Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona

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Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
Rolls-Royce   Cullinan:                                  il
gioiello della Corona
Lo parcheggeranno sotto la Torre di Londra? La domanda non è
del tutto fuori luogo, poiché il SUV Rolls-Royce Cullinan può
a pieno titolo aspirare a diventare il 141° gioiello della
Corona britannica, il celebre tesoro dal valore incalcolabile
custodito nella suddetta torre. Cullinan è proprio il nome di
una di queste pietre preziose, per la precisione si tratta del
diamante più grande mai estratto da una miniera. Da un
gioiello all’altro, insomma. Per viaggi regali su qualsiasi
superficie.

ROLLS-ROYCE CULLINAN, LUSSO REGALE SENZA COMPROMESSI

L’avanzata dei SUV è come un fiume in piena: nulla può
resistergli. Bentley, Lamborghini, fra poco anche Ferrari.
Mancava all’appello appunto la più prestigiosa fra le case
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
britanniche. In realtà la decisione di entrare in questo
settore anche da parte della marca più aristocratica sul
pianeta è stata presa da qualche tempo, poiché l’annuncio è
stato dato ben tre anni fa. E ora il mondo ha potuto ammirare
per la prima volta la Rolls dei SUV o il SUV della Rolls, a
seconda dei gusti.

Questo particolare veicolo risponde ad una precisa esigenza
segnalata dai miliardari clienti della marca con la statuetta
dello Spirit of Ecstasy sul cofano, in particolare i più
giovani. Cioè poter affrontare qualunque terreno nel lusso più
totale, recarsi in qualsiasi luogo anche remoto per soddisfare
la propria voglia di avventura, ma sempre con i calici di
cristallo per lo champagne e il decanter per il whisky.

La Rolls-Royce Cullinan, come ogni Rolls che si rispetti, deve
essere un’auto senza compromessi. Anche in questa epoca
confusionaria, nella sede di Goodwood conservano e tengono
sempre nella massima considerazione la massima del fondatore,
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
Sir Henry Royce, da seguire come filosofia nella creazione di
ogni modello: “Prendi il meglio e rendilo migliore. Se non
esiste, disegnalo”.

Il primo compromesso da rifiutare è quello del rumore. Rolls-
Royce significa silenzio assoluto e totale assenza di
vibrazioni (il celebre “effetto tappeto volante” è nato
proprio con le prime Phantom). Obiettivo difficile da
raggiungere con la carrozzeria tipica dei SUV, cioè due
volumi, vale a dire con il vano bagagli non fisicamente
separato dall’abitacolo.

ANCHE IL SUV VIAGGIA SUL TAPPETO VOLANTE

Quindi ecco il primo SUV a tre volumi del mondo, una forma
sparita perfino dalle berline. Ma qui ha un senso. Ed è anche
qualcosa che solo la Rolls può permettersi di costruire.
Perché non ha bisogno di utilizzare piattaforme condivise per
il telaio. I pianali Rolls non sono usati dalle altre marche
del gruppo BMW, nemmeno dalla Serie 7. La struttura della
Cullinan è quella introdotta dalla sorella Phantom di ultima
generazione, chiamata “Architettura del lusso”.

Allora abbiamo per la Rolls-Royce Cullinan dimensioni
imponenti (5.341 mm di lunghezza, 2.164 di larghezza, 1.835 di
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
altezza, passo 3.295 mm). L’abitacolo è isolato dal
bagagliaio, anche termicamente, mediante una paratia di vetro.
L’architettura, benché massiccia, è interamente in alluminio,
quindi il peso della vettura rimane contenuto, in senso
relativo: 2.660 Kg a secco.

La Cullinan è un SUV che non scherza nel fuoristrada, dove il
tappeto volante è sempre in funzione. Infatti l’assetto si
alza di ben 41 mm, consentendo una profondità di guado di ben
53 cm. Le sospensioni pneumatiche autolivellanti permettono di
assorbire tutte le sconnessioni della guida offroad senza
trasmetterle all’abitacolo. Infine ci si potrebbe chiedere a
cosa serve un motore strapotente in un’auto non pensata per la
velocità. A fare quello che fin dagli anni ’20 veniva
richiesto ad una Rolls: trasportare pesi anche molto
consistenti senza il minimo sforzo.
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
Nel caso della Cullinan, come per la Phantom attuale, il V12
6.75 biturbo da 571 cavalli (benzina pura, qui l’ibrido non è
contemplato) è in grado di erogare la straordinaria coppia
massima di 850 Newton metri già a 1.600 giri, quindi con un
filo di gas; il tappeto volante, appunto. Gli interni?
Immaginate il salotto della regina Elisabetta e avrete un’idea
abbastanza precisa.

Pagani Huayra Roadster: un
leasing da record
I record nel mondo dell’automobile non sono circoscritti ai
tempi sul giro al Nürburgring, alla velocità massima su un
lago salato nello Utah oppure all’accelerazione 0-100, 0-200,
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
0-300 o perfino 0-400. Esistono da molto tempo i record per
l’auto più costosa (pare la Lamborghini Veneno, 3,3 milioni di
euro nel breve periodo in cui hanno prodotto i 9 esemplari).
Ora la categoria si è allargata. Viene infatti introdotto il
record per l’auto dal leasing più costoso e se lo aggiudica la
Pagani Huayra Roadster.

PAGANI HUAYRA ROADSTER, LEASING MILIONARIO

La Pagani Huayra è una hypercar, come tutti i modelli prodotti
a Modena dal mitico Horacio Pagani, ingegnere argentino
trapiantato in Romagna. Queste auto hanno incredibili
soluzioni tecniche, design stupefacente e prestazioni da
paura. Vengono prodotte in serie limitatissime e quindi
costano svariati milioni. Sono quindi destinate alle persone
più ricche del pianeta, gente che di solito viaggia col jet
personale, quindi non ha problemi nel sborsare cifre di tale
entità in contanti.

Tuttavia il mondo moderno è fondato sul credito, anzi sul
debito. La rateazione è l’anima del commercio. Se si possono
acquistare ville a rate, perché non anche le hypercar? E
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
perché, già che ci siamo, non la facciamo figurare come bene
aziendale per ridurre le tasse? Questa è la domanda che si
devono essere posti alla Putnam Leasing, società finanziaria
americana (solo negli USA potevano concepire una cosa del
genere).

Allora ecco pronta l’offerta per le corporation: una splendida
Pagani Huayra Roadster in leasing. Invece di sborsare la
bellezza di 2,7 milioni di dollari in contanti (pari a circa
2,26 milioni di euro) per il prezzo senza optional, i rampanti
clienti se la possono cavare con un piano da 25.339 dollari
per 60 mesi. Naturalmente va versato un piccolo anticipo, solo
700.000 dollari, una bazzecola. Il totale fa 2,2 milioni e
rotti. Un affarone.

