LA SCALA - Teatro alla Scala
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Maggio è un mese di aperture e di segnando una fase artistica importante, progetti. Per la copertina di questo nu- mentre ancora in streaming a causa mero abbiamo scelto un disegno del- della difficile collocazione del Coro in l’architetto Mario Botta che mostra la sala è il bel concerto di Gianandrea No- torre che sorgerà in via Verdi e di cui lo seda, intervistato da Valentina Crosetto. scorso 26 aprile il sindaco Giuseppe L’opera torna con L’italiana in Algeri di Sala e il sovrintendente Dominique Rossini in una nuova lettura musicale di Meyer hanno posato la prima pietra. Il Ottavio Dantone, che ne parla con nuovo edificio, che nonostante la pan- Liana Püschel, e nel classico allesti- demia sarà pronto nel dicembre del mento di Ponnelle rievocato da Franco 2022, permetterà di riunire in un solo Pulcini. Anche la danza prevede una complesso tutte le funzioni artistiche e carrellata di classici con uno spettacolo amministrative del Teatro, dotando la dedicato ai grandi coreografi: è Mari- Scala e Milano di una nuova sala prove nella Guatterini a ricordare un grandis- per l’orchestra che sarà anche uno stu- simo, Roland Petit, nel decennale della dio di registrazione all’avanguardia. scomparsa. Cecilia Balestra racconta a La Scala guarda al futuro anche con il Biagio Scuderi la ripartenza di Milano progetto per l’area di Rubattino, dove Musica, che sotto il titolo “D’un co- troveranno posto insieme laboratori e mune sentire” presenta un programma magazzini in una “Magnifica fabbrica” ricchissimo e variegato, distribuito tra la che costituirà un nuovo punto di con- primavera e l’autunno. tatto tra il Teatro e la città. Mario Botta Il Teatro alla Scala partecipa con il pre- è intervistato su queste pagine da Mat- stito di due importanti opere di Ma- tia Palma. riano Fortuny alla mostra “Vedere la Ma maggio è soprattutto il mese in cui musica” allestita a Palazzo Roverella a la Scala riaccoglie il suo pubblico dopo Rovigo: abbiamo chiesto al curatore sei mesi di chiusura, e lo fa nel modo Paolo Bolpagni di raccontare la genesi migliore, nel settantacinquesimo anni- dell’esposizione e introdurre i dipinti, versario dell’inaugurazione con Tosca- che vengono esposti per la prima volta. nini della sala ricostruita dopo i bom- Chiudono il numero le pagine delle te- bardamenti, con un concerto del Coro e stimonianze: per la rubrica Foyer ab- dell’Orchestra guidati dal Direttore Mu- biamo dato voce agli spettatori più gio- sicale Riccardo Chailly, seguito imme- vani con un’intervista alla sedicenne diatamente dall’ospitalità dei Wiener Elena Tanzi, mentre gli scaligeri del Philharmoniker diretti da Riccardo mese sono il primo ballerino Claudio Muti: due grandi orchestre e due Mae- Coviello e il controfagotto Marion SOMMARIO stri che hanno dato un contributo inso- Reinhard. stituibile all’identità e al prestigio del In questi sei mesi il Teatro alla Scala ha LA SCALA È PRONTA 2 nostro Teatro. Il Magazine approfondi- presentato quaranta spettacoli in strea- PER UN NUOVO INIZIO sce queste serate con un’intervista di ming o in televisione (sono 90 dal lu- LE NOZZE D’ORO TRA MUTI E I WIENER 4 Franco Pulcini a Riccardo Chailly e glio scorso) mantenendo attive le sue L’ULTIMA VIENNA DEI GIGANTI 6 una di Alessandro Tommasi a Clemens masse artistiche e vivo il rapporto con Hellsberg - già presidente e autore di un il pubblico, ma ha anche guardato al DANIEL HARDING, MILANESE 8 volume sulla storia dei Wiener Phil- futuro sviluppando progetti strutturali. FILOLOGIA DI UN’EMOZIONE 10 harmoniker - che spiega in particolare Questo intreccio tra attività artistica in il rapporto che lega la celebre Orchestra palcoscenico e visione a medio e lungo QUELL’UNICO SANT’AMBROGIO BUFFO 14 al Maestro Muti. Il terzo concerto dal termine è un tema strategico per la vita ROLAND PETIT, IL COREOGRAFO 18 vivo riporta al Piermarini Daniel Har- del Teatro che desideriamo condivi- CHE AMAVA LA VELOCITÀ ding, che alla Scala ha affrontato un dere e raccontare. L’ULTIMA TORRE DELLA SCALA 22 vasto repertorio operistico e sinfonico Paolo Besana MILANO MUSICA: SCOMMESSA VINTA! 24 QUANDO LA MUSICA SI PUÒ VEDERE 26 FOYER. ELENA TANZI 30 SCALIGERI. MARION REINHARD 31 SCALIGERI. CLAUDIO COVIELLO 32 1
La Scala è pronta per un nuovo inizio Riccardo Chailly riapre la sala al pubblico dirigendo Orchestra e Coro del Teatro insieme al soprano Lise Davidsen Maestro, finalmente un’aper- C’è un ritorno ai concerti antolo- nico-corale, l’asse portante del Teatro tura… gici, dopo tanti anni di programmi alla Scala. Due brani di Verdi aprono Malgrado la vita terribile vissuta dal monografici? e chiudono il programma: “Patria op- teatro e dai lavoratori dello spetta- Il teatro ha l’esigenza non solo di te- pressa” dal Macbeth e “Va’ pensiero”. colo, voglio segnalare una nota posi- nere sempre alto il livello interpreta- Non sto a sottolineare il significato tiva: chi verrà al concerto potrà go- tivo, ma di seguire con attenzione il della scelta, in un momento tragico dere di un irripetibile vantaggio rinnovarsi dei grandi talenti. In que- come il recente passato del Paese. acustico. Ascolterà l’orchestra siste- sti casi, i programmi sono costruiti mata in platea, su di un’enorme pe- sull’interprete, che deve essere pre- E l’orchestra? dana costruita sopra le poltrone. La sentato al pubblico con un repertorio Sarà impegnata in preludi e sinfonie, posizione esalta il suono, già strepi- congeniale, ma anche apprezzato in tra le più spettacolari del repertorio: toso, della sala progettata da Pierma- stili differenti. Die Meistersinger, Tannhäuser, La rini. Il coro sarà alle mie spalle e il forza del destino e altre. Abbiamo in- pubblico prenderà posto esclusiva- Ricordo a ottobre il concerto con ciso in questi giorni – e, devo dire, i mente nei palchi. Anna Netrebko. musicisti sono stati davvero magistrali Anche in questo caso, si era scelto un – un disco con Anna Netrebko, che La solista invitata è un’imponente programma disegnato sulla sua per- comprendeva anche il “Liebestod” dal voce wagneriana di cui si inizia sonalità, oltre che sulla sua voce ed Tristan und Isolde. È un’orchestra for- molto a parlare, vero? eccezionale bravura. Nel caso di midabile, per la bellezza e la persona- Lise Davidsen avrà il suo debutto Anna Netrebko, con particolare at- lità del suono, esaltato dalla nuova italiano. È una delle nuove grandi tenzione al repertorio italiano, e in acustica, dovuta all’emergenza covid. interpreti del repertorio lirico a quello di Lise Davidsen a quello te- livello internazionale. Una voce desco; ma, per entrambe, natural- La resa dell’acustica, con l’orche- senz’altro importante, sulla quale mente, non solo… stra in platea, era stata notata an- è disegnata una parte sostanziale che nella Salome… del programma, con brani di Pur- Anche il Coro è protagonista… I risultati sonori della forzosa modi- cell, Wagner, Verdi, Strauss, Čaj- Oltre all’esibizione di una grande fica architettonica della sala hanno kovskij. voce, l’appuntamento è anche sinfo- spinto la Decca a programmare a giu- 2
