PRELJOCAJ / KOR'SIA Membro di Piazza Verdi - 90138 Palermo - ISBN: 978-88-98389-82-7 - Teatro Massimo Palermo

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PRELJOCAJ / KOR'SIA Membro di Piazza Verdi - 90138 Palermo - ISBN: 978-88-98389-82-7 - Teatro Massimo Palermo
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                                                             TEATRO MASSIMO
                                                              PRELJOCAJ / KOR’SIA
Membro di

                                                                                    PRELJOCAJ / KOR’SIA
se gui ci su:

                   t ea t ro m a ssi m o. i t

Pi a zza Ve rd i - 9 0 1 3 8 Pa l e r m o

ISBN: 978-88-98389-82-7                         euro 10,00                               OPERE E BALLETTI
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OPERE E BALLETTI
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SOCI FONDATORI                      PARTNER PRIVATI

            REGIONE SICILIANA
ASSESSORATO AL TURISMO SPORT E SPETTACOLI
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ALBO DEI DONATORI                        FONDAZIONE
    ART BONUS                          TEATRO MASSIMO

   FONDAZIONE SICILIA      Francesco Giambrone      Sovrintendente

    TASCA D’ALMERITA       CONSIGLIO DI INDIRIZZO
                           Leoluca Orlando          (sindaco di Palermo)
                                                    Presidente
    CAFFÈ MORETTINO
                           Leonardo Di Franco       Vicepresidente
                           Daniele Ficola
  ANNIBALE BERLINGIERI
                           Francesco Giambrone      Sovrintendente

     SAIS AUTOLINEE        Enrico Maccarone
                           Anna Sica

  AGOSTINO RANDAZZO
                           COLLEGIO DEI REVISORI
 FILIPPONE ASSICURAZIONE   Maurizio Graffeo         Presidente
                           Marco Piepoli
  GIUSEPPE DI PASQUALE     Gianpiero Tulelli
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PRELJOCAJ / KOR’SIA
                                                                                  ANNONCIATION
                                                                            Coreografia Angelin Preljocaj
TURNI
                                                                      Musiche Stéphane Roy e Antonio Vivaldi

                                                                               Prima rappresentazione
                                                                          Losanna, Opéra, 26 settembre 1995

Mercoledì 20 marzo          20.30            Prime                           Allestimento Ballet Preljocaj

Giovedì 21 marzo            18.30              B

Venerdì 22 marzo            20.30              F

Sabato 23 marzo             18.30            Danza                                    SICILIANA
                                                                                   Nuova creazione
Domenica 24 marzo           17.30              D
                                                                   Idea e direzione Mattia Russo e Antonio de Rosa
Martedì 26 marzo            18.30              C                Coreografia Kor’sia / Mattia Russo e Antonio de Rosa
                                                                         Drammaturgia Giuseppe Dagostino
                                                              Musiche Arvo Pärt, Franz von Suppé, Pëtr Il’ič Čajkovskij e
                                                                               Johann Sebastian Bach
La prima di mercoledì 20 marzo sarà trasmessa in streaming
sul sito del Teatro Massimo.
                                                                           Commissione del Teatro Massimo

                                                                        Nuovo allestimento del Teatro Massimo
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11   ANNONCIATION

INDICE
         15   ANNUNCIAZIONE
         17   ANNONCIATION
         19   ANNUNCIATION
         21   VERKÜNDIGUNG

         27   SONIA SCHOONEJANS
              SCRIVERE CON IL CORPO

         43   SICILIANA

         49   ARGOMENTO
         50   SYNOPSIS
         51   ARGUMENT
         52   HANDLUNG

         55   SOGNO DI UNA NOTTE PALERMITANA

         62   NOTE BIOGRAFICHE
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A N N O N C I AT I O N

Coreografia e scene Angelin Preljocaj
Musiche Stéphane Roy (Crystal Music) e Antonio Vivaldi (Magnificat)
Costumi Nathalie Sanson
Luci Jacques Chatelet
Coreografia rimontata da Claudia De Smet
Maître de ballet e assistente alle coreografie Andrei Fedotov

PERSONAGGI E INTERPRETI
Maria Annamaria Margozzi (20, 23, 24) / Linda Messina (21, 22, 26)
L’angelo Francesca Bellone (20, 23, 24) / Yuriko Nishihara (21, 22, 26)

Allestimento Ballet Preljocaj
Musiche registrate eseguite dall’Ensemble International de Lausanne e dall’Orchestre
de Chambre de Lausanne sotto la direzione di Michel Corboz

Durata: 23 minuti
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ANNUNCIAZIONE

Qual è la chiave del concetto dell’Annunciazione? Cosa dovrebbe
aprire in noi questo evento fondatore di una religione?
Se dopo quasi due millenni i pittori non hanno mai smesso di in-
terrogarsi su questo mistero intriso di simbologie antinomiche, è
stupefacente constatare come questo tema sia così alieno all’arte
coreografica.
Ma ciò non ne sminuisce il fascino, anzi.
Nell’iconografia tradizionale, Maria è spesso rappresentata all’inter-
no di un giardino chiuso che simboleggia la sua verginità. Si instaura
quindi una similitudine tra il suo spazio interiore e il mondo esterno.
L’intrusione dell’angelo in questo universo intimo porta con sé uno
sconvolgimento metabolico del corpo di Maria.
Questo è il motivo per cui, a prescindere dai testi che mostrano
Maria accettare con serenità la sottomissione agli eventi, numerosi
artisti le hanno invece attribuito un’attitudine differente, vedendo
in lei dubbi, inquietudine e persino la ribellione.
Questa strana simultaneità di sottomissione e rivolta, questa defla-
grazione dello spazio e del tempo, ci fanno capire che nel mo-
mento in cui il messaggio viene annunciato ha inizio il processo
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     biologico della fecondazione. E, in effetti, siamo nel vero atto del    A N N U N C I AT I O N
     concepimento.
     Questa genesi per passaggi successivi ci riporta al meccanismo
     stesso della creazione artistica, al momento in cui il messaggio da
     virtuale si trasforma in reale. Quella che oggi definiamo “arte con-
     cettuale” non è forse l’annuncio di un’arte nuova, di un’arte che sta
     nascendo piuttosto che un’arte in via di estinzione?
                                                        Angelin Preljocaj

                                                                             How does the Annunciation, that key moment which underpins a
                                                                             whole religion, resonate in us, what does it awaken?
                                                                             While so many painters over the past 2000 years have sought time
                                                                             and again to understand the flurry of contradictory symbols, which
                                                                             in effect is what the Annunciation is, it comes as something of a
                                                                             surprise that a theme, a subject in which so many issues about the
                                                                             body are so manifestly implicated should have reminded almost
                                                                             entirely absent from choreographic art.
                                                                             And yet, what we find here, deep down, is truly fascinating.
                                                                             In traditional iconography, Mary is often shown in an enclosed
                                                                             or walled garden, symbolising her virginity. There is, therefore, a
                                                                             parallel between what might be called her inner space and her
                                                                             surroundings.
                                                                             When the angel breaks into this private world, he is saying, in
                                                                             so many words, that the workings of her body are about to be
                                                                             dramatically altered. This explains why it is that, although in the
                                                                             Bible the Virgin displays a screen acceptance of the forthcoming
                                                                             event, many artists have chosen to make her the prey of doubt,
                                                                             anxiety, even rebelliousness.
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     A N N O N C I AT I O N                                                                                                                         19

