TRENTINO PAESAGGI E BORGHI D'ITALIA - Viaggio Italiano
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L’Italia parla la sua lingua più sincera e potente attraverso paesaggi unici e piccoli borghi che, dall’entroterra alle coste, raccontano i ter- ritori attraverso i segni della natura e gli insediamenti dell’uomo ma anche con la storia, la cultura e le antiche tradizioni delle popolazioni che li abitano. L’opera dei più illustri letterati italiani e stranieri e le testimonianze dell’architettura e dell’arte descrivono le tante destinazioni eccellenti di uno straordinario viaggio sentimentale alla scoperta di una terra che emoziona. 100 Paesaggi e 1000 Borghi, tra storici e marinari: una varietà e una ricchezza di immagini difficile da eguagliare in tutto il mondo e ovun- que si può trovare un’ospitalità autentica e cordiale che fa sentire il turista a casa. “Viaggio Italiano” accompagna a visitare l’Italia e a “vederla” con la sensibilità dell’artista, del viaggiatore vero e dell’interprete appassio- nato dell’identità dei luoghi.
TRENTINO INDICE PAESAGGI LE VALLI TRENTINE............................................................................................................................................9 IL GARDA............................................................................................................................................................... 19 LE DOLOMITI .....................................................................................................................................................29 BORGHI ALA..........................................................................................................................................................................46 BONDONE...........................................................................................................................................................48 CADERZONE TERME..................................................................................................................................... 50 CANALE DI TENNO.......................................................................................................................................... 52 LEDRO....................................................................................................................................................................54 MEZZANO............................................................................................................................................................56 MOLVENO............................................................................................................................................................58 RANGO................................................................................................................................................................. 60 SAN GIOVANNI DI FASSA (FRAZIONE VIGO DI FASSA)............................................................... 62 SAN LORENZO IN BANALE..........................................................................................................................64 TENNO...................................................................................................................................................................66 BIBLIOGRAFIA PAESAGGI.......................................................................................................................... 70 CREDITI FOTOGRAFICI BORGHI............................................................................................................ 70
LE VALLI TRENTINE perfezione degli insediamenti di Qui si può dire si sia formata l’e- montagna e dei fondovalle si ar- stetica della montagna italiana, ricchisce di tratti identitari incon- abbia avuto le sue origini il gu- fondibili. sto di una “vacanza tra i monti” Un aggettivo che ricorre spesso all’insegna della bellezza, dell’ar- nelle descrizioni di questi luoghi monia, della salubrità. Le valli è pittoresco. Ebbene si, queste del Trentino, dalle principali alle sono terre pittoresche, dipinte più piccole, sembravano ai primi nella realtà e nella concretezza villeggianti e viaggiatori, come quotidiana con i tratti e i colori sembrano anche oggi, svelare un di un paesaggio generoso e ben mondo fortunato, dove ogni ele- custodito, ma anche con i segni di mento umano e naturale trova una civiltà locale attenta e lungi- sempre la sua forma ideale e il mirante. posto più giusto. La magnificenza Non a caso oggi questo è un ter- dei monti si addolcisce in terre ritorio all’avanguardia in Italia e soleggiate e coltivate come me- nel mondo per la qualità delle sue glio non si può, le alture si appog- proposte turistiche e d’ospitalità, giano su boschi e prati disposti e capaci di coprire tutti gli interessi curati come per essere ritratti, la e tutte le stagioni. 9
Alessandro Gruzza La figura del Trentino è poligona; potrebbe assomigliarsi ad un cuneo colla punta smussata, o forse meglio, specialmente se si tien conto dell’andamento del limite nordico, a due ali di farfalla. Cesare Battisti, 1898 10
Valmorbia, discorrevano il tuo fondo fioriti nuvoli di piante agli àsoli. Nasceva in noi, volti dal cieco caso, oblio del mondo. Tacevano gli spari, nel grembo solitario non dava suono che il Leno roco. Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco lacrimava nell’aria. Le notti chiare erano tutte un’alba e portavano volpi alla mia grotta. Valmorbia, un nome, e ora nella scialba memoria, terra dove non annotta. Carlo Baroni Eugenio Montale, 1925 Carlo Baroni 11