Foto Brescia-Amisano gno l’incisione di un disco con la Fi- Lunedì 10 maggio, ore 19 larmonica. Eseguiremo musiche di Teatro alla Scala - aperto al pubblico nei limiti della normativa vigente Mendelssohn, Schubert e Mozart. Il Registrazione RAI - Streaming su Raiplay e Rai Cultura (web) - CD potrà conservare il ricordo di un 11 maggio ore 12 suono particolare, che scomparirà nel Trasmissione televisiva Rai 5 - 11 maggio ore 16.45 momento in cui la struttura verrà smontata e il teatro tornerà a vivere la sua vita di sempre. E mi auguro che Orchestra e Coro Richard Wagner questo avvenga prima possibile. del Teatro alla Scala da Die Meistersinger von Nürnberg Vorspiel (Preludio) E il giorno dopo la riapertura, si Riccardo Chailly, direttore passa già al repertorio puramente Lise Davidsen, soprano Richard Strauss sinfonico con i Wiener Philharmo- da Ariadne auf Naxos niker… Es gibt ein Reich, wo alles rein ist La Scala deve continuare a presentare Giuseppe Verdi Giuseppe Verdi i grandi interpreti e le migliori or- da La forza del destino da Macbeth chestre del mondo. L’invito a Muti e Sinfonia Patria oppressa! ai Wiener si inserisce perfettamente Pace, pace mio Dio in quest’ottica, seguita nei cinque Henry Purcell anni passati e parte dalla storia stessa da Dido and Aeneas Richard Wagner del Teatro. La presenza a Milano dei When I am laid in earth da Tannhäuser Wiener mi fa particolarmente piacere, Ouvertüre perché si tratta di un’orchestra stra- Pëtr Il'ič Čajkovskij Dich, teure Halle ordinaria, di un complesso mitico che da La dama di picche ho diretto varie volte e dirigerò an- Preludio Giuseppe Verdi cora in futuro. Aria di Liza (Akh! istomilas da Nabucco ja gorem) Va’, pensiero Franco Pulcini 3
Le nozze d’oro tra Muti e i Wiener Clemens Hellsberg, a lungo Presidente della prestigiosa Orchestra viennese, racconta del rapporto tra Riccardo Muti e i Wiener Philharmoniker. Un rapporto che dura da cinquant’anni Riccardo Muti e i Wiener Philhar- Come ha iniziato? credo ne sia diventato sempre più con- moniker sono i protagonisti del con- Arrivai come aggiunto nel ’74. Sono sapevole e infatti sta cercando di tra- certo di martedì 11 maggio al Teatro rimasto per 42 anni. mandare quest’idea, questa tradizione alla Scala, terza e ultima tappa di un ai membri più giovani, portando l’or- tour in Italia dal grande valore simbo- Si ricorda la prima volta in cui si è chestra a coltivare con sempre mag- lico: nel 2021 si festeggiano i 50 anni seduto in orchestra? giore attenzione la propria identità. Il dalla prima collaborazione di Muti con Ah, perfettamente! Il mio primo con- “suono viennese” non è una cosa tanto la Filarmonica viennese. Di questo lon- certo è stato con Zubin Mehta e con per dire, per riempire le interviste, è un gevo rapporto parliamo con Clemens Mehta ho fatto l’ultimo, nel 2016. Fin nostro tratto distintivo e Muti sa evo- Hellsberg, membro dei primi violini dalle prime prove il Musikverein fu carlo come pochi altri. dal ’76 al 2016, per oltre 17 anni Pre- per me come una casa, ma tutta l’or- sidente dei Wiener Philharmoniker e chestra ama quella sala. E anche Ric- In 50 anni si coltiva anche un rap- autore di uno dei più importanti studi cardo Muti la ama. porto personale. Saranno state sulla storia dell’Orchestra. molte le possibilità di andare in Parlando di Muti, com’è iniziata la tournée con il Maestro… sua collaborazione con i Wiener? Ah, certo! Sono stato con lui in Giap- Il suo primo concerto fu nel 1971 e fu pone, negli USA e molte volte in tutta amore a prima vista. Io ci collaborai la Europa, anche in Italia. Non sono mai prima volta come aggiunto, nel ‘75 al stato alla Scala, purtroppo, ma ho suo- Festival di Salisburgo, un anno leg- nato con lui a Napoli. gendario. Era la mia prima estate al Festival e mi trovai a lavorare con Com’è Riccardo Muti in tournée? Karl Böhm, Herbert von Karajan, Come può immaginare, conosce molto Leonard Bernstein e questo giovane bene diversi musicisti in orchestra, con Clemens Hellsberg direttore italiano. Allora i giovani alcuni dei quali si può dire che sia cre- erano Muti, Abbado, Mehta... Nel ’75 sciuto insieme. E questo si sente: la Qual è il suo primo ricordo dei Wie- Riccardo aveva 34 anni, io 23 e anche sensazione è quella di viaggiare con un ner Philharmoniker? se n’è passato di tempo, ricordo il Di- amico. Penso che anche lui abbia sem- Ero un bambino, avrò avuto otto o vertimento in Do di Mozart nella sala pre apprezzato molto i nostri viaggi. nove anni. Stavo camminando per del Mozarteum con estrema chiarezza. Vienna una domenica mattina e dalle Perché? macchine parcheggiate di fronte al Come si è sviluppato poi il rapporto Sa, come Presidente dei Wiener ho Musikverein sentii uscire il suono del- tra direttore e orchestra? conosciuto da vicino tanti grandi di- l’orchestra: mio padre mi spiegò che Riccardo ha percepito fin da subito rettori negli anni. Si sottovaluta la erano gli autisti che ascoltavano via ra- con chiarezza quale fosse il suono dei solitudine della professione. Quando dio il concerto, aspettando di riportare Wiener ed è uno dei rari musicisti che sei una star come Riccardo Muti hai a casa il pubblico. Chi avrebbe imma- il suono lo portano stampato nella ammiratori in tutto il mondo, ma le ginato che avrei suonato lì, un giorno! mente e nell’anima. Con gli anni ore in albergo, i viaggi, la lontananza 4
da casa, quelli pesano sempre. Per musicale italiano, mentre il secondo fu che definiamo “il mondo reale” questo la sensazione di trovarsi tra quello con Arturo Toscanini, che di- spesso è più teatro di ciò che avviene amici, in un ambiente familiare, è resse l’orchestra in alcuni momenti sul palco, che invece è più reale del preziosissima. decisivi, e il terzo incontro, infine, fu mondo in cui viviamo. Potremmo im- quello con Riccardo. parare tutti tantissimo dai grandi com- Ed è diverso quando Muti è in Italia? positori, dai grandi artisti, dai grandi Le dirò: è diverso quando è a Napoli! Tre incontri, ma anche tre genera- poeti. Credo che l’Orchestra debba ri- Lì, le assicuro, ho avuto la netta sen- zioni, d’altronde Muti fu allievo di conoscere questo suo compito. E i po- sazione che per il pubblico Riccardo Antonino Votto, a sua volta assi- litici dovrebbero comprendere come fosse uno di loro, un amico di fami- stente di Toscanini. A proposito di l’arte possa cambiare la vita di ognuno glia. Ricordo uno scambio appassio- generazioni, come sono cambiati i e darle il giusto rispetto. nato tra lui e qualcuno del pubblico Wiener nei 42 anni del suo percorso prima del bis del concerto a Napoli, musicale? Alessandro Tommasi quando tra i vari “bravo” qualcuno Il livello dei musicisti è salito verti- urlò qualcosa in dialetto e Muti ri- ginosamente in tutto il mondo, oggi ci spose a tono. Non le saprei dire cosa sono orchestre di studenti che suo- Martedì 11 maggio, ore 19 disse, chiaramente, ma questa vici- nano come orchestre di professionisti. Teatro alla Scala - aperto al pubblico nanza era evidente. I Wiener sono sempre stati un’orche- nei limiti della normativa vigente stra di altissimo livello, ma questa Anche i Wiener hanno una storia crescita ha investito anche noi. Si Wiener Philharmoniker di lungo corso con l’Italia: sono stati sente soprattutto nei fiati e in parti- Riccardo Muti, direttore numerosissimi i concerti e le resi- colar modo negli ottoni, che negli ul- denze nel corso degli anni. timi anni hanno raggiunto vette in- Felix Mendelssohn-Bartholdy Credo che i primi concerti in Italia credibili. Meeresstille und glückliche Fahrt, op.27 siano stati all’inizio degli anni ’30, con Clemens Krauss. Ma il rapporto Crede che la situazione in cui stiamo Robert Schumann con l’Italia arriva da prima: nel 1875 vivendo cambierà i Wiener Phil- Sinfonia n. 4 in re minore, op. 120 venne a dirigere i Wiener Giuseppe harmoniker? Verdi, con Aida e Requiem. Potremmo Lo spero. Spero che l’Orchestra com- Johannes Brahms indicare quello come il primo grande prenda che deve assumere un ruolo di Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 73 incontro dell’Orchestra con l’impero guida nel mondo della cultura. Quello Foto Lelli e Masotti 5
