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Un’ottima annata - Il Film Raffaello Castellano (218) “Vincere non è tutto, è l’unica cosa che conta”, oppure “è quando tutti ti odiano che ci si diverte!”, ed ancora “buongiorno mezzeseghe. Oggi si cambia marcia, oggi è il giorno del “bastardo avido”. Il segreto della ricchezza, mezzeseghe, è uguale al segreto della comicità: i tempi!” ed infine “non dire a nessuno che sono in vacanza: è peggio che esser morti!”; è con queste battute che si presenta, a noi spettatori, il broker della City Londinese Max Skinner, interpretato da Russell Crowe (che torna a recitare in un film di Ridley Scott dopo il successo de “Il Gladiatore” del 2000), nel film “Un’ottima annata” (A Good Year, USA, 2006). Max Skinner è spietato, avido, risoluto, tutte caratteristiche che ne hanno fatto un vero e proprio squalo della finanza. Interamente assorbito dal suo lavoro, “consuma” un’esistenza che, sebbene sembri piena e soddisfacente, in realtà cela qualche crepa che il dipanarsi della storia metterà in evidenza. Il nodo narrativo, la svolta, il plot (per dirla in linguaggio tecnico) è la morte dello zio del nostro protagonista, Henry Skinner (Max è orfano ed è stato cresciuto proprio dallo zio Henry), che, morendo senza un testamento, gli ha lasciato, in quanto unico parente, tutti i suoi averi, tra cui una tenuta con annesso vigneto Château La Siroque,situata nella Provenza francese.Costretto a prenderne possesso, Max è intenzionato a “vendere” e “capitalizzare” quanto prima la proprietà, per tornare entro 48 ore a Londra ed al suo lavoro, ma un piccolo incidente stradale, la scoperta di una sorella illegittima (un’americana di nome Christie Roberts, interpretata da Abbie Cornish), una proprietà da ristrutturare ed un vino (quello prodotto dal suo vigneto) non proprio gustoso lo faranno rimanere in Francia ben oltre i tempi previsti. Il piccolo incidente è quello che Max, alla guida di una Smart, compie investendo, senza rendersene conto, perché intento a parlare al cellulare, la bella proprietaria del Bistrot, Fanny Chenal (interpretata da Marion Cotillard, che l’anno dopo, interpretando la cantante Édith Piaf nel film biografico “La vie en rose”, vincerà l’Oscar), con la quale, dopo un’iniziale e scontato odio, nascerà prima una forte attrazione e poi una vera e propria passione.
La tenuta, dove Max è cresciuto insieme allo zio, richiede numerosi interventi di ristrutturazione, prima di essere venduta. Inoltre, appena varcata la soglia della masseria, la nostalgia, i ricordi e le emozioni travolgono il nostro protagonista, che, sorpreso e incredulo, dichiara in un dialogo con Christie: “Ogni mio ricordo è ambientato nel raggio di cento metri da questo preciso punto.” Christie Roberts: “E sono bei ricordi?” Max: “No. Sono fantastici.” Insomma, in questo film quello che sembra un banale viaggio d’affari diviene piano – piano un viaggio nella memoria, nel tempo, nello spazio e nelle emozioni più vere del protagonista, che in pieno spirito “slow”, nel Mezzogiorno assolato della Francia, affronta il suo daimon, la sua ombra, il suo lato oscuro, cresciuto e prosperato nel grigio clima, sia atmosferico che relazionale, della City di Londra. Il film propone una visione molto stereotipata, sia del lavoro del broker, sia della vita rurale, tanto portata all’eccesso che pare essere una precisa scelta narrativa e funzionale del regista. Da una parte, infatti, abbiamo un manager che si occupa di intermediazione mobiliare ad altissimo livello, rappresentato come una persona totalmente egoista e disumana, inconsciamente desiderosa di cambiar vita; dall’altra i contadini, i vignaioli ed i piccoli commercianti di paese, calorosi, autentici e solari, che favoriscono la trasformazione, quasi un’epifania, del protagonista. In realtà, ad una visione più attenta del film, scopriamo che Max Skinner riesce a salvare la tenuta ed il vino proprio grazie alle sue capacità manageriali ed alle sue competenze finanziarie, quindi non rinnegando il suo essere, ma piegandolo alle nuove esigenze, dimostrando, e dimostrandoci, che possiamo prenderci una “vacanza” da tutto, tranne che da noi stessi. Il film propone, in definitiva, l’ennesimo mito, ma sarebbe meglio dire archetipo, del viaggio come trasformazione, dove non è la meta o il risultato a contare, ma è il viaggio stesso ad essere fonte di trasformazione. Il film sembra dirci che, così come noi plasmiamo il nostro mondo, il nostro ambiente, la nostra casa, allo stesso modo la nostra casa, l’ambiente ed il mondo ci plasmano, ci influenzano, in qualche misura, addirittura, ci cambiano. Un Max trasformato, alla fine del film, dichiarerà il suo amore a Fanny usando queste ispirate parole: “Vorrei passare tutta la vita con una dea irrazionale e sospettosa, con un assaggio di gelosia furibonda come contorno, e una bottiglia di vino che abbia il tuo sapore e un bicchiere che non sia mai vuoto…”.
