Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse

Pagina creata da Simona Carbone
 
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Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET
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Grinta e fascino
                     di un ciclismo d’altri tempi

                                                         testi di Marco Blaser, Gian Paolo Ormezzano e Sergio Zavoli
                                                                       con un’intervista a Ferdy Kübler
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Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                                                            Vite diverse, stesse grandi vittorie
                                                                                            di Marco Blaser *

                               Sono un ragazzo di Piazza. Dicono che i miei                                  dibile vittoria di tappa di Hugo Koblet che,
                               primi vagiti si siano confusi con le note de                                  primo straniero, avrebbe poi vinto la presti-
                               L’amico Fritz di Mascagni eseguite dalla                                      giosa corsa a tappe italiana. Nel ’51 mi recai
                               Civica Filarmonica di Lugano diretta dal                                      in Val Ganna ai mondiali di Varese. Mi schie-
                               maestro Dassetto in Piazza della Riforma.                                     rai poi in prima fila per accogliere Ferdy
                               Sono infatti nato e cresciuto fra il vecchio                                  Kübler, in maglia iridata, sulla Piazza di casa.
                               quartiere del Sassello, le vie Pessina, Soave,                                Un paio d’anni più tardi partecipai a un con-
                               Petrarca, Luvini, il Crocicchio Cortogna e il                                 corso per “voci nuove” e il 1° dicembre del
                               Municipio, una specie di Buckingham                                           ’54 debuttai ai microfoni della mitica Radio
                               comunale nel quale, un giorno, si sarebbe                                     Monteceneri. Mio padre mi diede il nulla osta
                               insediato un altro George dotato anch’egli di                                 con un augurio dal tono piuttosto amareg-
                               una forte personalità. Da bambino ho annu-                                    giato e poco convinto: “Se proprio vuoi fare il
                               sato il penetrante profumo della torrefazione                                 saltimbanco, buttati!”. Pochi mesi dopo
                               del caffè dei Conza. Per ore ho sostato alle                                  venni già inviato al seguito del Giro della
                               porte del laboratorio artigianale di gelati del                               Svizzera come giovane “apprendista strego-
                               “Leventinese” conquistandomi in seguito i                                     ne” affiancando Alberto Barberis e Tiziano
                               “fregüi” delle paste rimaste invendute sugli                                  Colotti. Il ciclismo mi appassionò più di altre
                               eleganti banconi della panetteria Burri, oggi                                 discipline. Il rapporto umano, la semplicità
                               sede della Banca Popolare di Sondrio. Era                                     della sua gente mi affascinarono. Nacquero
                               questo il mio quartiere. Il ritmo della gior-                                 vere, sincere amicizie che resistono all’usura
                               nata veniva scandito dagli appuntamenti dei                                   del tempo. Emilio Croci Torti, luogotenente
                               notiziari di Radio Monteceneri. Anch’io sono                                  di Ferdy, mi consegnava, giorno dopo giorno,
                               figlio dei “Radio Days” dipinti a Manhattan                                   le banane del suo rifornimento sostenendo la
                               da Woody Allen, tenendo conto, è ovvio,                                       mia crescita. Remo Pianezzi, il fedele grega-
                               delle proporzioni della realtà luganese. Nei                                  rio di Hugo Koblet, mi confidava invece le
                               ricordi vi sono, indelebili, gli annunci dati da                              strategie della sua squadra. Mi rammento
                               Mario Casanova il 1° settembre del ’39 per                                    che d’istinto ero più portato a schierarmi, in
                               l’invasione della Polonia da parte dell’eserci-                               un paese diviso fra i sostenitori dei due K,
                               to del Terzo Reich e quello per lo sbarco                                     con i kübleriani anche se il dialogo con Hugo
                               degli Alleati in Normandia. Era il 6 giugno                                   mi risultava più facile. Lo stupendo atleta
                               del ’44. L’arrivo dei GI (così erano chiamati i                               zurighese, potente ed elegante, aveva già alle
                               soldati americani) venne accompagnato                                         spalle le straordinarie affermazioni al Giro e
                               dalla musica jazz eseguita dall’orchestra di                                  al Tour. All’inizio della mia attività giornali-
                               Glenn Miller, allora ospite fisso della radio                                 stica la sua stella stava purtroppo sbiadendo.
                               militare angloamericana AFN.
                               Quando l’8 maggio del ’45 un concerto di
A sinistra:                    campane segnò la fine della guerra in me si
Hugo Koblet al                 era ormai radicato il sogno di diventare un
Tour de France del
1951 nella tappa               uomo di radio. A nulla valsero le proposte,
a cronometro da                avanzate dagli avventori dell’esercizio pub-
Aix-les-Bains a Ginevra.
Vinse percorrendo i
                               blico dei miei genitori, di immergermi nel
97 chilometri della            mondo bancario. Nemmeno la prospettiva di
frazione in 2h39’45”
                               raccogliere le esperienze alberghiere fami-
alla media di 36,43 km/h
e portò il suo vantaggio       liari riuscì a soffocare il mio entusiasmo per
in classifica generale da
                               la comunicazione radiofonica. La frittata era
9’ a 22’, aggiudicandosi
di fatto la 38ª edizione       fatta. I successi collezionati dallo sport elve-
della corsa francese due       tico, narrati da Vico Rigassi, Giuseppe
giorni prima della fine.
                               Albertini e Alberto Barberis, consolidarono
A destra:                      la mia scelta. Nel ’50 fui a Locarno per
Il commentatore
radiofonico della RSI
                               applaudire Fritz Schaer, allora maglia rosa al
Vico Rigassi.                  Giro e per salutare nel contempo l’impreve-

                                                                                                      [ III ]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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In alto:                                                                                                     delle Terme di Caracalla. Fu lui a essere rice-
Un elegante e
                                                                                                             vuto dal Santo Padre e dalle festanti Guardie
impeccabile Koblet
adolescente, tra i                                                                                           Svizzere. A Chiasso, per valicare la frontiera,
compagni di scuola                                                                                           indossò la maglia rosa. Quel pomeriggio le
nel particolare di una
foto di gruppo.                                                                                              nostre scuole rimasero chiuse e i palazzi
                                                                                                             issarono il gran pavese. Imparammo ad
In basso:
Hugo Koblet con la
                                                                                                             apprezzare le sue civetterie: rinfrescarsi il
moglie nel giro d’onore                                                                                      volto e pettinarsi a puntino prima di affron-
alla Sei Giorni di Zurigo
del 21 marzo 1957,
                                                                                                             tare, a fine gara, il pubblico e i fotografi.
giorno del suo 32°                                                                                           Incantò grandi e piccini affascinando soprat-
compleanno.
                                                                                                             tutto il mondo femminile. I giornalisti pari-
                                                                                                             gini lo chiamarono “pédaleur de charme”.
                                                                                                             La sua consacrazione fu celebrata, nel 1951,
                                                                                                             sulle strade transalpine con una maiuscola
                               Hugo Koblet era nato nel 1925 al numero 3                                     vittoria al Tour. Seguì una lunga serie di pre-
                               della Hildestrasse, situata in un vasto quar-                                 stigiose affermazioni. Nel 1952 Koblet andò
                               tiere popolare di Zurigo. I genitori gestivano                                in Messico. La sua ingenuità e l’incapacità di
                               una piccola, apprezzata panetteria. Hugo, il                                  rifiutare inviti lo portò al via di una curiosa
                               più giovane della famiglia, era addetto alla                                  corsa a handicap inventata da un gruppo di
                               consegna del pane. Si fece i muscoli percor-                                  singolari impresari. Fu un’avventura avvolta
                               rendo ogni giorno decine di chilometri per                                    da un fitto mistero che gli avrebbe cambiato
                               diventare ben presto uno fra gli allievi emer-                                la vita. Al suo ritorno in Europa amici e
                               genti del Velo Club regionale. Nel 1943                                       compagni di squadra notarono che la tra-
                               vinse, da dilettante, la sua prima gara. Passò                                sferta messicana gli aveva minato la salute.
                               quindi fra i professionisti e nel ‘47 si aggiu-                               Improvvisi, singolari dolori gli rendevano
                               dicò la prima tappa del Giro della Svizzera, la                               difficoltosa la respirazione in alta quota.
                               Zurigo-Siebnen, staccando di prepotenza                                       Quando superava i 2000 metri una morsa
                               Kübler, Coppi, Bartali e altri affermati cam-                                 alla gola gli procurava un penoso fiatone.
                               pioni. Si mise poi in vista come passista con-                                Nel 1953 tornò, da protagonista assoluto, al
                               quistandosi la considerazione degli osserva-                                  Giro d’Italia. Venne indicato fra i favoriti alla
                               tori più attenti. Göpf Weilenmann, vincitore                                  vittoria finale. Arrivò a Bolzano in maglia
                               nel ‘49 del nostro Giro, gli pronosticò un ful-                               rosa alle spalle di Coppi che vinse la tappa.
                               gido avvenire e lo segnalò a Learco Guerra                                    Quel giorno Mario Ferretti, dai microfoni
                               che da poco aveva deciso di scendere in                                       della RAI, iniziò la sua cronaca con l’indi-
                               campo per il Giro dell’Anno Santo. Koblet, il                                 menticabile “Un uomo solo al comando, la
                               neofita dell’impegnativa corsa a tappe, indos-                                sua maglia è biancoceleste, il suo nome è
                               sò a metà corsa la maglia rosa già vestita per                                Fausto Coppi…!”. Si disse che quella vittoria
                               alcuni giorni da Schaer. Il campione elvetico
                               si impose nei cuori degli appassionati di
                               ciclismo per l’innata eleganza e la prorom-
                               pente potenza atletica. I geniali inviati della
                               “Gazzetta dello Sport” lo battezzarono
                               “Falco biondo”. Bello, forte, educato, divenne
                               pure il beniamino della carovana rosa. Con
                               la maglia di leader volontà e coraggio si mol-
                               tiplicarono. L’uscita di scena di Fausto
                               Coppi, vittima di una caduta che gli procurò
                               la rottura del bacino, mise in difficoltà anche
                               Gino Bartali, l’antagonista più temibile, che
                               avrebbe voluto incontrare Pio XII in veste di
                               vincitore. Ma Hugo, accarezzando con deter-
                               minazione i pedali, non lasciò spazio al cam-
                               pione toscano e arrivò da vincitore, primo
                               straniero della storia, sul traguardo finale