Flavio Faganello Così erano quelle donne. Vestivano gonne di lana bruna con galloni rossi, blu o gialli alti un palmo e i fazzoletti che porta- vano in capo o incrociati sul seno erano di cotone stampato a disegni moderni, ma qualcosa nei colori e negli accostamenti riportava indietro nei secoli, ai lontani progenitori. Più antico di tutti i costumi paesani, era come uno sguardo tardivo, venuto attraverso i tempi, ormai fioco e velato, ma lo si sentiva nettamente. […] Bianchi e violetti, verdi e bruni erano i prati. Egli non era uno spettro. Una selva incantata di antichi larici, dal leggero vello verde chiaro, stava su un pendio di smeraldo. Sotto il muschio doveva vivere cristalli bianchi e violacei. In mezzo al bosco il torrente che saltava giù da una roccia sembrava un gran pettine d’argento. Robert Musil, 1921 12
Del tutto particolare è il successivo tratto di cammino fino allo sbocco delle valli di Sole e di Non nella valle dell’Adi- ge. Le due catene di monti si sono ora avvicinate e, quasi per rivalità, ognuna presenta su ogni suo fianco un singolare succedersi di dirupi rocciosi in certo senso analoghi per forma, colore e aspetto. Il fiume che qui ha una notevole potenza di acque, e di non facile controllo, diventa ora l’elemento centrale del paesaggio. La catena di monti sulla sinistra riprende le sue verdi ondulazioni; mentre la rivale di destra continuando a mostrare le sue pareti a verticale e disponendosi a se- micerchio allo sbocco della valle del Noce, si snoda in un imponente gruppo di monti che sovrastano la due valli dominando il corso dell’A- dige e delle acque confluenti. La lunga val di Sole e di Non, che in questo punto confluisce nella valle dell’Adige, si trova tra due elevate e pittoresche diramazione dell’Ortler. Charles Joseph Latrobe, 1830 Pillow Lab 13
Il giorno successivo viaggiammo attraverso lo splendido ter- ritorio della Val Sugana e il glorioso passo di Cavalo teatro delle lotto spaventose tra Napoleone e i tirolesi in tempi moderni, e tra gli austriaci e i veneziani nei tempi passati. Su questa strada il viaggiatore è accolto da vedute di straordinaria bellezza e magnifi- cenza […]. Un rapido torrente tumultuoso sopra le rocce ci accompa- gna con il suo frastuono incessante. A tratti la strada scorre vicino al torrente, più avanti sale sempre più in alto fino a perdersi nella pineta o nelle nuvole. Louisa Corbello Stuart, 1846 Flavio Faganello 14
La Val Genova è la Versailles d’Italia. Douglas William Freshfield, 1865 Giuliano Bernardi Rimontata la valle dell’Adige da Rovereto a Trento me ne tornavo per quelle gole così pittoresche, per cui dalla valle dell’Adige, prima salendo, poi discendendo, si passa nella valle della Sarca […] ero pervenuto al piede della ripida discesa, cioè a Vezza- no, dove la valle diventa una vera pianura, anzi un bacino; tanto che qualche miglio più in giù verso mezzodì si trasforma in lago. È il pit- toresco laghetto da cui sorge, non meno pittoresco, il forte di Toblino. Antonio Stoppani, 1876 15
Daniele Lira E sempre fra alte rupi […] La luna apparve ad illuminare forme di giganti: certi mulini, in mezzo ai pini decrepiti sulla riva del fiume spumeggiante, erano autentici quadri dell’Everdingen. […] Un’aria dolce e mite spirava in tutta la regione, in cui l’Adige ripiega di bel nuovo verso mezzogiorno. Al piede del monte le colline sono coltivate a viti. Tra i filari lunghi e bassi sono piantati dei pali e le uve brune pendono graziosamente dall’alto, maturando al calore del suolo sottostante. An- che al piano della vallata, dove del resto non vi sono che praterie, la vite è coltivata in lungo ordine di filari, mentre in mezzo spunta il granoturco. Johann Wolfgang von Goethe, 1786 16
Da Bolzano a Trento corre per circa nove miglia una valle più rigorosa, ricca di forza e vita; il sole brilla ardentemente e si ha voglia di credere ancora in un Dio. […] L’Adige a questo punto scorre più tranquillo formando estesi banchi di ghiaia. Lungo le sue rive e sul dorso delle colline esiste una coltivazione così intensa e folta da far credere che tutto si debba soffocare a vicenda: granoturco, viti, gelsi, pere cotogne, mele, noci. Lungo i muri si mostra vigoroso il sambuco. L’edera s’arrampica in tenaci fasci lungo le rocce, la lucertola striscia fra le crepe, e così tutto ciò che si vede e si agita qua e là, riporta alla mente i quadri prediletti. […] Appena vien la sera e le rade nubi si adagiano sulle cime dei monti e comincia a distinguersi lo stridio del- le locuste, ecco che ci sentiamo a nostro agio qui, in questo mondo, e non come stranieri. Johann Wolfgang von Goethe, 1786 Carlo Baroni 17
Carlo Baroni 18
IL GARDA tesi tutta italiana. Una sintesi an- Luogo letterario per eccellenza, che oggi ben riconoscibile, fatta catalizzatore di immagini e sensa- di acque e rive, giardini e spiag- zioni stupite di tutti quei viaggia- ge lacustri, borghi e castelli, che tori che arrivano sul più grande sembrano quasi aprire le porte lago italiano. La parte trentina ha di una terra sognata, annunciare tre comuni (Riva del Garda, Nago uno stile, una propensione all’in- - Torbole, Arco) e anche qui, come canto riconosciuta da tutti al Bel nelle parti lombarde e venete, si Paese. esprime la meraviglia di chi sco- pre paesaggi che pur coronati da montagne “più imbronciate e aspre di altre”, hanno qualcosa che viene definito - anche da chi usa con parsimonia gli aggettivi - “paradisiaco” e “sublime”. Certo è che i piaceri del clima, dei pa- norami, delle architetture, perfino dei sapori e dei profumi, trovano nel Garda una straordinaria sin- Antonella Monzoni 19
Sono partito da Rovereto dopo le cinque, prendendo per una valle laterale, che versa le sue acque ancora nell’Adige. Arri- vati alla sommità, si presenta in basso un enorme ciglione scosceso, che si valica per poi scendere fino a lago. S’incontrano qui le più belle rupi calcaree, che si presterebbero a studi pittoreschi. Scendendo fino in fondo, si trova poi un paesello sulla punta settentrionale del lago col suo piccolo porto o meglio luogo d’approdo, che chiamano Torbole. Johann Wolfgang von Goethe, 1786 Carlo Baroni Quanto vorrei avere i miei amici accanto per godere insieme del panorama che mi presenta dinanzi! Avrei potuto essere fin da questa sera a Verona ma mi si prometteva allo sguardo un’opera ammirevole della natura: il meraviglioso lago di Garda. Johann Wolfang Goethe, 1786 20
