata in pietra grigio-giallo-rosa. L’architettura di massa
è ardita e vertiginosa nei particolari, ma il dominio spetta al colore, al
profilo, al movimento. Davanti alle Dolomiti anche la fantasia
più equilibrata di poeta vibra leggera e libera.

                                                     Arturo Tanesini, 1997

                                     34
Nelle linee e nei colori, nelle forme e nei modi, sono diverse da
           tutte le altre montagne. Sembrano barriere coralline sulle quali
si sono abbattute nel corso delle ere le ondate di oceani burrascosi. Alcuni
ritengono che siano stati proprio organismi corallini a costruirle. In tal caso
quelle minuscole creature, insieme al vento e alle onde in loro supporto,
avrebbero dimostrato di essere degli ottimi architetti. A differenza delle
catene montuose, (le Dolomiti) per la maggior parte si ergono isolate e per
questo, sebbene molto più basse delle montagne svizzere (la più alta, l’Antelao
– “davanti alla gente” (sic) – la cui corona di neve e ghiaccio si vede da Venezia
nelle giornate limpide, non raggiunge i 3400m), sembrano invece decisamente
più alte. Niente può superare la maestà e la bellezza delle loro cime, che di
volta in volta prendono la forma di torri e bastioni, di mura merlate e castelli
inespugnabili o di cattedrali dalle eleganti guglie. Un’altra loro peculiarità
straordinaria è la colorazione: molte hanno meravigliosi colori brillanti e
catturano lo sguardo con la ricchezza di profondi toni di rosso, di sgargianti
sfumature di giallo, di tonalità di bianco argenteo, di blu scuro o nero delle loro
rocce. Eppure non sono toni crudi e duri. Questi colori sono tutti ammorbiditi
da una leggera e caratteristica tonalità a metà tra il bianco e il grigio. Queste
montagne sembrano cosparse di una sostanza più soffice e meno fredda della
neve appena caduta. È come se fossero ricoperte da un morbido lichene. Se
descrivendone l’aspetto dicessi che sembrano “insaponate”, ne descriverei
allo stesso tempo anche una caratteristica fisica. Infatti queste rocce calcaree
ricche di magnesio degradano per effetto della pioggia e dell’atmosfera e per
questo la loro superficie è come se fosse “insaponata”. Al tatto, un pezzo di
dolomia avrà la morbida consistenza di un pezzo di sapone. Da qui però si
intuisce anche la loro instabilità. Nessuno nel guardarle può pensare a dei
“colli eterni”. Sorprende non tanto il fatto che stiano crollando, bensì il fatto
che svettino ancora così. Alcune sono in frantumi, piene di enormi lacerazioni
e fenditure. Ammassati ai loro piedi si vedono giganteschi cumuli di ghiaia
e massi. Sembra come se l’oceano che si estendeva attorno ad esse abbia
generato nella sua furia questi candidi ghiaioni. In realtà sono il frutto di crolli
dovuti al gelo invernale, allo scioglimento delle nevi in primavera e
alle piogge autunnali.
                                                       Alexander Robertson, 1896

                                        35
Il cielo, prima di tutto: remoto, appena visibile lassù in alto, in
         fondo alla gola, come respinto indietro dalla montagna gonfia
e poderosa, di un blu duro di smalto sul quale si stagliavano i picchi
rosa del Gruppo di Brenta, striati di bianche falde di neve. Sotto, la
massa imponente e poi serpeggiante del nevaio. Poi ancora, come una
barba irsuta sotto un volto ostile, la foresta con gli abeti incalzanti in
ranghi serrati all’assalto del pendio. Infine, i prati del fondovalle, di un
verde luminoso, con le macchie bianche e nere delle vacche
che pascolavano.

                                                   Alberto Moravia, 1989

                                     36
E, proprio davanti a noi, oltre Moena, si leva il Monte
          Boè, somigliante ad un immenso forte adagiato sopra un
pianuro roccioso, con gli spalti nascosti nelle nuvole. Questo Monte
è il bastione più meridionale del l’imponente massiccio del Sella,
conosciuto anche come Monte Pordoi. […] Ci lasciammo alle spalle
Moena...oltre Moena, la valle prende il nome di Fassa Thal. Ora,
volgendoci indietro, da questo punto elevate, possiamo abbracciare
la vista incantevole del Monte Latemar (8,983 piedi) con le
sue lontanissime foreste di pini.