                                                                                                      [ IV ]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                               faceva parte di un accordo fra i due: “Oggi                                   l’incarico. Debuttai al suo fianco il 15 otto-
                               vinco io la tappa e domani tu vinci il Giro!”.                                bre a Lugano per la cronaca della cronome-
                               Ma il giorno dopo, sui duri tornanti dello                                    tro. Facemmo coppia per tre anni assolvendo
                               Stelvio, Koblet entrò in crisi e Coppi fu                                     una quindicina di impegni. In quel periodo
                               costretto dai suoi dirigenti a non attenersi al                               ebbi modo di conoscere più da vicino l’uomo
                               presunto accordo andando a vincere a                                          Koblet, un amico tormentato che in certi
                               Bormio e quindi, il giorno seguente, a con-                                   momenti si sentiva sconfitto e umiliato.
                               quistare questa tormentata edizione del                                       Venne anche abbandonato da Sonia, rimasta
                               Giro. L’Alto Adige, l’aria della Valtellina con                               ancora a Caracas, mentre alcuni sconsiderati
                               lo Stelvio e l’Engadina, con il Bernina, ebbe-                                familiari lo sfruttarono con incomprensibile
                               ro un’importanza particolare nella carriera                                   cinismo. Durante i nostri viaggi di trasferta
                               di Hugo. Al Tour de France il cuore e la                                      e le cene precedenti gli impegni di cronaca
                               respirazione tornarono a infastidire il cam-                                  mi confessò ripetutamente il disagio per
                               pione elvetico, che pur sapeva soffrire. La                                   essere dovuto passare dalla bicicletta al
                               sua carriera proseguì poi fra alti e bassi.                                   mondo degli affari. A Caracas aveva scoperto
                               Generoso e signore assecondò, nel ’54, il suo                                 la passione per il tennis e lo sci nautico.
                               luogotenente Carlo Clerici che vinse il Giro.                                 Vinse anche alcuni tornei amatoriali. Ma
                               Hugo si accontentò del secondo posto. In                                      furono effimeri fuochi di paglia. Ricordava
                               seguito si concentrò sulle classiche, sulle                                   invece volentieri gli amichevoli rapporti con
                               sfide in pista, sulle Sei Giorni, sulle gare a                                Kübler, Bobet e Remo Pianezzi. Gli piaceva
                               cronometro. Nel frattempo si sposò con l’av-                                  raccontarmi gli episodi legati alla vittoria del
                               venente indossatrice Sonia Bruehl dimenti-                                    Giro del ’50, la gioia di Learco Guerra che
                               candosi purtroppo di adeguare il suo tenore                                   non si sarebbe mai immaginato di poter arri-
                               di vita ai nuovi, meno fastosi guadagni.                                      vare a Roma con il capitano della sua squa-
                               L’indiscusso talento del ciclismo mondiale                                    dra in veste di vincitore. Mi raccontò che
                               era infatti un pessimo amministratore. In                                     durante la cerimonia ufficiale in Piazza San
                               pochi mesi dilapidò la ricchezza accumulata.                                  Pietro Learco pianse dalla gioia. Mi disse:
                               “Aveva le mani bucate” ebbe a dire Armin                                      “Sembrava un bambino disorientato dai
                               von Büren, compagno di molte Sei Giorni.                                      troppi regali ricevuti da Babbo Natale”.
                               La fine della sua carriera sportiva venne
                               decretata al Tour de Romandie del ’58. Il
                               “Falco biondo” respirava a fatica anche a
                               1000 metri di quota. Vedere in difficoltà un
                               atleta che aveva avuto la potenza per scon-
                               figgere i campioni più prestigiosi creava in
                               tutti una dolorosa stretta al cuore.
                               Grazie alla sua fama, ma anche all’innata
                               signorilità, Hugo ebbe una proposta dall’AGIP
                               di Enrico Mattei. Venne invitato ad andare in
                               Venezuela come testimonial del “Cane a sei
                               zampe Supercortemaggiore”. Si stabilì quin-
                               di a Caracas con Sonia e vi rimase per due
                               anni. Rientrò a Zurigo in sordina nel dicem-
                               bre del ’60, quando la AGIP decise di affidar-
                               gli la stazione di benzina del Velodromo di
                               Oerlikon, mentre un gruppo di fedeli lo spin-
                               se ad accettare l’incarico di commentatore di
                               gare ciclistiche per Radio Beromünster.                                       Fra i momenti più belli della carriera citava
Tour de France 1951,           Timido, poco estroverso, accettò la proposta.                                 il Tour de France e la fortuna di aver potuto
16 luglio: Koblet in           Tuttavia chiese di essere assecondato da un                                   praticare il mestiere dei suoi sogni, anche se
azione nella tappa
che lo porta vittorioso
                               collega-cronista che l’avrebbe interrogato                                    duro e talvolta crudele. Per lui ogni corsa era
da Brige ad Agen,              sugli aspetti tecnici della gara. Sepp Renggli,                               un’avventura, un’esperienza nuova che lo
dopo una leggendaria
fuga solitaria di 136
                               allora capo dello sport della Radio, accettò le                               stimolava e lo divertiva. Amava anche viag-
chilometri.                    richieste di Hugo e nell’estate del ’61 mi offrì                              giare, conoscere paesi nuovi, girare l’Europa

