Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona Lo parcheggeranno sotto la Torre di Londra? La domanda non è del tutto fuori luogo, poiché il SUV Rolls-Royce Cullinan può a pieno titolo aspirare a diventare il 141° gioiello della Corona britannica, il celebre tesoro dal valore incalcolabile custodito nella suddetta torre. Cullinan è proprio il nome di una di queste pietre preziose, per la precisione si tratta del diamante più grande mai estratto da una miniera. Da un gioiello all’altro, insomma. Per viaggi regali su qualsiasi superficie. ROLLS-ROYCE CULLINAN, LUSSO REGALE SENZA COMPROMESSI L’avanzata dei SUV è come un fiume in piena: nulla può resistergli. Bentley, Lamborghini, fra poco anche Ferrari. Mancava all’appello appunto la più prestigiosa fra le case
britanniche. In realtà la decisione di entrare in questo settore anche da parte della marca più aristocratica sul pianeta è stata presa da qualche tempo, poiché l’annuncio è stato dato ben tre anni fa. E ora il mondo ha potuto ammirare per la prima volta la Rolls dei SUV o il SUV della Rolls, a seconda dei gusti. Questo particolare veicolo risponde ad una precisa esigenza segnalata dai miliardari clienti della marca con la statuetta dello Spirit of Ecstasy sul cofano, in particolare i più giovani. Cioè poter affrontare qualunque terreno nel lusso più totale, recarsi in qualsiasi luogo anche remoto per soddisfare la propria voglia di avventura, ma sempre con i calici di cristallo per lo champagne e il decanter per il whisky. La Rolls-Royce Cullinan, come ogni Rolls che si rispetti, deve essere un’auto senza compromessi. Anche in questa epoca confusionaria, nella sede di Goodwood conservano e tengono sempre nella massima considerazione la massima del fondatore,
Sir Henry Royce, da seguire come filosofia nella creazione di ogni modello: “Prendi il meglio e rendilo migliore. Se non esiste, disegnalo”. Il primo compromesso da rifiutare è quello del rumore. Rolls- Royce significa silenzio assoluto e totale assenza di vibrazioni (il celebre “effetto tappeto volante” è nato proprio con le prime Phantom). Obiettivo difficile da raggiungere con la carrozzeria tipica dei SUV, cioè due volumi, vale a dire con il vano bagagli non fisicamente separato dall’abitacolo. ANCHE IL SUV VIAGGIA SUL TAPPETO VOLANTE Quindi ecco il primo SUV a tre volumi del mondo, una forma sparita perfino dalle berline. Ma qui ha un senso. Ed è anche qualcosa che solo la Rolls può permettersi di costruire. Perché non ha bisogno di utilizzare piattaforme condivise per il telaio. I pianali Rolls non sono usati dalle altre marche del gruppo BMW, nemmeno dalla Serie 7. La struttura della Cullinan è quella introdotta dalla sorella Phantom di ultima generazione, chiamata “Architettura del lusso”. Allora abbiamo per la Rolls-Royce Cullinan dimensioni imponenti (5.341 mm di lunghezza, 2.164 di larghezza, 1.835 di
altezza, passo 3.295 mm). L’abitacolo è isolato dal bagagliaio, anche termicamente, mediante una paratia di vetro. L’architettura, benché massiccia, è interamente in alluminio, quindi il peso della vettura rimane contenuto, in senso relativo: 2.660 Kg a secco. La Cullinan è un SUV che non scherza nel fuoristrada, dove il tappeto volante è sempre in funzione. Infatti l’assetto si alza di ben 41 mm, consentendo una profondità di guado di ben 53 cm. Le sospensioni pneumatiche autolivellanti permettono di assorbire tutte le sconnessioni della guida offroad senza trasmetterle all’abitacolo. Infine ci si potrebbe chiedere a cosa serve un motore strapotente in un’auto non pensata per la velocità. A fare quello che fin dagli anni ’20 veniva richiesto ad una Rolls: trasportare pesi anche molto consistenti senza il minimo sforzo.
Nel caso della Cullinan, come per la Phantom attuale, il V12 6.75 biturbo da 571 cavalli (benzina pura, qui l’ibrido non è contemplato) è in grado di erogare la straordinaria coppia massima di 850 Newton metri già a 1.600 giri, quindi con un filo di gas; il tappeto volante, appunto. Gli interni? Immaginate il salotto della regina Elisabetta e avrete un’idea abbastanza precisa. Pagani Huayra Roadster: un leasing da record I record nel mondo dell’automobile non sono circoscritti ai tempi sul giro al Nürburgring, alla velocità massima su un lago salato nello Utah oppure all’accelerazione 0-100, 0-200,
0-300 o perfino 0-400. Esistono da molto tempo i record per l’auto più costosa (pare la Lamborghini Veneno, 3,3 milioni di euro nel breve periodo in cui hanno prodotto i 9 esemplari). Ora la categoria si è allargata. Viene infatti introdotto il record per l’auto dal leasing più costoso e se lo aggiudica la Pagani Huayra Roadster. PAGANI HUAYRA ROADSTER, LEASING MILIONARIO La Pagani Huayra è una hypercar, come tutti i modelli prodotti a Modena dal mitico Horacio Pagani, ingegnere argentino trapiantato in Romagna. Queste auto hanno incredibili soluzioni tecniche, design stupefacente e prestazioni da paura. Vengono prodotte in serie limitatissime e quindi costano svariati milioni. Sono quindi destinate alle persone più ricche del pianeta, gente che di solito viaggia col jet personale, quindi non ha problemi nel sborsare cifre di tale entità in contanti. Tuttavia il mondo moderno è fondato sul credito, anzi sul debito. La rateazione è l’anima del commercio. Se si possono acquistare ville a rate, perché non anche le hypercar? E
