STORIA, CULTURA e SCIENZA - ANSMI Presidenza Nazionale

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STORIA, CULTURA e SCIENZA - ANSMI Presidenza Nazionale
N. 74
             Maggio/Giugno 2018

STORIA, CULTURA e SCIENZA
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UN PAESE TRISTE E INCATTIVITO

                 Come creare un caso ad arte con una falsa foto (dal web)

In questo numero avrei voluto iniziare         cebookers hanno constatato transitan-
con una considerazione -invero piutto-         do da Piacenza in quei giorni e soprat-
sto amara- sul cinismo dell'italiano me-       tutto i soccorritori al lavoro su binari
dio. Nella fattispecie mi riferivo a una       certamente liberi ma altrettanto certa-
notizia che -per breve tempo- ha tenu-         mente non bloccati al traffico...
to banco sui social.                           Lo scetticismo, conoscendo le possibili-
Una fotografia ritrae una scena appa-          tà di applicazioni potenti come Photo-
rentemente drammatica: una squadra             shop, alla fine prevale, e pare logico
di soccorritori presta soccorso a una          domandarsi quale sia lo scopo di chi
persona infortunata sui binari della sta-      diffonde certe notizie confidando sulla
zione di Piacenza, mentre un passante          superficialità estrema dei lettori.
sembra essere intento a scattarsi un           In realtà il nostro è divenuto ormai un
selfie con la scena sullo sfondo.              paese triste e incattivito. Dieci anni di
Si direbbe il trionfo del cinismo, della       crisi e una politica dissennata lo hanno
volgarità e della cattiveria e ci sarebbe      impoverito non solo economicamente
di che essere profondamente indignati.         ma soprattutto dal punto di vista uma-
Poi però, dopo aver letto la "notizia" ed      no e merale.
essersi fatti passare il travaso di bile, la   L'italiano, si sa, pur non essendo (non
razionalità riprende a funzionare e si         coltiviamo illusioni pericolose) una Na-
osservano alcuni particolari: la stazione      zione, é un popolo complesso, capace
deserta, cosa che dato l'incidente de-         di gesti di straordinaria grandezza, ma
scritto -una donna investita da un treno       ferocemente attaccato al proprio indivi-
per gesto deliberato- avrebbe destato          dualismo. Pronto ad esecrare i vincenti
grande allarme attirando folle di curio-       perché forse gli ricordano le proprie
si; le condizioni della stazione radical-      piccole meschinità, è altrettanto solleci-
mente diverse da quelle che molti fa-          to nell'osannare chi sappia stuzzicarne
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il narcisismo, salvo poi buttarlo alle or-   sotto si domandi se quello che sente é
tiche illico et immediate non appena si      un merlo o una cornacchia... Giovanni-
affacci sulla scena un nuovo potenziale      no Guareschi, grande scrittore, non se
leader.                                      ne avrà a male se mi servo di questa
Il facile accesso alla tecnologia e la va-   metafora: il fatto é che noi intendiamo
stità della rete hanno poi ingigantito il    continuare a seminare, certi che il so-
fenomeno, consentendo a chiunque di          stegno dei nostri Lettori, che non solo
salire sul palco e dire la propria, fos-     non ci é mancato finora ma é gradual-
s'anche una castroneria, certo di gua-       mente cresciuto fino a livelli che ci lu-
dagnarsi qualche minuto di celebrità ed      singano non poco, continuerà ad ani-
avere comunque dei seguaci.                  mare la nostra volontà di studiare e
Le vicende politiche, dirette e indotte,     condividere le nostre ricerche, sicuri
della nostra Italia hanno tuttavia presto    che il raccolto presto verrà e sarà sod-
distolto la mia attenzione da questa vi-     disfacente.
cenda: non per la supposta lentezza          L'Italia é uscita a testa alta da periodi
nell'arrivare alla formazione di un go-      assai più bui: la speranza non é morta
verno (in passato ce ne furono di molto      e sta a noi alimentarla e farla crescere,
più cauti e riflessivi che, manuale Cen-     con l'esempio civico, la condivisione e
celli alla mano, ci misero molto più         l'esortazione.
tempo), ma per l'ostilità e la cattiveria    Venendo ai nostri preziosi Collaboratori,
messe in campo dalle fazioni ad esso         in questo numero apriamo con un sag-
ostili, non rassegnatesi al verdetto usci-   gio del Prof. Fabio Cecchi sull'Ospedale
to dalle urne ed espresso da quel popo-      da campo n. 231 nella Grande Guerra,
lo che, secondo la Costituzione, dovreb-     un'interessante riflessione del Coman-
be essere sovrano.                           dante Evangelista sugli Ufficiali Chimici
Come ogni volta, non sapendo come            Farmacisti, le origini della nostra Polizia
attaccare il nemico, si scava nella sua      Indigena delle Colonie raccontate da
vita privata, si denunciano tresche e        Vito Zita e altre notizie che spero cattu-
manovre ai limiti del criminale e si in-     reranno la vostra attenzione ed interes-
ventano trame assurde cercando di mi-        se.
nimizzare se poi alla ribalta delle crona-   L'estate, periodo di ristoro che ci prepa-
che finisca qualche proprio sodale colto     ra al calar della luce verso la stagione
con le mani nella marmellata.                fredda, é ormai alle porte: il prossimo
Comprenderete, cari e attenti Lettori,       sarà, nelle nostre intenzioni, un numero
che provare a trattare di storia, medici-    da villeggiatura, con argomenti leggeri,
na e argomenti parimenti seri quando         capaci di farvi sognare e magari strap-
attorno a noi il mondo sembra esser          parvi un sorriso...
divenuto preda di volgarità, cecità ideo-    Nell'attesa, buona lettura e a risentirci
logica e cattiveria ha un po' il sapore di   presto.
una fatica di Sisifo.
Eppure quando oramai vent'anni fa ci                                    Miles
dedicammo all'ambizioso progetto di
diffondere la cultura e l'amore per la
storia, la scienza e la ricerca mettemmo
in conto anche questo.
A volte ci sentiamo isolati, come un
merlo che fischia in cima ad un pioppo
senza vedere chi vi sia sotto ad ascol-
tarlo.
E talvolta ci viene il dubbio che chi sta
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Pagina 3                                          OSPEDALI NELLA GRANDE GUERRA

VITA QUOTIDIANA NELL’OSPEDALE DA CAMPO
231 DEL REGIO ESERCITO (1915-18)

                                                                             di Fabio
                                                                              Cecchi