La Pagani Huayra Roadster è un gioiello della tecnica, una
vera opera d’arte su quattro ruote. Per descriverla sono
sufficienti le parole dello stesso Horacio, quando ne racconta
l’origine: “Tutto doveva essere unico, come una macchina
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
ricavata da un blocco di marmo di Carrara”. Allora anche i
dati tecnici diventano quasi superflui. Citiamo solo il motore
Mercedes-AMG, appositamente costruito per le specifiche
Pagani, un V12 6.0 biturbo da 764 cavalli di potenza e 1.000
Newton metri di coppia massima, su un monoscocca in carbo-
titanio e telaio in tubi di acciaio al cromovanadio, per un
peso a secco di soli 1.280 Kg.

C’è però un piccolo particolare che non quadra nell’offertona
americana. La Pagani ha fissato la produzione della Huayra
Roadster in soli 100 esemplari, tutti già prenotati in
anticipo. Quindi il leasing è su una Pagani di “seconda mano”?
Chissà il chilometraggio.

SUV sportivi: Alfa Romeo
Stelvio e Jaguar F-Pace, le
novità
Due fra i più importanti modelli nella categoria dei SUV
sportivi sfoggiano interessanti novità nelle rispettive gamme.
Per weekend all’insegna del brio e del piacere di guidare,
senza dimenticare la distinzione regalata dal loro design e
dal prestigio delle marche; col valore aggiunto, tipico dei
SUV, della notevole versatilità in termini di spazio e
capacità di muoversi anche fuori dall’asfalto. Alfa Romeo
Stelvio Sport Edition e Jaguar F-Pace modello 2019, scopriamo
ciò che hanno da offrirci.

ALFA ROMEO STELVIO SPORT EDITION, IL NOME DICE TUTTO
Rolls-Royce Cullinan: il gioiello della Corona
La nuova serie speciale Alfa Romeo Stelvio Sport Edition
arriva nei concessionari italiani piena di spunti
interessanti. L’allestimento da cui parte è il top di gamma
Executive, a cui si aggiungono importanti componenti per
accentuare la guida brillante che questo SUV permette fin
dalla sua versione d’ingresso. La motorizzazione è la 2.2
diesel da 210 cavalli con cambio automatico AT8 e trazione
integrale Q4. Troviamo quindi nella dotazione di serie le
sospensioni attive e il differenziale posteriore
autobloccante: sportività e sicurezza al massimo grado in ogni
condizione.

Per quanto riguarda il pacchetto di assistenza alla guida,
abbiamo frenata automatica d’emergenza con riconoscimento
pedone, avviso invasione corsia, avviso traffico in
attraversamento posteriore e cruise control adattivo.

La strumentazione di questa serie speciale dello Stelvio
include Alfa Connect 3D con navigatore su schermo da 8,8
pollici e compatibilità smartphone Apple CarPlay e Android
Auto. L’estetica si distingue per pinze freno nere, rosse o
gialle, cristalli posteriori oscurati, cornice vetri in nero
lucido. Gli interni comprendono sedili riscaldati e a
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regolazione elettrica a sei vie, rivestiti in pelle pregiata
di tipo sportivo. Prezzo da 59.700 euro. Porte aperte nei
concessionari il 12-13 e 26-27 maggio.

JAGUAR F-PACE 2019, ARRIVA LA MICIDIALE SVR

La novità più vistosa legata al modello 2019 del SUV Jaguar F-
Pace è l’ingresso in gamma della versione top SVR. Significa
motore V8 5.0 sovralimentato con compressore volumetrico,
potenza straordinaria di 550 cavalli, accelerazione 0-100 in
4,3 secondi e 283 Km/h di velocità massima. Ma anche la serie
normale di F-Pace ha aggiunto novità interessanti, soprattutto
dal punto di vista tecnologico. Infatti è stato introdotto in
gamma il sistema di cruise control adattivo integrato
all’assistenza alla sterzata. Utile per la marcia in colonna
in autostrada, esso agisce sui comandi per mantenere il
veicolo all’interno della propria carreggiata, adattando la
velocità a quella del flusso del traffico, arrivando anche
all’arresto del veicolo.
Un altro dispositivo molto utile per la sicurezza è il sistema
di frenata d’emergenza ad alta velocità. Il radar è in grado
di rilevare una collisione imminente, avvertire il guidatore
e, in caso di assenza di risposta, attivare i freni. A
differenza dei dispositivi urbani, questo opera a velocità da
10 a 160 Km/h.

Dal punto di vista estetico troviamo specchietto retrovisore
senza cornice, battitacco illuminati con la scritta Jaguar,
pedali in metallo lucido, tappetini pregiati premium,
rivestimento del cielo in pelle scamosciata e controller
cromati del sistema di regolazione dei sedili a 10 vie. Fra i
nuovi optional ci sono i sedili sportivi a 14 regolazioni.

Infine i motori a benzina ora sono dotati del filtro
antiparticolato. La Jaguar F-Pace ha un prezzo di partenza di
47.300 euro.
Brabham BT62, mostro da pista
per i 70 anni
Record   non   è   solo   la   più   alta   velocità   massima   o
l’accelerazione più bruciante; nemmeno la potenza più
esagerata o il prezzo più inaccessibile; neanche la tecnologia
più avanzata. A volte si può ottenere un primato molto più
sottile: far parlare di sé con un’auto del tutto tradizionale
e immediatamente indurre mezzo mondo, nel piccolo ambiente
delle corse, a ripercorrere antichi fasti legati ad un nome
storico di grande valore. La supercar Brabham BT62, appena
svelata, riassume tutto questo.

LA STORIA DI UN NOME GLORIOSO

Leggi Brabham, pensi alla Formula 1 gloriosa di tanto tempo
fa. Nel 1962, quando fondò la scuderia che portava il suo
nome, il pilota australiano Jack Brabham aveva già vinto due
titoli mondiali nella massima categoria dell’automobilismo,
nel 1959 e 1960 con la Cooper. Dal 1964 la Brabham diventò
anche un costruttore in proprio. Sir Jack vinse il suo ultimo
campionato mondiale nel 1966; a tutt’oggi (probabilmente per
sempre, oggi sarebbe improponibile) si tratta dell’unico
pilota ad essersi aggiudicato un titolo iridato su un’auto col
proprio nome. Brabham fondò la scuderia in società col tecnico
Ron Tauranac. Tutte le vetture costruite sono sempre state
nominate con le iniziali dei due cognomi, BT, poi un numero
progressivo. Nel 1970 Sir Jack si ritirò dalle competizioni
cedendo l’azienda a Tauranac, il quale nel 1972 la vendette a
sua volta a Bernie Ecclestone.

