TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2021 PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020 1
Ci Muove la Passione Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2021 Segretario Artistico Antonio Marzullo 3
Tosca Musica di Giacomo Puccini Mercoledì 7 luglio ore 21.00 Venerdì 9 luglio ore 21.00 Domenica 11 luglio ore 21.00 Durata spettacolo: I atto 45 minuti circa intervallo 15 minuti circa II atto 40 minuti circa intervallo 15 minuti circa III atto 30 minuti circa 5
Giacomo Puccini (1858 – 1924) Tosca Opera lirica in tre atti Su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma Tosca (1887) di Victorien Sardou Musica di Giacomo Puccini Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900 Editore: Kalmus Orchestra Library Direttore d’Orchestra Daniel Oren Regia e Luci Renzo Giacchieri Maestro del Coro Tiziana Carlini Scene Alfredo Troisi Maestro del coro di voci bianche Silvana Noschese Assistente al Direttore d’Orchestra Gaetano Soliman Assistente alla regia Ermeneziano Lambiase Floria Tosca Maria Josè Siri Mario Cavaradossi Fabio Sartori (7 luglio) Azer Zada (9-11 luglio) Il Barone Scarpia Roberto Frontali Cesare Angelotti Carlo Striuli Sagrestano Angelo Nardinocchi Spoletta Francesco Pittari Sciarrone Maurizio Bove Un carceriere Massimo Rizzi Un pastore Sabrina Pisapia, Maria Concetta Casciano ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno Direttore musicale di palcoscenico Direttore di Scena Maurizio Iaccarino Ermeneziano Lambiase 7
Giacomo Puccini Giappone. Nato a Lucca il 22 dicembre 1858, La sua fama era ben salda ormai Giacomo fu il sesto dei nove figli, nell’empireo dei compositori acclamati da molte generazioni i Puccini erano in tutto il mondo. Con le opere sopra maestri di cappella del Duomo di Lucca citate, indimenticabili per qualità e Giacomo, perduto il padre all’età di melodica, intensità drammatica e cinque anni, frequentò il conservatorio preziosismo sonoro, il compositore di Milano dal 1880 al 1883 sotto la arrivò ad essere ben presto ad essere guida d’Amilcare Ponchielli. addirittura additato come l’erede di Fu proprio a Milano che ottenne la Verdi. fama di “sinfonista” per l’ispirazione L’opera successiva, “La Fanciulla del wagneriana delle proprie composizioni West”, fu scritta per il Metropolitan di ,ed ebbe modo grazie all’attività del New York, dove venne rappresentata Teatro alla Scala e delle edizioni nel 1910 per la prima volta. Seguirono musicali Ricordi, d’intraprendere la l’operetta “La rondine” e gli atti unici carriera di operista. Le prime due opere, “Il tabarro”, “Suor Angelica”, “Gianni “Le Willis” (1884) e “Edgar” (1889), su Schicchi”, raccolti sotto il titolo di libretto di Franco Fontana, non ebbero “Trittico” nel 1918 . particolare fortuna. Negli ultimi anni di vita, il compositore L’investimento di Ricordi è ripagato si dedicò alla “Turandot”, rimasta solo con “Manon Lescaut “(Torino, 1 incompiuta per la morte sopraggiunta febbraio 1893), con la quale la gerarchia nel 1924 a causa di un tumore alla gola, dell’opera italiana viene ridisegnata. e, in seguito, terminata da Franco Alfano Lasciato il librettista Fontana, Puccini, sulla base degli appunti di Puccini. con Illica e Giacosa, si avvicina per fascino e successo al ben noto dittico Verdi Boito. Nel 1896 “La Bohème”, opera di taglio verista, con personaggi tratti dalla realtà quotidiana è un esempio di sintesi drammaturgica, strutturata in 4 quadri di fulminea rapidità, fu presentata al Teatro Regio di Torino con la direzione d’Arturo Toscanini. Nel 1900 segue “Tosca”, melodramma storico a tinte forti, mentre nel 1904 con “Madama Butterfly”(basata su un dramma di David Belasco) - ancora su libretto di Giuseppe Giacosa - tornò al personaggio della fanciulla innamorata ed infelice, destinata ad una triste destino a causa della propria ingenuità, nell’ambientazione esotica del 9
“Tosca”, un dramma d’azione in musica. fu Illica, mentre a Giacosa, tutto sommato di Rosanna Di Giuseppe abbastanza estraneo per indole ai toni accesi del dramma, spettò il ruolo di versificarlo. “[…] Il guaio forse più grave sta in ciò, che la Il libretto, come fa notare Fedele parte, dirò così meccanica, cioè il congegno D’Amico,“riuscì un capolavoro di dei fatti che formano l’intreccio, ha troppa sapienza drammaturgica” per concezione e prevalenza a scapito della poesia. È un dramma concentrazione estreme. Al solito Puccini nei di grossi fatti emozionali, senza poesia. […]” consigli dati ai suoi librettisti rivelò il suo acume (Lettera di G. Giacosa a Giulio Ricordi del e la propria consapevolezza artistica, ricercando 23 agosto 1896). Era una delle obiezioni che anche i consigli di altri collaboratori per una il librettista Giuseppe Giacosa, uno dei due precisa ricostruzione dell’ambiente romano:don assieme a Luigi Illica, incaricati della stesura Pietro Panichelli gli fornì l’esatta intonazione del libretto di Tosca, esprimeva riguardo alla della campana grande di S.Pietro (mi grave) e scelta del soggetto, individuando allo stesso gli inviò il ‘cantus firmus’ del “Te Deum” in tempo con molta precisione determinate uso nella liturgia romana; il poeta dialettale caratteristiche del dramma.Tra queste, proprio Luigi Zanazzo scrisse per lui lo stornello in l’intreccio stringente, tipico del “romanzo romanesco da far cantare all’inizio del terzo atto. passionale-erotico-avventuroso” e in particolare La composizione di Tosca iniziata nel gennaio il meccanismo spettacolare avevano interessato del 1898 fu completata il 29 settembre 1899. Puccini, oltre evidentemente la possibilità di Una divergenza con Giulio Ricordi nacque a porre in primo piano il tema dell’amore sensuale proposito del terzo atto che quest’ultimo trovava da sempre centrale nel suo teatro. “privo di ispirazione” con quel duetto tra Tratto ancora una volta dalla drammaturgia Tosca e Cavaradossi, giudicato frammentario, francese, il soggetto di questo terzo grande e la melodia cantata da Cavaradossi “Amaro successo pucciniano seguito a Manon Lescaut sol per te m’era il morir” giudicata più adatta e a La Bohème, poneva a Puccini problemi ad una contadina tirolese. Puccini tuttavia, fu drammaturgico musicali nuovi, basandosi non deciso a respingere le critiche non del tutto tanto su situazioni di tipo lirico e poetico, bensì infondate di Ricordi, evidentemente convinto su un dramma d’azione. La fonte è il dramma della grande suggestione di momenti di alto La Tosca, del 1887, di Victorien Sardou, un livello poetico di quell’atto, come l’atmosfera autore d’appendice che enfatizzava i colpi di iniziale dell’alba su cui si staglia il canto del scena e gli “effetti senza