                  Veduta generale dell’ospedale 231

Fu costituito inizialmente con una ca-       scente dei ricoverati, si decise di con-
pacità ricettiva di 200 posti-letto, ma      centrare i loro alloggi e i servizi, insie-
come accadde a tutte le altre unità          me a quelli per la truppa, in un fabbri-
ospedaliere nel corso della guerra fu        cato che dava su uno dei cortili mentre
spesso accresciuta per far fronte alle       nell’altro si installarono le attrezzature
necessità sanitarie straordinarie. Fun-      ospedaliere. L’unità era dotata di un
zionava con personale appartenente           gabinetto di batteriologia, ben fornito e
alla 10a Compagnia di Sanità (Napoli) e      diretto dal capitano medico Ernesto
materiali dell’Ospedale Militare di Vero-    Grossomini di Genova, nel quale furo-
na. Fu impiantato fin dal 12 agosto          no eseguiti non solo tutti gli esami ne-
1915 nella frazione di S. Quirino di         cessari ai bisogni dell’Ospedale ma
Cormons – 14 km ad ovest di Gorizia –        anche le ricerche che servivano ad as-
e fu adibito subito a lazzaretto per i       sicurare la protezione sanitaria alle
colpiti da colera. Fu installato nell’area   truppe stanziate nella zona. In partico-
di un grande cascinale composto da           lare fu eseguito l’esame sistematico di
alcuni edifici in precedenza adibiti a       tutte le acque del territorio occupato
fienili, scuderie, allevamento di bachi      dal VI Corpo d’Armata.
da seta, cantine e abitazioni coloniche.     Alla fine di quell’anno ci fu la grande
C’erano anche due ampi cortili e una         epidemia di colera, anche se i casi co-
pineta, nella quale furono impiantate        minciarono a manifestarsi già due mesi
stabilmente 13 tende per ricovero di         dopo l’entrata in guerra. Tra il luglio
vario tipo.                                  del ’15 e il gennaio del ’16 quelli de-
Al momento della formazione la dire-         nunciati tra i militari furono almeno
zione fu assegnata al capitano medico        15.744, quelli accertati 7.154 e 4.229 i
di complemento Pietro Mazzacara, poi         decessi; tra i civili 582 denunciati, 331
passò al maggiore medico in S.A.P. Er-       accertati con 255 decessi. Negli ospe-
nesto Negro e a metà di ottobre fu as-       dali contumaciali del Regno se ne ac-
sunta dal Ten. Colonnello medico Vin-        certarono 446 casi; 149 quelli riscon-
cenzo Ronga. Fino a quel momento gli         trati nella popolazione civile della pro-
ufficiali avevano alloggiato a Cormons       vincia di Udine. Tra le truppe il picco fu
ma poi, data la natura della malattia        raggiunto nel mese di novembre con
che si doveva curare e il numero cre-        5.196 casi scoperti e 1.676 decessi,
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mentre tra i civili il mese peggiore fu       si manifestò quasi esclusivamente tra i
agosto: 356 casi denunciati e 182 de-         militari della 2a Armata. Si registrarono
cessi. Questi dati generali erano ap-         numerosi decessi per gastro-enteriti
prossimativi, in qualche caso frammen-        coleriformi, che presentarono sempre
tari, perché mancavano gli accerta-           referti batteriologici negativi. Tra otto-
menti di qualche ospedale d’isolamen-         bre e novembre furono risolti anche
to. Sono quelli che si riuscì a reperire.     numerosi casi di gangrena gassosa,
L’entità del problema è da considerarsi       curati 97 casi di congelamento agli arti
senz’altro maggiore di quanto riferisca-      e 508 feriti comuni, che vennero ospe-
no quei numeri.                               dalizzati in baracche costruite vicino
Fino a tutto il febbraio del 1916 nell’O-     alla stazione ferroviaria di Cormons.
spedale 231, assegnato temporanea-            Poi, quando si ritenne che l’epidemia
mente alla 2a Armata e poi alla 3a del        fosse cessata, ad aprile del ’16, l’ospe-
Duca D’Aosta, vi furono ricoverati e          dale fu adibito alla cura delle malattie
curati 3.217 colerosi, 786 dei quali mo-      infettive delle truppe del VI Corpo d’Ar-
rirono. Il servizio necroscopico fu utilis-   mata. Furono ricoverati 328 militari,
simo nel momento in cui si passò dalla        affetti da meningiti cerebro-spinali
prima fase dell’epidemia (agosto-             (25), tifo (116), morbillo (25), parotiti
ottobre), che imperversò egualmente           (49) e altre patologie, con 24 decessi.
tra le truppe della 2a e quelle della 3a      Il colera serpeggiava anche tra gli au-
Armata, a quella in cui si ebbe una re-       striaci e quando i nostri soldati conqui-
crudescenza nella diffusione del morbo        starono alcune loro trincee e le occu-
(novembre-dicembre ‘15), che stavolta         parono se ne manifestarono diversi ca-

                              Planimetria dell’Ospedale 231
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                                              fettuavano ispezioni, a tutto il persona-
                                              le sanitario, senza distinzioni di grado,
                                              che appartenevano a reparti nei quali
                                              si erano manifestati casi di colera in
                                              forma epidemica, ai disinfettatori, agli
                                              addetti al trasporto dei malati o dei ca-
                                              daveri dei colerosi, agli addetti alla loro
                                              sepoltura e ad altre categorie che ope-
                                              ravano negli enti sanitari di seconda
                                              linea e territoriali.
                                              Nel 1916 l’infezione colerica si manife-
                                              stò solo in modo sporadico, ebbe
            Il cortile dei servizi            “apparizioni or qua or là, presto conte-
                                              nute e soffocate.”, almeno secondo
si, attribuiti al contatto con i materiali    una relazione ufficiale dell’Intendenza
infetti abbandonati sul posto. Con ap-        Generale. I corpi e i reparti colpiti furo-
posita circolare, fin dal 18 settembre        no molti – una ventina nella 2a Armata
1915 la vaccinazione anticolerica era         e più di 45 nella 3a – ma in forme lie-
diventata obbligatoria per tutti i militari   vissime. L’epidemia era attenuata e in
dell’Esercito, con esclusione tempora-        notevole decrescenza, ma aveva anco-
nea di quelli impegnati in combatti-          ra “caratteri tali da costringere ad una
mento. Chi aveva già fatto l’antitifica,      vigilanza profilattica sempre pronta e
doveva fare due vaccini anticolerici di       attiva.”. Gli episodi più importanti si
1° e 2° grado, distanziati di sette gior-     manifestarono nel 25° e 26° reggimen-
ni, quelli che non ne avevano nessuna         to di fanteria (brigata Bergamo) di
la facevano mista: tre iniezioni a di-        stanza nella zona di Tolmino, nell’VIII
stanza di una settimana l’una dall’altra.     Corpo d’Armata, in particolare l’11°
L’anticolerica non provocava forti rea-       fanteria (br. Casale), e nel 97° (br.
zioni febbrili, ma poteva diminuire l’ef-     Genova). La piccola epidemia che colpì
ficienza fisica dei vaccinati per 24-48       il 25° e 26° e le centurie del Genio ad
ore, pertanto le Direzioni di Sanità or-      essi assegnate, si manifestò tra luglio
dinavano di effettuarle nei turni di ri-      e agosto nelle truppe che occupavano
poso dal servizio di trincea. La regola-      le trincee di Cigini, nei pressi di S. Lu-
rità delle operazioni molto probabil-         cia. Fu domata con misure di bonifica
mente ne risentì, perché i cambi a vol-       adottate durante il cambio dei batta-
te per inderogabili necessità della           glioni in linea con il relativo riposo.
guerra venivano effettuati con ritardo
sui tempi previsti. Il Comando Supre-
mo stabilì anche che per tutta la dura-
ta dell’epidemia nella zona dell’Isonzo
venisse corrisposta un’indennità gior-
naliera di 5 Lire – una somma notevo-
le, anche se soggetta all’imposta sulla
ricchezza mobile - ad alcune categorie
del personale sanitario: a tutti coloro,
ufficiali e truppa dell’Esercito, della
Croce Rossa e personale religioso, che
prestavano servizio nei locali d’isola-
mento, nei laboratori batteriologici del-
la zona infetta e contumaciale, che ef-
                                                     Il reparto tende nella pineta
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RISM                                   Pagina 6