Quindi, potremmo azzardarci a dire che, fare il turista non è mai per caso (giusto per citare un altro famoso film di Lawrence Kasdan del 1988), ma che forse le mete, le destinazioni, i mezzi ed anche i compagni che scegliamo per affrontarli sono dettati da motivazioni profonde, spesso inconsce, che in un modo o nell’altro ci conducono là dove, probabilmente, da sempre volevamo andare. Non dimenticandoci il monito del grande filosofo americano Ralph Waldo Emerson: “Anche se giriamo il mondo in cerca di ciò che è bello, o lo portiamo già in noi, o non lo troveremo mai”. Le recensioni di TripAdvisor: l’arte di trasformare una minaccia in un’opportunità Jessica Palese (23) Un gufo stilizzato con le iridi di colore diverso, una rossa ed una verde: è questo il logo di TripAdvisor (http://www.tripadvisor.it/) che fa tremare gli albergatori di tutto il mondo. E’ una community al servizio dei consumatori in cui vengono condivisi pareri, pregi e difetti delle strutture alberghiere dove hanno soggiornato i viaggiatori. Il sito è anche una vetrina per i proprietari degli esercizi ricettivi che possono aumentare la propria visibilità online e far sì che il passaparola diventi il loro miglior alleato. Ormai, chiunque stia organizzando le proprie vacanze, controlla la pagina di TripAdvisor dedicata all’hotel, bed & breakfast, villaggio o camping in cui desidera effettuare la prenotazione. Prezzo, location, pulizia, servizio e cortesia sono alcune delle caratteristiche prese in considerazione e
consentono, tassello dopo tassello, di creare un profilo virtuale della struttura dove si è deciso di soggiornare. Il punto di forza del portale web è il fatto che da sempre le recensioni siano frutto dell’esperienza di persone comuni, non ispettori né critici. Proprio in virtù delle mancate competenze professionali degli utenti, sempre più albergatori lamentano come la piattaforma si sia trasformata in un’agenzia di rating, dove vengono assegnati voti senza la responsabilità dei giudizi dati. Il sito consente l’anonimato, dando la possibilità di commentare semplicemente registrandosi con un indirizzo mail. Questo aspetto negli anni ha messo in dubbio la veridicità di alcune reviews, alimentando sospetti di compravendita di “stelline” e sabotaggio nei confronti di alcune strutture. L’azienda ha risposto così alle accuse: «Ogni singola recensione viene monitorata con algoritmi sofisticati. In più, un team di oltre 200 specialisti conduce investigazioni manuali su ogni singola segnalazione degli esercenti». L’Antitrust (http://www.agcm.it/) ha avviato un procedimento per pratica commerciale scorretta per verificare se la società adotta misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazione di false recensioni. La richiesta dei proprietari alberghieri è un sistema di identificazione che permetta di entrare in contatto diretto con l’utente e capire cosa non lo abbia soddisfatto prima di vedere stroncata la propria reputazione online. Al di là del tipo di sistema identificativo, che possa essere collegare il profilo alla propria pagina Facebook (https://www.facebook.com/) o addirittura ad un indirizzo di posta certificata, il problema è che il mondo guarda ancora con sospetto al web 2.0. Una realtà in cui il consumatore è sempre più “prosumer” (http://it.wikipedia.org/wiki/Prosumer), libero quindi dal mero ruolo passivo, nuovo creatore e diffusore di contenuti. La possibilità che un cliente possa condividere le proprie opinioni e quindi influenzare le prenotazioni di altri utenti è vista come una minaccia. Occorre applicare una strategia di conversione e trasformare tali minacce in opportunità. Il cliente deve essere incentivato a lasciare la sua opinione, poiché è il più potente strumento di comunicazione. Perché rischiare di ricevere un giudizio negativo limitandosi a fornire un servizio nella media, se non al di sotto dello standard? Garantire un buon soggiorno e proporre un servizio che colpisca anche a livello emozionale non può che portare soddisfazione e contribuire alla costruzione di ricordi positivi. Verrà così a crearsi una situazione di familiarità e un senso di appartenenza tra il cliente e la struttura che porteranno al naturale aumento della brand image. La viralità del pensiero condiviso in rete, intercetterà gli altri utenti che saranno curiosi di provare le stesse sensazioni positive.
Per quanto possa esistere una percentuale di reviews pilotate, effettuando un confronto con le recensioni sui siti di prenotazione alberghiera, i voti spesso coincidono e lo scarto è minimo. L’utilità di TripAdvisor è innegabile, altrimenti il fenomeno si sarebbe già sgonfiato da tempo. Il viaggiatore ha bisogno di rassicurazioni e l’esercente che svolge un buon lavoro non deve temere che la sua struttura possa ricevere giudizi negativi. Una buona accoglienza è il miglior biglietto da visita. Forum “Osservatorio Mezzogiorno”: il punto per la Puglia e il Mezzogiorno Giovanni Vita (2) Il 30 giugno scorso si è tenuto a Bari, nella cornice di Villa Romanazzi Carducci, il Forum “Osservatorio Mezzogiorno”, una iniziativa promossa a partire dal 2006 da The European House – Ambrosetti. L’evento giunto alla sua sesta edizione rappresenta un momento di confronto sulla situazione attuale e prospettica dell’economia pugliese e del mezzogiorno d’Italia. Tra i temi approfonditi nel corso dell’incontro: il ruolo del capitale di rischio per finanziare la crescita del territorio, le prospettive dell’utilizzo dei fondi comunitari nei cicli di programmazione 2007-2013 e 2014-2020, nonché le opportunità offerte dalla Green Economy Chimica Verde. Nel corso del Forum, moderato dal Vice Direttore de “Il Sole 24 Ore” Fabrizio Forquet, sono intervenuti l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Loredana Capone e la Vice Presidente e Assessore alla Qualità del Territorio, Angela Barbanente nonché i rappresentanti delle aziende partner dell’iniziativa (Banca Popolare di Bari, BASF Italia ed Exprivia). La testimonianza internazionale è stata affidata invece al caso di successo del cluster green ECO World Styria in Austria, una realtà all’avanguardia nelle tecnologie sostenibili. I risultati delle analisi effettuate dall’Osservatorio sono stati illustrati da Valerio De Molli e dai componenti del Comitato Scientifico dell’Osservatorio: Innocenzo Cipolletta, Simona Milio e Gianfranco Viesti. Vediamo in sintesi i dati relativi alle imprese che hanno registrato andamenti di