                                                                                                       [V]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                               e incontrare persone diverse. Non gli piace-                                  amarezze e si inseriva nel filo di una depres-
                               va invece parlare dell’episodio meno limpi-                                   sione che andava a collegarsi alla misteriosa
                               do: la vicenda dello Stelvio del ’53. Un gior-                                trasferta in Messico che gli compromise la
                               no mi disse che quel Giro iniziò male.                                        salute. Lo disse pure ad Armin von Büren
                               Spirava un’aria da guerra su due ruote.                                       quando il partner di molte Sei Giorni lo
                               Quasi sottovoce mi confidò: “Persi il Giro                                    invitò a gestire con maggior oculatezza
                               nella tappa dello Stelvio con arrivo a                                        quello che rimaneva di una sostanza ormai
                               Bormio. Fui battuto da Coppi, il più grande                                   ridotta all’osso. Rimase incomprensibile la
                               campione di tutti i tempi!”. Tentai di farlo                                  sua rinuncia alla carica di Commissario tec-
                               parlare del presunto accordo e del successi-                                  nico della Federazione. Rifiutò a causa di
                               vo possibile tradimento. Non mi rispose. Si                                   assurde tensioni esistenti fra i funzionari
                               chiuse invece in un ermetico silenzio. In                                     che, secondo lui, stavano bloccando ogni ini-
                               quei giorni furono probabilmente messe in                                     ziativa. Fu invece sempre pronto a dare con-
                               campo forze capaci di far vacillare persino                                   sigli ai giovani che si rivolgevano a lui ricor-
                               l’onestà e la coerenza di un uomo d’onore                                     dando, con generosità, che “La casa sullo
                               come Coppi. Secondo lui il ciclismo degli                                     Zollikerberg è sempre aperta”. Ebbi comun-
                               anni Sessanta stava purtroppo subendo una                                     que l’impressione che l’innata riservatezza si
                               profonda metamorfosi. Ripeteva sovente che                                    stesse accentuando. Spesso mi apparve con-
                               il ciclismo era giunto al giro di boa. Imprese                                fuso, insicuro e triste. Poche settimane dopo
                               come quelle compiute da Coppi, Bartali,                                       il nostro ultimo incontro di lavoro, Hugo
                               Magni, Kübler, Bobet non si sarebbero più                                     Koblet, al volante della sua berlina, andò a
                               potute ripetere. L’intervento sempre più                                      schiantarsi inspiegabilmente contro un
                               massiccio degli sponsor, alla ricerca del suc-                                albero in aperta campagna, lungo la strada
                               cesso immediato, per dare visibilità al mar-                                  che dal villaggio di Esslingen porta a
                               chio dei propri prodotti e ammortizzare gli                                   Mönchaltdorf. Era il 2 novembre del 1964.
                               ingaggi sempre più elevati, era pronto per                                    Spirò pochi giorni dopo senza aver realmen-
                               conferire un pericoloso potere alla medicina                                  te ripreso conoscenza. Gli resi l’estremo
                               sportiva estrema. Sentiva, senza ombra di                                     saluto al fianco di Sepp Renggli e con i col-
                               dubbio, odore di doping e di anabolizzanti                                    leghi della redazione Bruno Galliker e Max
                               già usati in taluni Paesi dell’Est europeo.                                   Ruegger unitamente a migliaia di tifosi
                               Hugo chiuse la carriera senza aver conqui-                                    affiancati ad atleti svizzeri e stranieri, fra i
                               stato una maglia iridata. Fu la conseguenza                                   quali ritrovai Kübler, Clerici e Bobet, prota-
                               di un approccio non pianificato, garibaldino,                                 gonisti, con Hugo, di alcuni degli episodi più
                               alle stagioni agonistiche. Non fissava mai                                    intensi dell’eroico ciclismo della metà del
                               degli obiettivi precisi. Rimpianse invece di                                  secolo scorso. Quel giorno a Ferdy Kübler
                               non esser riuscito a battere il primato mon-                                  venne a mancare il prezioso punto di riferi-
                               diale dell’ora. Un primo tentativo fallì e il                                 mento che l’aveva accompagnato nella sua
A sinistra:
Koblet dopo la vittoria        secondo, previsto al Vigorelli di Milano, fu                                  carriera di grande campione.
al Gran Premio di              cancellato per un suo improvviso malore.
Svizzera del 1950.
“Falco biondo”,                Una sera gli chiesi a bruciapelo una valuta-
“Pédaleur de charme”           zione sulla sua vita. Eravamo al ristorante
e “James Dean del
ciclismo” furono alcuni
                               “Sanremo” alla Brunnenhofstrasse di Zurigo
dei soprannomi che             dove gustavamo uno sminuzzato con i rösti.
si meritò grazie alla
sua eleganza e al suo
                               Mi guardò sorpreso e disse “Non mi è man-
fascino.                       cato nulla. Sono partito da garzone della
                               panetteria dei miei genitori. Ho assaporato
A destra:
Koblet a bordo della           la gloria, ho visto mezzo mondo, ho guada-
sua auto, una mitica           gnato molti soldi, ho conosciuto molta
Studebaker, nei pressi
dell’Hallenstadion a           gente e da protestante mi ha persino ricevu-
Oerlikon. In questo            to, in udienza privata, Papa Pio XII. Stasera
sobborgo di Zurigo
gestì per qualche
                               siamo qui per una gustosa cenetta. Cosa
tempo un distributore          dovrei pretendere? Forse sono vicino alla
di benzina, dopo essersi
ritirato dalle compe-
                               fine di un percorso. Ma non anticipiamo
tizioni nel 1958.              nulla”. Questa frase nascondeva delusioni e