L’ultima Vienna dei giganti L’intimità e la pietas in Mozart, Beethoven e Brahms secondo Gianandrea Noseda Sul podio delle principali orchestre sorta di duo concertante, che affianca raggiungere un obiettivo, tuttavia se le mondiali la sua vitalità dirompente è la voce di basso al contrabbasso solo. condizioni esterne non lo consentono diventata il tratto caratteristico di una Richiede un notevole impegno virtuo- il rischio è di vanificare lo sforzo. carriera trentennale costellata di onori sistico sia per lo strumento sia per la Ognuno di noi è responsabile delle e incarichi prestigiosi. Milanese di na- voce, chiamata a passaggi di grande proprie scelte, ma nessuno può gover- scita ma cosmopolita d’adozione, Gia- estensione. Una follia per l’epoca, con- nare il proprio destino. nandrea Noseda è attualmente in ca- siderato che il contrabbasso era uno rica alla National Symphony di strumento di ripiego e che i bassi erano Quali sentimenti ispirano Beetho- Washington, ospite della London meno noti di soprani e controtenori. ven nell’Elegischer Gesang? Symphony e prossimo a insediarsi al “Mentre ti lascio, o figlia”, se non at- Qui Beethoven, già esperto per suo timone dell’Opera di Zurigo. L’8 mag- conto del dolore, pone l’accento sul gio lo attende il gradito ritorno al Pier- senso profondo della pietas, quella marini in concerto con l’Orchestra e il Fa parte della natura compassione che si fa carico della sof- Coro del Teatro alla Scala, solista Il- debrando D’Arcangelo. umana combattere per ferenza altrui in partecipazione fra- terna. Questo Canto elegiaco, tutto in- raggiungere un timità e raccoglimento, commemora la Come è nato il programma che ascolteremo? obiettivo: ognuno di scomparsa della giovane moglie del dedicatario, suo amico e mecenate. Innanzitutto, dalla volontà di combi- noi è responsabile nare le potenzialità vocali del Coro scaligero e di un basso d’eccezione delle proprie scelte, Elegiaca è anche l’intonazione ge- nerale del grande edificio sinfonico come D’Arcangelo, con cui ho già col- ma nessuno può della Quarta brahmsiana… laborato. Inoltre, mi interessava re- stare in area viennese: sebbene Mo- governare il proprio In Brahms è sempre difficile trovare qualcosa di trionfalistico. Non posse- zart, Beethoven e Brahms siano destino deva una natura ribelle né prometeica, tedeschi, i brani scelti fanno parte della ma un’indole fatta di malinconia e te- tarda maturità creativa dei tre compo- tinge proprio ai vertici del dramma- nerezza, consenziente al destino sitori, trascorsa nella capitale asbur- tico, è trattata invece con toni di intimo umano, eppure padroneggiata con vi- gica. Mozart scrisse le sue arie da con- dolore. gore. Fra le sue sinfonie, la Quarta è la certo nell’ultimo scorcio di vita; più ricca di contrapposizioni interiori, Meeresstille und glückliche Fahrt e Meeresstille und glückliche Fahrt come un ritorno a certe sue native fan- l’Elegischer Gesang preludono alla oppone due distinte situazioni: il ciullezze del cuore. Ma è anche quella crisi di valori dell’ultimo Beethoven; mare calmo che impedisce ai navi- che dimostra quanto conti la tradizione mentre la Quarta rappresenta il testa- ganti di arrivare a destinazione e il per spingersi avanti: la passacaglia mento sinfonico di Brahms. sopraggiungere del vento che fa ri- barocca finale, che si dilata su un tema prendere loro il viaggio. Una meta- bachiano in una serie incredibile di Quali difficoltà esecutive racchiu- fora del tempo sospeso che stiamo variazioni, è il volano per vertiginose dono le due arie mozartiane? vivendo? acquisizioni future. Entrambe sono pezzi d’occasione ra- Questa può essere una chiave di let- ramente eseguiti, ammesso che in Mo- tura, ma preferisco considerarla una La sua ultima volta al Piermarini ri- zart qualcosa di minore possa repe- metafora della vita stessa. Fa parte sale al gennaio 2020 con la Filar- rirsi. “Per questa bella mano” è una della natura umana combattere per monica della Scala. Poi a marzo lo 6
Foto Brescia-Amisano scoppio della pandemia. Qual è il inglesi hanno reagito meglio di noi di lui. Un’eredità da non disperdere, suo personale bilancio di questo dif- europei, grazie a una campagna vac- anzi, da rilanciare in vista delle sfide di ficile anno? cinale massiccia e a una capacità or- domani. È curioso come questo periodo sto- ganizzativa invidiabile. Quando lo Valentina Crosetto rico sia incorniciato da due mie pre- scorso marzo sono tornato a Washing- senze alla Scala. Se prima della pan- ton, la National Symphony ripartiva a demia la mia vita era scandita dai un anno esatto dalla sospensione delle continui impegni, l’isolamento forzato Sabato 8 maggio, ore 20 attività, ma il lavoro in piccoli gruppi mi ha spinto a recuperare una ferrea in streaming sul sito e sui canali li ha mantenuti in forma. La London disciplina, a dire qualche no in più per Facebook e YouTube Symphony si è invece fermata solo dedicare tempo allo studio. Partiture del Teatro alla Scala durante il lockdown invernale, of- quali il Mandarino meraviglioso o la frendo una programmazione in strea- Coro e Orchestra del Teatro alla Scala Sesta di Bruckner mi aspettavano or- ming che ha saputo arginare i danni. Gianandrea Noseda, direttore mai da vent’anni. Ne ho approfittato Ildebrando D’Arcangelo, basso anche per rileggere quei classici che A ottobre succederà a un’altra illu- Giuseppe Ettorre, contrabbasso testimoniano come la storia dell’uomo stre bacchetta italiana, Fabio Luisi, sia costellata di avversità: Manzoni ha come Direttore musicale dell’Opera Wolfgang Amadeus Mozart scritto pagine memorabili sulla peste di Zurigo. Cosa si aspetta da questo Per questa bella mano K 612 nei Promessi sposi, così come Dosto- nuovo incarico? Mentre ti lascio, o figlia K 513 evskij sull’epilessia non risolta nel- Sarà per me un ritorno alle origini: l’Idiota. l’Opera di Zurigo è un teatro di reper- Ludwig van Beethoven torio come lo è il Mariinskij, dove co- Meeresstille und glückliche Fahrt, op. 112 Da gennaio la sua agenda è tornata a minciai la mia carriera da Direttore cantata per coro e orchestra infittirsi: Amsterdam, Roma, Parigi, ospite principale. A differenza delle Elegischer Gesang, op. 118 Zurigo fino ai recenti concerti con le stagioni dei teatri italiani, l’attività per per coro e archi sue orchestre di Washington e Londra. repertorio prevede ritmi più frenetici, Che aria si respira negli Stati Uniti e meno prove e più serate. Inoltre, la Johannes Brahms nel Regno Unito dopo il lockdown? Philharmonia ha ricevuto un forte im- Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98 Dopo i primi passi falsi, americani e printing da parte di Luisi e Gatti prima 7