performance migliori in Puglia e nel Mezzogiorno. Obiettivo dell’analisi specifica è stato quello di comprendere quali sono gli effetti della crisi sulle imprese del Mezzogiorno nei diversi settori economici al fine di verificarne l’andamento ed evidenziare i dati delle aziende che hanno registrato performance migliori. In particolare, sono state considerate le imprese del Mezzogiorno con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro, pari a 7.608 unità, nel periodo che va dal 2006 al 2012 (escludendo le imprese artigiane e le società di persone). In tal senso, il campione (dati al 2012) è risultato rappresentativo della realtà economica del Mezzogiorno, con una leggera eccezione per la Calabria dove la presenza delle imprese sotto i 5 mln di euro ne riduce la rappresentatività. Il focus sul manifatturiero evidenzia una buona rappresentatività del campione selezionato. Tutti i settori economici hanno registrato un incremento dei ricavi rispetto al 2006 anche se la marginalità (MOL/Fatturato) ha presentato andamenti in declino. Sono incrementati inoltre i crediti inesigibili verso i clienti e l’indebitamento netto delle imprese. Dal focus sulle imprese appartenenti al settore manifatturiero emergono invece: una forte crescita dei ricavi del comparto Gomma-Plastica e una riduzione della marginalità per tutte le industrie ad eccezione delle bevande (+4%) e della chimica (+57%). Il settore che registra invece andamenti peggiori di marginalità è quello dei Mezzi di trasporto (- 104%). Come già osservato, all’interno del campione considerato (7.609 imprese) è stata condotta una ulteriore focalizzazione per individuare le imprese che hanno rilevato migliori risultati nel periodo in esame. Lo scopo dell’analisi è stato quello di individuare i settori e gli elementi che possono rappresentare dei punti di forza per lo sviluppo del mezzogiorno. Tali imprese sono state distinte in aziende leader e aziende star. In tal senso, i parametri di riferimento presi in considerazione sono indicati nel prospetto seguente. A l t r i p a r a metri di selezione considerati sono: fatturato 2012 pari ad almeno 10 mln di euro; sede legale nelle regioni del Mezzogiorno; forma di società di capitali (SpA e SrL); capitale a maggioranza privato. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati AIDA, 2014 Dall’analisi effettuata si è rilevato non solo che in Puglia è localizzato quasi il 20% delle imprese leader dell’intero Mezzogiorno, ma anche che la Puglia detiene la maggiore incidenza delle stesse (14%).
Si è poi osservato che, quasi il 65% delle imprese leader ha un fatturato compreso tra i 10 e i 25 milioni di euro, e che tra le imprese leader prevalgono i settori tradizionali (commercio 35,8%; Manifatturiero 27,3%). Dall’analisi sulle imprese Star è emerso invece che, nel Mezzogiorno, la Campania è la prima regione come presenza di imprese Star (129 Imprese) seguita dalla Sicilia (79 imprese) e dalla Puglia (66 imprese). I settori maggiormente rappresentati nelle imprese Star sono il Commercio e l’Alimentare. La Puglia risulta la prima regione per imprese Star sul totale regionale mentre la Campania è la prima regione come percentuale di Star su fatturato totale regionale. In particolare per quest’ultima, le imprese Star sono il 4,8% ma incidono per il 16,6% sul fatturato totale regionale, mentre in Puglia l’incidenza delle imprese Star sul fatturato è pari al 14,6%, con una quota di Star sul totale pari al 6%. È stato sottolineato che il sistema economico, dalle analisi effettuate, risulta in sofferenza ma che sta cambiando ed evolvendo in modo rapido e strutturale. In particolare, i fattori comuni rilevati per le imprese Star e Leader e che possono rappresentare dei punti di forza per tutto il sistema produttivo sono stati: – La partecipazione a reti di relazioni con altre imprese e distretti; – Gli investimenti in formazione, ricerca, sviluppo e innovazione; – L’attuazione di processi di internazionalizzazione; – L’attenzione all’innovazione di prodotto; – Lo sviluppo di una cultura manageriale all’interno delle imprese. In conclusione è stato evidenziato che in Puglia e nel Mezzogiorno ci sono imprese che hanno reagito positivamente alla recente crisi ma ancora troppe sono le imprese in situazioni di difficoltà. La Puglia ha evidenziato una dimensione limitata del suo sistema produttivo presentando ad esempio nel confronto con la Campania un numero di imprese Star con un fatturato superiore a 50 mln di Euro inferiore del 50%. Turismo religioso, un viaggio verso il passato! Sarebbe corretto associare al termine turismo il concetto di “gratificazione” dal momento in cui il viaggio è, appunto, ricerca di gratificazione. La ricerca di un luogo che ci rinfranchi dallo stress quotidiano, il recarsi presso una città carica di cultura e di arte o la classica vacanza scaccia pensieri – o almeno l’illusione che ciò possa accadere -. Il più delle volte questa ricerca assume dimensioni estreme in cui forme di gratificazione meno concettuali è più carnali vengono ricercate ed è il caso del cosiddetto turismo sessuale. Ossia quella ricerca di luoghi in cui i costumi sessuali sono contornati, o meglio NON sono contornati, da tabù – giusti o sbagliati che siano – ma culturalmente determinati.
