Adozione e Scuola la mia famiglia - Tema

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REGIONE VENETO
AZIENDA ULSS 18

ROVIGO                                       Regione del Veneto
                                            AZIENDA ULSS n. 19

Adozione e Scuola

                          Tema:
                        la mia
                       famiglia

          Vademecum per l’inserimento scolastico
                 del bambino adottato
Prefazione

              Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto

         È importante la collaborazione tra Istituzioni per la realizzazione di interventi mirati
e territoriali specifici tramite l’attuazione di Progetti di ricerca-azione.
         Il lavoro presentato si radica nel Territorio delle due Aziende Socio-Sanitarie della
Provincia di Rovigo, l’AA. ULSS 18 di Rovigo e l’AA. ULSS 19 di Adria, ed è partito
dall’ascolto da parte degli operatori dei bisogni specifici portati dalle famiglie adottive e dal
mondo della scuola. Nel progetto è stato coinvolto un Ente Autorizzato, l’Associazione SOS
Bambino I.A. onlus di Vicenza, nell’ottica di collaborazione e integrazione di Servizi,
promossa ormai da molti anni dalla Regione Veneto e l’UPS di Rovigo.
         Il Vademecum è quindi il risultato di un lavoro integrato e complesso, tra i primi
realizzati a livello regionale e nazionale, tra operatori del mondo della scuola, famiglie e
operatori territoriali. Il percorso è stato costruito puntando sulla continuità e la complessità
dell’intervento, iniziato nel 2004-2005 con la formazione degli insegnanti e proseguito nel
2006-2008 con la supervisione del gruppo di lavoro e la stesura e la verifica delle linee
operative.
         È possibile immaginare la collaborazione come una rete che sostiene e mette in
comunicazione realtà vicine e lontane diverse. Ci auguriamo che il vademecum sia uno di
quei fili che possano orientare nella complessità degli incontri e delle storie familiari
coinvolte nell’adozione.

                                                    Assessore Regionale alle Politiche Sociali
                                                                 Dott. Stefano Valdegamberi

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REGIONE VENETO
                                        AZIENDA ULSS 18

                                       ROVIGO

                                 Azienda ULSS 18 ROVIGO

        “Raccontami la notte in cui sono nato” è una splendida novella che la scrittrice e
giornalista Concita de Gregorio ha inserito nel suo ultimo libro “Una madre lo sa”.
        È un racconto di un racconto: quello che due genitori fanno al loro piccolo, adottato
di recente, spiegando come l’amore materno e paterno nasca e cresca con forza anche
quando le mamme e i papà sono di “cuore”, e non solo di “pancia”.
        Istituzioni e Scuole hanno lavorato fianco a fianco per giungere alla pubblicazione
di questo vademecum, di facile lettura ma dai contenuti importanti, per aiutare scuole e
famiglia a condividere l’inserimento dei bambini adottati. Si tratta di un percorso
complesso, affascinante e nello stesso tempo coinvolgente; l’obiettivo è offrire ai piccoli le
migliori opportunità di crescita, affettività e sviluppo relazionale. In questo cammino
emerge come sia di fondamentale importanza il ruolo giocato dalla scuola e dai suoi
insegnanti: mai come per le famiglie che affrontano un’adozione, la scuola e i suoi percorsi
educativi e affettivi diventano un punto di riferimento irrinunciabile.

                                                                         Direttore Generale
                                                                    Dr. Adriano Marcolongo

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Regione del Veneto
                                         AZIENDA ULSS n. 19