                                                                                                     [ VII ]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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A destra:                      Ferdy, più anziano di sei anni di Koblet, era                                 in modo inequivocabile la sua gioventù.
Kübler incitato da un
                               nato e cresciuto a Marthalen, nel cantone di                                  Molti lo ricordano attento calcolatore e
appassionato sosteni-
tore affronta le rampe         Zurigo, in condizioni molto modeste. Suo                                      ancora oggi c’è chi afferma che è uno fra i
del Furkapass nella            padre, custode del manicomio di Rheinau,                                      più oculati risparmiatori, un’inclinazione
3ª tappa del Giro della
Svizzera del 1947, la          percepiva un salario mensile di 140 franchi:                                  che i meno diplomatici non esitarono mai a
Bellinzona-Sierre di 213       un’entrata che doveva bastare per la soprav-                                  definire tirchieria. Una voce diventata quasi
chilometri. Involatosi
solitario poco dopo la
                               vivenza dei genitori e dei cinque figli.                                      una leggenda. Per la verità il principio del
partenza, Kübler vinse         Insieme tentavano di arrotondare il micro-                                    risparmio gli venne inculcato da uno dei
con 3’32” di vantaggio
su Fausto Coppi.
                               scopico stipendio. Durante la vacanze scola-                                  suoi maestri, l’indomabile Paul Egli che gli
                               stiche Ferdy andava a lavorare in una vicina                                  impose come disciplina fondamentale la
In basso:
                               fattoria. Da garzone di buona volontà si                                      puntualità e il risparmio. Ferdy, ormai pro-
Ferdy Kübler festeggia-
to dai tifosi dopo la          occupava delle mucche dall’alba alle nove di                                  fessionista, si domiciliò a Adliswil, comune
vittoria ai Campionati         sera. Il compenso era di 20 franchi al mese                                   che, dopo i successi più clamorosi, i tifosi
del Mondo di Varese.
Era il 2 settembre 1951        che, intatti, consegnava al padre. Un giorno                                  ribattezzarono “Kübliswil”. Affittò un appar-
e lo svizzero bruciò           ricevette in dono una vecchia bicicletta per                                  tamentino per 20 franchi mensili, la metà di
allo sprint gli italiani
Fiorenzo Magni e
                               andare a fare la spesa per una vicina di casa.                                quanto avrebbe pagato nella vicina Zurigo.
Antonio Bevilacqua.            Fu l’inizio del suo rapporto con il velocipe-                                 Nel frattempo, in piena guerra, vinse la
                               de. Due mesi più tardi venne assunto dal-                                     Losanna-Berna, una delle tre tappe del Giro
                               l’anziano panettiere Schneebeli che lo inca-                                  della Svizzera del 1941. Fece poi sua l’edi-
                               ricò della distribuzione quotidiana di una                                    zione dell’anno successivo. Unitamente a
                               quarantina di chilogrammi di pane destinati                                   centinaia di migliaia di concittadini venne
                               agli abitanti della frazione del Pfannenstiel.                                chiamato sotto le armi. Fu incorporato nella
                               Quelle sgroppate gli svilupparono i muscoli.                                  fanteria di montagna. Nel 1947, alla ripresa
                               Con i risparmi e un piccolo prestito, rimbor-                                 dell’attività agonistica, si schierò al via del
                               sato al ritmo di cinque franchi al mese,                                      Tour de France vincendo la prima tappa,
                               Ferdy si comperò una bicicletta da corsa.                                     Paris-Lille, e la frazione che da Strasburgo
                                                                                                             portò la carovana a Besançon. Erano gli anni
                                                                                                             del popolare Jean Robic, detto “Testa di
                                                                                                             vetro”, del triestino Giordano Cottur e dei
                                                                                                             fratelli Weilenmann. Quell’anno al Giro
                                                                                                             della Svizzera si era affermato Gino Bartali
                                                                                                             mentre i tifosi vissero il primo confronto fra
                                                                                                             i due “K” che vinsero una tappa a testa.
                                                                                                             Koblet si aggiudicò la prima frazione sul tra-
                                                                                                             guardo di Siebnen, mentre Kübler vinse la
                                                                                                             Bellinzona-Sierre. Fu quella una delle
                                                                                                             imprese più spettacolari di Ferdy che, uscito
                                                                                                             dal plotone subito dopo la partenza, arrivò
                                                                                                             primo dopo una fuga solitaria di 213 chilo-
                                                                                                             metri. Il posto d’onore sul traguardo vallesa-
                               Affrontò poi alcune gare per allievi conqui-                                  no andò a Coppi, seguito nell’ordine da
                               stando la prima vittoria sul circuito di                                      Bartali, Depredhomme, Schaer e Dupont.
                               Glarona. Non aveva ancora 19 anni. Da dilet-                                  L’indimenticabile galoppata, tatticamente
                               tante si impose a Le Locle entusiasmando                                      incomprensibile, fece clamore. Al microfono
                               Vico Rigassi che, in cronaca diretta, prono-                                  di Alberto Barberis disse: “Ogni tanto biso-
                               sticò un grande avvenire a quel vivace e voli-                                gna dimostrare che gli imbattibili non esi-
                               tivo atleta zurighese. Passò fra i professioni-                               stono. Basta volere!”. Fu l’inizio della serie
                               sti nel 1940 e vinse d’acchito il circuito di                                 spettacolare dei duelli fra i due campioni
                               Losanna. Fu un avvio ricco di promesse che                                    elvetici e l’avvio della stupenda stagione del
                               gli permise di sfuggire all’indigenza. Le                                     “Ferdy National”. Nei sei anni successivi
                               diverse affermazioni gli diedero il necessario                                avrebbe vinto altre due volte la corsa a tappe
                               ossigeno per migliorare le precarie condizio-                                 svizzera (nel 1948 e nel 1951), due edizioni
                               ni economiche. Lo spettro della povertà lo                                    della Liegi-Bastogne-Liegi e della Freccia
                               accompagnò nei primi anni di vita segnando                                    Vallone, una volta la Bordeaux-Parigi, il Tour

                                                                                                    [ VIII ]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                                                                                                      [ IX ]
Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi - FERDY KÜBLER E HUGO KOBLET - BPS-Suisse
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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A destra:                      de France, il titolo mondiale a Varese e la                                   Unterengstringen e di Kensington in Florida.
Nella primavera del
                               Roma-Napoli-Roma, per chiudere la carriera                                    Torna volentieri al sud delle Alpi. Quando
1946 Kübler svolse
la sua preparazione            nell’autunno del 1956 con la vittoria nella                                   Emilio Croci Torti, suo fedele luogotenente,
atletica a Lugano, nella       Milano-Torino. Per ben tre volte fu primo                                     lo chiama risponde “Presente!”. Ancora oggi
palestra di Georges
Miez, olimpionico della        nella prestigiosa classifica del trofeo                                       Ferdy tiene conto dei consigli e delle solleci-
ginnastica nel ‘28 ad          “Desgrange-Colombo”. Nel ’57 partecipò                                        tazioni del suo ex gregario, che nell’arte
Amsterdam e nel ‘36
a Berlino.
                               ancora ad alcune riunioni d’addio coinvol-                                    figurativa ha trovato una nuova apprezzata
                               gendo nell’avventura l’eccezionale velocista                                  attività di estroso artista pittore. In diverse
In basso:
Ferdy Kübler ed Emilio
                               belga Rik van Steenbergen e l’astro nascente                                  occasioni partecipai alle festose vernici delle
Croci Torti, suo fedele        Renè Strehler.                                                                sue mostre. Gli incontri con Emilio sono
gregario, raggiungono
                               Entrato di prepotenza nella storia del cicli-                                 stati per anni un banco di prova della vivace
in moto la partenza
della Crans-Locarno,           smo mondiale ne fu uno dei grandi protago-                                    e gioiosa camerateria che ha caratterizzato il
6ª tappa del Giro della        nisti. Si dedicò poi alla famiglia. Padre di                                  mondo del ciclismo di quegli anni. Bartali,
Svizzera del 1952.
Sul Sempione passò             cinque figli, è oggi felice triplice bisnonno.                                Nino Defilippis o Ercole Baldini non hanno
primo Carlo Clerici,           Nell’irrequieta quiescenza ha saputo conser-                                  mai messo il guanto di velluto quando si
ma il “Ferdy National”
rimontò in discesa e
                               vare la popolarità conquistata sulle strade                                   trattava di rievocare episodi di stampo
vinse sul traguardo            d’Europa. Con imprevedibile acume sviluppò                                    goliardico avvenuti in corsa. “Ma Astrua l’ha
finale.
                               l’innata predisposizione per le relazioni pub-                                mai visto l’orologio che gli hai promesso per
                               bliche. Grazie all’imbattibile fiuto… cedette                                 farti vincere a Lugano?” chiese a bruciapelo
                               per molti anni il suo inconfondibile profilo a                                Gino a Ferdy, riferendosi a un patto conclu-
                               una compagnia d’assicurazione che ancora                                      so quando, ansimanti, stavano affrontando i
                               oggi molti associano al suo naso. Fu pure un                                  tornanti del Ceneri nella fase finale di un
                               popolare testimonial per il Credit Suisse, per                                Giro del Ticino. Quella sera, senza scompor-
                               la Villars, la Bio-Strath e per la Trident. In                                si, Ferdy tolse dal panciotto uno Swatch
                               cinquant’anni partecipò a oltre 2000 appun-                                   replicando al “toscanaccio” che da almeno
                               tamenti con i tifosi per firmare le fotografie                                cent’anni avrebbe voluto consegnarglielo
                               ricordo. Fu pure maestro di sci passando poi,                                 ma che i problemi doganali e i buchi di
                               superato il traguardo dei settant’anni, al golf.                              memoria dovuti alla terza età gli hanno sem-
                               Grazie alle sollecitazioni dell’attuale moglie,                               pre negato il piacere di saldare quell’antico
                               l’avvenente e cordiale Christina, diventò ben                                 debito. Ricordi, battute e rivelazioni scher-
                               presto un puntuale frequentatore dei                                          zose ricche d’umanità hanno sempre fatto da
                               “green”, animato da una passione che taluni                                   denominatore comune alle cordiali rimpa-
                               definiscono fissazione. Oggi è socio onorario                                 triate. Ferdy è ormai uno fra i protagonisti
                               del club d’Ascona, di Montana-Crans, di                                       più anziani del ciclismo degli anni eroici.

                                                                                                       [X]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
.....................................................................................................................................................................................................................

