TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno

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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
TOSCA    Musica di
                    Giacomo Puccini

                       Stagione Lirica,
                 di Balletto e di Concerti
                              2021

PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020

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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
Direttore Artistico
Daniel Oren
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
Ci Muove la Passione
Stagione Lirica, di Balletto
e di Concerti 2021

                               Segretario Artistico
                               Antonio Marzullo
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
Tosca
Musica di Giacomo Puccini

Mercoledì 7 luglio ore 21.00
Venerdì 9 luglio ore 21.00
Domenica 11 luglio ore 21.00

Durata spettacolo:
I atto 45 minuti circa
intervallo 15 minuti circa
II atto 40 minuti circa
intervallo 15 minuti circa
III atto 30 minuti circa
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
Giacomo Puccini (1858 – 1924)

Tosca
Opera lirica in tre atti
Su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma Tosca (1887)
di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900
Editore: Kalmus Orchestra Library

Direttore d’Orchestra Daniel Oren
Regia e Luci Renzo Giacchieri
Maestro del Coro Tiziana Carlini
Scene Alfredo Troisi
Maestro del coro di voci bianche Silvana Noschese
Assistente al Direttore d’Orchestra Gaetano Soliman
Assistente alla regia Ermeneziano Lambiase

Floria Tosca Maria Josè Siri
Mario Cavaradossi Fabio Sartori (7 luglio)
		                 Azer Zada (9-11 luglio)
Il Barone Scarpia Roberto Frontali
Cesare Angelotti Carlo Striuli
Sagrestano Angelo Nardinocchi
Spoletta Francesco Pittari
Sciarrone Maurizio Bove
Un carceriere Massimo Rizzi
Un pastore Sabrina Pisapia, Maria Concetta Casciano

ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO
CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno

Direttore musicale di palcoscenico                     Direttore di Scena
Maurizio Iaccarino                                 Ermeneziano Lambiase

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Giacomo Puccini
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TOSCA Musica di Giacomo Puccini - Salerno
Giacomo Puccini                             Giappone.
Nato a Lucca il 22 dicembre 1858,           La sua fama era ben salda ormai
Giacomo fu il sesto dei nove figli,         nell’empireo dei compositori acclamati
da molte generazioni i Puccini erano        in tutto il mondo. Con le opere sopra
maestri di cappella del Duomo di Lucca      citate, indimenticabili per qualità
e Giacomo, perduto il padre all’età di      melodica, intensità drammatica e
cinque anni, frequentò il conservatorio     preziosismo sonoro, il compositore
di Milano dal 1880 al 1883 sotto la         arrivò ad essere ben presto ad essere
guida d’Amilcare Ponchielli.                addirittura additato come l’erede di
Fu proprio a Milano che ottenne la          Verdi.
fama di “sinfonista” per l’ispirazione      L’opera successiva, “La Fanciulla del
wagneriana delle proprie composizioni       West”, fu scritta per il Metropolitan di
,ed ebbe modo grazie all’attività del       New York, dove venne rappresentata
Teatro alla Scala e delle edizioni          nel 1910 per la prima volta. Seguirono
musicali Ricordi, d’intraprendere la        l’operetta “La rondine” e gli atti unici
carriera di operista. Le prime due opere,   “Il tabarro”, “Suor Angelica”, “Gianni
“Le Willis” (1884) e “Edgar” (1889), su     Schicchi”, raccolti sotto il titolo di
libretto di Franco Fontana, non ebbero      “Trittico” nel 1918 .
particolare fortuna.                        Negli ultimi anni di vita, il compositore
L’investimento di Ricordi è ripagato        si dedicò alla “Turandot”, rimasta
solo con “Manon Lescaut “(Torino, 1         incompiuta per la morte sopraggiunta
febbraio 1893), con la quale la gerarchia   nel 1924 a causa di un tumore alla gola,
dell’opera italiana viene ridisegnata.      e, in seguito, terminata da Franco Alfano
Lasciato il librettista Fontana, Puccini,   sulla base degli appunti di Puccini.
con Illica e Giacosa, si avvicina per
fascino e successo al ben noto dittico
Verdi Boito.
Nel 1896 “La Bohème”, opera di taglio
verista, con personaggi tratti dalla
realtà quotidiana è un esempio di sintesi
drammaturgica, strutturata in 4 quadri
di fulminea rapidità, fu presentata al
Teatro Regio di Torino con la direzione
d’Arturo Toscanini.
 Nel 1900 segue “Tosca”, melodramma
storico a tinte forti, mentre nel 1904
con “Madama Butterfly”(basata su un
dramma di David Belasco) - ancora
su libretto di Giuseppe Giacosa -
tornò al personaggio della fanciulla
innamorata ed infelice, destinata ad
una triste destino a causa della propria
ingenuità, nell’ambientazione esotica del

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Bozzetto di scena (Atto 1)