Negli anni successivi ricordiamo la Brabham BT46 del 1978 per
l’enorme ventola dietro il motore, la quale creava un effetto
suolo aspirando il flusso d’aria dal fondo della vettura.
Quella soluzione fu usata in un solo Gran Premio, in Svezia, e
vinse con Niki Lauda. Ma subito dopo fu vietata perché il
risucchio della ventola sparava detriti contro i piloti che
seguivano. La Brabham vinse altri due titoli mondiali nel 1981
(motorizzata Ford) e 1983 (BMW), sempre con Nelson Piquet. Poi
ci fu un progressivo declino, divenuto irreversibile nel 1988
quando Ecclestone si sbarazzò della squadra.

BRABHAM BT62, SULLE ORME DI JACK

Oggi questo nome rinasce, grazie a David Brabham, terzo figlio
di Jack ed ex pilota come i fratelli Geoff e Gary. David
Brabham ha nel suo palmarès la vittoria alla 24 ore di Le Mans
del 2009 sulla Peugeot. Ha anche preso il via a 30 gran premi
in Formula 1, nel 1990 su Brabham e nel 1994 su Simtek, senza
però risultati di rilievo.

Brabham Automotive è il nome della nuova azienda. Al momento
non è previsto un ritorno immediato nelle competizioni,
sebbene non si escluda un programma a lungo termine per
tornare a Le Mans. Per il momento la società opera nel mondo
delle supercar, una nicchia di mercato variegata ed
estremamente remunerativa. La Brabham BT62 è una supercar
molto particolare. Infatti non è omologata per circolare in
strada; non risponde nemmeno ad alcun regolamento sportivo,
quindi non può partecipare alle competizioni.

Questa vettura può circolare solo in pista per uso privato,
per il divertimento dei superdanarosi in grado di sborsare
1,13 milioni di euro, tasse escluse, per portarsi a casa uno
dei soli 70 esemplari che verranno costruiti. Saranno 70 come
tributo a Sir Jack, il quale cominciò a correre nel 1948,
appunto 70 anni fa. Le prime 35 unità verranno verniciate con
una livrea che celebrerà i 35 gran premi di Formula 1 vinti
dalla scuderia Brabham. Gli altri invece saranno
personalizzabili secondo i desideri del cliente.

La Brabham BT62 meccanicamente è molto tradizionale. Il
motore, costruito dalla stessa Brabham, è un V8 5.4 aspirato.
La potenza di 710 Kg e 667 Newton metri sono valori
elevatissimi già normalmente; ma se aggiungiamo che il peso
della vettura è di soli 972 Kg compreso il pilota, vediamo che
abbiamo a che fare con un vero e proprio bolide da corsa.

La trasmissione è sulla trazione posteriore, ovviamente; il
cambio racing sequenziale a sei rapporti è fabbricato dalla
Holinger. Dietro è vistosissima l’enorme ala che genera un
carico aerodinamico di ben 1.200 Kg. Il quadro è completato da
sospensioni a doppio quadrilatero, ammortizzatori regolabili,
così come le barre antirollio; poi freni carboceramici Brembo,
pneumatici slick da corsa Michelin, volante rimovibile in
fibra di carbonio. Non sono stati ancora diffusi dati sulle
prestazioni. Ma non fatichiamo a credere che saranno
eccezionali. Nata per stupire.

Porsche   Cayenne:                              ibrida
elettrizzante
La Porsche Cayenne E-Hybrid appartiene alla categoria dei
veicoli ibridi plug-in. Quindi un motore elettrico affianca
quello termico, quasi sempre a benzina; le batterie sono
ricaricabili anche attraverso il collegamento alla classica
colonnina o ad una presa elettrica domestica. Al giorno d’oggi
anche i SUV più grandi stanno cominciando a fare la loro parte
nello sforzo di ridurre consumi ed emissioni inquinanti. Così,
partendo per un viaggio nel weekend verso nostra la località
turistica preferita, siamo in grado di attraversare la città
senza inquinare, procedendo con la sola modalità elettrica.
Una volta usciti dai confini urbani il motore a benzina sarà
libero di esprimersi, sempre aiutato da quello elettrico che,
quando si tratta della Cayenne, gli regala un importante
spunto aggiuntivo.

PORSCHE CAYENNE E-HYBRID 2018: TANTA AUTONOMIA IN PIU’
La Porsche Cayenne ha introdotto l’alimentazione ibrida plug-
in già nella generazione precedente. Ora anche la serie 2018
vede completarsi la gamma con questo interessante inserimento,
in arrivo alla fine di maggio ad un prezzo di partenza per
l’Italia di 93.402 euro IVA inclusa. Le differenze principali
riguardano proprio la sezione elettrica. Motore più potente e
batterie più capaci permettono da un lato un’interessante
autonomia in modalità solo elettrica, dall’altro una riserva
di cavalli e coppia sempre immediatamente disponibili, per
consentire alla Cayenne di ottenere prestazioni all’altezza
del nome che porta.
Il motore a benzina è sempre il V6 3.0 turbo da 340 cavalli.
Il motore elettrico è invece del 43% più potente, ora eroga
100 kW, cioè 136 cavalli. La potenza di sistema, cioè la
massima potenza erogabile da entrambi i motori
contemporaneamente, è di 340 kW, quindi 462 cavalli. La coppia
massima combinata è di 700 Newton metri. Il peso a vuoto della
vettura è contenuto, considerando la carrozzeria di un SUV
lungo 491 cm e la presenza del pacco batterie: 2.295 Kg.
Quindi non deve meravigliare il fatto che le prestazioni siano
intriganti. L’accelerazione 0-100 Km/h è misurata in 5 secondi
netti, la velocità massima raggiunge 253 Km/h.
Arriviamo all’elemento caratteristico della nuova Porsche
Cayenne E-Hybrid. L’autonomia massima in modalità di marcia
solo elettrica è rilevata dai test sul ciclo Nedc in 44 Km
(alla velocità massima di 135 Km/h), un bel passo avanti
rispetto ai 30 della generazione precedente. Questo grazie
alla capacità delle batterie al litio aumentata del 30% (14,1
kWh).

La ricarica completa su una normale presa domestica a 230 volt
e 10 ampère avviene in 7,8 ore col caricatore di serie da 3,6
kW. Se invece si usa il caricatore opzionale da 7,2 kW e
l’impianto domestico da 230 volt sopporta 32 ampère, allora il
tempo di ricarica scende a 2,3 ore. Il cambio è l’automatico
Tiptronic ad 8 rapporti. Di serie gli ammortizzatori a
controllo elettronico. Data l’esuberante coppia motrice, la
Porsche Cayenne può anche trainare un rimorchio fino a 3,5
tonnellate. I dati sui consumi registrano 3,4 litri di benzina
per 100 Km.
Nuova Audi A6: l’essenza del
viaggio
La berlina è solo un’auto di rappresentanza, un’auto
aziendale? E perché mai? Non tutti hanno bisogno di una
station wagon, non tutti inseguono i SUV. C’è ancora chi ama
le tipologie classiche di carrozzeria. Se poi si viaggia solo
su autostrade e statali, senza mai andare fuori dall’asfalto,
la berlina è ancora l’auto migliore. Quando poi ha le fattezze
e le caratteristiche della nuova Audi A6, i weekend diventano
puro piacere. Quasi al punto di scegliere una destinazione
solo come scusa per trascorrere qualche ora in più al volante.
Ora il modello di ottava generazione si può ordinare anche in
Italia.