perché, già che ci siamo, non la facciamo figurare come bene aziendale per ridurre le tasse? Questa è la domanda che si devono essere posti alla Putnam Leasing, società finanziaria americana (solo negli USA potevano concepire una cosa del genere). Allora ecco pronta l’offerta per le corporation: una splendida Pagani Huayra Roadster in leasing. Invece di sborsare la bellezza di 2,7 milioni di dollari in contanti (pari a circa 2,26 milioni di euro) per il prezzo senza optional, i rampanti clienti se la possono cavare con un piano da 25.339 dollari per 60 mesi. Naturalmente va versato un piccolo anticipo, solo 700.000 dollari, una bazzecola. Il totale fa 2,2 milioni e rotti. Un affarone. La Pagani Huayra Roadster è un gioiello della tecnica, una vera opera d’arte su quattro ruote. Per descriverla sono sufficienti le parole dello stesso Horacio, quando ne racconta l’origine: “Tutto doveva essere unico, come una macchina
ricavata da un blocco di marmo di Carrara”. Allora anche i dati tecnici diventano quasi superflui. Citiamo solo il motore Mercedes-AMG, appositamente costruito per le specifiche Pagani, un V12 6.0 biturbo da 764 cavalli di potenza e 1.000 Newton metri di coppia massima, su un monoscocca in carbo- titanio e telaio in tubi di acciaio al cromovanadio, per un peso a secco di soli 1.280 Kg. C’è però un piccolo particolare che non quadra nell’offertona americana. La Pagani ha fissato la produzione della Huayra Roadster in soli 100 esemplari, tutti già prenotati in anticipo. Quindi il leasing è su una Pagani di “seconda mano”? Chissà il chilometraggio. SUV sportivi: Alfa Romeo Stelvio e Jaguar F-Pace, le novità Due fra i più importanti modelli nella categoria dei SUV sportivi sfoggiano interessanti novità nelle rispettive gamme. Per weekend all’insegna del brio e del piacere di guidare, senza dimenticare la distinzione regalata dal loro design e dal prestigio delle marche; col valore aggiunto, tipico dei SUV, della notevole versatilità in termini di spazio e capacità di muoversi anche fuori dall’asfalto. Alfa Romeo Stelvio Sport Edition e Jaguar F-Pace modello 2019, scopriamo ciò che hanno da offrirci. ALFA ROMEO STELVIO SPORT EDITION, IL NOME DICE TUTTO
La nuova serie speciale Alfa Romeo Stelvio Sport Edition arriva nei concessionari italiani piena di spunti interessanti. L’allestimento da cui parte è il top di gamma Executive, a cui si aggiungono importanti componenti per accentuare la guida brillante che questo SUV permette fin dalla sua versione d’ingresso. La motorizzazione è la 2.2 diesel da 210 cavalli con cambio automatico AT8 e trazione integrale Q4. Troviamo quindi nella dotazione di serie le sospensioni attive e il differenziale posteriore autobloccante: sportività e sicurezza al massimo grado in ogni condizione. Per quanto riguarda il pacchetto di assistenza alla guida, abbiamo frenata automatica d’emergenza con riconoscimento pedone, avviso invasione corsia, avviso traffico in attraversamento posteriore e cruise control adattivo. La strumentazione di questa serie speciale dello Stelvio include Alfa Connect 3D con navigatore su schermo da 8,8 pollici e compatibilità smartphone Apple CarPlay e Android Auto. L’estetica si distingue per pinze freno nere, rosse o gialle, cristalli posteriori oscurati, cornice vetri in nero lucido. Gli interni comprendono sedili riscaldati e a
regolazione elettrica a sei vie, rivestiti in pelle pregiata di tipo sportivo. Prezzo da 59.700 euro. Porte aperte nei concessionari il 12-13 e 26-27 maggio. JAGUAR F-PACE 2019, ARRIVA LA MICIDIALE SVR La novità più vistosa legata al modello 2019 del SUV Jaguar F- Pace è l’ingresso in gamma della versione top SVR. Significa motore V8 5.0 sovralimentato con compressore volumetrico, potenza straordinaria di 550 cavalli, accelerazione 0-100 in 4,3 secondi e 283 Km/h di velocità massima. Ma anche la serie normale di F-Pace ha aggiunto novità interessanti, soprattutto dal punto di vista tecnologico. Infatti è stato introdotto in gamma il sistema di cruise control adattivo integrato all’assistenza alla sterzata. Utile per la marcia in colonna in autostrada, esso agisce sui comandi per mantenere il veicolo all’interno della propria carreggiata, adattando la velocità a quella del flusso del traffico, arrivando anche all’arresto del veicolo.
Un altro dispositivo molto utile per la sicurezza è il sistema di frenata d’emergenza ad alta velocità. Il radar è in grado di rilevare una collisione imminente, avvertire il guidatore e, in caso di assenza di risposta, attivare i freni. A differenza dei dispositivi urbani, questo opera a velocità da 10 a 160 Km/h. Dal punto di vista estetico troviamo specchietto retrovisore senza cornice, battitacco illuminati con la scritta Jaguar, pedali in metallo lucido, tappetini pregiati premium, rivestimento del cielo in pelle scamosciata e controller cromati del sistema di regolazione dei sedili a 10 vie. Fra i nuovi optional ci sono i sedili sportivi a 14 regolazioni. Infine i motori a benzina ora sono dotati del filtro antiparticolato. La Jaguar F-Pace ha un prezzo di partenza di 47.300 euro.
