Adozione e Scuola la mia famiglia - Tema
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REGIONE VENETO AZIENDA ULSS 18 ROVIGO Regione del Veneto AZIENDA ULSS n. 19 Adozione e Scuola Tema: la mia famiglia Vademecum per l’inserimento scolastico del bambino adottato
Prefazione Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto È importante la collaborazione tra Istituzioni per la realizzazione di interventi mirati e territoriali specifici tramite l’attuazione di Progetti di ricerca-azione. Il lavoro presentato si radica nel Territorio delle due Aziende Socio-Sanitarie della Provincia di Rovigo, l’AA. ULSS 18 di Rovigo e l’AA. ULSS 19 di Adria, ed è partito dall’ascolto da parte degli operatori dei bisogni specifici portati dalle famiglie adottive e dal mondo della scuola. Nel progetto è stato coinvolto un Ente Autorizzato, l’Associazione SOS Bambino I.A. onlus di Vicenza, nell’ottica di collaborazione e integrazione di Servizi, promossa ormai da molti anni dalla Regione Veneto e l’UPS di Rovigo. Il Vademecum è quindi il risultato di un lavoro integrato e complesso, tra i primi realizzati a livello regionale e nazionale, tra operatori del mondo della scuola, famiglie e operatori territoriali. Il percorso è stato costruito puntando sulla continuità e la complessità dell’intervento, iniziato nel 2004-2005 con la formazione degli insegnanti e proseguito nel 2006-2008 con la supervisione del gruppo di lavoro e la stesura e la verifica delle linee operative. È possibile immaginare la collaborazione come una rete che sostiene e mette in comunicazione realtà vicine e lontane diverse. Ci auguriamo che il vademecum sia uno di quei fili che possano orientare nella complessità degli incontri e delle storie familiari coinvolte nell’adozione. Assessore Regionale alle Politiche Sociali Dott. Stefano Valdegamberi 1
REGIONE VENETO AZIENDA ULSS 18 ROVIGO Azienda ULSS 18 ROVIGO “Raccontami la notte in cui sono nato” è una splendida novella che la scrittrice e giornalista Concita de Gregorio ha inserito nel suo ultimo libro “Una madre lo sa”. È un racconto di un racconto: quello che due genitori fanno al loro piccolo, adottato di recente, spiegando come l’amore materno e paterno nasca e cresca con forza anche quando le mamme e i papà sono di “cuore”, e non solo di “pancia”. Istituzioni e Scuole hanno lavorato fianco a fianco per giungere alla pubblicazione di questo vademecum, di facile lettura ma dai contenuti importanti, per aiutare scuole e famiglia a condividere l’inserimento dei bambini adottati. Si tratta di un percorso complesso, affascinante e nello stesso tempo coinvolgente; l’obiettivo è offrire ai piccoli le migliori opportunità di crescita, affettività e sviluppo relazionale. In questo cammino emerge come sia di fondamentale importanza il ruolo giocato dalla scuola e dai suoi insegnanti: mai come per le famiglie che affrontano un’adozione, la scuola e i suoi percorsi educativi e affettivi diventano un punto di riferimento irrinunciabile. Direttore Generale Dr. Adriano Marcolongo 2
Regione del Veneto AZIENDA ULSS n. 19 Azienda ULSS 19 Adria Tutti coloro che si occupano di adozione sanno come possa essere tormentata l’esperienza scolastica dei bambini adottati. Anche gli insegnanti, desiderosi di affrontare con sensibilità ed efficacia le situazioni complesse,sono sprovvisti di informazioni chiare e strumenti adeguati per fronteggiare le dinamiche relazionali e le difficoltà di apprendimento. Allora questo sforzo e desiderio di offrire uno strumento di lavoro condiviso tra tutti gli adulti che si occupano del benessere e delle opportunità di cui questi bambini hanno diritto, ha dato l’opportunità di produrre e progettare un percorso di inserimento attraverso questo Vademecum che ha visto la sua realizzazione in un clima di collaborazione e grande speranza di realizzare “il nuovo”. Durante l’ultimo incontro del “Percorso di sensibilizzazione e formazione alle coppie aspiranti l’adozione” che viene realizzato periodicamente dall’U.O. Consultorio Familiare di questa A.ULSS 19, viene letto un brano tratto dal libro “ Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, quando il protagonista nella sua esplorazione del mondo incontra la volpe e gli propone di essere addomesticato: solo il legame che si creerà dalla conoscenza reciproca, dal rispetto delle loro diversità vissute come ricchezza, permetterà di scoprire un grande segreto: “L’essenziale è invisibile agli occhi e non si vede bene che con il cuore”. Con questa metafora si è soliti augurare alle future famiglie adottive la capacità di realizzare legami genitoriali significativi ed anche, ora, augurare Buon Lavoro a tutti le persone e le agenzie che accompagnano il/la bambino/a adottato/a nel suo ingresso nel mondo della scuola. Direttore Generale Dr. Giuseppe Dal Ben 3
Ufficio Scolastico Provinciale Ufficio Interventi Educativi In un tessuto sociale, oramai diffusamente percorso e pervaso da progressive dinamiche di trasformazione dell’istituto familiare1, come dimostrato e tematizzato da copiosa letteratura, non solo sociologica2, affrontare il tema, rectius, il problema “dell’inserimento scolastico del bambino adottato” corrisponde ad una coraggiosa operazione intellettuale, carica di ricadute pedagogiche e didattiche di indubbia potenzialità, come decisamente dimostrato da questo Vademecum. Questo agile ed esaustivo strumento, infatti, esito di una efficace sinergia inter- istituzionale, Aziende U.L.S.S. 18 e 19 e mondo della scuola, e di una lodevole collaborazione con una realtà di società civile, significativa nel campo delle problematiche dell’infanzia, quale è quella di S.O.S. Bambino I.A. onlus, si presenta come un lavoro, non solo intellettuale, ma a marcata vocazione progettuale, riguardante almeno quattro ambiti tematici correlabili a dinamiche socio-istituzionali, tendenzialmente antitetiche a quelle, vigenti e vincenti, di disintegrazione familiare e scolastica. Il Vademecum affronta, in definitiva, da un lato, la questione dell’adozione come «modo complesso di diventare famiglia sia dal punto di vista psicologico e relazionale sia dal punto di vista procedurale», dall’altro il problema della «genitorialità sociale» tipica del percorso adottivo, per poi distendersi nel farsi carico di questioni, altamente complesse, come quella del rapporto tra famiglia adottiva e scuola, nonché quella riguardante la calibratura dell’istituzione scolastica e delle sue risorse per l’integrazione piena e, non ultima, per la valorizzazione