Bozzetto di scena (Atto 2)
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“Tosca”, un dramma d’azione in musica.                 fu Illica, mentre a Giacosa, tutto sommato
di Rosanna Di Giuseppe                                 abbastanza estraneo per indole ai toni accesi del
                                                       dramma, spettò il ruolo di versificarlo.
“[…] Il guaio forse più grave sta in ciò, che la       Il libretto, come fa notare Fedele
parte, dirò così meccanica, cioè il congegno           D’Amico,“riuscì un capolavoro di
dei fatti che formano l’intreccio, ha troppa           sapienza drammaturgica” per concezione e
prevalenza a scapito della poesia. È un dramma         concentrazione estreme. Al solito Puccini nei
di grossi fatti emozionali, senza poesia. […]”         consigli dati ai suoi librettisti rivelò il suo acume
(Lettera di G. Giacosa a Giulio Ricordi del            e la propria consapevolezza artistica, ricercando
23 agosto 1896). Era una delle obiezioni che           anche i consigli di altri collaboratori per una
il librettista Giuseppe Giacosa, uno dei due           precisa ricostruzione dell’ambiente romano:don
assieme a Luigi Illica, incaricati della stesura       Pietro Panichelli gli fornì l’esatta intonazione
del libretto di Tosca, esprimeva riguardo alla         della campana grande di S.Pietro (mi grave) e
scelta del soggetto, individuando allo stesso          gli inviò il ‘cantus firmus’ del “Te Deum” in
tempo con molta precisione determinate                 uso nella liturgia romana; il poeta dialettale
caratteristiche del dramma.Tra queste, proprio         Luigi Zanazzo scrisse per lui lo stornello in
l’intreccio stringente, tipico del “romanzo            romanesco da far cantare all’inizio del terzo atto.
passionale-erotico-avventuroso” e in particolare       La composizione di Tosca iniziata nel gennaio
il meccanismo spettacolare avevano interessato         del 1898 fu completata il 29 settembre 1899.
Puccini, oltre evidentemente la possibilità di         Una divergenza con Giulio Ricordi nacque a
porre in primo piano il tema dell’amore sensuale       proposito del terzo atto che quest’ultimo trovava
da sempre centrale nel suo teatro.                     “privo di ispirazione” con quel duetto tra
Tratto ancora una volta dalla drammaturgia             Tosca e Cavaradossi, giudicato frammentario,
francese, il soggetto di questo terzo grande           e la melodia cantata da Cavaradossi “Amaro
successo pucciniano seguito a Manon Lescaut            sol per te m’era il morir” giudicata più adatta
e a La Bohème, poneva a Puccini problemi               ad una contadina tirolese. Puccini tuttavia, fu
drammaturgico musicali nuovi, basandosi non            deciso a respingere le critiche non del tutto
tanto su situazioni di tipo lirico e poetico, bensì    infondate di Ricordi, evidentemente convinto
su un dramma d’azione. La fonte è il dramma            della grande suggestione di momenti di alto
La Tosca, del 1887, di Victorien Sardou, un            livello poetico di quell’atto, come l’atmosfera
autore d’appendice che enfatizzava i colpi di          iniziale dell’alba su cui si staglia il canto del
scena e gli “effetti senza causa” comuni anche         pastore in lontananza o il lirico e struggente “E
alle opere degli esponenti della Giovine Scuola        lucean le stelle” di Cavaradossi che lo segue
italiana, non a caso Puccini per quest’opera           e inoltre argomentando, a proposito della
sembrò compiere per alcuni aspetti una virata          frammentarietà del duetto, che quella situazione
verso il verismo. Egli aveva avuto occasione           in cui si incontrano i due protagonisti, non
di vedere in scena il dramma di Sardou ai              poteva essere “uniforme e tranquilla, come in
Filodrammatici di Milano interpretato da Sarah         altre confabulazioni d’amore. Ritorna sempre la
Bernhardt, l’attrice per cui era stato scritto, e      preoccupazione di Tosca [… ]” su quella che lei
ne era rimasto entusiasta. Fin dal 1889 aveva          crede la fucilazione simulata. (Lettera a Ricordi
chiesto a Giulio Ricordi i diritti di riduzione del    dell’11 ott.1899).
dramma, ma in realtà fu poi prima Franchetti           La prima rappresentazione avvenne al Costanzi
a stipulare con Ricordi un contratto per Tosca         di Roma, proprio in omaggio all’ambientazione
avendo come librettista Luigi Illica, mentre           romana della vicenda. Primi interpreti:
Puccini era impegnato nella Manon e nella              Ericlea Darclée (Floria Tosca), Emilio De
successiva Bohème. Nel 1895 quando questi              Marchi (Cavaradossi), Eugenio Giraldoni
stava ormai per ultimare la Bohème, riprese            (Scarpia), Ettore Borelli (Sagrestano). Direttore
ad interessarsene, tanto che Ricordi convinse          d’orchestra fu Leopoldo Mugnone. Tito Ricordi,
Franchetti a rinunciare all’opera per affidarla        figlio di Giulio si occupò di persona della messa
a Puccini. Sulla base della ‘tela’ già elaborata       in scena, avendo portato con sé da Milano lo
per Franchetti il libretto fu portato a termine ad     scenografo Hohenstein.
opera di Illica e Giacosa, non senza i consueti        Il successo intramontabile di Tosca, che continua
interventi di Puccini. L’azione del dramma di          ad essere una delle opere più rappresentate al
Sardou in cinque atti venne abilmente contratta        mondo, è legato agli indimenticabili momenti
in tre, non senza qualche incongruenza in alcuni       di grande teatro che la percorrono da cima a
snodi drammatici. Come al solito, responsabile         fondo. La riduzione dei personaggi dai ventitré
della struttura drammaturgica del libretto             del dramma di Sardou ai nove dell’opera,
                                                       consentiva a Puccini di porre fortemente
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in risalto i tre personaggi principali e di            scena, quindi entra, al suono di una melodia
caratterizzare gli altri, in modo particolare          in mi bemolle affidata al flauto e doppiata dal
il sagrestano e Spoletta. Tutti i personaggi           violoncello un’ottava sotto, che diventerà il suo
sono dotati di leitmotive precisi. La fedele           leitmotiv nei successivi sviluppi drammatici.
ricostruzione storica e realistica dell’ambiente e     Ella rivela ben presto musicalmente i suoi tratti
del periodo storico immediatamente precedente          psicologici, la gelosia e l’indole appassionata
la battaglia di Marengo, esplicitamente citata         espressa sensualmente nello squarcio melodico
nel secondo atto, che consentiva a Puccini             del duetto centrale, in cui invita il pittore a
di aderire in qualche modo alle tendenze più           raggiungerla nel loro nido d’amore quella sera
aggiornate della musica operistica attuale, era        dopo la sua esibizione davanti alla regina. È un
pur sempre trasfigurata dal carattere simbolico        duetto in cui l’azione non si ferma, in quanto è
della musica che supera i tratti volgari del testo     abilmente portata avanti inframmezzando dei
di Sardou. Puccini crea una musica fortemente          recitativi. Al Sagrestano Puccini riserva degli
attinente alle situazioni drammatiche sia a            accenti umoristici e leggeri, caratterizzandolo
livello profondo che sul semplice piano della          con un tema burlesco, sincopato, addirittura
descrizione del movimento scenico. Nel primo           prescrivendo in partitura un tic nervoso
atto egli delinea i tre personaggi principali. È       del personaggio cui si aggiunge una lieve
Scarpia quello musicalmente predominante               balbuzie, simulata musicalmente.Va rilevato
in quanto motore del dramma, per lui Puccini           in quest’atto un procedere musicale affatto
scrive la prima grande parte per una voce bassa        moderno, che aderisce al succedersi quasi
maschile. Il suo peso drammatico è segnato da          reale degli avvenimenti, laddove ogni azione
quei tre accordi a piena orchestra che aprono          viene interrotta bruscamente dalla seguente,
l’opera con una sottolineatura degli ottoni che        per arrivare al momento clou dell’intero
colgono in maniera semplice ma efficace la             atto, quella magistrale e spettacolarissima
ferocia del personaggio e ci introducono in            sovrapposizione del Te Deum con il diabolico
medias res senza l’introduzione orchestrale.           piano di Scarpia. Questi era entrato in chiesa
Essi risuonano molto prima dell’effettiva entrata      con grande effetto scenico, sui tre terribili
di Scarpia in scena, stabilendo nell’iniziale          accordi del suo tema, nel bel mezzo della
ambientazione della chiesa di Sant’Andrea              riunione gioiosa di allievi, chierici e confratelli
della Valle un’immediata relazione fra religione       convenuti per festeggiare la notizia portata
e potere (Girardi). Tra il primo e il terzo            dal sagrestano della presunta vittoria di Mélas
accordo vi è un intervallo di quinta diminuita,        su Bonaparte. Egli è caratterizzato nell’arco
il tritono, famoso diabolus in musica che mai          dell’intera opera da tutta una gamma di timbri
come in questo caso possiede tutta la sua forza        strumentali: il registro basso di archi e legni nei
metaforica e rappresentativa. Cavaradossi, che         momenti più quieti, ottoni e percussioni in quelli
forse è il meno caratterizzato musicalmente            drammatici e inoltre una costante presenza dei
tra i due grandi protagonisti che sono in realtà       contrabbassi. Grandiosa la caratterizzazione del
Tosca e Scarpia, (spesso non fa che ripetere o         personaggio presentato nel suo fare poliziesco,
riprendere gli appassionati motivi di Tosca), ci       e nella subdola ideazione delle trappole per
viene presentato nell’aria “Recondita armonia”,        raggiungere i suoi perversi scopi di potere.
di andamento lento e dolcemente fluente,               Con tocco geniale Puccini intreccia le mire di
quindi nel suo aspetto sensuale, laddove ai            lui ed il suo surriscaldato pensare ad alta voce:
due flauti che procedono per quinte e quarte           
parallele spetta il compito di connotare               espresso in una sinuosa melodia cromatica su
impressionisticamente la contemplazione del            triadi aumentate, con il crescere delle preghiere
quadro che l’artista sta dipingendo, confrontando      e dei canti del popolo guidato dal vescovo che
la bellezza della donna ritratta con quella            ha raggiunto l’altare maggiore, fino a culminare
della sua Tosca. Ma ben presto emerge anche            in quel solenne Te Deum che conclude l’atto.
il dato eroico del personaggio, con l’avvento          Nel parossismo religioso addirittura Scarpia
dell’amico Angelotti cui egli manifesta la sua         si inginocchia, in una scena da brivido,
solidarietà e il suo appoggio. Questi, in quanto       sommamente blasfema, in cui la corruzione e
fuggitivo, era già stato presentato nella puntuale     il male diventano tangibili. Nella sottolineatura
descrizione musicale realizzata da Puccni, nelle       della cifra sadica della perversa indole di Scarpia
azioni convulse che egli compie al suo ingresso        riscopriamo inoltre un aspetto della modernità di
in chiesa, in una delle svariate pantomime che         Puccini aderente al gusto decadente fin de siècle
caratterizzano l’opera. Tosca, come quasi tutte        che esasperava, sulla scia del romanticismo,
le eroine pucciniane, è annunciata già prima del       l’irrazionale dell’uomo, ormai configurato come
suo apparire, la sua voce si ode dal di fuori della    bruttezza e patologia (Mosco Carner).
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Gettati i germi dell’intera vicenda e                  filosofia di vita di Puccini. Il “muoio disperato”