                               Alla sfilata dei vincitori del Tour de France,
                               organizzata per il centenario della corsa a
                               tappe transalpina, è salito sul podio da ulti-
                               mo seguendo il settantanovenne Roger
                               Walkoviac, maglia gialla del ’56. A 87 anni
                               compiuti sta ora seguendo diligentemente
                               un programma di rieducazione fisica per eli-
                               minare tutti gli ultimi postumi della rovino-
                               sa scivolata dalle scale di casa. Con il prover-
                               biale entusiasmo ha nel frattempo già riaf-
                               frontato il gruppo di amici per brindare al
                               nuovo libro sulla sua vita che l’editore Peter
                               Schnyder con Martin e Hanspeter Born e il
                               leggendario cronista dei grandi avvenimenti
                               sportivi della seconda metà del secolo scorso
                               Sepp Renggli gli hanno dedicato per riper-
                               correre la sua magica carriera e far rivivere
                               le nostre gioie e le nostre emozioni degli
                               anni Cinquanta.

                               * Giornalista, già Direttore della RTSI

                                                                                                      [ XI ]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
            .....................................................................................................................................................................................................................

                                                                                    Ferdy e Hugo all’italiana

                                                                                                di Gian Paolo Ormezzano *

A sinistra:
L’ultimo grande duello tra Koblet
e Kübler avvenne al Giro della
Svizzera del 1955. Il primo si
aggiudicò la corsa e la seconda
tappa, da Baden a Delsberg; Kübler
batté il rivale nella 5ª tappa da
Sierre a Locarno.

In questa pagina:
Ferdy al capezzale di Hugo, caduto
in discesa nella Pau-Luchon, la
più classica delle tappe pirenaiche
del Tour. Era il 19 luglio 1954;
in seguito all’incidente Koblet
accuserà al traguardo un ritardo
di oltre 26’ e il giorno dopo sarà
costretto ad abbandonare la corsa.
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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Koblet e Kübler,               Erano gli anni in cui Peppino De Filippo,                                     L’epifania di Ferdy Kübler e Hugo Koblet,
compagni di squadra
                               svellendosi dal ruolo di spalla comunque                                      primo grande ciclismo svizzero, nel ciclismo
nella Tebag, in fuga a
Wildegg, nel tratto di         sublime di Totò, in un assolo cinematografi-                                  italiano - che allora era il massimo, fungeva
“corsa sui binari” della       co si chiedeva e chiedeva, vestendo la                                        da parametro, dettava le quote, condizionava
Schlossberg Rundfahrt
di Lenzburg del 1948.          domanda di solenne napoletanissimo miste-                                     i cambi, regolava i rapporti (cambio, rappor-
                               ro, come mai i grandi campioni del ciclismo                                   to: specifico lessico ciclistico applicato alla
                               dovevano avere il naso lungo. Si riferiva a                                   vita di gruppo) - fu benissimo accolta dalla
                               Fausto Coppi davvero quasi pinocchiesco,                                      tifoseria del Bel Paese. Era la fine degli anni
                               ma inglobava nel quesito esistenziale anche                                   Quaranta. Il fatto che nessun elvetico avesse
                               Gino Bartali, di naso in realtà più grosso che                                sin lì vinto il Giro d’Italia o il Tour de France
                               lungo. E dalla Svizzera si protendeva il                                      era una garanzia di non terribilità tradizio-
                               lungo naso di Ferdy Kübler, un ciclista che                                   nale, la classe immediatamente percepibile
                               era un lungo naso a cui era appiccicato un                                    dei due era di contro garanzia di sfide ad alto
                               corpo sistemato su una bicicletta, e che si                                   livello: anche spettacolari, considerate le
                               piazzava secondo e poi terzo in due campio-                                   caratteristiche ciclistiche e somatiche dei
                               nati mondiali, conquistava la maglia gialla e                                 due attori (se ne parla più avanti). Si badi
                               quella iridata, anni 1950 e 1951, e con gli                                   bene: nel mondo della bicicletta la gente tifa
                               italiani duellava ad altissimi livelli, sia nel                               per il ciclismo prima ancora che per i cicli-
                               senso delle sfide sulle alte montagne che                                     sti. E anche il più accanito sostenitore di
                               nelle corse in linea, le forsennate imprese                                   questo o quel pedalatore non tifa mai contro
                               d’un giorno. Kübler sarebbe diventato cam-                                    “l’altro”, semplicemente si limita a non
                               pione del mondo proprio in Italia, a Varese, e                                sostenerlo. Il contrario esatto, insomma, di
                               battendo in volata proprio due italiani,                                      quel che accade nel porco mondo del calcio:
                               Fiorenzo Magni dal naso a patatina e Antonio                                  con la dolente ma civile sensazione - allora
                               Bevilacqua detto alla veneta “labròn”, per                                    vaga, adesso fortissima - che ormai ogni cosa
                               come e quanto il labbro inferiore scendeva                                    diversa dalle cose del calcio sia a priori una
                               dalla bocca verso la strada, simile a un cuc-                                 cosa buona e giusta…
                               chiaio per raccogliere chissaccosa, forse l’a-                                Kübler e Koblet fra l’altro si erano annun-
                               ria, forse la fatica che fuoriusciva travestita                               ciati senza avere uno la zavorra della cele-
                               da rantolo, forse le mosche.                                                  brità dell’altro, come invece era accaduto a

                                                                                                    [ XIV ]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
.....................................................................................................................................................................................................................
                               Bartali e Coppi, insieme nell’ultimo Giro
                               d’Italia corso (1940) prima della guerra,
                               Gino capitano Fausto gregario, Gino battuto
                               a sorpresa da Fausto, così che subito, alla
                               ripresa delle gare, la rivalità fra i due era
                               stata chiara, definita, acre, ognuno per l’al-
                               tro greve e terribile e indispensabile. Arrivati
                               nel grande ciclismo praticamente insieme,
                               Ferdy - coetaneo di Coppi - sei anni più di
                               Hugo, suppergiù lo stesso distacco anagrafi-
                               co che c’era tra Gino e Fausto. Tutti e due
                               con una primissima esperienza ciclistica di
                               garzone panettiere. Zurighesi entrambi,
                               Ferdy di campagna nato a Marthalen il 24
                               luglio del 1919 e Hugo di città nato il 21
                               marzo 1925, entrambi segnati alle prime
                               pedalate agonistiche dal no dei genitori: il                                  l’anno di Coppi, il 1940, la neutralità della
                               persin manesco, in certi momentacci, papà                                     Svizzera gli aveva permesso una buona con-
                               di Kübler lo voleva contadino e non ciclista,                                 tinua attività agonistica in patria, con da
                               la trepida mamma di Koblet (il papà era                                       dilettante i successi nel Giro del Lemano
                               morto quando il futuro campione aveva                                         (1938), nel Gran Premio di Le Locle e nel
                               appena nove anni) lo aveva messo a lavorare                                   Circuito di Basilea (1939). La prima vittoria
                               presto in una bottega da argentiere, e sol-                                   pedalando sotto contratto era stata nella
                               tanto una provvida foruncolosi causata dai                                    Attraverso Losanna, vinta poi altre quattro
                               reagenti chimici “salvò” il ragazzo da un                                     volte: gara a cronometro, adatta a lui come
                               destino di orafo o giù di lì, nel senso che lui                               quelle in linea sul passo e anche in salita e
                               lasciò quel mondo di reagenti chimici ai                                      come - anche - quelle per velocisti, destinate
                               quali era allergico, andò a bottega da un ex                                  a concludersi con uno sprint: perché, molto
                               ciclista che favorì lo sviluppo della sua                                     semplicemente, Ferdy Kübler sapeva fare
                               malattia sportiva, aiutandolo a esordire in                                   tutto bene. Persino in pista: campione elve-
                               gara a diciotto anni, all’insaputa della geni-                                tico dell’inseguimento nel 1942, anno in cui
                               trice, con una camiciola al posto della                                       vinse anche il Giro di Svizzera, conquistato
                               maglia da corridore. Alla prima vittoria, in                                  da lui tre volte, come Koblet. Completo per-
                               una gara in salita nei pressi di Oerlikon,                                    sino nelle “pierre” in corsa e fuori corsa:
                               Koblet ebbe in premio un piatto d’argento,                                    furente o allegro sempre nei momenti giu-
                               quasi un richiamo del destino alla sua prima                                  sti, con prevalenza della linea mattacchiona.
                               destinazione di lavoro, di fatica. Kübler inve-                               Mai ai due venne applicata sino in fondo, nel
                               ce era passato al ciclismo agonistico diretta-                                loro paese, la dicotomia che qualcuno vuole
                               mente da quello lavorativo, dalle consegne                                    vitale o comunque importantissima per il
                               per un panettiere direttamente alle corse, un                                 ciclismo, cioè la regola del due, o se volete
                               avvio “classico” di tanti pedalatori (Coppi fu                                del duello, per la quale il campione è più
                               garzone-ciclista di macelleria).                                              campione se, a casa sua, si trova fra i piedi,
                               Quando Koblet si fece un posto al sole fra i                                  fra le ruote un altro campione col suo stesso
                               professionisti, cioè nella Milano-Sanremo                                     passaporto e ora lo batte ora no. E i due si
                               del 1947, vinta da Bartali, finendo trenta-                                   dividono i favori, pulsano (o pulsavano: ades-
                               quattresimo però quarto degli stranieri (e a                                  so è tutto calcio in troppi posti del mondo)
                               quei tempi la meteorologia era rispettosa                                     per l’uno e per l’altro le discussioni al Bar
                               delle leggende, così che scalato il Turchino,                                 Sport, si incrociano gli sfottò da una parte
Koblet si pettina              lasciato l’arcigno Piemonte per scendere al                                   all’altra delle strade, dove ognuno aspetta il
all’arrivo di una tappa        mare della Liguria, era appunto il sole, sem-                                 suo uomo per una visione di pochi secondi
del Tour del 1951.
Un gesto consueto
                               pre e comunque, e “corsa al sole” si chiamava                                 che valgono tantissimo (canta Paolo Conte:
che entrò a far parte          quella classica), l’altra kappa, quella di                                    “Sono qui che aspetto Bartali, scalpitando
dell'immagine e del
mito del “Pédaleur
                               Kübler, era già ben presente nel grande cicli-                                sui miei sandali”). La rinomatissima neutra-
de charme”.                    smo. Ferdy era passato professionista nel-                                    lità elvetica sembrò riverberarsi sui due,