Brabham BT62, mostro da pista per i 70 anni Record non è solo la più alta velocità massima o l’accelerazione più bruciante; nemmeno la potenza più esagerata o il prezzo più inaccessibile; neanche la tecnologia più avanzata. A volte si può ottenere un primato molto più sottile: far parlare di sé con un’auto del tutto tradizionale e immediatamente indurre mezzo mondo, nel piccolo ambiente delle corse, a ripercorrere antichi fasti legati ad un nome storico di grande valore. La supercar Brabham BT62, appena svelata, riassume tutto questo. LA STORIA DI UN NOME GLORIOSO Leggi Brabham, pensi alla Formula 1 gloriosa di tanto tempo fa. Nel 1962, quando fondò la scuderia che portava il suo
nome, il pilota australiano Jack Brabham aveva già vinto due titoli mondiali nella massima categoria dell’automobilismo, nel 1959 e 1960 con la Cooper. Dal 1964 la Brabham diventò anche un costruttore in proprio. Sir Jack vinse il suo ultimo campionato mondiale nel 1966; a tutt’oggi (probabilmente per sempre, oggi sarebbe improponibile) si tratta dell’unico pilota ad essersi aggiudicato un titolo iridato su un’auto col proprio nome. Brabham fondò la scuderia in società col tecnico Ron Tauranac. Tutte le vetture costruite sono sempre state nominate con le iniziali dei due cognomi, BT, poi un numero progressivo. Nel 1970 Sir Jack si ritirò dalle competizioni cedendo l’azienda a Tauranac, il quale nel 1972 la vendette a sua volta a Bernie Ecclestone. Negli anni successivi ricordiamo la Brabham BT46 del 1978 per l’enorme ventola dietro il motore, la quale creava un effetto suolo aspirando il flusso d’aria dal fondo della vettura. Quella soluzione fu usata in un solo Gran Premio, in Svezia, e vinse con Niki Lauda. Ma subito dopo fu vietata perché il
risucchio della ventola sparava detriti contro i piloti che seguivano. La Brabham vinse altri due titoli mondiali nel 1981 (motorizzata Ford) e 1983 (BMW), sempre con Nelson Piquet. Poi ci fu un progressivo declino, divenuto irreversibile nel 1988 quando Ecclestone si sbarazzò della squadra. BRABHAM BT62, SULLE ORME DI JACK Oggi questo nome rinasce, grazie a David Brabham, terzo figlio di Jack ed ex pilota come i fratelli Geoff e Gary. David Brabham ha nel suo palmarès la vittoria alla 24 ore di Le Mans del 2009 sulla Peugeot. Ha anche preso il via a 30 gran premi in Formula 1, nel 1990 su Brabham e nel 1994 su Simtek, senza però risultati di rilievo. Brabham Automotive è il nome della nuova azienda. Al momento non è previsto un ritorno immediato nelle competizioni, sebbene non si escluda un programma a lungo termine per tornare a Le Mans. Per il momento la società opera nel mondo delle supercar, una nicchia di mercato variegata ed estremamente remunerativa. La Brabham BT62 è una supercar molto particolare. Infatti non è omologata per circolare in strada; non risponde nemmeno ad alcun regolamento sportivo,
quindi non può partecipare alle competizioni. Questa vettura può circolare solo in pista per uso privato, per il divertimento dei superdanarosi in grado di sborsare 1,13 milioni di euro, tasse escluse, per portarsi a casa uno dei soli 70 esemplari che verranno costruiti. Saranno 70 come tributo a Sir Jack, il quale cominciò a correre nel 1948, appunto 70 anni fa. Le prime 35 unità verranno verniciate con una livrea che celebrerà i 35 gran premi di Formula 1 vinti dalla scuderia Brabham. Gli altri invece saranno personalizzabili secondo i desideri del cliente. La Brabham BT62 meccanicamente è molto tradizionale. Il motore, costruito dalla stessa Brabham, è un V8 5.4 aspirato. La potenza di 710 Kg e 667 Newton metri sono valori elevatissimi già normalmente; ma se aggiungiamo che il peso della vettura è di soli 972 Kg compreso il pilota, vediamo che abbiamo a che fare con un vero e proprio bolide da corsa. La trasmissione è sulla trazione posteriore, ovviamente; il cambio racing sequenziale a sei rapporti è fabbricato dalla Holinger. Dietro è vistosissima l’enorme ala che genera un
carico aerodinamico di ben 1.200 Kg. Il quadro è completato da sospensioni a doppio quadrilatero, ammortizzatori regolabili, così come le barre antirollio; poi freni carboceramici Brembo, pneumatici slick da corsa Michelin, volante rimovibile in fibra di carbonio. Non sono stati ancora diffusi dati sulle prestazioni. Ma non fatichiamo a credere che saranno eccezionali. Nata per stupire. Porsche Cayenne: ibrida elettrizzante La Porsche Cayenne E-Hybrid appartiene alla categoria dei veicoli ibridi plug-in. Quindi un motore elettrico affianca quello termico, quasi sempre a benzina; le batterie sono ricaricabili anche attraverso il collegamento alla classica colonnina o ad una presa elettrica domestica. Al giorno d’oggi anche i SUV più grandi stanno cominciando a fare la loro parte nello sforzo di ridurre consumi ed emissioni inquinanti. Così, partendo per un viaggio nel weekend verso nostra la località turistica preferita, siamo in grado di attraversare la città senza inquinare, procedendo con la sola modalità elettrica. Una volta usciti dai confini urbani il motore a benzina sarà libero di esprimersi, sempre aiutato da quello elettrico che, quando si tratta della Cayenne, gli regala un importante spunto aggiuntivo. PORSCHE CAYENNE E-HYBRID 2018: TANTA AUTONOMIA IN PIU’
La Porsche Cayenne ha introdotto l’alimentazione ibrida plug- in già nella generazione precedente. Ora anche la serie 2018 vede completarsi la gamma con questo interessante inserimento, in arrivo alla fine di maggio ad un prezzo di partenza per l’Italia di 93.402 euro IVA inclusa. Le differenze principali riguardano proprio la sezione elettrica. Motore più potente e batterie più capaci permettono da un lato un’interessante autonomia in modalità solo elettrica, dall’altro una riserva di cavalli e coppia sempre immediatamente disponibili, per consentire alla Cayenne di ottenere prestazioni all’altezza del nome che porta.
Il motore a benzina è sempre il V6 3.0 turbo da 340 cavalli. Il motore elettrico è invece del 43% più potente, ora eroga 100 kW, cioè 136 cavalli. La potenza di sistema, cioè la massima potenza erogabile da entrambi i motori contemporaneamente, è di 340 kW, quindi 462 cavalli. La coppia massima combinata è di 700 Newton metri. Il peso a vuoto della vettura è contenuto, considerando la carrozzeria di un SUV lungo 491 cm e la presenza del pacco batterie: 2.295 Kg. Quindi non deve meravigliare il fatto che le prestazioni siano intriganti. L’accelerazione 0-100 Km/h è misurata in 5 secondi netti, la velocità massima raggiunge 253 Km/h.
Arriviamo all’elemento caratteristico della nuova Porsche Cayenne E-Hybrid. L’autonomia massima in modalità di marcia solo elettrica è rilevata dai test sul ciclo Nedc in 44 Km (alla velocità massima di 135 Km/h), un bel passo avanti rispetto ai 30 della generazione precedente. Questo grazie alla capacità delle batterie al litio aumentata del 30% (14,1 kWh). La ricarica completa su una normale presa domestica a 230 volt e 10 ampère avviene in 7,8 ore col caricatore di serie da 3,6 kW. Se invece si usa il caricatore opzionale da 7,2 kW e l’impianto domestico da 230 volt sopporta 32 ampère, allora il tempo di ricarica scende a 2,3 ore. Il cambio è l’automatico Tiptronic ad 8 rapporti. Di serie gli ammortizzatori a controllo elettronico. Data l’esuberante coppia motrice, la Porsche Cayenne può anche trainare un rimorchio fino a 3,5 tonnellate. I dati sui consumi registrano 3,4 litri di benzina per 100 Km.