       La sala ritrovo per la truppa

       Il gabinetto di batteriologia
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                                             ma fognario. L’acqua veniva trasporta-
                                             ta in botti di legno da Udine. Quando
                                             partiva era potabilissima ma, per ra-
                                             gioni che non si riuscì mai a chiarire
                                             del tutto, da esami batteriologici effet-
                                             tuati in più occasioni si accertò che al
                                             momento di consumarla era in genere
                                             più inquinata di quella disponibile a S.
                                             Quirino. Quei risultati si ebbero non
                                             solo per l’acqua da usare nell’Ospeda-
                                             le, ma per tutta quella distribuita nelle
                                             trincee alle truppe del VI Corpo. Il per-
            La sala anatomica                sonale di servizio beveva sempre
                                             “acqua bollita acidulata”, cioè corretta
Nell’11° fanteria l’epidemia si sviluppò     con succo di limone e aceto, anche se
ad ottobre e colpì i reparti che occupa-     il Ronga ammette apertamente che “i
vano le trincee comprese tra Merna e         più, compreso il sottoscritto, si abitua-
Vertoiba (Gorizia). Prima dell’avanzata      rono a fare a meno, per via interna, di
in quel settore gli uomini erano tutti in    questo indispensabile elemento”. Tra i
ottime condizioni sanitarie, dettaglio       militari addetti ai reparti si ebbero due
che fece concludere che si fossero in-       casi di contagio: uno di loro, appena
fettati durante l’occupazione delle trin-    passato dal ruolo di piantone dell’Uffi-
cee austriache espugnate. Il piccolo         cio di Amministrazione ad infermiere di
focolaio colerico nel 97° fanteria ac-       reparto, morì in meno di 24 ore, men-
campato a Vallorisca (Gorizia) fu attri-     tre l’altro per sua fortuna guarì. Le la-
buito alla presenza di un soldato porta-     trine invece furono sostituite con…i va-
tore di vibrioni, che qualche giorno pri-    si inodori da camera. Necessità in tem-
ma era stato ricoverato in un ospedale       po di guerra.
contumaciale per una malattia comu-          I problemi erano davvero tanti. L’O-
ne. Nel territorio della 3a Armata inve-     spedale era stato costituito utilizzando
ce non si ebbero veri e propri focolai.      vecchio materiale prevalentemente
L’infezione si manifestò verso la metà       chirurgico e l’organizzazione fu trasfor-
di settembre, con numerosi casi nei          mata con l’aiuto della Sezione Sanitaria
reparti dislocati nella zona di Doberdò      dell’Ispettorato. In poco tempo fu do-
– specialmente alla q. 144 – e in quelli     tato di tutti i mezzi necessari per cura-
accantonati a Ronchi, Monfalcone e           re le malattie infettive e le altre patolo-
Aquileia. Le misure profilattiche furono     gie. Furono aumentati i materiali indi-
subito applicate scrupolosamente: un
più accurato controllo dell’igiene indivi-
duale e collettiva, la disinfettazione dei
luoghi, la bonifica delle acque, la ricer-
ca e l’isolamento dei portatori del vi-
brione. Nelle altre armate non ci fu al-
cun focolaio di colera.
Nella sua relazione il Ten. Col. Ronga
raccontò molte delle difficoltà quotidia-
ne che i suoi uomini furono costretti ad
affrontare per garantire il servizio. L’O-
spedale 231 non era fornito né di ac-
qua potabile né di latrine e di un siste-
                                                        Il reparto disinfezione
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spensabili per i posti-letto, brande,         riuscì a far funzionare il lazzaretto da
materassi, coperte, allestiti i bagni, co-    campo e a proteggere i ricoverati nei
struita una cucina completa di stoviglie      periodi di tempo in cui vi si trovarono
che poteva assicurare anche 800 pasti,        concentrati sia i contagiati che i feriti di
un impianto idrico per la distribuzione       ogni specie. In un periodo epidemico di
dell’acqua nei vari reparti, macchine         5 mesi all’interno dell’Ospedale si eb-
per la disinfezione e una lavanderia a        bero soltanto tre contagi. Un innegabi-
vapore. La distribuzione dell’acqua per       le successo, considerando le condizioni
la lavanderia, la cucina, per il gabinet-     igieniche del tempo rese ancor più dif-
to di batteriologia, la sala anatomica e      ficili dalla guerra in corso. L’unico difet-
le pulizie in genere, veniva assicurata       to, a detta del Direttore, fu l’illumina-
con condutture sotterranee e quattro          zione elettrica dell’intera struttura.
cassoni di deposito, dai quali veniva         L’Ospedale fino al 25 ottobre 1917 ri-
pompata e smistata nei punti necessari        mase dislocato a S. Quirino. Nella pre-
con le pompe manuali semirotative ti-         cipitosa ritirata dopo Caporetto, a no-
po Excelsior date in dotazione. Il siste-     vembre, fu riattivato a Lendinara (26
ma fu studiato per economizzare l’ac-         km a ovest di Rovigo). Dal dicembre
qua, sempre preziosa, e aiutare il lavo-      fino a tutto gennaio del 1918 operò a
ro dei soldati inservienti, che altrimenti    Occhiobello, sempre nei pressi di Rovi-
sarebbero stati costretti a trasportarla      go. Da febbraio fino alla fine della guer-
a mano. Con altri espedienti simili,          ra non si hanno più indicazioni sulla sua
sfruttando tutte le risorse del posto e       dislocazione.
con i pochi materiali a disposizione si

                                Il piano terra 2° reparto
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GLI UFFICIALI CHIMICI-FARMACISTI

                                                                            di Guglielmo
                                                                            Evangelista