     The strange co-existence of acceptance and rebellion, the                 A N N O N C I AT I O N
     collision of space and time, tell us that at the very moment the
     message is given, fertilisation takes place. We are, as it were, inside
     biology, the very act of conception.
     This coming to life in gradual stages takes us to the heart of the
     process of creating art; the message is no longer an abstraction,
     it is reality.
     Rather than something finished, isn’t what we call nowadays
     conceptual art the portent of a new art, the Annunciation of an art
                                                                               Quelle clé détient le concept de l’Annonciation? Qu’est censé
     yet to be born?
                                                                               ouvrir en nous cet événement fondateur d’une religion?
                                                         Angelin Preljocaj
                                                                               Alors que de nombreux peintres depuis deux millénaires ne
                                                                               cessent d’interroger ce catapultage de symboles antinomiques
                                                                               qu’est l’Annonciation, il est étonnant de constater que ce thème
                                                                               à la problématique si proche du corps soit quasi-évacué de l’art
                                                                               chorégraphique.
                                                                               Pourtant, ce qui est en jeu ici est évidemment fascinant.
                                                                               Dans l’iconographie traditionnelle, Marie est souvent représentée
                                                                               dans un jardin clos qui symbolise sa virginité. Une similitude se
                                                                               dégage alors entre son espace intérieur et son environnement.
                                                                               L’intrusion de l’ange dans cet univers intime apporte avec lui
                                                                               l’annonce du bouleversement métabolique de son corps. C’est
                                                                               pourquoi, bien que dans le texte la Vierge exprime une soumis-
                                                                               sion sereine à l’événement, de nombreux artistes lui ont donné des
                                                                               attitudes exprimant le doute, l’inquiétude, voire la révolte.
                                                                               Cette simultanéité étrange entre soumission et révolte, cette
                                                                               déflagration de l’espace et du temps, nous signifient qu’au mo-
                                                                               ment même où le message est délivré le processus biologique de
20
     A N N O N C I AT I O N                                                                                                                               21

     la fécondation est en route. On est en fait dans l’acte concepteur.      VERKÜNDIGUNG
     Cette genèse par glissements successifs nous ramène évidemment
     au mécanisme même de la création artistique, le message passant
     du virtuel au réel. Ce que l’on appelle aujourd’hui l’art conceptuel
     ne serait-il pas, plutôt qu’un art abouti, l’annonce d’un art nouveau,
     l’Annonciation d’un art à naître?
                                                         Angelin Preljocaj

                                                                              Was beinhaltet die Verkündigung? Was ruft dieses religiöse Grün-
                                                                              dungsereignis in uns wach?
                                                                              Zahlreiche Maler haben seit 2000 Jahren die vielen widersprüch-
                                                                              lichen Symbole der Verkündigung immer wieder behandelt, doch
                                                                              erstaunlicherweise gibt es praktisch keine choreographische Ver-
                                                                              arbeitung dieser höchst körperbezogenen Thematik.
                                                                              Und doch, was wir hier tief im Inneren finden, ist wirklich faszinierend.
                                                                              In der traditionellen Ikonografie wird Maria oft in einem eingefrie-
                                                                              deten Garten dargestellt, der ihre Jungfräulichkeit symbolisiert
                                                                              und ihre geschlossene innere Welt widerspiegelt.
                                                                              Mit dem Eindringen des Engels in diese Sphäre wird die Umstel-
                                                                              lung, die sich in Marias Körper vollzieht, angekündigt. Daher ha-
                                                                              ben viele Künstler Zweifel, Unruhe, ja sogar Auflehnung in die Hal-
                                                                              tung der Jungfrau gelegt, auch wenn Maria die Verkündigung dem
                                                                              Bibeltext zufolge gelassen annimmt.
                                                                              Diese merkwürdige Gleichzeitigkeit von Unterwerfung und Aufleh-
                                                                              nung, diese Explosion von Raum und Zeit offenbaren, daß sich der
                                                                              biologische Befruchtungsvorgang im Moment der Verkündigung
                                                                              vollzieht. Wir befinden uns also im Empfängnisakt.
22
     A N N O N C I AT I O N

     Diese Genese durch sukzessive Verschiebungen führt uns zum
     Zentrum des künstlerischen Schaffens. Die Botschaft ist keine Abs-
     traktion mehr, sie ist Realität.
     Ist das, was wir heute als Konzeptkunst bezeichnen, nicht die Vo-
     rahnung einer neuen Kunst, die Verkündigung einer Kunst, die
     noch gegeben wird?
                                                      Angelin Preljocaj
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SCRIVERE CON IL CORPO
DI SONIA SCHOONEJANS

“Noi non abbiamo un corpo, noi siamo un corpo.” Questa dichia-
razione del coreografo Angelin Preljocaj suona come un manifesto
– e tutta la danza di questo “scrittore del gesto” ce lo ricorda.
Velocità ed energia sapientemente disciplinate, linee affilate, emo-
zione contenuta, sensualità diffusa in una composizione sempre
rigorosa sono solo alcuni dei tratti che definiscono lo stile sofistica-
to del più internazionale dei coreografi francesi, nel quale la pas-
sione si avvicina all’ascetismo e il corpo allo spirito, e la cui forza
espressiva, ben lungi dal disperdersi, ha eliminato ogni eccesso e
ogni superfetazione.
Ma di chi è dunque erede Preljocaj? E, prima di tutto, perché ha
scelto la danza? È stato un caso, oppure non poteva essere diver-
samente? Per quanto lo riguarda, si potrebbe parlare di casualità
rivelatrice: una foto di Rudolf Nureyev al culmine della sua gloria,
“trasfigurato dalla danza”, come recita la didascalia, che ricorda
anche la sua epica fuga dall’Unione Sovietica, affascina il dodicen-
ne Angelin, figlio di dissidenti albanesi immigrati in Francia. Dopo
tutto, un po’ di proiezione e di identificazione con una star ci può
stare, soprattutto per un ragazzino arrivato anche lui da lontano.
28                                                                                                                                                                 29
     SCRIVERE CON IL CORPO                                                                                                      P R E L J O C A J / KO R ’ S I A

     In ogni caso, il dado è tratto, e nonostante la forte opposizione         le lezioni di danza. Non ancora venticinquenne, è già dotato di un
     del padre, convinto che la danza non sia un vero mestiere, e le           triplice bagaglio culturale: al linguaggio classico si aggiungono
     canzonature dei suoi compagni di scuola, persuasi che il balletto         quello moderno tedesco, che privilegia la libera espressione, e
     sia “roba da femmine”, il piccolo albanese lascia il kimono da judo       quello americano, che dà più importanza alla tecnica e alla forma –
     per il body da danza accademica. Infatti, dal momento che l’hip           senza dimenticare il vento di libertà che soffia sulle arti dell’epoca
     hop non è ancora arrivato nella banlieue parigina dove vive la fa-        e fa fiorire sperimentazioni di ogni genere.
     miglia Preljocaj, è con un corso di danza classica che ha inizio la       Tornato in Francia, si ritrova presto ingaggiato da Dominique
     formazione del futuro coreografo. Per molto tempo, sarà costretto         Bagouet, uno dei principali protagonisti di quella che è stata chia-
     a fare i suoi esercizi alla sbarra di nascosto, per evitare i rimbrotti   mata “nuova danza francese”. È una grande occasione per lui. An-
     dei genitori o, peggio, le frecciate dei compagni.                        che Bagouet viene da una formazione classica; ha frequentato i
     Diventato adolescente, avverte l’esigenza di esprimersi al di             corsi di Cunningham a New York e poi quelli di Carolyn Carlson
     fuori delle regole classiche e inizia a frequentare i corsi di Karin      a Parigi, prima di conseguire nel 1976 il primo premio nel famo-
     Waehner, un’allieva di Mary Wigman, la quale insegna una gestua-          so Concorso Internazionale di Coreografia di Bagnolet. La danza
     lità espressionista e uno stile di danza carico di emozione, che fa       essenziale ed elegante di questo “Pierrot lunaire” ha uno slancio
     “sentire” visceralmente ogni movimento. Tuttavia, nella Francia de-       poetico e una precisione del gesto di cui si rivelerà poi l’influen-
     gli anni Settanta-Ottanta va di moda soprattutto la Modern Dance          za sullo stile di Preljocaj. Per due anni, Angelin sarà interprete e
     americana, con Merce Cunningham come star. Preljocaj lo scopre            poi assistente di Bagouet, che lo incita a realizzare lavori suoi. Nel
     in occasione di uno degli Events in cui il maestro si esibisce al         1984, vince anche lui un premio al Concorso di Bagnolet – sorta
     Centre Pompidou.                                                          di passaporto che apre la strada al riconoscimento ufficiale – con
     La bellezza formale del movimento alla Cunningham, distaccato da          Marché noir, una breve pièce seducente e insieme austera, che
     ogni elemento esteriore – musica, narrazione o altro – e teso a evi-      denota già una sapiente interpretazione dello spazio, e con cui
     tare qualunque soggettività, lo appassiona. Il suo futuro lavoro ne       egli impone subito, con gesti precisi, quasi meccanici, una chiara
     conserverà le tracce, nel suo coltivare la distanza e nella ricerca del   distanza tra emozione e sua rappresentazione.
     movimento puro. Come la maggior parte degli apprendisti balleri-          Subito dopo fonda la sua Compagnia, con la quale, in meno di
     ni di quegli anni, si recherà a New York, allora capitale della danza,    quattro anni, crea ben quattro lavori, in cui, oltre alla precisione
     per seguire gli insegnamenti di Cunningham e immergersi nelle             del gesto e a una molteplicità di orientamenti in cui appare an-
     avanguardie della Post-modern Dance, riprendendo nel frattempo            cora l’influenza di Cunningham e di Bagouet, esprime sensualità
30
     SCRIVERE CON IL CORPO