Nuova Audi A6: l’essenza del viaggio La berlina è solo un’auto di rappresentanza, un’auto aziendale? E perché mai? Non tutti hanno bisogno di una station wagon, non tutti inseguono i SUV. C’è ancora chi ama le tipologie classiche di carrozzeria. Se poi si viaggia solo su autostrade e statali, senza mai andare fuori dall’asfalto, la berlina è ancora l’auto migliore. Quando poi ha le fattezze e le caratteristiche della nuova Audi A6, i weekend diventano puro piacere. Quasi al punto di scegliere una destinazione solo come scusa per trascorrere qualche ora in più al volante. Ora il modello di ottava generazione si può ordinare anche in Italia. NUOVA AUDI A6, SPORTIVA E TECNOLOGICA Le berline di oggi, in particolare quelle a tre volumi, hanno
poco a che spartire con le scatolose vetture di una volta, anche dal punto di vista del design. Al contrario, il look contemporaneo tende in maniera decisa verso le coupé. Nemmeno la nuova Audi A6 sfugge a questa tendenza. Nel suo caso le dimensioni abbondanti (4.939 mm di lunghezza) aiutano; insieme al passo lungo, l’altezza contenuta (1.459 mm) e la linea del tetto che finisce nei montanti posteriori, l’aspetto è certamente dinamico, accentuato dalle linee scolpite nelle fiancate. Aggiungiamo anche una notevole efficienza aerodinamica: il Cx di solo 0,24 si traduce in pulizia estetica e, soprattutto, notevole risparmio di carburante, il che comporta parallelamente minori emissioni inquinanti. Gli interni rispettano in pieno le aspettative di chi cerca un’Audi: lusso e perfezione costruttiva. In più si aggiunge un’infusione tecnologica molto forte: su tutti l’Audi Virtual Cockpit, il cruscotto digitale su schermo da12,3 pollici. Lo spazio è decisamente abbondante, aumentato rispetto alla generazione precedente. Il bagagliaio ha un volume di 530 litri. Più di così si entra nella categoria delle station wagon. La nuova Audi A6 è certamente elegante; però ha anche la sportività nel sangue. A parte una migliore rigidità
telaistica, particolare cura è stata dedicata alla configurazione dell’assetto: questa vettura promette estrema precisione di guida, grande maneggevolezza anche in città e tanto divertimento negli spazi aperti. Ordini aperti per la nuova Audi A6, allora, mentre ad inizio estate il modello arriverà fisicamente nei concessionari. Inizialmente è disponibile il motore diesel 3.0 V6 TDI da 286 cavalli ed una coppia massima da urlo, 620 Newton metri. Come tutti gli altri propulsori della gamma, è assistito da tecnologia mild hybrid, cioè microibrida o ibrida leggera. Un sistema su batteria da 48 volt permette di limitare i consumi nelle partenze e sfruttare la rigenerazione di energia durante le decelerazioni. Tre allestimenti per questa motorizzazione: Base, Sport e Design, anche in versione Business. I prezzi di listino chiavi in mano vanno da 62.100 a 67.800 euro.
McLaren 570GT: Cabbeen Collection, la più esclusiva Design cinese? E’ inconsueto, ma perché no? Un’interessante commistione tra moda e automobili arriva con questa serie speciale: la McLaren 570GT MSO Cabbeen Collection. Cabbeen è una firma dell’abbigliamento fashion maschile, tra le principali in Cina. E’ stata fondata nel 2002 da Ziming Yang, noto nell’ambiente come Mr. Cabbeen. E ora arriva questa particolare McLaren. MCLAREN 570GT MSO CABBEEN COLLECTION: ARRIVA IL DRAGONE CINESE Una McLaren non è quel che si dice un’auto per tutti, trattasi di supercar. Questa poi è ancora più esclusiva. Infatti verranno prodotti solo cinque esemplari in tutto il mondo. La vettura viene presentata in questi giorni al salone di
Pechino. Dove è più evidente lo spirito cinese nel design di quest’auto? Tiriamo a indovinare: nei dragoni dipinti a mano sulla carrozzeria e all’interno. Addirittura nel vano bagagli c’è il ricamo di un drago in oro, disegnato dallo stesso Mr. Cabbeen e cucito da Kang Huifang. Quest’ultima è la direttrice della commissione dei ricamatori professionisti dell’istituto cinese per le arti. E’ una specialista del Ricamo Chao, una forma estetica della Cina classica che rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale di questa grande nazione. Altri dettagli esclusivi di questa particolare McLaren 570GT sono i battitacco in carbonio, un altro ricamo di dragoni in oro sul tunnel centrale rivestito in Alcantara, nuovi cerchi a 15 raggi e pinze freni verniciate nello stesso colore dei dragoni. La carrozzeria ha una livrea in nero ossidiana.
La McLaren 570GT è il modello più turistico della casa britannica, nel senso che non è pensata per la prestazione estrema in pista ma per compiere lunghi viaggi in pieno comfort e una certa versatilità, infatti dispone anche di un bagagliaio da 220 litri (tanti per un’auto del genere). Tuttavia si tratta sempre di una McLaren. Quindi le prestazioni sono sempre prominenti, grazie al motore V8 3.8 biturbo da 570 cavalli. Bentley Continental GT: gran turismo di lusso Ormai siamo vicini all’approdo in Italia della Bentley Continental GT di nuova generazione, giugno arriva molto
presto. Nel fine settimana del 20-22 aprile l’esclusiva gran turismo inglese è stata mostrata in anteprima italiana accanto alla sua sorella da corsa, la Continental GT3 che ha esordito negli stessi giorni a Monza nel primo appuntamento stagionale del campionato Blancpain GT Series Endurance col team ufficiale Bentley M-Sport che difende il titolo conquistato lo scorso anno. Un perfetto abbinamento tra le competizioni e la più sportiva delle Bentley. Per weekend di lusso inarrivabile. DALLE CORSE ALLA STRADA, LA NUOVA BENTLEY CONTINENTAL GT Le corse sono quello che sono, il regno degli imprevisti e delle difficoltà. Questa categoria è brutalmente competitiva e ravvicinata, dato anche il regolamento col criterio del Balance of Performance, in cui vengono di volta in volta applicate restrizioni (zavorre, limiti nel carburante o nell’erogazione della potenza) alle vetture migliori per rendere le gare più equilibrate; le auto partecipanti appartengono a 10 costruttori differenti. In qualifica le prime 18 concorrenti erano comprese nello spazio di mezzo secondo. Dopo essere partite al 9° e 18° posto le due Continental GT3 di M-Sport hanno chiuso la gara di Monza (che