                                                                                                     [ XV ]
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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A destra:                      sempre rispettosi uno dell’altro, mai sgomi-                                  del Grande Assente, tanto splendide furono
Koblet rientra in
                               tanti. Usciti dalla Svizzera trovarono strade                                 le sue prestazioni tecniche e atletiche, con-
Svizzera da trionfatore
dopo la vittoria al            ampie per fare ognuno le sue belle cose. In                                   vincente la sua classe pura, molto talentuo-
Giro d’Italia del 1950.        Italia (la nazione che, ripetiamo, dettava                                    sa la sua pedalata “de charme”. Se di Coppi si
A Zurigo, sua città
natale, una folla in           allora ciclismo al mondo: e fra l’altro si era                                diceva (però scrivendone poco) che dopo
delirio lo accoglie lungo      permessa di riorganizzare il Giro l’anno                                      l’arrivo provvedeva a cacciarsi due dita in
la Bahnhofstrasse.
                               quasi subito dopo la fine della guerra, nel                                   gola per vomitare chissaccosa, di Koblet si
                               1946 delle macerie ancora fumanti, mentre                                     propagandava la cura estrema con cui lui si
                               la Francia, che pure sedeva al tavolo dei vin-                                riassestava, buttandosi addosso un po’ di
                               citori, aveva aspettato il 1947 per il suo                                    colonia e soprattutto pettinandosi accurata-
                               Tour), in Italia, dicevamo, Kübler venne pre-                                 mente. Anche e specialmente per il giorno
                               sto agganciato a Bartali, come campione che                                   ultimo, con arrivo a Roma - era l’Anno Santo
                               morsicava la strada, ringhiava agli avversari,                                - davanti al Papa: e il protestante o evangeli-
                               inventava la corsa metro dopo metro, e                                        co Koblet si inginocchiò rispettoso, accanto
                               Koblet fu subito legato a Coppi, come lui                                     al pio Bartali, di fronte a Pio XII e non c’era-
                               pienissimo di classe quasi ieratica tanto si                                  no le telecamere, si badi, tutto era mediato
                               legava a riti mai chiassosi, a fughe dalla                                    alla grande da qualche fotografia e dalla fan-
                               pazza folla, a meditazioni sui programmi,                                     tasia di radiocronisti e scrivani.
                               trasformando la gara in un esercizio di                                       Pochi giorni dopo la maglia rosa finale di
                               matematica dello sforzo, accessibile a                                        Koblet, Kübler divenne lui pure primo elve-
                               pochissimi. Bartali e Kübler urlavano cose                                    tico: nel senso di vincitore del Tour de
                               forti alle folle, Coppi e Koblet sussurravano                                 France, indossatore (termine adatto alla sua
                               cose grandi. Koblet, fra l’altro, apparve ben                                 eleganza naturale) della maglia gialla a
                               presto legato a Coppi da un difficile rapporto                                Parigi. E ci arrivò in un’edizione della “gran-
                               con la salute, e anche con la sorte: cagione-                                 de boucle” in cui la squadra nazionale italia-
                               voli, i due, come si dice soprattutto delle                                   na lasciò la corsa sui Pirenei, con Fiorenzo
                               donne che arrivano persino a cavare fascino                                   Magni in maglia gialla e Gino Bartali, vinci-
                               dalle malattie, e in un certo qual modo                                       tore due anni prima, in classifica, per rispon-
                               segnati da malanni e tristezze in vista di                                    dere con un ritiro clamoroso alle intempe-
                               quella che sarebbe stata, di entrambi, la fine                                ranze su strada della tifoseria francese, che
                               precoce, e tragica.                                                           definiva “succhiaruote” gli uomini della
                               La straordinaria simpatia con cui l’Italia di                                 squadra verdebiancorossa. Kübler vinse
                               quei tempi seguì i due ciclisti elvetici, stra-                               bene, sostenne che comunque avrebbe corso
                               nieri sì, ma decisamente meno estranei dei                                    e vinto contro chiunque, disse che con gli
                               ciclisti belgi o francesi (“L’Etranger” del                                   italiani in gara la corsa sarebbe stata da lui
                               romanzo di Camus è più un estraneo che                                        persin meglio controllabile, e nessuno, nep-
                               uno straniero, tanto per cercar di spiegare la                                pure in Italia, neanche Magni e Bartali, parlò
                               valenza speciale, qui, dell’aggettivo), per via                               nei suoi riguardi di regalo della sorte. Il fatto
                               probabilmente di quel poco o tanto d’Italia                                   è che Koblet era affascinante, Kübler era
                               che la Svizzera contiene e linguisticamente                                   simpatico, la gente tutta aveva capito benis-
                               onora, permise a Koblet di diventare - fra gli                                simo le peculiarità umanissime dei due. Un
                               applausi italiani nonostante che lui peccasse                                 anno dopo Kübler, Koblet si vinse anche lui
                               di iconoclastia distruggendo idoli locali - il                                il suo Tour de France: dominando in modo
                               primo straniero, oltre che il primo elvetico,                                 quasi soave, in modo leggero, dando 22
                               vincitore di un Giro, guadagnandosi l’appel-                                  minuti al secondo, Geminiani francese di
                               lativo di “Falco biondo” e lasciando Bartali                                  Romagna (Bartali quarto a quasi mezz’ora,
                               secondo a ben 5’12”. Un Giro in cui Coppi,                                    Coppi disfatto da una cotta nel Midi), petti-
                               frattura del bacino per una caduta stupida                                    nandosi con civettuola regolarità in vista di
                               tra Vicenza e Bolzano, uscì dalla corsa pro-                                  ogni traguardo. Vinse sui Pirenei e a crono-
                               prio al primo giorno del bellissimo Hugo in                                   metro, controllò sulle Alpi. I due soli succes-
                               maglia rosa (all’arrivo di quella tappa “infau-                               si elvetici nella “grande boucle” sono dun-
                               sta” per Fausto - allora si scrisse così - primo                              que consecutivi: allora si parlò di incipiente
                               Bartali, secondo Koblet, terzo Kübler), ma                                    dittatura svizzera, ma nel 1952 riprese la
                               in cui il vincitore non dovette patire l’ombra                                signoria di Coppi, al Giro come al Tour.