                                      Edwards, Amelia B., 1872 – 1973

                                                             Carlo Baroni

                                 37
Il gruppo del Brenta. […] Quando, al tramonto, il sole dardeggia
           sulle acuminate creste del gruppo e le fa successivamente
risplendere dei colori più vaghi dell’iride, esso sembra un immenso
castello smantellato con le torri, gli spalti, le mura, le barriere,
le guglie...

                                                   Cesare Battisti, 1905

                                                                   Carlo Baroni

           (riferito a Dolomiti di Brenta)
           […] probabilmente in seguito diventerà familiare agli
alpinisti come uno dei più romantici itinerari delle Alpi.

                                                          Ball John, 1868

                                                                   Carlo Baroni

                                    38
La prima volta che partimmo per il gruppo di Brenta fu da
           Pinzolo. […] imboccammo la Val Brenta, una breve valletta
rivestita di boschi di faggi e di pini. I mirtilli coprivano il suolo; fragole che
si addicevano alla mensa di Titania penzolavano tentatrici lungo i pendii.
Mentre indugiavamo, la bruma del mattino si scioglieva e uno stuolo di
pinnacoli selvaggi ci squadrava dall’alto, sopraffatti essi stessi da una torre
gigantesca che appariva indistinta sopra di loro. Stavamo entrando in uno
scenario strano e nello stesso tempo eccitante. Le forme consuete del
paesaggio alpino erano mutate; come per un subitaneo incantesimo ci
trovammo tra boschi più ricchi, torrenti più puri e picchi più fantastici.
Le rocce che oltrepassavano il cielo davano l’impressione della solidità;
ma come il calcare poteva assumere il colore e le forme slanciate della
fiamma? In alto si vedeva il ghiaccio; ma come potevano avere qualche
relazione con i famosi torrenti svizzeri od essere figli del ghiacciaio, questi
rivi che scintillavano di fianco a noi fra le sponde ricoperte di muschio?.
Più tardi, quello stesso giorno, apprendemmo il segreto della loro purezza;
l’acqua dopo essere sbucata da sotto il ghiaccio, viene filtrata dalla terra
per essere degna compagna degli alberi e dei fiori delicati che essa tosto
raggiunge. […] il prato sul quale ci trovavamo era proprio al centro di
tanta bellezza. Imponente di fronte a noi si ergeva una roccia colossale,
uno dei più prodigiosi monumenti delle forze della Natura. La parte più
bassa s’alzava a ripiani decrescenti, come la Torre di Babele delle vecchie
illustrazioni della Bibbia. […] Man a mano che vi avviciniamo alla sua base,
il grande torrione sorgeva isolato, senza appoggi e l’arditezza
delle sue forme diventava quasi incredibile.

                                                      Freshfield Douglas, 1875

            Sul Cimone è sospeso un fulgore rosso. Paul direbbe
            “Alpenglühen”. Ma non è affatto lo stesso. È bello da
piangere.

                                                      Schnitzler Arthur, 1924

                                        39
Carlo Baroni

          […] Noi più modesti preferimmo la gita ai Monzoni, luogo
          classico per la sua importanza geologica […] Dalla Bellamonte
lo stradone attraversando graziose vallette, che fermano lo sguardo
col loro romantico aspetto […] Cento opere speciali in tutte le lingue
d’Europa trattano dei Monzoni, ma nessuno senza vederli può farsi
un’idea della loro ricchezza […] Oltrepassata di poco la cima, ed alcuni
strati di ghiaccio e di neve, si giunse ad un posto solitario e deserto.
Cessarono i moti arguti, le barzellette, le osservazioni scientifiche,
tutti in coro si proruppe in un gido di meraviglia. Il suolo luccicava ai
nostri piedi; milioni di cristalli d’ogni forma e dimensione, appartenenti
a trenta specie di minerali diversi, coprivano il suolo; pareva che le fate
in quell’anfiteatro di rupi avessero dato un festino ai giganti, e
quindi fossero sparite gettando le loro […]