causa” comuni anche pastore in lontananza o il lirico e struggente “E alle opere degli esponenti della Giovine Scuola lucean le stelle” di Cavaradossi che lo segue italiana, non a caso Puccini per quest’opera e inoltre argomentando, a proposito della sembrò compiere per alcuni aspetti una virata frammentarietà del duetto, che quella situazione verso il verismo. Egli aveva avuto occasione in cui si incontrano i due protagonisti, non di vedere in scena il dramma di Sardou ai poteva essere “uniforme e tranquilla, come in Filodrammatici di Milano interpretato da Sarah altre confabulazioni d’amore. Ritorna sempre la Bernhardt, l’attrice per cui era stato scritto, e preoccupazione di Tosca [… ]” su quella che lei ne era rimasto entusiasta. Fin dal 1889 aveva crede la fucilazione simulata. (Lettera a Ricordi chiesto a Giulio Ricordi i diritti di riduzione del dell’11 ott.1899). dramma, ma in realtà fu poi prima Franchetti La prima rappresentazione avvenne al Costanzi a stipulare con Ricordi un contratto per Tosca di Roma, proprio in omaggio all’ambientazione avendo come librettista Luigi Illica, mentre romana della vicenda. Primi interpreti: Puccini era impegnato nella Manon e nella Ericlea Darclée (Floria Tosca), Emilio De successiva Bohème. Nel 1895 quando questi Marchi (Cavaradossi), Eugenio Giraldoni stava ormai per ultimare la Bohème, riprese (Scarpia), Ettore Borelli (Sagrestano). Direttore ad interessarsene, tanto che Ricordi convinse d’orchestra fu Leopoldo Mugnone. Tito Ricordi, Franchetti a rinunciare all’opera per affidarla figlio di Giulio si occupò di persona della messa a Puccini. Sulla base della ‘tela’ già elaborata in scena, avendo portato con sé da Milano lo per Franchetti il libretto fu portato a termine ad scenografo Hohenstein. opera di Illica e Giacosa, non senza i consueti Il successo intramontabile di Tosca, che continua interventi di Puccini. L’azione del dramma di ad essere una delle opere più rappresentate al Sardou in cinque atti venne abilmente contratta mondo, è legato agli indimenticabili momenti in tre, non senza qualche incongruenza in alcuni di grande teatro che la percorrono da cima a snodi drammatici. Come al solito, responsabile fondo. La riduzione dei personaggi dai ventitré della struttura drammaturgica del libretto del dramma di Sardou ai nove dell’opera, consentiva a Puccini di porre fortemente 11
in risalto i tre personaggi principali e di scena, quindi entra, al suono di una melodia caratterizzare gli altri, in modo particolare in mi bemolle affidata al flauto e doppiata dal il sagrestano e Spoletta. Tutti i personaggi violoncello un’ottava sotto, che diventerà il suo sono dotati di leitmotive precisi. La fedele leitmotiv nei successivi sviluppi drammatici. ricostruzione storica e realistica dell’ambiente e Ella rivela ben presto musicalmente i suoi tratti del periodo storico immediatamente precedente psicologici, la gelosia e l’indole appassionata la battaglia di Marengo, esplicitamente citata espressa sensualmente nello squarcio melodico nel secondo atto, che consentiva a Puccini del duetto centrale, in cui invita il pittore a di aderire in qualche modo alle tendenze più raggiungerla nel loro nido d’amore quella sera aggiornate della musica operistica attuale, era dopo la sua esibizione davanti alla regina. È un pur sempre trasfigurata dal carattere simbolico duetto in cui l’azione non si ferma, in quanto è della musica che supera i tratti volgari del testo abilmente portata avanti inframmezzando dei di Sardou. Puccini crea una musica fortemente recitativi. Al Sagrestano Puccini riserva degli attinente alle situazioni drammatiche sia a accenti umoristici e leggeri, caratterizzandolo livello profondo che sul semplice piano della con un tema burlesco, sincopato, addirittura descrizione del movimento scenico. Nel primo prescrivendo in partitura un tic nervoso atto egli delinea i tre personaggi principali. È del personaggio cui si aggiunge una lieve Scarpia quello musicalmente predominante balbuzie, simulata musicalmente.Va rilevato in quanto motore del dramma, per lui Puccini in quest’atto un procedere musicale affatto scrive la prima grande parte per una voce bassa moderno, che aderisce al succedersi quasi maschile. Il suo peso drammatico è segnato da reale degli avvenimenti, laddove ogni azione quei tre accordi a piena orchestra che aprono viene interrotta bruscamente dalla seguente, l’opera con una sottolineatura degli ottoni che per arrivare al momento clou dell’intero colgono in maniera semplice ma efficace la atto, quella magistrale e spettacolarissima ferocia del personaggio e ci introducono in sovrapposizione del Te Deum con il diabolico medias res senza l’introduzione orchestrale. piano di Scarpia. Questi era entrato in chiesa Essi risuonano molto prima dell’effettiva entrata con grande effetto scenico, sui tre terribili di Scarpia in scena, stabilendo nell’iniziale accordi del suo tema, nel bel mezzo della ambientazione della chiesa di Sant’Andrea riunione gioiosa di allievi, chierici e confratelli della Valle un’immediata relazione fra religione convenuti per festeggiare la notizia portata e potere (Girardi). Tra il primo e il terzo dal sagrestano della presunta vittoria di Mélas accordo vi è un intervallo di quinta diminuita, su Bonaparte. Egli è caratterizzato nell’arco il tritono, famoso diabolus in musica che mai dell’intera opera da tutta una gamma di timbri come in questo caso possiede tutta la sua forza strumentali: il registro basso di archi e legni nei metaforica e rappresentativa. Cavaradossi, che momenti più quieti, ottoni e percussioni in quelli forse è il meno caratterizzato musicalmente drammatici e inoltre una costante presenza dei tra i due grandi protagonisti che sono in realtà contrabbassi. Grandiosa la caratterizzazione del Tosca e Scarpia, (spesso non fa che ripetere o personaggio presentato nel suo fare poliziesco, riprendere gli appassionati motivi di Tosca), ci e nella subdola ideazione delle trappole per viene presentato nell’aria “Recondita armonia”, raggiungere i suoi perversi scopi di potere. di andamento lento e dolcemente fluente, Con tocco geniale Puccini intreccia le mire di quindi nel suo aspetto sensuale, laddove ai lui ed il suo surriscaldato pensare ad alta voce: due flauti che procedono per quinte e quarte parallele spetta il compito di connotare espresso in una sinuosa melodia cromatica su impressionisticamente la contemplazione del triadi aumentate, con il crescere delle preghiere quadro che l’artista sta dipingendo, confrontando e dei canti del popolo guidato dal vescovo che la bellezza della donna ritratta con quella ha raggiunto l’altare maggiore, fino a