     ed energia, affermando al contempo una grande chiarezza grafica.
     Ben presto egli affronta temi poco trattati dalla danza contempora-
     nea del tempo: l’eroismo vissuto come fantasma collettivo in À nos
     héros (1986); la purezza, la santità e il sacrificio di sé attraverso la
     figura di Giovanna d’Arco in Hallali Romée (1987); l’erotismo consi-
     derato come oggetto di studio in Liqueurs de chair (1988). In prece-
     denza, aveva già trattato il tema della coppia e dell’approccio amo-
     roso in un lavoro più breve ma incisivo: Larmes blanches (1985).
     Grazie a una politica di decentramento e all’importante sostegno
     statale alla creazione coreografica, nascono un po’ dappertutto
     in Francia i Centres Chorégraphiques Nationaux (CCN), nonché
     molti festival dedicati alla danza. Nel 1989, uno di questi gli com-
     missiona una coreografia per Les Noces di Igor’ Stravinskij. Sarà
     il suo primo grande successo internazionale. Nutrito di tradizioni
     balcaniche, Preljocaj (in albanese Preliocai) derussifica Noces (e
     non più Les Noces) così come Stravinskij e la coreografa Bronislava
     Nijinska le avevano immaginate in occasione della prima rappre-
     sentazione da parte dei Ballets russes nel 1923; sbarazzandosi di
     qualsiasi forma di ieraticità, trasforma la storia in un rapimento sel-
     vaggio in cui i fidanzati sono tutt’altro che sottomessi e i rapporti
     tra i sessi finiscono per trasformarsi in uno scontro. Si tratta forse
     del ricordo di un matrimonio albanese tradizionale al quale Preljo-
     caj aveva assistito durante un soggiorno nei Balcani, in cui l’antica
     usanza del rapimento delle vergini veniva rappresentata secondo
     una modalità teatrale? In ogni caso, la sua innovativa interpretazio-
     ne delle Noces viene notata da Rudolf Nureyev, allora Direttore del
     Balletto dell’Opéra di Parigi, il quale lo vorrebbe invitare a lavorare
32                                                                                                                                                                    33
     SCRIVERE CON IL CORPO                                                                                                         P R E L J O C A J / KO R ’ S I A

     per la Compagnia. Il progetto si realizzerà più tardi, nel 1993, in         la letteratura o la moda non solo costituiscono per lui altrettante
     occasione di un programma in omaggio ai Ballets russes, per il              occasioni per nutrire la sua immaginazione, ma gli permettono di
     quale Preljocaj rivisita Parade e Le Spectre de la rose. Il suo voca-       mettere alla prova la tenuta della danza rispetto alle altre arti.
     bolario gestuale, d’ora in poi facilmente riconoscibile per i rapidi        Nel 1994, Brigitte Lefèvre, divenuta Direttrice del Balletto
     cambiamenti di direzione, i salti a breve distanza dal suolo, le brac-      dell’Opéra, gli propone di creare una pièce per i danzatori del-
     cia gettate nello spazio, al servizio di una drammaturgia concisa ed        la compagnia: il risultato sarà Le Parc. Prima commissione, primo
     efficace, gli vale il riconoscimento generale.                              successo! Su musiche di Mozart alle quali si aggiunge una musica
     Poco tempo dopo, si ritrova alla testa di un Centre Chorégraphiq-           elettronica originale di Goran Vejvoda, e con una scenografia ve-
     ue National di nuova istituzione, e il Balletto dell’Opéra di Lione         getale in cui ogni cespuglio nasconde un pericolo erotico, il nostro
     gli commissiona una versione del Romeo e Giulietta di Sergej                coreografo parte alla ricerca di una nuova ars amandi passando
     Prokof’ev. Anche questa volta, la sua esplosiva versione coglie nel         per un florilegio di vari comportamenti amorosi, dalla sublima-
     segno. Preljocaj presenta un mondo alla George Orwell, in cui i due         zione al libertinaggio, dal riserbo all’eccitazione sfrenata. Le Parc,
     amanti non sono più vittime di due famiglie tra loro nemiche, bensì         unanimemente osannato sia dalla critica sia da un pubblico entu-
     di un ordine sociale in cui le classi rimangono nettamente separate         siasta, più volte ripreso, è poi entrato nel repertorio di compagnie
     l’una dall’altra. Per l’occasione fa danzare, per la prima volta, le bal-   importanti, tra le quali quella del Teatro alla Scala.
     lerine sulle punte, dimostrando così che non intende rinchiudersi           Quattro anni dopo, una nuova proposta da parte dell’Opéra gli
     esclusivamente nella categoria di coreografo contemporaneo (il              consentirà, con Casanova, di riflettere nuovamente sull’amore, ma
     che, a quel tempo, significava opposto al classico). Ma soprattutto,        questa volta in modo più malinconico, da un punto di vista più
     chiedendo al fumettista Enki Bilal di realizzare le scenografie e i         “medico”. Bisogna dire che a quell’epoca il mondo della danza sta-
     costumi, dà inizio a un lungo elenco di collaborazioni con artisti di       va ancora piangendo i suoi morti stroncati dall’AIDS, tragica ma-
     tutte le discipline, ai quali ormai si rivolgerà per quasi tutte le sue     lattia dell’amore. Non è dunque il personaggio romanzesco di Ca-
     creazioni. Seguendo l’esempio dei Ballets russes di Sergej Djagilev         sanova, libertino impenitente, ad attrarre l’attenzione di Preljocaj,
     (che ammira molto), vuole lavorare con artisti viventi; tra questi, i       quanto piuttosto ciò che accade sotto la pelle, i fluidi e gli umori
     compositori Karlheinz Stockhausen e Goran Vejvoda, gli scultori Fa-         che circolano voluttuosamente tra corpi il cui soddisfacimento ses-
     brice Hyber, Subodh Gupta e Constance Guisset, gli stilisti Azzedi-         suale non può sottrarli alla dissoluzione e alla disgregazione. An-
     ne Alaïa e Jean-Paul Gaultier, senza contare i registi, i light designer,   cora una volta, la pièce è un successo.
     ecc. I suoi incontri con le arti plastiche, con la musica, il cinema, con   Nel 2004, dopo che una nuova generazione di danzatori è entra-
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ta a far parte della compagnia, Preljocaj è nuovamente invitato a
creare per il Balletto dell’Opéra di Parigi, questa volta condividen-
do la locandina col coreografo inglese Wayne McGregor. Sarà Le
Songe de Médée, sorta di incontro a porte chiuse tra Medea,
Giasone e Creusa, in cui Preljocaj interpreta il mito più nel senso
dell’ambiguità dell’amore materno che in quello della gelosia omi-
cida di una moglie abbandonata.
Non è possibile elencare nel dettaglio la quarantina di lavori che
Preljocaj ha realizzato in quasi trentacinque anni di attività, sia per la
sua Compagnia sia per le maggiori compagnie internazionali; per
non parlare delle sue incursioni nel cinema (termine che pure si-
gnifica movimento dei corpi), compreso il film Polina, danser sa vie
(2016) su come costruirsi come artista, dal fumetto di Bastien Vivès.
Lettore insaziabile di testi letterari, saggistici e filosofici, amante
del cinema, frequentatore di gallerie d’arte e di studi di artisti, sco-
pritore di oggetti strani e curiosi, Angelin non si nega ad alcun
genere di esperienza. Lo studio delle leggi fondamentali del movi-
mento del corpo umano lo interessa tanto quanto la realizzazione
di un grande spettacolo, secondo un’alternanza che egli paragona
a quella che, nel campo delle scienze, distingue la ricerca di base
dalla ricerca applicata, ove l’una nutre l’altra. È così che nel corso
di tutta la sua carriera, attraversando i molteplici territori della co-
reografia, passerà da un genere all’altro: dal balletto astratto come
Empty Moves al balletto narrativo come Blanche Neige o Roméo et
Juliette, dalla rivisitazione di classici come Le Sacre du printemps
e Noces a pièces di carattere spirituale come Annonciation o MC
14/22 (Ceci est mon corps), tratto dal Vangelo di san Marco, in cui
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     SCRIVERE CON IL CORPO                                                                                                       P R E L J O C A J / KO R ’ S I A