NUOVA AUDI A6, SPORTIVA E TECNOLOGICA

Le berline di oggi, in particolare quelle a tre volumi, hanno
poco a che spartire con le scatolose vetture di una volta,
anche dal punto di vista del design. Al contrario, il look
contemporaneo tende in maniera decisa verso le coupé. Nemmeno
la nuova Audi A6 sfugge a questa tendenza. Nel suo caso le
dimensioni abbondanti (4.939 mm di lunghezza) aiutano; insieme
al passo lungo, l’altezza contenuta (1.459 mm) e la linea del
tetto che finisce nei montanti posteriori, l’aspetto è
certamente dinamico, accentuato dalle linee scolpite nelle
fiancate. Aggiungiamo anche una notevole efficienza
aerodinamica: il Cx di solo 0,24 si traduce in pulizia
estetica e, soprattutto, notevole risparmio di carburante, il
che comporta parallelamente minori emissioni inquinanti.

Gli interni rispettano in pieno le aspettative di chi cerca
un’Audi: lusso e perfezione costruttiva. In più si aggiunge
un’infusione tecnologica molto forte: su tutti l’Audi Virtual
Cockpit, il cruscotto digitale su schermo da12,3 pollici. Lo
spazio è decisamente abbondante, aumentato rispetto alla
generazione precedente. Il bagagliaio ha un volume di 530
litri. Più di così si entra nella categoria delle station
wagon.

La nuova Audi A6 è certamente elegante; però ha anche la
sportività nel sangue. A parte una migliore rigidità
telaistica, particolare cura è stata dedicata alla
configurazione dell’assetto: questa vettura promette estrema
precisione di guida, grande maneggevolezza anche in città e
tanto divertimento negli spazi aperti.

Ordini aperti per la nuova Audi A6, allora, mentre ad inizio
estate il modello arriverà fisicamente nei concessionari.
Inizialmente è disponibile il motore diesel 3.0 V6 TDI da 286
cavalli ed una coppia massima da urlo, 620 Newton metri. Come
tutti gli altri propulsori della gamma, è assistito da
tecnologia mild hybrid, cioè microibrida o ibrida leggera. Un
sistema su batteria da 48 volt permette di limitare i consumi
nelle partenze e sfruttare la rigenerazione di energia durante
le decelerazioni.

Tre allestimenti per questa motorizzazione: Base, Sport e
Design, anche in versione Business. I prezzi di listino chiavi
in mano vanno da 62.100 a 67.800 euro.
McLaren    570GT:     Cabbeen
Collection, la più esclusiva
Design cinese? E’ inconsueto, ma perché no? Un’interessante
commistione tra moda e automobili arriva con questa serie
speciale: la McLaren 570GT MSO Cabbeen Collection. Cabbeen è
una firma dell’abbigliamento fashion maschile, tra le
principali in Cina. E’ stata fondata nel 2002 da Ziming Yang,
noto nell’ambiente come Mr. Cabbeen. E ora arriva questa
particolare McLaren.

MCLAREN 570GT MSO CABBEEN COLLECTION: ARRIVA IL DRAGONE CINESE

Una McLaren non è quel che si dice un’auto per tutti, trattasi
di supercar. Questa poi è ancora più esclusiva. Infatti
verranno prodotti solo cinque esemplari in tutto il mondo. La
vettura viene presentata in questi giorni al salone di
Pechino. Dove è più evidente lo spirito cinese nel design di
quest’auto? Tiriamo a indovinare: nei dragoni dipinti a mano
sulla carrozzeria e all’interno. Addirittura nel vano bagagli
c’è il ricamo di un drago in oro, disegnato dallo stesso Mr.
Cabbeen e cucito da Kang Huifang.

Quest’ultima è la direttrice della commissione dei ricamatori
professionisti dell’istituto cinese per le arti. E’ una
specialista del Ricamo Chao, una forma estetica della Cina
classica che rappresenta un vero e proprio patrimonio
culturale di questa grande nazione. Altri dettagli esclusivi
di questa particolare McLaren 570GT sono i battitacco in
carbonio, un altro ricamo di dragoni in oro sul tunnel
centrale rivestito in Alcantara, nuovi cerchi a 15 raggi e
pinze freni verniciate nello stesso colore dei dragoni. La
carrozzeria ha una livrea in nero ossidiana.
La McLaren 570GT è il modello più turistico della casa
britannica, nel senso che non è pensata per la prestazione
estrema in pista ma per compiere lunghi viaggi in pieno
comfort e una certa versatilità, infatti dispone anche di un
bagagliaio da 220 litri (tanti per un’auto del genere).
Tuttavia si tratta sempre di una McLaren. Quindi le
prestazioni sono sempre prominenti, grazie al motore V8 3.8
biturbo da 570 cavalli.

Bentley Continental GT: gran
turismo di lusso
Ormai siamo vicini all’approdo in Italia della Bentley
Continental GT di nuova generazione, giugno arriva molto
presto. Nel fine settimana del 20-22 aprile l’esclusiva gran
turismo inglese è stata mostrata in anteprima italiana accanto
alla sua sorella da corsa, la Continental GT3 che ha esordito
negli stessi giorni a Monza nel primo appuntamento stagionale
del campionato Blancpain GT Series Endurance col team
ufficiale Bentley M-Sport che difende il titolo conquistato lo
scorso anno. Un perfetto abbinamento tra le competizioni e la
più sportiva delle Bentley. Per weekend di lusso inarrivabile.

DALLE CORSE ALLA STRADA, LA NUOVA BENTLEY CONTINENTAL GT

Le corse sono quello che sono, il regno degli imprevisti e
delle difficoltà. Questa categoria è brutalmente competitiva e
ravvicinata, dato anche il regolamento col criterio del
Balance of Performance, in cui vengono di volta in volta
applicate restrizioni (zavorre, limiti nel carburante o
nell’erogazione della potenza) alle vetture migliori per
rendere le gare più equilibrate; le auto partecipanti
appartengono a 10 costruttori differenti. In qualifica le
prime 18 concorrenti erano comprese nello spazio di mezzo
secondo. Dopo essere partite al 9° e 18° posto le due
Continental GT3 di M-Sport hanno chiuso la gara di Monza (che
dura tre ore, ben 95 giri) nelle posizioni 24 e 43, tra
diversi contatti e problemi vari.

