Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
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odeon TEATRO COMUNALE ODEON Via Marconi 5 Lumezzane (Bs) 030.820162 info@teatro-odeon.it www.teatro-odeon.it CITTÀ DI LUMEZZANE Via Monsuello, 154 Città di Lumezzane eventi@comune.lumezzane.bs.it www.comune.lumezzane.bs.it SERVIZI Accessibilità alle persone con difficoltà motorie • Bar-caffetteria Guardaroba • Parcheggio gratuito non custodito presso il Centro Commerciale Nöal AVVERTENZE Non è consentita in nessun caso la registrazione audio e video di concerti e spet- tacoli • A spettacolo iniziato non è consentito l’ingresso in sala • Si ricorda di spe- gnere i cellulari prima di entrare in sala • Non si effettua servizio di prenotazione • La direzione si impegna a trovare collocazione adeguata agli spettatori nel caso siano necessari spostamenti di posti per esigenze tecnico/artistiche o per motivi di forza maggiore • La direzione si riserva modifiche al programma per cause indipendenti dalla propria volontà INfO TEATRO COMUNALE ODEON Via Marconi 5 Lumezzane (Bs) info@teatro-odeon.it www.teatro-odeon.it 030.820162 nei giorni e orari di apertura EURETEIS BRESCIA +39.327.1054158 dalle 12.30 alle 13.30 LIBRERIA PUNTO EINAUDI Via Pace 16/a 030.3757409 dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19, lunedì mattina e festivi esclusi
teatro odeon 18 •19 20STAGIONE Venti come il quarto dei tre re magi. Venti come le curve da Sarezzo al Teatro Odeon. Venti come gli anni dei giovani che si sentono adulti. Venti come gli anni degli adulti che si sentono giovani. Venti come il numero atomico del Calcio. Venti come gli spettacoli Premi Ubu di questi anni. Venti come il numero di maglia di Pelè. Venti come il grecale, la tramontana, lo scirocco. Venti come la somma di due quadrati, 20 = 2 2 + 4 2. Venti come la festa nella smorfia. Venti come le mosse dei giocatori di scacchi. Venti come gli anelli di Saturno. Venti come quando si conta per contare fino a dieci. Venti come il numero di Dio. Venti come le file di poltrone. Venti come i denti dell’anguilla. Quaranta come gli anni che ci auguriamo di vederti ancora all’Odeon. Venti come (scrivilo tu sui prossimi venti puntini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
calendario 2018>2019 venerdì 19 ottobre 2018 ore 20.45 martedì 19 febbraio 2019 ore 20.45 ITc2000 22 la bisbetica domata 06 nel nostro piccolo AndreA chiodi christiAn lA rosA Ale e frAnz Angelo di genio tindAro grAnAtA martedì 30 ottobre 2018 ore 20.45 mercoledì 13 marzo 2019 ore 20.45 369GrADI AGIDI 08 white rabbit red rabbit 24 ho perso il filo lUcillA giAgnoni AngelA finocchiAro martedì 13 novembre 2018 ore 20.45 giovedì 21 marzo 2019 ore 20.45 AGIDI frAncescA pennini - collettivo cinetico 10 fare un’anima 26 amleto giAcomo poretti mercoledì 3 aprile 2019 ore 20.45 martedì 4 dicembre 2018 ore 20.45 TeATro FrAnco PArenTI TeATro DI SArDeGnA 28 l’operazione 12 urania d’aGosto rosArio lismA lUciA cAlAmAro mAriA grAziA sUghi michelA Atzeni serataLirica venerdì 14 dicembre 2018 ore 20.45 data da definire 14 poker 30 lumezzane ricorda compAgniA gAnK Giacinto prandelli giovedì 17 gennaio 2019 ore 20.45 ITc2000 16 perfetta 31 SCHEGGE DI CINEMA geppi cUcciAri martedì 29 gennaio 2019 ore 20.45 TeATro Dell’elFo / lA corTe oSPITAle 18 libri da ardere 32 VERS E ÙS elio de cApitAni cristinA crippA venerdì 8 febbraio 2019 ore 20.45 33 BIMBI ALL’ODEON 20 ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni compAgniA defloriAn tAgliArini 33 LABORATORI TEATRALI 4
abbonamenti e biglietti 2018>2019 Abbonamenti 2018>2019 12 spettacoli Nel nostro piccolo • White Rabbit Red Rabbit • Fare un’anima • Urania d’agosto • Poker • P erfetta Libri da ardere • Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni • La bisbetica domata • Ho perso il filo • Amleto • L’operazione Il concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli è fuori abbonamento Quanto costa odeon 2018>2019 intero € 160 - ridotto € 140 L’abbonamento dà diritto al posto numerato riservato, non è nominale e può essere utilizzato solo da appartenenti alla categoria del sottoscrittore. Biglietti 2018>2019 Spettacoli Nel nostro piccolo, Perfetta, Ho perso il filo € 28 intero € 24 ridotto Altri spettacoli di prosa € 22 intero € 18 ridotto Concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli € 10 intero € 5 ridotto Spettacoli Bimbi all’Odeon € 4 intero € 3 ridotto Laboratori teatrali per bambini € 10 (solo per bambini) Ogni persona può acquistare un massimo di 8 biglietti. Non vi sono limitazioni per l’acquisto di biglietti per gli spettacoli di Bimbi all’Odeon e per il concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli. I biglietti acquistati non possono essere rimborsati. Quando acquistarli on-line La quota di biglietti assegnati alla vendita on line (www.vivaticket.it) è disponibile a partire dalla data segnalata per ogni spettacolo dove e quando acquistarli in prevendita La quota di biglietti assegnati ai punti vendita è disponibili a partire dalla data segnalata per ogni spettacolo presso Teatro Comunale Odeon di Lumezzane martedì dalle 18.30 alle 19.30 - mercoledì dalle 18.30 alle 19.30, festivi esclusi Libreria Punto Einaudi di Brescia dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19, lunedì mattina e festivi esclusi vendita nelle sere di spettacolo La biglietteria del Teatro Comunale Odeon apre alle ore 20 le riduzioni per gli abbonamenti e per i biglietti • Persone fino a 24 e oltre i 65 anni • Membri di associazioni culturali e ricreative di Lumezzane • Appartenenti a Cral e dopolavoro di aziende di Lumezzane o convenzionate • Possessori della Carta d’Argento di Lumezzane • Iscritti a Accademie e Laboratori Teatrali, Scuole di Teatro, Scuole e Conservatori di Musica • Iscritti STARS dell’Università Cattolica di Brescia • Abbonati o possessori dei biglietti delle Stagioni di Teatri Bresciani in Rete (Manerbio, Edolo, Calcinato, ALTRISGUARDI Teatro in Valle Sabbia) speciale studenti Per gruppi di studenti degli Istituti di Istruzione Superiore la direzione del teatro è disponibile ad attivare particolari condizioni per l’acquisto di biglietti. 5