All’altro estremo vi è la ricerca di luoghi cosiddetti “sacri” il cui scopo, al contrario del turismo sessuale, è quello di ripulire corpo e “spirito” mediante penitenza, preghiera e la costruzione di nuovi tabù orientati a creare maggiori sensi di colpa! E’ il cosiddetto turismo religioso in cui altri tabù, molto più potenti della mercificazione del corpo, vengono infranti, ossia la mercificazione del sacro! – Per chi ne attribuisce un valore del genere, ovviamente -. Nei luoghi sacri la circolazione delle immagini che raffigurano la maggiore divinità del luogo è l’elemento centrale dell’economia locale – nulla da ridire – molto ci sarebbe, invece, sull’idea di uscire da questi luoghi purificati e con la convinzione di portare con sé un pezzo di sacralità- e anche qui nulla da ridire- ma il lettore, giustamente, si starà chiedendo, ma allora cosa vuole evidenziare questo scritto? Vuole segnalare che il bagno di sacralità di questi luoghi si trasforma, in realtà, nella totale immersione in una dimensione di irrazionalità! E cosa ci sarebbe di male anche in questo? Tutto! Potremmo rispondere dal momento in cui la ragione e la razionalità sono la massima conquista dell’intelletto umano, quella conquista che ha consentito all’uomo di sopravvivere a malattie gravi, di raggiungere luoghi lontani nello spazio e, addirittura, di leggere questo articolo via web. Una conquista completamente occultata – in questi luoghi – in cui si ha la percezione che essi siano una sorta di anticamera verso una dimensione sovrannaturale dove si trova un contatto privilegiato con il divino, dove le leggi della natura scompaiono (si veda il sole rotante di Medjugorje e le immersioni nella acque gelide che poi si asciugano all’istante a Lourdes) e dove si è davvero convinti che malattie gravi possano sparire all’istante. E ciò che appare paradossale è che il turista religioso accusa la ragione di superbia quando questa mette in discussione la sacralità del luogo. Quella stessa superba ragione che, tramite la scienza tecnologica, ha addirittura permesso al turista (con aereo o treno) di recarsi in quel luogo. Quindi il turismo religioso è quell’azione che spinge un uomo a regredire nel passato all’epoca oscura dell’intelletto, invalidando le conquiste del pensiero umano e mettendo in discussione le fatiche della scienza e di quegli uomini che hanno sacrificato la loro esistenza per meglio comprendere e migliorare quella degli altri. Che ben vengano forme di business orientate a migliorare l’economia di un paese, che ben vengano forme di spiritualità che diano l’idea di un benessere psicologico al turista, ma che siano abbastanza criticabili i concetti di fondo che insultano l’intelligenza dell’uomo e che invalidano le conquiste della ragione. Effettuare un viaggio in un luogo sacro con l’intento di incontrare il sovrannaturale
equivale, dal punto di vista dello scrivente, ad un viaggio indietro nel tempo in epoche buie e irrazionali. Viaggiare 2.0 - Come internet ha cambiato il modo di fare vacanza Jessica Palese (23) … “Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino.” Con queste parole Luis Sepúlveda (http://it.wikipedia.org/wiki/Luis_Sep%C3%BAlveda) ha decantato l’arte del viaggio. Nato per lo scambio di merci, idee, conoscenze e culture, nel corso dei secoli si è trasformato in impresa di conquista e di esplorazione. Nel Novecento il viaggio (http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggio) brand è diventato “trip”, percorso avventuroso di giovani irrequieti che giravano il mondo con pochi soldi in tasca. Solo negli anni ‘60 si è sviluppato il concetto di turismo e il viaggio è diventato villeggiatura o itinerario di intrattenimento. Dagli anni ‘80 in poi, con la crescita del livello medio di istruzione e del reddito pro capite, è emersa la necessità di pianificare il viaggio da soli, scegliendo in autonomia luoghi e servizi. Nel Duemila, con l’avvento di internet hanno iniziato a diffondersi la cultura del fai da te, del low cost e dell’informazione condivisa. Oggi, consigli e suggerimenti passano attraverso i siti, i blog e i social network, alzando barriere di entrata a chi non investe in innovazione di prodotto e di processo. Ormai, ci si affida sempre meno alle agenzie tradizionali e il booking online conquista fette di mercato sempre più importanti. Il viaggiatore non è disposto a rinunciare a personalizzazione, sicurezza e risparmio. Prima di partire per la propria meta si documenta, chiede informazioni, discute nei forum, cerca pareri di altri viaggiatori che indirizzano la domanda verso le destinazioni e le offerte meglio recensite. Anche le community dei social network assumono un ruolo chiave nell’organizzazione dei viaggi perché riescono a comunicare in maniera spontanea ed efficace esperienze gratificanti.