     dodici ballerini, veri e propri apostoli del gesto, sviluppano una       prontati allo stile più tradizionale di quella illustre Compagnia, fat-
     danza virile dietro la quale si intravedono simboli sacri. Gli capi-     to di eleganza eterea e distaccata, di cui Le Parc rimane il migliore
     ta anche di trarre spunto dalla realtà del nostro tempo, come in         esempio. Persino nella famosa scena del bacio, sicuramente il più
     N. (ovvero Haine, “odio”, che in francese si pronuncia allo stesso       lungo di tutta la storia del balletto, resa celebre dal film pubblici-
     modo della lettera “n”), che tratta della violenza nel mondo, o in       tario che Preljocaj realizzò in seguito, la misura e il riserbo sono
     Personne n’épouse les méduses, una satira della televisione com-         di rigore; ma quando Le Parc sarà danzato dal Corpo di Ballo del
     merciale.                                                                Teatro alla Scala, la pièce sarà percorsa dalla vivacità e dall’energia
     Tuttavia, il suo talento si esprime in modo davvero folgorante so-       che caratterizzano la Compagnia scaligera.
     prattutto quando si sente sollecitato da colleghi che ammira o quan-     Sempre desideroso di sperimentare cose nuove, nel balletto
     do fa sua un’opera letteraria, come quella di pascal Quignard per        Suivront mille ans de calme, ispirato all’Apocalisse di San Giovan-
     L’Anoure o quella di Laurent Mauvignier per Ce que j’appelle oubli.      ni, Preljocaj riunisce dieci ballerini della sua Compagnia e dieci di
     Nel 2009, all’età di 52 anni, dopo avere progressivamente smesso         quella del Bol’šoj, suscitando così un interessante confronto tra il
     di danzare nei propri lavori, torna in scena, da solo, e aggiunge        rigore accademico di un codice secolare e la versatile flessibilità
     la parola al gesto interpretando Le Funambule, un testo di Jean          delle formazioni odierne. Anche qui, una volta di più, il suo stile
     Genet in cui si parla della forza di volontà, dell’ambizione e della     appare come una sottile fusione di influenze diverse. Il suo ampio
     solitudine di un artista. Di questo lungo poema d’amore, che Ge-         alfabeto gestuale gli permette di moltiplicare le possibilità espres-
     net aveva rivolto al suo amante acrobata, Preljocaj ha fatto un vero     sive degli interpreti, rimanendo sempre attento all’esigenza di una
     e proprio viatico per ogni danzatore.                                    forma chiara e di una scrittura accurata.
     La disinvoltura con cui passa da un genere all’altro si ritrova nel      Tuttavia, questo bulimico del lavoro è anche capace di fermarsi,
     suo rapporto con i ballerini, quando alterna una creazione per           quando ne sente la necessità, e di prendersi un po’ di tempo per
     la sua Compagnia di danza contemporanea a una realizzata per             “ricaricarsi”. Così, nel 2002, lascia per qualche tempo la sua Com-
     una grande Compagnia di balletto classico. Sempre attento e cu-          pagnia per andare a camminare nel deserto, e poi scala i 6.000
     rioso, sa adeguarsi alla tecnica dei suoi interpreti e servirsene al     metri del Kilimangiaro: voleva verificare i propri limiti fisici. Ne ri-
     meglio. In occasione della sua prima esperienza con il New York          tornerà con una nuova energia, che gli ispira Near Life Experience,
     City Ballet, nel 1997, aveva sfruttato appieno il vivace atletismo dei   un lavoro che esplora quegli stati di coscienza in cui il corpo sem-
     ballerini americani nella Stravaganza, concepita apposta per loro;       bra galleggiare e staccarsi dallo spirito.
     viceversa, i suoi lavori per il Balletto dell’Opéra di Parigi sono im-   Dal 2006 Angelin è insediato con la sua Compagnia al “Pavillon
38
     SCRIVERE CON IL CORPO

     noir” di Aix-en-Provence, un edificio da lui stesso progettato in-
     sieme all’architetto Rudy Ricciotti. Qui dispone di quattro studi,
     numerosi uffici e una sala teatrale. Oltre ai ventiquattro ballerini
     stabili della Compagnia e al personale amministrativo, ha assunto
     una persona incaricata di annotare i movimenti coreografici, affin-
     ché ogni suo lavoro venga fissato definitivamente e possa essere
     rimontato a prescindere da qualunque interpretazione preceden-
     te. All’inizio degli anni Novanta, la scomparsa di molti coreografi,
     falciati dall’AIDS al culmine della loro capacità creativa (tra cui Ba-
     gouet nel 1992), aveva sollevato il problema della memoria e della
     conservazione delle opere. Consapevole della precarietà dell’arte
     della danza, Preljocaj si è preoccupato molto presto di conservare
     e trasmettere; ha perciò filmato personalmente molti dei suoi bal-
     letti e soprattutto, a seguito dell’incontro con la coreologa Naomi
     Perlov, si è appassionato ai sistemi di notazione dei movimenti co-
     reografici. È stata Naomi Perlov, notatrice del metodo di scrittura
     Benesh, a riallestire Le Parc alla Scala nel 2007.
     In definitiva, l’autonomia così accordata alla danza ne moltiplica le
     possibili interpretazioni; e se, come sosteneva Talleyrand, la paro-
     la è stata donata all’uomo solo perché egli potesse dissimulare il
     proprio pensiero, secondo Preljocaj il corpo, invece, può svelarne
     tutte le sfumature.
                           (Traduzione dal francese di Arianna Ghilardotti)
43

SICILIANA             (nuova creazione)

Idea e direzione Mattia Russo e Antonio de Rosa
Coreografia Kor’sia / Mattia Russo e Antonio de Rosa
in collaborazione con gli interpreti
Drammaturgia Giuseppe Dagostino
Musiche Arvo Pärt, Franz von Suppé, Pëtr Il’ič Čajkovskij
e Johann Sebastian Bach
Direttore Tommaso Ussardi
Scene Christian Lanni con elementi scenici da Massimo Puppieno,
scenografia di Francesco Zito (Politeama Garibaldi, 2000)
Costumi Adrián Bernal
Luci Salvatore Spataro
Assistente alle scene Andrea Fiduccia
Realizzazione sound design Manfredi Clemente
Voce registrata Carmela Catalano

PROLOGO - Visita guidata
Lucia Ermetto, Fabio Correnti, Gaetano La Mantia,
Benedetto Oliva, Giuseppe Rosignano
PROLOGO - Giardino delle suore
Corpo di ballo
DUETTO INIZIALE
Alessandro Cascioli, Andrea Mocciardini
44
     SICILIANA