                                                                                                    [ XVI ]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                                                                                                   [ XVII ]
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
.....................................................................................................................................................................................................................
Koblet e Coppi
affrontano insieme le
rampe del Passo Sella
nella 19ª tappa del Giro
d'Italia del 1953, la
Auronzo di Cadore-
Bolzano. Sul traguardo
vincerà l’italiano che
il giorno dopo, artefice
di un’epica e discussa
impresa sullo Stelvio,
toglierà la maglia rosa
all’elvetico.

                               Nel 1951 Kübler arrivò addirittura al titolo                                  a Zurigo, ma si era parlato di premio speciale
                               mondiale conquistato in un feudo del cicli-                                   del destino a un Carneade, su un circuito
                               smo italiano, comunque a due passi dalla                                      troppo facile per fare selezione veritiera.
                               Svizzera: circuito di Varese, volatona del                                    E ancora nel 1953 Koblet, dominatore a
                               lungonasuto controllore perfetto della corsa                                  lungo del Giro su un Coppi che pareva slom-
                               sino alla fine, battuti, già detto, Magni e                                   bato nel corpo e nell’anima da una lunga
                               Bevilacqua (Coppi era ufficialmente malato,                                   serie di incidenti - in verità stava comincian-
                               in realtà non gli è andata la squadra azzur-                                  do anche una sua intensa e pesante storia
                               ra), applausi per tutti. La notte della vigilia                               d’amore, con la poi famosissima Dama
                               Kübler aveva dormito a casa di un amico-                                      Bianca -, nonché dalla morte, due anni prima,
                               gregario ticinese, Croci Torti, che gli aveva                                 di suo fratello Serse per una caduta in corsa,
                               lasciato il suo letto matrimoniale perché                                     la causa forse della cotta di Montpellier (tra-
                               riposasse al meglio. Da notare che un altro                                   gica “imitazione” di Bartali, che aveva perso
                               svizzero era arrivato al titolo mondiale                                      il fratello Giulio nello stesso modo), Koblet
                               prima di lui, Hans Knecht nel 1946 proprio                                    dicevamo fu piegato sullo Stelvio, alla penul-

                                                                                                   [ XVIII ]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                               tima tappa, da Coppi che gli tolse la maglia                                  Francia, Italia, Belgio, Svizzera e Spagna,
                               rosa, alla fine di una giornata in cui accad-                                 non esisteva come adesso un grandissimo
                               dero cose che nessuno credeva potessero                                       tirannico favore popolare per il calcio: nel
                               ancora accadere, con il recupero da parte di                                  senso che il ciclismo deteneva i maggiori
                               Fausto di tanti gregari occasionali e però                                    poteri psicologici presso le folle, era lo sport
                               fachiristicamente devoti. Il giorno prima                                     degli sport, fra l’altro non ancora frugato
                               Koblet aveva portato al traguardo la sua dodi-                                dalla televisione che lo avrebbe poi denudato
                               cesima maglia rosa, teneva una bronchite ma                                   ed esposto anche nelle brutture di una fatica
                               non sembrava vincibile, Coppi che pure stava                                  ferina, sporca. Nessun accanimento che oggi
                               ad appena 1’59” appariva rassegnato. Dopo lo                                  si definirebbe mediatico, però uno starnuto
                               Stelvio Coppi aveva 1’29” di vantaggio in                                     di Bartali, di Coppi, di Kübler, di Bobet il
                               classifica su Koblet, da Bormio a Milano -                                    francese, di Koblet era più importante di una
                               ultimo giorno - il Campionissimo pedalò con                                   goleada di un club calcistico anche famoso.
                               attenzione estrema, mentre Koblet tossiva.                                    E dunque lo sciopero del Bernina era una
                               Terzo nella graduatoria finale Pasqualino                                     affare internazionale, che scuoteva i regola-
                               Fornara, piemontese detto l’ “elvetico” per i                                 menti e le coscienze. Una stampa scritta
                               suoi quattro successi al Giro della Svizzera.                                 ancora dominata dai “cantori” o dai loro
                               Borges scriverebbe di giardino dei destini                                    eredi, insomma da quelli che avevano inven-
                               incrociati (e incrociati spesso in Valtellina,                                tato dall’inizio del Novecento (il primo Tour
                               Bormio e Sondrio traguardi sempre “gros-                                      de France è del 1903, il primo Giro d’Italia del
                               si”): l’anno dopo Koblet lanciò alla vittoria                                 1909) le gesta dei ciclisti, non visibili sulle
                               Carlo Clerici, origini italiane e fresca natura-                              strade impolverate ma sempre descritti anche
                               lizzazione svizzera, in squadra con lui sotto                                 nei particolari, anzi raccontati, mitizzati e
                               la direzione di un grande “ex” d’Italia,                                      propinati come eroi ruggenti o come dispera-
                               Learco Guerra. Forse non fu un piano predi-                                   ti ammirevoli cirenei, una stampa scritta così
                               sposto, Clerici vinse la sesta tappa con una                                  aveva creato per i ciclisti e il ciclismo, entità
                               fuga a sorpresa, a sorpresissima che gli diede
                               una ventina di minuti di vantaggio sui favo-
                               riti. Koblet si adattò generosamente alla
                               parte di “gregario” di Clerici e marcò Coppi
                               del quale si aspettava la reazione dopo un’in-
                               digestione di ostriche, Koblet sconfisse per
                               ventisette psicologicamente importantissimi
                               secondi Coppi nella frazione a cronometro
                               del lago di Garda, a Milano Clerici arrivò con
                               venticinque minuti su Koblet secondo,
                               difendendosi sulle montagne e godendo
                               dello “sciopero del Bernina”: quando la
                               montagna svizzera venne scalata dal gruppo-
                               ne a passo d’uomo stanco, per reagire con la                                  emblematiche del saper soffrire, un immenso
                               provocazione alle accuse di scarso impegno,                                   favore popolare, destinato a patire i colpi del
                               di vitellonismo (era uscito il film di Fellini)                               benessere, che suggeriva l’auto e desantifica-
                               rivolte a tutti quelli del Giro escluso Clerici,                              va il sudore, chiamandolo semplicemente
                               e anche per reagire alla minaccia di premi                                    traspirazione. Per inciso, ci sembra di poter
                               “bloccati”. L’ultima volata, al Velodromo                                     dire che in quegli anni nasceva, anche addos-
                               Vigorelli di Milano, primo il belga Rik van                                   so al ciclismo, sin lì sport d’amore per i suoi
                               Steenbergen signore dello sprint anche                                        “cantori” e i loro adepti, qualche studio scien-
                               mondiale, si disputò davanti a un pubblico                                    tifico, volgarizzato da un giornalismo che
                               impegnato a fischiare così fortemente che                                     cominciava anche a parlare di pesi, misure,
                               non si sentì neanche la campana che annun-                                    tipo di sforzo eccetera, e propiziato special-
                               ciava l’ultimo giro della farsa.                                              mente da Coppi, scorfano giù di sella e apol-
Koblet e Kübler in             Ma adesso bisogna fare una rievocazione-                                      lineo mentre pedalava. Insomma l’amore si
coppia alla Sei Giorni
di Zurigo del 1956, che
                               precisazione, dicendo cosa era il ciclismo di                                 evolveva in erotismo, premessa per l’ulterio-
conclusero al 4° posto.        quei tempi. In Europa, o quanto meno in                                       re ultima evoluzione, quella in pornografia.