Tra i più autorevoli studi effettuati sui viaggi nell’era digitale, The 2013 Traveler Google (http://www.thinkwithgoogle.com/research-studies/2013-traveler.html) è il report elaborato dal colosso di Mountain View per capire come sia cambiato il modo in cui le persone programmano le loro vacanze o le loro trasferte di lavoro. L’indagine è stata condotta fra 5.000 consumatori americani di età compresa fra i 21 e i 54 anni. Chi viaggia per piacere cerca ispirazione online. il 68% inizia la ricerca online prima di aver scelto la destinazione, il 49% vorrebbe viaggiare più spesso con la propria famiglia e il 42% preferisce servirsi di tablet o smartphone per reperire informazioni. Coloro che viaggiano per lavoro danno priorità ai siti dei brand (http://it.wikipedia.org/wiki/Marca_%28marketing%2 9) che ispirano maggior fiducia, piuttosto che al prezzo e alla convenienza. Sembrano anche prestare più attenzione ai programmi fedeltà proposti da hotel e compagnie aeree. Il canale principale per la scelta della meta resta sempre Internet, ma fra i viaggiatori leisure rimangono importanti i consigli di amici, parenti e colleghi di lavoro. I siti di recensioni online occupano, rispettivamente, la sesta e la settima posizione fra le attività preferite sia dai viaggiatori leisure che business. Internet sembra essere un elemento imprescindibile per la pianificazione del viaggio e il pubblico sempre più esigente richiede un’alta qualità dei servizi offerti sia dai siti di booking che dalle strutture alberghiere. Le community rivestono un ruolo sempre più importante per la condivisione del racconto, arrivando a coinvolgere e conquistare i lettori attraverso l’esperienza emozionale. AGENZIE VIAGGI: DESTINAZIONE 2.0 Ivan Zorico (207) Quando pensiamo alla parola Turismo, così come alla parola vacanza, non possiamo non pensare alla parola viaggio.
Le parole spesso portano con sé un bagaglio di pensieri, significati ed emozioni che rimandano a situazioni, luoghi, sguardi e sensazioni che, neanche a dirsi, ritroviamo anche nella parola viaggio ( e quindi, di riflesso, anche le parole turismo e vacanza). La storia del Viaggio inizia con i pellegrinaggi, passa dal cosiddetto Grand Tour ed arriva a noi attraverso quello che viene definito il turismo di massa (di matrice post-industriale). Dall’età moderna in poi, il viaggio ha rappresentato una forma di conoscenza, di spensieratezza, di evasione (anche dagli schemi tradizionali) e di svago. Nel 2012, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, per la prima volta nella storia, hanno viaggiato (per turismo e vacanze) più di un miliardo di persone. Per molti anni, tutto questo ha avuto come punto di riferimento le agenzie di viaggi che gestivano, guidavano e consigliavano i turisti nella scelta della meta preferita (…si, ma da chi?!). Il turismo, come tanti altri settori economici, è stato profondamente cambiato dalle nuove tecnologie; quelli che erano i punti di snodo di questo enorme flusso di viaggiatori (appunto, le agenzie viaggi) hanno subito una notevole trasformazione ed un altrettanto ridimensionamento a favore delle nuove piattaforme web. Secondo un’inchiesta dell’Economist di qualche settimana fa, il complesso dei marchi registrati nel settore viaggi riferiti ad Expedia è diventato la prima agenzia viaggi al mondo, con circa 40 mld di dollari di prenotazioni on-line. Se leggiamo i dati, riferiti all’anno appena passato, promossi Confesercenti-Swg, quasi il 50% degli italiani ha prenotato le vacanze tramite Internet o telefono, evitando quindi di avvalersi dei servizi dell’agenzia viaggi. Inoltre, nel 2012, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo, solo l’8% di chi ha scelto di passare le vacanze nel nostro stesso Paese è entrato in un’agenzia. La percentuale invece sale al 29%, per coloro che hanno soggiornato all’estero. Il tutto, ovviamente, si ripercuote in una ingente riduzione dei volumi d’affari, stimati in oltre il 2 mld di euro. Le ragioni di questo passaggio (dall’agenzia tradizionale all’on-line) sono molteplici. Indubbiamente, nel corso degli anni con la sempre crescente scolarizzazione, la diffusione delle informazioni e,
soprattutto, con l’avvento di internet, il viaggiatore è profondamente cambiato. È più consapevole, sa quale esperienza vuole vivere e, cosa veramente importante, prenota la sua vacanza quando e dove vuole. I consigli e tutte le informazioni necessarie li può ritrovare nei molti blog e forum presenti in rete. E non si tratta certo di un’esperienza distaccata: quei luoghi virtuali sono pieni di vita reale, di storie e di suggestioni, magnificamente narrati (oltre che da racconti) da immagini e video. Il resto poi è semplice. Basta un click e la tua vacanza è prenotata. Il tempo che prima si spendeva ad andare in agenzia, leggere i vari dépliant e al farsi consigliare (e tante volte anche guidare) una meta turistica vicina ai nostri interessi, ora lo possiamo dedicare per sviluppare un percorso alternativo, magari non pubblicizzato dagli operatori del settore, ma veramente incline ai nostri desideri. Perché per dirla con Hesse: “Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinato a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale delle nostre inclinazioni”. Il ruolo dell’Italia nel Turismo Internazionale Christian Zorico (160) Il 29 aprile 2014 presso l’Auditorium Santa Margherita, Venezia, nella omonima Chiesa sconsacrata dal 1810 (durante il Regno di Italia di Napoleone, oggi sede dell’università Cà Foscari), è stato presentato il lavoro di ricerca e indagine statistica svolto da Banca d’Italia sul Turismo Internazionale, organizzato e commissionato da Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica) e dalla Cà Foscari di Venezia. T u r i s mo Internazionale dell’Italia La 14ma conferenza annuale, “L’Italia e il Turismo internazionale – Risultati e tendenze per incoming e outgoing nel 2013”, è stata l’occasione per scattare una fotografia dell’Italia quale meta turistica internazionale e, contestualmente, porre l’accento sulle abitudini e sui cambiamenti degli italiani che hanno viaggiato all’estero. Il cuore pulsante dell’evento è rappresentato dai dati a disposizione; una delle più grandi indagini
campionarie italiane, commissionata e supervisionata da Banca d’Italia (130.000 interviste face-to- face e 1,5 milioni di operazioni di conteggio all’anno, in oltre 60 punti di frontiera, con circa 200 intervistatori) ha infatti permesso di soddisfare sia le esigenze “macro” della bilancia dei pagamenti, sia gli interessi appartenenti al mondo “micro” fatto di operatori e ricercatori del settore e dei policy maker. S p e s a S t r a n i e r i in Italia Gli importi sono espressi in milioni di Euro. G l i i m p o r t i s o n o espressi in milioni di Euro. Dall’analisi dei dati si evince subito che la bilancia turistica dei pagamenti ha riportato nel 2013 un avanzo di 12.755 milioni di euro a fronte degli 11.543 milioni registrati l’anno precedente (+10,5%). Il saldo positivo è attribuibile sia ad una spesa in Italia dei viaggiatori stranieri in aumento del 3,1% sul 2012, pari a oltre 33 mila milioni di euro, sia ad una contrazione della spesa degli italiani all’estero (-1% ovvero circa 20.300 milioni di euro).