     SFILATA
     Corpo di ballo
     CAPRICCIO
     Corpo di ballo
     SUORA
     Vito Bortone
     SESTETTO con la suora
     Michele Morelli, Andrea Mocciardini, Alessandro Cascioli,
     Michaela Colino, Giorgia Leonardi, Giovanni Traetto, Vito Bortone
     PASSO A DUE
     Michele Morelli, Andrea Mocciardini (20, 21, 23, 24)
     Alessandro Cascioli, Giovanni Traetto (22, 26)
     ELECTRONICA
     Corpo di ballo
     PROCESSIONE
     Corpo di ballo
     FINALE
     Corpo di ballo
     SOLO FINALE
     Michele Morelli

     Commissione del Teatro Massimo
     Nuovo allestimento del Teatro Massimo

     Corpo di ballo, Orchestra e Coro del Teatro Massimo
     Maestro del Coro Piero Monti
     Maître de ballet e assistente alle coreografie Andrei Fedotov

     Durata: un’ora
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ARGOMENTO

Una guida accompagna i visitatori alla scoperta dell’Oratorio di San
Lorenzo, uno dei capolavori di Giacomo Serpotta che vi ha raffigurato
le otto virtù. Dall’Oratorio fu trafugato nel 1969 il quadro realizzato da
Caravaggio e che raffigurava la Natività con i santi Lorenzo e France-
sco; una copia è ora esposta.
Quando l’oratorio chiude per la notte, le statue si animano: alcuni
giocano a pallone, altri dialogano sulle note del Kyrie della Berliner
Messe di Arvo Pärt. Tutti i personaggi abbandonano le loro nicchie
e sfilano nell’oratorio (ouverture da Cavalleria leggera di Franz von
Suppé), poi si abbandonano alla danza (Capriccio italiano di Čajkov-
skij). Una suora entra in scena, per pulire le statue: immediatamente
tutti si immobilizzano, ma poi iniziano a giocarle scherzi. Alla fine la
suora si lascia coinvolgere nella loro danza (Sicilienne dal Concerto
per organo BWV 596 di Johann Sebastian Bach) e si spinge a bacia-
re una statua: suona un’allarme, la suora fugge. Rimasti soli, i perso-
naggi di Serpotta continuano a ballare sulle note di musica popolare,
poi trasformano l’oratorio in una discoteca; ma l’atmosfera di festa è
interrotta da uno sparo. Segue la processione funebre, ma di nuovo
la disperazione si trasforma in festa (Polonaise da Evgenij Onegin di
Čajkovskij). È il momento per tutti di tornare al proprio posto, inizia
una nuova giornata.
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     SYNOPSIS                                                                   ARGUMENT

     A tour guide and some tourists enter the Oratory of San Lorenzo in         Un guide et des touristes entrent dans l’Oratoire San Lorenzo de Pa-
     Palermo, one of Giacomo Serpotta’s masterpieces. The altarpiece Na-        lerme, l’un des chefs-d’œuvre de Giacomo Serpotta. Le retable de la
     tivity with St. Francis and St. Lawrence by Caravaggio was stolen in       Nativité avec saint François et saint Laurent de Caravage a été volé
     1969, a hi-tech replica is now placed inside the oratory.                  en 1969, une réplique de haute technologie est désormais placée à
     As soon as the tourists leave the oratory, the statues come alive: some    l’intérieur de l’oratoire.
     play football, others converse on the notes of the Kyrie from the Berli-   Dès que les touristes quittent l’oratoire, les statues s’animent: cer-
     ner Messe by Arvo Pärt. The characters leave their niches and parade       taines jouent au football, d’autres discutent sur les notes du Kyrie de
     in the oratory (Light Cavalry overture by Franz von Suppé), then dance     la Berliner Messe d’Arvo Pärt. Les personnages quittent leurs niches
     all together (Tchaikovsky’s Italian Capriccio). A nun enters the scene     et défilent dans l’oratoire (ouverture de la Cavalerie légère de Franz
     and starts cleaning the statues: immediately all come to a standstill,     von Suppé), puis dansent tous ensemble (Capriccio italien de Tchaï-
     but then they start playing tricks. Eventually the nun dances with them    kovski). Une religieuse entre en scène pour nettoyer les statues: elles
     (Sicilienne from the Concert for organ BWV 596 by Johann Sebastian         s’arrêtent immédiatement, puis commencent à lui jouer des tours. La
     Bach), but when she kisses a statue the sound of an alarm frightens        nonne finit par danser avec elles (Sicilienne du Concert pour orgue
     her. Left alone, the characters of Serpotta continue to dance to the       BWV 596 de Johann Sebastian Bach), mais quand elle embrasse une
     notes of popular music, then they transform the oratory into a disco;      statue, un son d’alarme l’effraie. Restés seuls, les personnages de
     but the party atmosphere is interrupted by a shot. A mocking fune-         Serpotta continuent à danser sur les notes de la musique populaire,
     ral procession follows, but again despair turns into a feast (Polonaise    puis transforment l’oratoire en discothèque; mais l’ambiance de fête
     from Tchaikovsky’s Yevgeny Onegin). It’s time for everyone to return       est interrompue par un coup de feu. S’ensuit une procession funèbre
     to their place, a new day begins.                                          moqueuse, mais encore une fois, le désespoir se transforme en fête
                                                                                (Polonaise de Eugène Oneguine de Tchaïkovski). Il est temps que
                                                                                chacun retourne à sa place, un nouveau jour commence.
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     HANDLUNG

     Eine Reiseleiter und einige Touristen betreten das Oratorium von San
     Lorenzo in Palermo, eines der Meisterwerke von Giacomo Serpotta.
     Das Altarbild Christi Geburt mit den Heiligen Laurentius und Franzis-
     kus von Caravaggio wurde 1969 gestohlen, eine Hi-Tech-Kopie befin-
     det sich jetzt im Oratorium.
     Sobald die Touristen das Oratorium verlassen, werden die Statuen
     lebendig: einige spielen Fußball, andere sprechen miteinander (Kyrie
     von der Berliner Messe von Arvo Pärt). Die Charaktere verlassen ihre
     Nischen und paradieren im Oratorium (Leichte Kavallerie-Ouvertüre
     von Franz von Suppé), dann tanzen alle zusammen (Tschaikowskys
     Italiener Capriccio). Eine Nonne betritt die Szene und beginnt, die
     Statuen zu säubern: sofort stehen alle still, aber dann beginnen sie,
     Tricks zu spielen. Schließlich tanzt die Nonne mit ihnen (Sicilienne aus
     dem Konzert für Orgel BWV 596 von Johann Sebastian Bach), aber als
     sie eine Statue küsst, erschreckt sie ein Alarm. Allein gelassen tanzen
     die Charaktere von Serpotta weiter zu den Noten populärer Musik,
     dann verwandeln sie das Oratorium in eine Disco. Die Party-Atmo-
     sphäre wird jedoch durch einen Schuss unterbrochen. Es folgt ein
     spöttischer Trauerzug, aber die Verzweiflung verwandelt sich in ein
     Fest (Polonaise von Tschaikowskis Eugen Onegin). Es ist Zeit für alle,
     an ihren Platz zurückzukehren, ein neuer Tag beginnt.
55

