Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane

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Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
teatro
odeon
TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE

18 •19 20STAGIONE

          Città di Lumezzane
Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
odeon
                       TEATRO COMUNALE ODEON
                       Via Marconi 5 Lumezzane (Bs) 030.820162
                       info@teatro-odeon.it www.teatro-odeon.it

                       CITTÀ DI LUMEZZANE
                       Via Monsuello, 154
  Città di Lumezzane   eventi@comune.lumezzane.bs.it www.comune.lumezzane.bs.it

  SERVIZI
  Accessibilità alle persone con difficoltà motorie • Bar-caffetteria
  Guardaroba • Parcheggio gratuito non custodito presso il Centro Commerciale Nöal

  AVVERTENZE
  Non è consentita in nessun caso la registrazione audio e video di concerti e spet-
  tacoli • A spettacolo iniziato non è consentito l’ingresso in sala • Si ricorda di spe-
  gnere i cellulari prima di entrare in sala • Non si effettua servizio di prenotazione •
  La direzione si impegna a trovare collocazione adeguata agli spettatori nel caso siano
  necessari spostamenti di posti per esigenze tecnico/artistiche o per motivi di forza
  maggiore • La direzione si riserva modifiche al programma per cause indipendenti
  dalla propria volontà

  INfO

                       TEATRO COMUNALE ODEON Via Marconi 5 Lumezzane (Bs)
                       info@teatro-odeon.it www.teatro-odeon.it
                       030.820162 nei giorni e orari di apertura
                       EURETEIS BRESCIA +39.327.1054158 dalle 12.30 alle 13.30
                       LIBRERIA PUNTO EINAUDI
                       Via Pace 16/a 030.3757409
                       dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19, lunedì mattina e festivi esclusi
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teatro odeon
             18 •19 20STAGIONE
                         Venti come il quarto dei tre re magi.

                 Venti come le curve da Sarezzo al Teatro Odeon.

               Venti come gli anni dei giovani che si sentono adulti.

              Venti come gli anni degli adulti che si sentono giovani.

                      Venti come il numero atomico del Calcio.

                Venti come gli spettacoli Premi Ubu di questi anni.

                       Venti come il numero di maglia di Pelè.

                 Venti come il grecale, la tramontana, lo scirocco.

                Venti come la somma di due quadrati, 20 = 2 2 + 4 2.

                          Venti come la festa nella smorfia.

                    Venti come le mosse dei giocatori di scacchi.

                           Venti come gli anelli di Saturno.

               Venti come quando si conta per contare fino a dieci.

                             Venti come il numero di Dio.

                             Venti come le file di poltrone.

                            Venti come i denti dell’anguilla.

     Quaranta come gli anni che ci auguriamo di vederti ancora all’Odeon.

 Venti come (scrivilo tu sui prossimi venti puntini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
calendario 2018>2019
         venerdì 19 ottobre 2018 ore 20.45           martedì 19 febbraio 2019 ore 20.45
         ITc2000                                22   la bisbetica domata
    06   nel   nostro piccolo                        AndreA chiodi christiAn lA rosA
         Ale e frAnz                                 Angelo di genio tindAro grAnAtA

         martedì 30 ottobre 2018 ore 20.45           mercoledì 13 marzo 2019 ore 20.45
         369GrADI                                    AGIDI
    08   white    rabbit red rabbit             24   ho perso il filo
         lUcillA giAgnoni                            AngelA finocchiAro

         martedì 13 novembre 2018 ore 20.45          giovedì 21 marzo 2019 ore 20.45
         AGIDI                                       frAncescA pennini - collettivo cinetico

    10   fare  un’anima                         26   amleto
         giAcomo poretti
                                                     mercoledì 3 aprile 2019 ore 20.45
         martedì 4 dicembre 2018 ore 20.45           TeATro FrAnco PArenTI
         TeATro DI SArDeGnA                     28   l’operazione
    12   urania    d’aGosto                          rosArio lismA
         lUciA cAlAmAro mAriA grAziA sUghi
         michelA Atzeni
                                                     serataLirica
         venerdì 14 dicembre 2018 ore 20.45          data da definire
    14   poker                                  30   lumezzane ricorda
         compAgniA gAnK
                                                     Giacinto prandelli
         giovedì 17 gennaio 2019 ore 20.45
         ITc2000
    16   perfetta
                                                     31 SCHEGGE DI CINEMA
         geppi cUcciAri

         martedì 29 gennaio 2019 ore 20.45
         TeATro Dell’elFo / lA corTe oSPITAle
    18   libri   da ardere                           32 VERS E ÙS
         elio de cApitAni cristinA crippA

         venerdì 8 febbraio 2019 ore 20.45
                                                     33 BIMBI ALL’ODEON
    20   ce ne andiamo per non darvi
         altre  preoccupazioni
         compAgniA defloriAn tAgliArini              33 LABORATORI TEATRALI
4
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abbonamenti e biglietti 2018>2019
Abbonamenti 2018>2019
12 spettacoli Nel nostro piccolo • White Rabbit Red Rabbit • Fare un’anima • Urania d’agosto • Poker • P erfetta
Libri da ardere • Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni • La bisbetica domata • Ho perso il filo • Amleto • L’operazione
Il concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli è fuori abbonamento

Quanto costa odeon 2018>2019
intero € 160 - ridotto € 140
L’abbonamento dà diritto al posto numerato riservato, non è nominale e può essere utilizzato solo da
appartenenti alla categoria del sottoscrittore.

Biglietti 2018>2019
Spettacoli Nel nostro piccolo, Perfetta, Ho perso il filo    € 28 intero     € 24 ridotto
Altri spettacoli di prosa                                    € 22 intero     € 18 ridotto
Concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli                € 10 intero     € 5 ridotto
Spettacoli Bimbi all’Odeon                                   € 4 intero      € 3 ridotto
Laboratori teatrali per bambini                              € 10 (solo per bambini)
Ogni persona può acquistare un massimo di 8 biglietti. Non vi sono limitazioni per l’acquisto di biglietti per gli
spettacoli di Bimbi all’Odeon e per il concerto Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli. I biglietti acquistati non possono
essere rimborsati.
Quando acquistarli on-line
La quota di biglietti assegnati alla vendita on line (www.vivaticket.it) è disponibile a partire dalla data segnalata
per ogni spettacolo
dove e quando acquistarli in prevendita
La quota di biglietti assegnati ai punti vendita è disponibili a partire dalla data segnalata per ogni spettacolo presso
Teatro Comunale Odeon di Lumezzane martedì dalle 18.30 alle 19.30 - mercoledì dalle 18.30 alle 19.30, festivi esclusi
Libreria Punto Einaudi di Brescia dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19, lunedì mattina e festivi esclusi
vendita nelle sere di spettacolo
La biglietteria del Teatro Comunale Odeon apre alle ore 20
le riduzioni per gli abbonamenti e per i biglietti
• Persone fino a 24 e oltre i 65 anni • Membri di associazioni culturali e ricreative di Lumezzane • Appartenenti
a Cral e dopolavoro di aziende di Lumezzane o convenzionate • Possessori della Carta d’Argento di Lumezzane
• Iscritti a Accademie e Laboratori Teatrali, Scuole di Teatro, Scuole e Conservatori di Musica • Iscritti STARS
dell’Università Cattolica di Brescia • Abbonati o possessori dei biglietti delle Stagioni di Teatri Bresciani in Rete
(Manerbio, Edolo, Calcinato, ALTRISGUARDI Teatro in Valle Sabbia)
speciale studenti
Per gruppi di studenti degli Istituti di Istruzione Superiore la direzione del teatro è disponibile ad attivare
particolari condizioni per l’acquisto di biglietti.
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venerdì     itc2000