Daniel Harding, milanese Il direttore inglese ha debuttato a Milano nel 1998 e da allora ha sempre avuto un rapporto speciale con la città. E con la Scala T ra i tanti artisti che hanno frequen- t’anni. Uno che non si rifarebbe a stiche e qualche volta si fa vedere in tato la nostra città, ci hanno lavorato, trenta ma intanto lascia il segno. Il 7 discoteca come qualunque coetaneo. l’hanno lasciata e ci sono tornati, il di- dicembre 2005 sulle sue spalle grava Nel 2006 debutta sul podio della Fi- rettore di Oxford spicca per conso- l’apertura di una nuova fase storica larmonica, ancora con Mozart, mentre nanza con lo spirito della città, le sue del Teatro: in Idomeneo, regia di Luc con Bondy torna nel 2007 per Salome correnti culturali, la sua vita sociale. Bondy, il direttore è già cambiato, i di Richard Strauss con Nadja Michael Ci è arrivato ragazzo: ha ventiquattro tempi snelli si sono fatti più fluidi, nei protagonista. La ricerca sul reperto- anni quando Claudio Abbado gli cede colori si sente l’aprirsi di un dialogo rio, la scelta spiazzante e inattesa sa- la bacchetta nell’attesissima produ- con i solisti dell’orchestra, una tradi- ranno costanti nella sua presenza sca- zione del Don Giovanni di Mozart zione di canto. Harding si fa cono- ligera per gli anni successivi. Nel che dopo il debutto al Festival di Aix- scere, stringe amicizie, si fa fotogra- maggio 2008 riporta alla Scala Il pri- en-Provence arriva al Piccolo Teatro. fare in maglietta, diventa il primo gioniero di Dallapiccola, che si ricor- L’orchestra è la Mahler Chamber Or- volto di un tentativo di rinnovamento dava diretto da Nino Sanzogno nel chestra, i cantanti sono giovani che del teatro e del mondo dell’opera pron- 1962, insieme al Castello del duca faranno tutti carriera, lo spettacolo di tamente banalizzato con l’etichetta dei Barbablù di Bartók, in un nuovo spet- Peter Brook è – nelle parole di Paolo “baby direttori”. Negli anni seguenti tacolo di Peter Stein, e a dicembre Gallarati – “una tappa fondamentale alla Scala arriverà anche Gustavo Du- dello stesso anno accetta di parteci- della ricezione mozartiana del Nove- damel e qualcuno griderà entusiasta pare al progetto con cui Stéphane Liss- cento”. Harding stupisce e divide: “attenti a quei due!”. Volti nuovi sul ner porta alcuni grandi direttori nella evita giustamente la classicità (alla podio ma soprattutto un nuovo stile e buca del balletto. Nella “Serata Bé- Scala splendeva la lettura solenne e te- un altro modo di comunicare: sempre jart” dirige L’oiseau de feu e Le sacre nera, cupa e abbagliante di Muti e preparatissimo e in verità per nulla du printemps di Stravinskij e i Lieder Strehler), sposa la lettura kierkegaar- ammiccante o disponibile a compro- eines fahrenden Gesellen di Mahler. diana di Brook, precipita tempi frene- messi se parla di musica, Harding con- Ormai popolare presso il pubblico, che tici e fa il Don Giovanni dei suoi ven- divide volentieri le sue passioni calci- lo ha ascoltato anche alla testa della 8
Foto Brescia-Amisano London Symphony e della Mahler zioni del bicentenario verdiano. Un rini ha il sapore di un rapporto che si Chamber, e vicino all’Orchestra scali- successo decisivo nel repertorio di riallaccia anche per il programma: gera che ha diretto in opera, balletto e casa per una lettura mobile, elegantis- quella Sinfonia “Dal nuovo mondo” di concerto, Harding accetta la sfida del sima e malinconica replicata pochi Dvořák tante volte eseguita in tournée, grande repertorio italiano alla Scala mesi dopo in tournée in Giappone. Lo incluso il Festival Dvořák al Rudolfi- cominciando dai titoli più inattesi e stesso anno, che segna anche una fu- num di Praga. apparentemente più lontani dalla sua gace apparizione al Festival di San- Paolo Besana sensibilità: Pagliacci e Cavalleria ru- remo, si chiude con l’esecuzione del- sticana. In perfetta comunità d’intenti l’Elias di Mendelssohn per il Concerto con il bellissimo spettacolo di Mario di Natale. Negli anni seguenti l’atti- Lunedì 17 maggio, ore 19 Martone, il direttore cancella ogni en- vità scaligera di Harding si concentra Teatro alla Scala – aperto al pubblico fasi riportando l’azione a una asciut- sul rapporto con la Filarmonica, con la nei limiti della normativa vigente e tezza tragica, mentre il discorso musi- quale realizza 56 concerti tra il Pier- live streaming (canali social e sito cale si apre agli echi del Novecento marini e le frequenti tournée. Il 2018 è web del Teatro alla Scala) europeo. Nel complesso uno spetta- l’anno dell’omaggio a Claudio Ab- colo esemplare della capacità della bado con la nuova produzione del raro Filarmonica della Scala Scala di rinnovare la sua tradizione e Fierrabras di Schubert nello spetta- Daniel Harding, direttore ricollocarla credibilmente nella con- colo medievaleggiante di Peter Stein, Carl Maria von Weber temporaneità senza stravolgimenti o opera amatissima dal Maestro che da Der Freischütz forzature. Un eguale livello di con- l’aveva riportata alle scene, come ri- Ouverture sentaneità con il palcoscenico si rea- cordato anche nel corso di un impor- lizza nel gennaio 2013 con Falstaff di tante convegno a margine delle rap- Antonín Dvořák Verdi nello spettacolo di Robert Car- presentazioni. Il ritorno di Daniel Sinfonia n. 9 in mi min. sen, coprodotto dalla Scala con il Co- Harding in uno dei concerti di riaper- “Dal nuovo mondo” vent Garden in apertura delle celebra- tura al pubblico della sala del Pierma- 9
Filologia di un’emozione Con la ripresa dell’Italiana in Algeri, Ottavio Dantone giunge al suo terzo titolo rossiniano alla Scala. Sempre nel segno di Abbado 10
Foto Amisano L’italiana in Algeri di Rossini, psicologia della scrittura: certe da questo modo di leggere la mu- con il suo carico di risate e di bel- volte, certi segni, per come sono sica credo che si ottenga un’onestà canto, approda di nuovo alla Scala scritti, mi hanno aiutato a risolvere intellettuale che è l’unica cosa a nell’intramontabile allestimento di un dubbio. La musica spesso non cui si può aspirare. Perché in fondo Jean-Pierre Ponnelle. A dirigerla ha tutti i segni necessari all’esecu- l’autenticità non è usare lo stru- sarà il Maestro Ottavio Dantone. zione: molto bisogna anche riuscire mento antico o suonare nello stesso a immetterlo, vederlo, immagi- luogo della prima esecuzione, ma è Maestro, qual è il suo rapporto narlo. L’autore non è in grado, in riuscire a dare voce al pensiero e al con Rossini? nessun’epoca, di scrivere tutto: c’è desiderio dell’autore. Non mi reputo un rossiniano, ma sempre una componente ascrivibile Rossini è entrato a far parte della all’interprete. Molto spesso rifletto Con quale opera si è avvicinato a mia vita, del mio repertorio: gra- su qual è l’apporto che un inter- Rossini? dualmente ho eseguito la maggior prete può dare, pur mantenendo il La prima opera di Rossini che ho parte delle sue opere serie e buffe, rispetto per la scrittura, per l’este- studiato è stata proprio L’italiana così come la Petite messe solen- tica e per il compositore. Io non ci in Algeri: l’ho debuttata nel 2008 nelle. Di questo autore ho scoperto metto mai nulla che sia veramente alla Staatsoper di Berlino e poi l’ho moltissimi aspetti da un punto di di mio gusto, cerco sempre di in- diretta in tanti altri posti. Adesso è vista intimo. Per me l’intimità è terpretare al meglio, secondo da un po’ di anni che non la dirigo. prendere la partitura, leggerla e quello che io credo che sarebbero Devo dire che in particolare i due fi- guardarci dentro. In generale, mi stati i desideri del compositore. È nali non sono per niente facili. Il piace andare a vedere anche parti- sempre un tentativo di dare giusti- problema non sono i cambi di tempo colari infinitesimali e guardare i zia al suo pensiero. Non si può ot- o la velocità, ma trovare una certa manoscritti. Penso che ci sia una tenere la perfezione, ma partendo frizzantezza, una certa vivacità. 11