del bambino adottato e del suo vissuto nella realtà scolastica. Questioni di estrema problematicità, si dirà, proprio dal punto di vista della loro essenziale portata funzionale ai processi di integrazione (integrazione in famiglia, integrazione nella scuola, integrazione scuola-famiglia), atteso, per far solo un classico esempio, ben noto in dottrina, la caratteristica insuperabile di loosely-coupled system (sistema lascamente 3 connesso) applicabile alle realtà scolastiche, secondo la celeberrima lezione weickiana . Questioni complesse, eppure inevitabili, poiché rinviano ad una “posta in gioco” che supera l’orizzonte scolastico e familiare, per approdare, in buona sostanza, all’orizzonte, decisivo, dell’integrazione sociale, lato sensu, e quindi, della tenuta dei legami sociali e dell’intera società. Risulta persino banale dover giustificare una siffatta asserzione; è ovvio, infatti, come famiglia e scuola siano “agenzie di socializzazione” (primaria e secondaria, rispettivamente) fondamentali per la tenuta dell’intera trama del sociale e come i rapporti fra scuola e le altre agenzie di socializzazione costituiscano il perno essenziale per il 4 mantenimento delle connettività del corpo sociale . Attorno a questo specifico punto ruota inevitabilmente un tema che da tempo è rimasto un po’ trascurato o, forse anche volutamente, mal-trattato. Integrazione scuola-famiglia, rapporti tra scuola ed altre 1 ZANATTA,Anna Laura, Le nuove famiglie, Il Mulino, Bologna, 1997. 2 FRANCESCATO, Donata, Quando l’amore finisce, Il Mulino, Bologna, 1992; KAUFMANN, Jean-Claude, Trame coniugali. Panni sporchi e rapporto di coppia, Dedalo, Bari, 1995. 3 WEICK, Karl E. , Le organizzazioni scolastiche come sistemi a legame debole, in ZAN, Stefano (a cura di), Logiche di azione organizzativa, Il Mulino, Bologna, 1988, pp. 355-379. 4 Sul punto, in una letteratura smisurata: FISCHER, Lorenzo, Il rapporto fra scuola e agenzie di socializzazione, in Id. , Sociologia della scuola, Il Mulino, Bologna, 2003, pp. 67-93. 4
agenzie di socializzazione non corrispondono ad uno svilimento progressivo, o addirittura ad un annientamento, delle precipue e rispettive funzioni della scuola e delle altre agenzie di socializzazione, prima tra tutte la famiglia, come se la scuola potesse ridursi ad un indistinto milieu “socializzante”, di ludica “ricreazione infinita”, dimenticando che il suo 5 ruolo essenziale, che è (e dovrebbe rimanere) quello dell’istruzione e la famiglia, viceversa, potesse assumere un ruolo marginale o non educativo o addirittura dis-educativo, magari 6 in termini di rivendicazionismi genitocratici , proprio in un momento storico nel quale, sempre di più, l’educazione appare momento formativo introduttivo, essenziale e decisivo, per l’istruzione e l’apprendimento. Il Vademecum si fonda sull’assunzione di questa fondamentale consapevolezza e trae coerenti conseguenze, sotto il profilo applicativo, discostandosi, così, da un demagogismo pedagogico che da tempo indica percorsi astratti e valorizza in questo modo la funzione precipua della scuola e di quanti vi operano: quella di educare istruendo e di 7 istruire educando . Dirigente Dr. Renzo Paolo Vedova 5 SCHIZZEROTTO,Antonio, BARONE, Carlo, Sociologia dell’istruzione, Il Mulino, Bologna, 2006. 6 FRABBONI, Franco, Una scuola possibile. Modelli e pratiche per il sistema formativo italiano, Laterza, Roma-Bari, 2008, p.42. 7 PIAZZA, Stefano, VEDOVA, Renzo Paolo, Educare istruendo, istruire educando: note minime in tema di educazione alla cittadinanza democratica e alla legalità nella scuola secondaria, in “L’Amministrazione Italiana”, n. 12, 2007, pp. 1625-1632. 5
Sommario Prefazione • Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto - Dott. Stefano Valdegamberi • Azienda ULSS 18 Rovigo - Dott. Adriano Marcolongo • Azienda ULSS 19 Adria - Dott. Giuseppe Dal Ben • Ufficio Scolastico Provinciale, Ufficio Interventi Educativi - Dott. Renzo Paolo Vedova Un Vademecum. Perché? pag. 7 Adozione e scuola. Come è strutturato il vademecum pag. 9 I percorsi per diventare famiglia: breve descrizione dell’iter adottivo pag. 11 Le strade per diventare figlio e allievo. Storie e bisogni dei bambini pag. 13 Le risorse della scuola. Modalità operative pag. 17 Primo Inserimento e passaggi fra ordini di scuola Famiglia, identità e storia personale Lettera ai colleghi pag. 21 Bibliografia pag. 22 Allegati: Schede operative pagg. 24-28 6
Un Vademecum. Perché? Il vademecum è stato elaborato da un gruppo di lavoro composto da insegnanti, operatori dei Servizi Sociali Territoriali dell’A. ULSS 18 di Rovigo e A. ULSS 19 di Adria e dell’Ente Autorizzato SOS Bambino I.A. onlus nell’ambito dei Progetti Pilota finanziati dalla Regione Veneto nei bienni 2004-2006 e 2006-2008 per il Sostegno alla Famiglia Adottiva Il Progetto Pilota della Regione Veneto ha visto la collaborazione delle due AA. ULSS 18 e 19, dell’Ente Autorizzato SOS Bambino, dell’USP di Rovigo, delle Scuole della Provincia di Rovigo e di famiglie adottive del territorio Obiettivi dei Progetti Pilota: • promuovere la cultura dell’accoglienza, • potenziare e valorizzare le competenze delle figure scolastiche, • migliorare e potenziare la relazione tra famiglia adottiva, alunni, personale docente e Servizi Territoriali, • fornire strumenti operativi di lettura e decodifica delle dinamiche relazionali e comunicative, • riflettere e costruire unità operative e didattiche, • individuare e formare una figura di riferimento in ogni plesso scolastico con maggiori competenze in tema di adozione. Il Progetto Pilota 2004-2006 ha coinvolto 28 insegnanti (14 di Rovigo e 14 di Adria) in una formazione specifica sul tema “Adozione e Scuola” per un totale di 57 ore complessive articolate in 4 azioni: due incontri aperti anche alla cittadinanza e due moduli (uno formativo e uno di supervisione). La partecipazione degli insegnanti è stata buona e il progetto si è avvalso di figure professionali dei Servizi Territoriali (Equipe Adozione, Consultorio Familiare, Neuropsichiatria Infantile e dell’Età Evolutiva) e di formatori esperti che si occupano degli aspetti psicologici e sociali dell’adozione e dell’apprendimento. Al termine del percorso è emersa la proposta di strutturare un vademecum utilizzabile anche dalle scuole e dagli insegnanti che non avevano usufruito della formazione. Nell’ambito del Progetto Pilota Regionale 2006-2008 si è quindi realizzato un percorso mirato (elaborazione, supervisione interna ed esterna, sperimentazione in alcune scuole e presentazione alla cittadinanza) con insegnanti in precedenza formati per la stesura del presente vademecum. Gli incontri sono stati coordinati dagli operatori delle ULSS di Rovigo, Ass. Soc. Maddalena Berzacola e Dott.ssa Emma Benà (Psicologa Volontaria) e Adria, Ass. Soc. Maria Vianello e dalla Dott.ssa Anna Maria Barbiero, psicologa e psicoterapeuta dell’Ente Autorizzato S.O.S. Bambino I.A. onlus. Il materiale è stato supervisionato dalle responsabili dei Consultori Familiari di Rovigo ed Adria: Dott.ssa Silvana Milanese A. ULSS 18 e Dott.ssa Maria Chiara Roccato, A. ULSS 19; la supervisione tecnica esterna è del Prof. Cesare Cornoldi dell’Università degli Studi di Padova. 7