Spesso le fotografie ci rievocano emozioni del passato, ci ricordano esattamente i particolari di un momento passato. Ma restano fotografie, restano istantanee che non possono per definizione seguire il corso degli eventi. E quella che stiamo guardando ora assieme, tra tutte le rappresentazioni che i dati di questa ricerca ci permettono di evidenziare, resta sicuramente quella a più ampio grado di aggregazione. Quello che vorrei provare a fornire, rispetto a quanto approfondito ampiamente durante la conferenza annuale di Venezia, è un po’ di movimento. Ancora un’altra istantanea certo, ma che raccoglie le presenze in Italia dei turisti esteri e degli italiani che hanno viaggiato fuori dai confini nel primo quadrimestre dell’anno. I dati sono aggiornati al 10 luglio 2014 e fanno riferimento a quanto accaduto nei primi 4 mesi del 2014. Una nota positiva, che evidenzia un incremento nella capacità di spesa degli italiani e probabilmente una maggior fiducia nelle prospettive future, è rappresentato dal dato aggregato di spesa pari a 6.019 milioni di euro in aumento del 9,53% rispetto allo stesso periodo del 2013. Contestualmente anche la spesa degli stranieri in visita in Italia è aumenta di circa il 5,25%, per un totale di 7.931 milioni di euro. Pertanto rispetto allo stesso periodo del 2013, la bilancia dei pagamenti turistica ha visto una leggera contrazione (dai 2.040 milioni di euro di saldo netto positivo, si è scesi a circa 1.911 milioni di euro). L’Italia occupa nelle classifiche del 2013, il 5° posto come numeri di arrivi internazionali e il 6° come introiti, sostanzialmente dietro (USA, Spagna, Francia, Cina e Macau). Una sfida importante è quella di “rubare” quote di mercato agli altri Paesi, ma un potenziale enorme è quello del benessere espresso dalla capacità di spesa degli stessi italiani. Convincere loro, (almeno per motivi turistici) che il Bel Paese può e deve rappresentare un’emozione da riscoprire. Mentre scrivo queste ultime righe dell’articolo, guardo con soddisfazione una fotografia che racconta il mio ultimo viaggio lungo tutta l’Italia, in moto con la voglia di conoscere il Paese tutto, da italiano all’estero ormai da qualche anno. Editoriale n° 3 - Raffaello Castellano
Rieccoci qua con il terzo numero del nostro mensile. Innanzitutto un ringraziamento, di cuore, ai nostri lettori, che sono in continuo aumento, sia sul sito che sui social, grazie! Siamo felici che i nostri articoli e le nostre interviste stiano stimolando il vostro interesse ed incontrando il vostro gusto. Perché, in fondo, è questo quello che dovrebbe fare il giornalismo (o almeno un buon giornalismo) oltre ad informare: accendere l’interesse, infondere fiducia, stimolare all’approfondimento, ispirare l’azione e promuovere il cambiamento. Già, perché, come disse il filosofo britannico Herbert Spencer (1820 – 1903): “Lo scopo supremo della formazione culturale non è l’erudizione ma l’azione”. La nostra rivista infatti non vuole essere solo uno strumento d’informazione e formazione, ma vuole diventare un incentivo all’azione ed un impulso al cambiamento, cambiamento di cui il nostro Paese ha un disperato bisogno. Questo mese parliamo (e visto che siamo a luglio non poteva essere altrimenti) di Turismo, un argomento che, in Italia, torna prepotentemente all’attenzione dei media soprattutto in due periodi in particolare: una volta all’anno, di solito, con l’inizio della stagione estiva; e ciclicamente ogni volta che si vota, come impegno e argomento principe di quasi tutti i programmi politici tanto a destra quanto a sinistra. Nonostante il dissesto idrogeologico in cui versa il nostro paese, dovuto a politiche edilizie molto “liberali” (tre condoni negli ultimi dieci anni); nonostante il nostro patrimonio storico-archeologico-culturale cada a pezzi (vedi i periodici crolli di Pompei ed i recenti crolli della Galleria Umberto I di Napoli); nonostante infrastrutture inadeguate e trasporti carenti (vedi l’eterno cantiere della Salerno – Reggio Calabria e il piano di riordino del trasporto ferroviario che, tagliando i collegamenti con il sud Italia, sta, di fatto, isolando ancor più il Mezzogiorno dal resto del Paese); nonostante lo scandalo dei prezzi per i turisti “stranieri” nelle città d’arte (una bottiglietta d’acqua a 5,00 €!); nonostante tutto questo, e molto altro, ancora l’Italia resiste! Il Bel Paese rimane una delle mete predilette del turismo internazionale: per i tedeschi, gli americani ed i cinesi siamo, se non proprio la prima, di sicuro la più amata meta turistica. Gran parte di questo successo è dovuto non certo al governo o alla politica, ma a piccole realtà locali come le Associazioni Culturali che promuovono, tra mille difficoltà finanziarie, eventi e spettacoli estivi per animare le città; ad esercenti coraggiosi