                                    Azienda ULSS 19 Adria

         Tutti coloro che si occupano di adozione sanno come possa essere tormentata
l’esperienza scolastica dei bambini adottati. Anche gli insegnanti, desiderosi di affrontare
con sensibilità ed efficacia le situazioni complesse,sono sprovvisti di informazioni chiare e
strumenti adeguati per fronteggiare le dinamiche relazionali e le difficoltà di
apprendimento.
         Allora questo sforzo e desiderio di offrire uno strumento di lavoro condiviso tra tutti
gli adulti che si occupano del benessere e delle opportunità di cui questi bambini hanno
diritto, ha dato l’opportunità di produrre e progettare un percorso di inserimento attraverso
questo Vademecum che ha visto la sua realizzazione in un clima di collaborazione e grande
speranza di realizzare “il nuovo”.
         Durante l’ultimo incontro del “Percorso di sensibilizzazione e formazione alle
coppie aspiranti l’adozione” che viene realizzato periodicamente dall’U.O. Consultorio
Familiare di questa A.ULSS 19, viene letto un brano tratto dal libro “ Il Piccolo Principe” di
Antoine de Saint-Exupéry, quando il protagonista nella sua esplorazione del mondo
incontra la volpe e gli propone di essere addomesticato: solo il legame che si creerà dalla
conoscenza reciproca, dal rispetto delle loro diversità vissute come ricchezza, permetterà
di scoprire un grande segreto: “L’essenziale è invisibile agli occhi e non si vede bene che
con il cuore”.
         Con questa metafora si è soliti augurare alle future famiglie adottive la capacità di
realizzare legami genitoriali significativi ed anche, ora, augurare Buon Lavoro a tutti le
persone e le agenzie che accompagnano il/la bambino/a adottato/a nel suo ingresso nel
mondo della scuola.

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                                                                        Dr. Giuseppe Dal Ben

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Ufficio Scolastico Provinciale
                                    Ufficio Interventi Educativi

           In un tessuto sociale, oramai diffusamente percorso e pervaso da progressive
dinamiche di trasformazione dell’istituto familiare1, come dimostrato e tematizzato da
copiosa letteratura, non solo sociologica2, affrontare il tema, rectius, il problema
“dell’inserimento scolastico del bambino adottato” corrisponde ad una coraggiosa
operazione intellettuale, carica di ricadute pedagogiche e didattiche di indubbia
potenzialità, come decisamente dimostrato da questo Vademecum.
           Questo agile ed esaustivo strumento, infatti, esito di una efficace sinergia inter-
istituzionale, Aziende U.L.S.S. 18 e 19 e mondo della scuola, e di una lodevole
collaborazione con una realtà di società civile, significativa nel campo delle problematiche
dell’infanzia, quale è quella di S.O.S. Bambino I.A. onlus, si presenta come un lavoro, non
solo intellettuale, ma a marcata vocazione progettuale, riguardante almeno quattro ambiti
tematici correlabili a dinamiche socio-istituzionali, tendenzialmente antitetiche a quelle,
vigenti e vincenti, di disintegrazione familiare e scolastica.
Il Vademecum affronta, in definitiva, da un lato, la questione dell’adozione come «modo
complesso di diventare famiglia sia dal punto di vista psicologico e relazionale sia dal
punto di vista procedurale», dall’altro il problema della «genitorialità sociale» tipica del
percorso adottivo, per poi distendersi nel farsi carico di questioni, altamente complesse,
come quella del rapporto tra famiglia adottiva e scuola, nonché quella riguardante la
calibratura dell’istituzione scolastica e delle sue risorse per l’integrazione piena e, non
ultima, per la valorizzazione del bambino adottato e del suo vissuto nella realtà scolastica.
Questioni di estrema problematicità, si dirà, proprio dal punto di vista della loro essenziale
portata funzionale ai processi di integrazione (integrazione in famiglia, integrazione nella
scuola, integrazione scuola-famiglia), atteso, per far solo un classico esempio, ben noto in
dottrina, la caratteristica insuperabile di loosely-coupled system (sistema lascamente
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connesso) applicabile alle realtà scolastiche, secondo la celeberrima lezione weickiana .
Questioni complesse, eppure inevitabili, poiché rinviano ad una “posta in gioco” che
supera l’orizzonte scolastico e familiare, per approdare, in buona sostanza, all’orizzonte,
decisivo, dell’integrazione sociale, lato sensu, e quindi, della tenuta dei legami sociali e
dell’intera società. Risulta persino banale dover giustificare una siffatta asserzione; è ovvio,
infatti, come famiglia e scuola siano “agenzie di socializzazione” (primaria e secondaria,
rispettivamente) fondamentali per la tenuta dell’intera trama del sociale e come i rapporti
fra scuola e le altre agenzie di socializzazione costituiscano il perno essenziale per il
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mantenimento delle connettività del corpo sociale . Attorno a questo specifico punto ruota
inevitabilmente un tema che da tempo è rimasto un po’ trascurato o, forse anche
volutamente, mal-trattato. Integrazione scuola-famiglia, rapporti tra scuola ed altre