Il gruppo di lavoro Operatori servizi territoriali: • Maddalena Berzacola, Assistente Sociale ULSS 18 Rovigo • Emma Benà Psicologa Volontaria ULSS 18 Rovigo • Maria Vianello, Assistente Sociale ULSS 19 Adria Operatori Enti Autorizzati: • Anna Maria Barbiero, Psicologa e Psicoterapeuta Ente Autorizzato SOS Bambino I.A. o.n.l.u.s., coordinazione tecnica del progetto Supervisione tecnica • Prof. Cesare Cornoldi, Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Padova, Psicologia dell’apprendimento e della Memoria Insegnanti: • Rossana Cavallini, I. C. Adria 1 – Scuola Primaria “Vittorino da Feltre” • Cristina Ganzaroli, I. C. Costa di Rovigo – Scuola Primaria Arquà Polesine • Lorella Ghiotti, I. C. Badia Polesine • Paola Gottardi, I. C. Adria 2 – Scuola Primaria “Edmondo De Amicis” • Monica Previato, I. C. Adria 2 (A. S. 2005-2006) dal 2006, IPSSAAR Adria “G. Cipriani” • Paola Provetti, I. C. Lendinara – Scuola Primaria “F.G. Baccari” • Maria Rosaria Fonso, I. C. Adria 1 – Scuola per l’Infanzia “Arcobaleno 8
Adozione e scuola. Come è strutturato il vademecum Il vademecum vuole offrire spunti di riflessione e suggerire modalità operative nell’accompagnamento della famiglia e del bambino adottato all’interno della realtà scuola per avvicinare Famiglia, Scuola, Servizi Territoriali. Lo scritto è suddiviso in aree tematiche: i percorsi per diventare famiglia adottiva, le strade per diventare figlio e allievo, le risorse della scuola. 1. I percorsi per diventare famiglia: breve descrizione dell’iter adottivo L’adozione è un modo complesso di diventare famiglia sia dal punto di vista psicologico e relazionale sia dal punto di vista procedurale. La famiglia può portare nel rapporto con l’istituzione scuola una parte del vissuto di genitorialità sociale tipico del percorso adottivo: i coniugi devono raccontare aspetti che riguardano il privato e l’intimità della coppia e della famiglia per riflettere insieme agli operatori sociali sulle reali possibilità di diventare genitori attraverso l’adozione. L’intimità della scelta di essere genitori è quindi condivisa e valutata perché l’adozione sia una possibilità per il bambino. La coppia al momento del confronto con la scuola può quindi enfatizzare il bisogno di privato e scegliere di non parlare dell’adozione. Conoscere l’iter della coppia e i suoi vissuti può aiutare i dirigenti scolastici e gli insegnanti ad accompagnare la famiglia che entra nel mondo della scuola, informandola sulle risorse presenti in ambito scolastico. In alcuni casi la famiglia può avere paura del giudizio e il bisogno di normalizzare, ad esempio con inserimenti scolastici troppo precoci, pertanto una conoscenza di tali aspetti può permettere alla scuola indicazioni e spunti di riflessione appropriati. Inoltre, la coppia che arriva all’adozione dopo aver affrontato un iter così lungo, può avere delle aspettative molto alte nei confronti del bambino e tali aspettative si manifestano soprattutto a scuola nel chiedere al bambino, spesso arrivato da pochi mesi, un rendimento scolastico uguale a quello dei compagni che hanno frequentato la scuola italiana dall’età di tre anni. 2. Le strade per diventare figlio e allievo: Il bambino ripropone a scuola le modalità di rapporto che conosce per relazionarsi con adulti e coetanei; pertanto, per decodificare alcune richieste di aiuto e offrire nuove occasioni di relazione, può essere importante conoscere alcune esperienze del suo passato. Nel capitolo vi è un accenno anche alla gestione e alla regolazione delle emozioni, spesso carente in bambini che hanno avuto interruzioni nella continuità dell’accudimento che porta al vissuto di abbandono. In allegato si trova una scheda, elaborata dal gruppo di lavoro, per raccogliere 9
attraverso un colloquio con la famiglia alcune informazioni utili ad accogliere in modo appropriato il bambino (al primo ingresso a scuola o nel passaggio tra ordini di scuola). Il senso della scheda va spiegato ai genitori, specificando che le informazioni non vengono utilizzate per discriminare il bambino, ma per attivare le risorse più adatte ad offrirgli un ambiente relazionale e fisico adeguato. 3. Le risorse della scuola La famiglia si rivolge alla scuola per l’iscrizione del bambino e ha bisogno di trovare un’Istituzione competente rispetto ai bisogni specifici di cui il nucleo familiare può essere portatore. In ogni scuola dovrebbe esserci almeno una figura di riferimento preparata sul tema dell’adozione a cui, sia la famiglia sia gli altri insegnanti, possono rivolgersi nelle diverse fasi: primo inserimento o passaggio di ordine di scuola e scelta dei percorsi didattici più opportuni. Si propone la riflessione su alcuni argomenti e parole: se i temi della famiglia e la ricostruzione della storia sono significativi per tutti i bambini, nell’adozione è difficile che tali argomenti siano “neutri”, il che non significa che debbano essere necessariamente problematici. È necessario, quindi, pensare ad attività in cui il bambino non si senta “mancante”, così come importante è strutturare percorsi che valorizzino le capacità di pensare e la curiosità di tutti i bambini. Alcune attività possono invece essere così emotivamente sollecitanti da costituire un’interferenza all’apprendimento. In allegato vengono proposte alcune piste di lavoro, elaborate e selezionate dagli insegnanti del gruppo di lavoro, come spunto per la costruzione di percorsi didattici efficaci. 10