Ha pensato che alla Scala ha di- tate di Marcello. Questo autore ci ha di lavori pieni di auto imprestiti, retto soprattutto opere di Rossini lasciato centinaia di cantate: molte queste opere hanno sempre un im- in allestimenti che hanno debut- di esse sono ideate per la voce fem- pianto molto teatrale e interessante. tato con la direzione di Abbado? minile, non per quella di castrato, e Sì. Il viaggio a Reims di Ronconi, pensavo di inciderle con mia mo- Come Vivaldi, neanche Rossini La Cenerentola di Ponnelle, adesso glie, Delphine Galou, che è un con- esitava a ricorrere all’auto im- L’italiana… Sono allestimenti che tralto. Nello specifico, si vuole re- prestito. ebbero un enorme successo e poi gistrare una cantata che è molto Certamente. Più il tempo era stretto c’era Abbado, che sappiamo bene particolare, La Cassandra. più si ricorreva all’auto imprestito o chi è. Quindi è una bella sfida! all’aiuto di qualcuno, soprattutto per Dalla Biblioteca Marciana an- i recitativi. Per esempio, Rossini Lei collaborò con il Maestro Ab- diamo a quella Universitaria di scrisse L’italiana in Algeri di fretta, bado diverse volte, ad esempio per Torino, dove si custodiscono pre- in un mese, perché doveva sostituire l’incisione dei Concerti Brande- ziosi manoscritti vivaldiani. La un’opera di Carlo Coccia che non si burghesi di Bach. Cosa ricorda di casa discografica Naïve, da diversi fece. In questi casi era una pratica quell’esperienza? abituale servirsi di un collaboratore Ad Abbado piaceva molto stare con che si occupasse dei recitativi. i giovani. Chiamava specialisti o co- Perché in fondo munque prime parti di altissimo li- l’autenticità non è Come si devono trattare queste vello accanto ai suoi amati giovani pagine? della Mozart e riusciva a coinvol- usare lo strumento A prescindere da chi li abbia scritti, gere, a creare quest’atmosfera un antico o suonare nello nei recitativi è molto importante la po’ di studio. Lui chiaramente era il recitazione: io insisto molto su que- direttore, una specie di padre per stesso luogo della sto punto, non solo in Rossini, ma tutti noi, però era molto curioso. Nel prima esecuzione, anche in Vivaldi, perché se ne par- caso dei Brandeburghesi, ricordo lava già nei trattati dell’epoca. A noi che lui veniva ogni tanto da me: sic- ma è riuscire a dare sono rimasti aneddoti sul fatto che il come negli ultimi anni si era inte- voce al pensiero pubblico parlasse durante i recita- ressato molto alla prassi esecutiva, tivi, ed è vero. Ma probabilmente mi chiedeva un confronto. Non im- e al desiderio questo non accadeva alla prima, poneva le scelte, ma cercava di con- dell’autore dove innanzitutto si ascoltava per dividerle. Questa sua curiosità su capire. Poi, naturalmente, chi andava un repertorio che conosceva meno, anni, sta contribuendo a ripor- a teatro dieci volte di fila voleva sen- insieme alla sua volontà d’imparare, tarli alla luce: continua la sua tire solo la performance del castrato sono un po’ il metro della sua gran- partecipazione al progetto? o della prima donna, che magari ogni dezza. Assolutamente sì. Questo è senz’al- sera faceva qualche cosa di partico- tro uno dei progetti più imponenti e lare. Però credo che le prime esecu- Lei nasce come interprete di mu- importanti della nostra epoca per zioni fossero ascoltate attentamente, sica barocca e continua a ripor- quanto riguarda la musica antica e perché per entrare in una certa emo- tare alla luce tesori dimenticati per quanto riguarda Vivaldi, un au- zione non è sufficiente sentire una del primo Settecento, come i ma- tore conosciutissimo e allo stesso bella musica, bisogna essere inseriti noscritti di Benedetto Marcello tempo sconosciuto; di lui tutti hanno in un contesto. Nel caso specifico della Biblioteca Marciana di Ve- ascoltato le Quattro stagioni o il delle opere buffe molto è lasciato al- nezia. Ha già inciso parte di quel Magnificat, ma la maggior parte l’improvvisazione. In questi casi se- materiale in un disco uscito a della sua produzione resta scono- condo me non è escluso che si pos- marzo del 2020: questo lavoro an- sciuta anche agli addetti ai lavori. sano cambiare note, ritmi in drà avanti? Anche per me le opere di Vivaldi funzione del ritmo teatrale, dello In questo periodo il progetto si è sono state una scoperta. La pros- sketch anche comico. fermato, ma dobbiamo soltanto fis- sima opera che faremo è Arsilda, sare le date per i successivi due di- regina di Ponto: un lavoro che serve A proposito di cambiamenti: se schi. Uno includerà il completa- a rivalutare Vivaldi anche in campo durante le prove dell’Italiana un mento delle sonate e alcuni pezzi operistico. Perché, effettivamente, cantante le proponesse di cam- sparsi; l’altro sarà dedicato alle can- che si tratti di pasticcio, che si tratti biare un’aria, come accadeva ai 12
tempi di Rossini, lei cosa rispon- per quanto riguarda questo reperto- reciproca, l’orchestra è disposta a derebbe? rio dell’Ottocento, è ancora un ter- cambiare. La chiave per suonare Oggi viene considerato un mezzo reno che in qualche modo risente bene è la compattezza, pensare tutti scandalo dai cosiddetti puristi o log- fortissimamente di un’idea inter- allo stesso modo, avere la stessa in- gionisti. In realtà loro dovrebbero pretativa che è più figlia del Nove- tenzione nel dare il senso alla mu- sapere che questo tipo di operazione cento. Ci sono dei cliché estetici che sica. E questo in Scala è successo. era normalissima. Per prima cosa fanno eseguire questa musica con Ricordo quando diressi il famoso bisogna avere rispetto per la volontà un approccio mentale, e quindi tec- Rinaldo di Pizzi nel 2005, che fu dell’autore, poi ci sono delle situa- nico, che ne deforma in qualche un grandissimo successo. In quel- zioni contingenti, pratiche, dram- modo il senso. Tornando a Rossini, l’occasione l’orchestra fece gruppo: maturgiche che portano a prendere io cerco di far risaltare determinati vidi ad esempio i violoncellisti mo- decisioni per adattare. Adattare una significati, che possono essere an- derni togliere il puntale e suonare parte perché un cantante non ha una che semplicemente agogici, ritmici; alla barocca, o prendere l’arco ba- determinata nota è filologico; è inu- elementi che a volte si lasciano un rocco… Ci fu uno spirito di corpo tile violentare le caratteristiche di po’ passare. Faccio un esempio. notevole e si dimostrò (non perché un cantante. In certi casi fa