S O G N O D I U N A N OT T E PA L E R M I TA N A

Kor’sia, in un recente lavoro della compagnia, si interrogava sul prin-
cipio di identità di un Paese e su come si può riconoscere l’essenza
di una cultura. Da un primo approfondimento sulle immagini conven-
zionali e sulla tradizione rappresentativa di un Paese, il collettivo è
arrivato a rappresentare, attraverso la coreografia, un mondo surreale
abitato da personaggi decadenti e ironici. Bisogna essere pronti a
varcare la soglia di uno spazio reale e immergersi immediatamente
in un’altra dimensione. Siciliana è un vortice magico da attraversare
agghindati con piume e oggetti non proprio del nostro tempo. Mattia
Russo e Antonio de Rosa prendono spunto dalla produzione plastica
di Giacomo Serpotta per animare lo spirito di quegli occhi, che con
incanto e rammarico, osservano chi attraversa la città di Palermo. Le
figure di gesso bianco, sparse negli oratori del centro storico, sono
la perfetta rappresentazione della strada. Con il loro atteggiamento
irriverente, sfrontato e a tratti blasfemo incuriosiscono gli autori tanto
da immaginarli indaffarati a prepararsi per una festa. I picciriddi, col
pretesto della festa, prenderanno vita nelle ore notturne lasciandosi
andare ai normali comportamenti umani. Tutto ciò che accadrà fuori
dall’oratorio dovrà concludersi prima che il sole sorga costringendo-
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     S O G N O D I U N A N OT T E PA L E R M I TA N A                                                                                         P R E L J O C A J / KO R ’ S I A

     li a ritornare statue sulle pareti. Se si scava a fondo nella narrazione, si    spettacolo una guida turistica spiega a un gruppetto di visitatori le carat-
     evince uno specifico messaggio che riconosce nella cultura della città          teristiche dell’Oratorio, additando nella Sala Grande del Teatro Massimo
     siciliana un’incapacità di credere fino in fondo alle cose, alla loro enti-     gli stucchi bianchi e dorati del Serpotta e la riproduzione della Natività
     tà, alle cause e agli effetti. Ne è d’esempio una battuta locale, “Non ci       con i santi Francesco e Lorenzo realizzata da Michelangelo Merisi da Ca-
     fu niente”, pronunciata mentre qualcosa di grave accade, come istinto           ravaggio appositamente per l’Oratorio nel 1609. Il nove e il suo rovescia-
     a ridimensionare un trauma mettendolo subito al passato remoto. L’at-           mento, il 6, tornano spesso nelle vicende dell’Oratorio di San Lorenzo, a
     mosfera ludica è un pretesto per narrare le sventure dei personaggi che,        partire dalla data del 1569, quando viene affidato alla Compagnia di San
     così come per il teatro serpottiano anche per Kor’sia, non hanno nulla          Francesco. Nel 1609 la Compagnia commissiona una tela al Caravaggio;
     a che vedere con la rappresentazione artistica religiosa dell’epoca, ben-       nel 1699 Serpotta dà all’Oratorio la veste bianca e oro che conosciamo,
     sì sono lo specchio della società odierna, mentre giocano e si annoia-          con le raffigurazioni delle otto virtù; infine nel 1969 la data più buia, il fur-
     no nelle strade del centro storico di Palermo. I loro sguardi penetranti        to della tela della Natività, “rapita” dalla mafia e mai ritrovata: una replica
     e commoventi attirano il turista così come le grandi opere della città e        accuratissima è ora posta sull’altare dell’oratorio.
     diventano un mezzo per definire l’anima della cultura siciliana. Lo stupo-      È questa la prima delle ferite e delle contraddizioni di Palermo che,
     re che si vive visitando gli oratori è riconducibile anche al colore bian-      sotto l’apparenza di una favola gradevole e divertente, Kor’sia mette in
     co delle statue, Serpotta dona spessore ed energia alle pareti: il colore       scena. Mattia Russo e Antonio de Rosa fingono infatti che, non appena
     bianco delle statue, tutt’uno con le pareti, sembra essere l’origine e il       i visitatori lasciano l’Oratorio, le mille figure che popolano questo e gli
     destino per queste figure. Siciliana mette così in scena un microcosmo          altri oratori di Giacomo Serpotta si animino: le otto virtù scendono dal
     di personaggi che valorizzano temi emblematici della cultura siciliana,         loro piedistallo e così fanno i puttini, i picciriddi: bambini delle strade
     come il legame alle origini e alla terra. La grandissima tradizione siciliana   dell’epoca del Serpotta o di oggi. Delle figure si muovono nella foschia
     del teatro dei pupi, i misteri che si celano nei mercati storici di Palermo     sulle note del Kyrie dalla Berliner Messe di Arvo Pärt, le suore giocano
     e la tramandata cultura per l’effimero prenderanno vita nelle figure ina-       goffe a pallone avvolte nei loro veli. Ma i picciriddi vogliono soprattutto
     nimate che vivono in Siciliana, donandogli per una notte la possibilità di      divertirsi e sfilano davanti al pubblico, come per presentarsi, sulle note
     raccontare la loro storia.                                                      dell’ouverture da Cavalleria leggera di Franz von Suppé. Il Capriccio ita-
                                                                                     liano di Čajkovskij è l’occasione per tutta una serie di scherzi e azioni
     La vicenda del balletto, pretesto per una successione di scene che co-          della vita quotidiana, che traggono le figure in bianco e oro dalle loro
     prono un largo spettro di attività quotidiane, si svolge infatti interamente    pose consuete. Quando una suora entra nell’oratorio e si avvicina alle
     nel corso di una notte, all’interno dell’Oratorio di San Lorenzo. A inizio      statue per lavarle, tutti si immobilizzano all’istante: ma non appena sono
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     S O G N O D I U N A N OT T E PA L E R M I TA N A                                                                                              P R E L J O C A J / KO R ’ S I A

     sicuri di non essere più in vista, eccoli ammiccare, fare smorfie e sberleffi,        pongono limiti, anche nel passare fulmineamente dal tragico al comico.
     cambiare posto. La suora è inquieta, avverte con la coda dell’occhio il               In fondo anche questo è un elemento ereditato dal barocco, basti pen-
     movimento che pure non riesce a cogliere; ma a turbarla sono anche                    sare ai personaggi comici – a volte destinati a sorte tragica – delle opere
     le membra delle statue, bianche di stucco ma talmente realistiche da                  di Monteverdi; e al tempo stesso è una componente assolutamente mo-
     sembrare vere. E la monaca si lascia infine trascinare nella danza, diventa           derna, legata al nostro mondo dominato dalla comunicazione veloce,
     anche lei, scandalosamente vestita di rosso, una del gruppo di scanzo-                dove ogni sentimento, anche l’infelicità, si esprime con un emoji. Anche
     nati picciriddi.                                                                      le musiche vengono giustapposte con grande disinvoltura, ed ecco che
     Ma questa suora che di notte entra nell’Oratorio, chi è? forse, visto che             se la seduzione della notte era affidata alle note della Sicilienne dal Con-
     l’Oratorio di San Lorenzo in cui ci conducono i Kor’sia è in realtà il Teatro         certo per organo in re minore BWV di Johann Sebastian Bach, quando
     Massimo, possiamo immaginare che questa suora sia “la monachella”,                    la monaca si spinge fino a baciare un aitante giovanotto ecco che suo-
     cioè il leggendario spettro che vive tra le mura del Teatro Massimo, im-              na un allarme improvviso, denunciando la suora e ponendola in fuga;
     magine astrale di una suora la cui tomba fu violata durante i lavori di co-           i picciriddi, divertiti dalla vicenda, sono sempre più scatenati, e pronti
     struzione del Teatro Massimo (per sgomberare l’area in cui sorge furono               a lanciarsi prima in danze al suono del marranzano e poi a trasformare
     distrutti ben tre monasteri con le rispettive chiese). Trasformare il Teatro          l’oratorio in una discoteca. E anche qui avviene un momento di rottu-
     Massimo nell’Oratorio di San Lorenzo non è solo un gioco: è anche un                  ra, perché proprio sul più bello viene rubato il Caravaggio, si sente uno
     modo per ricordare che il legame tra i due monumenti consiste nell’es-                sparo, un corpo cade a terra, e ci ritroviamo trascinati nella cronaca nera;
     sere testimoni di un passato di bellezza che è stato vittima della mafia nel          è solo un momento però, perché la processione funebre che segue ha
     momento più buio della vita della città, e mettere in relazione il furto del          toni grotteschi, il cadavere finisce per rialzarsi per danzare con gli altri, e
     Caravaggio nel 1969 con la lunghissima chiusura del Teatro Massimo a                  addirittura, proprio quando sembra che tutti stiano per lanciarsi nel vuo-
     partire dal 1974. D’altra parte, proprio al Teatro Massimo è andato in sce-           to che delimita il fondo della scena, l’ingresso di un vassoio di cannoli li
     na nel 2016 Il Caravaggio rubato, oratorio giornalistico con le musiche di            riporta ancora una volta alla vita e alla danza, sulle note della Polonaise
     Giovanni Sollima, il testo di Attilio Bolzoni e le fotografie di Letizia Battaglia.   dall’Evgenij Onegin di Čajkovskij. Alla fine i picciriddi escono di scena
     Torniamo alla nostra monaca (affidata a un interprete maschile), che fi-              uno dopo l’altro, solamente uno, sgomento dinanzi al vuoto nella cor-
     schietta mentre procede nelle pulizie, secondo un topos riconducibile                 nice del Caravaggio, rimane indietro, un po’ come Puck nel Sogno di
     alle classiche fiabe Disney. È un esempio della ricchezza di riferimenti,             una notte di mezz’estate di Shakespeare, a concludere danzando questo
     tratti da tutti gli strati che costituiscono il nostro immaginario, che si tro-       sogno di una notte palermitana, con la tristezza e l’indignazione di una
     vano nella coreografia dei Kor’sia. Antonio de Rosa e Mattia Russo non si             ferita rimasta ancora aperta dopo cinquant’anni.
63