19 nel nostro piccolo
            Ale e frAnz

ottobre
ore 20.45   scritto da Francesco Villa, Alessandro Besentini, Alberto Ferrari e Antonio De Santis

            regia Alberto Ferrari
            con Ale e Franz
            e con Luigi Schiavone chitarra elettrica/acustica
            Fabrizio Palermo basso e voce
            Francesco Luppi tastiere e voce
            Marco Orsi batteria
            produzione ITC2000
            distribuzione Terry Chegia

            A festeggiare l’apertura della 20a Stagione arrivano due ospiti d’eccezione: gli amatissimi Ale e Franz con il
            loro nuovo spettacolo Nel nostro piccolo.
            Ridendo e facendo ridere moltissimo con uno show pieno di battute, gag, musica e canzoni, nel loro piccolo -
            che poi tanto piccolo non è a giudicare dai risultati di una carriera lunga e fortunata e da uno spettacolo che fa
            ovunque il tutto esaurito - i due tornano a ripercorrere la loro storia “alla ricerca di un punto di partenza” ma con
            tre saldissimi punti fermi: Milano, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci.

            Alessandro Besentini e Francesco Villa diventano Ale e Franz nel 1992. Sono gli anni del CTA (Centro Teatro
            Attivo) e i due muovono i primi passi nel mondo dello spettacolo. Da lì tutto ha inizio: la prima produzione Ale
            Franz dalla A alla ZZ, la gavetta in giro per i locali d’Italia, la prima apparizione televisiva a Facciamo Cabaret
                                                                                                                        Cabaret, 1997.
            Approdano al Pippo Chennedy Show con Dandini-Guzzanti, poi a Mai dire gol con la Gialappa’s, e nel 1999 inizia
            l’avventura in crescendo di Zelig con Gino e Michele.
            Intanto mettono a punto i loro caratteri (Ale il cinico-iroso, Franz il logico-logorroico) e raffinano una loro comi-
            cità basata sul dialogo, fatta di battute brevi e giochi di nesso tra logica e nonsense, in un luogo quasi astratto
            dove l’unico vero elemento scenico è la panchina, presenza metaforica e imprescindibile nelle loro performance
            in tv e a teatro, dove dal 2009 al 2012 spopolano con Aria precaria. Non mancano le sperimentazioni, come quella
            insieme al cantante Enrico Ruggeri in un cabaret fuori dagli schemi, Sarebbe bello (2013) e le interpretazioni per il
            cinema (La terza stella, Mi fido di te, Area Paradiso, Il peggior Natale della mia vita). Mettono nero su bianco la loro
            scrittura surreale pubblicando E Larry? È morto!, È tanto che aspetti? (Rizzoli, rispettivamente 2001 e 2002) ed Ale
            e Franz Live (Mondadori, 2010).

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
  6         Altre prevendite dal 09/10/2018
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teatro    odeon
                                                    La(ventesima) stagione

Nel “Nostro piccolo” è un viaggio alla ricerca del nostro
punto di partenza,
quello che ha mosso la nostra voglia e ricerca di comicità.
Ma Ridendo.
Il racconto di un mondo visto dalla parte di chi ha il coraggio, con le
proprie idee, di vedere dentro la vita di ognuno.
Raccontare le piccolezze, le sconfitte, le paure che ci accompagnano.
Sempre Ridendo.
Il coraggio di vivere storie non sempre vincenti.
La forza di trasmettere emozioni vere: i fallimenti di una vita, la
delusione degli ideali, la conoscenza profonda di sentimenti pe-
netranti, come l’amore. La gioia della vita.
Ridendo ovviamente.
Ridendo riusciamo a scoprire i nostri difetti.
La risata è il nostro veicolo fondamentale per riuscire a parlare di noi senza prenderci troppo sul serio.
Nel costruire le tappe di questo percorso ci siamo imbattuti nei nostri punti fermi,
che ci hanno, grazie al cielo, condizionato: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci.
Loro sono stati la scintilla che ci ha permesso di vedere l’uomo come il centro di tutto.
Conoscere il suo mondo. Vederlo mentre ci gira intorno.
Un mondo, sofferto e gioioso, colorato e grigio, assolato e buio.
Ma sempre, e comunque un mondo vero, reale. Senza timori, senza remore.
Ci hanno mostrato che chi si muove e vive accanto al nostro fianco, chi cammina nelle strade,
chi respira la nostra stessa aria, sono uomini, persone, uguali a noi.
Perché un amore andato male è una storia che abbiamo sentito mille volte, e mille volte ancora sentiremo, perché le
emozioni non finiscono mai.
Tutto questo porteremo con noi, sul palco, quei pensieri, quelle parole, quelle note, in cui c’è anche il punto di partenza,
la nostra piccola storia.
Il nostro piccolo.
E vi racconteremo la fortuna di aver potuto respirare la stessa aria che Gaber e Jannacci respiravano.
L’aria di Milano. Di quegli anni.
Ma ridendo sempre!!!
Nel nostro piccolo.
Ale e Franz

                                                                                                                               7
Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
martedì     369grAdi

30 white rabbit red rabbit
            lUcillA giAgnoni

ottobre
ore 20.45   di Nassim Soleimanpour

            produzione 369gradi
            direzione generale di Valeria Orani

            L’attrice entra in scena. Si accendono le luci. Le viene consegnata una busta chiusa. Lei sa che deve prestarsi alla
            lettura (ma non solo). Ma non conosce il testo che deve leggere (ma non solo). È la condizione della sua presenza
            a questa serata unica. Non lo potrà più leggere (ma non solo). Per lei, come per il pubblico, è un (lo chiamano così)
            EVENTO UNICO.

            White Rabbit Red Rabbit (Coniglio bianco, coniglio rosso) è un esperimento sociale in forma di spettacolo. L’attrice
            o l’attore che lo interpreta per un’unica volta, senza regia e senza prove, apre la busta sigillata che contiene il testo
            già sul palco e ne condivide il contenuto con il pubblico. Una sedia, un tavolo, due bicchieri, sono gli unici orpelli
            concessi. Ci sono delle regole da rispettare: chi decide di portarlo sulla scena non può averlo visto prima, deve
            arrivare sul palco e accettare la sfida portando in dote coraggio e leggerezza, intraprendenza, ironia e intelligenza.

            Il testo è opera dell’iraniano Nassim Soleimanpour, che l’ha scritto nel 2010 all’età di 29 anni, in un momento
            in cui non aveva possibilità di comunicare con l’esterno del suo Paese. Quando a Nassim fu permesso per la prima
            volta di viaggiare, all’inizio del 2013, il suo testo era già stato rappresentato più di 1000 volte in 20 lingue. Non è un
            testo politico e non deve essere descritto come tale, il suo contenuto è metaforico e distante da ogni orientamen-
            to politico: è prima di tutto il sogno realizzato di un dialogo impossibile, un gioco teatrale contro ogni censura e
            ogni distanza geografica e culturale, un incontro ravvicinato che lascia tracce profonde, perché mette sullo stesso
            piano emotivo autore, attore e spettatore.