                                                Emilio Spazzali, 1874 – 1875

                                    40
Da est, dal balcone della vicina Paganella, le Dolomiti di
           Brenta appaiono contro il cielo, come una lama dentata,
con i riflessi d’acciaio dei canaloni di neve e di ghiaccio tra cuspide e
cuspide, su su fino alle vette estreme […] dal rifugio Croz di Altissimo,
dal vecchio e celebre Selvata sono soprattutto i valloni a venir avanti
con le loro ombre azzurrine e i loro raccolti silenzi: le cime restano
sullo sfondo, vicinissime, ma come avvolte in un’atmosfera irreale e
rarefatta, un po’ misteriosa. Da nord dalla Val di Non, l’infilata delle
“crude” fa pensare alle rovine di un’antica torre, devastata e infranta;
forse così appariva, dopo la distruzione la mitica Babilonia. […] Le valli
ognuna con caratteristiche particolari […] sono le verdi anticamere di
un mondo pietrificato in forme eterne. Fino a 1000 metri di altitudine,
il verde è quello dei faggi e degli abeti bianchi, più su gli abeti rossi
sommergono tutto, simili a vivaci colonne nei tronchi rugginosi sotto
il verde pastello degli aghi lucenti. Poi c’è il mare dei mughi – chi non
ricorda il profumo acuto e secco del mugolio? – e infine, l’erba rasata
dell’alta quota, erba forte, tenace, come strinata dal gelo e
dal sole, e fiori di tutti i colori.

                                                    Carlo Graffigna, 1976

                                                                 Carlo Baroni

                                    41
Non c’è naturalista finora che abbia messo piede nella
          Val di Fassa senza restare meravigliato di fronte alla vista
delle alte e bianche falesie frastagliate che circondano su ogni
lato questa particolare e interessante valle. Le fenditure verticali
creano meravigliosi obelischi e torri che non hanno eguali in altre
zone delle Alpi. Lisce pareti si ergono nel cielo perfettamente
verticali per diverse centinaia di metri, sottili e separate dagli altri
pinnacoli che si stagliano infiniti tutto intorno. Spesso sembrano
cascate di ghiaccio, delle stalattiti girate sotto sopra e rivolte verso
il cielo. Non ci sono fenditure che rompano la verticalità
delle linee, la maggior parte delle quali si estende oltre il
limite delle nevi perenni.

                                              Leopold von Buch, 1823

                                   42
Fra i laghetti grossi e piccoli che bucano deliziosamente le terre del
            Trentino, ero capitato, tempo fa, sulla riva di uno del quale ignoravo
l’esistenza, e che mi parve subito, per la sua pace, frescura e romitaggine, il più
originale: il laghetto di Tovel. Mi era stato consigliato da una guida trentina. “Ci
vada, ci vada, ci si fermi qualche giorno e si troverà contento” mi aveva detto
prima di lasciarmi. Situato su una delle falde nord occidentali del gruppo
Brenta, altezza mille e tanti , i laghetto giace tuffato in mezzo a un altopiano di
conifere, mentre dall’alto oo vegliano intorno , le rocce luminose del gruppo.
Fra l’altro, ha avuto l’onore di essere dichiarato Monumento nazionale per la
sua bellezza. Così racchiuso e celato, pare a tutta prima, che so, uno di quei
laghi dell’Ontario e o del Manitoba come ce li figuriamo attraverso
le pagine di Hemingway; turchini, felici, pieni di trote.

                                                            Cesare Battisti, 1905

                                                                          Carlo Baroni

                                        43
44
BORGHI

LEGENDA BORGHI

                                                                         Bandiera
                                                                         Arancione

        VIAGGIO ITALIANO                                                 Borghi Autentici
        Borghi d’Italia                                                  d’Italia

                                                                         Borghi
                                                                         più belli d’Italia

La pubblicazione raccoglie i borghi d’Italia che rappresentano l’eccellenza nazionale,
quelli che al 1° gennaio 2019 risultano aderenti alle tre principali Associazioni italiane:
Bandiere Arancioni, Borghi Autentici d’Italia, Borghi più belli d’Italia..