                   Fregi da berretto per farmacisti

Su queste colonne abbiamo già scritto          partiti per il fronte assieme alle loro
dei medici della Marina e dei Veterinari       farmacie da campo oppure sono stati
dell’Esercito. Concludiamo ora occupan-        imbarcati quando si prospettavano lun-
doci del terzo dei “pilastri” tradizionali     ghe navigazioni di flotte numerose: non
dei corpi sanitari militari: gli ufficiali     va dimenticato che un tempo erano
Farmacisti o, più propriamente, chimico        questi professionisti a preparare ogni
-farmacisti.                                   sorta di medicinali e non esistevano i
A differenza del medico, che in caso di        prodotti preconfezionati a lunga conser-
necessità viene chiamato in prima linea        vazione e quindi dovevano restare il più
non     diversamente      dal  veterinario     vicino possibile a soldati e marinai per
(almeno al tempo della cavalleria mon-         fornire loro tutta l’assistenza necessa-
tata), la vita del farmacista è in genere      ria.
più tranquilla, trascorsa nelle infermerie     La storia di tutte le nazioni registra e
e negli ospedali militari.                     ricorda i tanti militari di ogni grado e
Basti dire che l’ufficiale farmacista della    specialità che si sono distinti in qualche
Marina è l’unico fra tutti i marinai, an-      azione, ma è ad un farmacista dell’e-
che quelli di grado più infimo, a non          sercito francese che l’Europa deve forse
effettuare imbarchi: il suo compito si         più che ad ogni altro soldato.
esaurisce a terra negli ospedali navali e      Antoine Augustin Permentier nacque
nel controllare il rifornimento delle in-      nel 1737 e, con il suo laboratorio porta-
fermerie di bordo quando le navi si fer-       tile e la sua scorta di pozioni, combattè
mano in porto.                                 senza paura durante la guerra dei sette
Naturalmente questi professionisti con-        anni contro Inghilterra e Prussia duran-
ducono una vita in divisa e sotto disci-       te la quale venne catturato trascorren-
plina militari e per tale ragione, quando      do poi un periodo di prigionia in Germa-
ne ricorrano i presupposti, anche i far-       nia.
macisti non si sottraggono a disagi e          A quell’epoca la patata, pur essendo
pericoli venendo specificatamente ad-          ben nota, non era considerata un cibo
destrati a svolgere la loro attività anche     umano e in genere veniva data ai maia-
in prima linea o in situazioni operative       li, ma per il suo basso costo era consi-
complesse.                                     derato un alimento che si confaceva
Così talvolta anche i farmacisti sono          particolarmente ai prigionieri di guer-
RISM                                                                         Pagina 10

ra….Così Parmentier ingannò il lungo
periodo di tempo passato in prigionia a
studiare questo tubero e le sue caratte-
ristiche nutrizionali.
Liberato e ritornato in Francia si adope-
rò in tutti i modi per diffonderne la co-
noscenza: dopo un periodo di iniziale
diffidenza il successo alimentare della
patata fu enorme.
A dispetto di chi vuole che i grandi in-
ventori e scopritori abbiano concluso la
loro vita misconosciuti e in miseria, il
Parmentier proseguì poi nella carriera
fino a diventare prima della rivoluzione
del 1789 Ispettore Generale della Sani-
tà Militare; continuò a studiare questio-
ni attinenti la nutrizione e l’agronomia
anche sotto Napoleone e fu chiamato a
giudicare sui primi esperimenti sui pro-
dotti in scatola.
Nel Piemonte Risorgimentale avevamo
un Corpo Farmaceutico Militare relati-
vamente consistente, con oltre trenta
farmacisti di prima, seconda e terza
classe, mentre nello Stato Pontificio ne
esisteva solo uno, Antonio Mosconi, in
forza presso l’Ospedale Militare di Ro-
ma.                                                     Antoine Parmentier
Negli Ospedali Militari del Regno di Na-     con una gerarchia che andava da Far-
poli i farmacisti erano numerosi: in cia-    macista Direttore di laboratorio a Far-
scuno era previsto un Farmacista Capo        macista Capo, Farmacista e Farmacista
ed uno di quelli del grado più basso,        aggiunto, che nella gerarchia dell’eser-
detti 3°farmacisti, aveva l’obbligo di       cito erano equiparati nei gradi da mag-
presenziare alle visite dei degenti assie-   giore a sottotenente.
me ai medici, mentre quello che mon-         Con Regio Decreto del 21 aprile 1862
tava la guardia doveva, durante la gior-     furono istituiti anche i farmacisti della
nata, accompagnare gli infermieri che        Regia Marina, con Farmacisti Capi e far-
portavano i farmaci e controllare come       macisti di prima e seconda classe. I ri-
le somministravano.                          cami e gli orpelli sulla divisa ereno
Una curiosa incombenza dei farmacisti        uguali a quelli dei farmacisti di terra ma
napoletani era quella di preparare le        la sottopannatura dei distintivi di grado
limonate prescritte dai medici per certe     era in verde smeraldo, colore che li di-
diete, anche quelle che non conteneva-       stingue ancora oggi.
no farmaci.                                  Ad ogni modo il personale farmacista
Avevano alle loro dipendenze uno o più       delle forze armate era considerato civile
“giovani di farmacia” equiparati a sot-      come già i medici in anni lontani ma, a
tufficiali.                                  differenza di questi ultimi, la loro defi-
Nel Regno d’Italia i farmacisti, non più     nitiva militarizzazione si fece attendere
Corpo ma personale, furono displinati        fino al 1921.
nel Regio Decreto del 26 maggio 1861         Nel frattempo aveva portato la divisa di
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                     ufficiale,    raggiun-    brica del chinino di stato, un farmaco
                     gendo il grado di         allora considerato “sociale” che era l’u-
                     capitano, un altro        nico rimedio conosciuto contro la mala-
                     personaggio di spic-      ria che a quei tempi affliggeva l’isola di
                     co del mondo sani-        Sardegna, e che dopo il 1861 divenne
                     tario italiano: Carlo     un flagello anche di tanta parte dell’Ita-
                     Pedrazzini      (1882-    lia unita: era un genere di monopolio
                     1945), laureato in        venduto a prezzi bassi e controllati in
                     chimica e farmacia,       tutte le tabaccherie.
                     poi docente di Storia     Dal 1923 al 1976 l’ente assunse il no-
                     della farmacia a Pa-      me di Laboratorio chimico farmaceutico
                     via e perfino propo-      militare e nel 1931 ne fu deciso il tra-
                     sto per il premio         sferimento da Torino a Firenze, in posi-
                     Nobel.                    zione più centrale che favoriva gli ap-
                     Fu anche ufficiale        provvigionamenti di tutti i corpi stanzia-
                     dell’esercito      Cle-   ti nella penisola.
                     mente Ciccarelli, il      La produzione dello Stabilimento, che è
                     farmacista che in-        arrivato ad occupare fino a 2000 perso-
                     ventò la nota “Pasta      ne, non comprende solo i medicinali,
                     del Capitano” pren-       ma anche presidi medico-chirugici e
                     dendo lo spunto dal-      perfino cosmetici e liquori che vengono
     Farmacista      le polveri dentifrice     venduti anche al pubblico. Naturalmen-
       Periodo       venivano distribuite      te la maggior parte della sua produzio-
     napoleonico     ai soldati inglesi du-    ne è identica a quella delle industrie ci-
                     rante      la   guerra    vili, ma l’essere un ente pubblico ed ap-
1915-18. Nonostante quanto si potreb-          partenere all’amministrazione militare
be essere indotti a credere, in realtà il      gli fornisce la possibilità di disporre di
nostro farmacista-preparatore era capi-        attrezzature in grado di far fronte con
tano…. di cavalleria e solo dopo il con-       maggiore elasticità a situazioni di
gedo potè dedicarsi alla professione di-       emergenza e di procedere allo stoccag-
ventando imprenditore.                         gio di riserve strategiche di medicinali
Il perno su cui – si può dire da sempre        senza preoccupazioni di smercio sul
- ruota tutto il servizio farmaceutico         mercato civile.
dell’esercito è lo Stabilimento Chimico        I buoni risultati si sono visti: in tempi
Farmaceutico Militare di Firenze.              rapidissimi, mettendo a disposizione gli
Le sue origini sono molto antiche: infat-      stock dei suoi farmaci o sintetizzando-
ti nel 1832 il Re Carlo Alberto, istituen-     ne di nuovi, l’Istituto ha validamente
do il Consiglio Superiore dell’Armata          contribuito a fornire di medicinali di
Sarda, vi chiamò a far parte anche un          emergenza le aree colpite da calamità
farmacista, la cui presenza era giustifi-      naturali come nel caso dei terremoti
cata dall’intenzione di costituire come        dell’Irpinia e del Friuli e perfino in occa-
possibile un “Laboratorio Generale chi-        sione della nube radioattiva di Cherno-
mico farmaceutico”. Esso nacque diver-         byl, dove sono state mandate centinaia
si anni più tardi, nel 1853, aggregato a       di migliaia di confezioni di ioduro di po-
un “Deposito di Farmacia Militare” di          tassio, utile a combattere gli effetti del-
Torino, accentrando così tutto quanto          la radioattività, e che presumibilmente
aveva attinenza con la preparazione dei        facevano parte delle scorte militari ac-
medicinali per uso umano, per uso ve-          cantonate per la malaugurata prospetti-
terinario e la loro distribuzione alle         va di un conflitto nucleare.
truppe: ne fece poi parte anche la Fab-        Accanto all’attività più specificatamente
RISM                                                                         Pagina 12