La bianca cima dentata avvampa: corona murale ove il mattino, Nerone ridente, ha scagliato la sua fiaccola. Come il fuoco dilaga nell’azzurro, verso stelle sfiorite, si ridesta la valle in un gioioso brivido, emerge da roridi sogni. Fabio Staropoli Reiner Maria Rilke, 897 Pio Geminiani 21
Due ragazzi sedevano sul muretto del molo e giocavano a dadi. Un uomo leggeva una rivista sui gradini di un monumen- to all’ombra dell’eroe che brandiva la sciabola. Una ragazza alla fontana riempiva d’acqua il suo mastello. Un fruttivendolo stava accanto alla sua merce guardando verso il lago. In fondo a una bettola, attraverso porte e finestre vuote, si vedevano due uomini con del vino. L’oste sonnecchiava davanti, seduto a un tavolo. Un battello scivolò silenzio- so, come se fosse trainato, dentro il piccolo porto. Un uomo vestito di una casacca blu saltò a terra e tirò le funi attraverso gli anelli. Altri due uomini, in giacca scura con bottoni d’argento, portavano dietro al capitano una bara su cui evidentemente giaceva un uomo, sotto un grande telo di seta ornato di fiori e di frange. Sul molo nessuno si curò dei nuovi arrivati, neppure quando posarono la bara per aspettare il capitano, che era ancora affaccendato con le funi, nessuno si avvicinò, nessuno rivolse loro domande, nessuno li osservò più attentamente. Il capitano fu trattenuto ancora un poco da una donna che, con un bambino al seno e i capelli sciolti, appariva ora sul ponte. Infine giun- se, accennò a una casa giallastra a due piani che lì vicino, a sinistra, si alzava verticale non lontano dall’acqua, i portatori sollevarono il peso e lo trasportarono attraverso il portale basso ma formato da sottili colonne. Un ragazzino aprì una finestra, fece in tempo a notare come il gruppo scomparisse nella casa e richiuse in fretta. 22
Anche il portale ora venne chiuso, era ben costruito con pesante legno di quercia. Uno stormo di colombe che finora aveva volato intorno al campanile si posò sulla piazza davanti alla casa. Una di esse volò fino al primo piano e picchiettò sul vetro della finestra. Erano uccelli di colore chiaro, vivaci e ben nutriti. Con grande slancio, la donna dalla barca gettò loro del grano, gli uccelli lo raccolsero e volarono verso di lei. Un uomo anziano con cilindro e fasciato a lutto scese lungo una delle stradine sottili in forte pendenza che conducevano al porto. Si guarda- va intorno con attenzione, tutto lo turbava, la vista di immondizia in un angolo gli piegò il viso in una smorfia, sui gradini del monumento c’era- no bucce di frutta, egli le spinse giù, passando, con il bastone. Giunto al portale con colonne, bussò, togliendosi al contempo il cilindro con la destra guantata di nero. Il portone si aprì immediatamente, almeno cinquanta ragazzini formavano una fila nel lungo corridoio, inchinando- si. Il capitano scese le scale, salutò il signore, lo condusse di sopra, al primo piano fece con lui il giro del cortile circondato da logge slancia- te, ed entrambi entrarono, mentre i ragazzi si affollavano a rispettosa distanza, in un grande ambiente fresco nel retro della casa, di fronte al quale si ergeva non un’altra casa, ma solo una nuda parete di roccia nerastra. Franz Kafka, 1917 Fabio Staropoli 23
(Da Torbole) La prospettiva del lago dall’alto è infinita […] questo è un lago soggetto ad una estrema e furiosa agitazio- ne quando c’è un temporale. Intorno al lago ci sono montagne più imbronciate e aspre di altre cime che abbiamo visto. Michel de Montaigne, 1580 Carlo Baroni Per chi potesse essere sensibile a ciò che è sublime, io supplico il lettore di guardare una carta del lago di Garda. Henri Stendhal 24
Garda là in fondo solleva la rocca sua fosca sopra lo specchio liquido cantando una saga d’antiche città sepolte e di regime barbare. Giosuè Carducci, 1882 - 1885 Marco Simonini Lascia che ti racconti rapidamente dei bei giorni sul Lago di Garda. Venire qui è stata la cosa più giusta. È paradisiaca- mente bello… Sigmund Freud, 1900 Fabio Staropoli (Da Gargnano) Il lago è azzurro cupo, imporporato e limpido come un gioiello […] E i battelli hanno vele color di cedro. È un lago adorabile… David H.Lawrence, 1912 25
(Da Riva) C’è qualcosa di straordinariamente commovente quando, dopo un lungo periodo di inquietudine, per la prima volta si torna a scivolare in questa quiete assolata, dolcemente sussurrante e sciabordante, recinta da monti severi. Thomas Mann, 1902 Paolo Degiampietro Tutti i castelli che noi sognamo,/ io vado a cercare–e vedo:/ dietro alberi eternamente in fiore/ cala la sera sul lago./ Le sue vele rosse si gonfiano/ frusciando nella quiete delle onde/ tutti i miei sogni stanno ad ascoltare/ profonde notti in fiore. Rainer Maria Rilke, 1894 26
Carlo Baroni […] remai per un bel pezzo al largo sul lago. Verso ponente tutto sprofondava già nell’ombra, che calava distendendosi come un drappo scuro sulle ripide pareti rocciose del Dosso dei Roveri, […] L’intero lago, scintillante nell’oscurità, adesso mi circondava silenzioso. W.G. Sebald, 1990 - 1987 27
Alessandro Gruzza 28
LE DOLOMITI Trentino, l’Alto Adige, il Veneto e Il paesaggio dolomitico come pa- il Friuli. radigma della perfezione della Le Dolomiti hanno avuto da sem- veduta alpestre, le Dolomiti come pre un enorme impatto sull’imma- montagne che grazie alla loro ginazione di chiunque le abbia vi- spettacolarità e particolarità si ste. L’imponenza di questi giganti esprimono sempre e ovunque in di pietra ha ispirato alle popola- termini di bellezza assoluta. zioni che le abitano un’epica che Montagne che nulla nascondono affonda le sue radici nella preisto- e tutto esaltano: i colori, le for- ria, al punto da divenire un riferi- me, le armonie che si creano con mento imprescindibile per la loro quello che sta intorno, naturale o stessa identità culturale. Dopo la umano che sia. loro scoperta scientifica, i viag- Una catena montuosa riconosciu- giatori romantici vi riconobbero ta come Patrimonio dell’Umanità l’incarnazione di quei paesaggi che rappresenta uno dei paesag- ideali che i pittori fino ad allora gi più famosi d’Italia e d’Europa, avevano solo immaginato. segnando nel profondo sia le Nessuno può rimanere indifferen- espressioni ambientali che quel- te alla loro indescrivibile fascina- le culturali, di diverse regioni: il zione, tanto che sono considerate 29