                                            45
ALA

     Circondata da vigneti e da una rete di
     percorsi e itinerari percorribili a piedi e
     in bicicletta, Ala è una cittadina di origi-
     ni molto antiche ai piedi dei Monti Les-
     sini, nella bassa Vallagarina. Famosa per
     la produzione e il commercio dei velluti
     di seta nel Settecento, Ala ha un centro
     gradevolmente barocco, con corti, giar-
     dini e vie selciate dall’impianto urbani-
     stico tipicamente medioevale. Fra gli
     edifici di rilievo, la chiesa dell’Assunta,
     Palazzo Angelini e Palazzo de’ Pizzini,
     dove sostarono Napoleone e Mozart
     e oggi sede del Museo del pianoforte
     antico. Le fontane, a rimarcare la prima-
     ria importanza dell’acqua, sono ben 67:
     simbolo di accoglienza per i viandanti
     allora, lo sono anche per i visitatori di
     oggi. Ala si rianima ogni anno a luglio in
     occasione di Ala Città di Velluto, una fe-
     sta in costume che rievoca la memoria
     dell’epoca. Piazze, palazzi e giardini si
     aprono a spettacoli d’arte, musica, po-
     esia e storia. Nelle locande si degusta la
     cucina settecentesca trentina, accom-
     pagnata dal vino tipico Marzemino,
     elogiato da Mozart nel Don Giovanni.

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BONDONE

     Affacciato sulle acque del Lago di
     Idro, il comune di Bondone si trova
     all’estremità sudovest del Trentino, al
     confine con la Lombardia. Entrato nel
     2018 tra i Borghi più Belli d’Italia, que-
     sto piccolo paese nella valle del Chie-
     se per secoli è stato abitato esclusi-
     vamente da carbonai, che ricavavano
     il prezioso combustibile dal legno dei
     boschi della zona. Ancora oggi questo
     comune ricorda nel proprio statuto
     l’antico mestiere, e nella piazza prin-
     cipale campeggia un monumento che
     ricorda il duro lavoro del carbonaio.
     Il borgo è un labirinto di strade sel-
     ciate, con numerosi affreschi sulle
     facciate delle case che narrano la de-
     vozione degli abitanti alla Madonna
     che, secondo la leggenda, placò l’epi-
     demia di peste che colpì Bondone tra
     il 1628 e il 1630, raccontata anche da
     Manzoni nei Promessi Sposi.
     Da visitare la chiesa parrocchiale della
     Natività del 1300, e Castel San Giovan-
     ni, antica fortezza dei Conti Lodron del
     XI secolo, oggi sede di mostre.

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CADERZONE TERME

     Alle pendici delle Dolomiti di Brenta e
     dei ghiacciai dell’Adamello-Presanella,
     nel Parco Naturale Adamello Brenta,
     Caderzone Terme, uno degli insedia-
     menti più antichi della Val Rendena, è
     inserito in un contesto alpino ricco di
     contrasti cromatici che risaltano alla
     vista. Il centro storico offre angoli
     suggestivi: ripide stradine lastricate
     in acciottolato di fiume, piazze con le
     caratteristiche fontane di pietra, por-
     tali in granito, balconi in legno pieni di
     fiori. Tra i monumenti storici, il Palazzo
     Lodron-Bertelli che risale agli inizi del
     XIV secolo, all’interno delle cui scu-
     derie è ospitato il Museo della Malga,
     che racconta il lavoro svolto presso gli
     alpeggi sparsi sul territorio delle Giu-
     dicarie e raccoglie gli strumenti che il
     tempo e l’esperienza hanno perfezio-
     nato per la lavorazione del latte e dei
     suoi derivati. Il benessere della comu-
     nità locale e degli ospiti è garantito da
     secoli, oltre che dalla sua posizione,
     anche dall’acqua della fonte ferrugi-
     nosa S.Antonio, che sgorga sopra il
     paese, utilizzata oggi nelle Terme di
     Val Rendena.