NOTE BIOGRAFICHE

Angelin Preljocaj
Nato in Francia, Angelin Preljocaj inizia a studiare danza classica pri-
ma di rivolgere la propria attenzione alla danza contemporanea con
Karin Waehner.
Nel 1980 si trasferisce a New York per lavorare con Zena Rommett e
Merce Cunningham; poi continua i suoi studi in Francia con la coreo-
grafa americana Viola Farber e con Quentin Rouillier. Successivamen-
te lavora con Dominique Bagouet fino alla creazione della sua Com-
pagnia nel dicembre 1984. Da allora ha creato cinquanta coreografie.
Collabora regolarmente con altri artisti, tra i quali: Enki Bilal (Romeo
e Giulietta, 1990), Goran Vejvoda (Paysage après la bataille, 1997),
Air (Near Life Experience, 2003), Granular Synthesis (N, 2004), Fabri-
ce Hyber (Les 4 saisons…, 2005), Karlheinz Stockhausen (Eldorado
– Sonntags Abschied, 2007), Jean Paul Gaultier (Biancaneve, 2008),
Constance Guisset (Le funambule, 2009), Claude Lévêque (Siddharta,
2010), Laurent Garnier e Subodh Gupta (Suivront mille ans de calme,
2010), Azzedine Alaïa (Les Nuits, 2013, La Fresque, 2016) e Natacha
Atlas (Les Nuits, 2013).
Le sue creazioni sono entrate nel repertorio di prestigiose compa-
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     gnie, dalle quali riceve delle commissioni, è il caso del Ballet de      1995, il “Bessie Award” per Annonciation nel 1997, il “Victoires de
     l’Opéra National de Paris, del Teatro alla Scala di Milano e del New     la Musique” per Romeo e Giulietta nel 1997, il “Globe de Cristal”
     York City Ballet.                                                        per Biancaneve nel 2009. Tra i riconoscimenti ricevuti, citiamo: Uf-
     Ha realizzato dei cortometraggi (Le postier, Idées noires nel 1991)      ficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, Cavaliere della Legion
     e numerosi film, tra i quali Un Trait d’Union e Annonciation (1992 e     d’Onore e Ufficiale dell’Ordine Nazionale del Merito. Nel 2014 ha
     2003) per i quali ha ricevuto il Grand Prix du Film d’Art nel 2003, il   ricevuto il premio “Prix Samuel H. Scripps” da parte dell’American
     Primo “prix Vidéo-danse” nel 1992 e il premio da parte del Festival      Dance Festival che premia tutta la sua opera.
     del Video di Praga nel 1993. Nel 2009 realizza il film Biancaneve,       Il Ballet Preljocaj si è stabilito da ottobre 2006 al Pavillon Noir di
     nel 2011 firma L’Envol per una pubblicità di Air France, che ripren-     Aix-en-Provence, un luogo interamente dedicato alla danza di cui
     de un momento della coreografia Le Parc. Nel 2016 realizza un            Angelin Preljocaj è il direttore artistico.
     nuovo video pubblicitario per il profumo Galop di Hemès.
     Ha inoltre collaborato a diverse realizzazioni coreografiche met-                              Claudia De Smet
     tendo in scena le sue coreografie: Les Raboteurs con Cyril Collard                             È nata in Belgio e si è diplomata all’Institut
     dall’opera di Gustave Caillebotte del 1988, Pavillon Noir con Pierre                           Provincial de Danse. Come ballerina profes-
     Coulibeuf nel 2006 e Eldorado / Preljocaj con Olivier Assayas nel                              sionista ha fatto diverse esperienze in varie
     2007. Nel 2016 ha presentato il suo primo lungometraggio Polina,                               compagnie in Europa. Ha trascorso la mag-
     danser sa vie, un adattamento dei fumetti di Bastien Vivès, realizza-                          gior parte della sua carriera di ballerina al Bal-
     to con Valérie Müller.                                                  let Preljocaj, interpretando numerose creazioni di Angelin Preljo-
     Diversi testi sono stati pubblicati sulle sue opere, tra questi: Ange-   caj nei ruoli principali del suo repertorio.
     lin Preljocaj (Actes sud, 2003), Pavillon Noir (Xavier Barral, 2006),    Dopo la carriera di danzatrice prosegue il suo rapporto con il Ballet
     Angelin Preljocaj, Topologie de l’invisible (Naïve, 2008), Angelin       Preljocaj in veste di assistente del coreografo nelle nuove creazio-
     Preljocaj, de la création à la mémoire de la danse (Belles Lettres,      ni come responsabile dello sviluppo artistico con i danzatori della
     2011), Angelin Preljocaj (La Martinière, 2015) uscito in occasione       compagnia e della preparazione delle tournée. Dal 2011 lavora
     del trentesimo anniversario della compagnia.                             come Maître de Ballet indipendente per Angelin Preljocaj e rimonta
     Nel corso della sua carriera ha ricevuto diversi premi, tra i quali      molte sue coreografie per compagnie di danza in tutto il mondo.
     il “Grand Prix National de la Danse” conferito dal Ministero della       Grazie alla sua lunga esperienza e al conseguimento di progetti di
     Cultura francese nel 1992, il “Benois de la Danza” per Le Parc nel       successo, è spesso invitata da compagnie e scuole professionali
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     di danza internazionali come insegnante e maître de ballet, assi-                   del Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, dove interpreta
     stendo i coreografi durante il processo di creazione, formando i                    Cinderella di Monteverde, Soirée Roland Petit, e la serata Waiting for
     danzatori e tenendo workshop.                                                       Ravel con coreografie di Tortelli, Manes e Monteverde. È solista nello
                                                                                         Schiaccianoci di Picone, in Walking Mad di Inger, in Water Game e
                                    Annamaria Margozzi                                   nella Bella addormentata di Levaggi. Nel 2018 è l’Amica di Kitry in
                                    Nata nel 1987, si diploma nel 2006 presso l’Ac-      Don Chisciotte e in Sin lo cual no di Doda per La grande danza.
                                    cademia Nazionale di Danza di Roma. Nel 2003
                                    vince il Premio delle Arti del M.I.U.R, presidente                         Linda Messina
                                    di giuria Maya Plisetskaya. Danzatrice di forma-                           Nasce a Piazza Armerina. Si forma all’Accademia
                                    zione classica e contemporanea, ha la fortuna                              Nazionale di Danza di Roma e alla Scuola di
                                    fin da subito di interpretare coreografie classi-                          ballo del Teatro alla Scala. Fa parte del Corpo
     che, neoclassiche e contemporanee di coreografi di fama interna-                                          di ballo dell’Opéra National du Rhin sotto
     zionale. Interpreta ruoli principali in Les Sylphides ed Excelsior di Z.                                  la direzione di Bertrand d’At. Dopo varie
     Prebil; Lo Schiaccianoci e La Vivandière di E. Albanese; Prova d’opera,             esperienze all’estero ritorna in Italia nel 2011 ed entra a far parte
     Capriccio italiano e Allah n’est pas obligè di A.Borriello. Nel 2007 è              del Corpo di ballo del Maggio Musicale Fiorentino Maggiodanza
     entrata a far parte della compagnia giovanile francese Europa Dance,                sotto la direzione di Francesco Ventriglia, interpretando primi ruoli
     dove interpreta varie coreografie di Duato (Sinfonia Indie, Duende),                e ruoli solistici in coreografie di Balanchine, Kylián, Foniadakis, Soto,
     Kylian (Un ballo, Sechs Tänze) e Ekman (Les quatre soeurs). Dal 2009                Poliakov, Ventriglia, Linke. Nel 2015 lavora presso il Teatro dell’Opera
     entra a far parte del corpo di ballo dell’Arena di Verona dove parteci-             di Roma con Il lago dei cigni di Bart e con Montero allo Staatstheater
     pa alle stagioni estive e invernali interpretando sempre ruoli solistici            Nurnberg Ballet, dove arricchisce il suo repertorio contemporaneo
     e principali in Cenerentola di Garofoli, Schiaccianoci à la carte, Lago             con coreografi come Inger, Naharin e Forsythe. È poi solista con il
     dei cigni e Aida di Zanella, Barocco Remix di De Candia. Seguono                    Royal New Zealand Ballet sotto la direzione di Ventriglia, ballando
     ruolo principali nella compagnia di Raffaele Paganini per Un America-               Giselle di Stiefel, In the Middle di Forsythe, La bella addormentata,
     no a Parigi, Bolero e Tanghi, il ruolo di prima ballerina per Omaggio a             Paquita, Selon Désir di Foniadakis che debutta al Royal Ballet di Londra,
     Ravel di Zanella e Blue Moon di Garofoli all’Arena di Verona, Narciso,              Carmen e Arlesienne di Petit, Cacti, episode 31 di Ekman, Romeo e
     passo a due con Giuseppe Picone, coreografia di Garofoli nel “Gala                  Giulietta di Ventriglia e Sogno di una notte di mezza estate di Scarlett
     de Les Etoiles” al Politeama di Genova. Dal 2016 entra a far parte                  in tournée a Hong Kong. Di recente è stata ospite dell’Opéra di
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     Lione per Carmen e Arlesienne di Petit. Nel 2018 è stata interprete                                    Yuriko Nishihara
     di Kitry in Don Chisciotte al Teatro Massimo di Palermo.                                               Nasce a Tokyo dove inizia gli studi di danza,
                                                                                                            proseguiti poi in Svizzera nella scuola di Mau-
                                    Francesca Bellone                                                       rice Béjart, dove si è diplomata. Tra i suoi ma-
                                    Nata a Palermo, si diploma presso la scuola                             estri vi sono Denis Ganio, Michel Gascard e
                                    “Aurino e Beltrame” diretta da Candida Ama-                             Gil Roman. Durante il soggiorno in Svizzera ha
                                    to, frequentando per un anno la scuola del Te-    partecipato a tournées internazionali con la Compagnia di Béjart
                                    atro dell’Opera di Roma diretta da Paola Jorio.   - Ballet Lausanne danzando al Teatro Bol’soj di Mosca, al Théâtre
                                    Dal 2006 lavora per il Corpo di Ballo del Tea-    Beaulieu di Losanna, allo Stadsschouwburg di Anversa e al Tea-
     tro Massimo di Palermo, il Maggio Musicale Fiorentino e l’Arena di               tro Regio di Torino. Ha poi ha studiato al Conservatorio di Madrid
     Verona, interpretando anche ruoli da solista nelle coreografie di:               dove ha affrontato il repertorio di Nacho Duato. A Roma ha lavora-
     Luciano Cannito, Amedeo Amodio, Marcello Angelini, Micha Van                     to con Diana Ferrara, affrontando coreografie di Luciano Cannito
     Hoecke, Vladimir Derevianko, Irina Kolpakova, Roland Petit, Massi-               ed Enrico Morelli in diversi teatri italiani. Ha ballato in Le sacre du
     mo Morricone, Paul Chalmer, George Balanchine, August Bourno-                    printemps e L’oiseau de feu di Béjart, Rassemblement, Na Floresta
     ville, Jiri Kylian e Andonis Foniadakis, Fabrizio Monteverde, Benja-             e Cor Perdut di Duato, Who Cares? di Balanchine.
     min Pech, Giuseppe Picone, Johan Inger, Matteo Levaggi, Lienz                    Dalla fine del 2016 lavora al Teatro Massimo di Palermo, ricopren-
     Chang, Gentian Doda, e Carolyn Carlson.                                          do, tra gli altri, il ruolo di Aurora in La bella addormentata di Levag-
     Nel luglio 2015 in occasione della stagione estiva del Teatro di                 gi, quello di Cupido in Don Chisciotte e quello de La figlia in Pink
     Verdura ricopre il primo ruolo in Carmen Suite di Enrico Morelli.                Floyd di Micha van Hoecke.
     In seguito ricopre i primi ruoli nelle coreografie di Martha Graham
     The red couple in Diversion of Angel e Lament.                                   KOR’SIA
     Negli anni successivi ricopre ruoli solistici e principali in varie pro-         Antonio de Rosa e Mattia Russo, insieme a Giuseppe Dagostino,
     duzioni come: Sorellastra in Cinderella di F. Monteverde, Red Wo-                sono KOR’SIA, un collettivo che nasce dalla necessità di comunica-
     man in Walking Mad di J. Inger, Fata delle Briciole e Cappuccetto                re mediante il corpo, di rendersi visibili come creatori e interpreti.
     Rosso in La bella addormentata di M. Levaggi, Amica di Kitry in                  I tre fondatori sono uniti dall’urgenza di esplorare un linguaggio,
     Don Chisciotte di L. Chang, Sechs Tänze di J. Kylian.                            quello del corpo, che trascende i limiti di quello verbale. Nelle loro
                                                                                      creazioni uniscono elementi provenienti da vari campi artistici,
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     N OT E B I O G R A F I C H E