I percorsi per diventare famiglia: breve descrizione dell’iter adottivo(*) Premessa La coppia che vuole adottare un bambino deve affrontare un percorso lungo e impegnativo, sia per quanto riguarda le modalità previste dalla legge, sia per quanto riguarda i tempi di attesa rispetto all’arrivo del bambino. La legge italiana prevede che ci sia un’idoneità da parte di chi –necessariamente deve essere una coppia coniugata- vuole accogliere un bambino. Questa idoneità deve essere verificata da parte dei Servizi Socio-Sanitari Pubblici, attraverso colloqui –individuali e di coppia- con il personale preposto (Psicologo e Assistente Sociale). Questo perché un figlio adottivo non è “solo” la risposta ad un bisogno di maternità o paternità o la risposta al desiderio di compiere un gesto di solidarietà, ma adottare è qualche cosa di più: è accogliere nella propria famiglia un bambino o una bambina, generato da altri, con una sua storia e che ha bisogno di nuovi genitori, di una nuova famiglia come una seconda possibilità di vita. Accogliere un bambino, che ha vissuto l’esperienza dell’abbandono, richiede da parte dei futuri genitori capacità specifiche di sostegno e riparazione, rispetto a quanto egli ha vissuto prima di essere adottato. Inoltre, il bambino adottivo ha una sua storia personale, una sua origine biologica, sociale e culturale, diversa da quella della coppia adottiva, con cui tutti – genitori e bambino- dovranno continuamente confrontarsi e non sempre questo può risultare facile da affrontare. Non esiste un modello ideale di coppia dichiarabile idonea all’adozione, ma piuttosto si individua se il funzionamento di ogni singola coppia può essere adatto o meno ad accogliere un bambino. Percorso La legge 476/98, con cui l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja del 1993, introduce due importanti novità: 1) la Commissione Nazionale per le Adozioni Internazionali (CAI), organismo centrale che ha funzioni di controllo sulle adozioni e di collaborazione con le Autorità Straniere, per garantire la tutela del minore adottato; 2) gli Enti Autorizzati, mediatori in materia di adozione internazionale e curano l’abbinamento all’estero del bambino con la coppia adottiva. Prima di questa legge, infatti, la coppia dichiarata idonea all’adozione quando si recava all’estero, per la conoscenza del bambino, affrontava una parte delicata ed importante del percorso adottivo senza supporto. Esisteva infatti il cosiddetto “fai da te”, che non dava garanzie, in quanto era la coppia che attraverso intermediari, non sempre qualificati, arrivava all’abbinamento di un bambino, ma sostanzialmente senza un controllo specifico da parte degli organismi statali (sia italiani che esteri). Con l’Ente Autorizzato, a cui ci si deve rivolgere necessariamente per poter adottare all’estero, la coppia viene maggiormente tutelata e sostenuta nella fase estera dell’adozione. La legge 476/98 prevede che ogni Regione organizzi all’interno del proprio territorio, il percorso adottivo coordinando le diverse Agenzie Pubbliche (Tribunale per i (*) Maddalena Berzacola, Assistente Sociale ULSS 18 – Rovigo Il materiale è stato rielaborato a partire dal testo “Linee Guida della Regione Veneto” 11
Minorenni, Aziende Socio Sanitarie) e Private (Enti Autorizzati), che a diversi livelli e a vari titoli, operano nell’ambito dell’adozione. La Regione Veneto ha individuato il seguente percorso, suddiviso in quattro fasi. Prima fase: prima della presentazione della domanda al Tribunale per i Minorenni, viene previsto un percorso di informazione/sensibilizzazione sulle tematiche dell’adozione, suddiviso in due parti, la prima gestita dall’Equipe Adozioni delle Aziende Sanitarie, la seconda dagli Enti Autorizzati. Seconda fase: presentazione della domanda al Tribunale per i Minorenni che incarica le Equipe Adozioni di svolgere un’indagine psico-sociale, alla fine della quale viene inviata una relazione di idoneità o non idoneità al Tribunale per i Minorenni, il quale emette il decreto solo in caso di idoneità. Terza fase: è la fase più difficile da prevedere come durata. Infatti è la cosiddetta fase dell’attesa. Per quanto riguarda l’adozione nazionale, la coppia, ottenuta l’idoneità, deve solo aspettare di essere convocata dal Tribunale per i Minorenni, perché è stata abbinata ad un bambino. Questa attesa può durare anche 4 anni. Nell’adozione internazionale, la coppia deve attivarsi per conferire l’incarico ad uno degli Enti Autorizzati, affinché curi per essa l’abbinamento di un bambino all’estero. Per decidere a chi dare questo mandato, la coppia ha tempo un anno e la scelta verrà fatta in base anche al Paese estero presso cui intende adottare. Questo percorso può avere un’attesa di circa 2- 3 anni. Quarta fase: è quella dell’arrivo del bambino e del post-adozione: essa varia a seconda se l’adozione è nazionale o internazionale. Per l’adozione nazionale è previsto un anno di affido pre-adottivo in cui i Servizi Socio- Sanitari, su mandato del Tribunale per i Minorenni, seguono l’inserimento del bambino nella nuova famiglia (tale sostegno è previsto anche per le Nazioni che non hanno sottoscritto l’accordo dell’ Aja). Per l’adozione internazionale, il periodo di sostegno può durare uno o più anni, tempo in cui i Paesi di origine chiedono che vi sia un aggiornamento periodico delle condizioni del bambino. In questo caso, i genitori adottivi possono scegliere di farsi seguire o dall’Equipe Adozioni, oppure dall’Ente Autorizzato. In ogni caso, terminati i periodi previsti dalla legge, i Servizi Socio Sanitari Territoriali rimangono a disposizione della nuova famiglia per qualsiasi tipo di richiesta, come per ogni altra famiglia del proprio territorio. Pertanto la famiglia in difficoltà o la scuola in difficoltà possono richiedere il supporto ai Servizi Territoriali in particolare alle Equipe Adozione di Rovigo e Adria (Vedi allegato 1). 12
Le strade per diventare figlio e allievo Storie e bisogni dei bambini(*) Il bambino adottato non è necessariamente un bambino problematico. L’ingresso a scuola e il confronto con adulti significativi e coetanei possano essere occasioni relazionali preziose nella sua crescita, così come in quella di tutti gli altri bambini. Il bambino presenta delle modalità di reazione alle situazioni che dipendono dalle sue caratteristiche personali, ma anche dalle esperienze precedenti all’ingresso a scuola. La specificità del bambino adottato è di diventare figlio di persone da cui non è nato, e di aver affrontato l’interruzione della continuità dell’accudimento, in un’età piuttosto precoce, sperimentando quindi un vissuto di abbandono. Il bambino è portatore di una diversità di storia che può emergere in diversi momenti della vita scolastica (ad esempio nel parlare di famiglia, storia personale) e rispetto alla quale ha bisogno di sentirsi riconosciuto e, se lo richiede ascoltato, ma