Abbandoniamo il motorsport e torniamo alla Bentley Continental
GT stradale. Esposta nei giorni scorsi nella sede di Bentley
Milano, distributore esclusivo per l’Italia del marchio
britannico (entro l’anno apriranno due nuovi showroom a
Firenze e Padova), questa coupé extralusso si appresta a
conquistare l’ambita nicchia di superfacoltosi clienti che
amano viaggiare come se si trovassero nelle loro altrettanto
esclusive magioni, però con la facoltà di divorare la strada
solo sfiorando l’acceleratore. Merito soprattutto del motore
W12 6.0 aspirato da 635 cavalli (prossimamente affiancato da
un’evoluzione del classico V8 4.0 biturbo).

Ricordiamo che, benché piattaforma e componenti siano in
comune con gli altri modelli di punta dei vari marchi del
gruppo Volkswagen (Audi, Porsche e Lamborghini), tutto viene
spedito alla fabbrica inglese di Crewe, dove i materiali
vengono configurati per soddisfare lo spirito Bentley, per poi
essere assemblati interamente a mano. Potete trovare a questo
link i dettagli su questa inarrivabile auto di altissima
classe. E poi attendere, ammesso che possiate permettervene
una.

Record       Porsche       al
Nürburgring: spaziale 911 GT3
RS
In quella graduatoria tutta speciale dei giri veloci al
Nürburgring se ne vedono di tutti i colori e categorie. Perché
il valore d’immagine (e quindi di ritorno pubblicitario che
spinge le vendite) per la marca derivante dall’aver piazzato
un buon tempo sull’inferno verde è molto ma molto elevato. Se
guardiamo la categoria più importante, cioè quella delle auto
omologate per uso stradale, troviamo tre vetture di
Zuffenhausen nei primi sei posti. La storia dei record Porsche
al Nürburgring è sempre affascinante e ora aggiunge un altro
capitolo. La nuova Porsche 911 GT3 RS è entrata di prepotenza
nel club dei “meno sette minuti”.

RECORD PORSCHE AL NÜRBURGRING, FANTASTICA 911 GT3 RS
Sui 20,6 Km del leggendario circuito Nürburgring Nordschleife
il 16 aprile la Porsche 911 GT3 RS ha fermato i cronometri sul
tempo di 6’56″4. Al volante Kevin Estre, pilota ufficiale per
la casa tedesca, impegnato in questa stagione nel campionato
FIA WEC e alla 24 ore di Le Mans nella categoria GTE Pro sulla
911 RSR. Si tratta del quinto tempo assoluto per le auto
omologate per uso stradale, ben 24 secondi più veloce della
precedente GT3. Il record appartiene alla 911 GT2 RS con
6’47’3. I pneumatici utilizzati dalla GT3 RS sono i nuovi
Michelin Pilot Sport Cup R2, progettati per girare in pista ma
omologati per uso stradale (quindi dispongono di battistrada).

La Porsche 911 GT3 RS è un’auto estrema. Abilitata legalmente
a circolare in strada ma pensata e realizzata per scatenarsi
nei circuiti, poiché dispone di gabbia di protezione
antiribaltamento ed estintore. Il telaio stesso è di tipo
racing. A differenza della turbocompressa GT2 RS, il motore
della GT3 RS è un sei cilindri aspirato di 4 litri e potenza
520 cavalli.
Il fatto di essere ad aspirazione naturale significa che la
potenza massima viene erogata molto in alto nel regime di
rotazione, dove osano le aquile. Come commenta lo stesso Kevin
Estre: “Questo giro è stato per me un’esperienza sensazionale.
In particolare sulle curve veloci e in frenata le prestazioni
della GT3 RS sono incredibilmente simili a quelle dalla nostra
GT3 R da gara. Questo lo si deve anche alla nuova generazione
di pneumatici sviluppati per le sportive omologate da strada.
Il propulsore della GT3 RS mi piace moltissimo. Arrivare fino
a 9.000 giri al minuto con un sei cilindri è semplicemente
fantastico. Il rombo fa sognare e la coppia motrice è
fenomenale”.

Chi desidera cimentarsi in pista con la fantastica Porsche 911
GT3 RS non deve fare altro che sborsa 201.378 euro, prezzo di
partenza del listino chiavi in mano in Italia.
Mazda MX-5 Grand                           Tour:        la
viaggiatrice
Una spider col portapacchi? Torniamo con la memoria agli anni
’50 e ’60, una staffa sullo striminzito bagagliaio (il motore
in queste auto era sempre davanti) e le cinghie di cuoio per
legare la valigia, poi pronti all’avventura in spazi aperti e
ancora non congestionati. Erano auto speciali. Come
specialissima è la Mazda MX-5 Grand Tour. Definirla edizione
limitata è eufemistico, perché si tratta della prima di tre
serie a tiratura rarefatta: ne verranno prodotti infatti solo
sei esemplari ciascuna, ordinabili esclusivamente on line. Le
hanno chiamate Top Limited Edition. “Trop” Limited, verrebbe
da dire; perché auto così non sono mai abbastanza.

MAZDA MX-5 GRAND TOUR, IL VIAGGIO PER IL VIAGGIO
Percorrere lunghe distanze senza porsi alcun limite, questa è
la funzione di un’auto come la Mazda MX-5 Grand Tour.
L’ispirazione parte da lontano nel tempo, però questa vettura
parla il linguaggio di oggi in totale scioltezza. Perché il
portapacchi non è in banale acciaio o alluminio, bensì una
sciccheria in fibra di carbonio. Quindi oltre ad apparire
tecnologico è anche estremamente robusto e leggero. Perché
dobbiamo sempre ricordarci che una Mazda MX-5 è soprattutto
un’auto da guidare, quindi il peso deve rimanere contenuto.
E la valigia? E’ prodotta appositamente per la Mazda dallo
specialista di settore Moncabas. Gli interni sono arricchiti
da eleganti rivestimenti in pelle nappa marrone, un perfetto
abbinamento cromatico con la livrea della carrozzeria in un
colore chiamato Machine Gray (grigio, insomma). Il tetto in
tessuto è nero e include il frangivento in plexiglass. La
meccanica è basata sull’affidabile motore 2.0 a benzina da 160
cavalli abbinato ad un cambio manuale a sei rapporti. Auto da
guidare, ricordiamolo.
Tuttavia non manca di accortezze moderne per aumentare
l’efficienza energetica, come il sistema di recupero
dell’energia in frenata i-Eloop, il che rende la MX-5
praticamente un’auto ibrida. Questa tecnologia sviluppata
dalla Mazda da qualche anno sfrutta un supercondensatore per
immagazzinare l’energia recuperata. Il vantaggio rispetto
all’uso di una convenzionale batteria è, oltre al peso
risparmiato, anche la possibilità di disporre in modo
immediato tutta l’energia elettrica disponibile, aggiungendo
uno spunto brillante che aiuta la prestazione e contribuisce
per un 10% alla diminuzione di consumi ed emissioni.