                                                                                                    [ XIX ]
Ferdy Kübler e Hugo Koblet
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                               Perché lo sport di oggi è davvero un fatto                                    oltre che nel fisico, anche nel morale: perché
                               pornografico, per volgarità, per eccessi e                                    assunse su di sé una sorta di tristezza per-
                               spesso per sofisticazione spinta e ipocrita di                                manente (adesso lo diremmo uno sfigato).
                               presentazione (sofisticata volgarità, lo sport                                Chiuse con le gare a trentatré anni, dopo
                               vive anche di ossimori), con l’atleta messo a                                 molta pista, comprese nove Sei Giorni, ulti-
                               nudo al di là di qualsiasi strip-tease, l’atleta                              ma sua vittoria un criterium in Ticino. Era
                               in pancreas, l’atleta a cuore aperto e frugato,                               inquieto, ospitava malesseri strani, andò in
                               e gli spettatori sono inconsciamente (o no?)                                  Sudamerica. Piaceva alle donne e sposò una
                               un po’ come quelli degli spettacoli a luci                                    donna bellissima. Perse tanti soldi in affari
                               rosse: vanno a vedere fare bene da specialisti                                anzi non-affari assortiti, aprì un distributore
                               le cose che anche loro vorrebbero fare, le                                    di benzina presso il velodromo di Oerlikon e
                               cose che loro raramente possono fare.                                         divenne anche ispettore di una azienda
                                                                                                             petrolifera. Tentò pure la carriera di radio-
                                                                                                             cronista, e quella tecnica federale, come
                                                                                                             selezionatore dei pistards svizzeri. Morì
                                                                                                             quattro anni dopo Coppi, era il 1964, aveva
                                                                                                             dei problemi, il suo matrimonio senza figli
                                                                                                             (Kübler è pluripadre e plurinonno, e si è
                                                                                                             pure sposato due volte) non aveva funziona-
                                                                                                             to, si schiantò in auto contro un albero, ci fu
                                                                                                             chi disse che aveva percorso più volte velo-
                                                                                                             cemente quel rettilineo, su e giù, quasi a
                                                                                                             cercare qualcosa, più una fine che un punto
                                                                                                             e a capo. Lo piansero molto anche in Ticino:
                                                                                                             aveva fatto il servizio militare a Bellinzona,
                               Ma torniamo ai due K, stranamente mai lio-                                    nella fanteria di montagna, aveva ciclisti
                               filizzati nella sigla K2, che nel 1954 avrebbe                                amici come Emilio Croci Torti, Remo
                               identificato la seconda montagna del                                          Pianezzi e Fausto Lurati, con i quali posava
                               mondo, scalata per la prima volta da una                                      nella piazza del Duomo (Cattedrale) di
                               spedizione italiana. Kübler, che faceva anche                                 Lugano per quelle foto - il pedalatore in
                               il maestro di sci per riempirsi l’inverno di                                  posa, il finto surplace - che adesso ci sem-
                               attività sportiva, era un ipersano, scatenato                                 brano davvero d’epoca.
                               anche nel provare di esserlo. Ha compiuto                                     Kübler ha sempre parlato bene di Koblet,
                               gli ottantasette anni, nella sua vita ci sono                                 Koblet di Kübler. I due fecero anche espe-
                               pure due mogli, fa benissimo il mestiere del                                  rienza di squadra insieme, per poco. Bartali
                               reduce, quando arriva in Ticino gioca al                                      e Coppi stettero essi pure una stagione nella
                               gioco dei ricordi con Croci Torti, che fu suo                                 stessa squadra, ma Coppi gregario beffò il
                               compagno di fatiche e ora è valentissimo pit-                                 capitano vincendogli il Giro sotto il naso.
                               tore. La sua ultima vittoria fu ottenuta a                                    Bartali ha sempre legato molto con Kübler,
                               trentasette anni, nella Milano-Torino. Vinse                                  Coppi ha sempre ammirato Koblet, anche
                               più di Koblet, dei cui guai fisici diremo:                                    quando lo Svizzero lo batteva. Bartali e
                               anche classiche tipo la Liegi-Bastogne-Liegi                                  Coppi recitarono probabilmente l’inimicizia,
                               e la Freccia Vallone. Come Koblet fu bravo                                    secondo il copione del ciclismo dei duelli,
                               inseguitore. Ha guadagnato bene e ha speso                                    Kübler e Koblet non recitarono mai l’amici-
                               bene se stesso. È stato quel che si dice un                                   zia, la sentivano davvero dentro.
                               grosso personaggio, e continua a esserlo.
                               Potesse tornare indietro e formulare un                                       * Giornalista e scrittore
                               desiderio, chiederebbe il Giro d’Italia.
                               Koblet era delicato, fiore di serra quanto
                               Kübler pareva esserlo d’alpeggio. Nel 1949 si
                               fratturò una gamba, le sue ossa erano fragili
Emilio Croci Torti, Ferdy      quasi come quelle di Coppi. Nel Tour 1953,
Kübler e Hugo Koblet
a Locarno alla fine degli
                               mentre cercava il riscatto dopo il Giro scippa-
anni Quaranta.                 togli da Coppi all’ultimo, cadde e fu segnato,

                                                                                                     [ XX ]
Grinta e fascino di un ciclismo d’altri tempi
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                               SCHEDINA DI KÜBLER
                               Nato il 24 luglio 1919 a Marthalen (Zurigo),
                               esordisce al professionismo nel 1940, vin-
                               cendo la gara Attraverso Losanna e il titolo
                               elvetico di inseguimento. L’anno seguente il
                               bis di questi successi, la conquista del record
                               nazionale dell’ora e la vittoria nella tappa di
                               Berna in un Giro di Svizzera concluso al
                               terzo posto (e vinto l’anno dopo).
                               Finita la guerra, Kübler prende contatto con
                               il grande ciclismo francese, italiano e belga.
                               Nel primo Tour de France dopo il conflitto,
                               anno 1947, vince due tappe. Nel 1948 si pre-
                               para in patria, vincendo Giro di Svizzera,
                               Giro di Romandia e titolo elvetico su strada.
                               L’anno dopo è secondo al Mondiale e al Giro
                               di Lombardia e conquista una tappa al Tour.
                               Nel 1950 è il primo svizzero a vincere il
                               Tour. Nel 1951 vince la Roma-Napoli-Roma,
                               la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi il
                               Giro di Romandia e il Giro di Svizzera e
                               diventa campione del mondo su strada. Nel
                               suo palmarès anche tre successi nella
                               Challenge Desgranges-Colombo, una sorta
                               di classifica mondiale a punti, quattro Giri
                               del Ticino, tre titoli nazionali come insegui-
                               tore e uno come ciclocrossista.                                               SCHEDINA DI KOBLET
                                                                                                             Nato il 21 marzo 1925 a Zurigo, esordisce al
                                                                                                             professionismo nel 1946 e l’anno dopo vince
                                                                                                             il Giro dei Quattro Cantoni e una tappa del
                                                                                                             Giro di Svizzera. Nel 1948 sua una dura
                                                                                                             tappa di montagna al Giro di Svizzera e suc-
                                                                                                             cesso di tappa anche al Giro di Romandia.
                                                                                                             Bis di tappa nel Romandia del 1949, poi
                                                                                                             lungo stop per la frattura di una gamba cau-
                                                                                                             sata da una caduta in allenamento. Successo
                                                                                                             nel Giro d’Italia 1950, vincendo due tappe, e
                                                                                                             successo anche nel Giro di Svizzera, conqui-
                                                                                                             stato anche nel 1953 e nel 1955. Nel 1951 la
                                                                                                             vittoria al Tour de France. Poi una carriera
                                                                                                             interrotta da vari periodi di inattività per
                                                                                                             guai fisici assortiti. In totale 197 vittorie in
                                                                                                             carriera, ultima quella del 1958 al Criterium
                                                                                                             di Locarno.
                                                                                                             Koblet è morto nella notte fra il 5 e il 6
                                                                                                             novembre 1964, dopo sessanta ore di agonia,
                                                                                                             per le ferite riportate nello schianto della sua
                                                                                                             auto contro un albero, su una strada a una
                                                                                                             ventina di chilometri da Zurigo.

                                                                                                    [ XXI ]
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