caratterizzati a tutto tondo i personaggi, il          che conclude il brano, suggerito da lui stesso
secondo atto procede veloce, è quasi tutta             ai suoi librettisti, è un rimpianto struggente per
azione, si susseguono la tortura e l’assassinio,       la fine della vita in quanto fine degli amori con
con un’abile e suggestiva evocazione di luoghi         Tosca considerati proprio da un punto di vista
dentro e fuori la scena. Nella camera di Scarpia       carnale. L’ultimo momento d’azione è la finta-
al piano superiore di palazzo Farnese, si ascolta      vera fucilazione di Cavaradossi, che suggerisce
attraverso un’ampia finestra la Cantata di             all’autore una inesorabile marcia al patibolo di
Tosca che arriva dal piano inferiore, dove la          grande effetto, cui segue il gesto disperato di
Regina Maria Carolina sta dando una grande             Tosca, fino all’ultimo indomita e grande rispetto
festa per la vittoria di Mélas. Così come anche        al suo antagonista, il pensiero finale è per lui,
da fuori scena, la stanza attigua a quella dove        Scarpia: . È il suo
Scarpia incontra Tosca, ascolteremo le urla            ultimo grido prima di precipitare dagli spalti di
e i rumori della tortura cui viene sottoposto          Castel Sant’Angelo.
Cavaradossi. Di grande efficacia scenica e             Tosca è veramente un’opera che va verso la
musicale è il sovrapporsi, all’inizio dell’atto,       modernità, per lo stile fratto, che segue un ritmo
dell’interrogatorio che Scarpia rivolge a              narrativo realistico, per il percorso musicale
Cavaradossi con il canto di Tosca che gli giunge       discontinuo, ricco di svolte improvvise, per il
da fuori, facendolo sussultare dall’emozione.          nuovo modo di cantare che rompe la stroficità
Tutto si svolge secondo una tensione incalzante,       e la rotondità melodica, sulla scia dell’ultimo
quasi in uno stile cinematografico da thriller         Verdi, ferma restando l’ampia espansione lirica
psicologico, finché verso la fine dell’atto Tosca,     che si traduce in arie e duetti ormai aperti,
posta ormai con le spalle al muro, si scioglie in      vale a dire quasi mai rispettosi della rigida
quel “Vissi d’arte”, il suo unico pezzo a solo,        concezione del “pezzo chiuso”. Per il resto la
che è l’aria più famosa dell’opera, o meglio           melodia è molto più frequentemente affidata
un lamento. Puccini fu in dubbio sul collocare         all’orchestra che interviene con “accordi
tale brano lirico in quell’acme di concitazione        taglienti, quasi cupi, pre-espressionistici,
drammatica in cui la pressione e il ricatto            lacerati e disgregati” (G. Tarozzi). Frequenti
di Scarpia sono giunti ormai all’estremo.              sono le dinamiche brusche: con tutta forza,
La preoccupazione era che potesse fermare              con violenza, ruvido e il prevalere di sonorità
l’azione, ma in realtà, collocato in quel punto,       in fortissimo mentre la voce si esprime con un
subito dopo aver udito il rullo di tamburi che         “declamato” o un “recitar cantando” che sfiora
annuncia l’esecuzione dei condannati a morte,          in più casi il parlato. Le armonie procedono
al termine dell’impetuoso succedersi delle scene       utilizzando procedimenti cromatici, successioni
di violenza, il brano acquista una grande verità       di accordi di quarta,“ grandi ritardi di intervalli
e valenza psicologica. Poi tutto precipita, fino       dissocianti”, uso della scala per toni interi
al tragico e plateale assassinio di Scarpia con la     per Scarpia. C’è uno stile che rivela la crisi di
pantomima che ne segue, ripresa puntualmente           un’epoca e la sua appartenenza al decadentismo
da Sardou, in cui Tosca sistema le candele             con la volontà di trasformare, di rompere il
accanto all’esanime corpo dell’ucciso dopo aver        mezzo espressivo, si pensi a quanto accadeva
posto il crocifisso sul suo petto, suggellando la      in poesia, qualcuno ha citato certo Pascoli con i
teatralissima frase voluta da Puccini al culmine       suoi versi “ansiosi”, “rotti”, “ritmati da pause”.
di questo climax “E davanti a lui tremava tutta        Anche la ritmica è variata e protagonista, in
Roma”, intonata su di unica nota ribattuta.            alcuni casi ossessiva (con un uso consistente
 Il terzo atto è quello che lascia più spazio          delle percussioni) e sicuramente perfettamente
alla nostalgia e al lirismo. Si apre sull’alba         legata al ritmo drammatico in una rivoluzione
romana, introdotta da quattro corni all’unisono,       che Puccini compie dall’interno del linguaggio
con lo scampanio delle chiese di Roma e lo             melodrammatico. Questa ricerca espressiva
stornello romanesco del ragazzo fuori scena su         andava di pari passo con dei temi ormai
una melodia di stile arcaico evocante il modo          novecenteschi, il sesso, l’erotismo, l’ambiguità
lidio, ma non manca dopo l’esposizione del             dei confini tra bene e male, i “mostri” cui,
tema, un risuonare dei tre accordi di Scarpia,         citando il D’Amico, “il Novecento musicale
come a dire che anche da morto egli continua           guardò sempre più volentieri”, ricordando a tal
ad esercitare il suo potere malefico. L’atto è         proposito Salomé, Elektra, Wozzek. Non a caso
costruito soprattutto con materiale musicale di        musicisti del calibro di Berg, Schönberg o Ravel
reminiscenza, secondo una tecnica prediletta dal       apprezzarono e studiarono a fondo la partitura
compositore. Il momento culminante è quel “E           riconoscendovi prima di tutto una lezione di
lucean le stelle” del tenore che racchiude tutta la    grande teatro in musica.
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Tosca e la sua inesauribile vitalità             di Napoli (cantata secondo atto - interno).
Note di regia di Renzo Giacchieri                Ciò spiega la predilezione che per Tosca
                                                 hanno sempre avuto maggiori artiste
Quei tre accordi iniziali mi fanno sempre        liriche: non c’è soprano sensibile al fascino
venire i brividi. Questo l’impatto col           dei grandi ruoli che non aspiri, prima o
capolavoro pucciniano che da più di cento        poi, a misurarsi con l’eroina pucciniana,
anni esaurisce i Teatri dove si rappresenta.     impegno complesso non solo per dover
Molteplici i motivi, alcuni dei quali            essere insieme cantante e artista. Accanto
cercheremo di fare emergere in queste            ai brani propriamente lirici, alle effusioni
poche righe. Dal taglio drammaturgico            amorose, all’accorata intensità del “vissi
perfetto (il susseguirsi impeccabile             d’arte”, Floria affronta momenti di grande
degli eventi), alla scultorea evidenza           forza “…è un’ opera che richiede una
dei personaggi (artisti tutti e tre: attrice     donna ultra drammatica”, scrive Puccini
– cantante Floria Tosca, pittore Mario           nel febbraio 1901. Aprendo l’opera con il
Cavaradossi, estensore di lugubri trame il       tema che lo ritrae, il Maestro lucchese ci
Barone Vitellio Scarpia) alle innovazioni        mette dinnanzi un Vitellio Scarpia: uomo
timbriche e impetuose melodie spesso             sì credente e lacerato dalle tentazioni della
diatoniche. Prima di tutto perché Puccini        carne, ma soprattutto arrogante che gode
ha trasformato in materia credibile il falso     del terrore che incute agli altri, in cui la
teatrale di Sardou, adottando sentimenti e       componente sadica irrora di luci diaboliche
passioni individuati nella vicenda - amore,      nel suo perverso erotismo. Nello svolgersi
gelosia, erotismo, angoscia, terrore,            del melodramma, Scarpia emerge come
brutalità, sadismo, e servendosene per           un “artista del male”, anche perché egli
delineare musicalmente alcuni tra i più          agisce senza che gli sia contrapposto un
rilevanti personaggi del suo Teatro,             “valore morale”, antitesi del demonismo.
che agiscono nella Roma dei primi dell’          Non è certo l’amore tra Floria e Mario
ottocento, che però non è solo lo sfondo         ad avere in sé un tale valore: conosce
delle azioni dei protagonisti,                   languori e tenerezze, ma è palpito fisico,
ma contribuisce a motivare la loro scelta in     ardore sensuale. Voltairiano (così definito
una perfetta unità di azione, tempo e luogo.     dal Sagrestano e poi ripetuto da Scarpia)
La vicenda dura poco più di sedici ore, a        e Giacobino che dipinge sante peccatrici
partire dall’Angelus recitato dal Sagrestano     ridenti nella chiesa, Caravadossi è più un
fino all’ “ora quarta” fissata da Scarpia per    personaggio (come scrive Mario Morini)
l’ultimo incontro tra Cavaradossi e la sua       da “Vie da Bohème” che non quel “valore
amante; i luoghi (S. Andrea della Valle,         morale” da contrapporre a Scarpia. Tutt’al
Palazzo Farnese, Castel Sant’Angelo)             più egli è un contrasto al carattere clericale
distano tra loro realmente poche centinaia       che costituisce il sostrato della vicenda
di metri. Floria Tosca è donna esuberante        ed estrinseca quel credo, diciamo così,
e appassionata, gelosa e irriflessiva; ha in     liberatorio e illuministico che lo unisce
sé le grandi qualità di una donna di fede        al vero rivoluzionario Angelotti (vittoria,
di estrazione popolare (ah, quel domestico       vittoria! Urlato in faccia al Barone alla
“Mario, Mario, Mario” che precede il             notizia della sconfitta di Melas a Marengo
suo apparire in scena!) che ha momenti           il 14 giugno 1800). Dei tre, forse quello
di grande orgoglio e di dirompente               di Caravadossi è il personaggio meno
personalità. È l’artista, la cantante del        “monumentale” (eppure… eppure se
momento: difatti recita davanti alla Regina      quel disperato canto alle stelle e alla vita
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del terzo atto, che è nel DNA di tutti noi,           che hanno fatto più impressione defatti, fijo
malauguratamente non fosse interpretato in            mio, quali sò stati? Tre: Campane, Te Deum
modo da trafiggere il cuore degli spettatori,         e Pricissione!” Puccini proseguì fedelmente
addio successo della rappresentazione!). La           l’intento di rappresentare una realtà, dei
verosimiglianza stimola la partecipazione             personaggi, dell’ambiente mettendo la
dello spettatore, e se “le opere d’arte sono          musica al servizio del dramma e nel farlo
anche strumenti per interpretare la realtà”,          aggiornò il proprio linguaggio musicale.
non si può negare a Tosca il primato di aver          E noi, con questa di Tosca, abbiamo
saputo rappresentare l’autentico spirito di           cercato con umiltà di dare, poco o tanto
Roma, il cui ritratto non fu, forse, causa            che sia, tutto il nostro sapere nell’ intento
trascurabile delle contestazioni e dei tumulti        di far risaltare, senza inutili stravolgimenti
scoppiati durante la prima assoluta (Roma,            o ambiziose attualizzazioni,
Teatro Costanzi 14 gennaio 1900) ma ciò               esclusivamente la verità che il genio di
non valse a limitare il successo dell’ opera          Lucca ci ha lasciato in questa Partitura;
che nel corso delle repliche si affermò con           in questa particolare edizione, che ci
inesauribile vitalità: la stessa che mantiene         vede ospiti en plein air al Teatro Ghirelli,
ancora oggi. Il 21 gennaio 1900, sul foglio           siamo certi che l’affascinante cornice
“La vera Roma” apparve un sonetto d’autore            intorno a noi e il cielo stellato sopra
anonimo: “Puccini, che è n’artista, un bon            di noi renderanno ancora più poetica e
amico pè vede tutti quanti entusiasmati, ha           suggestiva la messinscena.
dovuto ricorre ar tempo antico! Sti pezzi