dura tre ore, ben 95 giri) nelle posizioni 24 e 43, tra diversi contatti e problemi vari. Abbandoniamo il motorsport e torniamo alla Bentley Continental GT stradale. Esposta nei giorni scorsi nella sede di Bentley Milano, distributore esclusivo per l’Italia del marchio britannico (entro l’anno apriranno due nuovi showroom a Firenze e Padova), questa coupé extralusso si appresta a conquistare l’ambita nicchia di superfacoltosi clienti che amano viaggiare come se si trovassero nelle loro altrettanto esclusive magioni, però con la facoltà di divorare la strada solo sfiorando l’acceleratore. Merito soprattutto del motore W12 6.0 aspirato da 635 cavalli (prossimamente affiancato da un’evoluzione del classico V8 4.0 biturbo). Ricordiamo che, benché piattaforma e componenti siano in comune con gli altri modelli di punta dei vari marchi del gruppo Volkswagen (Audi, Porsche e Lamborghini), tutto viene spedito alla fabbrica inglese di Crewe, dove i materiali
vengono configurati per soddisfare lo spirito Bentley, per poi essere assemblati interamente a mano. Potete trovare a questo link i dettagli su questa inarrivabile auto di altissima classe. E poi attendere, ammesso che possiate permettervene una. Record Porsche al Nürburgring: spaziale 911 GT3 RS In quella graduatoria tutta speciale dei giri veloci al Nürburgring se ne vedono di tutti i colori e categorie. Perché il valore d’immagine (e quindi di ritorno pubblicitario che spinge le vendite) per la marca derivante dall’aver piazzato un buon tempo sull’inferno verde è molto ma molto elevato. Se guardiamo la categoria più importante, cioè quella delle auto omologate per uso stradale, troviamo tre vetture di Zuffenhausen nei primi sei posti. La storia dei record Porsche al Nürburgring è sempre affascinante e ora aggiunge un altro capitolo. La nuova Porsche 911 GT3 RS è entrata di prepotenza nel club dei “meno sette minuti”. RECORD PORSCHE AL NÜRBURGRING, FANTASTICA 911 GT3 RS
Sui 20,6 Km del leggendario circuito Nürburgring Nordschleife il 16 aprile la Porsche 911 GT3 RS ha fermato i cronometri sul tempo di 6’56″4. Al volante Kevin Estre, pilota ufficiale per la casa tedesca, impegnato in questa stagione nel campionato FIA WEC e alla 24 ore di Le Mans nella categoria GTE Pro sulla 911 RSR. Si tratta del quinto tempo assoluto per le auto omologate per uso stradale, ben 24 secondi più veloce della precedente GT3. Il record appartiene alla 911 GT2 RS con 6’47’3. I pneumatici utilizzati dalla GT3 RS sono i nuovi Michelin Pilot Sport Cup R2, progettati per girare in pista ma omologati per uso stradale (quindi dispongono di battistrada). La Porsche 911 GT3 RS è un’auto estrema. Abilitata legalmente a circolare in strada ma pensata e realizzata per scatenarsi nei circuiti, poiché dispone di gabbia di protezione antiribaltamento ed estintore. Il telaio stesso è di tipo racing. A differenza della turbocompressa GT2 RS, il motore della GT3 RS è un sei cilindri aspirato di 4 litri e potenza 520 cavalli.
Il fatto di essere ad aspirazione naturale significa che la potenza massima viene erogata molto in alto nel regime di rotazione, dove osano le aquile. Come commenta lo stesso Kevin Estre: “Questo giro è stato per me un’esperienza sensazionale. In particolare sulle curve veloci e in frenata le prestazioni della GT3 RS sono incredibilmente simili a quelle dalla nostra GT3 R da gara. Questo lo si deve anche alla nuova generazione di pneumatici sviluppati per le sportive omologate da strada. Il propulsore della GT3 RS mi piace moltissimo. Arrivare fino a 9.000 giri al minuto con un sei cilindri è semplicemente fantastico. Il rombo fa sognare e la coppia motrice è fenomenale”. Chi desidera cimentarsi in pista con la fantastica Porsche 911 GT3 RS non deve fare altro che sborsa 201.378 euro, prezzo di partenza del listino chiavi in mano in Italia.
Mazda MX-5 Grand Tour: la viaggiatrice Una spider col portapacchi? Torniamo con la memoria agli anni ’50 e ’60, una staffa sullo striminzito bagagliaio (il motore in queste auto era sempre davanti) e le cinghie di cuoio per legare la valigia, poi pronti all’avventura in spazi aperti e ancora non congestionati. Erano auto speciali. Come specialissima è la Mazda MX-5 Grand Tour. Definirla edizione limitata è eufemistico, perché si tratta della prima di tre serie a tiratura rarefatta: ne verranno prodotti infatti solo sei esemplari ciascuna, ordinabili esclusivamente on line. Le hanno chiamate Top Limited Edition. “Trop” Limited, verrebbe da dire; perché auto così non sono mai abbastanza. MAZDA MX-5 GRAND TOUR, IL VIAGGIO PER IL VIAGGIO
Percorrere lunghe distanze senza porsi alcun limite, questa è la funzione di un’auto come la Mazda MX-5 Grand Tour. L’ispirazione parte da lontano nel tempo, però questa vettura parla il linguaggio di oggi in totale scioltezza. Perché il portapacchi non è in banale acciaio o alluminio, bensì una sciccheria in fibra di carbonio. Quindi oltre ad apparire tecnologico è anche estremamente robusto e leggero. Perché dobbiamo sempre ricordarci che una Mazda MX-5 è soprattutto un’auto da guidare, quindi il peso deve rimanere contenuto.
E la valigia? E’ prodotta appositamente per la Mazda dallo specialista di settore Moncabas. Gli interni sono arricchiti da eleganti rivestimenti in pelle nappa marrone, un perfetto abbinamento cromatico con la livrea della carrozzeria in un colore chiamato Machine Gray (grigio, insomma). Il tetto in tessuto è nero e include il frangivento in plexiglass. La meccanica è basata sull’affidabile motore 2.0 a benzina da 160 cavalli abbinato ad un cambio manuale a sei rapporti. Auto da guidare, ricordiamolo.
Tuttavia non manca di accortezze moderne per aumentare l’efficienza energetica, come il sistema di recupero dell’energia in frenata i-Eloop, il che rende la MX-5 praticamente un’auto ibrida. Questa tecnologia sviluppata dalla Mazda da qualche anno sfrutta un supercondensatore per immagazzinare l’energia recuperata. Il vantaggio rispetto all’uso di una convenzionale batteria è, oltre al peso risparmiato, anche la possibilità di disporre in modo immediato tutta l’energia elettrica disponibile, aggiungendo uno spunto brillante che aiuta la prestazione e contribuisce per un 10% alla diminuzione di consumi ed emissioni. La seconda serie Top Limited Edition della Mazda MX-5 sarà dedicata agli amanti della meccanica. La terza invece sarà rivolta agli amanti dell’aspetto fashion.