parte Rossini usa molto spesso le viole dirigessi io!) che le grandi orche- della stessa costruzione dello spet- come un tappeto armonico e nella stre moderne possono affrontare la tacolo fare degli adattamenti se è loro parte inserisce delle raffina- musica in modo diverso a seconda necessario, non solo per la resa del tezze particolari; vi si trovano tante del direttore, e soprattutto a seconda cantante, ma anche per la resa glo- articolazioni molto precise (in re- dell’epoca del pezzo che viene ese- bale dello spettacolo, per conser- altà non soltanto nelle viole, ma an- guito. Tra l’altro, adesso alla Scala varne l’emotività. Questo tipo di che negli altri strumenti) che nel- c’è una sezione di musica con stru- operazioni per me sono filologiche. l’esecuzione moderna vengono un menti antichi. I professori dell’or- po’ annacquate, non vengono suo- chestra, giovani e anziani, si sono Dunque, il suo obiettivo è pro- nate con quella naturalezza, sponta- resi conto che questo degli stru- porre delle esecuzioni filologiche neità, e quindi anche con quel co- menti antichi o della filologia non è senza rendere le opere intoccabili raggio che sarebbe necessario. Se una moda, ma è una ricerca seria, oggetti da museo. c’è un segno di staccato o un’arti- scientifica che serve a recuperare Esattamente questo! Per me la filo- colazione molto chiara, oggi si soprattutto le emozioni. logia vera tratta del linguaggio della tende a sfumarle perché nella scuola musica e non di replicare pedisse- moderna tutte queste articolazioni Liana Püschel quamente a tutti i costi un’ideale di molto chiare, molto legate alla pa- autenticità, operazione che è co- rola, vengono superate. Invece io munque una scommessa persa in cerco, lavorando il più possibile con Martedì 25 maggio, ore 20 partenza, perché ci sono tante cose l’orchestra e con i cantanti, di far in streaming sul sito e sui canali che non potremo mai sapere. Quello notare dei particolari che sono im- Facebook e YouTube che noi possiamo invece sapere portanti, perché rappresentano un del Teatro alla Scala sono determinate informazioni che modo esecutivo che faceva parte riguardano la prassi esecutiva, ma dell’epoca, e che mette in luce degli Gioachino Rossini anche la retorica musicale, e quindi aspetti che altrimenti oggi passe- L’italiana in Algeri il rapporto fra musica e parola, l’uso rebbero inosservati. delle figure, dei codici, della teoria Ottavio Dantone, direttore degli affetti… Lei ha già lavorato con l’Orche- Jean-Pierre Ponnelle, regia, stra della Scala: come è riuscito a scene e costumi Quando si trova ad affrontare un coinvolgerla nella rilettura della Grischa Asagaroff, ripresa della regia lavoro come L’italiana di Rossini, partitura? con Carlo Lepore s’ispira alle interpretazioni di altri Cambiare le proprie convinzioni e Enkeleda Kamani direttori o tratta la partitura come abitudini non è facile, ma con l’Or- Francesca Di Sauro se fosse un pezzo di musica rara? chestra della Scala c’è un bel rap- Alessandro Luongo Chiaramente ho rispetto per tutte le porto, c’è una complicità, anche Maxim Mironov interpretazioni, ma il mio metodo perché conosco molti musicisti da Cecilia Molinari di lavoro esclude lo studio tramite quando ero in Conservatorio. Marco Filippo Romano l’ascolto. Anche perché, soprattutto Quando c’è questa fiducia e stima 13
Quell’unico Sant’Ambrogio buffo Franco Pulcini ricorda la messinscena di Jean-Pierre Ponnelle dell’Italiana in Algeri di Rossini del 1973 14
15 Foto Erio Piccagliani
C i sono spettacoli talmente longevi scherzava su un aneddoto divertente toglie che per ora si sia evitato di so- che danno l’impressione di essere im- che in parte lo riguardava. In origine stituirlo con uno nuovo, segno che la mortali. È il caso dell’Italiana in Algeri Mustafà, all’inizio del secondo atto, sua fragranza continua ad attrarre. di Rossini con regia, scene e costumi di doveva tirare un mazzolino di fiori fino Il titolo rischia tra l’altro di incorrere in Jean-Pierre Ponnelle, che torna in que- all’altezza della finestra che poi Donna qualche preoccupante rivisitazione mo- sti giorni alla Scala e sarà visibile in Isabella gli chiudeva sgarbatamente in dernizzata da “teatro di regia” e in- streaming il 25 maggio, a quasi mezzo faccia. Senonché, durante le prove, ciampare in un “razzismo camuffato secolo dal debutto. La produzione ha Montarsolo dimostrava scarsa mira, dietro al divertimento esotico”, come una sua rilevanza storica: l’essere stata centrava la finestra di rado e con esiti scriveva sensatamente Ponnelle. Pro- nel 1973, con direttore Claudio Ab- di comicità involontaria sconsigliabili prio per evitare una “posizione critica bado, l’unico titolo comico mandato in a una prima della Scala. Esiti che fa- di denuncia del contesto sociale”, spie- scena a una Prima del 7 dicembre, data cevano innervosire Ponnelle, già in sé gava il regista, era opportuno sottoli- riservata a melodrammi tragici e pos- alquanto irascibile. Abbado gli pro- neare “una distanza ironica” rispetto al sibilmente grandiosi. Oppure a Mo- soggetto, attraverso una realizzazione zart, che ha scritto opere al di là di Secondo Ponnelle scenica “conforme allo sviluppo musi- ogni classificazione. cale”. Scherzarci molto sopra, sem- A Milano L’italiana di Ponnelle è stata il teatro di Rossini è brerebbe insomma di capire, nessuna vista in altre stagioni (1975, 1983, anti-psicologico, col denuncia femminista, andando dietro al 2003, 2011), ma lo spettacolo ha girato il mondo ed è consegnato a un celebre risultato di una musica ritmo e alle intenzioni della musica, assecondando marcette comiche, can- video del 1986, con protagonista Ma- più libera e con zonature della strumentazione, colpi rilyn Horne, direzione vorticosa e spu- maggiore possibilità di scena ridanciani. meggiante di James Levine, e un Me- È in effetti di irresistibile umorismo tropolitan in delirio per l’arguzia di astrazione rispetto l’ingresso di Mustafà, tra atti di spro- dell’allestimento, il belcanto della su- al testo positata prostrazione femminile e col- perdiva, ma anche per le irresistibili lettiva sottomissione alla sua autorità. gag di Paolo Montarsolo, dotatissimo pose allora di far legare il mazzolino Come lo sono, più avanti, i sederi sol- erede dell’italiana commedia dell’arte incriminato con un filo da pesca pres- levati del gineceo accucciato, agitati e sul terreno dell’opera buffa, e già Mu- soché invisibile e, con un minimo di allineati in posizione per le minacce dei stafà fin dal 1973. tempismo, un aiuto della regia guardiani eunuchi, armati di simbolici Mi capitò di assistere a quello spetta- l’avrebbe potuto tirare al volo dentro la flagelli. L’iperbole caricaturale dello colo, anche musicalmente straordinario; finestra con una destrezza tale da in- spettacolo continua coi comportamenti non a una recita con la maestra di gor- gannare il pubblico sul trucco. La pro- di Elvira, la moglie devota, piagnuco- gheggi e di stile Teresa Berganza, ma posta fece irritare ancor più Ponnelle e losa e innamorata, malgrado il tratta- all’ultima, con l’altrettanto grande Lu- il lancio del mazzolino, se ben ricordo, mento maschilista del prepotente con- cia Valentini Terrani, mezzosoprano di venne sospeso. sorte, stufo dei suoi servigi e