professionale, fra i compiti dei farmaci-     sponsabilità nei confronti dei soldati na-
sti militari vi è anche la diffusione delle   zionali, di quelli indigeni e della popola-
nozioni di igiene e di educazione sanita-     zione civile che vivevano in condizioni
ria: sotto questo aspetto il loro impe-       climatiche severe e spesso ostili e dove
gno è costante nelle caserme, ma si è         le epidemie erano praticamente ende-
dimostrato particolarmente prezioso           miche.
durante le missioni all’estero, sempre        Ricordiamo infine che Ufficiali farmaci-
svolte in aree esposte al rischio di con-     sti, peraltro con un organico molto ri-
tagi di tutti i generi e di tutte le prove-   dotto, sono presenti anche nel Corpo
nienze.                                       Militare della Croce Rossa Italiana e
Peraltro la profilassi sanitaria che viene    nell’ACISMOM del Sovrano Militare Or-
svolta oggi è relativamente poca cosa         dine di Malta, entrambi operanti colla-
di fronte al campo di intervento dei no-      teralmente al Corpo Sanitario dell’Eser-
stri farmacisti facenti parte delle truppe    cito.
coloniali, che avevano una delicata re-

                             Mostrina per farmacisti 1915-18
Pagina 13                                                                RECENSIONI

“STORIA DEL 27° REGGIMENTO
CAVALLEGGERI DI AQUILA 1909 - 1920”
Recensione al libro di Daniele Bastianoni

                                                                            di Davide
                                                                            Zamboni

                                            purtroppo oggi si trovano su questo
                                            Reggimento, non secondo a nessun’al-
                                            tro e che mai si sottrasse agli onori ed
                                            oneri dei campi di battaglia della guer-
                                            ra. Raccolte ed elaborate le fonti stori-
                                            che reperite, Daniele stese quest’opera
                                            del proprio ingegno che io ho avuto
                                            modo, in questi mesi che ne hanno an-
                                            ticipato l’editazione, di leggere in ante-
                                            prima, e di vedere soprattutto nascere
                                            e crescere con passione. Oggi ho avuto
                                            il piacere di avere una delle prime copie
                                            del libro, appunto definitivamente edi-
                                            to, e parimenti ho avuto conferma che
                                            il lavoro di Daniele riguardante il 27°
               Copertina
                                            Cavalleggeri di Aquila è un testo di si-
Diversi anni fa mi trovai a parlare, pia-   curo interesse, che va a colmare una
cevolmente come sempre, con il caro         mancanza nella storiografia reggimen-
amico Daniele Bastianoni della storia       tale italiana della Grande Guerra, scar-
del 27° Reggimento Cavalleggeri di          sa di informazioni su questo Reparto. In
Aquila, seguitamente a recenti sue ac-      queste poche righe, tratte direttamente
quisizioni di pezzi della sua collezione    dal libro, l’autore ci illustra più ampia-
relativi a tale tematica e alla ricerca,    mente i motivi che lo spinsero nella ri-
conseguente, sulle vicende storiche che     cerca e studio:
interessarono questo reparto del nostro     “Come e perchè nacque l'idea di scrive-
Regio Esercito nella Prima guerra mon-      re questo libro? Per prima cosa diciamo
diale. Il soggetto era affascinante: la     che “scrivere” è un'esagerazione, più
storia di un Reggimento di Cavalleggeri     semplicemente vorrei ordinare tempo-
oggi sconosciuto ai più, ma partecipe       ralmente quello che accadde ora-mai
degli ultimi veri e propri momenti ante-    un secolo fa e fare da trait d'union fra i
cedenti la fine della Grande Guerra,        fatti, i personaggi, i luoghi descritti e le
episodio che già in passato aveva inte-     immagini. L'episodio da cui partì questa
ressato l’autore. Daniele, appassionato     idea fu il vedere in tv, oramai parecchi
cultore della storia della nostra Nazione   anni fa, un documentario sulla 1^
e del pari appassionato collezionista,      Guerra Mondiale e scoprire come cad-
nonchè attento e fine ricercatore, ben      dero in combattimento gli ultimi soldati
presto riuscì a raccogliere gran parte      Italiani della Grande Guerra sul fronte
delle informazioni frammentarie che         italiano. Da quel momento una serie di
RISM                                                                         Pagina 14

                               Distintivi dei Reggimenti di Cavalleria

circostanze fortuite e favorevoli mi per-       di migliaia di profughi, paesi distrutti,
misero di venire in possesso di alcuni          economia nazionale devastata). Si con-
documenti e foto che in qualche modo            clude così l'epopea del “Risorgimento”,
avevano come comune denominatore il             considerando la Grande Guerra come la
fatto d'arme che tanto mi aveva incu-           “4^ Guerra di Indipendenza”. Non è
riosito. Dal singolo episodio, la mia ri-       mia intenzione lanciarmi in disamine
cerca ha abbracciato la storia del repar-       politiche o sociologiche del conflitto,
to militare che fu protagonista, non uni-       questo scritto vuole solo essere un dia-
co, dello scontro avvenuto il 4 novem-          rio, sicura-mente incompleto, di un bre-
bre del 1918 pochi minuti prima delle           ve ma intenso periodo di tempo e cioè
ore 15.00, anche il nome del luogo do-          dal 1909 al 1920, periodo al cui interno
ve avvenne lo scontro era sicuramente,          si svolsero per l'Italia due guerre, la
come minimo singolare, “Paradiso”. Le           Guerra Italo-Turca e la Prima Guerra
quindici era l'orario concordato per la         Mondiale.”
fine della guerra sul fronte Italiano,
guerra iniziata per l'Italia il 24 maggio       Il libro è un’edizione privata pubblicata
del 1915 e che dopo alterne vicende             direttamente dall’autore senza fini com-
giungeva al termine (per il Regno d'Ita-        merciali. Per avere informazioni su co-
lia più di 5 milioni e mezzo di soldati         me avere questo libro è necessario con-
mobilitati, 650.000 caduti, più di un mi-       tattare lo stesso autore al suo indirizzo
lione di feriti, mutilati e pazzi, centinaia    email: danielebastianoni@alice.it
Pagina 15                                                             RICORDI D’AFRICA