            Media e giornalisti non possono trascurare il fatto che l’autore sia nato in Iran. La richiesta ai giornalisti che lo
            vedono è di non svelare il contenuto del testo e di non scrivere recensioni in senso “tradizionale” quanto piuttosto
            di condividere le impressioni dopo l’esperienza vissuta per non alterare la natura di progetto che giocoforza lasci
            poche tracce, e di essere attenti e prudenti nei loro resoconti e articoli per non causare danni all’autore, che oggi
            vive a Berlino.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
  8         Altre prevendite dal 23/10/2018
Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
teatro    odeon
                                                    La(ventesima) stagione
                                                                            in collaborazione con
                                                                            Au ro ra Nova

                                                                    white
                                                                    RABBIT
                                                                         red
                                                                         RABBIT
                                                                         di Nassim Soleimanpour

White Rabbit Red Rabbit attraversa il mondo dal 2011, anno in cui    www.369gradi.it

ha debuttato all’Edimburgh Fringe Festival, è stato tradotto in 25 lin-
gue con repliche in tutti i continenti. L’esperimento è importante non
solo sul fronte artistico, ma anche su quello organizzativo e produttivo.
369gradi, struttura diretta da Valeria Orani e riconosciuta nell’ambito
dell’innovazione culturale, rompe grazie a questo le regole tradizionali
del mercato e mette in atto un dialogo che vede coinvolti in egual mi-
sura Teatro, Artista e Produzione.
L’allestimento ha visto coinvolti molti artisti, celebri e meno celebri, in
giro per il mondo, tra cui Sinead Cusack, Whoopi Goldberg, Ken Loach.
In Italia, ad oggi, ha toccato molte città tra cui Roma, Palermo e Milano,
ed è stato interpretato e vissuto, tra gli altri, da Emma Dante, Davide
Enia, Iaia Forte, Gioele Dix, Lella Costa, Fabrizio Gifuni, Federica Fracassi,
Antonio Catania, Daria Deflorian, Vinicio Marchioni, anche ripetendosi più volte nella stessa città, a testimonianza della
sua natura di rito sempre uguale e sempre diverso, capace di creare nel tempo un interesse vivo, sempre più dilagante.

E al Teatro Odeon il testimone passa a Lucilla Giagnoni, attrice di salda e raffinata tecnica attorale ma anche di grande
capacità comunicativa ed empatica.
Lucilla - che a Brescia ha trovato in questi anni quasi una città d’adozione, facendosi sempre più apprezzare dal pubblico
per le sue interpretazioni appassionate all’interno di un personalissimo percorso di ricerca - torna ancora una volta a
Lumezzane, che nel 2014 per il suo Big Bang le aveva riservato l’apertura della Stagione teatrale.
Nata a Firenze nel 1964, a diciannove anni frequenta la bottega di Vittorio Gassman, dove lavora anche con la grande
Jeanne Moreau. Dal 1985 al 2002 concentra quasi tutto il proprio lavoro all’interno della storica compagnia torinese
Teatro Settimo, vincendo premi nazionali e internazionali. Nel suo percorso artistico incontra Giuseppe Bertolucci, con
cui gira il film Il dolce rumore della vita, la regista della Royal Shakespeare Company Katie Mitchell, Luca Ronconi, con cui
partecipa a Teatri alla radio. Ha lavorato con Alessandro Baricco, Paola Borboni, Luigi Squarzina, Franco Piavoli, Nicola
Campogrande, Marco Baliani, Sebastiano Vassalli, Marco Ponti, Alessandro Benvenuti, con Fabrizio Bosso e il suo quar-
tetto, con Antonella Ruggiero, con l’orchestra e i registi del Teatro Regio di Torino. È autrice di trasmissioni radiofoniche
e televisive per la Rai. Dal 1997 insegna narrazione alla scuola Holden di Torino. Dal 2016 è direttrice artistica del Teatro
Faraggiana, riaperto dopo 20 anni di chiusura. Ha dedicato circa dieci anni al progetto Paesaggi, e dopo Chimera,
dall’omonima opera di Vassalli, gli spettacoli che raccontano al meglio la sua ricerca sono: Vergine Madre, Big Bang,
Apocalisse, Ecce Homo, Furiosa Mente e le Meditazioni La Misericordia e Pacem In Terris.

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Teatro odeon - 18 1920STAGIONE TEATRO COMUNALE DI LUMEZZANE - teatro odeon lumezzane
martedì      Agidi

13 fare un’anima
             giAcomo poretti

novembre
 ore 20.45   di Giacomo Poretti con la collaborazione di Luca Doninelli

             musiche originali Ferdinando Baroffio
             scene Ilaria Ariemme
             regia Andrea Chiodi
             produzione Agidi

             Giacomo Poretti lascia per questa volta i compagni Aldo e Giovanni con cui ha fondato il trio comico italiano
             più famoso (chiamato anche il trio delle meraviglie, perché dal 1991 miete successi con i suoi spettacoli teatrali,
             televisivi e cinematografici) e arriva nell’inedita veste di solista con un monologo da lui scritto con la collabora-
             zione di Luca Doninelli e diretto da Andrea Chiodi (regista di talento che doppia l’appuntamento con l’Odeon
             portando nella seconda parte della Stagione, il 19 febbraio, La bisbetica domata).

             Fare un’anima accoglie divagazioni e provocazioni su un organo che i moderni manuali di anatomia non con-
             templano ma di cui da millenni gli uomini di ogni latitudine hanno parlato: quando si sviluppa l’anima in un es-
             sere vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? Oppure è così infinitesimale che non la si vede
             nemmeno con il più grande scompositore di particelle? E alla fine, anche se la scovassimo, l’anima a che serve?
             Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi?

             Giacomo Poretti, classe 1956, nel 1984 si iscrive all’accademia teatrale di Busto Arsizio, dove incontra Marina
             Massironi che diventa sua compagna di scena. Nel 1991 avviene l’incontro con Aldo e Giovanni: li accomuna una
             visione della comicità fatta di un efficace connubio tra immediatezza della battuta verbale e abilità mimica. Noti al
             grande pubblico grazie alle celebri partecipazioni televisive - da Su la testa con Paolo Rossi a Cielito lindo, Mai dire
             gol e Mai dire domenica - Aldo, Giovanni e Giacomo si dedicano con straordinario successo anche al teatro, guidati
             dalla regia di Arturo Brachetti, e portano in scena a partire dal 1996 I Corti
                                                                                        Corti, Tel chi el Telun, Anplagghed,
                                                                                                                 Anplagghed Ammutta
             Muddica, fino a The best of Aldo, Giovanni e Giacomo con il quale festeggiano nel 2016 i 25 anni di carriera. Giaco-
             mo, insieme ad Aldo e Giovanni, è protagonista, e nella maggior parte dei casi anche regista, di 10 film campioni
             di incassi: Tre uomini e una gamba (1997), Così è la vita (1998), Chiedimi se sono felice (2000), La Leggenda di Al, John
             e Jack (2002), Tu la conosci Claudia? (2000), Anplagghed al cinema (2006), Il cosmo sul comò, (2008), La banda dei
             Babbi Natale (2010), Il ricco il povero e il maggiordomo (2014), Fuga da Reuma Park (2016). È autore dei best seller
             Mondadori Alto come un vaso di gerani e Al paradiso è meglio credere (2015). Insieme ad Aldo e Giovanni scrive Tre
             uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta (Mondadori, 2016) a cura di Michele Brambilla.
             E’ stato editorialista de La Stampa dal 2012 al 2016 e scrive attualmente per Avvenire e per il Corriere della Sera.
             Nel 2018 torna in teatro con Fare un’anima, un monologo scritto e interpretato da Giacomo, con la regia di An-
             drea Chiodi.

             Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
  10         Altre prevendite dal 06/11/2018
teatro    odeon
                                                    La(ventesima) stagione

Il progetto di questo monologo mi frulla in testa da quando è
nato mio figlio Emanuele. In quell’occasione venne a trovarci in
ospedale un anziano sacerdote che mia moglie ed io conosceva-
mo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete fatto un
corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro
per molto tempo, si è sedimentata finché non mi sono deciso ad
affrontare la questione, un compito certo non facile.
Per affrontarla ho usato il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia
e mi sono posto un sacco di domande. Come nasce l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una
corretta alimentazione a farla crescere? E, nel caso, sarebbe meglio una dieta iperproteica o senza glutine, oppure povera
di sodio? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra invenzione? E ancora: è una parola da mandare in pensione o i tempi
complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile? Fermo restando che ognuno può declinarla
dandole il significato che meglio crede: impegno, senso morale, militanza civile o altro.
Anima è una parola che rischia l’estinzione, a fianco dei vocaboli moderni, più chiassosi e sguaiati. È una parola strana,
misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabile, leggera come un soffio, costretta alla solitudine, un po’
come i bambini che non sanno giocare a calcio e per questo sono destinati a restare seduti sul bordo del campo a vedere
gli altri rincorrersi e divertirsi.
E poi, a pensarci bene, a cosa serve un’anima? Nessuno ti chiede di esibirla: quando ti fermano i carabinieri si accontenta-
no di patente e libretto, se fai acquisti su internet bastano carta di credito e mail. L’anima sembra la cosa più antimoderna
che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più demodé delle pattine
da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio,
eccentrica come uno smoking e inutile come un papillon.
A un certo punto rischia di farti tenerezza quella parola lì.
Forse una parola per stare in vita deve essere frequentata, deve essere scritta, deve essere detta; le parole sono come le
persone hanno bisogno di cure, di qualcuno che le vada a trovare, le parole devono stare in compagnia, se non si parlano
le parole vengono dimenticate e scompaiono.
Certe parole rischiano di finire la loro esistenza sui dizionari, che talvolta sembrano i cimiteri delle parole.
Lo spettacolo prende l’avvio da un inciampo, da una scivolata, da una parola inattesa che si mette in casa propria come
uno straniero inaspettato e indesiderato.
Le parole sanno essere più minacciose degli uomini e con la sua caparbietà quella parola, anima, costringe ad occuparsi
di tutte le parole della modernità.
Anima è una parolina esangue, malvestita e malnutrita, eppure è gelosa e innamorata: innamorata di noi e della vita, e
come ogni amante ci vuole solo per sé.
Giacomo Poretti

                                                                                                                                11
martedì     sArdegnA teAtro

04 urania d’aGosto
            lUciA cAlAmAro mAriA grAziA sUghi michelA Atzeni

dicembre
ore 20.45   di Lucia Calamaro

            adattamento e regia Davide Iodice
            con Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni
            scene Tiziano Fario
            costumi Daniela Salernitano
            aiuto regia Giusi Salidu
            elaborazioni sonore Davide Iodice
            training e studi sul movimento Michela Atzeni
            luci Loic François Hamelin

            Urania d’agosto è una delle ultime fatiche dell’acclamata drammaturga Lucia Calamaro (tra i molti riconosci-
            menti, l’Ubu 2012 per L’origine del mondo, ospitato anche al Teatro Odeon) che ha disegnato un ritratto di donna,
            accanita lettrice di fantascienza immersa in una solitudine siderale, emblema di un’umanità dolente che cerca
            rifugio in un improbabile altrove. Lo spettacolo è diretto da Davide Iodice, laureato all’Accademia Silvio D’Amico
            con Andrea Camilleri, regista pluripremiato, recentemente finalista con Mal’essere al Premio Le Maschere del Tea-
            tro Italiano 2017, che tra gli importanti riconoscimenti annovera un Premio Speciale Ubu per La Tempesta, dormiti
            gallina dormiti
                     dormiti, 1999.

            Una donna matura scocciata, seccata, asociale, accanita lettrice notturna di Urania e fanatica della vita e del-
            le opere degli astronauti, durante un isolatissimo agosto in città, soffre di un’estrema crisi di alienazione e comin-
            cia a confondere le cose. Poco a poco il suo spazio interiore, fratturato dall’insonnia, trasformerà lo spazio esteriore
            in spazio siderale. Da questa stagione di lotta interiore uscirà profondamente trasformata. Urania d’Agosto ha le
            qualità morali di un romanzo di formazione accidentale sviluppato su una figura amara, indecisa su tutto, delusa a
            prescindere, dove lo scandaglio dell’inazione e della crisi esistenziale, anche se sostenuti dal fermento della fanta-
            sia, vengono sempre traditi dalla caduta nel reale, che è più forte, più vasto, più tutto: “è l’impossibile, quello vero”.

            Dall’Uruguay alla Francia fino all’Italia, è una corsa tra due continenti la carriera di Lucia Calamaro, dramma-
            turga, regista e attrice. Nata a Roma, si trasferisce a Montevideo seguendo il padre diplomatico. Si laurea in Arte e
            Estetica alla Sorbona di Parigi, è docente presso l’Universidad Catolica de Montevideo, prende parte come attrice
            e regista a molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e a Roma. Nel 2003 fonda l’associazione Malebolge con
            cui dà corpo alla sua scrittura allestendo Medea, tracce, di Euripide; Woyzeck;
                                                                                      Woyzeck Guerra; Cattivi maestri
                                                                                                              maestri; Tumore, uno
            spettacolo desolato; Magick, autobiografia della vergogna. Nel 2011 L’origine del mondo vince 3 Ubu, tra cui miglior
            nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica. Nel 2012 riceve il Premio Enriquez. Nel 2014 debutta Diario del
            tempo, l’epopea quotidiana, nel 2016 La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
 12         Altre prevendite dal 27/11/2018
teatro    odeon
                                                     La(ventesima) stagione

Lavorare sulla scrittura di Lucia Calamaro fornisce un’esperienza inti-
ma, caotica e indocile come sono gli ingarbugli dei pensieri, il flusso irri-
solto della psiche. Senza un filo narrativo, affiorano tratti densi di umanità
e la riscrittura scenica verso la quale abbiamo proceduto si articola sulle
modulazioni sentimentali di figure che abitano un universo di solitudine.
Questo testo è un canto psichico, rappresenta lo sprofondamento esi-
stenziale di Urania, una signora anziana, stra-lunata che galleggia nel suo
cosmo personale, nell’interiorità negletta di una vecchiaia irretita dal te-
dio dell’esistenza. La scena è spazio medicale, dal colore azzurro di Urano,
dove si dispiega la dinamica tra Maria Grazia Sughi – attrice cui il testo è
dedicato, fervente fulcro di questo immaginario – e Michela Atzeni, coro
corporeo e contraltare di un costante flusso di coscienza. Già presenze
preziose di Sonnai
              Sonnai, ho lavorato con loro per operare una sintesi del testo
non prosastica ma poetica, in cui risuonasse espanso l’eco del vuoto side-
rale di un unico stato di coscienza. La metafora cosmologica funge come
basso continuo; la casa è una stazione orbitante in cui i significati fluttua-
no. La solitudine dell’astronauta si rispecchia nella condizione ovattata e
sbiadita dell’anzianità, in cui i contorni dei ricordi si illanguidiscono e la
domanda di senso rimbomba scottante e insieme distorta.
Davide Iodice

Quando Lucia Calamaro presentò al pubblico L’Origine del Mondo,
spettacolo che si aggiudicò ben tre Premi Ubu e che è da molti conside-
rato il suo capolavoro, un commento che ho sentito dire più volte, e che
probabilmente spiega con più esattezza e sintesi una caratteristica della
sua scrittura, è questo: “sembra che mi abbia letto nella testa”. Se uno dei
ruoli dei poeti - siano essi dei versificatori oppure utilizzino, come in que-
sto caso, lo strumento della drammaturgia - è quello di trovare parole co-
erenti a descrivere ciò che tutti sentono ma non sanno pronunciare, Lucia
Calamaro va sicuramente inserita in quella schiera. Sono in tanti a consi-
derare l’autrice romana una dei più grandi drammaturghi italiani viventi,
per qualcuno la più grande, sicuramente la meno etichettabile. …
Graziano Graziani, Il Tascabile