universalmente “le più belle mon- Le primissime immagini di que- tagne della Terra”. ste montagne non furono dipinti I caratteri chiave di questo parti- o ritratti, ma descrizioni, parole colare paesaggio sono molteplici. che raccontavano di visioni stra- In primo luogo la topografia estre- ordinarie e di emozioni potenti mamente articolata, in secondo che invadevano la mente e che luogo l’insolita varietà di forme occupavano – con una forza quasi che le caratterizzano in verticale ineluttabile – le frasi di apertura (pale, guglie, campanili, pinnacoli, delle prime relazioni scientifiche e torri, denti) e in orizzontale (cen- dei primi resoconti di viaggio. Le ge, tetti, cornicioni, spalti, alto- parole con cui vennero espressi i piani). Tuttavia le Dolomiti sono caratteri delle Dolomiti corrispon- note soprattutto per l’eccezionale dono esattamente alle categorie varietà di colori e lo straordinario del Sublime: verticalità, grandiosi- contrasto fra le linee morbide del- tà, monumentalità, tormento delle le praterie e l’improvviso sviluppo forme, purezza essenziale, intensi- verticale di possenti cime comple- tà di colorazioni, stupore, ascesi tamente nude. mistica, trascendenza. Pixcube.it 30
Luciano Gaudenzio Vi è qui […] per i viaggiatori la possibilità di vedere le montagne Dolomitiche. Diverse da ogni altra montagna, non è consentito osservarne di eguali in alcun altro posto delle Alpi. Esse attirano l’attenzione per la singolarità e il carattere pittoresco delle forme, dei picchi aguzzi e delle guglie, talvolta emergenti quali pinnacoli ed obelischi, oppure allineati in creste ininterrotte, dentate come la mascella di un alligatore; in altri casi esse cingono le valli con ripide pareti alte molte migliaia di piedi, spesso solcate da numerose fessure, tutte verticali. Questi monti sono perfettamente spogli, privi di vegetazione d’ogni tipo e, di solito, presentano una lieve tinta gialla o bianchiccia. […] Esse offrono un netto contrasto con tutte le altre montagne per il loro candore abbagliante, per la loro aridità totale […] Talvolta hanno l’aspetto di torri e obelischi divisi tra loro da baratri profondi migliaia di piedi; altrove le guglie sono così numerose e sottili da evocare l’immagine di un fascio di baionette o di spade. Nell’insieme esse conferiscono un’aria di inedita e sublime grandezza alla scena e solo coloro che le hanno viste sono in grado di apprezzarle come conviene. John Murray, 1837 31
Immagina delle montagne a forma di cattedrali gotiche, castelli in rovina, bastioni, alte torri, rampe e cime, fulmini pietrificati. Montagne fatte di un’unica roccia, che cambiano colore con il trascorrere del giorno: alba, mattino, mezzogiorno, tramonto, sera, notte […] Possono essere bianche come la neve, gialle come il sole, grigie come le nuvole, rosa come le rose, nere come il legno bruciato, rosse come il sangue […] Che colore hanno le Dolomiti? È bianco? Giallo? Grigio? Madreperla? È color cenere? È riflesso d’argento? È il pallore dei morti? È l’incarnato delle rose? Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno? Buzzati Dino, 1932 – 1971 32
Marco Simonini Tra tutte le regioni alpine più altamente ammirate, e più largamente frequentate, sta in primissimo rango il regno fatato delle Dolomiti, questo «unicum» nelle Alpi, che la stessa Svizzera ha ragione di invidiarci: delle Dolomiti, con le loro bellezze bizzarre e pur profondamente incantatrici, con le loro crode, ripidissimamente levantisi e avvampanti in quasi tutti i colori con le loro vaste distese ondulate di pascoli, placidamente innalzantisi fino a gioghi che offrono sui monti e sulle valli panorami così vasti quali in altre regioni delle Alpi si possono contemplare soltanto da un’alta cima! Paul Grohmann, 1886 33
Alessandro Gruzza Natura ha posto in esse più fantasia che logica. Mentre nelle Alpi classiche predominò un ordine di costruzione simile a quello della vita umana, le Dolomiti si ribellarono contro l’ordine, contro la legge, e li travolsero. Nelle montagne classiche c’è un ordine d’autorità, nelle Dolomiti c’è sobillazione: ogni cima tenta di rompere i legami con le vicine, e quando li tollera nasce un capriccio. Le rocce dolomitiche sono esseri ebbri, insofferenti, anarchici, tumultuosamente personali, ansiosamente anelanti ad un sogno svincolato dalla solidità del vero, pervase in sommo grado di inquietudine, di tormento, di ardore, di eccitazione, esseri la cui passione predomina sul raziocinio. La dolomia è una essenza lunare. Un paesaggio dolomitico è prima di ogni altra cosa una illusione d’incanto. È l’istintivo sfrenato impulso verso una utopia solidificata in pietra grigio-giallo-rosa. L’architettura di massa è ardita e vertiginosa nei particolari, ma il dominio spetta al colore, al profilo, al movimento. Davanti alle Dolomiti anche la fantasia più equilibrata di poeta vibra leggera e libera. Arturo Tanesini, 1997 34