1
    ZANATTA,Anna Laura, Le nuove famiglie, Il Mulino, Bologna, 1997.
2
    FRANCESCATO, Donata, Quando l’amore finisce, Il Mulino, Bologna, 1992; KAUFMANN, Jean-Claude, Trame
    coniugali. Panni sporchi e rapporto di coppia, Dedalo, Bari, 1995.
3
    WEICK, Karl E. , Le organizzazioni scolastiche come sistemi a legame debole, in ZAN, Stefano (a cura di), Logiche di
    azione organizzativa, Il Mulino, Bologna, 1988, pp. 355-379.
4
    Sul punto, in una letteratura smisurata: FISCHER, Lorenzo, Il rapporto fra scuola e agenzie di socializzazione, in Id. ,
    Sociologia della scuola, Il Mulino, Bologna, 2003, pp. 67-93.

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agenzie di socializzazione non corrispondono ad uno svilimento progressivo, o addirittura
ad un annientamento, delle precipue e rispettive funzioni della scuola e delle altre agenzie
di socializzazione, prima tra tutte la famiglia, come se la scuola potesse ridursi ad un
indistinto milieu “socializzante”, di ludica “ricreazione infinita”, dimenticando che il suo
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ruolo essenziale, che è (e dovrebbe rimanere) quello dell’istruzione e la famiglia, viceversa,
potesse assumere un ruolo marginale o non educativo o addirittura dis-educativo, magari
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in termini di rivendicazionismi genitocratici , proprio in un momento storico nel quale,
sempre di più, l’educazione appare momento formativo introduttivo, essenziale e decisivo,
per l’istruzione e l’apprendimento.
           Il Vademecum si fonda sull’assunzione di questa fondamentale consapevolezza e
trae coerenti conseguenze, sotto il profilo applicativo, discostandosi, così, da un
demagogismo pedagogico che da tempo indica percorsi astratti e valorizza in questo modo
la funzione precipua della scuola e di quanti vi operano: quella di educare istruendo e di
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istruire educando .

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5
    SCHIZZEROTTO,Antonio, BARONE, Carlo, Sociologia dell’istruzione, Il Mulino, Bologna, 2006.
6
    FRABBONI, Franco, Una scuola possibile. Modelli e pratiche per il sistema formativo italiano, Laterza, Roma-Bari,
    2008, p.42.
7
    PIAZZA, Stefano, VEDOVA, Renzo Paolo, Educare istruendo, istruire educando: note minime in tema di educazione
    alla cittadinanza democratica e alla legalità nella scuola secondaria, in “L’Amministrazione Italiana”, n. 12, 2007, pp.
    1625-1632.

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Sommario

Prefazione

•   Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto - Dott. Stefano Valdegamberi
•   Azienda ULSS 18 Rovigo - Dott. Adriano Marcolongo
•   Azienda ULSS 19 Adria - Dott. Giuseppe Dal Ben
•   Ufficio Scolastico Provinciale, Ufficio Interventi Educativi - Dott. Renzo Paolo Vedova

Un Vademecum. Perché?                                                            pag. 7

Adozione e scuola. Come è strutturato il vademecum                               pag. 9

I percorsi per diventare famiglia: breve descrizione dell’iter adottivo          pag. 11

Le strade per diventare figlio e allievo. Storie e bisogni dei bambini           pag. 13

Le risorse della scuola. Modalità operative                                      pag. 17
          Primo Inserimento e passaggi fra ordini di scuola
          Famiglia, identità e storia personale

Lettera ai colleghi                                                              pag. 21

Bibliografia                                                                     pag. 22

Allegati: Schede operative                                                       pagg. 24-28

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Un Vademecum. Perché?