Chrysler Pacifica in Italia: viaggio in prima classe La Chrysler Pacifica in Italia può trovare un pubblico affezionato. Parafrasando una nota pubblicità degli anni Ottanta, quest’autto non è solo una monovolume grande ma anche una grande monovolume. Certamente premium, certamente di eccellente qualità, molto versatile e pratica, dotata della tecnologia più avanzata. Quest’auto è abbondante in tutto; lo spazio non mancherà mai per weekend e vacanze con la famiglia e tutto ciò che la nostra fantasia deciderà di caricare nell’enorme bagagliaio. LA CHRYSLER PACIFICA IN ITALIA: SPAZI SCONFINATI Ricordate il Grand Voyager di alcuni anni fa? La Pacifica ne è l’erede. Ora arriva anche nel nostro Paese, importata dal
gruppo Cavauto, il quale ha recentemente anche lanciato il marchio Militem. Grande lo è davvero, del resto è americana. Lo dicono le sue dimensioni: lunghezza 5.176 mm, larghezza 2.022 e altezza 1.775. Peso 2.747 Kg, i SUV le fanno un baffo. Lo spazio enorme qui ha anche una spiegazione razionale. Infatti le monovolume nascono per essere caricate al massimo di passeggeri e bagagli: famiglie numerose che vogliono portare con sè tutto e anche oltre. Aggiungiamo però livelli di comfort e qualità degli interni al top. Cominciamo dalle considerazioni pratiche, quindi il vano di carico (chiamarlo bagagliaio è riduttivo). Sedili ripiegabili a scomparsa, possibilità di trasportare fino ad otto persone con configurazione dei posti variabile secondo le esigenze del momento. Porte scorrevoli automatiche, portellone elettrico e tetto panoramico sono d’obbligo. Il volume di carico ammonta a ben 2.747 Kg, siamo a livelli di trasloco.
LUSSO E TECNOLOGIA DI ALTO LIVELLO Gli interni parlano il linguaggio del lusso. A seconda dell’allestimento possiamo trovare Home Cinema per i passeggeri posteriori con l’impianto Uconnect Theater, pelle nappa, sedili climatizzati, audio Alpine. La tecnologia di sicurezza comprende oltre 100 dispositivi differenti, c’è tutto quanto gli ingegneri di oggi abbiano saputo partorire. Tra gli accessori c’è perfino l’aspirapolvere. Il design è gradevole ed elegante, aggiunge elementi all’idea di qualità che ispira questa Chrysler Pacifica. Arriviamo alla meccanica. Il cuore di tutto è il riprogettato motore Pentastar V6 3.6 a benzina a fasatura variabile e con tecnologia di disattivazione dei cilindri quando non è necessario il massimo carico. Potenza massima 287 cavalli. Se può preoccupare l’idea di un motore a benzina di cilindrata così alta (l’Europa non è l’America, soprattutto l’Italia), è disponibile anche l’ottima versione bifuel a GPL. L’impianto della Prins permette di non perdere in fatto di prestazioni,
ottenendo allo stesso tempo tutti i risparmi di questa alimentazione in fatto di consumi ed emissioni. La trasmissione utilizza un cambio automatico a 9 rapporti. Raffinato l’assetto, basato su sospensioni elettroniche. Tre allestimenti: Touring Plus, Touring L Plus e Limited. I prezzi di listino partono da 53.450 euro. E ora c’è anche la versione ibrida plug-in. In questo caso il Pentastar è affiancato da due motori elettrici. La potenza di sistema è di 290 cavalli. La Pacifica Hybrid può percorrere in modalità solo elettrica fino a 48 Km. La ricarica delle batterie avviene in due ore. Il prezzo di listino della Chrysler Pacifica Hybrid va da 67.950 a 74.150 euro.
Lamborghini Urus, giro del mondo in super SUV Il super SUV Lamborghini Urus fa sensazione da ben prima che venisse prodotto. Perché, a parte l’episodio della seconda metà degli anni ’80 con la LM002, che era un fuoristrada classico, mai la casa di Sant’Agata Bolognese aveva costruito un SUV. Dopo l’esordio sotto i riflettori dello scorso dicembre, quando look e specifiche avevano impressionato gli addetti ai lavori, la Urus ha trascorso l’inverno in giro per il mondo per mostrarsi ai potenziali e facoltosi clienti. Parliamo di un vero e proprio giro del mondo, terminato con successo nei giorni scorsi. LAMBORGHINI URUS, I RECORD SONO IMPRESSI NEL DNA La Lamborghini Urus è già, a giudicare dalle caratteristiche
tecniche, il SUV più veloce del mondo, più delle cugine Bentley Bentayga e Porsche Cayenne, più di Mercedes AMG 63 e Range Rover Sport SVR. Quindi un bel record in partenza. L’altro primato, di comunicazione se non di tecnica, è appunto questo giro del mondo, che ha toccato 114 città dislocate in tutto l’emisfero: Roma, Mosca, Londra, Parigi, Hollywood, Dubai e tante altre. Il tutto in soli quattro mesi, coinvolgendo oltre 8.500 persone tra clienti, celebrità, media e appassionati. Insomma, un altro primato. Giusto in tempo per salutare l’arrivo effettivo del modello sul mercato, al prezzo per l’Italia di 207.999 euro. Importante, l’euro di resto per un assegno di 208mila. PIU’ VELOCE E POTENTE DI TUTTI GLI ALTRI SUV I numeri sono sempre importanti, perché dicono tutto senza perdere tempo. Il motore della Lamborghini Urus non è il tradizionale aspirato V12 della Aventador o il V10 della Huracàn. Deriva bensì dal propulsore Audi-Porsche V8 4.0
biturbo. Ma l’importazione finisce qui, perché gli ingegneri di Sant’Agata lo hanno messo a punto in modo talmente efficace da farlo diventare un vero e proprio motore Lamborghini. Infatti, a differenza degli altri modelli nel gruppo Volkswagen che lo montano, sulla Urus i cavalli sono arrivati a ben 650, insieme ad una coppia massima di 850 Newton metri. Avendo poi la vettura (che è lunga ben 5.112 mm) una massa a secco di soli 2.197 Kg, il rapporto peso/potenza di soli 3,38 Kg/Cv porta questa vettura al vertice della categoria anche in questo elemento. Le prestazioni classiche sono da vera Lamborghini: accelerazione 0-100 in 3,6 secondi e velocità massima di 305 Km/h; meglio di tutti gli altri SUV, appunto. Vi risparmiamo gli altri dettagli su sospensioni, telaio e freni (si ferma da 100 Km/h in soli 33,7 metri, decisamente ragguardevole). Segnaliamo solo il “Tamburo” collocato nella consolle centrale; è il selettore delle modalità di guida, ben sei, di cui tre specifiche per l’uso in fuoristrada. Insomma, un record dopo l’altro. Nuova Audi A6 Avant: la signora dei viaggi Eccoci ad illustrare la nuova Audi A6 Avant, subito dopo la sorella berlina. La station wagon continua ad essere l’auto perfetta per i weekend, nonostante la moda imperante dei SUV. Spaziosa, confortevole e versatile senza pari, può caricare di tutto e non ha gli svantaggi dei SUV in termini di ingombri, maneggevolezza e stabilità; sui consumi, poi, il confronto non comincia neanche. Allora andiamo a vedere i dettagli di questa nuova Audi, un classico esempio di executive class. Arriverà
nei concessionari in autunno. NUOVA AUDI A6 AVANT, DESIGN E DIMENSIONI Cominciamo dalle misure. Le dimensioni della nuova Audi A6 Avant indicano 4,94 metri di lunghezza, 1,89 di larghezza e 1,47 di altezza. Rispetto alla serie precedente è aumentato lo spazio a livello dei gomiti e per le ginocchia dei passeggeri posteriori. Il bagagliaio conserva volumi ai vertici della categoria, nonostante il profilo della carrozzeria sia più sportivo (quindi con un angolo poco squadrato allo spiovente del tetto). Parliamo di un volume di carico da 565 a 1.680 litri. Azionamento elettrico non solo per il portellone ma anche per la copertura del vano di carico.