                                                                                 13
venerdì

14 poker
            compAgniA gAnK

dicembre
ore 20.45   di Patrick Marber

            traduzione di Carlo Sciaccaluga
            regia Antonio Zavatteri
            scene e costume Laura Benzi
            con (in ordine di apparizione) Alberto Giusta, Enzo Paci, Federico Vanni,
            Gianmaria Martini, Matteo Sintucci, Massimo Brizi
            Produzione I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE SOLE, un Progetto Gank

            La prosa 2018 si chiude con la Compagnia Gank diretta da Antonio Zavatteri in un’avvincente dark comedy fra
            disincanto e crudeltà, bluff e mosse senza scrupoli come sul tavolo da poker: il gioco più raffinato, il più rischioso.
            Nello scantinato di un ristorante, la domenica notte, la posta in gioco è alta. Investimenti, debiti, scommesse,
            lavoro: tutto ruota attorno a quel tavolo.

            Un ristorante. Il proprietario e suo figlio, due camerieri e il cuoco. Ogni domenica sera dopo la chiusura e
            prima del giorno di riposo, questi vanno nello scantinato del locale e giocano a poker tutta la notte.
            Le settimane e la vita di queste cinque persone sono scandite da questa consuetudine. Le loro passioni e le loro
            speranze si condensano in questa notte di sfida reciproca, in cui si cerca il riscatto: una settimana di gloria.
            La routine viene spezzata dall’ingresso in scena, e al tavolo da gioco, di un personaggio misterioso per quasi tutti
            i protagonisti della vicenda ma non per il pubblico, che porta, alla commedia e alla vita dei nostri amici, disequi-
            librio e curiosità e, a noi che assistiamo e che conosciamo elementi sconosciuti ai nostri eroi, una suspense sui
            possibili sviluppi degli avvenimenti e della partita che si giocherà.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
 14         Altre prevendite dal 04/12/2018
teatro    odeon
                                                     La(ventesima) stagione

Poker scritto da Patrick Marber nel 1995 con il titolo Dealer’s Choice è una commedia acuta e sorniona. Affilata come
Poker,
un coltello che si potrebbe usare nel ristorante londinese di Stephen e di suo figlio Carl, del cuoco Sweeney, dei due ca-
merieri Frankie e Pollo, cui si aggiunge Ash, figura stranamente ambigua… Per Franco Cordelli, del Corriere della Sera,
Poker è “lo spettacolo più coinvolgente visto da molto tempo a questa parte”. E aggiunge: “C’è un fondo di serietà, che
si fa luce poco a poco. Ma si ride, o sorride, in continuazione. Ci affascinano, o interessano, i suoi sei personaggi. Tutti
hanno un tocco, una sfumatura psicologica (è una frase ironica del testo) che li distingue”.
Marber, firma di punta del teatro inglese, è nato a Wimbledon nel 1964: giocatore accanito di poker e tifoso dell’Arsenal,
è oggi drammaturgo e regista del National Theatre, candidato all’Oscar nel 2006 per Notes on a Scandale, già autore del
pluripremiato Closer.
Poker, nella traduzione di Carlo Sciaccaluga, grazie al raffinato lavoro di tutti gli interpreti, si libera dalla connotazione
Poker
geografica, per diventare un’appassionante commedia, molto divertente e pienamente condivisibile.

La Compagnia Gank nasce nel 2002 dalla collaborazione tra Alberto Giusta e Antonio Zavatteri i quali, dopo varie espe-
rienze con il Teatro Stabile di Genova e dopo aver fondato la Compagnia Progetto URT insieme a Iurij Ferrini, mettono in
scena Mojo Mickybo, regia di Ferrini, Otello regia di Giusta e Amleto, regia di Zavatteri.
Sono numerosi gli spettacoli che la compagnia allestisce negli anni a seguire, in autonomia o in collaborazione pro-
duttiva con lo Stabile di Genova, principalmente, ma anche con altre realtà come Il Teatro della Tosse e il Teatro Eliseo,
spaziando dai classici ai contemporanei, da Shakespeare, Molière, Goldoni a Patrick Marber e Will Eno. Dopo La Bisbetica
Domata, Glengarry Glen Ross di Mamet, Anfitrione di Molière, Il Calapranzi di Pinter, solo per citarne alcuni, nascono le
messe in scena de La bottega del caffè di Goldoni, Il Misantropo e Don Giovanni di Molière, Romeo e Giulietta e Molto Ru-
more per Nulla di Shakespeare. Tra i lavori più recenti Poker,
                                                        Poker Le prénom (Cena tra amici) di Delaporte e La Patellière, Thom
Pain (Basato sul niente) di Will Eno.

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giovedì     itc2000

17 perfetta
            geppi cUcciAri

gennaio
ore 20.45

            testi e regia Mattia Torre
            assistente alla regia Giulia Dietrich
            musiche originali Paolo Fresu
            costumi Antonio Marras
            disegno luci Luca Barbati
            produzione ITC2000
            distribuzione Terry Chegia

            La seconda parte della Stagione prende il via con Geppi Cucciari, che si cimenta in un nuovo racconto teatrale,
            divertito e insieme appassionato, con la comicità pungente e attuale che la contraddistingue.
            Nel monologo scritto e diretto da Mattia Torre, la brillante attrice comica racconta un mese di vita di una donna
            attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. È una donna che conduce una vita regolare, scandita da abitudini
            che si ripetono ogni giorno, e che come tutti noi lotta nel mondo. Ma è una donna, e il suo corpo è una macchina
            faticosa e perfetta che la costringe a dei cicli, di cui gli uomini sanno pochissimo e di cui persino molte donne
            non sono così consapevoli. Perfetta è la radiografia sociale ed emotiva, fisica, di 28 comici e disperati giorni della
            sua vita.

            Geppi Cucciari esordisce a Zelig nel 2001 e dal 2002 porta in teatro spettacoli di cui è protagonista assoluta, tra
            cui Full Metal Geppi
                            Geppi, Si vive una volta. Sola, Maionese, Passeggiata di salute. Per Giorgio Gallione ha vestito i panni
            di Morticia nel musical La Famiglia Addams.
            La sua carriera televisiva è lunga e varia, da Zelig Circus (2005-2009) alla sitcom Belli Dentro, dalla conduzione di
            Italia’s Got Talent alla copertina delle Invasioni Barbariche. Nel 2016 è protagonista della web series Eities-Ottanta
            mi dà tanto scritta con Luca Bottura e Piero Guerrera.
            Su Rai3 conduce con Piero Dorfles Per un pugno di libri (dal 2012); con Massimo Gramellini commenta il sabato Le
            parole della settimana. Su Radio1 è alla guida del programma Un giorno da Pecora insieme a Giorgio Lauro.
            Al cinema è stata la moglie di Carlo Verdone in Grande, grosso e Verdone (2008), e ha recitato in L’arbitro con Stefa-
            no Accorsi, Un fidanzato per mia moglie con Luca e Paolo, Passione Sinistra di Marco Ponti e Una donna per amica
            di Giovanni Veronesi.
            Ha pubblicato Meglio donna che male accompagnata e Meglio un uomo oggi           oggi, e dal 2005 tiene una rubrica su
            Donna Moderna.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 09/10/2018
 16         Altre prevendite dal 11/12/2018
teatro    odeon
                                                    La(ventesima) stagione