          Il vademecum è stato elaborato da un gruppo di lavoro composto da insegnanti,
operatori dei Servizi Sociali Territoriali dell’A. ULSS 18 di Rovigo e A. ULSS 19 di Adria e
dell’Ente Autorizzato SOS Bambino I.A. onlus nell’ambito dei Progetti Pilota finanziati dalla
Regione Veneto nei bienni 2004-2006 e 2006-2008 per il Sostegno alla Famiglia Adottiva
          Il Progetto Pilota della Regione Veneto ha visto la collaborazione delle due AA.
ULSS 18 e 19, dell’Ente Autorizzato SOS Bambino, dell’USP di Rovigo, delle Scuole della
Provincia di Rovigo e di famiglie adottive del territorio
          Obiettivi dei Progetti Pilota:
          •     promuovere la cultura dell’accoglienza,
          •     potenziare e valorizzare le competenze delle figure scolastiche,
          •     migliorare e potenziare la relazione tra famiglia adottiva, alunni, personale
                docente e Servizi Territoriali,
          •     fornire strumenti operativi di lettura e decodifica delle dinamiche relazionali
                e comunicative,
          •     riflettere e costruire unità operative e didattiche,
          •     individuare e formare una figura di riferimento in ogni plesso scolastico con
maggiori competenze in tema di adozione.
          Il Progetto Pilota 2004-2006 ha coinvolto 28 insegnanti (14 di Rovigo e 14 di Adria)
in una formazione specifica sul tema “Adozione e Scuola” per un totale di 57 ore
complessive articolate in 4 azioni: due incontri aperti anche alla cittadinanza e due moduli
(uno formativo e uno di supervisione). La partecipazione degli insegnanti è stata buona e il
progetto si è avvalso di figure professionali dei Servizi Territoriali (Equipe Adozione,
Consultorio Familiare, Neuropsichiatria Infantile e dell’Età Evolutiva) e di formatori esperti
che si occupano degli aspetti psicologici e sociali dell’adozione e dell’apprendimento. Al
termine del percorso è emersa la proposta di strutturare un vademecum utilizzabile anche
dalle scuole e dagli insegnanti che non avevano usufruito della formazione.
          Nell’ambito del Progetto Pilota Regionale 2006-2008 si è quindi realizzato un
percorso mirato (elaborazione, supervisione interna ed esterna, sperimentazione in alcune
scuole e presentazione alla cittadinanza) con insegnanti in precedenza formati per la
stesura del presente vademecum. Gli incontri sono stati coordinati dagli operatori delle
ULSS di Rovigo, Ass. Soc. Maddalena Berzacola e Dott.ssa Emma Benà (Psicologa
Volontaria) e Adria, Ass. Soc. Maria Vianello e dalla Dott.ssa Anna Maria Barbiero,
psicologa e psicoterapeuta dell’Ente Autorizzato S.O.S. Bambino I.A. onlus.
          Il materiale è stato supervisionato dalle responsabili dei Consultori Familiari di
Rovigo ed Adria: Dott.ssa Silvana Milanese A. ULSS 18 e Dott.ssa Maria Chiara Roccato, A.
ULSS 19; la supervisione tecnica esterna è del Prof. Cesare Cornoldi dell’Università degli
Studi di Padova.

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Il gruppo di lavoro

Operatori servizi territoriali:
   • Maddalena Berzacola, Assistente Sociale ULSS 18 Rovigo
   • Emma Benà Psicologa Volontaria ULSS 18 Rovigo
   • Maria Vianello, Assistente Sociale ULSS 19 Adria

Operatori Enti Autorizzati:
      • Anna Maria Barbiero, Psicologa e Psicoterapeuta Ente Autorizzato SOS Bambino
I.A. o.n.l.u.s., coordinazione tecnica del progetto

Supervisione tecnica
    • Prof. Cesare Cornoldi, Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Padova,
Psicologia dell’apprendimento e della Memoria

Insegnanti:
    • Rossana Cavallini, I. C. Adria 1 – Scuola Primaria “Vittorino da Feltre”
    • Cristina Ganzaroli, I. C. Costa di Rovigo – Scuola Primaria Arquà Polesine
    • Lorella Ghiotti, I. C. Badia Polesine
    • Paola Gottardi, I. C. Adria 2 – Scuola Primaria “Edmondo De Amicis”
    • Monica Previato, I. C. Adria 2 (A. S. 2005-2006) dal 2006, IPSSAAR Adria “G.
        Cipriani”
    • Paola Provetti, I. C. Lendinara – Scuola Primaria “F.G. Baccari”
    • Maria Rosaria Fonso, I. C. Adria 1 – Scuola per l’Infanzia “Arcobaleno

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Adozione e scuola.
                          Come è strutturato il vademecum

          Il vademecum vuole offrire spunti di riflessione e suggerire modalità operative
nell’accompagnamento della famiglia e del bambino adottato all’interno della realtà
scuola per avvicinare Famiglia, Scuola, Servizi Territoriali.
          Lo scritto è suddiviso in aree tematiche: i percorsi per diventare famiglia adottiva,
le strade per diventare figlio e allievo, le risorse della scuola.