dei suoi forza e tecnica sbalorditive, che ascol- Il lavoro del regista francese, scom- vezzi adoranti, come infilargli le pan- tai anche in Cenerentola, altro allesti- parso nel 1988, continua comunque a tofole strisciando ai suoi piedi. Punta mento di Ponnelle, nella stessa stagione sopravvivere al suo tormentato crea- dell’harem, tremebondo e spettego- 1973-74. Abbado era oltre ogni imma- tore, spesso attraverso Grischa Asaga- lante, sono la moglie e la serva Zulma, ginazione per la perfezione a orologe- roff, che collaborò alla ripresa del- sempre vergognose o in fuga spaven- ria con cui aveva inventato un nuovo l’Italiana al Met (senza mazzolino tate. Salvo quando si affrettano nei pre- Rossini al quale aderivano al millime- volante) e la riprende in questi giorni parativi non appena vien loro fatto tro i meccanismi dello spettacolo. qui in Teatro (vedremo se con lancio o cenno che, in barba all’abitudinaria se- Molti anni dopo, proprio Abbado mi meno). Si dice che, senza la presenza gregazione, una volta spedite in Italia raccontò che la nascita di quella curiosa del regista originario, gli allestimenti potranno avere amanti in quantità… prima - un “Sant’Ambrogio buffo” - perdano il loro autentico profumo; sarà Ponnelle spiegava che il teatro di Ros- non era stata un’allegra passeggiata e anche un sospetto fondato, ma ciò non sini, a differenza di quello di Mozart, è 16
Teresa Berganza Foto Erio Piccagliani lità. La scespiriana “domatura” non- riuscita dell’astuta bisbetica italiana si consuma addirittura nell’intervallo: Mustafà si prende un pugno in faccia alla fine del primo atto e già sfoglia una margherita all’inizio del secondo. Direi che lo spettacolo tende a ridico- lizzare più il maschio in genere che il musulmano in particolare. Lo “zio” Taddeo, terzo spasimante dell’ardita civetta, a rischio di impalamento per tutta l’opera, con la sua nomina a Kaj- makan viene circondato da un esercito di eunuchi armati di lame affilate, in- tenzionati a renderlo chirurgicamente simile a loro. Appare tra l’altro all’ini- zio con una rete acchiappa farfalle, come il diavolo nella Histoire du soldat di Stravinskij. Una citazione colta? Isabella si passa il fondotinta e la cipria prima di incontrare Mustafà fresco di bagno. L’eleganza dei suoi quattro co- anti-psicologico, col risultato di una (din-din, bum-bum, ta-ta,..), o al bal- stumi, cui si aggiunge l’ombrellino ro- musica più libera e con “maggiore pos- letto sui “pappataci”, il cui corrispet- teante a tempo di musica, ha una pre- sibilità di astrazione rispetto al testo”. tivo si potrebbe ritrovare nel “Vivat cisa scansione: lo scozzese da viaggio, E quando parla di una “volontà di Bacchus! Bacchus lebe!” del Ratto il nero classico per incutere rispetto, il esemplificazione propria dell’opera dal serraglio per la regia di Giorgio rosso con tanto di velo per essere se- buffa” penso intenda che i personaggi Strehler (che viene prima). Forse la ducente, il blu divisa militare per fare delle opere comiche di Rossini sono scelta, pure strehleriana, di eseguire i coppia col suo spasimante, il giovane e caricature prevedibili, semplificazioni concertati in penombra rappresenta il anodino Lindoro. disinteressate all’interiorità dei prota- buio nelle menti confuse dalla situa- Alla fine anche Mustafà, promosso a gonisti. Allo spettatore odierno, Isa- zione. Ma vi si trovano soprattutto “pappataci-mangia-e-taci”, indossa una bella, Mustafà, Taddeo e compagni particolari che ribadiscono la ‘fin- parruccona rossa e vestiti europei. possono parere dei cartoni animati, al- zione scenica’, ad esempio il coro che Nella doppia parodia dell’incontro fra meno rispetto ai dubbi e alle mutevo- applaude Isabella dopo la prima aria o popoli differenti, per quanto ci riguarda lezze d’animo di un Figaro, di un Che- lei stessa che commenta a gesti gli non potevano mancare gli spaghetti, rubino o di una Susanna. acuti di Elvira alla fine del primo atto. che gli stranieri, avendo poca dimesti- In quanto regista, scenografo e costu- Badate: tutto è gioco, nulla di reale! chezza con l’uso della forchetta, non mista (aggiungerei coreografo, per le È in effetti vero che le scene siano es- sanno degnamente sollevare dal piatto. movenze ideate che hanno spesso qual- senziali, limitandosi a finestre tradi- Raccontato così, il mitico spettacolo cosa della danza), Ponnelle afferma: zionali arabe e portali dell’architettura pare una farsa, ma da decenni tutti lo “la voluta semplicità dei mezzi sceno- islamica, ma la scelta dei costumi è adorano poiché poche volte è dato as- grafici rafforza la concentrazione sul accuratissima e ricca di significati. La sistere a una farsa che volga al sublime solo elemento che crea unità nell’opera sottolineatura della maschile imbecil- con un’inventiva comica che si è sem- rossiniana: la musica”. Una regia co- lità, non appena appaiono belle donne pre e vittoriosamente attenuta al genio struita sulla musica non si limita certo all’orizzonte, sta tutta nei colossali tur- fresco ed esuberante del Rossini di ai tic o alle teste che girano a scatto sul banti, piumati e ingioiellati, simbolo ventun’anni. ritmo del concertato onomatopeico di ostentata e pertanto apparente viri- Franco Pulcini 17
Roland Petit, il coreografo che amava la velocità A dieci anni dalla scomparsa del grande coreografo francese, Marinella Guatterini ripercorre il suo rapporto con la Scala 18
Foto Lelli e Masotti Roland Petit durante le prove di Chéri con Carla Fracci e Massimo Murru, 1996 A vrei proprio voluto esserci anch’io tica non avevo mai visto un coreo- Cau (L’Eloge de la folie, 1967); da la sera del 10 marzo 1955, quando grafo uscire dalle quinte, al termine di Majakovskij a Emily Brontë; e an- Roland Petit – di cui si celebrano i uno spettacolo più che trionfale – era cora da Alphonse Daudet (L’Arlé- dieci anni dalla scomparsa nella “Se- Debussy-la musique et la danse – non sienne, 1974, giunto a Milano solo rata Grandi Coreografi” – debuttò al tanto per farsi vedere ma per aprire nel 2008) a Marcel Proust (Proust, Teatro alla Scala e per la prima volta con le sue stesse mani il pesante si- ou Les intermittences du cœur, 1974, in Italia, con Le Jeune Homme et la pario di velluto non una ma due, tre, due atti, tredici quadri, sette compo- Mort, forse il suo evergreen esisten- quattro volte, in modo che gli ap- sitori e uno sfoggio di interpreti sca- zialista più famoso e replicato. In plausi fluissero come un’onda senza ligeri nel 1985); da Puškin a Heinrich scena Jean Babilée e Nathalie Phi- ostacoli verso il meraviglioso Ballet Mann (L’Ange bleu o L’angelo az- lippart: due campioni dei Ballets des National de Marseille, da lui fondato zurro 1988, nato alla Scala e dedicato Champs-Elysées, la prima compagnia nel 1972. Quel gesto delicato ed ele- a Marlene Dietrich) da Giuseppe To- di Roland finanziata coi soldi di fa- gante mi fece pensare al suo rapporto masi di Lampedusa (Le Guépard/Il miglia. Babilée, in particolare, ov- lavorativo ma anche amicale con Jean Gattopardo1994, due anni dopo da vero Jean-René-Albert-William Gut- Babilée che avrebbe continuato a noi con il Ballet National de Mar- mann, ebreo scampato da Auschwitz, danzare il suo ballet-fétiche per oltre seille) a Colette (Chéri, nuova crea- pare