Mattia Torre, affermato sceneggiatore, autore e regista
del panorama italiano, figura tra le firme del programma
Parla con me di Serena Dandini e, dal 2007, della fortuna-
ta serie televisiva Boris, seguita dal film omonimo, dal lui
pure sceneggiato e diretto all’interno dello stesso gruppo
di lavoro.
L’esordio nella scrittura risale agli anni ’90 con le com-
medie Io non c’entro, Tutto a posto, Piccole anime e
L’ufficio, scritte insieme a Giacomo Ciarrapico. Nel 2000
è co-sceneggiatore del film Piovono Mucche di Luca
Vendruscolo. La collaborazione con Ciarrapico e Vendru-
scolo continuerà e produrrà in seguito la serie tv Buttafuori
e il film Ogni maledetto Natale (2014).
Nel 2003 Il suo monologo In mezzo al mare con Valerio
Aprea vince il Premio Attori in cerca d’Autore al Teatro Val-
le di Roma, nel 2005 scrive e mette in scena Migliore, con
Valerio Mastandrea. Tra il 2011 e il 2015 scrive e dirige gli
spettacoli 456, di cui realizza anche il sequel tv per La7, e
Qui e ora con Mastandrea e Aprea, collabora con Corrado
Guzzanti alla serie tv Dov’è Mario? e presso Dalai editore
pubblica la raccolta di monologhi In mezzo al mare.
Nel 2016 arriva la sua nuova serie, La linea verticale.

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martedì     teAtro dell’elfo | lA corte ospitAle

29 libri da ardere
            elio de cApitAni cristinA crippA

gennaio
ore 20.45   di Amélie Nothomb © Editions Albin Michel

            traduzione di Alessandro Grilli
            regia Cristina Crippa
            con Elio De Capitani, Alessandro Bruni Ocaña, Carolina Cametti
            luci Nando Frigerio
            suono Jean Christophe Potvin
            una produzione Teatro dell’Elfo
            coproduzione La Corte Ospitale

            Ironica e maliziosa per alcuni, nera, sulfurea e morbosa per altri, Amélie Nothomb è autrice di romanzi di
            successo che hanno ispirato film e spettacoli, tuttavia ha scritto un unico testo teatrale, Libri da ardere. Cristina
            Crippa, sua assidua lettrice, nel 2006 ha scelto di portarlo in scena, certa della forza dei tre personaggi coinvolti in
            questo gioco crudele. Ne è nato uno spettacolo che ha debuttato al Festival Asti Teatro ed è stato riproposto con
            successo all’Elfo di via Ciro Menotti e in tour.
            A distanza di dieci anni torna in scena con Elio De Capitani, come allora nel ruolo protagonista, e due nuovi inter-
            preti, Alessandro Bruni Ocaña e Carolina Cametti (a sostituire Elena Russo Arman e Corrado Accordino).

            Una città, forse di un paese dell’est europeo, in un gelido inverno di guerra è stretta nella morsa finale di un
            assedio. Un tempo ha avuto una rinomata università e una brillante vita culturale, ormai è semidistrutta dai bom-
            bardamenti e ridotta alla fame. Ancora in piedi, la casa di un illustre professore di letteratura ospita, oltre al padro-
            ne di casa, Daniel, il suo assistente, e una giovane allieva, amante di turno di Daniel. La situazione d’emergenza
            altera brutalmente questo microcosmo: a poco a poco i normali punti di riferimento, non solo le convenzioni
            formali, ma anche quelle più solide su cui si basava l’esistenza precedente crollano, travolti dal puro desiderio di
            sopravvivenza, che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il senso intimo
            di ogni gesto, di ogni abitudine.
            Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia legato ad un
            pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina, fragile sotto l’apparente spregiudicatez-
            za, a soffrirne di più, e a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile.
            All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e cattiva letteratura.
            Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E il
            libro rivela tutta la sua valenza simbolica: rappresenta ciò che più identifichiamo con l’umano: il linguaggio, la co-
            municazione, la capacità di raccontare e ricordare, la voglia di sognare e immaginare insieme ad altri esseri umani.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019
 18         Altre prevendite dal 22/01/2019
teatro    odeon
                                                       La(ventesima) stagione

La vicenda è quella di un professore di let-
teratura, interpretato dal bravissimo Elio
De Capitani, perfetto nei panni del suo ci-
nico, colto, tromboneggiante e vile perso-
naggio, del suo assistente Daniel, idealista
ma non troppo della giovane allieva Mari-
na, iconoclasta, anoressica, attanagliata da
gelo, la prima a ”soccombere” alla barbarie
della guerra... Ma la domanda che il testo
sollecita non è se in guerra la vita sia più
importante della letteratura, bensì: l’uomo
privato della ragione, dell’arte, del suo go-
dere per una parola, un quadro, un tramon-
to, che uomo è?
Magda Poli, Corriere della Sera

Sotto i bombardamenti e gli incendi di
una guerra simile a quelle appena passa-
te o prossima ventura, a dominare la scena
spoglia è il corposo e solido (e infaticabile) Elio De Capitani. Libri da ardere sono quelli che gradualmente alimentano la
stufa in un inverno freddissimo. Anche se il freddo maggiore sarà ovviamente quello interiore dei rapporti tra i protago-
nisti. Un altro periscopio crudele puntato sulla crudeltà di oggi.
Gianfranco Capitta, il manifesto

Trasparente parabola della vita che si rifiuta di soccombere, del crollo dei valori (libri, cultura): ma trattata come scon-
tro di generazione e di linguaggi, antitesi fra la “finta” saggezza del prof e la fisica rivolta dell’allieva. De Capitani conferma
quanto ci ha mostrato sullo schermo nel Caimano di Moretti, di essere un grande attore.
Ugo Ronfani, Il Giorno

Ma posso dire che De Capitani è un vero fenomeno. Si diverte da morire, con ogni evidenza. E tutto gli viene facile, con
il suo corpo e la sua bella voce tenorile.
Franco Cordelli, Corriere della Sera

                                                                                                                                      19
venerdì     compAgniA defloriAn tAgliArini

08 ce ne andiamo per non darvi
febbraio
ore 20.45   altre preoccupazioni
            ispirato a un’immagine del romanzo di Petros Markaris L’esattore
            un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
            con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa
            collaborazione al progetto Monica Piseddu e Valentino Villa
            luci Gianni Staropoli
            consulenza per le scene Marina Haas
            organizzazione Anna Damiani
            produzione e accompagnamento internazionale Francesca Corona
            direzione tecnica Giulia Pastore
            una produzione A.D.
            in coproduzione con Teatro di Roma | Romaeuropa Festival 2013 | 369 gradi
            in collaborazione con Festival Castel dei Mondi
            residenze artistiche Centrale Fies | Olinda | Angelo Mai Altrove Occupato | Percorsi Rialto |
            Romaeuropa |Teatro Furio Camillo | Carrozzerie n.o.t
            Premio Ubu 2014 Novità italiana o ricerca drammaturgica

            Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono autori, registi e performer. Dal loro incontro, nel 2007, è nata una
            collaborazione concretizzata in diversi progetti. Il primo frutto è del 2008, Rewind,omaggio a Cafè Müller di Pina
            Bausch. Nel 2009 hanno portato in scena un lavoro ispirato alla filosofia di Andy Warhol, from a to d and back
            again. Tra il 2010 e il 2011 hanno lavorato al Progetto Reality che, a partire dai diari di una casalinga di Cracovia, ha
            dato vita a due lavori: l’installazione/performance czeczy/cose e lo spettacolo Reality
                                                                                                Reality, per il quale Daria ha vinto il
            Premio Ubu 2012 come miglior attrice protagonista (accanto all’Ubu per l’interpretazione in L’origine del mondo
            di Lucia Calamaro e al Premio Hystrio 2013). Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni ha debuttato nel
            2013 a Romaeuropa Festival e, oltre al Premio Ubu 2014 si è aggiudicato il Premio della Critica come miglior
            spettacolo straniero in Quebec, Canada, nel 2016.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019
 20         Altre prevendite dal 29/01/2019
teatro    odeon
                                                       La(ventesima) stagione

Punto di partenza e sfondo del lavoro è una
immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del
romanzo L’esattore dello scrittore greco Petros
Markaris, scritto nel 2011.
Siamo nel pieno della crisi economica greca
quando vengono trovate le salme di quattro
donne, pensionate, che si sono tolte volontaria-
mente la vita. “Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società - spiegano in un
biglietto - quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio”.
Come hanno ordito queste quattro donne anziane questo singolare complotto contro la loro società in crisi?
Abbiamo circoscritto il nostro immaginario tra il momento in cui prendono i sonniferi e quello in cui una ad una lasciano
la vita nell’immacolato piccolo appartamento di periferia. “Ma chi ce l’ha fatto fare?” dice una delle nostre figure alle sue
amiche e complici e scoppia in una fragorosa risata mentre è già distesa sul letto aspettando l’effetto delle pasticche
ingoiate con della vodka, “uno dei modi più sicuri di fare una morte tranquilla nel sonno”. […]
Non un racconto, né un resoconto, ma un percorso dentro e fuori queste quattro figure di cui non si sa nulla se non la
tragica fine. Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma sono soprattutto le nostre. Usiamo lo spa-
zio di libertà della scena per scatenare la nostra collera, sanare l’eccesso di positività che ci circonda, i comportamenti
rigidamente politically correct
                         correct, la commozione facile, il sorriso stereotipato delle relazioni sociali, le ricette per vivere con
serenità le ingiustizie che ci toccano. […] In scena insieme a noi – per la prima volta dall’inizio del nostro lavoro comune
– Monica Piseddu e Valentino Villa non solo per una corrispondenza al numero delle protagoniste, ma anche a ribadire
una necessaria importante piccola collettività, elemento essenziale di questa immagine, semplice solo in apparenza. In-
sieme ci presentiamo al pubblico con una dichiarazione di forte impotenza, che in questo caso è una cruciale impotenza
a rappresentare: il nostro no parte subito, fin dalla scena di apertura. Un gioco performativo che via via durante il lavoro
diventa sempre più serio e definitivo. Non è solo la questione della rappresentazione a scricchiolare, ma ancora di più la
nostra capacità di persone in scena di fronte ad altre persone sedute di fronte a noi di trovare una risposta costruttiva allo
sfacelo prima di tutto morale che ci circonda. Incapaci, impotenti. Ma consapevoli di questo.
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini

Lo spettacolo di Deflorian/Tagliarini ha un respiro universale, e con estrema sensibilità e intelligenza - magistral-
mente dissimulate - incarna per l’appunto una questione che attanaglia, da sempre, ogni individuo abbandonato (d)alla
vita: perché devo chiedere il diritto di esserci anch’io a questo mondo? … Prezioso, ironico e intenso, Ce ne andiamo per
non darvi altre preoccupazioni è questo grido, è la sua ragione, è la necessità trattenuta eppure sospirata di manifestare
il diritto di esserci.
Giulio Sonno, www.paperstreet.it
                                                                                                                                     21
lUgAnoinscenA | lAc | centro d’Arte contemporAneA teAtro cArcAno
martedì
            AndreA chiodi, tindAro grAnAtA, Angelo di genio,

19 la bisbetica domata
febbraio
            christiAn lA rosA, igor horvAt

ore 20.45   di William Shakespeare

            regia adattamento e traduzione Angela Dematté
            regia Andrea Chiodi
            con (in ordine alfabetico) Angelo Di Genio, Ugo Fiore, Tindaro Granata, Igor Horvat,
            Christian La Rosa, Walter Rizzuto, Rocco Schira e Massimiliano Zampetti
            scene Matteo Patrucco
            costumi Ilaria Ariemme
            musiche originali Zeno Gabaglio
            disegno luci Marco Grisa
            movement coach Marta Ciappina
            sarta di scena Andrea Portioli
            assistente regia Margherita Saltamacchia
            una produzione LuganoInScena
            in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura
            Teatro Carcano, Centro d’Arte Contemporanea di Milano

            La bisbetica domata, o “addomesticata” come si tradurrebbe alla lettera, è una delle prime commedie di
            Shakespeare, la più contorta forse, la più discussa. Una commedia che suo malgrado ci fa ridere perché piena di
            atrocità e di strani rapporti, dove l’amore non è amore ma interesse, dove la finzione è uno dei primi ingredienti
            già dopo due pagine di testo; insomma una sfida complessa che ha portato alla scelta del gioco elisabettiano
            del travestimento, perché in fondo i rapporti sono così falsati, così poco naturali che solo una stranezza quasi
            animalesca poteva rendere bene l’idea di cuori “selvatici”, appunto da addomesticare.
            Ma siamo certi che sia solo il cuore di Caterina, la bisbetica, a dover essere domato?

            Dunque che cos’è The Taming of the Shrew? É innanzitutto, credo, un esperimento sul potere manipolatorio
            della parola. Shakespeare comincia a mostrarci il fascino e la terribilità del linguaggio, il suo potere di cambiare
            la realtà. Il privilegio di affrontare una delle sue prime commedie mi ha dato modo di osservare il genio che si
            allena, che verifica e prova a giocare i primi “match” della sua arte, che ne verifica i confini.
            Quale parola preferiamo? Quella vitale ma indomabile e fuori dalla società dell’indiavolata Caterina o quella tra-
            sformata, terribile ma potente della sua sottomissione? A questa domanda la risposta pare essere facile. Eppure
            bisogna guardare Petruccio e le sue strategie, guardare Tranio e le sue manovre e sentirsi presi e affascinati da
            essi; allora sarà più difficile decidere, sia che siamo donna o uomo, giovane o vecchio. La lingua è magica. La sua
            ambiguità lavora dentro di noi. Non si può far altro che star davanti al signor Shakespeare che affina i suoi stru-
            menti, goderne e tremare con lui dei suoi azzardi.

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019
 22         Altre prevendite dal 22/01/2019
teatro    odeon
                                                      La(ventesima) stagione

Sono entrato dentro il testo, grazie alla traduzione di Angela
Demattè, cercando di esplorare le relazioni tra tutti i personag-
gi, muovendomi dentro l’intreccio delle storie per cercare di far
emergere in primis la trama e poi il pensiero dei personaggi e di
Shakespeare. In sostanza, per mettere in scena questo autore,
per capirne i pensieri, non si può che appoggiarsi alle parole del
testo, farle diventare vita e azione in palcoscenico. E come sono
queste parole? Le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine
che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambi-
guo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che
può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il ge-
nio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine asso-
luto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragio-
nevole. Petruccio, sempre con la parola, ci rende partecipi della
sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara
a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni
e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere
e coercizione. E così riporta l’ordine dentro una società che ha
perso forza perché ha perso la sacralità della parola.
Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa
uomo, parla come un uomo di potere, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un’astuzia terribile e
amara, piena di una finta rivalsa, la cui eco arriva fino ad oggi.
Andrea Chiodi