Nelle linee e nei colori, nelle forme e nei modi, sono diverse da tutte le altre montagne. Sembrano barriere coralline sulle quali si sono abbattute nel corso delle ere le ondate di oceani burrascosi. Alcuni ritengono che siano stati proprio organismi corallini a costruirle. In tal caso quelle minuscole creature, insieme al vento e alle onde in loro supporto, avrebbero dimostrato di essere degli ottimi architetti. A differenza delle catene montuose, (le Dolomiti) per la maggior parte si ergono isolate e per questo, sebbene molto più basse delle montagne svizzere (la più alta, l’Antelao – “davanti alla gente” (sic) – la cui corona di neve e ghiaccio si vede da Venezia nelle giornate limpide, non raggiunge i 3400m), sembrano invece decisamente più alte. Niente può superare la maestà e la bellezza delle loro cime, che di volta in volta prendono la forma di torri e bastioni, di mura merlate e castelli inespugnabili o di cattedrali dalle eleganti guglie. Un’altra loro peculiarità straordinaria è la colorazione: molte hanno meravigliosi colori brillanti e catturano lo sguardo con la ricchezza di profondi toni di rosso, di sgargianti sfumature di giallo, di tonalità di bianco argenteo, di blu scuro o nero delle loro rocce. Eppure non sono toni crudi e duri. Questi colori sono tutti ammorbiditi da una leggera e caratteristica tonalità a metà tra il bianco e il grigio. Queste montagne sembrano cosparse di una sostanza più soffice e meno fredda della neve appena caduta. È come se fossero ricoperte da un morbido lichene. Se descrivendone l’aspetto dicessi che sembrano “insaponate”, ne descriverei allo stesso tempo anche una caratteristica fisica. Infatti queste rocce calcaree ricche di magnesio degradano per effetto della pioggia e dell’atmosfera e per questo la loro superficie è come se fosse “insaponata”. Al tatto, un pezzo di dolomia avrà la morbida consistenza di un pezzo di sapone. Da qui però si intuisce anche la loro instabilità. Nessuno nel guardarle può pensare a dei “colli eterni”. Sorprende non tanto il fatto che stiano crollando, bensì il fatto che svettino ancora così. Alcune sono in frantumi, piene di enormi lacerazioni e fenditure. Ammassati ai loro piedi si vedono giganteschi cumuli di ghiaia e massi. Sembra come se l’oceano che si estendeva attorno ad esse abbia generato nella sua furia questi candidi ghiaioni. In realtà sono il frutto di crolli dovuti al gelo invernale, allo scioglimento delle nevi in primavera e alle piogge autunnali. Alexander Robertson, 1896 35
Il cielo, prima di tutto: remoto, appena visibile lassù in alto, in fondo alla gola, come respinto indietro dalla montagna gonfia e poderosa, di un blu duro di smalto sul quale si stagliavano i picchi rosa del Gruppo di Brenta, striati di bianche falde di neve. Sotto, la massa imponente e poi serpeggiante del nevaio. Poi ancora, come una barba irsuta sotto un volto ostile, la foresta con gli abeti incalzanti in ranghi serrati all’assalto del pendio. Infine, i prati del fondovalle, di un verde luminoso, con le macchie bianche e nere delle vacche che pascolavano. Alberto Moravia, 1989 36
E, proprio davanti a noi, oltre Moena, si leva il Monte Boè, somigliante ad un immenso forte adagiato sopra un pianuro roccioso, con gli spalti nascosti nelle nuvole. Questo Monte è il bastione più meridionale del l’imponente massiccio del Sella, conosciuto anche come Monte Pordoi. […] Ci lasciammo alle spalle Moena...oltre Moena, la valle prende il nome di Fassa Thal. Ora, volgendoci indietro, da questo punto elevate, possiamo abbracciare la vista incantevole del Monte Latemar (8,983 piedi) con le sue lontanissime foreste di pini. Edwards, Amelia B., 1872 – 1973 Carlo Baroni 37
Il gruppo del Brenta. […] Quando, al tramonto, il sole dardeggia sulle acuminate creste del gruppo e le fa successivamente risplendere dei colori più vaghi dell’iride, esso sembra un immenso castello smantellato con le torri, gli spalti, le mura, le barriere, le guglie... Cesare Battisti, 1905 Carlo Baroni (riferito a Dolomiti di Brenta) […] probabilmente in seguito diventerà familiare agli alpinisti come uno dei più romantici itinerari delle Alpi. Ball John, 1868 Carlo Baroni 38
La prima volta che partimmo per il gruppo di Brenta fu da Pinzolo. […] imboccammo la Val Brenta, una breve valletta rivestita di boschi di faggi e di pini. I mirtilli coprivano il suolo; fragole che si addicevano alla mensa di Titania penzolavano tentatrici lungo i pendii. Mentre indugiavamo, la bruma del mattino si scioglieva e uno stuolo di pinnacoli selvaggi ci squadrava dall’alto, sopraffatti essi stessi da una torre gigantesca che appariva indistinta sopra di loro. Stavamo entrando in uno scenario strano e nello stesso tempo eccitante. Le forme consuete del paesaggio alpino erano mutate; come per un subitaneo incantesimo ci trovammo tra boschi più ricchi, torrenti più puri e picchi più fantastici. Le rocce che oltrepassavano il cielo davano l’impressione della solidità; ma come il calcare poteva assumere il colore e le forme slanciate della fiamma? In alto si vedeva il ghiaccio; ma come potevano avere qualche relazione con i famosi torrenti svizzeri od essere figli del ghiacciaio, questi rivi che scintillavano di fianco a noi fra le sponde ricoperte di muschio?. Più tardi, quello stesso giorno, apprendemmo il segreto della loro purezza; l’acqua dopo essere sbucata da sotto il ghiaccio, viene filtrata dalla terra per essere degna compagna degli alberi e dei fiori delicati che essa tosto raggiunge. […] il prato sul quale ci trovavamo era proprio al centro di tanta bellezza. Imponente di fronte a noi si ergeva una roccia colossale, uno dei più prodigiosi monumenti delle forze della Natura. La parte più bassa s’alzava a ripiani decrescenti, come la Torre di Babele delle vecchie illustrazioni della Bibbia. […] Man a mano che vi avviciniamo alla sua base, il grande torrione sorgeva isolato, senza appoggi e l’arditezza delle sue forme diventava quasi incredibile. Freshfield Douglas, 1875 Sul Cimone è sospeso un fulgore rosso. Paul direbbe “Alpenglühen”. Ma non è affatto lo stesso. È bello da piangere. Schnitzler Arthur, 1924 39
Carlo Baroni […] Noi più modesti preferimmo la gita ai Monzoni, luogo classico per la sua importanza geologica […] Dalla Bellamonte lo stradone attraversando graziose vallette, che fermano lo sguardo col loro romantico aspetto […] Cento opere speciali in tutte le lingue d’Europa trattano dei Monzoni, ma nessuno senza vederli può farsi un’idea della loro ricchezza […] Oltrepassata di poco la cima, ed alcuni strati di ghiaccio e di neve, si giunse ad un posto solitario e deserto. Cessarono i moti arguti, le barzellette, le osservazioni scientifiche, tutti in coro si proruppe in un gido di meraviglia. Il suolo luccicava ai nostri piedi; milioni di cristalli d’ogni forma e dimensione, appartenenti a trenta specie di minerali diversi, coprivano il suolo; pareva che le fate in quell’anfiteatro di rupi avessero dato un festino ai giganti, e quindi fossero sparite gettando le loro […] Emilio Spazzali, 1874 – 1875 40