culminare della sua Tosca. Ma ben presto emerge anche in quel solenne Te Deum che conclude l’atto. il dato eroico del personaggio, con l’avvento Nel parossismo religioso addirittura Scarpia dell’amico Angelotti cui egli manifesta la sua si inginocchia, in una scena da brivido, solidarietà e il suo appoggio. Questi, in quanto sommamente blasfema, in cui la corruzione e fuggitivo, era già stato presentato nella puntuale il male diventano tangibili. Nella sottolineatura descrizione musicale realizzata da Puccni, nelle della cifra sadica della perversa indole di Scarpia azioni convulse che egli compie al suo ingresso riscopriamo inoltre un aspetto della modernità di in chiesa, in una delle svariate pantomime che Puccini aderente al gusto decadente fin de siècle caratterizzano l’opera. Tosca, come quasi tutte che esasperava, sulla scia del romanticismo, le eroine pucciniane, è annunciata già prima del l’irrazionale dell’uomo, ormai configurato come suo apparire, la sua voce si ode dal di fuori della bruttezza e patologia (Mosco Carner). 12
Gettati i germi dell’intera vicenda e filosofia di vita di Puccini. Il “muoio disperato” caratterizzati a tutto tondo i personaggi, il che conclude il brano, suggerito da lui stesso secondo atto procede veloce, è quasi tutta ai suoi librettisti, è un rimpianto struggente per azione, si susseguono la tortura e l’assassinio, la fine della vita in quanto fine degli amori con con un’abile e suggestiva evocazione di luoghi Tosca considerati proprio da un punto di vista dentro e fuori la scena. Nella camera di Scarpia carnale. L’ultimo momento d’azione è la finta- al piano superiore di palazzo Farnese, si ascolta vera fucilazione di Cavaradossi, che suggerisce attraverso un’ampia finestra la Cantata di all’autore una inesorabile marcia al patibolo di Tosca che arriva dal piano inferiore, dove la grande effetto, cui segue il gesto disperato di Regina Maria Carolina sta dando una grande Tosca, fino all’ultimo indomita e grande rispetto festa per la vittoria di Mélas. Così come anche al suo antagonista, il pensiero finale è per lui, da fuori scena, la stanza attigua a quella dove Scarpia: . È il suo Scarpia incontra Tosca, ascolteremo le urla ultimo grido prima di precipitare dagli spalti di e i rumori della tortura cui viene sottoposto Castel Sant’Angelo. Cavaradossi. Di grande efficacia scenica e Tosca è veramente un’opera che va verso la musicale è il sovrapporsi, all’inizio dell’atto, modernità, per lo stile fratto, che segue un ritmo dell’interrogatorio che Scarpia rivolge a narrativo realistico, per il percorso musicale Cavaradossi con il canto di Tosca che gli giunge discontinuo, ricco di svolte improvvise, per il da fuori, facendolo sussultare dall’emozione. nuovo modo di cantare che rompe la stroficità Tutto si svolge secondo una tensione incalzante, e la rotondità melodica, sulla scia dell’ultimo quasi in uno stile cinematografico da thriller Verdi, ferma restando l’ampia espansione lirica psicologico, finché verso la fine dell’atto Tosca, che si traduce in arie e duetti ormai aperti, posta ormai con le spalle al muro, si scioglie in vale a dire quasi mai rispettosi della rigida quel “Vissi d’arte”, il suo unico pezzo a solo, concezione del “pezzo chiuso”. Per il resto la che è l’aria più famosa dell’opera, o meglio melodia è molto più frequentemente affidata un lamento. Puccini fu in dubbio sul collocare all’orchestra che interviene con “accordi tale brano lirico in quell’acme di concitazione taglienti, quasi cupi, pre-espressionistici, drammatica in cui la pressione e il ricatto lacerati e disgregati” (G. Tarozzi). Frequenti di Scarpia sono giunti ormai all’estremo. sono le dinamiche brusche: con tutta forza, La preoccupazione era che potesse fermare con violenza, ruvido e il prevalere di sonorità l’azione, ma in realtà, collocato in quel punto, in fortissimo mentre la voce si esprime con un subito dopo aver udito il rullo di tamburi che “declamato” o un “recitar cantando” che sfiora annuncia l’esecuzione dei condannati a morte, in più casi il parlato. Le armonie procedono al termine dell’impetuoso succedersi delle scene utilizzando procedimenti cromatici, successioni di violenza, il brano acquista una grande verità di accordi di quarta,“ grandi ritardi di intervalli e valenza psicologica. Poi tutto precipita, fino dissocianti”, uso della scala per toni interi al tragico e plateale assassinio di Scarpia con la per Scarpia. C’è uno stile che rivela la crisi di pantomima che ne segue, ripresa puntualmente un’epoca e la sua appartenenza al decadentismo da Sardou, in cui Tosca sistema le candele con la volontà di trasformare, di rompere il accanto all’esanime corpo dell’ucciso dopo aver mezzo espressivo, si pensi a quanto accadeva posto il crocifisso sul suo petto, suggellando la in poesia, qualcuno ha citato certo Pascoli con i teatralissima frase voluta da Puccini al culmine suoi versi “ansiosi”, “rotti”, “ritmati da pause”. di questo climax “E davanti a lui tremava tutta Anche la ritmica è variata e protagonista, in Roma”, intonata su di unica nota ribattuta. alcuni casi ossessiva (con un uso consistente Il terzo atto è quello che lascia più spazio delle percussioni) e sicuramente perfettamente alla nostalgia e al lirismo. Si apre sull’alba legata al ritmo drammatico in una rivoluzione romana, introdotta da quattro corni all’unisono, che Puccini compie dall’interno del linguaggio con lo scampanio delle chiese di Roma e lo melodrammatico. Questa ricerca espressiva stornello romanesco del ragazzo fuori scena su andava di pari passo con dei temi ormai una melodia di stile arcaico evocante il modo novecenteschi, il sesso, l’erotismo, l’ambiguità lidio, ma non manca dopo l’esposizione del dei confini tra bene e male, i “mostri” cui, tema, un risuonare dei tre accordi di Scarpia, citando il D’Amico, “il Novecento musicale come a dire che anche da morto egli continua guardò sempre più volentieri”, ricordando a tal ad esercitare il suo potere malefico. L’atto è proposito Salomé, Elektra, Wozzek. Non a caso costruito soprattutto con materiale musicale di musicisti del calibro di Berg, Schönberg o Ravel reminiscenza, secondo una tecnica prediletta dal apprezzarono e studiarono a fondo la partitura compositore. Il momento culminante è quel “E riconoscendovi prima di tutto una lezione di lucean le stelle” del tenore che racchiude tutta la grande teatro in musica. 13