                               Bozzetto di scena (Atto 3)

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ARGOMENTO                                                  ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire (“Tre sbirri,
L’azione si svolge a Roma, nel 1800, nell’atmosfera        una carrozza, presto...”). Mentre Scarpia pregusta
tesa che segue l’eco degli avvenimenti rivoluzionari       la sua doppia rivalsa su Cavaradossi - ucciderlo e
in Francia, e la caduta della prima Repubblica             prendergli la donna - comincia ad affluire gente in
Romana.                                                    Chiesa per inneggiare alla vittoria e a cantare il “Te
                                                           Deum”.
ATTO PRIMO
Angelotti (basso), bonapartista ed ex console della        ATTO SECONDO
Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di             Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta
Castel Sant’Angelo e cerca rifugio nella chiesa            svolgendo una grande festa alla presenza del Re e
di Sant’Andrea della Valle, dove sua sorella,              della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa
la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un             battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta
travestimento femminile che gli permetterà di              consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri
passare inosservato. La donna è stata ritratta, senza      sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato
saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario           arrestato. Questi, interrogato, si rifiuta di rivelare a
Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa          Scarpia il nascondiglio di Angelotti e viene quindi
un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde nella         condotto in una stanza dove viene torturato.
cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando       Tosca, che poco prima aveva cantato alla festa
(“...e sempre lava...”), mette in ordine gli attrezzi      al piano superiore, viene convocata da Scarpia,
del pittore che di lì a poco sopraggiunge per              il quale fa in modo che ella possa udire le urla di
continuare a lavorare al suo dipinto (“Recondita           Mario. Stremata dalle grida del suo amato, Tosca
armonia...”). Il sagrestano finalmente si congeda          rivela a Scarpia il nascondiglio dell’evaso: il pozzo
e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti,             nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario,
che conosce da tempo e di cui condivide la fede            condotto alla presenza di Scarpia, apprende del
politica. I due stanno preparando il piano di              tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla.
fuga ma l’arrivo di Tosca (soprano), l’amante di           Proprio in quel momento arriva un messo ad
Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di           annunciare che la notizia della vittoria delle
nuovo nella cappella. Tosca espone a Mario il suo          truppe austriache era falsa, e che invece è stato
progetto amoroso per quella sera (“Non la sospiri          Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo.
la nostra casetta...”). Poi, riconoscendo la marchesa      A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla
Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel        vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a
quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a           morte, facendolo condurre via. Disperata (“Vissi
fatica (“Qual’occhio al mondo...”), riesce a calmarla      d’arte, vissi d’amore”), Tosca promette di donarsi
e a congedarla. Angelotti esce dal nascondiglio            a Scarpia se egli acconsentirà a liberare Mario.
e riprende il dialogo con Mario, che gli offre             Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto
protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia.    d’intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà
Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto          simulata e i fucili caricati a salve. Mentre, infine,
da Castel Sant’Angelo; Cavaradossi decide allora           sta consegnandole il salvacondotto che permetterà
di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga          agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Tosca gli
e portano con loro il travestimento femminile,             si avventa contro e lo accoltella. Tosca prende il
dimenticando però il ventaglio nella cappella. La          salvacondotto, e poi, pentitasi per ciò che ha fatto,
falsa notizia della vittoria delle truppe austriache       religiosamente pone due candelabri accanto a un
su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia               crocifisso sul corpo di Scarpia e se ne va.
nel sagrestano, che invita l’indisciplinata cantoria
di bambini a prepararsi per il “Te Deum” di                ATTO TERZO
ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge               È l’alba. In lontananza un giovane pastore canta
con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono),         una malinconica canzone in romanesco. Sui
capo della polizia papalina che, sulle tracce di           bastioni di Castel Sant’Angelo, Mario è ormai
Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch’egli         pronto a morire e inizia a scrivere un’ultima lettera
bonapartista. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo     d’amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non
e poter quindi scovare Angelotti, egli cerca di            riesce a terminarla (“E lucevan le stelle”). La donna
coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare       arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere
l’amante che il programma era sfumato in quanto            stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il
ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese        salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione
per festeggiare l’avvenimento militare (“Ed io             simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere
venivo a lui tutta dogliosa...”). Scarpia suscita          bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente
la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio            e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno
dimenticato nella cappella degli Attavanti. La             trovato il cadavere di Scarpia, si getta dagli spalti
donna, credendo in un furtivo incontro di Mario            del castello.
con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che

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Il Libretto

                                             TOSCA

                                        Opera in tre atti
                            libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
                       dal dramma di Victorien Sardou
                             musica di GIACOMO PUCCINI
                                        Prima rappresentazione assoluta
                                        Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900

                                             PERSONAGGI
                      FLORIA TOSCA Soprano
                         celebre cantante
              MARIO CAVARADOSSI Tenore
                                   pittore
                 IL BARONE SCARPIA Baritono
                        capo della polizia
                CESARE ANGELOTTI Basso

                    IL SAGRESTANO Baritono

                           SPOLETTA Tenore
                         agente di polizia

                         SCIARRONE Basso
                               gendarme
                    UN CARCERIERE Basso

                        UN PASTORE Voce Bianca

                                  CORO Un Cardinale; il Giudice del Fisco;
                                       Roberti, esecutore di Giustizia;
                                       uno Scrivano; un Ufficiale;
                                       un Sergente; Soldati; Sbirri; Dame;
                                       Nobili; Borghesi; Popolo.