Da est, dal balcone della vicina Paganella, le Dolomiti di Brenta appaiono contro il cielo, come una lama dentata, con i riflessi d’acciaio dei canaloni di neve e di ghiaccio tra cuspide e cuspide, su su fino alle vette estreme […] dal rifugio Croz di Altissimo, dal vecchio e celebre Selvata sono soprattutto i valloni a venir avanti con le loro ombre azzurrine e i loro raccolti silenzi: le cime restano sullo sfondo, vicinissime, ma come avvolte in un’atmosfera irreale e rarefatta, un po’ misteriosa. Da nord dalla Val di Non, l’infilata delle “crude” fa pensare alle rovine di un’antica torre, devastata e infranta; forse così appariva, dopo la distruzione la mitica Babilonia. […] Le valli ognuna con caratteristiche particolari […] sono le verdi anticamere di un mondo pietrificato in forme eterne. Fino a 1000 metri di altitudine, il verde è quello dei faggi e degli abeti bianchi, più su gli abeti rossi sommergono tutto, simili a vivaci colonne nei tronchi rugginosi sotto il verde pastello degli aghi lucenti. Poi c’è il mare dei mughi – chi non ricorda il profumo acuto e secco del mugolio? – e infine, l’erba rasata dell’alta quota, erba forte, tenace, come strinata dal gelo e dal sole, e fiori di tutti i colori. Carlo Graffigna, 1976 Carlo Baroni 41
Non c’è naturalista finora che abbia messo piede nella Val di Fassa senza restare meravigliato di fronte alla vista delle alte e bianche falesie frastagliate che circondano su ogni lato questa particolare e interessante valle. Le fenditure verticali creano meravigliosi obelischi e torri che non hanno eguali in altre zone delle Alpi. Lisce pareti si ergono nel cielo perfettamente verticali per diverse centinaia di metri, sottili e separate dagli altri pinnacoli che si stagliano infiniti tutto intorno. Spesso sembrano cascate di ghiaccio, delle stalattiti girate sotto sopra e rivolte verso il cielo. Non ci sono fenditure che rompano la verticalità delle linee, la maggior parte delle quali si estende oltre il limite delle nevi perenni. Leopold von Buch, 1823 42
Fra i laghetti grossi e piccoli che bucano deliziosamente le terre del Trentino, ero capitato, tempo fa, sulla riva di uno del quale ignoravo l’esistenza, e che mi parve subito, per la sua pace, frescura e romitaggine, il più originale: il laghetto di Tovel. Mi era stato consigliato da una guida trentina. “Ci vada, ci vada, ci si fermi qualche giorno e si troverà contento” mi aveva detto prima di lasciarmi. Situato su una delle falde nord occidentali del gruppo Brenta, altezza mille e tanti , i laghetto giace tuffato in mezzo a un altopiano di conifere, mentre dall’alto oo vegliano intorno , le rocce luminose del gruppo. Fra l’altro, ha avuto l’onore di essere dichiarato Monumento nazionale per la sua bellezza. Così racchiuso e celato, pare a tutta prima, che so, uno di quei laghi dell’Ontario e o del Manitoba come ce li figuriamo attraverso le pagine di Hemingway; turchini, felici, pieni di trote. Cesare Battisti, 1905 Carlo Baroni 43
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BORGHI LEGENDA BORGHI Bandiera Arancione VIAGGIO ITALIANO Borghi Autentici Borghi d’Italia d’Italia Borghi più belli d’Italia La pubblicazione raccoglie i borghi d’Italia che rappresentano l’eccellenza nazionale, quelli che al 1° gennaio 2019 risultano aderenti alle tre principali Associazioni italiane: Bandiere Arancioni, Borghi Autentici d’Italia, Borghi più belli d’Italia.. 45
ALA Circondata da vigneti e da una rete di percorsi e itinerari percorribili a piedi e in bicicletta, Ala è una cittadina di origi- ni molto antiche ai piedi dei Monti Les- sini, nella bassa Vallagarina. Famosa per la produzione e il commercio dei velluti di seta nel Settecento, Ala ha un centro gradevolmente barocco, con corti, giar- dini e vie selciate dall’impianto urbani- stico tipicamente medioevale. Fra gli edifici di rilievo, la chiesa dell’Assunta, Palazzo Angelini e Palazzo de’ Pizzini, dove sostarono Napoleone e Mozart e oggi sede del Museo del pianoforte antico. Le fontane, a rimarcare la prima- ria importanza dell’acqua, sono ben 67: simbolo di accoglienza per i viandanti allora, lo sono anche per i visitatori di oggi. Ala si rianima ogni anno a luglio in occasione di Ala Città di Velluto, una fe- sta in costume che rievoca la memoria dell’epoca. Piazze, palazzi e giardini si aprono a spettacoli d’arte, musica, po- esia e storia. Nelle locande si degusta la cucina settecentesca trentina, accom- pagnata dal vino tipico Marzemino, elogiato da Mozart nel Don Giovanni. 46
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BONDONE Affacciato sulle acque del Lago di Idro, il comune di Bondone si trova all’estremità sudovest del Trentino, al confine con la Lombardia. Entrato nel 2018 tra i Borghi più Belli d’Italia, que- sto piccolo paese nella valle del Chie- se per secoli è stato abitato esclusi- vamente da carbonai, che ricavavano il prezioso combustibile dal legno dei boschi della zona. Ancora oggi questo comune ricorda nel proprio statuto l’antico mestiere, e nella piazza prin- cipale campeggia un monumento che ricorda il duro lavoro del carbonaio. Il borgo è un labirinto di strade sel- ciate, con numerosi affreschi sulle facciate delle case che narrano la de- vozione degli abitanti alla Madonna che, secondo la leggenda, placò l’epi- demia di peste che colpì Bondone tra il 1628 e il 1630, raccontata anche da Manzoni nei Promessi Sposi. Da visitare la chiesa parrocchiale della Natività del 1300, e Castel San Giovan- ni, antica fortezza dei Conti Lodron del XI secolo, oggi sede di mostre. 48