La seconda serie Top Limited Edition della Mazda MX-5 sarà
dedicata agli amanti della meccanica. La terza invece sarà
rivolta agli amanti dell’aspetto fashion.
Chrysler Pacifica in Italia:
viaggio in prima classe
La Chrysler Pacifica in Italia può trovare un pubblico
affezionato. Parafrasando una nota pubblicità degli anni
Ottanta, quest’autto non è solo una monovolume grande ma anche
una grande monovolume. Certamente premium, certamente di
eccellente qualità, molto versatile e pratica, dotata della
tecnologia più avanzata. Quest’auto è abbondante in tutto; lo
spazio non mancherà mai per weekend e vacanze con la famiglia
e tutto ciò che la nostra fantasia deciderà di caricare
nell’enorme bagagliaio.

LA CHRYSLER PACIFICA IN ITALIA: SPAZI SCONFINATI

Ricordate il Grand Voyager di alcuni anni fa? La Pacifica ne è
l’erede. Ora arriva anche nel nostro Paese, importata dal
gruppo Cavauto, il quale ha recentemente anche lanciato il
marchio Militem. Grande lo è davvero, del resto è americana.
Lo dicono le sue dimensioni: lunghezza 5.176 mm, larghezza
2.022 e altezza 1.775. Peso 2.747 Kg, i SUV le fanno un baffo.

Lo spazio enorme qui ha anche una spiegazione razionale.
Infatti le monovolume nascono per essere caricate al massimo
di passeggeri e bagagli: famiglie numerose che vogliono
portare con sè tutto e anche oltre. Aggiungiamo però livelli
di comfort e qualità degli interni al top.

Cominciamo dalle considerazioni pratiche, quindi il vano di
carico (chiamarlo bagagliaio è riduttivo). Sedili ripiegabili
a scomparsa, possibilità di trasportare fino ad otto persone
con configurazione dei posti variabile secondo le esigenze del
momento. Porte scorrevoli automatiche, portellone elettrico e
tetto panoramico sono d’obbligo. Il volume di carico ammonta a
ben 2.747 Kg, siamo a livelli di trasloco.
LUSSO E TECNOLOGIA DI ALTO LIVELLO

Gli interni parlano il linguaggio del lusso. A seconda
dell’allestimento possiamo trovare Home Cinema per i
passeggeri posteriori con l’impianto Uconnect Theater, pelle
nappa, sedili climatizzati, audio Alpine. La tecnologia di
sicurezza comprende oltre 100 dispositivi differenti, c’è
tutto quanto gli ingegneri di oggi abbiano saputo partorire.
Tra gli accessori c’è perfino l’aspirapolvere. Il design è
gradevole ed elegante, aggiunge elementi all’idea di qualità
che ispira questa Chrysler Pacifica.

Arriviamo alla meccanica. Il cuore di tutto è il riprogettato
motore Pentastar V6 3.6 a benzina a fasatura variabile e con
tecnologia di disattivazione dei cilindri quando non è
necessario il massimo carico. Potenza massima 287 cavalli. Se
può preoccupare l’idea di un motore a benzina di cilindrata
così alta (l’Europa non è l’America, soprattutto l’Italia), è
disponibile anche l’ottima versione bifuel a GPL. L’impianto
della Prins permette di non perdere in fatto di prestazioni,
ottenendo allo stesso tempo tutti i risparmi di questa
alimentazione in fatto di consumi ed emissioni.

La trasmissione utilizza un cambio automatico a 9 rapporti.
Raffinato l’assetto, basato su sospensioni elettroniche. Tre
allestimenti: Touring Plus, Touring L Plus e Limited. I prezzi
di listino partono da 53.450 euro. E ora c’è anche la versione
ibrida plug-in. In questo caso il Pentastar è affiancato da
due motori elettrici. La potenza di sistema è di 290 cavalli.
La Pacifica Hybrid può percorrere in modalità solo elettrica
fino a 48 Km. La ricarica delle batterie avviene in due ore.
Il prezzo di listino della Chrysler Pacifica Hybrid va da
67.950 a 74.150 euro.
Lamborghini Urus, giro del
mondo in super SUV
Il super SUV Lamborghini Urus fa sensazione da ben prima che
venisse prodotto. Perché, a parte l’episodio della seconda
metà degli anni ’80 con la LM002, che era un fuoristrada
classico, mai la casa di Sant’Agata Bolognese aveva costruito
un SUV. Dopo l’esordio sotto i riflettori dello scorso
dicembre, quando look e specifiche avevano impressionato gli
addetti ai lavori, la Urus ha trascorso l’inverno in giro per
il mondo per mostrarsi ai potenziali e facoltosi clienti.
Parliamo di un vero e proprio giro del mondo, terminato con
successo nei giorni scorsi.

LAMBORGHINI URUS, I RECORD SONO IMPRESSI NEL DNA

La Lamborghini Urus è già, a giudicare dalle caratteristiche
tecniche, il SUV più veloce del mondo, più delle cugine
Bentley Bentayga e Porsche Cayenne, più di Mercedes AMG 63 e
Range Rover Sport SVR. Quindi un bel record in partenza.
L’altro primato, di comunicazione se non di tecnica, è appunto
questo giro del mondo, che ha toccato 114 città dislocate in
tutto l’emisfero: Roma, Mosca, Londra, Parigi, Hollywood,
Dubai e tante altre. Il tutto in soli quattro mesi,
coinvolgendo oltre 8.500 persone tra clienti, celebrità, media
e appassionati. Insomma, un altro primato. Giusto in tempo per
salutare l’arrivo effettivo del modello sul mercato, al prezzo
per l’Italia di 207.999 euro. Importante, l’euro di resto per
un assegno di 208mila.

PIU’ VELOCE E POTENTE DI TUTTI GLI ALTRI SUV

I numeri sono sempre importanti, perché dicono tutto senza
perdere tempo. Il motore della Lamborghini Urus non è il
tradizionale aspirato V12 della Aventador o il V10 della
Huracàn. Deriva bensì dal propulsore Audi-Porsche V8 4.0
biturbo. Ma l’importazione finisce qui, perché gli ingegneri
di Sant’Agata lo hanno messo a punto in modo talmente efficace
da farlo diventare un vero e proprio motore Lamborghini.
Infatti, a differenza degli altri modelli nel gruppo
Volkswagen che lo montano, sulla Urus i cavalli sono arrivati
a ben 650, insieme ad una coppia massima di 850 Newton metri.
Avendo poi la vettura (che è lunga ben 5.112 mm) una massa a
secco di soli 2.197 Kg, il rapporto peso/potenza di soli 3,38
Kg/Cv porta questa vettura al vertice della categoria anche in
questo elemento.