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CANALE DI TENNO

     Adagiato sulle colline del versante
     Trentino del Lago di Garda, a 428 me-
     tri di altezza sorge Canale di Tenno, un
     borgo medievale giunto quasi intatto
     sino ai giorni nostri.
     Dal 1211, data in cui si hanno le prime
     testimonianze dell’esistenza del pae-
     se, ai giorni nostri, Canale di Tenno ha
     conservato l’impostazione originale,
     con le due vie principali che si incro-
     ciano formando una piazzetta. Intricati
     viottoli ciottolati, archi e case in pietra
     completano questo quadro d’altri tem-
     pi. Dal secondo dopoguerra il paese è
     stato meta di artisti, ispirati dagli scor-
     ci magnifici del borgo e dal paesaggio
     circostante che consente di avere una
     meravigliosa visuale sul lago di Garda.
     Tra tutti, il pittore torinese Giacomo
     Vittone, a cui è intitolata la Casa degli
     Artisti, luogo di dimora e ritrovo per
     gli artisti che da tutta Europa visitano
     il borgo. Il paese offre numerose mani-
     festazioni che ne valorizzano la bellez-
     za, l’arte e i prodotti enogastronomici:
     tra tutti la più importante, ad agosto,
     è Rustico Medioevo, un’immersione
     nella vita del borgo nel XII secolo.

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LEDRO

     Ledro è una località immersa in un con-
     testo naturalistico di grande bellezza
     che fa da cornice alle limpide acque
     del lago, che rispecchiano le sfumatu-
     re verdi di prati e boschi.
     Un’oasi per gli sport e il relax, ma anche
     un’occasione preziosa per scoprire
     come vivevano i nostri antenati nell’e-
     poca neolitica. Il Lago di Ledro è fa-
     moso infatti soprattutto per il ritrova-
     mento, nel 1929, di una distesa area di
     palafitte dell’Età del Bronzo sulla riva
     orientale, avvenuto in seguito al forte
     abbassamento delle acque, durante
     la costruzione della Centrale Idroe-
     lettrica di Riva del Garda. Si tratta di
     un villaggio del Neolitico, risalente ap-
     punto a 4.000 anni fa, che dal 2011 è
     patrimonio dell’Unesco. Il Museo delle
     Palafitte di Ledro, in località Molina, è
     il più importante sito palafitticolo in
     tutta Europa per estensione e conser-
     vazione: qui si può visitare un’accura-
     ta ricostruzione del villaggio neolitico
     con capanne su palafitte, che sono
     state arredate all’interno con oggetti
     e manufatti dell’età del bronzo.

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MEZZANO
     Posto nel cuore del Primiero, ai piedi
     delle Pale di San Martino, Mezzano
     è uno dei Borghi più belli d’Italia. La
     bellezza di Mezzano non è legata a
     sontuosi monumenti o antichi palazzi,
     ma sono le piccole strade ciottolate, le
     fontane, le tradizionali case in legno e
     pietra e il panorama sulle Dolomiti che
     fanno di questo borgo la destinazione
     ideale per una romantica fuga dalla cit-
     tà. Il borgo si contraddistingue per le
     famose Cataste&Canzei, una mostra
     permanente che impreziosisce il bor-
     go con bellissime architetture in legno.
     Una rilassante passeggiata nel paese
     permette di ammirare queste opere
     tra vicoli, sotto gli androni, nelle piaz-
     ze, sui ballatoi e nei cortili. Oltre che
     per la bellezza del borgo, Mezzano è
     una meta ideale anche per chi ama lo
     sport. In estate è punto di partenza per
     percorsi di trekking sulle meravigliose
     Pale di San Martino, mentre in inverno
     offre oltre 60 km di piste per lo sci alpi-
     no, centri per lo sci di fondo, percorsi
     di sci-alpinismo ed escursionismo con
     le “graspe”, il nome che da queste parti
     danno alle racchette da neve.

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MOLVENO

     Molveno è un paese di poco più di
     1.000 abitanti e si trova a 40 chilometri
     da Trento, sulle sponde dell’omonimo
     e incantevole lago, circondato dalle
     Dolomiti di Brenta, nel Parco Naturale
     Adamello-Brenta. Il lago di Molveno,
     lago alpino di origine naturale, è da
     anni premiato come il lago più bello
     d’Italia da Legambiente e Touring Club
     Italiano per la qualità dell’acqua, della
     spiaggia e dei servizi, mentre il paese è
     Bandiera Arancione del Touring Club.
     Molveno, ambita meta degli scalatori
     fin dall’800, è il punto di partenza per
     escursioni nelle suggestive valli laterali
     o verso i rifugi d’alta quota, dove sco-
     prire la cucina trentina.
     Anche gli appassionati d’arte qui tro-
     vano qualcosa di interessante: ne è
     un esempio l’antica chiesa di S. Vigilio
     (XIII sec.), quasi sulla sponda del lago.
     Lo scrittore e poeta Antonio Fogazza-
     ro lo definiva una “preziosa perla in più
     prezioso scrigno”. E in effetti è proprio
     un gioiellino sia per la sua conforma-
     zione fisica che per le attività che qui si
     possono svolgere in totale tranquillità.