          1. I percorsi per diventare famiglia: breve descrizione dell’iter adottivo

          L’adozione è un modo complesso di diventare famiglia sia dal punto di vista
psicologico e relazionale sia dal punto di vista procedurale.
          La famiglia può portare nel rapporto con l’istituzione scuola una parte del vissuto
di genitorialità sociale tipico del percorso adottivo: i coniugi devono raccontare aspetti che
riguardano il privato e l’intimità della coppia e della famiglia per riflettere insieme agli
operatori sociali sulle reali possibilità di diventare genitori attraverso l’adozione. L’intimità
della scelta di essere genitori è quindi condivisa e valutata perché l’adozione sia una
possibilità per il bambino. La coppia al momento del confronto con la scuola può quindi
enfatizzare il bisogno di privato e scegliere di non parlare dell’adozione.
          Conoscere l’iter della coppia e i suoi vissuti può aiutare i dirigenti scolastici e gli
insegnanti ad accompagnare la famiglia che entra nel mondo della scuola, informandola
sulle risorse presenti in ambito scolastico. In alcuni casi la famiglia può avere paura del
giudizio e il bisogno di normalizzare, ad esempio con inserimenti scolastici troppo precoci,
pertanto una conoscenza di tali aspetti può permettere alla scuola indicazioni e spunti di
riflessione appropriati.
          Inoltre, la coppia che arriva all’adozione dopo aver affrontato un iter così lungo,
può avere delle aspettative molto alte nei confronti del bambino e tali aspettative si
manifestano soprattutto a scuola nel chiedere al bambino, spesso arrivato da pochi mesi,
un rendimento scolastico uguale a quello dei compagni che hanno frequentato la scuola
italiana dall’età di tre anni.

          2. Le strade per diventare figlio e allievo:

          Il bambino ripropone a scuola le modalità di rapporto che conosce per
relazionarsi con adulti e coetanei; pertanto, per decodificare alcune richieste di aiuto e
offrire nuove occasioni di relazione, può essere importante conoscere alcune esperienze
del suo passato.
          Nel capitolo vi è un accenno anche alla gestione e alla regolazione delle emozioni,
spesso carente in bambini che hanno avuto interruzioni nella continuità dell’accudimento
che porta al vissuto di abbandono.
          In allegato si trova una scheda, elaborata dal gruppo di lavoro, per raccogliere

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attraverso un colloquio con la famiglia alcune informazioni utili ad accogliere in modo
appropriato il bambino (al primo ingresso a scuola o nel passaggio tra ordini di scuola). Il
senso della scheda va spiegato ai genitori, specificando che le informazioni non vengono
utilizzate per discriminare il bambino, ma per attivare le risorse più adatte ad offrirgli un
ambiente relazionale e fisico adeguato.

         3. Le risorse della scuola

           La famiglia si rivolge alla scuola per l’iscrizione del bambino e ha bisogno di
trovare un’Istituzione competente rispetto ai bisogni specifici di cui il nucleo familiare può
essere portatore.
           In ogni scuola dovrebbe esserci almeno una figura di riferimento preparata sul
tema dell’adozione a cui, sia la famiglia sia gli altri insegnanti, possono rivolgersi nelle
diverse fasi: primo inserimento o passaggio di ordine di scuola e scelta dei percorsi
didattici più opportuni.
           Si propone la riflessione su alcuni argomenti e parole: se i temi della famiglia e la
ricostruzione della storia sono significativi per tutti i bambini, nell’adozione è difficile che
tali argomenti siano “neutri”, il che non significa che debbano essere necessariamente
problematici.
           È necessario, quindi, pensare ad attività in cui il bambino non si senta
“mancante”, così come importante è strutturare percorsi che valorizzino le capacità di
pensare e la curiosità di tutti i bambini. Alcune attività possono invece essere così
emotivamente sollecitanti da costituire un’interferenza all’apprendimento.
           In allegato vengono proposte alcune piste di lavoro, elaborate e selezionate dagli
insegnanti del gruppo di lavoro, come spunto per la costruzione di percorsi didattici
efficaci.