come albergatori e ristoratori che, nonostante politiche inadeguate ed un regime fiscale altissimo, continuano ad offrire servizi di eccellenza ad Associazioni di Categoria e Tour Operator che, a dispetto di una burocrazia asfissiante, promuovono pacchetti ed offerte particolarmente vantaggiosi. Insomma l’Italia del turismo, così come quella aerospaziale e sportiva, resiste e talvolta vince grazie non a realtà grandi, consolidate e blasonate, ma grazie a tutte quelle PMI ed Associazioni Culturali, di Categoria e di Promozione Sociale, a quelle realtà piccole e semisconosciute, che caparbiamente e con coraggio, ogni giorno, lottano per tenere aperte le loro attività, promuovere i loro prodotti e/o servizi, inseguire i loro sogni e realizzare i loro progetti. Questo numero di Smart Marketing è dedicato a questi eroi sconosciuti e senza superpoteri che, però, salvano ogni giorno il nostro Paese dalla disfatta e la nostra economia dal collasso. Come sempre ci accompagnerà in questo viaggio il racconto appassionato dei nostri collaboratori: Christian, Luca, Armando, Giovanni, Gianluca e Jessica, cantori infaticabili di un’Italia che, malgrado tutto, funziona. Buona lettura! Raffaello Castellano Editoriale n.3 - Ivan Zorico È ufficiale. Siamo entrati nel mese più caldo dell’anno, ossia quello definito del Solleone. Un periodo nel quale, tipicamente, si stacca dalla routine, ci si rigenera dopo un inverno pieno di impegni e, in definitiva, si va in vacanza. Secondo una recente indagine condotta da Confesercenti-Swg sulle vacanze estive 2014, 64 italiani su 100 andranno in vacanza e spenderanno mediamente circa € 788 a persona. Inoltre, il 39% degli italiani opterà per una vacanza all’estero, prediligendo la Spagna. All’interno dei confini nazionali, la Puglia (con il Salento in testa) è la meta più gettonata tra chi sceglie, appunto, di rimanere in Italia; Puglia che fa quindi segnare il definitivo sorpasso su (in serie) Sicilia, Emilia Romagna e Toscana. In questo numero, pertanto, abbiamo preso spunto proprio dalle vacanze per parlare del settore economico che ne è collegato: il Turismo. Un settore che è stato profondamente influenzato da internet e dall’utilizzo delle nuove
tecnologie. Nello specifico Jessica Palese mostra come il viaggiatore tradizionale si sia trasformato in un turista 2.0, sempre connesso, attivo e ideatore di contenuti. Christian Zorico spiega, in chiave economica, i numeri del Turismo Internazionale. Armando De Vincentiis “disegna” il profilo psicologico del viaggiatore che sceglie destinazioni a carattere religioso. Giovanni Vita traccia un quadro generale del sistema produttivo presente nel Mezzogiorno d’Italia. Luca Battista riporta le implicazioni e le rivoluzioni che la Realtà Aumentata sta mettendo (e sempre più metterà) in atto nel campo turistico. Inoltre, troverete un’analisi sulla crisi delle agenzie viaggi ed una sorta di “macchina del tempo musicale” che vi condurrà proprio laddove i vostri ricordi più belli trovano casa. Ci sarà spazio anche per farsi trasportare in Provenza, a bordo di una macchina da presa. Non mi resta che augurarvi una buona lettura e, ovviamente, delle buone vacanze. Ivan Zorico Realtà Aumentata = Turismo Aumentato Luca Battista (6) T u r i s ti fai da te? “Turisiti fai da te?…ahi, ahi ahii!” Così esclamavano i protagonisti di uno storico spot televisivo, commissionato da una grande compagnia di viaggi, verso turisti improvvisati che puntualmente finivano nei guai per colpa della loro disorganizzazione. Questo poteva essere possibile sino ad un decennio fa, ma con l’avvento del web la cosa è veramente cambiata. Le informazioni utili ad organizzare un viaggio di piccole o medie dimensioni non sono più raggiungibili dalle sole agenzie di viaggio. Ora, ognuno di noi, può trovare e prenotare una camera sul web senza l’aiuto di una agenzia viaggi e contemporaneamente aggiungere commenti sui social generici e di settore, utili ai prossimi fruitori di quel servizio, sulla qualità del servizio e sulla veridicità dei dati trovati inizialmente sulla
pagina promozionale dell’albergo. L’Evoluzione e la diffusione degli strumenti di comunicazione digitali, soprattutto mobile, e la nascita dei social network hanno reso ogni turista un portatore di conoscenza alle finalità della programmazione di un viaggio. Ma il modo con cui tutti noi consumeremo prodotti turistici nei prossimi anni cambierà drasticamente ancora una volta. Questo cambiamento è abbondantemente in atto, ma non ha ancora visto il suo apice. Sarà la diffusione della tecnologia della Realtà Aumentata a mettere in atto questo cambiamento. E sarà lo sviluppo dei contenuti specifici e mirati al miglior utilizzo di questa tecnologia che determineranno il successo di questo sistema di fruizione delle informazioni. In un precedente articolo avevo già accennato al tema della Realtà Aumentata, ma ora vorrei darne una definizione più precisa. La Realtà Aumentata, di cui l’acronimo è AR (Augmented Reality) è la sovrapposizione di molteplici strati informativi come testi, ipertesti, contenuti multimediali, dati geolocalizzati, punti di interesse, modelli 3D, ad un flusso video in tempo reale che acquisisce la realtà che ci circonda. I dispositivi per la Realtà Aumentata sono in fase di sviluppo ma, in verità, noi possiamo già fruire di contenuti AR attraverso device mobile di ultima generazione. La sovrapposizione degli elementi virtuali, alla visione normale della