Tosca e la sua inesauribile vitalità di Napoli (cantata secondo atto - interno). Note di regia di Renzo Giacchieri Ciò spiega la predilezione che per Tosca hanno sempre avuto maggiori artiste Quei tre accordi iniziali mi fanno sempre liriche: non c’è soprano sensibile al fascino venire i brividi. Questo l’impatto col dei grandi ruoli che non aspiri, prima o capolavoro pucciniano che da più di cento poi, a misurarsi con l’eroina pucciniana, anni esaurisce i Teatri dove si rappresenta. impegno complesso non solo per dover Molteplici i motivi, alcuni dei quali essere insieme cantante e artista. Accanto cercheremo di fare emergere in queste ai brani propriamente lirici, alle effusioni poche righe. Dal taglio drammaturgico amorose, all’accorata intensità del “vissi perfetto (il susseguirsi impeccabile d’arte”, Floria affronta momenti di grande degli eventi), alla scultorea evidenza forza “…è un’ opera che richiede una dei personaggi (artisti tutti e tre: attrice donna ultra drammatica”, scrive Puccini – cantante Floria Tosca, pittore Mario nel febbraio 1901. Aprendo l’opera con il Cavaradossi, estensore di lugubri trame il tema che lo ritrae, il Maestro lucchese ci Barone Vitellio Scarpia) alle innovazioni mette dinnanzi un Vitellio Scarpia: uomo timbriche e impetuose melodie spesso sì credente e lacerato dalle tentazioni della diatoniche. Prima di tutto perché Puccini carne, ma soprattutto arrogante che gode ha trasformato in materia credibile il falso del terrore che incute agli altri, in cui la teatrale di Sardou, adottando sentimenti e componente sadica irrora di luci diaboliche passioni individuati nella vicenda - amore, nel suo perverso erotismo. Nello svolgersi gelosia, erotismo, angoscia, terrore, del melodramma, Scarpia emerge come brutalità, sadismo, e servendosene per un “artista del male”, anche perché egli delineare musicalmente alcuni tra i più agisce senza che gli sia contrapposto un rilevanti personaggi del suo Teatro, “valore morale”, antitesi del demonismo. che agiscono nella Roma dei primi dell’ Non è certo l’amore tra Floria e Mario ottocento, che però non è solo lo sfondo ad avere in sé un tale valore: conosce delle azioni dei protagonisti, languori e tenerezze, ma è palpito fisico, ma contribuisce a motivare la loro scelta in ardore sensuale. Voltairiano (così definito una perfetta unità di azione, tempo e luogo. dal Sagrestano e poi ripetuto da Scarpia) La vicenda dura poco più di sedici ore, a e Giacobino che dipinge sante peccatrici partire dall’Angelus recitato dal Sagrestano ridenti nella chiesa, Caravadossi è più un fino all’ “ora quarta” fissata da Scarpia per personaggio (come scrive Mario Morini) l’ultimo incontro tra Cavaradossi e la sua da “Vie da Bohème” che non quel “valore amante; i luoghi (S. Andrea della Valle, morale” da contrapporre a Scarpia. Tutt’al Palazzo Farnese, Castel Sant’Angelo) più egli è un contrasto al carattere clericale distano tra loro realmente poche centinaia che costituisce il sostrato della vicenda di metri. Floria Tosca è donna esuberante ed estrinseca quel credo, diciamo così, e appassionata, gelosa e irriflessiva; ha in liberatorio e illuministico che lo unisce sé le grandi qualità di una donna di fede al vero rivoluzionario Angelotti (vittoria, di estrazione popolare (ah, quel domestico vittoria! Urlato in faccia al Barone alla “Mario, Mario, Mario” che precede il notizia della sconfitta di Melas a Marengo suo apparire in scena!) che ha momenti il 14 giugno 1800). Dei tre, forse quello di grande orgoglio e di dirompente di Caravadossi è il personaggio meno personalità. È l’artista, la cantante del “monumentale” (eppure… eppure se momento: difatti recita davanti alla Regina quel disperato canto alle stelle e alla vita 14
del terzo atto, che è nel DNA di tutti noi, che hanno fatto più impressione defatti, fijo malauguratamente non fosse interpretato in mio, quali sò stati? Tre: Campane, Te Deum modo da trafiggere il cuore degli spettatori, e Pricissione!” Puccini proseguì fedelmente addio successo della rappresentazione!). La l’intento di rappresentare una realtà, dei verosimiglianza stimola la partecipazione personaggi, dell’ambiente mettendo la dello spettatore, e se “le opere d’arte sono musica al servizio del dramma e nel farlo anche strumenti per interpretare la realtà”, aggiornò il proprio linguaggio musicale. non si può negare a Tosca il primato di aver E noi, con questa di Tosca, abbiamo saputo rappresentare l’autentico spirito di cercato con umiltà di dare, poco o tanto Roma, il cui ritratto non fu, forse, causa che sia, tutto il nostro sapere nell’ intento trascurabile delle contestazioni e dei tumulti di far risaltare, senza inutili stravolgimenti scoppiati durante la prima assoluta (Roma, o ambiziose attualizzazioni, Teatro Costanzi 14 gennaio 1900) ma ciò esclusivamente la verità che il genio di non valse a limitare il successo dell’ opera Lucca ci ha lasciato in questa Partitura; che nel corso delle repliche si affermò con in questa particolare edizione, che ci inesauribile vitalità: la stessa che mantiene vede ospiti en plein air al Teatro Ghirelli, ancora oggi. Il 21 gennaio 1900, sul foglio siamo certi che l’affascinante cornice “La vera Roma” apparve un sonetto d’autore intorno a noi e il cielo stellato sopra anonimo: “Puccini, che è n’artista, un bon di noi renderanno ancora più poetica e amico pè vede tutti quanti entusiasmati, ha suggestiva la messinscena. dovuto ricorre ar tempo antico! Sti pezzi Bozzetto di scena (Atto 3) 15
ARGOMENTO ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire (“Tre sbirri, L’azione si svolge a Roma, nel 1800, nell’atmosfera una carrozza, presto...”). Mentre Scarpia pregusta tesa che segue l’eco degli avvenimenti rivoluzionari la sua doppia rivalsa su Cavaradossi - ucciderlo e in Francia, e la caduta della prima Repubblica prendergli la donna - comincia ad affluire gente in Romana. Chiesa per inneggiare alla vittoria e a cantare il “Te Deum”. ATTO PRIMO Angelotti (basso), bonapartista ed ex console della ATTO SECONDO Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta Castel Sant’Angelo e cerca rifugio nella chiesa svolgendo una grande festa alla presenza del Re e di Sant’Andrea della Valle, dove sua sorella, della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta travestimento femminile che gli permetterà di consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri passare inosservato. La donna è stata ritratta, senza sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario arrestato. Questi, interrogato, si rifiuta di rivelare a Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa Scarpia il nascondiglio di Angelotti e viene quindi un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde nella condotto in una stanza dove viene torturato. cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando Tosca, che poco prima aveva cantato alla festa (“...e sempre lava...”), mette