non costretto a svelarsi o sentirsi diverso. Ogni bambino ha una sua storia più o meno faticosa alle spalle, ma il tratto comune è il cambiamento di vita, avvenuto senza tenere conto dei suoi bisogni di protezione, cura e continuità, per cui il bambino che arriva a scuola ha affrontato un viaggio fisico e psicologico diverso da quello di suoi compagni di classe. Spesso i bambini stranieri adottati e i bambini immigrati con le famiglie sono accomunati. Esistono però delle peculiarità: il bambino adottato è un bambino che è “emigrato” da solo e che è arrivato in un nuovo contesto familiare e sociale, perdendo i suoi punti di riferimento precedenti. Ha quindi dei bisogni di inserimento e di comprensione diversi da quelli del bambino immigrato che è un bambino straniero per la comunità ma che vive il senso di appartenenza in famiglia. Il bambino adottato si trova inizialmente ad essere estraneo e straniero sia nel contesto sociale sia nella famiglia in cui è stato accolto, con il tempo i legami familiari lo faranno sentire di essere a casa nella famiglia adottiva, ma per lui resterà il fatto di essere nato in un altro Paese e di non assomigliare somaticamente e quindi di non potersi rispecchiare nei genitori con cui cresce. Alcuni aspetti che possono essere significativi nella evoluzione del bambino sono: • età di arrivo in Italia; • esperienze precedenti all’adozione; • strutturazione dei legami affettivi all’interno della famiglia di arrivo, che richiedono tempi lunghi; • elaborazione della storia personale; • scolarità pregressa; • capacità di attenzione e concentrazione; • capacità di apprendimento e livello di apprendimento della lingua italiana; • eventuali diversità somatiche. (*) Dott.ssa Barbiero, psicologa e psicoterapeuta, Consulente Ente Autorizzato SOS Bambino I.A. onlus 13
Per quanto riguarda l’età di arrivo in famiglia, negli ultimi anni, si registra un innalzamento progressivo dell’età media. Spesso il bambino arriva in famiglia in età idonea a frequentare la Scuola per l’Infanzia, ma un precoce inserimento in ambiente comunitario può bloccare il processo di attaccamento alle figure genitoriali. È importante che la scuola aiuti i genitori che si rivolgono ad essa per la pre-iscrizione a riflettere sul bisogno di darsi tempo come famiglia. È opportuno quindi invitare i genitori a ritardare l’inserimento scolastico per dedicare un tempo più lungo allo stare insieme per scoprire il gusto di essere famiglia. Al momento dell’inserimento in famiglia e successivamente a scuola, il bambino può esprimere il suo disorientamento, assumendo dei comportamenti tipici di età inferiori, quindi regredendo. Questo segnale è una richiesta di aiuto e comprensione, occorre quindi affiancare il bambino, accompagnandolo nelle nuove scoperte. Rispetto all’apprendimento della lingua italiana, a seconda del Paese di provenienza e dell’età di arrivo, il bambino può essere facilitato nell’apprendimento della lingua parlata e della comunicazione di base, che ha a che fare con il linguaggio concreto e funzionale. Va monitorato e valutato l’apprendimento della lingua dello studio, che rimanda a concetti astratti e all’uso di linguaggi figurati, rispetto a cui il bambino può avere una comprensione imprecisa e superficiale. Va quindi verificato il reale grado di comprensione ed apprendimento e si può eventualmente supportare il bambino a scuola e/o a casa con percorsi di ampliamento del vocabolario e consolidamento del lessico, nei diversi registri. Il bambino che diventa figlio attraverso l’adozione può avere alle spalle percorsi molti diversi. Può essere nato in Italia da persone italiane o straniere ed essere stato adottato precocemente, o arrivare da un Paese straniero più o meno lontano geograficamente e per abitudini di vita. Le esperienze precedenti all’adozione vissute dal bambino possono essere raggruppate in due grandi aree: la precoce istituzionalizzazione e la permanenza e il successivo allontanamento da famiglie in situazione di disagio. L’esperienza della precoce istituzionalizzazione è più frequente per bambini provenienti da Paesi dell’Est Europa e del Sud-Est Asiatico. Queste esperienze possono portare a una discreta capacità di adesione ai modelli comportamentali proposti dalla scuola, può essere presente però una difficoltà ad approfondire gli apprendimenti e introiettare le regole e i significati. L’adulto può essere temuto; spesso sono carenti il concetto di famiglia e la capacità di autoregolazione delle emozioni, in quanto nelle istituzioni i comportamenti erano guidati da regole esterne. Mediamente i bambini hanno povertà di esperienze sensoriali e ludiche e l’apprendimento ne risente in quanto può esserci povertà di schemi. Può essere indicato un ampliamento del lessico affettivo e relazionale attraverso specifici percorsi di educazione alle emozioni rivolti all’intero gruppo classe. In parte diverso è il percorso di bambini che vivono per un periodo nella famiglia biologica, che presenta condizioni di disagio familiare e sociale, e poi vengono collocati per un periodo di tempo variabile presso un’Istituzione: Istituto per i bambini provenienti dall’Africa e dall’India, e da alcune zone del Centro e Sud America, casa famiglia più frequente per bambini provenienti dal Sud America. Il bambino può aver vissuto esperienze di trascuratezza o maltrattamento in 14
seguito alle quali le sue risorse emotive possono essere state inibite. Può quindi presentarsi un bambino piuttosto adeguato sul piano dei comportamenti, a volte appare più maturo dell’età anagrafica, ma con difficoltà o meglio ambivalenza nelle relazioni con l’adulto e con i coetanei. Spesso si assiste anche all’inibizione delle capacità di pensare e quindi il bambino, pur essendo intelligente, si blocca o si allontana davanti ad alcuni apprendimenti, che potrebbero riattivare ricordi e sensazioni dolorose. Il bambino che arriva nella famiglia adottiva ha bisogno di tempo per intrecciare legami e attaccarsi alle nuove figure di riferimento, per questo è importante che l’inserimento a scuola avvenga alcuni mesi dopo l’arrivo del bambino in famiglia. Si ricorda che qualora il bambino arrivi in età di obbligo scolastico, con opportuna valutazione da parte di chi lo segue (Equipe Adozioni o Ente Autorizzato), può rimanere a casa con i genitori per un periodo che permetta la strutturazione di un minimo di conoscenza e legame prima di affrontare l’inserimento nel mondo scolastico. Le difficoltà scolastiche possono presentarsi in