Le prestazioni classiche sono da vera Lamborghini:
accelerazione 0-100 in 3,6 secondi e velocità massima di 305
Km/h; meglio di tutti gli altri SUV, appunto. Vi risparmiamo
gli altri dettagli su sospensioni, telaio e freni (si ferma da
100 Km/h in soli 33,7 metri, decisamente ragguardevole).
Segnaliamo solo il “Tamburo” collocato nella consolle
centrale; è il selettore delle modalità di guida, ben sei, di
cui tre specifiche per l’uso in fuoristrada. Insomma, un
record dopo l’altro.

Nuova Audi A6 Avant:                                     la
signora dei viaggi
Eccoci ad illustrare la nuova Audi A6 Avant, subito dopo la
sorella berlina. La station wagon continua ad essere l’auto
perfetta per i weekend, nonostante la moda imperante dei SUV.
Spaziosa, confortevole e versatile senza pari, può caricare di
tutto e non ha gli svantaggi dei SUV in termini di ingombri,
maneggevolezza e stabilità; sui consumi, poi, il confronto non
comincia neanche. Allora andiamo a vedere i dettagli di questa
nuova Audi, un classico esempio di executive class. Arriverà
nei concessionari in autunno.

NUOVA AUDI A6 AVANT, DESIGN E DIMENSIONI

Cominciamo dalle misure. Le dimensioni della nuova Audi A6
Avant indicano 4,94 metri di lunghezza, 1,89 di larghezza e
1,47 di altezza. Rispetto alla serie precedente è aumentato lo
spazio a livello dei gomiti e per le ginocchia dei passeggeri
posteriori. Il bagagliaio conserva volumi ai vertici della
categoria, nonostante il profilo della carrozzeria sia più
sportivo (quindi con un angolo poco squadrato allo spiovente
del tetto). Parliamo di un volume di carico da 565 a 1.680
litri. Azionamento elettrico non solo per il portellone ma
anche per la copertura del vano di carico.
Il design conferisce alla vettura un aspetto sportivo e
raffinato. All’anteriore domina la grande e caratteristica
griglia esagonale che occupa l’intera altezza della sezione.
Di generose dimensioni anche le prese d’aria laterali; i fari
a poligono irregolare, una forma a lama, completano il
carattere sportivo. Il cofano molto arrotondato restituisce
eleganza. La vista di profilo è la più dinamica, aiutata dalle
nervature sulla fiancata e dalla forma a trapezio dei
finestrini. Nella coda, oltre allo spoiler, si nota la
modanatura che taglia in due i fanali e attraversa l’intera
larghezza della vettura.

INTERNI E TECNOLOGIA AD ALTA RAFFINATEZZA
Gli interni della nuova Audi A6 Avant sono molto “puliti”, nel
senso che tutto è ben armonizzato e lascia un’impressione di
ordine ed eleganza. La plancia è molto sottile, rivestita da
un pannello nero dal bordo cromato. Al centro è in bella
evidenza il display superiore da 10,1 pollici per multimedia e
comunicazioni, chiamato MMI Touch Response, mentre sotto di
esso c’è quello da 8,6 pollici per i comandi secondari.
Entrambi sono leggermente orientati verso il guidatore. La
tecnologia touch è molto sofisticata, i feedback verso il dito
sono sia tattili che acustici.

Il quadro strumenti è maledettamente digitale, è il classico
(sebbene molto recente) Audi Virtual Cockpit. Lo schermo ha
una diagonale da 12,3 pollici ed è gestibile tramite i comandi
al volante. Tra le numerose configurazioni è possibile
visualizzare a tutto schermo il percorso verso cui si sta
navigando. Inoltre le informazioni principali sono anche
proiettate sul parabrezza tramite head-up display.
L’interfaccia dei comandi vocali riconosce il linguaggio
naturale e le espressioni di uso comune.

Solito lusso per i rivestimenti, dalla pelle Valcona agli
inserti in legno a pori aperti; poi sedili con massaggio e
ventilazione, climatizzazione con ionizzatore e profumazioni e
molto altro ancora. Per quanto riguarda le connessioni, è
disponibile come optional un modulo LTE che integra un hotspot
wi-fi. Ci sono parecchi servizi avanzati on line disponibili,
troppi per elencarli qui. Segnaliamo solo il blocco delle
portiere tramite smartphone e il calcolo dei percorsi di
navigazione già effettuati in base alle preferenze
dell’utente.

MOTORI E ASSISTENZA ALLA GUIDA SEMPRE ALL’AVANGUARDIA
Così come nella berlina, anche nella nuova Audi A6 Avant tutti
i motori saranno elettrificati, nel senso che disporranno di
tecnologia mild hybrid. Grazie all’alimentazione di una
batteria a 48 volt, motorino d’avviamento, alternatore e
generatore sono riuniti in un solo componente, il quale può
recuperare fino a 12 kW nelle decelerazioni, immagazzinando la
corrente in un’apposita batteria al litio. A velocità tra 55 e
160 Km/h il motore V6 può spegnersi e l’auto procede per
inerzia (coasting), risparmiando ulteriormente carburante. In
gamma un motore a benzina 3.0 V6 da 340 cavalli e tre
turbodiesel (due 2.0 a quattro cilindri e un V6 3.0) da 204 a
286 cavalli. Sofisticato anche l’assetto; segnaliamo tra gli
optional le quattro ruote sterzanti e le sospensioni
pneumatiche adattive.

Notevoli nella nuova Audi A6 Avant anche le tecnologie di
sicurezza e assistenza alla guida. Al top di gamma ci sono i
magnifici fari a matrice di LED, derivati dalla lunga
esperienza di Audi nelle competizioni endurance. Poi la
frenata automatica d’emergenza, il cruise control adattivo che
nella marcia autostradale in colonna gestisce autonomamente
accelerazioni e frenate, dall’arresto della vettura fino ad
una velocità di 250 Km/h. L’assistenza agli incroci riconosce
potenziali pericoli di collisione davanti e dietro alla
propria vettura, compresa la manovra di retromarcia uscendo da
un parcheggio trasversale.

Auto più veloce del mondo:
addio alla Koenigsegg Agera
RS
La Koenigsegg Agera RS va in pensione. Per chi non mangiasse
pane e automobili, si tratta di una hypercar ancora più
particolare del solito. Infatti detiene attualmente il record
di auto più veloce del mondo. Un primato che può anche
sembrare fine a se stesso, tuttavia a questi livelli è tutta
una questione di immagine e certamente tale primato aggiunge
ulteriormente esclusività, il vero obiettivo dei miliardari
acquirenti di siffatte vetture.