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RANGO
     Inserita dal 2011 tra i Borghi più belli
     d’Italia, l’antica frazione di Rango, nel
     comune di Bleggio Superiore, è consi-
     derata uno dei borghi più caratteristici
     del Trentino. Si trova a poca distanza
     dalle Terme di Comano e a poco più
     di mezz’ora di auto dal lago di Garda.
     Con il suo gruppo di case posto al li-
     mite della pieve del Bleggio, Rango
     rappresenta sicuramente la massima
     espressione dell’architettura rurale
     tipicamente trentina. Portici, cantine,
     androni, vie lastricate ed antiche di-
     more in pietra densamente distribuite
     costituiscono il nocciolo storico di que-
     sto borgo, silente testimone dell’antica
     vita rurale trentina, che pare ancora
     permearne le vie, assai lontane dalla
     frenesia dei tempi moderni.
     Da non perdere, il piccolo Museo della
     Scuola dove sono conservati oggetti e
     materiali didattico della prima metà
     del novecento e i Mercatini di Natale,
     ospitati negli antichi vòlti delle case,
     tra i più suggestivi del Trentino.

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SAN GIOVANNI DI FASSA
       (FRAZIONE VIGO DI FASSA)

     Vigo di Fassa è un incantevole borgo
     ladino, posto su un ampio e soleggiato
     terrazzamento, ricco di storia e di
     attrattive culturali. Per secoli capo-
     luogo religioso e amministrativo della
     Val di Fassa, a metà via tra Moena e
     Canazei, fu uno dei primi centri turi-
     stici della valle. Da Vigo si raggiungo-
     no facilmente tutte le celebri vette
     delle Dolomiti, dai Monzoni ai gruppi
     del Catinaccio, Latemar, Sella e della
     Marmolada.
     La Pieve di San Giovanni ed il san-
     tuario gotico di Santa Giuliana sono
     i simboli del paese. La Pieve era con-
     siderata la chiesa madre della Valle,
     con il suo ardito campanile alto 67 m e
     rivestito di scandole di larice dalle to-
     nalità rossicce. Poco distante da essa
     si trova il Museo Mineralogico Mon-
     zoni, che ospita la più completa colle-
     zione di minerali dolomitici emersi dal
     mare 250 ml di anni fa. Il santuario di
     Santa Giuliana, la cui esistenza è do-
     cumentata fin dal 1237, è uno dei più
     antichi della valle e sorge su un luogo
     di culto preistorico, il castelliere del
     Ciaslìr. Sottostante la chiesa, è possi-
     bile visitare il Cimitero di Guerra che
     raccoglie le salme di 663 caduti del
     Primo Conflitto Mondiale, provenien-
     ti da diversi paesi allora appartenenti
     all’Impero Austroungarico. Nel borgo,
     è presente anche il Museo Ladino di
     Fassa, lo “scrigno della memoria” che
     raccoglie le collezioni etnografiche
     dell’Istitut Cultural Ladin.

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SAN LORENZO
            IN BANALE

     Piccola perla incastonata alle pen-
     dici delle Dolomiti di Brenta, patri-
     monio dell’Unesco, San Lorenzo in
     Banale è nella lista dei Borghi più
     Belli d’Italia grazie alla sua posizio-
     ne, alla sua struttura e all’unicità
     dei suoi prodotti gastronomici.
     San Lorenzo in Banale si trova ai
     piedi delle Dolomiti di Brenta, a
     poca distanza dalle Terme di Coma-
     no e dal lago di Molveno. È la meta
     ideale per una vacanza in montagna
     tra natura, sport e cultura, grazie
     ai percorsi di trekking e MTB, alle
     piste da sci in inverno o alle pareti
     per arrampicata nel parco naturale
     Adamello Brenta.
     Da vedere, la Casa del Parco C’era
     una volta, un edificio settecente-
     sco ristrutturato come una tipica
     abitazione contadina di un tempo
     per scoprirne le tradizioni e la chie-
     sa di San Rocco e San Sebastiano
     del ‘500, sulle cui pareti è possibile
     ammirare gli affreschi dei Basche-
     nis, artisti del XVI secolo.
     Pezzo forte della cucina tipica di
     questo borgo è la ciuiga, un insac-
     cato a base di carne di suino insa-
     porito da rape cotte e sminuzzate,
     oggi presidio Slow Food.
     La ricetta nasce nel tardo ‘800
     quando un macellaio del paese,
     spinto dalla necessità riciclò gli
     scarti della carne addensandoli
     alle rape rosse.