in ordine gli attrezzi al piano superiore, viene convocata da Scarpia, del pittore che di lì a poco sopraggiunge per il quale fa in modo che ella possa udire le urla di continuare a lavorare al suo dipinto (“Recondita Mario. Stremata dalle grida del suo amato, Tosca armonia...”). Il sagrestano finalmente si congeda rivela a Scarpia il nascondiglio dell’evaso: il pozzo e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, che conosce da tempo e di cui condivide la fede condotto alla presenza di Scarpia, apprende del politica. I due stanno preparando il piano di tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. fuga ma l’arrivo di Tosca (soprano), l’amante di Proprio in quel momento arriva un messo ad Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di annunciare che la notizia della vittoria delle nuovo nella cappella. Tosca espone a Mario il suo truppe austriache era falsa, e che invece è stato progetto amoroso per quella sera (“Non la sospiri Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. la nostra casetta...”). Poi, riconoscendo la marchesa A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a morte, facendolo condurre via. Disperata (“Vissi fatica (“Qual’occhio al mondo...”), riesce a calmarla d’arte, vissi d’amore”), Tosca promette di donarsi e a congedarla. Angelotti esce dal nascondiglio a Scarpia se egli acconsentirà a liberare Mario. e riprende il dialogo con Mario, che gli offre Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. d’intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto simulata e i fucili caricati a salve. Mentre, infine, da Castel Sant’Angelo; Cavaradossi decide allora sta consegnandole il salvacondotto che permetterà di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Tosca gli e portano con loro il travestimento femminile, si avventa contro e lo accoltella. Tosca prende il dimenticando però il ventaglio nella cappella. La salvacondotto, e poi, pentitasi per ciò che ha fatto, falsa notizia della vittoria delle truppe austriache religiosamente pone due candelabri accanto a un su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia crocifisso sul corpo di Scarpia e se ne va. nel sagrestano, che invita l’indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il “Te Deum” di ATTO TERZO ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge È l’alba. In lontananza un giovane pastore canta con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), una malinconica canzone in romanesco. Sui capo della polizia papalina che, sulle tracce di bastioni di Castel Sant’Angelo, Mario è ormai Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch’egli pronto a morire e inizia a scrivere un’ultima lettera bonapartista. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo d’amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non e poter quindi scovare Angelotti, egli cerca di riesce a terminarla (“E lucevan le stelle”). La donna coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere l’amante che il programma era sfumato in quanto stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione per festeggiare l’avvenimento militare (“Ed io simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere venivo a lui tutta dogliosa...”). Scarpia suscita bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno dimenticato nella cappella degli Attavanti. La trovato il cadavere di Scarpia, si getta dagli spalti donna, credendo in un furtivo incontro di Mario del castello. con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che 16
Il Libretto TOSCA Opera in tre atti libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma di Victorien Sardou musica di GIACOMO PUCCINI Prima rappresentazione assoluta Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900 PERSONAGGI FLORIA TOSCA Soprano celebre cantante MARIO CAVARADOSSI Tenore pittore IL BARONE SCARPIA Baritono capo della polizia CESARE ANGELOTTI Basso IL SAGRESTANO Baritono SPOLETTA Tenore agente di polizia SCIARRONE Basso gendarme UN CARCERIERE Basso UN PASTORE Voce Bianca CORO Un Cardinale; il Giudice del Fisco; Roberti, esecutore di Giustizia; uno Scrivano; un Ufficiale; un Sergente; Soldati; Sbirri; Dame; Nobili; Borghesi; Popolo. Roma: giugno 1800. Il presente libretto è stato esemplato sulla partitura Ricordi (ultima ristampa). 17
PARTE PRIMA peggio d’un collarin d’uno È vero. E tanto ell’era scagnozzo... infervorata nella sua preghiera La Chiesa di Sant’Andrea della Signor pittore... Ch’io ne pinsi, non visto, il bel Valle. (guarda sull’impalcato: è sembiante. A destra la Cappella Attavanti. sorpreso vedendolo deserto) A sinistra un impalcato: su di To’!... Nessuno. Avrei giurato SAGRESTANO esso un gran quadro coperto da che fosse ritornato (scandalizzato) tela. Attrezzi varî da pittore. Un il cavalier Cavaradossi. (Fuori. Satana, fuori!) paniere. (depone i pennelli e sale sull’impalcato; guarda dentro il CAVARADOSSI (Angelotti, vestito da prigioniero, paniere) (al Sagrestano, che eseguisce) lacero, sfatto, tremante dalla No, sbaglio. Il paniere è intatto. Dammi i colori! paura, entra ansante, quasi (scende dall’impalcato. - Suona (Cavaradossi dipinge con correndo, dalla porta laterale; dà l’Angelus. - Il Sagrestano si rapidità, soffermandosi spesso una rapida occhiata intorno) inginocchia e prega sommesso:) a riguardare il proprio lavoro, Angelus Domini nuntiavit mentre il Sagrestano va e viene, ANGELOTTI Mariae, poi riprende i pennelli che Ah!... Finalmente!... Nel terror et concepit de Spiritu Sancto. lava in una catinella ai piedi mio stolto Ecce dell’impalcato. - Cavaradossi vedea ceffi di birro in ogni volto. ancilla Domini; fiat mihi ristà dal dipingere: leva di tasca (ha un moto di spavento, poi secundum un medaglione contenente una torna a guardare attentamente Verbum tuum. Et Verbum caro miniatura e gli occhi suoi vanno intorno a sé con più calma a factum dal medaglione al quadro) riconoscere il luogo; da un est et habitavit in nobis... Recondita armonia sospiro di sollievo vedendo la di bellezze diverse!... È bruna colonna colla pila dell’acqua CAVARADOSSI Floria, santa e la Madonna) (dalla porta laterale, vedendo il l’ardente amante mia... La pila... la colonna... Sagrestano in ginocchio) «A pie’ della Madonna» Che fai? SAGRESTANO mi scrisse mia sorella... (come brontolando a mezza voce) (si avvicina alla colonna; cerca SAGRESTANO (Scherza coi fanti e lascia stare i la chiave ai piedi della statua (alzandosi) santi...) della Madonna. Non trova; Recito l’Angelus. (s’allontana per prendere l’acqua agitatissimo cerca di nuovo. (Cavaradossi sale sull’impalcato onde pulire i pennelli) Fa un atto di scoraggiamento; e scopre il quadro. È una