venerdì itc2000 19 nel nostro piccolo Ale e frAnz ottobre ore 20.45 scritto da Francesco Villa, Alessandro Besentini, Alberto Ferrari e Antonio De Santis regia Alberto Ferrari con Ale e Franz e con Luigi Schiavone chitarra elettrica/acustica Fabrizio Palermo basso e voce Francesco Luppi tastiere e voce Marco Orsi batteria produzione ITC2000 distribuzione Terry Chegia A festeggiare l’apertura della 20a Stagione arrivano due ospiti d’eccezione: gli amatissimi Ale e Franz con il loro nuovo spettacolo Nel nostro piccolo. Ridendo e facendo ridere moltissimo con uno show pieno di battute, gag, musica e canzoni, nel loro piccolo - che poi tanto piccolo non è a giudicare dai risultati di una carriera lunga e fortunata e da uno spettacolo che fa ovunque il tutto esaurito - i due tornano a ripercorrere la loro storia “alla ricerca di un punto di partenza” ma con tre saldissimi punti fermi: Milano, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Alessandro Besentini e Francesco Villa diventano Ale e Franz nel 1992. Sono gli anni del CTA (Centro Teatro Attivo) e i due muovono i primi passi nel mondo dello spettacolo. Da lì tutto ha inizio: la prima produzione Ale Franz dalla A alla ZZ, la gavetta in giro per i locali d’Italia, la prima apparizione televisiva a Facciamo Cabaret Cabaret, 1997. Approdano al Pippo Chennedy Show con Dandini-Guzzanti, poi a Mai dire gol con la Gialappa’s, e nel 1999 inizia l’avventura in crescendo di Zelig con Gino e Michele. Intanto mettono a punto i loro caratteri (Ale il cinico-iroso, Franz il logico-logorroico) e raffinano una loro comi- cità basata sul dialogo, fatta di battute brevi e giochi di nesso tra logica e nonsense, in un luogo quasi astratto dove l’unico vero elemento scenico è la panchina, presenza metaforica e imprescindibile nelle loro performance in tv e a teatro, dove dal 2009 al 2012 spopolano con Aria precaria. Non mancano le sperimentazioni, come quella insieme al cantante Enrico Ruggeri in un cabaret fuori dagli schemi, Sarebbe bello (2013) e le interpretazioni per il cinema (La terza stella, Mi fido di te, Area Paradiso, Il peggior Natale della mia vita). Mettono nero su bianco la loro scrittura surreale pubblicando E Larry? È morto!, È tanto che aspetti? (Rizzoli, rispettivamente 2001 e 2002) ed Ale e Franz Live (Mondadori, 2010). Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 6 Altre prevendite dal 09/10/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione Nel “Nostro piccolo” è un viaggio alla ricerca del nostro punto di partenza, quello che ha mosso la nostra voglia e ricerca di comicità. Ma Ridendo. Il racconto di un mondo visto dalla parte di chi ha il coraggio, con le proprie idee, di vedere dentro la vita di ognuno. Raccontare le piccolezze, le sconfitte, le paure che ci accompagnano. Sempre Ridendo. Il coraggio di vivere storie non sempre vincenti. La forza di trasmettere emozioni vere: i fallimenti di una vita, la delusione degli ideali, la conoscenza profonda di sentimenti pe- netranti, come l’amore. La gioia della vita. Ridendo ovviamente. Ridendo riusciamo a scoprire i nostri difetti. La risata è il nostro veicolo fondamentale per riuscire a parlare di noi senza prenderci troppo sul serio. Nel costruire le tappe di questo percorso ci siamo imbattuti nei nostri punti fermi, che ci hanno, grazie al cielo, condizionato: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci. Loro sono stati la scintilla che ci ha permesso di vedere l’uomo come il centro di tutto. Conoscere il suo mondo. Vederlo mentre ci gira intorno. Un mondo, sofferto e gioioso, colorato e grigio, assolato e buio. Ma sempre, e comunque un mondo vero, reale. Senza timori, senza remore. Ci hanno mostrato che chi si muove e vive accanto al nostro fianco, chi cammina nelle strade, chi respira la nostra stessa aria, sono uomini, persone, uguali a noi. Perché un amore andato male è una storia che abbiamo sentito mille volte, e mille volte ancora sentiremo, perché le emozioni non finiscono mai. Tutto questo porteremo con noi, sul palco, quei pensieri, quelle parole, quelle note, in cui c’è anche il punto di partenza, la nostra piccola storia. Il nostro piccolo. E vi racconteremo la fortuna di aver potuto respirare la stessa aria che Gaber e Jannacci respiravano. L’aria di Milano. Di quegli anni. Ma ridendo sempre!!! Nel nostro piccolo. Ale e Franz 7
martedì 369grAdi 30 white rabbit red rabbit lUcillA giAgnoni ottobre ore 20.45 di Nassim Soleimanpour produzione 369gradi direzione generale di Valeria Orani L’attrice entra in scena. Si accendono le luci. Le viene consegnata una busta chiusa. Lei sa che deve prestarsi alla lettura (ma non solo). Ma non conosce il testo che deve leggere (ma non solo). È la condizione della sua presenza a questa serata unica. Non lo potrà più leggere (ma non solo). Per lei, come per il pubblico, è un (lo chiamano così) EVENTO UNICO. White Rabbit Red Rabbit (Coniglio bianco, coniglio rosso) è un esperimento sociale in forma di spettacolo. L’attrice o l’attore che lo interpreta per un’unica volta, senza regia e senza prove, apre la busta sigillata che contiene il testo già sul palco e ne condivide il contenuto con il pubblico. Una sedia, un tavolo, due bicchieri, sono gli unici orpelli concessi. Ci sono delle regole da rispettare: chi decide di portarlo sulla scena non può averlo visto prima, deve arrivare sul palco e accettare la sfida portando in dote coraggio e leggerezza, intraprendenza, ironia e intelligenza. Il testo è opera dell’iraniano Nassim Soleimanpour, che l’ha scritto nel 2010 all’età di 29 anni, in un momento in cui non aveva possibilità di comunicare con l’esterno del suo Paese. Quando a Nassim fu permesso per la prima volta di viaggiare, all’inizio del 2013, il suo testo era già stato rappresentato più di 1000 volte in 20 lingue. Non è un testo politico e non deve essere descritto come tale, il suo contenuto è metaforico e distante da ogni orientamen- to politico: è prima di tutto il sogno realizzato di un dialogo impossibile, un gioco teatrale contro ogni censura e ogni distanza geografica e culturale, un incontro ravvicinato che lascia tracce profonde, perché mette sullo stesso piano emotivo autore, attore e spettatore. Media e giornalisti non possono trascurare il fatto che l’autore sia nato in Iran. La richiesta ai giornalisti che lo vedono è di non svelare il contenuto del testo e di non scrivere recensioni in senso “tradizionale” quanto piuttosto di condividere le impressioni dopo l’esperienza vissuta per non alterare la natura di progetto che giocoforza lasci poche tracce, e di essere attenti e prudenti nei loro resoconti e articoli per non causare danni all’autore, che oggi vive a Berlino. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 8 Altre prevendite dal 23/10/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione in collaborazione con Au ro ra Nova white RABBIT red RABBIT di Nassim Soleimanpour White Rabbit Red Rabbit attraversa il mondo dal 2011, anno in cui www.369gradi.it ha debuttato all’Edimburgh Fringe Festival, è stato tradotto in 25 lin- gue con repliche in tutti i continenti. L’esperimento è importante non solo sul fronte artistico, ma anche su quello organizzativo e produttivo. 