ORIGINE DELLA POLIZIA INDIGENA

                                                                                 di Vito
                                                                                  Zita

                Cartolina dei Carabinieri Reali di Asmara

Al momento dell’occupazione militare di         die di P.S. anche se, per ragioni facili a
Massaua i servizi di polizia, quelli di         capirsi, un nero – anche investito d’au-
pubblica sicurezza e di polizia urbana          torità datagli da noi – non poteva mai
erano affidati a guardie indigene. In           per nessun verso e sotto nessun aspet-
virtù di questa situazione, inizialmente i      to esercitare questa autorità su di un
carabinieri presenti al seguito delle no-       bianco. A questo scopo fu creata la di-
stre truppe assunsero tutti i servizi di        visione delle singole sfere d’azione fra i
polizia, assorbendo nel loro organico le        carabinieri e guardie: dando ai primi la
guardie indigene cui furono affidati i          polizia dei bianchi ed alle seconde quel-
soli servizi di polizia urbana.                 la degli indigeni. Così si generò confu-
In seguito si ebbe una modifica organi-         sione e le prime difficoltà, perché ben
ca della gestione del corpo di polizia          difficilmente si poteva demarcare netta-
ereditato dagli egiziani che fu affidato        mente a quale dei due uffici spettasse
al Segretariato degli Affari Indigeni, di-      in tanti casi l’investigazione dei reati.
ventando un fac-simile delle nostre             Nel luglio 1888 arrivò dall’Italia il dele-
guardie municipali. In questo contesto          gato di P.S. Bolis con lo scopo di riordi-
però i carabinieri continuarono ad eser-        nare il corpo di guardie indigene e farne
citare tutte le funzioni di polizia, giudi-     un corpo a somiglianza delle nostre
ziaria alle quali vennero aggiunte anche        guardie di pubblica sicurezza, che lavo-
la sorveglianza e la custodia delle car-        rasse parallelamente ai carabinieri alla
ceri.                                           polizia della Colonia. Ma il risultato fu
Quando il Cav. Pestalozza fu destinato          che gli attriti fra il funzionario civile ed
a dirigere l’ufficio per gli Affari Indigeni,   il capo dell’arma dei carabinieri furono
il corpo delle guardie che da esso di-          molti e stridenti, sembrando ad ognuno
pendeva vide aumentare i suoi compo-            dei due che l’altro invadesse le proprie
nenti e ricevette facoltà maggiori. Di-         attribuzioni. Il loro disagio era dato dal
venne un vero e proprio corpo di Guar-          fatto che a Massaua non c’era lavoro
RISM                                                                         Pagina 16

                                              A questo punto sorge per Gandolfi la
                                              necessità di un nuovo ordinamento di
                                              governo civile della Colonia, il pensiero
                                              del Governatore si rivolse anche a que-
                                              sta nota non indifferente della macchi-
                                              na coloniale e propose, col rimpatrio del
                                              Livraghi (agosto 1890) un nuovo asset-
                                              to del corpo di guardie indigene, met-
                                              tendovi a capo un funzionario civile di
                                              Pubblica Sicurezza. Di seguito l’ordina-
                                              mento da lui scritto nel maggio 1891:

                                              Ordinamento attuale dell’Ufficio di Poli-
                                              zia Indigena

                                              Numero – Attualmente è a capo dell’uf-
                                              ficio di Polizia Indigena il delegato di
                                              P.S. signor Bondi.
                                              Al 31 marzo p.p. il ruolo degli agenti
                                              indigeni alla sua dipendenza dava que-
                                              ste risultanze:
                                              7 agenti in servizio all’Asmara;
         Giulio Pestalozza (1882)             16 a Moncullo;
                                              7 ad Archico;
per entrambi. E dato che l’elemento mi-       36 fra Massaua e Taulud.
litare doveva necessariamente prevale-        Totale 66 guardie.
re, le più delicate e le più importanti       Dieci guardie sono in carcere pei fatti di
operazioni erano affidate all’arma dei        cui è imputato come principale reo il
carabinieri, anche perché essa dispone-       Livraghi.
va di un personale più sicuro, più attivo     Le trenta guardie indigene distribuite
e più coraggioso. Ne conseguì che il Bo-      all’Asmara, a Otumlo, a Moncullo, ad
lis dopo gli urti col capitano dei carabi-    Archico dipendono dall’autorità militare
nieri, nel gennaio 1889 dovette rimpa-        residenti in quelle località, e precisa-
triare ed al suo posto venne designato        mente dall’arma dei carabinieri, ciò che
a capo dell’ufficio di polizia indigena un    costituisce già di per sé una grave ano-
ufficiale della stessa arma dei carabi-       malia e mostra una volta di più, quanto
nieri; e fu scelto il tenente Dario Livra-    sia difficile il mantenersi nei limiti della
ghi.                                          logica quando si vogliono adottare a
Purtroppo gli inconvenienti non cessa-        degli organismi semplici e poco svilup-
rono, anzi, si acuirono. Infatti Il Gover-    pati le forme complicatissime che solo
natore Gandolfi ritiene che a quelli già      reclamano le società più progredite nel-
esistenti “si aggiunse questo, e gravis-      la via della civiltà e della libertà.
simo, che urtava contro la disciplina         Qualità – Poco è il bene che si può dire
militare: un tenente dei carabinieri ve-      delle guardie indigene della Colonia Eri-
niva a mettersi in antagonismo col suo        trea. Sono, come si accennò, in massi-
capitano, dal quale gerarchicamente           ma parte un’eredità del Governo egizia-
dipendeva ma viceversa poi era in op-         no. La scuola del Livraghi non può
posizione di lui che il Livraghi svolgeva     averle migliorate. Dieci di esse, dicem-
la sua azione direttiva dell’ufficio di po-   mo, sono ancora in carcere per aver
lizia”.                                       prestato il loro concorso ai crimini di cui
Pagina 17                                                    RICORDI D’AFRICA

            1896 - Massaua - Gruppo di Carabinieri ascari

              Carabinieri e zaptié (1885) - carabinieri.it
RISM                                                                           Pagina 18