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CADERZONE TERME Alle pendici delle Dolomiti di Brenta e dei ghiacciai dell’Adamello-Presanella, nel Parco Naturale Adamello Brenta, Caderzone Terme, uno degli insedia- menti più antichi della Val Rendena, è inserito in un contesto alpino ricco di contrasti cromatici che risaltano alla vista. Il centro storico offre angoli suggestivi: ripide stradine lastricate in acciottolato di fiume, piazze con le caratteristiche fontane di pietra, por- tali in granito, balconi in legno pieni di fiori. Tra i monumenti storici, il Palazzo Lodron-Bertelli che risale agli inizi del XIV secolo, all’interno delle cui scu- derie è ospitato il Museo della Malga, che racconta il lavoro svolto presso gli alpeggi sparsi sul territorio delle Giu- dicarie e raccoglie gli strumenti che il tempo e l’esperienza hanno perfezio- nato per la lavorazione del latte e dei suoi derivati. Il benessere della comu- nità locale e degli ospiti è garantito da secoli, oltre che dalla sua posizione, anche dall’acqua della fonte ferrugi- nosa S.Antonio, che sgorga sopra il paese, utilizzata oggi nelle Terme di Val Rendena. 50
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CANALE DI TENNO Adagiato sulle colline del versante Trentino del Lago di Garda, a 428 me- tri di altezza sorge Canale di Tenno, un borgo medievale giunto quasi intatto sino ai giorni nostri. Dal 1211, data in cui si hanno le prime testimonianze dell’esistenza del pae- se, ai giorni nostri, Canale di Tenno ha conservato l’impostazione originale, con le due vie principali che si incro- ciano formando una piazzetta. Intricati viottoli ciottolati, archi e case in pietra completano questo quadro d’altri tem- pi. Dal secondo dopoguerra il paese è stato meta di artisti, ispirati dagli scor- ci magnifici del borgo e dal paesaggio circostante che consente di avere una meravigliosa visuale sul lago di Garda. Tra tutti, il pittore torinese Giacomo Vittone, a cui è intitolata la Casa degli Artisti, luogo di dimora e ritrovo per gli artisti che da tutta Europa visitano il borgo. Il paese offre numerose mani- festazioni che ne valorizzano la bellez- za, l’arte e i prodotti enogastronomici: tra tutti la più importante, ad agosto, è Rustico Medioevo, un’immersione nella vita del borgo nel XII secolo. 52
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LEDRO Ledro è una località immersa in un con- testo naturalistico di grande bellezza che fa da cornice alle limpide acque del lago, che rispecchiano le sfumatu- re verdi di prati e boschi. Un’oasi per gli sport e il relax, ma anche un’occasione preziosa per scoprire come vivevano i nostri antenati nell’e- poca neolitica. Il Lago di Ledro è fa- moso infatti soprattutto per il ritrova- mento, nel 1929, di una distesa area di palafitte dell’Età del Bronzo sulla riva orientale, avvenuto in seguito al forte abbassamento delle acque, durante la costruzione della Centrale Idroe- lettrica di Riva del Garda. Si tratta di un villaggio del Neolitico, risalente ap- punto a 4.000 anni fa, che dal 2011 è patrimonio dell’Unesco. Il Museo delle Palafitte di Ledro, in località Molina, è il più importante sito palafitticolo in tutta Europa per estensione e conser- vazione: qui si può visitare un’accura- ta ricostruzione del villaggio neolitico con capanne su palafitte, che sono state arredate all’interno con oggetti e manufatti dell’età del bronzo. 54
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MEZZANO Posto nel cuore del Primiero, ai piedi delle Pale di San Martino, Mezzano è uno dei Borghi più belli d’Italia. La bellezza di Mezzano non è legata a sontuosi monumenti o antichi palazzi, ma sono le piccole strade ciottolate, le fontane, le tradizionali case in legno e pietra e il panorama sulle Dolomiti che fanno di questo borgo la destinazione ideale per una romantica fuga dalla cit- tà. Il borgo si contraddistingue per le famose Cataste&Canzei, una mostra permanente che impreziosisce il bor- go con bellissime architetture in legno. Una rilassante passeggiata nel paese permette di ammirare queste opere tra vicoli, sotto gli androni, nelle piaz- ze, sui ballatoi e nei cortili. Oltre che per la bellezza del borgo, Mezzano è una meta ideale anche per chi ama lo sport. In estate è punto di partenza per percorsi di trekking sulle meravigliose Pale di San Martino, mentre in inverno offre oltre 60 km di piste per lo sci alpi- no, centri per lo sci di fondo, percorsi di sci-alpinismo ed escursionismo con le “graspe”, il nome che da queste parti danno alle racchette da neve. 56
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MOLVENO Molveno è un paese di poco più di 1.000 abitanti e si trova a 40 chilometri da Trento, sulle sponde dell’omonimo e incantevole lago, circondato dalle Dolomiti di Brenta, nel Parco Naturale Adamello-Brenta. Il lago di Molveno, lago alpino di origine naturale, è da anni premiato come il lago più bello d’Italia da Legambiente e Touring Club Italiano per la qualità dell’acqua, della spiaggia e dei servizi, mentre il paese è Bandiera Arancione del Touring Club. Molveno, ambita meta degli scalatori fin dall’800, è il punto di partenza per escursioni nelle suggestive valli laterali o verso i rifugi d’alta quota, dove sco- prire la cucina trentina. Anche gli appassionati d’arte qui tro- vano qualcosa di interessante: ne è un esempio l’antica chiesa di S. Vigilio (XIII sec.), quasi sulla sponda del lago. Lo scrittore e poeta Antonio Fogazza- ro lo definiva una “preziosa perla in più prezioso scrigno”. E in effetti è proprio un gioiellino sia per la sua conforma- zione fisica che per le attività che qui si possono svolgere in totale tranquillità. 58