momenti diversi e coinvolgere vari aspetti della vita scolastica: rendimento scolastico, comportamento, rapporto con i compagni. La letteratura non è concorde su una maggiore incidenza di disturbi specifici di apprendimento tra i bambini adottati, ma conferma una maggiore vulnerabilità rispetto a difficoltà di apprendimento e di concentrazione. Spesso il bambino non ha potuto sviluppare pienamente le sue capacità di autoregolazione e di metacognizione, pertanto pu ò incontrare difficoltà nell’apprendimento, collegate a questi aspetti. Possono essere presenti inibizioni affettive e/o difficoltà strutturali. Un’altra chiave di lettura per cogliere e decodificare la fatica di apprendere e la ricerca di relazione con l’insegnante è data dalla tipologia di attaccamento. Il bambino può aver sviluppato un attaccamento evitante, che lo porta a difendersi dall’angoscia per l’abbandono, spostando l’attenzione e la rabbia su caratteristiche inanimate dell’ambiente; impara quindi a non soffermarsi e a non elaborare le esperienze troppo dolorose, ma anche a non rievocare le rappresentazioni che possono riferirsi anche indirettamente ad esse. Questo modo di approcciarsi alla realtà, di evitare di approfondire, è in contrasto con i passaggi richiesti per l’apprendimento. Altri bambini, invece, imparano a proteggersi, cercando di esercitare un controllo su di sé, sugli altri e sulle relazioni e richiedendo costantemente la presenza dell’adulto, ma nello stesso tempo avendo atteggiamenti ambivalenti rispetto alla possibilità di essere aiutati. Infine, in un bambino che ha vissuto eventi traumatici e maltrattamento, possono riscontrarsi discontinuità della coscienza, per cui, quando vengono affrontati temi che possono richiamare esperienze particolarmente dolorose, può esserci una dissociazione, cioè una discontinuità nella percezione che, tra le altre cose, rende problematico l’apprendimento. Altri aspetti importanti da considerare sono la significatività degli apprendimenti e la motivazione. che si basa tra l’altro sull’autostima e sulla percezione di auto-efficacia del bambino, e sui feed-back che il bambino ha rispetto alle sue capacità di apprendere e comportarsi come gli altri. È quindi fondamentale che la valutazione scolastica sia fatta in termini di progressi più che di rendimento e profitto, soprattutto in 15
quelle situazioni in cui il bambino parte da un livello di scolarità diverso rispetto a quello dei coetanei. Infine imparare richiede energie che possono essere impiegate in altri ambiti, per esempio nell’inserimento familiare e nell’attaccamento ai genitori o nel farsi accettare e diventare parte del gruppo classe. Quando il bambino appare “distratto”, ci si può chiedere dove è e se c’è un modo di riportarlo nel gruppo e nel presente. Il bambino adottato può essere portatore di differenze relazionali e somatiche più o meno evidenti. Nel primo periodo il bambino va aiutato nella conoscenza dei compagni e degli insegnanti tenendo conto che gli impliciti culturali che regolano la socializzazione dipendono dal contesto di appartenenza: il bambino, se è arrivato da poco, può non comprendere bene le regole di socializzazione con i coetanei e con gli adulti. Ognuno di noi come essere umano ha bisogno di essere riconosciuto e quindi sentirsi unico e speciale, ma anche di far parte di un gruppo al quale in alcuni momenti uniformarsi (pensiamo alla pre-adolescenza). I bambini vanno educati all’accettazione delle diversità di cui siamo tutti portatori e per il bambino con un colore della pelle e dei tratti somatici poco comuni nel Paese di arrivo può essere più faticoso sentirsi come gli altri. Soprattutto durante la pre- adolescenza, la paura di essere visto come “diverso” può portare ad atteggiamenti di rottura e di sfida per spostare l’attenzione su ciò che si fa piuttosto che su ciò che si è. In base alla situazione del gruppo classe, si potranno valutare gli interventi più idonei a favorire la conoscenza e l’accettazione reciproca, tenendo presente che è importante differenziare per fasce di età. Solitamente il pre-adolescente non gradisce che venga evidenziata una sua diversità, ma preferisce gestire in modo autonomo la condivisione di eventuali aspetti specifici (essere adottato, essere nato in un altro Paese, saper parlare un’altra lingua) facendo riferimento a un singolo insegnante, piuttosto che portando e condividendo la difficoltà con l’intera classe. 16
Le risorse della scuola. Modalità operative(*) Primo Inserimento e passaggi di ordine di scuola Nel POF, o nella presentazione della scuola, dovrebbe essere inserito se c’è una competenza specifica sul tema adozione, e se la scuola ha tra il suo personale una figura di riferimento formata con competenze specifiche sul tema. Tale figura di riferimento (il dirigente o un insegnante) potrebbe: • facilitare i contatti scuola-famiglia (prima dell’inserimento nella classe), raccogliendo le informazioni utili all’inserimento nella classe e aiutando la famiglia a conoscere il contesto relazionale in cui verrà inserito il bambino; • supportare i docenti nella scelta dei materiali didattici e nell’analisi critica degli stessi; • diventare interlocutore di riferimento nei rapporti con il territorio, Per la scuola non vi è modo di sapere se un alunno è adottato, se non è la famiglia a dirlo: tale informazione può essere utile e si ritiene che la famiglia possa far presente questa specificità, se è aiutata a fidarsi dell’Istituzione che ha di fronte. Potrebbe essere questo servizio o un referente con competenze specifiche in tema di adozione, che effettua un colloquio conoscitivo con i genitori rispetto alla situazione del bambino, per valutare la necessità di eventuali supporti o accorgimenti specifici. Nel caso di primo inserimento scolastico, il colloquio servirà a raccogliere le informazioni utili per determinare la classe di iscrizione. Il colloquio di presentazione con i genitori dovrebbe essere effettuato sia in sede di primo inserimento, sia nel passaggio di ordine per comprendere meglio il funzionamento del bambino-ragazzo, conoscere i suoi eventuali bisogni specifici (ad esempio rispetto al contatto con gli adulti e con i coetanei) e le esperienze di scolarizzazione pregresse. Informazioni utili sono ad esempio: • composizione nucleo familiare; • da quanto tempo il bambino-ragazzo è in Italia ed età di arrivo (se il bambino è appena arrivato approfondire motivazioni all’inserimento scolastico - eventualmente dando anche indicazioni sui tempi minimi e rimandando ai Servizi o all’Ente Autorizzato); • paese di provenienza e esperienze precedenti con adulti e bambini; • eventuali situazioni difficili per il bambino (es. separazioni, momenti di gioco libero, rimproveri) e modalità di reazione, cosa lo aiuta e cosa lo ostacola o lo disorienta; • se la famiglia è seguita dai Servizi Sociali (ULSS, Equipe Adozione, Servizio dell’Età Evolutiva) o da un Ente Autorizzato. Se i Servizi sono a (*) Elaborato dal gruppo di lavoro. 17