369gradi, struttura diretta da Valeria Orani e riconosciuta nell’ambito dell’innovazione culturale, rompe grazie a questo le regole tradizionali del mercato e mette in atto un dialogo che vede coinvolti in egual mi- sura Teatro, Artista e Produzione. L’allestimento ha visto coinvolti molti artisti, celebri e meno celebri, in giro per il mondo, tra cui Sinead Cusack, Whoopi Goldberg, Ken Loach. In Italia, ad oggi, ha toccato molte città tra cui Roma, Palermo e Milano, ed è stato interpretato e vissuto, tra gli altri, da Emma Dante, Davide Enia, Iaia Forte, Gioele Dix, Lella Costa, Fabrizio Gifuni, Federica Fracassi, Antonio Catania, Daria Deflorian, Vinicio Marchioni, anche ripetendosi più volte nella stessa città, a testimonianza della sua natura di rito sempre uguale e sempre diverso, capace di creare nel tempo un interesse vivo, sempre più dilagante. E al Teatro Odeon il testimone passa a Lucilla Giagnoni, attrice di salda e raffinata tecnica attorale ma anche di grande capacità comunicativa ed empatica. Lucilla - che a Brescia ha trovato in questi anni quasi una città d’adozione, facendosi sempre più apprezzare dal pubblico per le sue interpretazioni appassionate all’interno di un personalissimo percorso di ricerca - torna ancora una volta a Lumezzane, che nel 2014 per il suo Big Bang le aveva riservato l’apertura della Stagione teatrale. Nata a Firenze nel 1964, a diciannove anni frequenta la bottega di Vittorio Gassman, dove lavora anche con la grande Jeanne Moreau. Dal 1985 al 2002 concentra quasi tutto il proprio lavoro all’interno della storica compagnia torinese Teatro Settimo, vincendo premi nazionali e internazionali. Nel suo percorso artistico incontra Giuseppe Bertolucci, con cui gira il film Il dolce rumore della vita, la regista della Royal Shakespeare Company Katie Mitchell, Luca Ronconi, con cui partecipa a Teatri alla radio. Ha lavorato con Alessandro Baricco, Paola Borboni, Luigi Squarzina, Franco Piavoli, Nicola Campogrande, Marco Baliani, Sebastiano Vassalli, Marco Ponti, Alessandro Benvenuti, con Fabrizio Bosso e il suo quar- tetto, con Antonella Ruggiero, con l’orchestra e i registi del Teatro Regio di Torino. È autrice di trasmissioni radiofoniche e televisive per la Rai. Dal 1997 insegna narrazione alla scuola Holden di Torino. Dal 2016 è direttrice artistica del Teatro Faraggiana, riaperto dopo 20 anni di chiusura. Ha dedicato circa dieci anni al progetto Paesaggi, e dopo Chimera, dall’omonima opera di Vassalli, gli spettacoli che raccontano al meglio la sua ricerca sono: Vergine Madre, Big Bang, Apocalisse, Ecce Homo, Furiosa Mente e le Meditazioni La Misericordia e Pacem In Terris. 9
martedì Agidi 13 fare un’anima giAcomo poretti novembre ore 20.45 di Giacomo Poretti con la collaborazione di Luca Doninelli musiche originali Ferdinando Baroffio scene Ilaria Ariemme regia Andrea Chiodi produzione Agidi Giacomo Poretti lascia per questa volta i compagni Aldo e Giovanni con cui ha fondato il trio comico italiano più famoso (chiamato anche il trio delle meraviglie, perché dal 1991 miete successi con i suoi spettacoli teatrali, televisivi e cinematografici) e arriva nell’inedita veste di solista con un monologo da lui scritto con la collabora- zione di Luca Doninelli e diretto da Andrea Chiodi (regista di talento che doppia l’appuntamento con l’Odeon portando nella seconda parte della Stagione, il 19 febbraio, La bisbetica domata). Fare un’anima accoglie divagazioni e provocazioni su un organo che i moderni manuali di anatomia non con- templano ma di cui da millenni gli uomini di ogni latitudine hanno parlato: quando si sviluppa l’anima in un es- sere vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? Oppure è così infinitesimale che non la si vede nemmeno con il più grande scompositore di particelle? E alla fine, anche se la scovassimo, l’anima a che serve? Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi? Giacomo Poretti, classe 1956, nel 1984 si iscrive all’accademia teatrale di Busto Arsizio, dove incontra Marina Massironi che diventa sua compagna di scena. Nel 1991 avviene l’incontro con Aldo e Giovanni: li accomuna una visione della comicità fatta di un efficace connubio tra immediatezza della battuta verbale e abilità mimica. Noti al grande pubblico grazie alle celebri partecipazioni televisive - da Su la testa con Paolo Rossi a Cielito lindo, Mai dire gol e Mai dire domenica - Aldo, Giovanni e Giacomo si dedicano con straordinario successo anche al teatro, guidati dalla regia di Arturo Brachetti, e portano in scena a partire dal 1996 I Corti Corti, Tel chi el Telun, Anplagghed, Anplagghed Ammutta Muddica, fino a The best of Aldo, Giovanni e Giacomo con il quale festeggiano nel 2016 i 25 anni di carriera. Giaco- mo, insieme ad Aldo e Giovanni, è protagonista, e nella maggior parte dei casi anche regista, di 10 film campioni di incassi: Tre uomini e una gamba (1997), Così è la vita (1998), Chiedimi se sono felice (2000), La Leggenda di Al, John e Jack (2002), Tu la conosci Claudia? (2000), Anplagghed al cinema (2006), Il cosmo sul comò, (2008), La banda dei Babbi Natale (2010), Il ricco il povero e il maggiordomo (2014), Fuga da Reuma Park (2016). È autore dei best seller Mondadori Alto come un vaso di gerani e Al paradiso è meglio credere (2015). Insieme ad Aldo e Giovanni scrive Tre uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta (Mondadori, 2016) a cura di Michele Brambilla. E’ stato editorialista de La Stampa dal 2012 al 2016 e scrive attualmente per Avvenire e per il Corriere della Sera. Nel 2018 torna in teatro con Fare un’anima, un monologo scritto e interpretato da Giacomo, con la regia di An- drea Chiodi. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 10 Altre prevendite dal 06/11/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione Il progetto di questo monologo mi frulla in testa da quando è nato mio figlio Emanuele. In quell’occasione venne a trovarci in ospedale un anziano sacerdote che mia moglie ed io conosceva- mo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro per molto tempo, si è sedimentata finché non mi sono deciso ad affrontare la questione, un compito certo non facile. Per affrontarla ho usato il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia e mi sono posto un sacco di domande. Come nasce l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una corretta alimentazione a farla crescere? E, nel caso, sarebbe meglio una dieta iperproteica o senza glutine, oppure povera di sodio? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra invenzione? E ancora: è una parola da mandare in pensione o i tempi complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile? Fermo restando che ognuno può declinarla dandole il significato che meglio crede: impegno, senso morale, militanza civile o altro. Anima è una parola che rischia l’estinzione, a fianco dei vocaboli moderni, più chiassosi e sguaiati. È una parola strana, misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabile, leggera come un soffio, costretta alla solitudine, un po’ come i bambini che non sanno giocare a calcio e per questo sono destinati a restare seduti sul bordo del campo a vedere gli altri rincorrersi e divertirsi. E poi, a pensarci bene, a cosa serve un’anima? Nessuno ti chiede di esibirla: quando ti fermano i carabinieri si accontenta- no di patente e libretto, se fai acquisti su internet bastano carta di credito e mail. L’anima sembra la cosa più antimoderna che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più demodé delle pattine da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio, eccentrica come uno smoking e inutile come un papillon. A un certo punto rischia di farti tenerezza quella parola lì. Forse una parola per stare in vita deve essere frequentata, deve essere scritta, deve essere detta; le parole sono come le persone hanno bisogno di cure, di qualcuno che le vada a trovare, le parole devono stare in compagnia, se non si parlano le parole vengono dimenticate e scompaiono. Certe parole rischiano di finire la loro esistenza sui dizionari, che talvolta sembrano i cimiteri delle parole. Lo spettacolo prende l’avvio da un inciampo, da una scivolata, da una parola inattesa che si mette in casa propria come uno straniero inaspettato e indesiderato. Le parole sanno essere più minacciose degli uomini e con la sua caparbietà quella parola, anima, costringe ad occuparsi di tutte le parole della modernità. Anima è una parolina esangue, malvestita e malnutrita, eppure è gelosa e innamorata: innamorata di noi e della vita, e come ogni amante ci vuole solo per sé. Giacomo Poretti 11
martedì sArdegnA teAtro 04 urania d’aGosto lUciA cAlAmAro mAriA grAziA sUghi michelA Atzeni dicembre ore 20.45 di Lucia Calamaro adattamento e regia Davide Iodice con Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni scene Tiziano Fario costumi Daniela Salernitano aiuto regia Giusi Salidu elaborazioni sonore Davide Iodice training e studi sul movimento Michela Atzeni luci Loic François Hamelin Urania d’agosto è una delle ultime fatiche dell’acclamata drammaturga Lucia Calamaro (tra i molti riconosci- menti, l’Ubu 2012 per L’origine del mondo, ospitato anche al Teatro Odeon) che ha disegnato un ritratto di donna, accanita lettrice di fantascienza immersa in una solitudine siderale, emblema di un’umanità dolente che cerca rifugio in un improbabile altrove. Lo spettacolo è diretto da Davide Iodice, laureato all’Accademia Silvio D’Amico con Andrea Camilleri, regista pluripremiato, recentemente finalista con Mal’essere al Premio Le Maschere del Tea- tro Italiano 2017, che tra gli importanti riconoscimenti annovera un Premio Speciale Ubu per La Tempesta, dormiti gallina dormiti dormiti, 1999. Una donna matura scocciata, seccata, asociale, accanita lettrice notturna di Urania e fanatica della vita e del- le opere degli astronauti, durante un isolatissimo agosto in città, soffre di un’estrema crisi di alienazione e comin- cia a confondere le cose. Poco a poco il suo spazio interiore, fratturato dall’insonnia, trasformerà lo spazio esteriore in spazio siderale. Da questa stagione di lotta interiore uscirà profondamente trasformata. Urania d’Agosto ha le qualità morali di un romanzo di formazione accidentale sviluppato su una figura amara, indecisa su tutto, delusa a prescindere, dove lo scandaglio dell’inazione e della crisi esistenziale, anche se sostenuti dal fermento della fanta- sia, vengono sempre traditi dalla caduta nel reale, che è più forte, più vasto, più tutto: “è l’impossibile, quello vero”. Dall’Uruguay alla Francia fino all’Italia, è una corsa tra due continenti la carriera di Lucia Calamaro, dramma- turga, regista e attrice. Nata a Roma, si trasferisce a Montevideo seguendo il padre diplomatico. Si laurea in Arte e Estetica alla Sorbona di Parigi, è docente presso l’Universidad Catolica de Montevideo, prende parte come attrice e regista a molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e a Roma. Nel 2003 fonda l’associazione Malebolge con cui dà corpo alla sua scrittura allestendo Medea, tracce, di Euripide; Woyzeck; Woyzeck Guerra; Cattivi maestri maestri; Tumore, uno spettacolo desolato; Magick, autobiografia della vergogna. Nel 2011 L’origine del mondo vince 3 Ubu, tra cui miglior nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica. Nel 2012 riceve il Premio Enriquez. Nel 2014 debutta Diario del tempo, l’epopea quotidiana, nel 2016 La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 12 Altre prevendite dal 27/11/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione Lavorare sulla scrittura di Lucia Calamaro fornisce un’esperienza inti- ma, caotica e indocile come sono gli ingarbugli dei pensieri, il flusso irri- solto della psiche. Senza un filo narrativo, affiorano tratti densi di umanità e la riscrittura scenica verso la quale abbiamo proceduto si articola sulle modulazioni sentimentali di figure che abitano un universo di solitudine. Questo testo è un canto psichico, rappresenta lo sprofondamento esi- stenziale di Urania, una signora anziana, stra-lunata che galleggia nel suo cosmo personale, nell’interiorità negletta di una vecchiaia irretita dal te- dio dell’esistenza. La scena è spazio medicale, dal colore azzurro di Urano, dove si dispiega la dinamica tra Maria Grazia Sughi – attrice cui il testo è dedicato, fervente fulcro di questo immaginario – e Michela Atzeni, coro corporeo e contraltare di un costante flusso di coscienza. Già presenze preziose di Sonnai Sonnai, ho lavorato con loro per operare una sintesi del testo non prosastica ma poetica, in cui risuonasse espanso l’eco del vuoto side- rale di un unico stato di coscienza. La metafora cosmologica funge come basso continuo; la casa è una stazione orbitante in cui i significati fluttua- no. La solitudine dell’astronauta si rispecchia nella condizione ovattata e sbiadita dell’anzianità, in cui i contorni dei ricordi si illanguidiscono e la domanda di senso rimbomba scottante e insieme distorta. Davide Iodice Quando Lucia Calamaro presentò al pubblico L’Origine del Mondo, spettacolo che si aggiudicò ben tre Premi Ubu e che è da molti conside- rato il suo capolavoro, un commento che ho sentito dire più volte, e che probabilmente spiega con più esattezza e sintesi una caratteristica della sua scrittura, è questo: “sembra che mi abbia letto nella testa”. Se uno dei ruoli dei poeti - siano essi dei versificatori oppure utilizzino, come in que- sto caso, lo strumento della drammaturgia - è quello di trovare parole co- erenti a descrivere ciò che tutti sentono ma non sanno pronunciare, Lucia Calamaro va sicuramente inserita in quella schiera. Sono in tanti a consi- derare l’autrice romana una dei più grandi drammaturghi italiani viventi, per qualcuno la più grande, sicuramente la meno etichettabile. … Graziano Graziani, Il Tascabile 13