Una Bisbetica domata tutta al maschile (nel senso del cast): come sarebbe piaciuta e come l’aveva pensata Shakespea-
re in un’epoca in cui alle donne era vietato salire su un palco. L’ha pensata il regista Andrea Chiodi, la interpreta - nel senso
che lui è Caterina – Tindaro Granata, pluripremiato regista, drammaturgo e interprete, qui solo attore. …
Adriana Marmiroli, La Stampa

La bisbetica di Chiodi, regista di vaglia, che lavora al Lac diretto da Carmelo Rifici (ne approfittiamo per un plauso), ha
una forza comica superiore all’originale. È proprio esaltando questa componente, alla quale Shakespeare non rinunciò
mai, che l’allestimento tutto da ridere porta alla luce finzioni, atrocità, essenza delle relazioni umane, sempre dipendenti
dalla società che le genera e favorisce.
Antonio Bozzo, Il Giornale.it
                                                                                                                                    23
mercoledì    Agidi

13 ho perso il filo
             AngelA finocchiAro

 marzo
 ore 20.45   soggetto di Angela Finocchiaro, Walter Fontana, Cristina Pezzoli

             testo di Walter Fontana
             in scena Angela Finocchiaro
             e Le Creature del Labirinto: Giacomo Buffoni, Fabio Labianca, Alessandro La Rosa,
             Antonio Lollo, Filippo Pieroni, Alessio Spirito
             coreografie originali Hervé Koubi
             scene Giacomo Andrico
             luci Valerio Alfieri
             costumi Manuela Stucchi
             regia Cristina Pezzoli
             produzione Agidi

             Una commedia, una danza, un gioco, una festa, questo è Ho perso il filo.
             In scena un’Angela Finocchiaro inedita, che si mette alla prova in modo sorprendente con linguaggi espressivi
             mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un’avventura straordinaria, emozio-
             nante e divertente al tempo stesso: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio,
             si perde, tentenna ma poi combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro.

             Lo spettacolo vive del rapporto tra le parole comiche di un personaggio contemporaneo e la fisicità acrobatica,
             primitiva, arcaica delle Creature del Labirinto che agiscono, danzano, lottano con Angela provocandola come
             una gang di ragazzi di strada imprevedibili, spietati e seducenti.
             Il Labirinto è un simbolo antico di nascita-morte-rinascita. Anche Angela, dopo aver toccato il fondo, riuscirà a
             ritrovare il filo e con esso la forza per affrontare il Minotauro in un finale inatteso che si trasforma in una festa
             collettiva coinvolgente e liberatoria.

             Si ride, ci si emoziona, si gode uno spettacolo che si avvale di più linguaggi espressivi grazie agli straordinari
             danzatori guidati dall’inventiva di Hervé Koubi, uno dei più talentuosi e affermati coreografi sulla scena interna-
             zionale e naturalmente alla capacità comica di Angela Finocchiaro di raccontare un personaggio che è molto
             personale e allo stesso tempo vicino al cuore di molti.

             Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019
  24         Altre prevendite dal 05/03/2019
teatro    odeon
                                                        La(ventesima) stagione

Angela si presenta in scena come un’attrice stufa dei soliti ruoli:
oggi sarà Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto
per combattere il terribile Minotauro. Affida agli spettatori un go-
mitolo enorme da cui dipende la sua vita e parte.
Una volta entrata nel Labirinto, però, niente va come previsto. Viene
assalita da strane Creature, un misto tra acrobati, danzatori e spiriti
dispettosi, che la circondano, la disarmano, la frullano come fosse
un frappè, e soprattutto tagliano il filo che le assicurava la via del
ritorno.
Disorientata, isolata, impaurita, Angela scopre di essere finita in un
luogo magico ed eccentrico, un Labirinto, che si esprime con scritte
e disegni: ora che ha perso il filo, il Labirinto le lancia un gioco, alle-
gro e crudele per farglielo ritrovare.
Passo dopo passo, una tappa dopo l’altra, superando trabocchetti e
prove di coraggio, con il pericolo incombente di un Minotauro affa-
mato di carne umana, Angela viene costretta a svelare ansie, paure,
ipocrisie che sono sue come del mondo di oggi e a riscoprire il sen-
so di parole come coraggio e altruismo. Alla sua maniera natural-
mente, come quando - di fronte ai ragazzi ateniesi che la implorano
di salvarli dal Mostro che li sta già sgranocchiando - promette firme
e impegno sui social; o come quando è sottoposta a una sfida para-
dossale dal vero Teseo, sceso di corsa dalle vette del mito, indignato
perché la sua interprete difetta delle necessarie qualità eroiche; o
quando deve fare del bene a una mendicante rom e decide di dar-
le non una semplice elemosina ma di regalarle un’intera spesa: se
la porta dietro al supermercato ma, siccome la mendicante la irrita
ignorando i prodotti bio per fiondarsi invece su merendine indu-
striali e insaccati carichi di conservanti, finisce per farla arrestare...

                                                                              25
giovedì

21 amleto
marzo
            frAncescA pennini - collettivo cinetico

ore 20.45

            concept, regia e voce Francesca Pennini
            drammaturgia Angelo Pedroni, Francesca Pennini
            azione e creazione Carmine Parise, Angelo Pedroni, Stefano Sardi
            azione e recitazione 4 candidati in competizione per il ruolo di Amleto
            musica Dmitri Shostakovich
            consulenza tecnica e programmazione applausometro Simone Arganini, Roberto Rettura
            coproduzione CollettivO CineticO |Teatro Franco Parenti, Milano

            Francesca Pennini, pluripremiata coreografa e drammaturga, propone con CollettivO CineticO una creazione
            di ispirazione shakespeariana in cui quattro candidati, votati dal pubblico, sono in competizione per il ruolo di
            Amleto.

            L’Amleto di CollettivO CineticO è un meccanismo letale.
            La scena diventa spazio preparato ad ospitare aleatorietà e inevitabilità in un limbo tra ironia e tragedia. Non c’è
            un solo Amleto, ma quattro candidati che si contendono il titolo. Non sanno quello che li aspetterà in scena. Il
            loro unico riferimento è un manuale di istruzioni ricevuto due settimane prima. Ciascuno si prepara da solo e si
            presenta a teatro direttamente per salire sul palcoscenico. Guidati da una voce fuori campo e seguiti da secon-
            dini muti, i candidati si sfidano in una serie di prove che sintetizzano i principi formali dell’opera shakespeariana.
            Lasciati in balia di un’istruzione e nell’impossibilità di controllare accadimenti e competenze, precipitano nella
            condizione amletica per eccellenza. Saranno gli spettatori ad eleggere il vincitore del titolo, unico superstite tra i
            corpi dei suoi avversari abbandonati al suolo.
            Un panorama improbabile di Amleti tra gli innumerevoli interpreti che si sono confrontati per secoli con il più
            emblematico testo teatrale.

            Un testo drammaturgicamente perfetto, brillante, intelligente, godibile dal primo all’ultimo minuto, sul
            quale il lavoro di Angelo Pedroni e la stessa Pennini si mostra in tutto il suo splendore teatrale. La scena è nuda,
            abitata unicamente dai personaggi che si muovono nello spazio buio fra battute e indicazioni d’azione “fisica”,
            regalando agli spettatori un’ora di risate geniali. Perfetto incastro coreografico, assolutamente originale, che ri-
            specchia lo studio del movimento portato avanti da anni dalla Pennini, coreografa è il caso di dire doc, che riesce
            laddove troppi continuano a fallire: declinare Shakespeare in maniera interessante.
            Fabiana Dantinelli, Fermata Spettacolo

            Quota prevendite biglietti on-line disponibile dal 08/01/2019
 26         Altre prevendite dal 12/03/2019
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