conoscenza dell’inserimento del bambino, eventuali indicazioni specifiche; • come è stata spiegata al bambino la sua storia personale o come vorrebbero farlo, eventuali nodi critici; Se l’allievo ha già frequentato la scuola in Italia e si tratta di un passaggio da un ordine di scuola all’altra può essere utile raccogliere anche informazioni sul percorso scolastico e di socializzazione. Si allega (allegato 3) la traccia, elaborata dal gruppo di lavoro, per il colloquio con i genitori. L’iscrizione (aspetti burocratici e amministrativi) viene svolta dalla segreteria e segue le procedure di qualsiasi altro bambino: l’alunno viene perciò iscritto alla classe corrispondente all’anno di nascita. Nel caso non ci sia documentazione sulla pregressa scolarizzazione o vengano segnalate dalla famiglia o dai Servizi difficoltà con la lingua italiana o aspetti relativi alla maturazione psicosociale, il bambino può essere iscritto (così come prevede la legge) alla prima classe inferiore rispetto alla data di nascita. Questa decisione viene presa dal Dirigente Scolastico dopo un’accurata valutazione e, nel caso in cui il bambino presenti delle difficoltà di comportamento o di apprendimento, la scuola si pone come tramite con altri Servizi Territoriali per poter usufruire degli ausili o delle valutazioni necessarie. Qualora il bambino arrivi in età di obbligo scolastico, dopo un’opportuna valutazione da parte di chi segue il bambino e una relativa certificazione (Equipe Adozioni o Ente Autorizzato), il bambino può rimanere a casa con i genitori per un periodo che permetta la strutturazione di un minimo di conoscenza e legame prima di affrontare l’inserimento nel mondo scolastico. Qualora si registrassero segnali di disagio o bisogni specifici è importante ricordare che la famiglia e la scuola non sono sole in quanto esistono i Servizi delle Aziende ULSS a cui si può richiedere un intervento professionale. Si allega in appendice scheda con i riferimenti territoriali delle AA. ULSS di Rovigo ed Adria per la richiesta di consulenza sia rispetto all’inserimento sia per eventuali difficoltà relazionali nel gruppo classe (Allegato 1 e 2). Parlando di… famiglia, identità e storia personale Sin dalla Scuola per l’Infanzia e nell’arco di tutto il percorso scolastico, il tema dell’identità e dell’appartenenza al nucleo familiare viene affrontato e condiviso per aiutare il bambino a conoscersi e a collocarsi nelle realtà storiche e relazionali. Spesso c’è un’errata sovrapposizione tra il concetto di genitorialità e famiglia biologica (chi ci fa nascere) e il concetto di famiglia affettiva e relazionale: “le persone a cui voglio bene, che mi rispettano e mi aiutano a crescere”. Impostando la riflessione sull’appartenenza e sul concetto di famiglia come affetto, tutti i bambini possono partecipare e sentirsi di poter condividere alcune parti della propria storia ed esperienza, se invece le attività propongono riflessioni tipo “la mamma è quella di cui sentivo battere il cuore quando ero nella sua pancia”, il bambino adottato può essere esposto a situazioni difficili. Nella Scuola dell’Infanzia si affronta il tema dell’identità per aiutare il bambino a collocarsi nel tempo, mentre nella Scuola Primaria si approfondisce il tema della storia 18
personale con l’obiettivo di collocare nel tempo gli eventi e di lavorare sulla raccolta delle diverse fonti orali e scritte per la ricostruzione degli stessi. L’impostazione classica richiede di raccogliere oggetti utilizzati alla nascita o di andare in Comune a richiedere il certificato di nascita. Queste modalità, però, possono sollecitare il bambino che ha una storia in parte diversa da quella degli altri bambini (quindi non solo il bambino adottato), provocando reazioni emotive che possono interferire con la percezione di sé, di sé nel gruppo e, in modo significativo, con il processo di socializzazione e apprendimento. Pertanto, può essere utile costruire dei percorsi che raggiungano gli obiettivi didattici tenendo presente: • il tempo d’arrivo del bambino in famiglia (se è in Italia da diversi anni si può affrontare più agevolmente la storia personale, rispetto ad un bambino arrivato da poco); • il vissuto del bambino; • le sue capacità di elaborazione e di approfondimento dei concetti. Si deve essere consapevoli che nel momento in cui si utilizzano certi materiali, o si trattano determinati argomenti, il bambino potrà avere delle reazioni emotive e dei comportamenti di chiusura o di aggressività che andranno gestiti. In generale andrebbero scelte modalità che permettano a tutti i bambini di sentirsi partecipi, senza sentirsi mancanti o privati. Attività che richiedano il peso alla nascita, l’ecografia, interviste ai genitori in cui chiede quando il bambino ha cominciato a camminare, parlare, ecc. fanno sentire il bambino adottato inadeguato e “diverso”. L’allegato 4 propone un elenco di attività possibili, analizzate e selezionate dal gruppo di lavoro, per affrontare il tema della storia, dell’identità e della famiglia. Il gruppo ha preparato delle unità didattiche specifiche sul tema della storia che non sono inserite in questo vademecum, ma che in attesa di una nuova pubblicazione, possono essere richieste alle insegnanti che hanno partecipato alla stesura del vademecum e che restano riferimento prezioso sul territorio. Rispetto alla festa della mamma e del papà, non è necessario abolire la festa, ma ricordarsi che si festeggiano le persone a cui si vuole bene e che, per motivi legati alla nostra tradizione religiosa, in quel giorno si pensa in particolare alla mamma o al papà. In queste occasioni, il bambino può aver voglia di condividere alcune specificità della sua storia; è importante non forzarlo e soprattutto utilizzare un linguaggio emotivamente corretto: non esistono “Veri” genitori (di solito identificati con i genitori biologici), ma Genitori che vogliono bene e aiutano a crescere Rispetto alla scelta dei testi alcune attenzioni a: • terminologia utilizzata: ad esempio rispetto al tema della riproduzione si parla di mamma e papà, mentre è corretto utilizzare la terminologia “madre e padre biologico”; • presenza di storie e immagini con “bambini di tutti i colori”. Un’ultima attenzione a quelle attività che fanno sentire al bambino di 19