Il design conferisce alla vettura un aspetto sportivo e raffinato. All’anteriore domina la grande e caratteristica griglia esagonale che occupa l’intera altezza della sezione. Di generose dimensioni anche le prese d’aria laterali; i fari a poligono irregolare, una forma a lama, completano il carattere sportivo. Il cofano molto arrotondato restituisce eleganza. La vista di profilo è la più dinamica, aiutata dalle nervature sulla fiancata e dalla forma a trapezio dei finestrini. Nella coda, oltre allo spoiler, si nota la modanatura che taglia in due i fanali e attraversa l’intera larghezza della vettura. INTERNI E TECNOLOGIA AD ALTA RAFFINATEZZA
Gli interni della nuova Audi A6 Avant sono molto “puliti”, nel senso che tutto è ben armonizzato e lascia un’impressione di ordine ed eleganza. La plancia è molto sottile, rivestita da un pannello nero dal bordo cromato. Al centro è in bella evidenza il display superiore da 10,1 pollici per multimedia e comunicazioni, chiamato MMI Touch Response, mentre sotto di esso c’è quello da 8,6 pollici per i comandi secondari. Entrambi sono leggermente orientati verso il guidatore. La tecnologia touch è molto sofisticata, i feedback verso il dito sono sia tattili che acustici. Il quadro strumenti è maledettamente digitale, è il classico (sebbene molto recente) Audi Virtual Cockpit. Lo schermo ha una diagonale da 12,3 pollici ed è gestibile tramite i comandi al volante. Tra le numerose configurazioni è possibile visualizzare a tutto schermo il percorso verso cui si sta navigando. Inoltre le informazioni principali sono anche proiettate sul parabrezza tramite head-up display.
L’interfaccia dei comandi vocali riconosce il linguaggio naturale e le espressioni di uso comune. Solito lusso per i rivestimenti, dalla pelle Valcona agli inserti in legno a pori aperti; poi sedili con massaggio e ventilazione, climatizzazione con ionizzatore e profumazioni e molto altro ancora. Per quanto riguarda le connessioni, è disponibile come optional un modulo LTE che integra un hotspot wi-fi. Ci sono parecchi servizi avanzati on line disponibili, troppi per elencarli qui. Segnaliamo solo il blocco delle portiere tramite smartphone e il calcolo dei percorsi di navigazione già effettuati in base alle preferenze dell’utente. MOTORI E ASSISTENZA ALLA GUIDA SEMPRE ALL’AVANGUARDIA
Così come nella berlina, anche nella nuova Audi A6 Avant tutti i motori saranno elettrificati, nel senso che disporranno di tecnologia mild hybrid. Grazie all’alimentazione di una batteria a 48 volt, motorino d’avviamento, alternatore e generatore sono riuniti in un solo componente, il quale può recuperare fino a 12 kW nelle decelerazioni, immagazzinando la corrente in un’apposita batteria al litio. A velocità tra 55 e 160 Km/h il motore V6 può spegnersi e l’auto procede per inerzia (coasting), risparmiando ulteriormente carburante. In gamma un motore a benzina 3.0 V6 da 340 cavalli e tre turbodiesel (due 2.0 a quattro cilindri e un V6 3.0) da 204 a 286 cavalli. Sofisticato anche l’assetto; segnaliamo tra gli optional le quattro ruote sterzanti e le sospensioni pneumatiche adattive. Notevoli nella nuova Audi A6 Avant anche le tecnologie di sicurezza e assistenza alla guida. Al top di gamma ci sono i magnifici fari a matrice di LED, derivati dalla lunga esperienza di Audi nelle competizioni endurance. Poi la frenata automatica d’emergenza, il cruise control adattivo che
nella marcia autostradale in colonna gestisce autonomamente accelerazioni e frenate, dall’arresto della vettura fino ad una velocità di 250 Km/h. L’assistenza agli incroci riconosce potenziali pericoli di collisione davanti e dietro alla propria vettura, compresa la manovra di retromarcia uscendo da un parcheggio trasversale. Auto più veloce del mondo: addio alla Koenigsegg Agera RS La Koenigsegg Agera RS va in pensione. Per chi non mangiasse pane e automobili, si tratta di una hypercar ancora più particolare del solito. Infatti detiene attualmente il record di auto più veloce del mondo. Un primato che può anche sembrare fine a se stesso, tuttavia a questi livelli è tutta una questione di immagine e certamente tale primato aggiunge ulteriormente esclusività, il vero obiettivo dei miliardari acquirenti di siffatte vetture. AUTO PIU’ VELOCE DEL MONDO, UN CLUB ESCLUSIVO
La produzione prevista della Koenigsegg Agera RS era di soli 25 esemplari, quota raggiunta pochi giorni fa a tre anni dall’uscita. Da qui il pensionamento del modello. Perché la Agera RS è stata così speciale? Perché appartiene ad un club talmente ristretto nel quale è raro trovare perfino Ferrari, Lamborghini o Porsche, cioè l’aristocrazia assoluta delle auto ad alte prestazioni. Un ambiente decisamente rarefatto, quello che ambisce al titolo di auto più veloce del mondo. Marche e modelli che non partecipano alle competizioni; auto dalle soluzioni tecniche non necessariamente all’avanguardia, anzi spesso molto tradizionali. Vetture che non si misurano in circuito, perché probabilmente prenderebbero sonore lezioni dalle vere corsaiole (Ferrari e Porsche, appunto). Nomi che potrebbero risultare sconosciuti ai più: Koenigsegg, Hennessey, Zenvo. Modelli esagerati all’infinito (Bugatti) o assolutamente bellissimi (Pagani). Tutte queste auto hanno in comune soprattutto due caratteristiche: prezzi milionari e velocità di punta straordinarie, ben oltre i 400 Km/h, quote dove non si arriva né in Formula 1 né ad Indianapolis (a Le Mans superarono i 400 alla fine degli anni ’80 e poco dopo