     come i film, la fotografia, la letteratura e la scultura, punti di riferi-
     mento essenziali per elaborare nuovi mezzi espressivi.
     Dentro ad una realtà di cui siamo coscienti in maniera frammenta-
     ria, in cui si alternano suono e silenzi, movimento e quiete, il silen-
     zio della vita guida il cammino dei tre membri di KOR’SIA, uniti in
     un dialogo professionale.
     Dal 2015 KOR’SIA collabora con altre compagnie e istituzioni
     nell’ambito della danza, tra queste citiamo la Compañía Nacional
     de Danza de España. Nel giro di pochi anni la compagnia ha crea-
     to cinque spettacoli: Yellow Place, un passo a due; Cul de Sac, per
     7 danzatori; The Lamb, per 7 danzatori e un attore; Human, per un
     cast dai 4 ai 10 interpreti; Somiglianza, per 5 danzatori.
     La Compagnia ha inoltre ricevuto i seguenti premi: Premio “Giova-
     ne talento”, Festival internazionale di Danza di Positano ‘Leonide
     Massine’, 2014; 1° premio Concorso Internazionale di Coreogra-
     fia NEW YORK- BURGOS; 2° premio Certamen Coreografico di
     Madrid, 2014; 2° premio Concorso Internazionale di Coreogra-
     fia di Copenhagen, 2015; 1° premio Concorso coreografico con-
     temporaneo ‘Jeunes Compagnies’, Francia; 1° premio Residenza
     di creazione 2015, Conseil Regional de Bourgogne & Synodales.
     Sens, Francia; 1° premio Concorso per giovani coreografi, Balletto
     dell’Opera Nazionale di Bordeaux; 1° premio TANZPLATTFORM
     BERN | Festival internazionale di danza e concorso per coreografi;
     selezionati da ‘Aerowaves Twenty’, tra i principali coreografi emer-
     genti europei 2019/2020.

                                                                                  Kor’sia: Mattia Russo e Antonio de Rosa
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