realtà, permetterà di avere una visione del mondo in cui le informazioni saranno reperibili in prossimità dei luoghi e degli oggetti di interesse e non ricercabili per mezzo di parole chiave. Per accedere a contenuti informativi forniti dalla Realtà Aumentata bisogna avere dispositivi forniti di GPS, magnetometro, videocamera, accelerometro, e connessione internet. Si utilizzano browser specifici, scaricabili gratuitamente dalla rete, per visualizzare i contenuti sovrapposti alle immagini acquisite dalla videocamera. I contenuti possono essere geolocalizzati, collegati ad un marker simile o identico ad un QR – code o collegati alle forme degli oggetti reali che il software riconosce per mezzo di un’analisi grafica dell’immagine. E s e m p i o di contenuti AR applicati ad un depliant. Progetto sviluppato dalla azienda italiana EXPERENTI Attualmente il browser più diffuso è Layar 3D, ma Google attende la commercializzazione dei suoi Glass per sferrare il colpo più duro nel mercato della Realtà Aumentata. Questo sistema permetterà
così di acquisire informazioni sul posto, semplicemente guardando la realtà attraverso il display di un telefonino, di un tablet o ancora meglio attraverso degli occhiali speciali. L’ evoluzione e diffusione dei contenuti AR rivoluzioneranno il modo di fare turismo. Ci basterà partire per una meta qualsiasi e dare una sbirciatina ogni tanto sul nostro display mobile per scoprire, durante il nostro viaggio improvvisato, offerte di ogni tipo, alberghi, ristoranti, musei, mezzi di trasporto, informazioni turistiche di ogni genere e altro ancora, indicati con puntatori o semplici fumetti nel punto in cui stiamo mirando la nostra videocamera. E come se le innumerevoli informazioni reperibili nel web si riposizionassero nel nostro spazio reale. Lo spazio è così “taggato” da una infinità di informazioni che lo rendono chiaro anche a chi non lo conosce. Le aziende e le amministrazioni che per prime e nel modo migliore costruiranno autostrade di contenuti AR potranno aggiudicarsi il maggior numero di “turisti fai da te” dell’ultima generazione; turisti fintamente improvvisati. L’era della Realtà Aumentata è appena cominciata, in campo di applicazioni, servizi e contenuti il meglio deve ancora venire. Anche in questo caso, il primo che arriva … vince. SMART MARKETING N°2 (PDF) - Lo Sport, un business di rilevante valore economico
B o x C o l o p h o n n . 2 – S m a r t M a r keting Mensile di Marketing, Comunicazione e Social Media – Anno 2 – N°2 The Best - Il Libro Raffaello Castellano (218)
Genio e sregolatezza: se mai vi fu nello sport un campione che incarnò appieno questo assioma, sicuramente questo fu il calciatore nordirlandese George Best, soprannominato “il quinto Beatle”. Passato alla storia per il suo ruolo di attaccante del Manchester United, dove giocò dal 1963 al 1974, era stato tesserato all’età di 15 anni e nel 1968 vinse il Pallone d’oro. Nei primi cinque anni con il Manchester United vinse una Coppa d’Inghilterra, due campionati ed una Coppa dei Campioni. Nella stagione 1971 -1972, pur con la squadra che si fermò all’ottavo posto, Best vinse sia il titolo di capocannoniere che quello di assist man. Ma ciò che lo rese davvero leggendario non fu solo la sua carriera sportiva, ma il fatto che diventò il primo calciatore al mondo a concentrare su di sè l’attenzione dei media per la sua “particolare” condotta di vita, fatta di festini, belle donne, auto sportive e soprattutto alcol. Per capire quanto questo campione sia stato un’autentica pop star basta andare a Belfast, dove nacque nel 1946. Per farlo, quasi certamente atterrerete al George Best Airport (sì, avete letto bene), unico caso al mondo di un aeroporto dedicato ad un calciatore, e, parlando con qualche irlandese, non necessariamente un tifoso sfegatato, potrete sentire il famoso motto: “Maradona good, Pelé better, George Best” (Maradona buono, Pelè meglio, George migliore). Ma, a parte le grandi vittorie sportive, il vero compagno di vita di Best fu la sua dipendenza dall’alcol. Nel 2002, all’età di 56 anni, fu ricoverato per una gravissima crisi epatica e subì un trapianto di fegato; appena dimesso dall’ospedale, ricominciò a bere e morì tre anni dopo, il 23 novembre del 2005.
Georg Best bene incarnò lo spirito ambivalente di quegli anni, sospeso fra la Swinging London e l’amara realtà nordirlandese, tra feste nei pub e processi nei tribunali, fra il successo e la bancarotta, fra l’amore dei tifosi e la prigione, fra il talento sportivo e la cirrosi epatica; fu in tutto e per tutto un figlio del suo tempo. Famosa resta, fra le tante, la frase: “Ho speso molti soldi in alcol, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato”. Nel 2013 Baldini e Castoldi ha ripubblicato, in versione economica, il libro “The Best” (294 pp. 10,90 €), l’autobiografia scritta dallo stesso George Best per raccontare la sua vita e la sua carriera; vale la pena andarlo a leggere o rileggere per conoscere un grande campione e per scoprire quanto sottile sia la linea che divide il successo dalla caduta e dalla sconfitta.
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