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I percorsi per diventare famiglia:
                               breve descrizione dell’iter adottivo(*)

          Premessa
          La coppia che vuole adottare un bambino deve affrontare un percorso lungo e
impegnativo, sia per quanto riguarda le modalità previste dalla legge, sia per quanto
riguarda i tempi di attesa rispetto all’arrivo del bambino.
          La legge italiana prevede che ci sia un’idoneità da parte di chi –necessariamente
deve essere una coppia coniugata- vuole accogliere un bambino. Questa idoneità deve
essere verificata da parte dei Servizi Socio-Sanitari Pubblici, attraverso colloqui
–individuali e di coppia- con il personale preposto (Psicologo e Assistente Sociale). Questo
perché un figlio adottivo non è “solo” la risposta ad un bisogno di maternità o paternità o la
risposta al desiderio di compiere un gesto di solidarietà, ma adottare è qualche cosa di più:
è accogliere nella propria famiglia un bambino o una bambina, generato da altri, con una
sua storia e che ha bisogno di nuovi genitori, di una nuova famiglia come una seconda
possibilità di vita. Accogliere un bambino, che ha vissuto l’esperienza dell’abbandono,
richiede da parte dei futuri genitori capacità specifiche di sostegno e riparazione, rispetto a
quanto egli ha vissuto prima di essere adottato. Inoltre, il bambino adottivo ha una sua
storia personale, una sua origine biologica, sociale e culturale, diversa da quella della
coppia adottiva, con cui tutti – genitori e bambino- dovranno continuamente confrontarsi e
non sempre questo può risultare facile da affrontare.
          Non esiste un modello ideale di coppia dichiarabile idonea all’adozione, ma
piuttosto si individua se il funzionamento di ogni singola coppia può essere adatto o meno
ad accogliere un bambino.

          Percorso
          La legge 476/98, con cui l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja del 1993,
introduce due importanti novità: 1) la Commissione Nazionale per le Adozioni
Internazionali (CAI), organismo centrale che ha funzioni di controllo sulle adozioni e di
collaborazione con le Autorità Straniere, per garantire la tutela del minore adottato; 2) gli
Enti Autorizzati, mediatori in materia di adozione internazionale e curano l’abbinamento
all’estero del bambino con la coppia adottiva.
          Prima di questa legge, infatti, la coppia dichiarata idonea all’adozione quando si
recava all’estero, per la conoscenza del bambino, affrontava una parte delicata ed
importante del percorso adottivo senza supporto. Esisteva infatti il cosiddetto “fai da te”,
che non dava garanzie, in quanto era la coppia che attraverso intermediari, non sempre
qualificati, arrivava all’abbinamento di un bambino, ma sostanzialmente senza un
controllo specifico da parte degli organismi statali (sia italiani che esteri). Con l’Ente
Autorizzato, a cui ci si deve rivolgere necessariamente per poter adottare all’estero, la
coppia viene maggiormente tutelata e sostenuta nella fase estera dell’adozione.

           La legge 476/98 prevede che ogni Regione organizzi all’interno del proprio
territorio, il percorso adottivo coordinando le diverse Agenzie Pubbliche (Tribunale per i

(*)
      Maddalena Berzacola, Assistente Sociale ULSS 18 – Rovigo
      Il materiale è stato rielaborato a partire dal testo “Linee Guida della Regione Veneto”

                                                             11
Minorenni, Aziende Socio Sanitarie) e Private (Enti Autorizzati), che a diversi livelli e a vari
titoli, operano nell’ambito dell’adozione.
           La Regione Veneto ha individuato il seguente percorso, suddiviso in quattro fasi.

Prima fase:
prima della presentazione della domanda al Tribunale per i Minorenni, viene previsto un
percorso di informazione/sensibilizzazione sulle tematiche dell’adozione, suddiviso in due
parti, la prima gestita dall’Equipe Adozioni delle Aziende Sanitarie, la seconda dagli Enti
Autorizzati.

Seconda fase:
presentazione della domanda al Tribunale per i Minorenni che incarica le Equipe Adozioni
di svolgere un’indagine psico-sociale, alla fine della quale viene inviata una relazione di
idoneità o non idoneità al Tribunale per i Minorenni, il quale emette il decreto solo in caso di
idoneità.

Terza fase:
è la fase più difficile da prevedere come durata. Infatti è la cosiddetta fase dell’attesa. Per
quanto riguarda l’adozione nazionale, la coppia, ottenuta l’idoneità, deve solo aspettare di
essere convocata dal Tribunale per i Minorenni, perché è stata abbinata ad un bambino.
Questa attesa può durare anche 4 anni.
Nell’adozione internazionale, la coppia deve attivarsi per conferire l’incarico ad uno degli
Enti Autorizzati, affinché curi per essa l’abbinamento di un bambino all’estero. Per decidere
a chi dare questo mandato, la coppia ha tempo un anno e la scelta verrà fatta in base anche
al Paese estero presso cui intende adottare. Questo percorso può avere un’attesa di circa 2-
3 anni.