modificarono la pista). Perché nelle vere corse si deve andare forte soprattutto in curva. KOENIGSEGG AGERA RS, LA REGINA Allora salutiamo la Koenigsegg Agera RS, auto più veloce del mondo, ricordando i suoi due record del mondo. Cominciamo dal più importante, cioè il primato di velocità massima per auto stradali di produzione. E’ stato ottenuto lo scorso novembre in Nevada, su un tratto di autostrada nei pressi di Las Vegas, chiuso per l’occasione. Al volante lo svedese Niklas Lilja. La Agera RS ha raggiunto la bellezza di 444,6 Km/h. Non serve dire altro. Pochi giorni prima la stessa vettura aveva centrato un altro record, quello chiamato 0-400-0. Cioè il tempo impiegato per accelerare da ferma fino a 400 Km/h e poi arrestarsi: 33,29 secondi, ben cinque in meno della Bugatti Chiron che poche settimane prima aveva temporaneamente ottenuto quel primato con Juan Pablo Montoya alla guida.
A questo punto dobbiamo parlare della macchina in sè. La Koenigsegg Agera RS è un altro parto della fantasia di Christian Koenigsegg, l’imprenditore svedese fondatore di questa marca. Le soluzioni tecniche sono assolutamente tradizionali e “moderate”. Non è una Bugatti, insomma. E nemmeno usa diavolerie elettriche. Il motore è un classico V8 5.0 biturbo a benzina, in alluminio. Potenza di 1.160 cavalli, coppia massima di 1.000 Newton metri. Cambio automatico a sette rapporti; telaio in fibra di carbonio, peso in ordine di marcia 1.395 Kg. Quasi un’auto normale. Subaru Forester 2019:
raffinato e tecnologico Il Subaru Forester 2019 rappresenta la quinta generazione di questo SUV di medie dimensioni e si è da poco mostrato al mondo, naturalmente negli Stati Uniti, di gran lunga il mercato più importante per la casa giapponese, sotto i riflettori del salone di New York. Mezzo da weekend per eccellenza, gli amanti delle località montane, collinari e campagnole (ma tutto sommato anche lacustri e marine) potranno approfittare delle solide doti tipiche di ogni Subaru, a cui si aggiunge una robusta iniezione tecnologica. Al primo posto, come sempre, la sicurezza. TECNOLOGIA ROBUSTA E MODERNA PER IL SUBARU FORESTER 2019 Chi compra una Subaru generalmente la tiene a lungo. Bada al sodo, cerca affidabilità sul lungo termine e praticità, spazio per passeggeri e bagagli, sicurezza sui percorsi difficili,
comfort nei viaggi lunghi. Ma anche alta qualità nei materiali. Perché il cliente Subaru vuole una vera e propria compagna di viaggio meccanica su cui contare sempre. Il SUV Subaru Forester 2019 prosegue in questa tradizione di lunga data. Ripetiamo quindi le caratteristiche fondamentali: trazione integrale permanente simmetrica e motori boxer per un comportamento stradale sicuro in ogni situazione, a cui si aggiungono i più moderni sistemi di assistenza alla guida racchiusi sotto il nome Eyesight; fra i sistemi disponibili troviamo frenata automatica d’emergenza, cruise control adattivo, mantenimento automatico corsia, monitoraggio attenzione conducente tramite un inedito sistema di riconoscimento facciale, chiamato DriverFocus. Il tutto intorno ad un telaio molto più rigido e leggero (quindi auto più robusta e maneggevole e consumi minori). La trazione integrale del Subaru Forester 2019 include un dispositivo X-Mode ottimizzato, per controllare meglio il veicolo nelle condizioni più scivolose, soprattutto nelle discese ripide. L’altezza minima da terra di 220 mm rende
questo veicolo ottimo per il fuoristrada, nella nuova serie tali caratteristiche sono ulteriormente migliorate. Al cuore della meccanica troviamo il motore boxer 2.5 a benzina, aspirato e a iniezione diretta. Esso è stato ampiamente riprogettato, la potenza è di 182 cavalli, coppia di 239 Newton metri. La trasmissione è abbinata al cambio automatico CVT Lineartronic. Naturalmente l’unità a benzina è vista soprattutto in chiave americana. Ma i modelli venduti in Europa dovrebbero disporre anche di un 2.0 diesel. SUBARU FORESTER 2019: DESIGN PIU’ FRESCO
Esternamente il design del Subaru Forester 2019 non si stacca radicalmente dal modello precedente. L’evoluzione stilistica si allinea alle impostazioni viste con le ultime versioni di Impreza e XV, in particolare nei LED dei proiettori. Rinnovato anche il disegno dei cerchi in lega, da 17 o 18 pollici. La gamma dispone ora di ulteriori colori per la carrozzeria, particolari tonalità di verde, blu e rosso.
Per quanto riguarda gli interni, c’è più spazio per i passeggeri e anche nel bagagliaio. Sono migliorati i sedili, ora più ergonomici; l’impianto di climatizzazione è decisamente raffinato, in grado di calibrare con precisione la temperatura in base al numero di passeggeri; infotainment al passo coi tempi, basato su display touch da 8 pollici e le immancabili compatibilità con Apple Carplay e Android Auto; si aggiungono anche la funzionalità hotspot wi-fi e l’avviamento del motore in remoto. Le vendite del Subaru Forester 2019 partiranno in autunno negli Stati Uniti, pochi mesi dopo dovrebbe cominciare la commercializzazione in Europa.
Puoi anche leggere