AUTO PIU’ VELOCE DEL MONDO, UN CLUB ESCLUSIVO
La produzione prevista della Koenigsegg Agera RS era di soli
25 esemplari, quota raggiunta pochi giorni fa a tre anni
dall’uscita. Da qui il pensionamento del modello. Perché la
Agera RS è stata così speciale? Perché appartiene ad un club
talmente ristretto nel quale è raro trovare perfino Ferrari,
Lamborghini o Porsche, cioè l’aristocrazia assoluta delle auto
ad alte prestazioni. Un ambiente decisamente rarefatto, quello
che ambisce al titolo di auto più veloce del mondo. Marche e
modelli che non partecipano alle competizioni; auto dalle
soluzioni tecniche non necessariamente all’avanguardia, anzi
spesso molto tradizionali. Vetture che non si misurano in
circuito, perché probabilmente prenderebbero sonore lezioni
dalle vere corsaiole (Ferrari e Porsche, appunto). Nomi che
potrebbero risultare sconosciuti ai più: Koenigsegg,
Hennessey, Zenvo. Modelli esagerati all’infinito (Bugatti) o
assolutamente bellissimi (Pagani). Tutte queste auto hanno in
comune soprattutto due caratteristiche: prezzi milionari e
velocità di punta straordinarie, ben oltre i 400 Km/h, quote
dove non si arriva né in Formula 1 né ad Indianapolis (a Le
Mans superarono i 400 alla fine degli anni ’80 e poco dopo
modificarono la pista). Perché nelle vere corse si deve andare
forte soprattutto in curva.

KOENIGSEGG AGERA RS, LA REGINA

Allora salutiamo la Koenigsegg Agera RS, auto più veloce del
mondo, ricordando i suoi due record del mondo. Cominciamo dal
più importante, cioè il primato di velocità massima per auto
stradali di produzione. E’ stato ottenuto lo scorso novembre
in Nevada, su un tratto di autostrada nei pressi di Las Vegas,
chiuso per l’occasione. Al volante lo svedese Niklas Lilja. La
Agera RS ha raggiunto la bellezza di 444,6 Km/h. Non serve
dire altro. Pochi giorni prima la stessa vettura aveva
centrato un altro record, quello chiamato 0-400-0. Cioè il
tempo impiegato per accelerare da ferma fino a 400 Km/h e poi
arrestarsi: 33,29 secondi, ben cinque in meno della Bugatti
Chiron che poche settimane prima aveva temporaneamente
ottenuto quel primato con Juan Pablo Montoya alla guida.
A questo punto dobbiamo parlare della macchina in sè. La
Koenigsegg Agera RS è un altro parto della fantasia di
Christian Koenigsegg, l’imprenditore svedese fondatore di
questa marca. Le soluzioni tecniche sono assolutamente
tradizionali e “moderate”. Non è una Bugatti, insomma. E
nemmeno usa diavolerie elettriche. Il motore è un classico V8
5.0 biturbo a benzina, in alluminio. Potenza di 1.160 cavalli,
coppia massima di 1.000 Newton metri. Cambio automatico a
sette rapporti; telaio in fibra di carbonio, peso in ordine di
marcia 1.395 Kg. Quasi un’auto normale.

Subaru                Forester                    2019:
raffinato e tecnologico
Il Subaru Forester 2019 rappresenta la quinta generazione di
questo SUV di medie dimensioni e si è da poco mostrato al
mondo, naturalmente negli Stati Uniti, di gran lunga il
mercato più importante per la casa giapponese, sotto i
riflettori del salone di New York. Mezzo da weekend per
eccellenza, gli amanti delle località montane, collinari e
campagnole (ma tutto sommato anche lacustri e marine) potranno
approfittare delle solide doti tipiche di ogni Subaru, a cui
si aggiunge una robusta iniezione tecnologica. Al primo posto,
come sempre, la sicurezza.

TECNOLOGIA ROBUSTA E MODERNA PER IL SUBARU FORESTER 2019

Chi compra una Subaru generalmente la tiene a lungo. Bada al
sodo, cerca affidabilità sul lungo termine e praticità, spazio
per passeggeri e bagagli, sicurezza sui percorsi difficili,
comfort nei viaggi lunghi. Ma anche alta qualità nei
materiali. Perché il cliente Subaru vuole una vera e propria
compagna di viaggio meccanica su cui contare sempre.

Il SUV Subaru Forester 2019 prosegue in questa tradizione di
lunga data. Ripetiamo quindi le caratteristiche fondamentali:
trazione integrale permanente simmetrica e motori boxer per un
comportamento stradale sicuro in ogni situazione, a cui si
aggiungono i più moderni sistemi di assistenza alla guida
racchiusi sotto il nome Eyesight; fra i sistemi disponibili
troviamo frenata automatica d’emergenza, cruise control
adattivo, mantenimento automatico corsia, monitoraggio
attenzione conducente tramite un inedito sistema di
riconoscimento facciale, chiamato DriverFocus. Il tutto
intorno ad un telaio molto più rigido e leggero (quindi auto
più robusta e maneggevole e consumi minori).

La trazione integrale del Subaru Forester 2019 include un
dispositivo X-Mode ottimizzato, per controllare meglio il
veicolo nelle condizioni più scivolose, soprattutto nelle
discese ripide. L’altezza minima da terra di 220 mm rende
questo veicolo ottimo per il fuoristrada, nella nuova serie
tali caratteristiche sono ulteriormente migliorate.

Al cuore della meccanica troviamo il motore boxer 2.5 a
benzina, aspirato e a iniezione diretta. Esso è stato
ampiamente riprogettato, la potenza è di 182 cavalli, coppia
di 239 Newton metri. La trasmissione è abbinata al cambio
automatico CVT Lineartronic. Naturalmente l’unità a benzina è
vista soprattutto in chiave americana. Ma i modelli venduti in
Europa dovrebbero disporre anche di un 2.0 diesel.

SUBARU FORESTER 2019: DESIGN PIU’ FRESCO
Esternamente il design del Subaru Forester 2019 non si stacca
radicalmente dal modello precedente. L’evoluzione stilistica
si allinea alle impostazioni viste con le ultime versioni di
Impreza e XV, in particolare nei LED dei proiettori. Rinnovato
anche il disegno dei cerchi in lega, da 17 o 18 pollici. La
gamma dispone ora di ulteriori colori per la carrozzeria,
particolari tonalità di verde, blu e rosso.
Per quanto riguarda gli interni, c’è più spazio per i
passeggeri e anche nel bagagliaio. Sono migliorati i sedili,
ora più ergonomici; l’impianto di climatizzazione è
decisamente raffinato, in grado di calibrare con precisione la
temperatura in base al numero di passeggeri; infotainment al
passo coi tempi, basato su display touch da 8 pollici e le
immancabili compatibilità con Apple Carplay e Android Auto; si
aggiungono anche la funzionalità hotspot wi-fi e l’avviamento
del motore in remoto. Le vendite del Subaru Forester 2019
partiranno in autunno negli Stati Uniti, pochi mesi dopo
dovrebbe cominciare la commercializzazione in Europa.
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