                                             Roma: giugno 1800.

Il presente libretto è stato esemplato sulla partitura Ricordi (ultima ristampa).

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PARTE PRIMA                           peggio d’un collarin d’uno             È vero. E tanto ell’era
                                      scagnozzo...                           infervorata nella sua preghiera
La Chiesa di Sant’Andrea della        Signor pittore...                      Ch’io ne pinsi, non visto, il bel
Valle.                                (guarda sull’impalcato: è              sembiante.
A destra la Cappella Attavanti.       sorpreso vedendolo deserto)
A sinistra un impalcato: su di        To’!... Nessuno. Avrei giurato         SAGRESTANO
esso un gran quadro coperto da        che fosse ritornato                    (scandalizzato)
tela. Attrezzi varî da pittore. Un    il cavalier Cavaradossi.               (Fuori. Satana, fuori!)
paniere.                              (depone i pennelli e sale
                                      sull’impalcato; guarda dentro il       CAVARADOSSI
(Angelotti, vestito da prigioniero,   paniere)                               (al Sagrestano, che eseguisce)
lacero, sfatto, tremante dalla        No, sbaglio. Il paniere è intatto.     Dammi i colori!
paura, entra ansante, quasi           (scende dall’impalcato. - Suona        (Cavaradossi dipinge con
correndo, dalla porta laterale; dà    l’Angelus. - Il Sagrestano si          rapidità, soffermandosi spesso
una rapida occhiata intorno)          inginocchia e prega sommesso:)         a riguardare il proprio lavoro,
                                      Angelus Domini nuntiavit               mentre il Sagrestano va e viene,
ANGELOTTI                             Mariae,                                poi riprende i pennelli che
Ah!... Finalmente!... Nel terror      et concepit de Spiritu Sancto.         lava in una catinella ai piedi
mio stolto                            Ecce                                   dell’impalcato. - Cavaradossi
vedea ceffi di birro in ogni volto.   ancilla Domini; fiat mihi              ristà dal dipingere: leva di tasca
(ha un moto di spavento, poi          secundum                               un medaglione contenente una
torna a guardare attentamente         Verbum tuum. Et Verbum caro            miniatura e gli occhi suoi vanno
intorno a sé con più calma a          factum                                 dal medaglione al quadro)
riconoscere il luogo; da un           est et habitavit in nobis...           Recondita armonia
sospiro di sollievo vedendo la                                               di bellezze diverse!... È bruna
colonna colla pila dell’acqua         CAVARADOSSI                            Floria,
santa e la Madonna)                   (dalla porta laterale, vedendo il      l’ardente amante mia...
La pila... la colonna...              Sagrestano in ginocchio)
«A pie’ della Madonna»                Che fai?                               SAGRESTANO
mi scrisse mia sorella...                                                    (come brontolando a mezza voce)
(si avvicina alla colonna; cerca      SAGRESTANO                             (Scherza coi fanti e lascia stare i
la chiave ai piedi della statua       (alzandosi)                            santi...)
della Madonna. Non trova;             Recito l’Angelus.                      (s’allontana per prendere l’acqua
agitatissimo cerca di nuovo.          (Cavaradossi sale sull’impalcato       onde pulire i pennelli)
Fa un atto di scoraggiamento;         e scopre il quadro. È una Maria
riprende a cercare; finalmente,       Maddalena a grandi occhi               CAVARADOSSI
con un soffocato grido di gioia,      azzurri con una gran pioggia           ...e te beltade ignota,
trova la chiave)                      di capelli dorati. Il pittore vi si    cinta di chiome bionde!...
Ecco la chiave...                     sta dinanzi muto attentamente          Tu azzurro hai l’occhio, Tosca ha
(additando la Cappella Attavanti)     osservando. - Il Sagrestano,           l’occhio nero!
ed ecco la cappella!...               volgendosi verso Cavaradossi
(preso da nuovo timore d’essere       per dirigergli la parola, vede il      SAGRESTANO
spiato, si guarda d’attorno, poi      quadro scoperto ed esclama con         (ritornando dal fondo e sempre
si dirige alla Cappella; con gran     grande meraviglia:)                    scandalizzato dice:)
precauzione introduce la chiave       Sante ampolle! Il suo ritratto!...     Scherza coi fanti e lascia stare i
nella serratura e scompare, dopo                                             santi!
aver richiuso il cancello. - Il       CAVARADOSSI                            (riprende a lavare i pennelli)
Sagrestano appare dal fondo: va       (volgendosi al Sagrestano)
da destra a sinistra, accudendo al    Di chi?                                CAVARADOSSI
governo della chiesa: avrà in una                                            L’arte nel suo mistero
mano un mazzo di pennelli. Si         SAGRESTANO                             le diverse bellezze insiem
avvicina all’impalcato, parlando      Di quell’ignota                        confonde:
ad alta voce come se rivolgesse       che i dì passati a pregar qui venìa.   ma nel ritrar costei...
la parola a qualcuno)                 (con untuosa attitudine
                                      accennando verso la Madonna            SAGRESTANO
SAGRESTANO                            dalla quale Angelotti trasse la        (Queste diverse gonne
E sempre lava!...                     chiave)                                che fanno concorrenza alle
(tic nervoso segnato da un rapido     tutta devota e pia...                  Madonne
movimento del collo e delle                                                  mandan tanfo d’inferno.)
spalle)                               CAVARADOSSI
Ogni pennello è sozzo                 (sorridendo)