venerdì 14 poker compAgniA gAnK dicembre ore 20.45 di Patrick Marber traduzione di Carlo Sciaccaluga regia Antonio Zavatteri scene e costume Laura Benzi con (in ordine di apparizione) Alberto Giusta, Enzo Paci, Federico Vanni, Gianmaria Martini, Matteo Sintucci, Massimo Brizi Produzione I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE SOLE, un Progetto Gank La prosa 2018 si chiude con la Compagnia Gank diretta da Antonio Zavatteri in un’avvincente dark comedy fra disincanto e crudeltà, bluff e mosse senza scrupoli come sul tavolo da poker: il gioco più raffinato, il più rischioso. Nello scantinato di un ristorante, la domenica notte, la posta in gioco è alta. Investimenti, debiti, scommesse, lavoro: tutto ruota attorno a quel tavolo. Un ristorante. Il proprietario e suo figlio, due camerieri e il cuoco. Ogni domenica sera dopo la chiusura e prima del giorno di riposo, questi vanno nello scantinato del locale e giocano a poker tutta la notte. Le settimane e la vita di queste cinque persone sono scandite da questa consuetudine. Le loro passioni e le loro speranze si condensano in questa notte di sfida reciproca, in cui si cerca il riscatto: una settimana di gloria. La routine viene spezzata dall’ingresso in scena, e al tavolo da gioco, di un personaggio misterioso per quasi tutti i protagonisti della vicenda ma non per il pubblico, che porta, alla commedia e alla vita dei nostri amici, disequi- librio e curiosità e, a noi che assistiamo e che conosciamo elementi sconosciuti ai nostri eroi, una suspense sui possibili sviluppi degli avvenimenti e della partita che si giocherà. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 14 Altre prevendite dal 04/12/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione Poker scritto da Patrick Marber nel 1995 con il titolo Dealer’s Choice è una commedia acuta e sorniona. Affilata come Poker, un coltello che si potrebbe usare nel ristorante londinese di Stephen e di suo figlio Carl, del cuoco Sweeney, dei due ca- merieri Frankie e Pollo, cui si aggiunge Ash, figura stranamente ambigua… Per Franco Cordelli, del Corriere della Sera, Poker è “lo spettacolo più coinvolgente visto da molto tempo a questa parte”. E aggiunge: “C’è un fondo di serietà, che si fa luce poco a poco. Ma si ride, o sorride, in continuazione. Ci affascinano, o interessano, i suoi sei personaggi. Tutti hanno un tocco, una sfumatura psicologica (è una frase ironica del testo) che li distingue”. Marber, firma di punta del teatro inglese, è nato a Wimbledon nel 1964: giocatore accanito di poker e tifoso dell’Arsenal, è oggi drammaturgo e regista del National Theatre, candidato all’Oscar nel 2006 per Notes on a Scandale, già autore del pluripremiato Closer. Poker, nella traduzione di Carlo Sciaccaluga, grazie al raffinato lavoro di tutti gli interpreti, si libera dalla connotazione Poker geografica, per diventare un’appassionante commedia, molto divertente e pienamente condivisibile. La Compagnia Gank nasce nel 2002 dalla collaborazione tra Alberto Giusta e Antonio Zavatteri i quali, dopo varie espe- rienze con il Teatro Stabile di Genova e dopo aver fondato la Compagnia Progetto URT insieme a Iurij Ferrini, mettono in scena Mojo Mickybo, regia di Ferrini, Otello regia di Giusta e Amleto, regia di Zavatteri. Sono numerosi gli spettacoli che la compagnia allestisce negli anni a seguire, in autonomia o in collaborazione pro- duttiva con lo Stabile di Genova, principalmente, ma anche con altre realtà come Il Teatro della Tosse e il Teatro Eliseo, spaziando dai classici ai contemporanei, da Shakespeare, Molière, Goldoni a Patrick Marber e Will Eno. Dopo La Bisbetica Domata, Glengarry Glen Ross di Mamet, Anfitrione di Molière, Il Calapranzi di Pinter, solo per citarne alcuni, nascono le messe in scena de La bottega del caffè di Goldoni, Il Misantropo e Don Giovanni di Molière, Romeo e Giulietta e Molto Ru- more per Nulla di Shakespeare. Tra i lavori più recenti Poker, Poker Le prénom (Cena tra amici) di Delaporte e La Patellière, Thom Pain (Basato sul niente) di Will Eno. 15
giovedì itc2000 17 perfetta geppi cUcciAri gennaio ore 20.45 testi e regia Mattia Torre assistente alla regia Giulia Dietrich musiche originali Paolo Fresu costumi Antonio Marras disegno luci Luca Barbati produzione ITC2000 distribuzione Terry Chegia La seconda parte della Stagione prende il via con Geppi Cucciari, che si cimenta in un nuovo racconto teatrale, divertito e insieme appassionato, con la comicità pungente e attuale che la contraddistingue. Nel monologo scritto e diretto da Mattia Torre, la brillante attrice comica racconta un mese di vita di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. È una donna che conduce una vita regolare, scandita da abitudini che si ripetono ogni giorno, e che come tutti noi lotta nel mondo. Ma è una donna, e il suo corpo è una macchina faticosa e perfetta che la costringe a dei cicli, di cui gli uomini sanno pochissimo e di cui persino molte donne non sono così consapevoli. Perfetta è la radiografia sociale ed emotiva, fisica, di 28 comici e disperati giorni della sua vita. Geppi Cucciari esordisce a Zelig nel 2001 e dal 2002 porta in teatro spettacoli di cui è protagonista assoluta, tra cui Full Metal Geppi Geppi, Si vive una volta. Sola, Maionese, Passeggiata di salute. Per Giorgio Gallione ha vestito i panni di Morticia nel musical La Famiglia Addams. La sua carriera televisiva è lunga e varia, da Zelig Circus (2005-2009) alla sitcom Belli Dentro, dalla conduzione di Italia’s Got Talent alla copertina delle Invasioni Barbariche. Nel 2016 è protagonista della web series Eities-Ottanta mi dà tanto scritta con Luca Bottura e Piero Guerrera. Su Rai3 conduce con Piero Dorfles Per un pugno di libri (dal 2012); con Massimo Gramellini commenta il sabato Le parole della settimana. Su Radio1 è alla guida del programma Un giorno da Pecora insieme a Giorgio Lauro. Al cinema è stata la moglie di Carlo Verdone in Grande, grosso e Verdone (2008), e ha recitato in L’arbitro con Stefa- no Accorsi, Un fidanzato per mia moglie con Luca e Paolo, Passione Sinistra di Marco Ponti e Una donna per amica di Giovanni Veronesi. Ha pubblicato Meglio donna che male accompagnata e Meglio un uomo oggi oggi, e dal 2005 tiene una rubrica su Donna Moderna. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018 16 Altre prevendite dal 11/12/2018
teatro odeon La(ventesima) stagione Mattia Torre, affermato sceneggiatore, autore e regista del panorama italiano, figura tra le firme del programma Parla con me di Serena Dandini e, dal 2007, della fortuna- ta serie televisiva Boris, seguita dal film omonimo, dal lui pure sceneggiato e diretto all’interno dello stesso gruppo di lavoro. L’esordio nella scrittura risale agli anni ’90 con le com- medie Io non c’entro, Tutto a posto, Piccole anime e L’ufficio, scritte insieme a Giacomo Ciarrapico. Nel 2000 è co-sceneggiatore del film Piovono Mucche di Luca Vendruscolo. La collaborazione con Ciarrapico e Vendru- scolo continuerà e produrrà in seguito la serie tv Buttafuori e il film Ogni maledetto Natale (2014). Nel 2003 Il suo monologo In mezzo al mare con Valerio Aprea vince il Premio Attori in cerca d’Autore al Teatro Val- le di Roma, nel 2005 scrive e mette in scena Migliore, con Valerio Mastandrea. Tra il 2011 e il 2015 scrive e dirige gli spettacoli 456, di cui realizza anche il sequel tv per La7, e Qui e ora con Mastandrea e Aprea, collabora con Corrado Guzzanti alla serie tv Dov’è Mario? e presso Dalai editore pubblica la raccolta di monologhi In mezzo al mare. Nel 2016 arriva la sua nuova serie, La linea verticale. 17