                         Carabinieri e zaptié (1888) - carabinieri.it

è stato imputato il famigerato tenente.          guardie umiliate in tutti i modi è altret-
Come si può immaginare, erano le più             tanto depresso quanto è nulla la loro
capaci, le più segrete, le più disciplina-       efficacia. I crimini del Livraghi, infine,
te. Le rimanenti non dimostrarono di             hanno finito per riflettere su di loro una
avere né intelligenza né lo zelo per la          luce sinistra e per renderle odiose.
cosa pubblica che sarebbe desiderabile           Paghe – Un delegato riceve Lire 5.500;
in esse.                                         Quattro brigadieri Lire 75 al mese; Ses-
Del resto, bisogna essere giusti nel giu-        santaquattro guardie Lire 60 al mese
dicarle. Il sentimento della loro inutilità,     (Lire 48.240) per un totale di Lire
il non essere impiegate che contro gli           53.740.
indigeni, l’umiliante posizione in cui es-       Ma se a questa somma aggiungiamo
se si trovano di fronte ad un bianco an-         per avere il ruolo al completo le paghe
che se delinquente, le pretese superla-          dei dieci agenti che sono in prigione
tive d’altra parte che si hanno verso di         avremo: un brigadiere a 100 lire al me-
esse onde se fanno male o si ritiene             se, Lire 1.200; un vice-brigadiere a 75
facciano male sono rimbrottate in pub-           lire al mese, Lire 900; otto guardie a
blico dal primo soldato che passa, e se          lire 60 al mese, Lire 5.700. per un tota-
non fanno sono rimproverate perché               le di Lire 7.860.
non fanno, l’incertezza e le titubanze           Riepilogando: al Delegato Lire 5.500;
conseguenti in cui si trovano, tutte             agli agenti in servizio Lire 48.240; ciò
queste circostanze, unite insieme fanno          che spetterebbe alle guardie fuori servi-
si che il carattere di queste povere             zio Lire 7.860. in tutto Lire 61.600.
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Nel Bilancio speciale della Colonia Eri-        Italia sono disimpegnate dall’autorità di
trea per l’esercizio 1890-91 sono stan-         Pubblica Sicurezza, qui ha sempre
ziate le somme seguenti: un brigadiere          provveduto e continua a provvedere
al 100 lire al mese Lire 1.200; 5 vice-         l’arma dei carabinieri; passaporti, per-
brigadieri a 75 lire al mese Lire 4.500;        messi di caccia, permessi di porto d’ar-
72 guardie a 60 lire al mese Lire               ma, polizia informativa, proposte ed
51.840; spese varie 500. Totale Lire            esecuzioni di espulsioni, eccetera. È ad
58.040.                                         essa che si rivolgono così l’avvocato fi-
Attualmente spendendosi in tutto com-           scale militare, come il Capo di Stato
preso il delegato Lire 53.740 restano           Maggiore.
Lire 4.300.                                     N.B. L’organizzazione dei carabinieri
Mansioni – Le mansioni che attualmen-           nella Colonia è la seguente: un Capita-
te si disimpegnano dall’ufficio di polizia      no comandante, tre ufficiali di cui uno
indigena sono modestissime. A parte             all’Asmara, uno a Keren, uno a Mas-
quelle di polizia urbana, anche esse as-        saua; l’organico della forza dei carabi-
sai ristrette, l’opera del delegato si limi-    nieri italiani dovrebbe essere di 125 uo-
ta al rilascio dei fogli di via pei neri e al   mini, ne mancano attualmente 7. Di-
servizio della prostituzione delle nere.        pendono dall’arma dei carabinieri 52
(La prostituzione non è regolamentata,          zaptiè o carabinieri indigeni che presta-
perché non ammessa nei possedimenti             no servizio sussidiariamente e fanno
nostri. Provvedono, in caso d’infrazio-         più specialmente la guardia alle carceri.
ne, i carabinieri).
A tutte le altre funzioni di polizia che in     (continua)

                                           Zaptiè
RISM                                                                        Pagina 20

                   1891: ESPLODE LA POLVERIERA DI ROMA

    di Fulvio
     Riganti

                            Le macerie della polveriera (Raccolta Roma Sparita)

La mia curiosita' su questo evento, ora-     boato venne avvertito in tutta Roma;
mai quasi dimenticato, risale ai tempi       nell'arco di 600 metri vennero distrutte
della mia adolescenza, precisamente          tutte le abitazioni, gli edifici entro i
quando frequentavo le scuole medie           1200 metri ebbero danni ai tetti ed ai
dell'Istituto Vigna Pia del quartiere Por-   tramezzi, le vetrate di mezza Roma
tuense di Roma. Ricordo che nel corri-       vennero infrante, tanto che fu neces-
doio che collegava l'atrio interno all'i-    sario organizzare un trasporto ferrovia-
stituto con la Chiesetta attigua, era        rio per rifornire le vetrerie di Roma di
presente un ex voto in ceramica che          nuove lastre di vetro. Fra i tanti edifici
ringraziava la Madonna per l'incolumita'     vennero danneggiate la basilica di San
dell'Istituto dall'esplosione della polve-   Paolo fuori le mura, la nuova stazione
riera del 1891. La polveriera in questio-    di Trastevere, Palazzo Madama, Monte-
ne era asservita al forte Portuense di-      citorio, la chiesa di sant'Ignazio al col-
stante da lei meno di un chilometro e si     legio romano in cui venne strappata la
collocava all'incirca dove oggi esiste       tela della finta cupola disegnata da An-
Piazza Puricelli. Il tutto avvenne il 23     drea del Pozzo che venne riparata solo
aprile 1891. Quel giorno la polveriera       nel 1963. Il conte Giuseppe Primoli fu il
esplose completamente, distruggendo          primo a testimoniare lo scoppio con le
tutto quello che era nel raggio di un        numerose fotografie scattate e conser-
chilometro, la zona all'epoca era aperta     vate presso l’Archivio Primoli di Torino.
campagna e scarsamente abitata ma            Venne immediatamente istituita una
questo non evito' la morte di quattro        commissione d'inchiesta la cui relazio-
persone e il ferimento di altre 240. l'e-    ne, seppur pubblicata sulla Gazzetta
splosione fu cosi' forte che della polve-    ufficiale del lontano 22 maggio del
riera rimase solo un largo cratere, il       1891, sembra anticipare le conclusioni
Pagina 21                                                                        EVENTI

                                             le 7:00 venne raggiunto dal Capitano
                                             Pio Spaccamela di Arpino (FR). Fu pro-
                                             prio Spaccamela, avvicinatosi pericolo-
                                             samente alla polveriera, oramai avvolta
                                             dal fumo, ad ordinare l'immediato ab-
                                             bandono della istallazione, ma fu trop-
                                             po tardi; alle 7:07 la polveriera esplo-
                                             se: lo stesso capitano venne ferito gra-
                                             vemente alla testa dall'esplosione, stes-
                                             sa sorte ebbe il caporale Cattaneo . L'i-
                                             stituto Vigna Pia, pur distante solo 400
                                             metri dall'esplosione, subi' limitati dan-
                                             ni strutturali in quanto situato sopra la
                                             omonima collina che lo mantenne al co-
                                             perto dal cono dell'esplosione. Anche il
                                             Re Umberto fu tra le prime autorità che
                                             si recarono immediatamente sul posto,
                                             come documentano alcuni disegni
                                             dell'epoca, la carrozza Reale venne ad-
                                             dirittura utilizzata per trasportare il Ca-
                                             pitano Spaccamela. Il caporale Catta-
                                             neo venne invece ricoverato presso l'O-
                                             spedale dell'Addolorata insito in prossi-
                                             mita' del Campoglio, dove a seguito