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TENNO
     Luogo incantevole e meta alternativa
     per chi ama il lago ed è alla ricerca di
     una location tranquilla, Tenno gode di
     una posizione privilegiata tra l’ambien-
     te mediterraneo del Lago di Garda e la
     montagna circostante.
     Il suo castello merlato del XII sec., po-
     sto sulla sommità di una rupe, domina
     il paese, fatto di case in pietra e strette
     viuzze medievali, con uno spettacola-
     re affaccio panoramico sul lago di Gar-
     da. Addentrandosi nel nucleo storico,
     ben conservato, tra portali e affreschi
     sacri si raggiunge la chiesa di S.Lo-
     renzo, di origini alto-medievali e che
     conserva le prime testimonianze pit-
     toriche trentine dell’XI secolo oltre ad
     affreschi del XIV e XV secolo.
     Da non perdere il vicino lago di Tenno,
     unico per il suo colore verde azzurro e
     le acque limpide. Una lunga scalinata
     porta alle rive erbose del lago, l’ideale
     per un tuffo immersi nella natura, o per
     fotografare la ricca tavolozza di colori
     del lago e del bosco.

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BIBLIOGRAFIA PAESAGGI

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CREDITI FOTOGRAFICI BORGHI

Ala, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Marco Simonini, Silvio Canini, Sandra Nastri, Massi-
miliano Vassura, Giovanni Cavulli.
Bondone, Fototeca Consorzio Turistico Valle del Chiese - Foto di Costantino Briani.
Caderzone Terme, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Lucio Tonina.
Canale di Tenno, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Tommaso Prugnola, Daniele Lira,
Ronny Kiaulehn.
Ledro, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Carlo Baroni, Graziano Panfili, Lucio Tonina.
Mezzano, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Marco Simonini, Giorgio Deflorian, Flavio
Faganello / Archivio Comune di Mezzano - Foto di Luigi Valline, Luigi Pozzi.
Molveno, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Carlo Baroni, Marco Simonini, Jens Schwarz.
Rango, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Luciano Gaudenzio, Arturo Cuel.
San Lorenzo in Banale, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Luciano Gaudenzio / Fototeca
APT Terme di Comano-Dolomiti di Brenta - Foto di Giulio Tolli, Alice Russolo.
San Giovanni di Fassa, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Roberto Bragotto, Alice Russolo.
Tenno, Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Roberto Bragotto, Andrea Angelini, Pio Geminiani.

                             COORDINAMENTO GENERALE
           DEI PROGETTI “ATLANTE DEI PAESAGGI” E “BORGHI E TURISMO LENTO”

                                                                              AUTONOME     PROVINCIA
                                                                                PROVINZ    AUTONOMA
                                                                                 BOZEN     DI BOLZANO
                                                                               SÜDTIROL    ALTO ADIGE

         TRENTO
    provincia autonoma

                                                 71
La pubblicazione è parte della Collana “Viaggio Italiano -
Paesaggi e Borghi d’Italia”, composta da 21 opuscoli, ognuno
dedicato a una Regione o Provincia autonoma.
Tutti gli opuscoli sono scaricabili, in formato pdf, dal portale
www.viaggio-italiano.it.
La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle attività
previste dalla Convenzione stipulata il 30/12/2016 tra MiBACT
e Commissione Speciale Turismo e Industria Alberghiera della
Conferenza delle Regioni e Province autonome (e successivi
Addendum) per l’attuazione di progetti coerenti con gli in-
terventi approvati nel Piano Strategico nazionale del Turismo
(PST 2017-2022).
TRENTINO
Paesaggi e Borghi d’Italia

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Regione Emilia-Romagna - Francesca D’Atti
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Pubblicato - ottobre 2019
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