Maria riprende a cercare; finalmente, Maddalena a grandi occhi CAVARADOSSI con un soffocato grido di gioia, azzurri con una gran pioggia ...e te beltade ignota, trova la chiave) di capelli dorati. Il pittore vi si cinta di chiome bionde!... Ecco la chiave... sta dinanzi muto attentamente Tu azzurro hai l’occhio, Tosca ha (additando la Cappella Attavanti) osservando. - Il Sagrestano, l’occhio nero! ed ecco la cappella!... volgendosi verso Cavaradossi (preso da nuovo timore d’essere per dirigergli la parola, vede il SAGRESTANO spiato, si guarda d’attorno, poi quadro scoperto ed esclama con (ritornando dal fondo e sempre si dirige alla Cappella; con gran grande meraviglia:) scandalizzato dice:) precauzione introduce la chiave Sante ampolle! Il suo ritratto!... Scherza coi fanti e lascia stare i nella serratura e scompare, dopo santi! aver richiuso il cancello. - Il CAVARADOSSI (riprende a lavare i pennelli) Sagrestano appare dal fondo: va (volgendosi al Sagrestano) da destra a sinistra, accudendo al Di chi? CAVARADOSSI governo della chiesa: avrà in una L’arte nel suo mistero mano un mazzo di pennelli. Si SAGRESTANO le diverse bellezze insiem avvicina all’impalcato, parlando Di quell’ignota confonde: ad alta voce come se rivolgesse che i dì passati a pregar qui venìa. ma nel ritrar costei... la parola a qualcuno) (con untuosa attitudine accennando verso la Madonna SAGRESTANO SAGRESTANO dalla quale Angelotti trasse la (Queste diverse gonne E sempre lava!... chiave) che fanno concorrenza alle (tic nervoso segnato da un rapido tutta devota e pia... Madonne movimento del collo e delle mandan tanfo d’inferno.) spalle) CAVARADOSSI Ogni pennello è sozzo (sorridendo) 18
CAVARADOSSI appare dietro la cancellata e TOSCA Il mio solo pensiero, introduce la chiave per aprire) (di fuori) ah! il mio sol pensier sei tu! Mario! Tosca, sei tu. CAVARADOSSI (continua a dipingere) (al cigolio della serratura si CAVARADOSSI volta) (verso la porta da dove viene la SAGRESTANO Gente là dentro!... voce di Tosca) (asciuga i pennelli lavati, non (al movimento fatto da Eccomi! senza continuare a borbottare) Cavaradossi, Angelotti, atterrito (Scherza coi fanti e lascia stare si arresta come per rifugiarsi ANGELOTTI i santi: ancora nella Cappella, ma, alzati (colto da un eccesso di debolezza, Ma con quei cani di volterriani gli occhi, un grido di gioia, che si appoggia all’impalcato e dice nemici del santissimo governo egli soffoca tosto tutto timoroso, dolorosamente:) (pone la catinella sotto erompe dal suo petto. Egli ha Sono stremo di forze, più non l’impalcato ed i pennelli li riconosciuto il pittore e gli stende reggo... colloca in un vaso, presso al le braccia come ad un aiuto pittore) insperato) CAVARADOSSI non c’è da metter voce!...) (rapidissimo, sale sull’impalcato, (accennando a Cavaradossi) ANGELOTTI ne discende col paniere e lo dà (Scherza coi fanti e lascia stare Voi! Cavaradossi! Vi manda ad Angelotti) i santi. Iddio! In questo panier v’è cibo e vino. Già, sono impenitenti tutti quanti! (Cavaradossi non riconosce (eseguisce) Angelotti e rimane attonito ANGELOTTI Facciam piuttosto il segno della sull’impalcato. - Angelotti Grazie! croce.) si avvicina di più onde farsi (a Cavaradossi) conoscere) CAVARADOSSI Eccellenza, vado. Non mi ravvisate! (incoraggiando Angelotti lo Il carcere m’ha dunque assai spinge verso la Cappella) CAVARADOSSI mutato! Presto! Fa’ il tuo piacere!... (continua a dipingere) CAVARADOSSI ANGELOTTI (riconoscendolo, depone rapido Grazie! SAGRESTANO tavolozza e pennelli e scende (indicando il cesto) dall’impalcato verso Angelotti, CAVARADOSSI Pieno è il paniere... guardandosi cauto intorno) Presto! Fa penitenza? Angelotti! Il Console (Angelotti entra nella Cappella) della spenta repubblica romana. CAVARADOSSI (corre a chiudere la porta TOSCA Fame non ho. laterale) (da fuori, stizzita) Mario! Mario! Mario! SAGRESTANO ANGELOTTI (ironico stropicciandosi le (andando incontro a CAVARADOSSI mani...) Cavaradossi; con mistero) (fingendosi calmo, apre a Tosca) Oh!... mi rincresce!... Fugii pur ora da Castel Son qui! (...ma non può trattenere un gesto Sant’Angelo... (Tosca entra con una specie di di gioia e uno sguardo d’avidità violenza, guardando intorno verso il cesto, che prende CAVARADOSSI sospettosa - Cavaradossi si ponendolo un po’ in disparte; (generosamente) appressa a Tosca; Tosca lo fiuta due prese di tabacco) Disponete di me. respinge bruscamente) Badi, quand’esce chiuda. TOSCA TOSCA CAVARADOSSI (di fuori) Perché chiuso? (dipingendo) Mario! Va’!... (alla voce di Tosca, Cavaradossi CAVARADOSSI fa un rapido cenno ad Angelotti (con simulata indifferenza) SAGRESTANO di tacere) Lo vuole il Sagrestano... Vo’! (s’allontana pel fondo. - CAVARADOSSI TOSCA Cavaradossi, volgendo le spalle Celatevi! È una donna... gelosa. A chi parlavi? alla Cappella, lavora. Angelotti, Un breve istante e la rimando. credendo deserta la chiesa, 19
CAVARADOSSI TOSCA Mi discacci? A te! (colpita dall’accento freddo di Cavaradossi) CAVARADOSSI TOSCA Tornalo a dir! Urge l’opra, lo sai! Altre parole bisbigliavi. Ov’è?... CAVARADOSSI TOSCA CAVARADOSSI Tanto! (stizzita, alzandosi) Chi? Vado, vado!... TOSCA (s’allontana un poco da TOSCA (stizzita) Cavaradossi, poi voltandosi Colei!... Quella donna!... Lo dici male, lo dici male: per guardarlo, vede il quadro, Ho udito i lesti non la sospiri la nostra casetta ed agitatissima ritorna presso passi e un fruscio di vesti... che tutta ascosa nel verde ci Cavaradossi) aspetta? Chi è quella donna bionda lassù? CAVARADOSSI nido a noi sacro, ignoto al mondo Sogni! inter, CAVARADOSSI pien d’amore e di mister? (calmo) TOSCA Al tuo fianco sentire La Maddalena. Ti piace? Lo neghi? per le silenziose stellate ombre, salir TOSCA CAVARADOSSI le voci delle cose!... È troppo bella! (con passione) Dai boschi e dai roveti, Lo nego e t’amo! dall’arse erbe, dall’imo CAVARADOSSI (tenta di baciare Tosca) dei franti sepolcreti (ridendo ed inchinandosi) odorosi di timo, Prezioso elogio. TOSCA la notte escon bisbigli (con dolce rimprovero) di minuscoli amori TOSCA Oh! innanzi la Madonna. (con intenzione) (sospettosa) No, Mario mio. e perfidi consigli Ridi? (s’avvicina alla statua della che ammolliscono i cuori. Quegl’occhi cilestrini già li vidi... Madonna e dispone con arte Fiorite, o campi immensi, intorno ad essa i fiori che ha palpitate, CAVARADOSSI portato con sé) auree marine, nel lunare albor, (con indifferenza) Lascia pria che la preghi, che ah piovete voluttà, volte stellate! Ce n’è tanti pel mondo!... l’infiori... Arde in Tosca un folle amor! (s’inginocchia e prega con molta TOSCA devozione; segnandosi, s’alza; CAVARADOSSI (cerca di ricordarsi) a