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CAVARADOSSI                           appare dietro la cancellata e          TOSCA
Il mio solo pensiero,                 introduce la chiave per aprire)        (di fuori)
ah! il mio sol pensier sei tu!                                               Mario!
Tosca, sei tu.                        CAVARADOSSI
(continua a dipingere)                (al cigolio della serratura si         CAVARADOSSI
                                      volta)                                 (verso la porta da dove viene la
SAGRESTANO                            Gente là dentro!...                    voce di Tosca)
(asciuga i pennelli lavati, non       (al movimento fatto da                 Eccomi!
senza continuare a borbottare)        Cavaradossi, Angelotti, atterrito
(Scherza coi fanti e lascia stare     si arresta come per rifugiarsi         ANGELOTTI
i santi:                              ancora nella Cappella, ma, alzati      (colto da un eccesso di debolezza,
Ma con quei cani di volterriani       gli occhi, un grido di gioia, che      si appoggia all’impalcato e dice
nemici del santissimo governo         egli soffoca tosto tutto timoroso,     dolorosamente:)
(pone la catinella sotto              erompe dal suo petto. Egli ha          Sono stremo di forze, più non
l’impalcato ed i pennelli li          riconosciuto il pittore e gli stende   reggo...
colloca in un vaso, presso al         le braccia come ad un aiuto
pittore)                              insperato)                             CAVARADOSSI
non c’è da metter voce!...)                                                  (rapidissimo, sale sull’impalcato,
(accennando a Cavaradossi)            ANGELOTTI                              ne discende col paniere e lo dà
(Scherza coi fanti e lascia stare     Voi! Cavaradossi! Vi manda             ad Angelotti)
i santi.                              Iddio!                                 In questo panier v’è cibo e vino.
Già, sono impenitenti tutti quanti!   (Cavaradossi non riconosce
(eseguisce)                           Angelotti e rimane attonito            ANGELOTTI
Facciam piuttosto il segno della      sull’impalcato. - Angelotti            Grazie!
croce.)                               si avvicina di più onde farsi
(a Cavaradossi)                       conoscere)                             CAVARADOSSI
Eccellenza, vado.                     Non mi ravvisate!                      (incoraggiando Angelotti lo
                                      Il carcere m’ha dunque assai           spinge verso la Cappella)
CAVARADOSSI                           mutato!                                Presto!
Fa’ il tuo piacere!...
(continua a dipingere)                CAVARADOSSI                            ANGELOTTI
                                      (riconoscendolo, depone rapido         Grazie!
SAGRESTANO                            tavolozza e pennelli e scende
(indicando il cesto)                  dall’impalcato verso Angelotti,        CAVARADOSSI
Pieno è il paniere...                 guardandosi cauto intorno)             Presto!
Fa penitenza?                         Angelotti! Il Console                  (Angelotti entra nella Cappella)
                                      della spenta repubblica romana.
CAVARADOSSI                           (corre a chiudere la porta             TOSCA
Fame non ho.                          laterale)                              (da fuori, stizzita)
                                                                             Mario! Mario! Mario!
SAGRESTANO                            ANGELOTTI
(ironico stropicciandosi le           (andando incontro a                    CAVARADOSSI
mani...)                              Cavaradossi; con mistero)              (fingendosi calmo, apre a Tosca)
Oh!... mi rincresce!...               Fugii pur ora da Castel                Son qui!
(...ma non può trattenere un gesto    Sant’Angelo...                         (Tosca entra con una specie di
di gioia e uno sguardo d’avidità                                             violenza, guardando intorno
verso il cesto, che prende            CAVARADOSSI                            sospettosa - Cavaradossi si
ponendolo un po’ in disparte;         (generosamente)                        appressa a Tosca; Tosca lo
fiuta due prese di tabacco)           Disponete di me.                       respinge bruscamente)
Badi, quand’esce chiuda.
                                      TOSCA                                  TOSCA
CAVARADOSSI                           (di fuori)                             Perché chiuso?
(dipingendo)                          Mario!
Va’!...                               (alla voce di Tosca, Cavaradossi       CAVARADOSSI
                                      fa un rapido cenno ad Angelotti        (con simulata indifferenza)
SAGRESTANO                            di tacere)                             Lo vuole il Sagrestano...
Vo’!
(s’allontana pel fondo. -             CAVARADOSSI                            TOSCA
Cavaradossi, volgendo le spalle       Celatevi! È una donna... gelosa.       A chi parlavi?
alla Cappella, lavora. Angelotti,     Un breve istante e la rimando.
credendo deserta la chiesa,

                                                      19
CAVARADOSSI                              TOSCA                                 Mi discacci?
A te!                                    (colpita dall’accento freddo di
                                         Cavaradossi)                          CAVARADOSSI
TOSCA                                    Tornalo a dir!                        Urge l’opra, lo sai!
Altre parole bisbigliavi. Ov’è?...
                                         CAVARADOSSI                           TOSCA
CAVARADOSSI                              Tanto!                                (stizzita, alzandosi)
Chi?                                                                           Vado, vado!...
                                         TOSCA                                 (s’allontana un poco da
TOSCA                                    (stizzita)                            Cavaradossi, poi voltandosi
Colei!... Quella donna!...               Lo dici male, lo dici male:           per guardarlo, vede il quadro,
Ho udito i lesti                         non la sospiri la nostra casetta      ed agitatissima ritorna presso
passi e un fruscio di vesti...           che tutta ascosa nel verde ci         Cavaradossi)
                                         aspetta?                              Chi è quella donna bionda lassù?
CAVARADOSSI                              nido a noi sacro, ignoto al mondo
Sogni!                                   inter,                                CAVARADOSSI
                                         pien d’amore e di mister?             (calmo)
TOSCA                                    Al tuo fianco sentire                 La Maddalena. Ti piace?
Lo neghi?                                per le silenziose
                                         stellate ombre, salir                 TOSCA
CAVARADOSSI                              le voci delle cose!...                È troppo bella!
(con passione)                           Dai boschi e dai roveti,
Lo nego e t’amo!                         dall’arse erbe, dall’imo              CAVARADOSSI
(tenta di baciare Tosca)                 dei franti sepolcreti                 (ridendo ed inchinandosi)
                                         odorosi di timo,                      Prezioso elogio.
TOSCA                                    la notte escon bisbigli
(con dolce rimprovero)                   di minuscoli amori                    TOSCA
Oh! innanzi la Madonna.                  (con intenzione)                      (sospettosa)
No, Mario mio.                           e perfidi consigli                    Ridi?
(s’avvicina alla statua della            che ammolliscono i cuori.             Quegl’occhi cilestrini già li vidi...
Madonna e dispone con arte               Fiorite, o campi immensi,
intorno ad essa i fiori che ha           palpitate,                            CAVARADOSSI
portato con sé)                          auree marine, nel lunare albor,       (con indifferenza)
Lascia pria che la preghi, che           ah piovete voluttà, volte stellate!   Ce n’è tanti pel mondo!...
l’infiori...                             Arde in Tosca un folle amor!
(s’inginocchia e prega con molta                                               TOSCA
devozione; segnandosi, s’alza;           CAVARADOSSI                           (cerca di ricordarsi)
a Cavaradossi che intanto si è           Ah! M’avvinci ne’ tuoi lacci,         Aspetta... Aspetta...
avviato per riprendere il lavoro)        mia sirena...                         (sale sull’impalcato; trionfante:)
Ora stammi a sentir... stassera                                                È l’Attavanti!...
canto,                                   TOSCA
ma è spettacolo breve. Tu                (con abbandono)                       CAVARADOSSI
m’aspetti                                Arde a Tosca nel sangue il folle      (ridendo)
sull’uscio della scena                   amor!...                              Brava!...
e alla tua villa andiam soli, soletti.
                                         CAVARADOSSI                           TOSCA
CAVARADOSSI                              Mia sirena, verrò!                    (vinta dalla gelosia)
(che fu sempre sopra pensiero)                                                 La vedi? T’ama?
Stassera?!                               TOSCA                                 (piangendo)
                                         O mio amore!                          Tu l’ami? tu l’ami?...
TOSCA                                    (reclinando la testa sulla spalla
È luna piena                             di Cavaradossi, che quasi subito      CAVARADOSSI
e il notturno effluvio floreal           si allontana un poco guardando        (procura di calmarla)
inebria il cor. Non sei contento?        verso la parte donde uscì             Fu puro caso...
(si siede sulla gradinata presso a       Angelotti)
Cavaradossi)                                                                   TOSCA
                                         CAVARADOSSI                           (non ascoltandolo, con ira
CAVARADOSSI                              Or lasciami al lavoro.                gelosa)
(distratto)                                                                    Quei passi
Tanto!                                   TOSCA                                 e quel bisbiglio... Ah! Qui stava
                                         (sorpresa)                            pur ora!