     La copertina del Secolo Illustrato

di tutte le future commissione d'inchie-
sta italiane. Dagli atti si evinse infatti
che la polveriera conteneva 285 tonnel-
late di materiali esplodenti, mentre era
stata progettatata per contenerne al
massimo 233 tonnellate, le cause
dell'esplosione non vennero mai indivi-
duate. Dagli atti risulto', inoltre, che
l'ufficiale responsabile della polveriera
non era presente in quanto in visita
presso un altro impianto. La commis-
sione d'inchiesta stabili' che l'onere di
dover affrontare l'imminente disastro
rimase tutto a carico del Caporale dei
Bersaglieri Domenico Cattaneo origina-
rio di Favria (TO), al momento capo
posto del corpo di guardia. Il Caporale
Cattaneo verso le ore 6:30 del 23 Apri-
le 1891 uditi i primi scoppi e intuita la
pericolosita' della situazione, ordino' ai
suoi sottoposti di intimare lo sgombero
dei casolari circostanti e di chiudere la
principale strada di accesso, solo verso
                                                         Il soccorso ai feriti
RISM                                                                    Pagina 22

delle ferite riportate subi' l'amputazione
della gamba sinistra. L'edificio ospeda-
liero e' ancora esistente anche se non
piu' operativo dal 1938. Per il suo com-
portamento eroico il Caporale Cattaneo
venne insignito della medaglia d'oro al
valor militare. A Favria, suo paese na-
tale, gli e' stata intitolata una via pub-
blica. Anche Il capitano Spaccamela so-
pravvisse alle ferite, venne decorato e
fece una fortunata carriera militare, in-
ventando anche una originale bomba a
mano usata sperimentalmente nella
prima guerra mondiale, mori' con il
grado di Generale a Roma, precisamen-
te in Via Piave dove e' stata collocata
una targa commemorativa. Oggi al po-
sto della polveriera e' sorto un vivace
quartiere. Nel quartiere Portuense tutta
questa zona che sorge intorno a piazza
Puricelli ha un curioso soprannome: la
Buca. Chissa perche'.
                                                             I feriti

                                Il cratere dell’esplosione
Pagina 23                                                      EVENTI

            Il luogo dell’esplosione (Raccolta Roma Sparita)
RISM                                                                           Pagina 24

                    S. CAMILLO PATRONO DELLA SANITA' MILITARE

    di Angelo
   Petrungaro

                                          I partecipanti alla cerimonia

In occasione della ricorrenza del giorno        le del sacro amore di Patria, unitamen-
dedicato a San Camillo, Patrono della           te al sacro senso dell’onore".
Sanità Militare, la Sezione di Messina          Il Dr. Petrungaro, nel ringraziare gli in-
dell’Associazione Nazionale della Sanità        tervenuti, ha ricordato non solo il sacri-
Militare Italiana, presieduta dal Col. An-      ficio dei numerosi Caduti della Sanità
gelo Petrungaro, ha organizzato la cele-        Militare come il giovanissimo Tenente
brazione di una Messa in onore dei Ca-          medico Nelson Dalfiume, per il quale
duti per la Patria nella chiesa                 l’opera del medico sul campo di batta-
“Santuario del Carmine” in Messina.             glia era “luce nelle tenebre”, ma anche
Alla presenza di numerose Autorità civi-        quello del poeta e cieco di guerra Carlo
li e militari, rappresentanti del Corpo         Borsani, Medaglia d’Oro al Valor Milita-
Militare della Croce Rossa Italiana e del       re, che si prodigò in una missione di
Corpo delle II.VV.CRI dell’Ispettorato di       pace recandosi alle ore 11 del 25 Aprile
Messina e con il sostegno di enti civili e      1945 dall’Arcivescovo di Milano Cardi-
militari fra i quali l'Ispettorato della Sa-    nale Schuster presso l’Arcivescovado,
nità della Marina Militare e l'Ispettorato      dove nel pomeriggio dello stesso giorno
Nazionale del Corpo Militare CRI, la ce-        avvenne l’incontro fra Mussolini e Gra-
lebrazione ha visto anche l'adesione del        ziani.
Prof. Salvatore Nascè, Presidente               E' stato ricordato anche il sacrificio del-
dell’U.N.C.R.S.I., che ha ricordato con         le Ausiliarie della R.S.I., fra le quali An-
parole toccanti "il sacrificio di tutti i Ca-   tonietta De Simoni, studentessa del 4°
duti della R.S.I., un arco di tempo che         anno di Medicina presso l’Università di
è impresso nella Storia d’Italia con ca-        Roma, che rispose subito all’appello alla
ratteri indelebili dell’etica trascendenta-     gioventù femminile da parte della R.S.I.
Pagina 25                                                                       CRONACA

                                               desco, venne inviso all’autorità eccle-
                                               siastica che in un primo tempo lo so-
                                               spese a divinis - sospensione da lui co-
                                               stantemente disattesa - e in seguito
                                               con Decreto del 24 Marzo 1945 gli in-
                                               flisse la scomunica, dal sacerdote sem-
                                               pre rispettata.
                                               Si rifugiò a Crema dove venne arrestato
                                               e condotto nel locale carcere, da dove
                                               però verrà prelevato, condotto a Milano
                                               e rinchiuso nelle carceri del Palazzo di
                                               Giustizia. Fu proprio qui che incontrò il
                                               poeta e cieco di guerra Carlo Borsani,
                                               Direttore del giornale Repubblica Fasci-
                                               sta. Entrambi furono fucilati.
                                               Per don Calcagno la Patria non era
                                               “dove si sta bene” di manzoniana me-
                                               moria riferita a don Abbondio, ma l’Ita-
                                               lia dell’onore, della lealtà e della fedeltà
                                               alla bandiera immacolata sulla quale
                                               stava scritto: Italia, Repubblica, Socia-
                                               lizzazione, come si leggeva nel suo
            Don Tullio Calcagno                giornale Crociata Italica.
                                               Il ricordo di questi Caduti ha emoziona-
per l’assistenza alle proprie FF.AA.           to i presenti perché “Historia est testis
Ella, a coloro che, intuendo i pericoli cui    temporum, lux veritatis, vita memoriae,
sarebbe potuta andare incontro, vole-          magistra vitae, nuntia vetustatis.”
vano indurla a ritirarsi, così rispose:
“Un’Ausiliaria non abbandona il suo po-
sto nel momento del pericolo; resta al
fianco dei suoi camerati”.
Dopo il 25 Aprile, interi reparti delle
Ausiliarie sono scomparsi e delle loro
componenti non si è saputo più nulla: è
accaduto alle Ausiliarie dei Comandi di
Tappa della “X MAS” di Pola, Fiume,
Zara, cadute in mano dei partigiani di
Tito. Come non ricordare don Tullio Cal-
cagno, definito “il più fascista di tutti i
preti fascisti”, che, laureato in Diritto
Canonico, nel Concordato dell’11 feb-
braio 1929 fra Stato e Chiesa, i cosid-
detti Patti Lateranensi, vide più gli
aspetti giuridici che quelli religiosi es-
sendo del tutto estraneo al Fascismo, al
quale aderì dopo lunga meditazione
proprio su quel documento voluto dal
Duce. Di temperamento impetuoso, a
causa della propaganda che egli faceva
della fedeltà alla Patria ed all’alleato te-                  Carlo Borsani
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