Quarta fase:
 è quella dell’arrivo del bambino e del post-adozione: essa varia a seconda se l’adozione è
nazionale o internazionale.
Per l’adozione nazionale è previsto un anno di affido pre-adottivo in cui i Servizi Socio-
Sanitari, su mandato del Tribunale per i Minorenni, seguono l’inserimento del bambino
nella nuova famiglia (tale sostegno è previsto anche per le Nazioni che non hanno
sottoscritto l’accordo dell’ Aja).
Per l’adozione internazionale, il periodo di sostegno può durare uno o più anni, tempo in cui
i Paesi di origine chiedono che vi sia un aggiornamento periodico delle condizioni del
bambino. In questo caso, i genitori adottivi possono scegliere di farsi seguire o dall’Equipe
Adozioni, oppure dall’Ente Autorizzato.
In ogni caso, terminati i periodi previsti dalla legge, i Servizi Socio Sanitari Territoriali
rimangono a disposizione della nuova famiglia per qualsiasi tipo di richiesta, come per ogni
altra famiglia del proprio territorio.
Pertanto la famiglia in difficoltà o la scuola in difficoltà possono richiedere il supporto ai
Servizi Territoriali in particolare alle Equipe Adozione di Rovigo e Adria (Vedi allegato 1).

                                               12
Le strade per diventare figlio e allievo
                                      Storie e bisogni dei bambini(*)

           Il bambino adottato non è necessariamente un bambino problematico.
           L’ingresso a scuola e il confronto con adulti significativi e coetanei possano
essere occasioni relazionali preziose nella sua crescita, così come in quella di tutti gli altri
bambini.
           Il bambino presenta delle modalità di reazione alle situazioni che dipendono
dalle sue caratteristiche personali, ma anche dalle esperienze precedenti all’ingresso a
scuola.
           La specificità del bambino adottato è di diventare figlio di persone da cui non è
nato, e di aver affrontato l’interruzione della continuità dell’accudimento, in un’età
piuttosto precoce, sperimentando quindi un vissuto di abbandono.
           Il bambino è portatore di una diversità di storia che può emergere in diversi
momenti della vita scolastica (ad esempio nel parlare di famiglia, storia personale) e
rispetto alla quale ha bisogno di sentirsi riconosciuto e, se lo richiede ascoltato, ma non
costretto a svelarsi o sentirsi diverso.
            Ogni bambino ha una sua storia più o meno faticosa alle spalle, ma il tratto
comune è il cambiamento di vita, avvenuto senza tenere conto dei suoi bisogni di
protezione, cura e continuità, per cui il bambino che arriva a scuola ha affrontato un
viaggio fisico e psicologico diverso da quello di suoi compagni di classe.
           Spesso i bambini stranieri adottati e i bambini immigrati con le famiglie sono
accomunati. Esistono però delle peculiarità: il bambino adottato è un bambino che è
“emigrato” da solo e che è arrivato in un nuovo contesto familiare e sociale, perdendo i suoi
punti di riferimento precedenti. Ha quindi dei bisogni di inserimento e di comprensione
diversi da quelli del bambino immigrato che è un bambino straniero per la comunità ma
che vive il senso di appartenenza in famiglia. Il bambino adottato si trova inizialmente ad
essere estraneo e straniero sia nel contesto sociale sia nella famiglia in cui è stato accolto,
con il tempo i legami familiari lo faranno sentire di essere a casa nella famiglia adottiva, ma
per lui resterà il fatto di essere nato in un altro Paese e di non assomigliare somaticamente
e quindi di non potersi rispecchiare nei genitori con cui cresce.

             Alcuni aspetti che possono essere significativi nella evoluzione del bambino
sono:
                   •     età di arrivo in Italia;
                   •     esperienze precedenti all’adozione;
                   •     strutturazione dei legami affettivi all’interno della famiglia di arrivo, che
                         richiedono tempi lunghi;
                   •     elaborazione della storia personale;
                   •     scolarità pregressa;
                   •     capacità di attenzione e concentrazione;
                   •     capacità di apprendimento e livello di apprendimento della lingua
                         italiana;
                   •     eventuali diversità somatiche.