mostrasse, oltre alla già appurata 200 recite e sino al 1983. Cosa mai zione per la Scala) e persino Goethe grandezza di danzatore, quell’esatto aveva in comune l’ormai diventato – con la stessa voracità di vita e crea- tormento – un misto di rabbia, furore orgoglio tra gli orgogli del made in zione con cui mescolava musiche su- e sofferenza –, che Jean Cocteau France e il danzatore “toujour Le per colte e super pop-rock, riviste, avrebbe sempre voluto ammirare nel Jeune Homme” con la sigaretta pen- fiabe, musical e film di cui andava protagonista del balletto-regalo che zolante tra le labbra? La risposta la fiero. Invece, l’enfant terrible de la fece a Petit allorché nel 1946 il ven- trovai seguendo il repertorio del co- danse cavalcava motociclette di po- tiduenne coreografo, assetato di no- reografo, intervistandolo, guardan- tente cilindrata, scappando da una torietà, bussò alla sua porta parigina dolo danzare. compagnia a un teatro, rompendosi il in Rue Montpensier. Petit abbordava le imprese letterarie collo e rialzandosi di nuovo. Mon- Circa trent’anni dopo, quando ebbi il più varie e ardite – da Verlaine a Ge- sieur Hulot/Jaques Tati – quando si piacere di vederlo per la prima volta orges Simenon (La Chambre, 1960 avvicinava quatto quatto per dirti dal fondo della platea del Teatro “Ro- alla Scala nel 1963), da Lautréamont qualcosa Petit strisciava un po’ i piedi molo Valli” di Reggio Emilia, provai a Victor Hugo (Notre-Dame de Paris – e il James Dean francese scomparso subito un moto di ammirata simpatia. 1965, tante volte ripreso al Piermarini però alla soglia dei 91 anni (tre anni Nella mia ancora acerba attività cri- e sino al 2002); da John Milton a Jean dopo Roland), si davano la mano, 19
emanando entrambi un profumo va- nelle passioni diverse della mia vita; fonda quasi da mezzosoprano, resti- gamente americano. i musical e le riviste le ho inventate tuiva in tedesco le canzoni di Marius Eccolo, Petit, alla Piccola Scala: spiega per lei”. Basta un titolo? Eccolo: Zizi Constant ed ebbe a testimoniare a una coreografia a gesti senza parole. je t’aime. Maurizio Porro: “La cosa che mi D’improvviso, per essere più chiaro, si Certo per seguire Petit bisognava rende felice è che in fondo il senso scatena in un veloce tip tap. Movi- avere la tempra della fu-Zizi, – la della mia partecipazione al balletto, il menti sciolti, figura asciutta, ritmo im- prima danzatrice accademica a por- gusto e il senso delle canzoni che peccabile, tal quale un ballerino ame- tare i capelli corti e neri “à la gar- canto è un inno all’amore inteso come ricano dell’epoca d’oro, quella di Fred çonne”, i tacchi a spillo, l’imper- libertà, e un pugnale affondato dentro Astaire e compagni. Quando apre meabile pure nero “à la Modesty le coatte convivenze borghesi del ma- bocca però siamo subito a Parigi: trimonio”. Roland plaude: sa che ac- “L’Italie, l’Italie, ça m’amuse telle- canto a Zizi la noia “coatta del matri- ment!” (“L’Italia, l’Italia quanto mi di- Petit abbordava monio” non gli apparterrà mai e che verte”) e aggiunge: “È l’unico paese al le imprese letterarie le cadute in corsa, come per il suo amico centauro Babilée, corrispon- mondo dove la gente anche se non lo parla capisce il francese!”. Sarà. Però più varie e deranno ad altrettante rinascite. gli spettacoli con voce, presentati nella con la stessa voracità Nel 1998 perde il suo Ballet National de Marseille, dopo ventisei anni di nobile bomboniera che purtroppo non c’è più, sono tradotti; e chi dimentica la di vita e creazione con direzione e l’impianto di un’École voce da violoncello di Mariangela Me- cui mescolava Nationale Supérieure de Danse che non si sa bene come oggi funzioni. lato mentre legge estratti da La Voix Humaine, il famoso monologo del musiche super colte e Che fa? Ritira il repertorio e lo pro- 1930 di Jean Cocteau, senza cedere ai super pop-rock, ietta in Giappone, Argentina, Stati Uniti ed Europa assieme alla crea- toni lacrimosi? Intanto Luciana Savi- gnano danza: quanti recital per lei, riviste, fiabe, musical zione di altre novità. Una, scaligera, Luigi Bonino, Gilles Cochinaire e De- e film di cui andava di due anni prima dello schiaffo mar- sigliese, “gli” e “ci” aveva fatto ri- nis Ganio (i tre, allora importati da Marsiglia) negli anni Ottanta, e quanti fiero scoprire una potente Carla Fracci, nei ruoli che mettevano in luce la sua mi- panni di Léa, cortigiana quasi cin- steriosa e distante femminilità da inaf- Blaise” su di un ruggente registro quantenne che intreccia una piccante ferrabile prostituta nel Mandarino me- linguistico “argot” –, e ogni tanto ti- storia d’amore con Frédéric Peloux, raviglioso o seducente e riottoso rare il fiato, magari sfogliando le pa- vezzosamente soprannominato Chéri, “Angelo azzurro”. Poi sarà Alessan- gine del suo testo più famoso J’ai come uno dei due romanzi anni Venti dra Ferri a conquistare Petit alla Scala, dansé sur les flots del 1993 (Édition di Colette (l’altro è La fin de Chéri) in specie quando la Compagnia di Grasset). Tanti nomi di artisti, pit- che servirà al coreografo per inscenare Ballo fu diretta da Elisabetta Terabust, tori, letterati, stilisti diventati costu- il suicidio del giovanissimo protago- già sua preziosa étoile marsigliese. misti solo per lui: li incontra dai 15 ai nista tornato dalla guerra e da una Léa Tante volte ammaliante Esmeralda in 60 anni. davvero invecchiata. Massimo Murru Notre-Dame de Paris, astuta Bella Tra questi vogliamo ricordare Milva, nel ruolo è perfetto. E l’entusiasmo nel Pipistrello, sui valzer di Johann appena scomparsa, che nel 1988 alla del coreografo risale les flots. Procla- Strauss figlio, Alessandra era irresi- Scala ritornava per la seconda volta, merà ai quattro venti giornalistici: stibile Carmen nell’eponimo e “scan- dopo La vera storia di Luciano Be- “Carla Fracci e Massimo Murru sono daloso” balletto del 1949, tagliato e rio. Petit fu soddisfatto di averla i danzatori più bravi del mondo! cucito magistralmente sia sul testo di scelta, per alcune recite, come con- Uau!!”. E clap clap, soprattutto per i Prosper Mérimée sia sulla musica di trofigura della protagonista Rosa passi a due, da sempre la grande forza Georges Bizet, ma soprattutto inter- Fröhlich (Luciana Savignano) nel inventiva di Petit. Infine ne vogliamo pretato, al debutto, da Roland accanto balletto L’angelo azzurro, crudele pa- ricordare solo uno: altrimenti la penna a Renée Marcelle Jeanmaire, detta rabola esistenziale di un attempato correrebbe incontro a La Mer, a Tout Zizi. Sua coetanea, gli sopravvivrà (è insegnante che si innamora alla fol- Satie, a quel Pink Floyd Ballet creato scomparsa nel luglio 2020), diven- lia, e fino all’abiezione, della scian- per far contenta Valentine, 10 anni nel tando giovanissima la sua musa, l’in- tosa di un cabaret e, in feroce rivalità 1972, che un giorno gli disse: “Papà separabile moglie adorata. “Devo rin- con tre suoi allievi, riesce a ingra- devi fare un balletto su questa mu- graziarla – mi disse lui settantenne – ziarsela e perfino a sposarla. Lei, con sica; per danzare non c’è di meglio”. per avermi seguito in ogni fantasia, la sua voce magniloquente e pro- E lui l’accontentò portandosi a casa un 20
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