appartenere ad un’altra cultura senza poter scegliere, ad esempio presentazione di esperienze dei Missionari che parlano dei bambini “sfortunati” e adozioni a distanza di bambini “poveri”. Il bambino rischia di identificarsi con bambini lontani, spesso somaticamente più simili a lui rispetto ai compagni di scuola, e di sentire quindi di non poter appartenere al gruppo-classe in cui vive molte ore al giorno. Infine ognuno di noi è portatore di pregiudizi, i bambini vanno invece accompagnati a conoscersi e ad accettarsi. Quando in classe si manifestano episodi di difficoltà relazionali, queste andrebbero lette come difficoltà del gruppo classe piuttosto che come dovuti alla presenza di un singolo bambino o gruppetto. In quel caso, si possono avviare attività per facilitare la conoscenza personale (ad esempio con percorsi sulle emozioni) e la conoscenza e l’accettazione di gruppo 20
Lettera ai colleghi Cari colleghi se state leggendo queste righe significa che siete interessati al tema dell’adozione. Questo argomento può suscitare reazioni, aspettative e preoccupazioni di vario tipo. Anche noi abbiamo iniziato il nostro cammino per trovare risposte a situazioni complesse. Durante il percorso oltre a cercare soluzioni utili nell’immediato, abbiamo sentito il bisogno di condividere e formalizzare un percorso di pensiero, ricerca e azione per rendere fruibile anche ad altri colleghi le nostre riflessioni. Il nostro gruppo di lavoro è costituito da persone che provengono da Scuole di Ordini diversi e da varie parti della Provincia di Rovigo. Il vademecum ha avuto una lunga gestazione, iniziata con la formazione e continuata con il lavoro di gruppo in cui abbiamo condiviso momenti piacevoli, scambi interessanti e trasformato le “crisi” professionali in una crescita condivisa. Questo percorso ci ha arricchito consolidando la nostra convinzione che uno degli strumenti più preziosi che abbiamo è la nostra capacità di pensare e decodificare le situazioni per scegliere le strade più idonee da percorrere tenendo conto delle risorse individuali, professionali e territoriali più adatte. La consapevolezza e la conoscenza delle dinamiche implicate è quindi preziosa. Le difficoltà del singolo o della classe possono essere un’occasione di pensiero e cambiamento. È interessante notare come a volte sia sufficiente inserire alcune attenzioni e strategie per migliorare il clima della classe e far sentire tutti i bambini accolti. Il nostro lavoro per il momento si conclude qui, restiamo disponibili a confrontarci su questa tematica, per chiarimenti e precisazioni. Buon lavoro a tutti Le insegnanti del gruppo di lavoro Rossana Cavallini, Cristina Ganzaroli, Lorella Ghiotti, Paola Gottardi, Monica Previato, Paola Provetti, Maria Rosaria Fonso 21
Bibliografia Adozione Bowbly (1982) Costruzione e rottura dei legami affettivi, Cortina, Milano Bramati D. e Rosnati R. (1998) Il patto adottivo, Franco Angeli, Milano Dell’Antonio (1994) Bambini di colore in affido e in adozione, Raffaello Cortina Editore, Milano De Rienzo E. et al. (1999) Storie di figli adottivi: l’adozione vista dai protagonisti, Ed. UTET, Torino Farri Monaco e Niro (1999) Adolescenti e adozione, Centro Scientifico Editore, Torino Fatigati A. et al. (2005) Genitori si diventa, Franco Angeli, Milano Fava Viziello (2004) Adozione e Cambiamento, Bollati Boringhieri Galli I., Viero F. (2001) Fallimenti adottivi. Prevenzione e riparazione, Armando Editore, Roma Meltzer D. Harris M. (1983) Il ruolo educativo della famiglia, Centro Scientifico Torinese, Torino,, tr. it. 1986 Oliverio Ferraris A. (2002) Il cammino dell’adozione Rizzoli, Milano Regione Veneto (2004) L’adozione nazionale e internazionale. Guida alle famiglie, I sassolini di Pollicino N. 6 Regione Veneto (2004) L’adozione nazionale e internazionale. Linee Guida regionali, I sassolini di Pollicino N. 7 Regione Veneto (2005) La presa in carico, la segnalazione e la vigilanza per la protezione e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza nelle situazioni di rischio in Veneto. Linee guida 2005 per i servizi sociali e sociosanitari Regione Veneto (2006) Nessuno è minore. Relazione sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel Veneto. Anno 2006, I sassolini di Pollicino n. 21 Winnicott D.W. (1974) Sviluppo affettivo e ambiente, Armando Roma , tr. it. 1997 Adozione e scuola AA. VV. (2003) L’inserimento scolastico di minori stranieri adottati, Firenze, Istituto degli Innocenti, Studi e Ricerche, n.2 AA.VV. (2005) I sistemi scolastici nei Paesi di provenienza dei bambini adottati Istituto degli Innocenti di Firenze Alloero L. et al. (1991) Siamo tutti figli adottivi. Otto unità didattiche per parlare a scuola di maternità e paternità, Rosenberg & Sellier, Torino (nuova ed. 2005) Boimare (1999) Il bambino e la paura di apprendere, Magi Editori 2005 Carugati (1996) Psicologia sociale dell’educazione, Il Mulino, Bologna Cavalieri (2006) Figli di un tappeto volante, Magi Editore Chistolini (2006) Adozione e Scuola, Franco Angeli, Milano Cornoldi (1991) I disturbi dell’apprendimento. Aspetti psicologici e neuropsicologici, Ed. Il Mulino, Bologna Guerrieri A. Odorisio M.L. (2003) Oggi a scuola è arrivato un nuovo amico Armando Editore, 22
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ALLEGATO 1 Riferimenti sul territorio (a cura delle UU.LL.SS.SS 18 E 19) La scuola può chiedere supporto e consulenza nei seguenti modi: • per la situazione individuale è necessario il consenso della famiglia; • per la consulenza sul gruppo-classe non è necessario il consenso della famiglia. Servizi a cui rivolgersi per un confronto sulle modalità relazionali del bambino adottato o del gruppo classe: ULSS 18 Rovigo: EQUIPE ADOZIONI Segreteria: Signora Cinzia Rosina Tel. 0425-393752 Fax 0425-393739 E-mail: fam.inf.ado@azisanrovigo.it Riferimenti per l’Equipe Adozione: Assistente Sociale Maddalena Berzacola Psicologa Dott.ssa Chiara Pasqualini ULSS 19 Adria: EQUIPE ADOZIONI Riferimenti per l’Equipe Adozione: Adria: Assistente Sociale Dott.ssa Maria Chiara Roccato Tel. 0426-940605 Fax 0426-940582 E-mail: consfam@ulss19adria.veneto.it Porto Viro: Assistente Sociale Maria Vianello Tel. 0426-632963 24
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