                                                         20
CAVARADOSSI                       TOSCA                                sia treccia bionda o bruna,
Vien via!                         (rapita, appoggiando la testa alla   a pregar non verrà donna
                                  spalla di Cavaradossi)               nessuna?
TOSCA                             Oh come la sai bene
Ah! la civetta!                   l’arte di farti amare!               CAVARADOSSI
(minacciosa)                      (maliziosamente)                     Lo giuro, amore!... Va’!
A me, a me!                       Ma... falle gli occhi neri!...
                                                                       TOSCA
CAVARADOSSI                       CAVARADOSSI                          Quanto m’affretti!
(serio)                           (teneramente)
La vidi ieri, ma fu puro          Mia gelosa!                          CAVARADOSSI
caso. A pregar qui venne...                                            (con dolce rimprovero)
non visto la ritrassi...          TOSCA                                Ancora?
                                  Sì, lo sento... ti tormento
TOSCA                             senza posa.                          TOSCA
Giura!                                                                 (cade nelle braccia di
                                  CAVARADOSSI                          Cavaradossi e porgendogli la
CAVARADOSSI                       Mia gelosa!                          guancia)
(serio)                                                                No, perdona!...
Giuro!                            TOSCA
                                  Certa sono del perdono...            CAVARADOSSI
TOSCA                                                                  (scherzoso)
(sempre cogli occhi rivolti al    CAVARADOSSI                          Davanti la Madonna?
quadro)                           Mia gelosa!
Come mi guarda fiso!                                                   TOSCA
                                  TOSCA                                (accennando alla Madonna)
CAVARADOSSI                       ...certa sono del perdono            È tanto buona!
Vien via...                       se tu guardi al mio dolor!           (si baciano. Tosca avviandosi
                                                                       ad uscire e guardando ancora il
TOSCA                             CAVARADOSSI                          quadro, maliziosamente gli dice:)
Di me, beffarda, ride.            Tosca idolatrata,                    Ma falle gli occhi neri!...
(discende all’indietro tenendo    ogni cosa in te mi piace;            (fugge rapidamente. -
alte le sue mani in quelle di     l’ira audace                         Cavaradossi rimane commosso
Cavaradossi senza cessare di      e lo spasimo d’amor!                 e pensieroso. - Cavaradossi,
guardare il quadro)                                                    rammentandosi di Angelotti,
                                  TOSCA                                sta ascoltando se Tosca s’è
CAVARADOSSI                       Certa sono del perdono               allontanata; socchiude la
(spinge dolcemente Tosca a        se tu guardi al mio dolor!           porticina e guarda fuori: visto
scendere la gradinata)            Dilla ancora                         tutto tranquillo, corre alla
Follia!                           la parola che consola...             Cappella: Angelotti appare dietro
                                  dilla ancora!                        la cancellata. - Cavaradossi
TOSCA                                                                  apre la cancellata ad Angelotti
(con dolce rimprovero)            CAVARADOSSI                          e si stringono affettuosamente la
Ah, quegli occhi!                 Mia vita, amante inquieta,           mano)
                                  dirò sempre: «Floria, t’amo!»
CAVARADOSSI                       Ah! I’alma acquieta,                 CAVARADOSSI
(tiene Tosca affettuosamente      sempre «t’amo!» ti dirò!             (ad Angelotti che, naturalmente,
presso di sé, fissandola negli                                         ha dovuto udire il dialogo
occhi)                            TOSCA                                precedente)
Qual occhio al mondo può star     (sciogliendosi da Cavaradossi)       È buona la mia Tosca, ma
di paro                           Dio! quante peccata!                 credente
all’ardente occhio tuo nero?      M’hai tutta spettinata.              al confessor nulla tiene celato,
È qui che l’esser mio s’affisa                                         ond’io mi tacqui. È cosa più
intero...                         CAVARADOSSI                          prudente.
occhio all’amor soave, all’ira    Or va’, lasciami!
fiero...                                                               ANGELOTTI
qual altro al mondo può star di   TOSCA                                Siam soli?
paro                              Tu fino a stassera
all’occhio tuo nero?              stai fermo al lavoro. E mi           CAVARADOSSI
                                  prometti,                            Sì. Qual è il vostro disegno?...
                                  sia caso o fortuna,

                                                   21
ANGELOTTI                            le vesti femminili...               si guadagna un’indulgenza!
A norma degli eventi, uscir di       (Angelotti va a prendere le vesti   Tutta qui la cantoria!
Stato                                nascoste da sua sorella)            Presto! Presto!
o star celato in Roma... Mia
sorella...                           ANGELOTTI                           CHIERICI, CONFRATELLI,
                                     Ch’io le indossi?                   ALLIEVI e CANTORI DELLA
CAVARADOSSI                                                              CAPPELLA
L’Attavanti?                         CAVARADOSSI                         (accorrendo tumultuosamente
                                     Per or non monta, il sentiero è     da ogni parte colla massima
ANGELOTTI                            deserto...                          confusione)
Sì... ascose un muliebre                                                 Dove?
abbigliamento là sotto l’altare...   ANGELOTTI
vesti, velo, ventaglio...            (per uscire)                        SAGRESTANO
(si guarda intorno con paura)        Addio!...                           (spingendoli verso la sagrestia)
Appena imbruni                                                           In sagrestia...
indosserò quei panni...              CAVARADOSSI
                                     (accorrendo ancora verso            CHIERICI, CONFRATELLI,
CAVARADOSSI                          Angelotti)                          ALLIEVI e CANTORI DELLA
Or comprendo!                        Se urgesse il periglio, correte     CAPPELLA
Quel fare circospetto                al pozzo del giardin. L’acqua è     Ma che avvenne?
e il pregante fervore                nel fondo,
in giovin donna e bella              ma a mezzo della canna un           SAGRESTANO
m’avean messo in sospetto            picciol varco                       Nol sapete?
di qualche occulto amor!...          guida ad un antro oscuro.           (affannoso)
Or comprendo!                        Rifugio impenetrabile e sicuro!     Bonaparte... scellerato...
Era amor di sorella!                 (un colpo di cannone; i due si      Bonaparte...
                                     guardano agitatissimi)
ANGELOTTI                                                                CHIERICI, CONFRATELLI,
Tutto ella ha osato                  ANGELOTTI                           ALLIEVI e CANTORI DELLA
onde sottrarmi a Scarpia             Il cannon del castello!...          CAPPELLA
scellerato!                                                              (si avvicinano al Sagrestano e
                                     CAVARADOSSI                         lo attorniano, mentre accorrono
CAVARADOSSI                          Fu scoperta                         altri che si uniscono ai primi)
Scarpia?! Bigotto satiro che         la fuga! Or Scarpia i suoi sbirri   Ebben? Che fu?
affina                               sguinzaglia!
colle devote pratiche la foia                                            SAGRESTANO
libertina, e strumento               ANGELOTTI                           Fu spennato, sfracellato
al lascivo talento                   Addio!                              e piombato a Belzebù!
(con forza crescente)
fa il confessore e il boia!          CAVARADOSSI                         CHIERICI, CONFRATELLI,
La vita mi costasse, vi salverò!     (risoluto)                          ALLIEVI e CANTORI DELLA
Ma indugiar fino a notte è mal       Con voi verrò. Staremo all’erta!    CAPPELLA
sicuro...                                                                Chi lo dice?
                                     ANGELOTTI                           È sogno!
ANGELOTTI                            Odo qualcun!                        È fola!
Temo del sole!...
                                     CAVARADOSSI                         SAGRESTANO
CAVARADOSSI                          (con entusiasmo)                    È veridica parola!
(indicando)                          Se ci assalgon, battaglia!          Or ne giunse la notizia!
La cappella mette                    (partono rapidamente dalla
a un orto mal chiuso, poi c’è un     Cappella)                           CHIERICI, CONFRATELLI,
canneto                                                                  ALLIEVI e CANTORI DELLA
che va lungi pei campi a una mia     SAGRESTANO                          CAPPELLA
villa...                             (entra correndo, tutto              Si festeggi la vittoria!
                                     scalmanato; gridando:)
ANGELOTTI                            Sommo giubilo, Eccellenza!...       SAGRESTANO
M’è nota...                          (non vedendo neppure questa         E questa sera
                                     volta il pittore sull’impalcato,    gran fiaccolata,
CAVARADOSSI                          rimane molto sorpreso)              veglia di gala a Palazzo Farnese,
Ecco la chiave... innanzi sera       Non c’è più! Ne son dolente!...     ed un’apposita
io vi raggiungo, portate con voi     Chi contrista un miscredente        nuova cantata