Cavaradossi che intanto si è Ah! M’avvinci ne’ tuoi lacci, Aspetta... Aspetta... avviato per riprendere il lavoro) mia sirena... (sale sull’impalcato; trionfante:) Ora stammi a sentir... stassera È l’Attavanti!... canto, TOSCA ma è spettacolo breve. Tu (con abbandono) CAVARADOSSI m’aspetti Arde a Tosca nel sangue il folle (ridendo) sull’uscio della scena amor!... Brava!... e alla tua villa andiam soli, soletti. CAVARADOSSI TOSCA CAVARADOSSI Mia sirena, verrò! (vinta dalla gelosia) (che fu sempre sopra pensiero) La vedi? T’ama? Stassera?! TOSCA (piangendo) O mio amore! Tu l’ami? tu l’ami?... TOSCA (reclinando la testa sulla spalla È luna piena di Cavaradossi, che quasi subito CAVARADOSSI e il notturno effluvio floreal si allontana un poco guardando (procura di calmarla) inebria il cor. Non sei contento? verso la parte donde uscì Fu puro caso... (si siede sulla gradinata presso a Angelotti) Cavaradossi) TOSCA CAVARADOSSI (non ascoltandolo, con ira CAVARADOSSI Or lasciami al lavoro. gelosa) (distratto) Quei passi Tanto! TOSCA e quel bisbiglio... Ah! Qui stava (sorpresa) pur ora! 20
CAVARADOSSI TOSCA sia treccia bionda o bruna, Vien via! (rapita, appoggiando la testa alla a pregar non verrà donna spalla di Cavaradossi) nessuna? TOSCA Oh come la sai bene Ah! la civetta! l’arte di farti amare! CAVARADOSSI (minacciosa) (maliziosamente) Lo giuro, amore!... Va’! A me, a me! Ma... falle gli occhi neri!... TOSCA CAVARADOSSI CAVARADOSSI Quanto m’affretti! (serio) (teneramente) La vidi ieri, ma fu puro Mia gelosa! CAVARADOSSI caso. A pregar qui venne... (con dolce rimprovero) non visto la ritrassi... TOSCA Ancora? Sì, lo sento... ti tormento TOSCA senza posa. TOSCA Giura! (cade nelle braccia di CAVARADOSSI Cavaradossi e porgendogli la CAVARADOSSI Mia gelosa! guancia) (serio) No, perdona!... Giuro! TOSCA Certa sono del perdono... CAVARADOSSI TOSCA (scherzoso) (sempre cogli occhi rivolti al CAVARADOSSI Davanti la Madonna? quadro) Mia gelosa! Come mi guarda fiso! TOSCA TOSCA (accennando alla Madonna) CAVARADOSSI ...certa sono del perdono È tanto buona! Vien via... se tu guardi al mio dolor! (si baciano. Tosca avviandosi ad uscire e guardando ancora il TOSCA CAVARADOSSI quadro, maliziosamente gli dice:) Di me, beffarda, ride. Tosca idolatrata, Ma falle gli occhi neri!... (discende all’indietro tenendo ogni cosa in te mi piace; (fugge rapidamente. - alte le sue mani in quelle di l’ira audace Cavaradossi rimane commosso Cavaradossi senza cessare di e lo spasimo d’amor! e pensieroso. - Cavaradossi, guardare il quadro) rammentandosi di Angelotti, TOSCA sta ascoltando se Tosca s’è CAVARADOSSI Certa sono del perdono allontanata; socchiude la (spinge dolcemente Tosca a se tu guardi al mio dolor! porticina e guarda fuori: visto scendere la gradinata) Dilla ancora tutto tranquillo, corre alla Follia! la parola che consola... Cappella: Angelotti appare dietro dilla ancora! la cancellata. - Cavaradossi TOSCA apre la cancellata ad Angelotti (con dolce rimprovero) CAVARADOSSI e si stringono affettuosamente la Ah, quegli occhi! Mia vita, amante inquieta, mano) dirò sempre: «Floria, t’amo!» CAVARADOSSI Ah! I’alma acquieta, CAVARADOSSI (tiene Tosca affettuosamente sempre «t’amo!» ti dirò! (ad Angelotti che, naturalmente, presso di sé, fissandola negli ha dovuto udire il dialogo occhi) TOSCA precedente) Qual occhio al mondo può star (sciogliendosi da Cavaradossi) È buona la mia Tosca, ma di paro Dio! quante peccata! credente all’ardente occhio tuo nero? M’hai tutta spettinata. al confessor nulla tiene celato, È qui che l’esser mio s’affisa ond’io mi tacqui. È cosa più intero... CAVARADOSSI prudente. occhio all’amor soave, all’ira Or va’, lasciami! fiero... ANGELOTTI qual altro al mondo può star di TOSCA Siam soli? paro Tu fino a stassera all’occhio tuo nero? stai fermo al lavoro. E mi CAVARADOSSI prometti, Sì. Qual è il vostro disegno?... sia caso o fortuna, 21
ANGELOTTI le vesti femminili... si guadagna un’indulgenza! A norma degli eventi, uscir di (Angelotti va a prendere le vesti Tutta qui la cantoria! Stato nascoste da sua sorella) Presto! Presto! o star celato in Roma... Mia sorella... ANGELOTTI CHIERICI, CONFRATELLI, Ch’io le indossi? ALLIEVI e CANTORI DELLA CAVARADOSSI CAPPELLA L’Attavanti? CAVARADOSSI (accorrendo tumultuosamente Per or non monta, il sentiero è da ogni parte colla massima ANGELOTTI deserto... confusione) Sì... ascose un muliebre Dove? abbigliamento là sotto l’altare... ANGELOTTI vesti, velo, ventaglio... (per uscire) SAGRESTANO (si guarda intorno con paura) Addio!... (spingendoli verso la sagrestia) Appena imbruni In sagrestia... indosserò quei panni... CAVARADOSSI (accorrendo ancora verso CHIERICI, CONFRATELLI, CAVARADOSSI Angelotti) ALLIEVI e CANTORI DELLA Or comprendo! Se urgesse il periglio, correte CAPPELLA Quel fare circospetto al pozzo del giardin. L’acqua è Ma che avvenne? e il pregante fervore nel fondo, in giovin donna e bella ma a mezzo della canna un SAGRESTANO m’avean messo in sospetto picciol varco Nol sapete? di qualche occulto amor!... guida ad un antro oscuro. (affannoso) Or comprendo! Rifugio impenetrabile e sicuro! Bonaparte... scellerato... Era amor di sorella! (un colpo di cannone; i due si Bonaparte... guardano agitatissimi) ANGELOTTI CHIERICI, CONFRATELLI, Tutto ella ha osato ANGELOTTI ALLIEVI e CANTORI DELLA onde sottrarmi a Scarpia Il cannon del castello!... CAPPELLA scellerato! (si avvicinano al Sagrestano e CAVARADOSSI lo attorniano, mentre accorrono CAVARADOSSI Fu scoperta altri che si uniscono ai primi) Scarpia?! Bigotto satiro che la fuga! Or Scarpia i suoi sbirri Ebben? Che fu? affina sguinzaglia! colle devote pratiche la foia SAGRESTANO libertina, e strumento ANGELOTTI Fu spennato, sfracellato al lascivo talento Addio! e piombato a Belzebù! (con forza crescente) fa il confessore e il boia! CAVARADOSSI CHIERICI, CONFRATELLI, La vita mi costasse, vi salverò! (risoluto) ALLIEVI e CANTORI DELLA Ma indugiar fino a notte è mal Con voi verrò. Staremo all’erta! CAPPELLA sicuro... Chi lo dice? ANGELOTTI È sogno! ANGELOTTI Odo qualcun! È fola! Temo del sole!... CAVARADOSSI SAGRESTANO CAVARADOSSI (con entusiasmo) È veridica parola! (indicando) Se ci assalgon, battaglia! Or ne giunse la notizia! La cappella mette (partono rapidamente dalla a un orto mal chiuso, poi c’è un Cappella) CHIERICI, CONFRATELLI, canneto ALLIEVI e CANTORI DELLA che va lungi pei campi a una mia SAGRESTANO CAPPELLA villa... (entra correndo, tutto Si festeggi la vittoria! scalmanato; gridando:) ANGELOTTI Sommo giubilo, Eccellenza!... SAGRESTANO M’è nota... (non vedendo neppure questa E questa sera volta il pittore sull’impalcato, gran fiaccolata, CAVARADOSSI rimane molto sorpreso) veglia di gala a Palazzo Farnese, Ecco la chiave... innanzi sera Non c’è più! Ne son dolente!... ed un’apposita io vi raggiungo, portate con voi Chi contrista un miscredente nuova cantata 22