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RANGO Inserita dal 2011 tra i Borghi più belli d’Italia, l’antica frazione di Rango, nel comune di Bleggio Superiore, è consi- derata uno dei borghi più caratteristici del Trentino. Si trova a poca distanza dalle Terme di Comano e a poco più di mezz’ora di auto dal lago di Garda. Con il suo gruppo di case posto al li- mite della pieve del Bleggio, Rango rappresenta sicuramente la massima espressione dell’architettura rurale tipicamente trentina. Portici, cantine, androni, vie lastricate ed antiche di- more in pietra densamente distribuite costituiscono il nocciolo storico di que- sto borgo, silente testimone dell’antica vita rurale trentina, che pare ancora permearne le vie, assai lontane dalla frenesia dei tempi moderni. Da non perdere, il piccolo Museo della Scuola dove sono conservati oggetti e materiali didattico della prima metà del novecento e i Mercatini di Natale, ospitati negli antichi vòlti delle case, tra i più suggestivi del Trentino. 60
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SAN GIOVANNI DI FASSA (FRAZIONE VIGO DI FASSA) Vigo di Fassa è un incantevole borgo ladino, posto su un ampio e soleggiato terrazzamento, ricco di storia e di attrattive culturali. Per secoli capo- luogo religioso e amministrativo della Val di Fassa, a metà via tra Moena e Canazei, fu uno dei primi centri turi- stici della valle. Da Vigo si raggiungo- no facilmente tutte le celebri vette delle Dolomiti, dai Monzoni ai gruppi del Catinaccio, Latemar, Sella e della Marmolada. La Pieve di San Giovanni ed il san- tuario gotico di Santa Giuliana sono i simboli del paese. La Pieve era con- siderata la chiesa madre della Valle, con il suo ardito campanile alto 67 m e rivestito di scandole di larice dalle to- nalità rossicce. Poco distante da essa si trova il Museo Mineralogico Mon- zoni, che ospita la più completa colle- zione di minerali dolomitici emersi dal mare 250 ml di anni fa. Il santuario di Santa Giuliana, la cui esistenza è do- cumentata fin dal 1237, è uno dei più antichi della valle e sorge su un luogo di culto preistorico, il castelliere del Ciaslìr. Sottostante la chiesa, è possi- bile visitare il Cimitero di Guerra che raccoglie le salme di 663 caduti del Primo Conflitto Mondiale, provenien- ti da diversi paesi allora appartenenti all’Impero Austroungarico. Nel borgo, è presente anche il Museo Ladino di Fassa, lo “scrigno della memoria” che raccoglie le collezioni etnografiche dell’Istitut Cultural Ladin. 62
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SAN LORENZO IN BANALE Piccola perla incastonata alle pen- dici delle Dolomiti di Brenta, patri- monio dell’Unesco, San Lorenzo in Banale è nella lista dei Borghi più Belli d’Italia grazie alla sua posizio- ne, alla sua struttura e all’unicità dei suoi prodotti gastronomici. San Lorenzo in Banale si trova ai piedi delle Dolomiti di Brenta, a poca distanza dalle Terme di Coma- no e dal lago di Molveno. È la meta ideale per una vacanza in montagna tra natura, sport e cultura, grazie ai percorsi di trekking e MTB, alle piste da sci in inverno o alle pareti per arrampicata nel parco naturale Adamello Brenta. Da vedere, la Casa del Parco C’era una volta, un edificio settecente- sco ristrutturato come una tipica abitazione contadina di un tempo per scoprirne le tradizioni e la chie- sa di San Rocco e San Sebastiano del ‘500, sulle cui pareti è possibile ammirare gli affreschi dei Basche- nis, artisti del XVI secolo. Pezzo forte della cucina tipica di questo borgo è la ciuiga, un insac- cato a base di carne di suino insa- porito da rape cotte e sminuzzate, oggi presidio Slow Food. La ricetta nasce nel tardo ‘800 quando un macellaio del paese, spinto dalla necessità riciclò gli scarti della carne addensandoli alle rape rosse. 64
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TENNO Luogo incantevole e meta alternativa per chi ama il lago ed è alla ricerca di una location tranquilla, Tenno gode di una posizione privilegiata tra l’ambien- te mediterraneo del Lago di Garda e la montagna circostante. Il suo castello merlato del XII sec., po- sto sulla sommità di una rupe, domina il paese, fatto di case in pietra e strette viuzze medievali, con uno spettacola- re affaccio panoramico sul lago di Gar- da. Addentrandosi nel nucleo storico, ben conservato, tra portali e affreschi sacri si raggiunge la chiesa di S.Lo- renzo, di origini alto-medievali e che conserva le prime testimonianze pit- toriche trentine dell’XI secolo oltre ad affreschi del XIV e XV secolo. Da non perdere il vicino lago di Tenno, unico per il suo colore verde azzurro e le acque limpide. Una lunga scalinata porta alle rive erbose del lago, l’ideale per un tuffo immersi nella natura, o per fotografare la ricca tavolozza di colori del lago e del bosco. 66
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La pubblicazione è parte della Collana “Viaggio Italiano - Paesaggi e Borghi d’Italia”, composta da 21 opuscoli, ognuno dedicato a una Regione o Provincia autonoma. Tutti gli opuscoli sono scaricabili, in formato pdf, dal portale www.viaggio-italiano.it. La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle attività previste dalla Convenzione stipulata il 30/12/2016 tra MiBACT e Commissione Speciale Turismo e Industria Alberghiera della Conferenza delle Regioni e Province autonome (e successivi Addendum) per l’attuazione di progetti coerenti con gli in- terventi approvati nel Piano Strategico nazionale del Turismo (PST 2017-2022).
TRENTINO Paesaggi e Borghi d’Italia Coordinamento nazionale del progetto Regione Emilia-Romagna - Laura Schiff Coordinamento tecnico Regione Emilia-Romagna - Elisabetta Canaletti Regione Emilia-Romagna - Francesca D’Atti Regione Emilia-Romagna - Rita Laffi Regione Emilia-Romagna - Raffaele Schena Ricerca e redazione testi Coordinamento: Antonio Cardelli Paesaggi: Alessandro Sistri Borghi: Valeria Zangrandi Referenti provinciali Provincia Autonoma di Trento - Dott. Giorgio Cestari Provincia Autonoma di Trento - Dott.ssa Maria Serena Barbera Coordinamento editoriale Davide Caiti Kaiti expansion srl - Reggio Emilia Progetto grafico Kaiti expansion srl - Reggio Emilia È vietata la riproduzione di testi e immagini senza l’autorizzazione del proprietario e dell’editore. Pubblicato - ottobre 2019
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