martedì teAtro dell’elfo | lA corte ospitAle 29 libri da ardere elio de cApitAni cristinA crippA gennaio ore 20.45 di Amélie Nothomb © Editions Albin Michel traduzione di Alessandro Grilli regia Cristina Crippa con Elio De Capitani, Alessandro Bruni Ocaña, Carolina Cametti luci Nando Frigerio suono Jean Christophe Potvin una produzione Teatro dell’Elfo coproduzione La Corte Ospitale Ironica e maliziosa per alcuni, nera, sulfurea e morbosa per altri, Amélie Nothomb è autrice di romanzi di successo che hanno ispirato film e spettacoli, tuttavia ha scritto un unico testo teatrale, Libri da ardere. Cristina Crippa, sua assidua lettrice, nel 2006 ha scelto di portarlo in scena, certa della forza dei tre personaggi coinvolti in questo gioco crudele. Ne è nato uno spettacolo che ha debuttato al Festival Asti Teatro ed è stato riproposto con successo all’Elfo di via Ciro Menotti e in tour. A distanza di dieci anni torna in scena con Elio De Capitani, come allora nel ruolo protagonista, e due nuovi inter- preti, Alessandro Bruni Ocaña e Carolina Cametti (a sostituire Elena Russo Arman e Corrado Accordino). Una città, forse di un paese dell’est europeo, in un gelido inverno di guerra è stretta nella morsa finale di un assedio. Un tempo ha avuto una rinomata università e una brillante vita culturale, ormai è semidistrutta dai bom- bardamenti e ridotta alla fame. Ancora in piedi, la casa di un illustre professore di letteratura ospita, oltre al padro- ne di casa, Daniel, il suo assistente, e una giovane allieva, amante di turno di Daniel. La situazione d’emergenza altera brutalmente questo microcosmo: a poco a poco i normali punti di riferimento, non solo le convenzioni formali, ma anche quelle più solide su cui si basava l’esistenza precedente crollano, travolti dal puro desiderio di sopravvivenza, che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il senso intimo di ogni gesto, di ogni abitudine. Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia legato ad un pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina, fragile sotto l’apparente spregiudicatez- za, a soffrirne di più, e a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile. All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E il libro rivela tutta la sua valenza simbolica: rappresenta ciò che più identifichiamo con l’umano: il linguaggio, la co- municazione, la capacità di raccontare e ricordare, la voglia di sognare e immaginare insieme ad altri esseri umani. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019 18 Altre prevendite dal 22/01/2019
teatro odeon La(ventesima) stagione La vicenda è quella di un professore di let- teratura, interpretato dal bravissimo Elio De Capitani, perfetto nei panni del suo ci- nico, colto, tromboneggiante e vile perso- naggio, del suo assistente Daniel, idealista ma non troppo della giovane allieva Mari- na, iconoclasta, anoressica, attanagliata da gelo, la prima a ”soccombere” alla barbarie della guerra... Ma la domanda che il testo sollecita non è se in guerra la vita sia più importante della letteratura, bensì: l’uomo privato della ragione, dell’arte, del suo go- dere per una parola, un quadro, un tramon- to, che uomo è? Magda Poli, Corriere della Sera Sotto i bombardamenti e gli incendi di una guerra simile a quelle appena passa- te o prossima ventura, a dominare la scena spoglia è il corposo e solido (e infaticabile) Elio De Capitani. Libri da ardere sono quelli che gradualmente alimentano la stufa in un inverno freddissimo. Anche se il freddo maggiore sarà ovviamente quello interiore dei rapporti tra i protago- nisti. Un altro periscopio crudele puntato sulla crudeltà di oggi. Gianfranco Capitta, il manifesto Trasparente parabola della vita che si rifiuta di soccombere, del crollo dei valori (libri, cultura): ma trattata come scon- tro di generazione e di linguaggi, antitesi fra la “finta” saggezza del prof e la fisica rivolta dell’allieva. De Capitani conferma quanto ci ha mostrato sullo schermo nel Caimano di Moretti, di essere un grande attore. Ugo Ronfani, Il Giorno Ma posso dire che De Capitani è un vero fenomeno. Si diverte da morire, con ogni evidenza. E tutto gli viene facile, con il suo corpo e la sua bella voce tenorile. Franco Cordelli, Corriere della Sera 19
venerdì compAgniA defloriAn tAgliArini 08 ce ne andiamo per non darvi febbraio ore 20.45 altre preoccupazioni ispirato a un’immagine del romanzo di Petros Markaris L’esattore un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa collaborazione al progetto Monica Piseddu e Valentino Villa luci Gianni Staropoli consulenza per le scene Marina Haas organizzazione Anna Damiani produzione e accompagnamento internazionale Francesca Corona direzione tecnica Giulia Pastore una produzione A.D. in coproduzione con Teatro di Roma | Romaeuropa Festival 2013 | 369 gradi in collaborazione con Festival Castel dei Mondi residenze artistiche Centrale Fies | Olinda | Angelo Mai Altrove Occupato | Percorsi Rialto | Romaeuropa |Teatro Furio Camillo | Carrozzerie n.o.t Premio Ubu 2014 Novità italiana o ricerca drammaturgica Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono autori, registi e performer. Dal loro incontro, nel 2007, è nata una collaborazione concretizzata in diversi progetti. Il primo frutto è del 2008, Rewind,omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch. Nel 2009 hanno portato in scena un lavoro ispirato alla filosofia di Andy Warhol, from a to d and back again. Tra il 2010 e il 2011 hanno lavorato al Progetto Reality che, a partire dai diari di una casalinga di Cracovia, ha dato vita a due lavori: l’installazione/performance czeczy/cose e lo spettacolo Reality Reality, per il quale Daria ha vinto il Premio Ubu 2012 come miglior attrice protagonista (accanto all’Ubu per l’interpretazione in L’origine del mondo di Lucia Calamaro e al Premio Hystrio 2013). Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni ha debuttato nel 2013 a Romaeuropa Festival e, oltre al Premio Ubu 2014 si è aggiudicato il Premio della Critica come miglior spettacolo straniero in Quebec, Canada, nel 2016. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019 20 Altre prevendite dal 29/01/2019