                                                     22
con Floria Tosca!...                     SCARPIA                              angolo della chiesa: i suoi occhi
E nelle chiese                           (a Spoletta)                         si arrestano sull’impalcato, sugli
inni al Signor!                          E tu va’, fruga ogni angolo,         arnesi del pittore, sul quadro...
Or via a vestirvi,                       raccogli                             e il noto viso dell’Attavanti gli
non più clamor!                          ogni traccia!                        appare nel volto della santa)
(gridando)                                                                    Il suo ritratto!
Via... via... in sagrestia!              SPOLETTA                             (al Sagrestano)
                                         Sta bene!...                         Chi fe’ quelle pitture?
CHIERICI, CONFRATELLI,                   (fa cenno a due birri di seguirlo)
ALLIEVI e CANTORI DELLA                                                       SAGRESTANO
CAPPELLA                                 SCARPIA                              (ancora più invaso dalla paura)
(sghignazzando)                          (ad altri birri, che eseguiscono:)   Il cavalier Cavaradossi...
Ah ah ah!...                             Occhio alle porte,
(ridendo e gridando                      senza dar sospetti!...               SCARPIA
gioiosamente, senza badare               (al Sagrestano)                      Lui!
al Sagrestano che inutilmente            Ora a te. Pesa
li spinge ad urtoni verso la             le tue risposte, un prigionier di    SAGRESTANO
sagrestia)                               Stato                                (scorgendo un birro che esce
Doppio soldo... Te Deum...               fuggì pur ora da Castel              dalla Cappella con il paniere in
Gloria!                                  Sant’Angelo...                       mano)
Viva il Re!... Si festeggi la            (energico)                           Numi! Il paniere!
vittoria!                                s’è rifugiato qui...
Questa sera                                                                   SCARPIA
gran fiaccolata,                         SAGRESTANO                           (seguitando le sue riflessioni)
veglia di gala a Palazzo Farnese,        Misericordia!                        Lui! L’amante di Tosca! Un uom
ed un’apposita                                                                sospetto!
nuova cantata                            SCARPIA                              Un volterrian!
con Floria Tosca!...                     Forse c’è ancora. Dov’è la
E nelle chiese                           Cappella                             SAGRESTANO
inni al Signor!                          degli Attavanti?                     (che avrà esaminato il paniere,
Or via a vestirvi,                                                            con gran sorpresa esclama:)
non più clamor!                          SAGRESTANO                           Vuoto?... Vuoto!...
(saltellando e ridendo                   Eccola!...
sgangheratamente)                        (va al cancello e lo trova           SCARPIA
Viva il Re!... Si festeggi la vitto...   socchiuso)                           Che hai detto?
(Scarpia appare improvvisamente          Aperta! Arcangeli!                   (vedendo il birro col paniere)
dalla porticina. - Alla vista di         E un’altra chiave!                   Che fu?...
Scarpia tutti si arrestano allibiti
come per incanto. - Seguono              SCARPIA                              SAGRESTANO
Scarpia, Spoletta ed alcuni birri)       Buon indizio... Entriamo.            (prende al birro il paniere)
                                         (entrano nella Cappella, poi         Si ritrovò nella Cappella
SCARPIA                                  ritornano: Scarpia, assai            questo panier.
(con grande autorità)                    contrariato, ha fra le mani
Un tal baccano in chiesa! Bel            un ventaglio chiuso che agita        SCARPIA
rispetto!                                nervosamente; fra sé)                Tu lo conosci?...
                                         Fu grave sbaglio
SAGRESTANO                               quel colpo di cannone. Il marïolo    SAGRESTANO
(impaurito balbetta)                     spiccato ha il volo, ma lasciò una   Certo!
Eccellenza, il gran giubilo...           preda...                             È il cesto del pittor...
                                         preziosa...                          (balbettando pauroso)
SCARPIA                                  (agitandolo in aria)                 ma... nondimeno...
Apprestate per il Te Deum.               un ventaglio.
(mogi, mogi si allontanano               Qual complice il misfatto            SCARPIA
tutti e anche il Sagrestano fa           preparo.                             Sputa quello che sai.
per cavarsela, ma Scarpia                (rimane alquanto pensieroso, poi
bruscamente lo trattiene)                guarda attentamente il ventaglio;    SAGRESTANO
Tu resta!                                a un tratto vi scorge uno stemma     (sempre più impaurito e quasi
                                         e vivamente esclama:)                piangendo, gli mostra il paniere
SAGRESTANO                               La marchesa                          vuoto)
(sommessamente impaurito)                Attavanti!... Il suo stemma...       Io lo lasciai ripieno
Non mi muovo!                            (guarda intorno, scrutando ogni      di cibo prelibato...

                                                         23
il pranzo del pittor!...              TOSCA                                  TOSCA
                                      Ingannata? No... no...                 (afferrandolo)
SCARPIA                               tradirmi egli non può,                 Un ventaglio? Dove stava?
(con intenzione, inquirendo per       (quasi piangendo)                      (entrano alcuni contadini)
scoprir terreno)                      tradirmi egli non può!
Avrà pranzato!                                                               SCARPIA
                                      SCARPIA                                Là su quel palco. Qualcun venne
SAGRESTANO                            (a Tosca, insinuante e gentile)        certo a sturbar gli amanti
Nella Cappella?                       Tosca divina,                          ed essa nel fuggir perdé le
(facendo cenno di no colla mano)      la mano mia                            penne!...
Non ne avea la chiave                 la vostra aspetta, piccola manina,
né contava pranzar... disse egli      non per galanteria,                    TOSCA
stesso.                               ma per offrirvi l’acqua benedetta...   (esaminando il ventaglio)
Ond’io l’avea già messo...                                                   La corona! Lo stemma! È
al riparo.                            TOSCA                                  l’Attavanti!
(mostra dove avea riposto             (tocca le dita di Scarpia e si fa il   Presago sospetto!...
il paniere e ve lo lascia. -          segno della croce)
Impressionato dal severo e silente    Grazie, signor!                        SCARPIA
contegno di Scarpia, fra sé)                                                 (Ho sortito l’effetto!)
(Libera me, Domine!)                  SCARPIA
                                      Un nobile                              TOSCA
SCARPIA                               esempio è il vostro. Al cielo          (con grande sentimento,
(fra sé)                              piena di santo zelo                    trattenendo a stento le lagrime,
(Or tutto è chiaro...                 attingete dell’arte il magistero       dimentica del luogo e di Scarpia)
la provvista del sacrista             che la fede ravviva!                   Ed io venivo a lui tutta dogliosa
d’Angelotti fu la preda!)                                                    per dirgli: invan stassera il ciel
(Tosca entra, ed è nervosissima:      TOSCA                                  s’infosca...
va dritta all’impalcato, ma           (distratta e pensosa)                  l’innamorata Tosca
non trovandovi Cavaradossi,           Bontà vostra...                        è prigioniera...
sempre in grande agitazione va        (cominciano ad entrare in chiesa
a cercarlo nella navata centrale      ed a recarsi verso il fondo alcuni     SCARPIA
della chiesa: Scarpia, appena         popolani)                              (Già il veleno l’ha rosa...)
vista entrare Tosca, si è abilmente
nascosto dietro la colonna ov’è       SCARPIA                                TOSCA
la pila dell’acqua benedetta,         Le pie donne son rare                  ...dei regali tripudi,
facendo imperioso cenno di            Voi calcate la scena                   prigioniera!...
rimanere al Sagrestano; il quale,     (con intenzione)
tremante, imbarazzato, si reca        e in chiesa ci venite per pregar.      SCARPIA
vicino al palco del pittore)                                                 (Già il veleno l’ha rosa.)
Tosca? Che non mi veda.               TOSCA                                  (entra un gruppo di pastori e di
(Per ridurre un geloso allo           (sorpresa)                             ciociare)
sbaraglio                             Che intendete?                         (mellifluo)
Jago ebbe un fazzoletto... ed io un                                          O che v’offende,
ventaglio!...)                        SCARPIA                                dolce signora?...
                                      E non fate                             Una ribelle
TOSCA                                 come certe sfrontate                   lacrima scende
(ritorna presso l’impalcato,          (indica il ritratto)                   sovra le belle
chiamando con impazienza ad           che han di Maddalena                   guancie e le irrora;
alta voce:)                           viso e costumi                         dolce signora,
Mario?! Mario?!                       (con intenzione marcata)               che mai v’accorra?
                                      e vi trescan d’amore!
SAGRESTANO                                                                   TOSCA
(avvicinandosi a Tosca)               TOSCA                                  Nulla!
Il pittor                             (scattando)                            (vari Nobili Signori
Cavaradossi?                          Che? D’amore? Le prove!                accompagnano alcune donne)
Chi sa dove sia?                      Le prove!
Svanì, sgattaiolò                                                            SCARPIA
per sua stregoneria.                  SCARPIA                                (con marcata intenzione)
(se la svigna)                        (mostrandole il ventaglio)             Darei la vita
                                      È arnese di pittore                    per asciugare quel pianto.
                                      questo?

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