con Floria Tosca!... SCARPIA angolo della chiesa: i suoi occhi E nelle chiese (a Spoletta) si arrestano sull’impalcato, sugli inni al Signor! E tu va’, fruga ogni angolo, arnesi del pittore, sul quadro... Or via a vestirvi, raccogli e il noto viso dell’Attavanti gli non più clamor! ogni traccia! appare nel volto della santa) (gridando) Il suo ritratto! Via... via... in sagrestia! SPOLETTA (al Sagrestano) Sta bene!... Chi fe’ quelle pitture? CHIERICI, CONFRATELLI, (fa cenno a due birri di seguirlo) ALLIEVI e CANTORI DELLA SAGRESTANO CAPPELLA SCARPIA (ancora più invaso dalla paura) (sghignazzando) (ad altri birri, che eseguiscono:) Il cavalier Cavaradossi... Ah ah ah!... Occhio alle porte, (ridendo e gridando senza dar sospetti!... SCARPIA gioiosamente, senza badare (al Sagrestano) Lui! al Sagrestano che inutilmente Ora a te. Pesa li spinge ad urtoni verso la le tue risposte, un prigionier di SAGRESTANO sagrestia) Stato (scorgendo un birro che esce Doppio soldo... Te Deum... fuggì pur ora da Castel dalla Cappella con il paniere in Gloria! Sant’Angelo... mano) Viva il Re!... Si festeggi la (energico) Numi! Il paniere! vittoria! s’è rifugiato qui... Questa sera SCARPIA gran fiaccolata, SAGRESTANO (seguitando le sue riflessioni) veglia di gala a Palazzo Farnese, Misericordia! Lui! L’amante di Tosca! Un uom ed un’apposita sospetto! nuova cantata SCARPIA Un volterrian! con Floria Tosca!... Forse c’è ancora. Dov’è la E nelle chiese Cappella SAGRESTANO inni al Signor! degli Attavanti? (che avrà esaminato il paniere, Or via a vestirvi, con gran sorpresa esclama:) non più clamor! SAGRESTANO Vuoto?... Vuoto!... (saltellando e ridendo Eccola!... sgangheratamente) (va al cancello e lo trova SCARPIA Viva il Re!... Si festeggi la vitto... socchiuso) Che hai detto? (Scarpia appare improvvisamente Aperta! Arcangeli! (vedendo il birro col paniere) dalla porticina. - Alla vista di E un’altra chiave! Che fu?... Scarpia tutti si arrestano allibiti come per incanto. - Seguono SCARPIA SAGRESTANO Scarpia, Spoletta ed alcuni birri) Buon indizio... Entriamo. (prende al birro il paniere) (entrano nella Cappella, poi Si ritrovò nella Cappella SCARPIA ritornano: Scarpia, assai questo panier. (con grande autorità) contrariato, ha fra le mani Un tal baccano in chiesa! Bel un ventaglio chiuso che agita SCARPIA rispetto! nervosamente; fra sé) Tu lo conosci?... Fu grave sbaglio SAGRESTANO quel colpo di cannone. Il marïolo SAGRESTANO (impaurito balbetta) spiccato ha il volo, ma lasciò una Certo! Eccellenza, il gran giubilo... preda... È il cesto del pittor... preziosa... (balbettando pauroso) SCARPIA (agitandolo in aria) ma... nondimeno... Apprestate per il Te Deum. un ventaglio. (mogi, mogi si allontanano Qual complice il misfatto SCARPIA tutti e anche il Sagrestano fa preparo. Sputa quello che sai. per cavarsela, ma Scarpia (rimane alquanto pensieroso, poi bruscamente lo trattiene) guarda attentamente il ventaglio; SAGRESTANO Tu resta! a un tratto vi scorge uno stemma (sempre più impaurito e quasi e vivamente esclama:) piangendo, gli mostra il paniere SAGRESTANO La marchesa vuoto) (sommessamente impaurito) Attavanti!... Il suo stemma... Io lo lasciai ripieno Non mi muovo! (guarda intorno, scrutando ogni di cibo prelibato... 23
il pranzo del pittor!... TOSCA TOSCA Ingannata? No... no... (afferrandolo) SCARPIA tradirmi egli non può, Un ventaglio? Dove stava? (con intenzione, inquirendo per (quasi piangendo) (entrano alcuni contadini) scoprir terreno) tradirmi egli non può! Avrà pranzato! SCARPIA SCARPIA Là su quel palco. Qualcun venne SAGRESTANO (a Tosca, insinuante e gentile) certo a sturbar gli amanti Nella Cappella? Tosca divina, ed essa nel fuggir perdé le (facendo cenno di no colla mano) la mano mia penne!... Non ne avea la chiave la vostra aspetta, piccola manina, né contava pranzar... disse egli non per galanteria, TOSCA stesso. ma per offrirvi l’acqua benedetta... (esaminando il ventaglio) Ond’io l’avea già messo... La corona! Lo stemma! È al riparo. TOSCA l’Attavanti! (mostra dove avea riposto (tocca le dita di Scarpia e si fa il Presago sospetto!... il paniere e ve lo lascia. - segno della croce) Impressionato dal severo e silente Grazie, signor! SCARPIA contegno di Scarpia, fra sé) (Ho sortito l’effetto!) (Libera me, Domine!) SCARPIA Un nobile TOSCA SCARPIA esempio è il vostro. Al cielo (con grande sentimento, (fra sé) piena di santo zelo trattenendo a stento le lagrime, (Or tutto è chiaro... attingete dell’arte il magistero dimentica del luogo e di Scarpia) la provvista del sacrista che la fede ravviva! Ed io venivo a lui tutta dogliosa d’Angelotti fu la preda!) per dirgli: invan stassera il ciel (Tosca entra, ed è nervosissima: TOSCA s’infosca... va dritta all’impalcato, ma (distratta e pensosa) l’innamorata Tosca non trovandovi Cavaradossi, Bontà vostra... è prigioniera... sempre in grande agitazione va (cominciano ad entrare in chiesa a cercarlo nella navata centrale ed a recarsi verso il fondo alcuni SCARPIA della chiesa: Scarpia, appena popolani) (Già il veleno l’ha rosa...) vista entrare Tosca, si è abilmente nascosto dietro la colonna ov’è SCARPIA TOSCA la pila dell’acqua benedetta, Le pie donne son rare ...dei regali tripudi, facendo imperioso cenno di Voi calcate la scena prigioniera!... rimanere al Sagrestano; il quale, (con intenzione) tremante, imbarazzato, si reca e in chiesa ci venite per pregar. SCARPIA vicino al palco del pittore) (Già il veleno l’ha rosa.) Tosca? Che non mi veda. TOSCA (entra un gruppo di pastori e di (Per ridurre un geloso allo (sorpresa) ciociare) sbaraglio Che intendete? (mellifluo) Jago ebbe un fazzoletto... ed io un O che v’offende, ventaglio!...) SCARPIA dolce signora?... E non fate Una ribelle TOSCA come certe sfrontate lacrima scende (ritorna presso l’impalcato, (indica il ritratto) sovra le belle chiamando con impazienza ad che han di Maddalena guancie e le irrora; alta voce:) viso e costumi dolce signora, Mario?! Mario?! (con intenzione marcata) che mai v’accorra? e vi trescan d’amore! SAGRESTANO TOSCA (avvicinandosi a Tosca) TOSCA Nulla! Il pittor (scattando) (vari Nobili Signori Cavaradossi? Che? D’amore? Le prove! accompagnano alcune donne) Chi sa dove sia? Le prove! Svanì, sgattaiolò SCARPIA per sua stregoneria. SCARPIA (con marcata intenzione) (se la svigna) (mostrandole il ventaglio) Darei la vita È arnese di pittore per asciugare quel pianto. questo? 24
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