teatro odeon La(ventesima) stagione Punto di partenza e sfondo del lavoro è una immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del romanzo L’esattore dello scrittore greco Petros Markaris, scritto nel 2011. Siamo nel pieno della crisi economica greca quando vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontaria- mente la vita. “Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società - spiegano in un biglietto - quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio”. Come hanno ordito queste quattro donne anziane questo singolare complotto contro la loro società in crisi? Abbiamo circoscritto il nostro immaginario tra il momento in cui prendono i sonniferi e quello in cui una ad una lasciano la vita nell’immacolato piccolo appartamento di periferia. “Ma chi ce l’ha fatto fare?” dice una delle nostre figure alle sue amiche e complici e scoppia in una fragorosa risata mentre è già distesa sul letto aspettando l’effetto delle pasticche ingoiate con della vodka, “uno dei modi più sicuri di fare una morte tranquilla nel sonno”. […] Non un racconto, né un resoconto, ma un percorso dentro e fuori queste quattro figure di cui non si sa nulla se non la tragica fine. Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma sono soprattutto le nostre. Usiamo lo spa- zio di libertà della scena per scatenare la nostra collera, sanare l’eccesso di positività che ci circonda, i comportamenti rigidamente politically correct correct, la commozione facile, il sorriso stereotipato delle relazioni sociali, le ricette per vivere con serenità le ingiustizie che ci toccano. […] In scena insieme a noi – per la prima volta dall’inizio del nostro lavoro comune – Monica Piseddu e Valentino Villa non solo per una corrispondenza al numero delle protagoniste, ma anche a ribadire una necessaria importante piccola collettività, elemento essenziale di questa immagine, semplice solo in apparenza. In- sieme ci presentiamo al pubblico con una dichiarazione di forte impotenza, che in questo caso è una cruciale impotenza a rappresentare: il nostro no parte subito, fin dalla scena di apertura. Un gioco performativo che via via durante il lavoro diventa sempre più serio e definitivo. Non è solo la questione della rappresentazione a scricchiolare, ma ancora di più la nostra capacità di persone in scena di fronte ad altre persone sedute di fronte a noi di trovare una risposta costruttiva allo sfacelo prima di tutto morale che ci circonda. Incapaci, impotenti. Ma consapevoli di questo. Daria Deflorian e Antonio Tagliarini Lo spettacolo di Deflorian/Tagliarini ha un respiro universale, e con estrema sensibilità e intelligenza - magistral- mente dissimulate - incarna per l’appunto una questione che attanaglia, da sempre, ogni individuo abbandonato (d)alla vita: perché devo chiedere il diritto di esserci anch’io a questo mondo? … Prezioso, ironico e intenso, Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni è questo grido, è la sua ragione, è la necessità trattenuta eppure sospirata di manifestare il diritto di esserci. Giulio Sonno, www.paperstreet.it 21
lUgAnoinscenA | lAc | centro d’Arte contemporAneA teAtro cArcAno martedì AndreA chiodi, tindAro grAnAtA, Angelo di genio, 19 la bisbetica domata febbraio christiAn lA rosA, igor horvAt ore 20.45 di William Shakespeare regia adattamento e traduzione Angela Dematté regia Andrea Chiodi con (in ordine alfabetico) Angelo Di Genio, Ugo Fiore, Tindaro Granata, Igor Horvat, Christian La Rosa, Walter Rizzuto, Rocco Schira e Massimiliano Zampetti scene Matteo Patrucco costumi Ilaria Ariemme musiche originali Zeno Gabaglio disegno luci Marco Grisa movement coach Marta Ciappina sarta di scena Andrea Portioli assistente regia Margherita Saltamacchia una produzione LuganoInScena in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura Teatro Carcano, Centro d’Arte Contemporanea di Milano La bisbetica domata, o “addomesticata” come si tradurrebbe alla lettera, è una delle prime commedie di Shakespeare, la più contorta forse, la più discussa. Una commedia che suo malgrado ci fa ridere perché piena di atrocità e di strani rapporti, dove l’amore non è amore ma interesse, dove la finzione è uno dei primi ingredienti già dopo due pagine di testo; insomma una sfida complessa che ha portato alla scelta del gioco elisabettiano del travestimento, perché in fondo i rapporti sono così falsati, così poco naturali che solo una stranezza quasi animalesca poteva rendere bene l’idea di cuori “selvatici”, appunto da addomesticare. Ma siamo certi che sia solo il cuore di Caterina, la bisbetica, a dover essere domato? Dunque che cos’è The Taming of the Shrew? É innanzitutto, credo, un esperimento sul potere manipolatorio della parola. Shakespeare comincia a mostrarci il fascino e la terribilità del linguaggio, il suo potere di cambiare la realtà. Il privilegio di affrontare una delle sue prime commedie mi ha dato modo di osservare il genio che si allena, che verifica e prova a giocare i primi “match” della sua arte, che ne verifica i confini. Quale parola preferiamo? Quella vitale ma indomabile e fuori dalla società dell’indiavolata Caterina o quella tra- sformata, terribile ma potente della sua sottomissione? A questa domanda la risposta pare essere facile. Eppure bisogna guardare Petruccio e le sue strategie, guardare Tranio e le sue manovre e sentirsi presi e affascinati da essi; allora sarà più difficile decidere, sia che siamo donna o uomo, giovane o vecchio. La lingua è magica. La sua ambiguità lavora dentro di noi. Non si può far altro che star davanti al signor Shakespeare che affina i suoi stru- menti, goderne e tremare con lui dei suoi azzardi. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019 22 Altre prevendite dal 22/01/2019
teatro odeon La(ventesima) stagione Sono entrato dentro il testo, grazie alla traduzione di Angela Demattè, cercando di esplorare le relazioni tra tutti i personag- gi, muovendomi dentro l’intreccio delle storie per cercare di far emergere in primis la trama e poi il pensiero dei personaggi e di Shakespeare. In sostanza, per mettere in scena questo autore, per capirne i pensieri, non si può che appoggiarsi alle parole del testo, farle diventare vita e azione in palcoscenico. E come sono queste parole? Le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambi- guo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il ge- nio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine asso- luto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragio- nevole. Petruccio, sempre con la parola, ci rende partecipi della sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere e coercizione. E così riporta l’ordine dentro una società che ha perso forza perché ha perso la sacralità della parola. Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa uomo, parla come un uomo di potere, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un’astuzia terribile e amara, piena di una finta rivalsa, la cui eco arriva fino ad oggi. Andrea Chiodi Una Bisbetica domata tutta al maschile (nel senso del cast): come sarebbe piaciuta e come l’aveva pensata Shakespea- re in un’epoca in cui alle donne era vietato salire su un palco. L’ha pensata il regista Andrea Chiodi, la interpreta - nel senso che lui è Caterina – Tindaro Granata, pluripremiato regista, drammaturgo e interprete, qui solo attore. … Adriana Marmiroli, La Stampa La bisbetica di Chiodi, regista di vaglia, che lavora al Lac diretto da Carmelo Rifici (ne approfittiamo per un plauso), ha una forza comica superiore all’originale. È proprio esaltando questa componente, alla quale Shakespeare non rinunciò mai, che l’allestimento tutto da ridere porta alla luce finzioni, atrocità, essenza delle relazioni umane, sempre dipendenti dalla società che le genera e favorisce. Antonio Bozzo, Il Giornale.it 23
mercoledì Agidi 13 ho perso il filo AngelA finocchiAro marzo ore 20.45 soggetto di Angela Finocchiaro, Walter Fontana, Cristina Pezzoli testo di Walter Fontana in scena Angela Finocchiaro e Le Creature del Labirinto: Giacomo Buffoni, Fabio Labianca, Alessandro La Rosa, Antonio Lollo, Filippo Pieroni, Alessio Spirito coreografie originali Hervé Koubi scene Giacomo Andrico luci Valerio Alfieri costumi Manuela Stucchi regia Cristina Pezzoli produzione Agidi Una commedia, una danza, un gioco, una festa, questo è Ho perso il filo. In scena un’Angela Finocchiaro inedita, che si mette alla prova in modo sorprendente con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un’avventura straordinaria, emozio- nante e divertente al tempo stesso: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna ma poi combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro. Lo spettacolo vive del rapporto tra le parole comiche di un personaggio contemporaneo e la fisicità acrobatica, primitiva, arcaica delle Creature del Labirinto che agiscono, danzano, lottano con Angela provocandola come una gang di ragazzi di strada imprevedibili, spietati e seducenti. Il Labirinto è un simbolo antico di nascita-morte-rinascita. Anche Angela, dopo aver toccato il fondo, riuscirà a ritrovare il filo e con esso la forza per affrontare il Minotauro in un finale inatteso che si trasforma in una festa collettiva coinvolgente e liberatoria. Si ride, ci si emoziona, si gode uno spettacolo che si avvale di più linguaggi espressivi grazie agli straordinari danzatori guidati dall’inventiva di Hervé Koubi, uno dei più talentuosi e affermati coreografi sulla scena interna- zionale e naturalmente alla capacità comica di Angela Finocchiaro di raccontare un personaggio che è molto personale e allo stesso tempo vicino al cuore di molti. Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019 24 Altre prevendite dal 05/03/2019
teatro odeon La(ventesima) stagione Angela si presenta in scena come un’attrice stufa dei soliti ruoli: oggi sarà Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto per combattere il terribile Minotauro. Affida agli spettatori un go- mitolo enorme da cui dipende la sua vita e parte. Una volta entrata nel Labirinto, però, niente va come previsto. Viene assalita da strane Creature, un misto tra acrobati, danzatori e spiriti dispettosi, che la circondano, la disarmano, la frullano come fosse un frappè, e soprattutto tagliano il filo che le assicurava la via del ritorno. Disorientata, isolata, impaurita, Angela scopre di essere finita in un luogo magico ed eccentrico, un Labirinto, che si esprime con scritte e disegni: ora che ha perso il filo, il Labirinto le lancia un gioco, alle- gro e crudele per farglielo ritrovare. Passo dopo passo, una tappa dopo l’altra, superando trabocchetti e prove di coraggio, con il pericolo incombente di un Minotauro affa- mato di carne umana, Angela viene costretta a svelare ansie, paure, ipocrisie che sono sue come del mondo di oggi e a riscoprire il sen- so di parole come coraggio e altruismo. Alla sua maniera natural- mente, come quando - di fronte ai ragazzi ateniesi che la implorano di salvarli dal Mostro che li sta già sgranocchiando - promette firme e impegno sui social; o come quando è sottoposta a una sfida para- dossale dal vero Teseo, sceso di corsa dalle vette del mito, indignato perché la sua interprete difetta delle necessarie qualità eroiche; o quando deve fare del bene a una mendicante rom e decide di dar- le non una semplice elemosina ma di regalarle un’intera spesa: se la porta dietro al supermercato ma, siccome la mendicante la irrita ignorando i prodotti bio per fiondarsi invece su merendine indu- striali e insaccati carichi di conservanti, finisce per farla arrestare... 25
giovedì 21 amleto marzo frAncescA pennini - collettivo cinetico ore 20.45 concept, regia e voce Francesca Pennini drammaturgia Angelo Pedroni, Francesca Pennini azione e creazione Carmine Parise, Angelo Pedroni, Stefano Sardi azione e recitazione 4 candidati in competizione per il ruolo di Amleto musica Dmitri Shostakovich consulenza tecnica e programmazione applausometro Simone Arganini, Roberto Rettura coproduzione CollettivO CineticO |Teatro Franco Parenti, Milano Francesca Pennini, pluripremiata coreografa e drammaturga, propone con CollettivO CineticO una creazione di ispirazione shakespeariana in cui quattro candidati, votati dal pubblico, sono in competizione per il ruolo di Amleto. L’Amleto di CollettivO CineticO è un meccanismo letale. La scena diventa spazio preparato ad ospitare aleatorietà e inevitabilità in un limbo tra ironia e tragedia. Non c’è un solo Amleto, ma quattro candidati che si contendono il titolo. Non sanno quello che li aspetterà in scena. Il loro unico riferimento è un manuale di istruzioni ricevuto due settimane prima. Ciascuno si prepara da solo e si presenta a teatro direttamente per salire sul palcoscenico. Guidati da una voce fuori campo e seguiti da secon- dini muti, i candidati si sfidano in una serie di prove che sintetizzano i principi formali dell’opera shakespeariana. Lasciati in balia di un’istruzione e nell’impossibilità di controllare accadimenti e competenze, precipitano nella condizione amletica per eccellenza. Saranno gli spettatori ad eleggere il vincitore del titolo, unico superstite tra i corpi dei suoi avversari abbandonati al suolo. Un panorama improbabile di Amleti tra gli innumerevoli interpreti che si sono confrontati per secoli con il più emblematico testo teatrale. Un testo drammaturgicamente perfetto, brillante, intelligente, godibile dal primo all’ultimo minuto, sul quale il lavoro di Angelo Pedroni e la stessa Pennini si mostra in tutto il suo splendore teatrale. La scena è nuda, abitata unicamente dai personaggi che si muovono nello spazio buio fra battute e indicazioni d’azione “fisica”, regalando agli spettatori un’ora di risate geniali. Perfetto incastro coreografico, assolutamente originale, che ri- specchia lo studio del movimento portato avanti da anni dalla Pennini, coreografa è il caso di dire doc, che riesce laddove troppi continuano a fallire: declinare Shakespeare in maniera interessante. Fabiana Dantinelli, Fermata Spettacolo Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019 26 Altre prevendite dal 12/03/2019
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