(*)
      Dott.ssa Barbiero, psicologa e psicoterapeuta, Consulente Ente Autorizzato SOS Bambino I.A. onlus

                                                          13
Per quanto riguarda l’età di arrivo in famiglia, negli ultimi anni, si registra un
innalzamento progressivo dell’età media. Spesso il bambino arriva in famiglia in età idonea
a frequentare la Scuola per l’Infanzia, ma un precoce inserimento in ambiente comunitario
può bloccare il processo di attaccamento alle figure genitoriali. È importante che la scuola
aiuti i genitori che si rivolgono ad essa per la pre-iscrizione a riflettere sul bisogno di darsi
tempo come famiglia. È opportuno quindi invitare i genitori a ritardare l’inserimento
scolastico per dedicare un tempo più lungo allo stare insieme per scoprire il gusto di
essere famiglia.

         Al momento dell’inserimento in famiglia e successivamente a scuola, il bambino
può esprimere il suo disorientamento, assumendo dei comportamenti tipici di età inferiori,
quindi regredendo. Questo segnale è una richiesta di aiuto e comprensione, occorre quindi
affiancare il bambino, accompagnandolo nelle nuove scoperte.

         Rispetto all’apprendimento della lingua italiana, a seconda del Paese di
provenienza e dell’età di arrivo, il bambino può essere facilitato nell’apprendimento della
lingua parlata e della comunicazione di base, che ha a che fare con il linguaggio concreto e
funzionale. Va monitorato e valutato l’apprendimento della lingua dello studio, che
rimanda a concetti astratti e all’uso di linguaggi figurati, rispetto a cui il bambino può avere
una comprensione imprecisa e superficiale.
         Va quindi verificato il reale grado di comprensione ed apprendimento e si può
eventualmente supportare il bambino a scuola e/o a casa con percorsi di ampliamento del
vocabolario e consolidamento del lessico, nei diversi registri.

          Il bambino che diventa figlio attraverso l’adozione può avere alle spalle percorsi
molti diversi. Può essere nato in Italia da persone italiane o straniere ed essere stato
adottato precocemente, o arrivare da un Paese straniero più o meno lontano
geograficamente e per abitudini di vita. Le esperienze precedenti all’adozione vissute dal
bambino possono essere raggruppate in due grandi aree: la precoce istituzionalizzazione e
la permanenza e il successivo allontanamento da famiglie in situazione di disagio.
          L’esperienza della precoce istituzionalizzazione è più frequente per bambini
provenienti da Paesi dell’Est Europa e del Sud-Est Asiatico. Queste esperienze possono
portare a una discreta capacità di adesione ai modelli comportamentali proposti dalla
scuola, può essere presente però una difficoltà ad approfondire gli apprendimenti e
introiettare le regole e i significati. L’adulto può essere temuto; spesso sono carenti il
concetto di famiglia e la capacità di autoregolazione delle emozioni, in quanto nelle
istituzioni i comportamenti erano guidati da regole esterne.
          Mediamente i bambini hanno povertà di esperienze sensoriali e ludiche e
l’apprendimento ne risente in quanto può esserci povertà di schemi. Può essere indicato un
ampliamento del lessico affettivo e relazionale attraverso specifici percorsi di educazione
alle emozioni rivolti all’intero gruppo classe.
          In parte diverso è il percorso di bambini che vivono per un periodo nella famiglia
biologica, che presenta condizioni di disagio familiare e sociale, e poi vengono collocati
per un periodo di tempo variabile presso un’Istituzione: Istituto per i bambini provenienti
dall’Africa e dall’India, e da alcune zone del Centro e Sud America, casa famiglia più
frequente per bambini provenienti dal Sud America.
          Il bambino può aver vissuto esperienze di trascuratezza o maltrattamento in

                                               14
seguito alle quali le sue risorse emotive possono essere state inibite. Può quindi
presentarsi un bambino piuttosto adeguato sul piano dei comportamenti, a volte appare
più maturo dell’età anagrafica, ma con difficoltà o meglio ambivalenza nelle relazioni con
l’adulto e con i coetanei. Spesso si assiste anche all’inibizione delle capacità di pensare e
quindi il bambino, pur essendo intelligente, si blocca o si allontana davanti ad alcuni
apprendimenti, che potrebbero riattivare ricordi e sensazioni dolorose.
          Il bambino che arriva nella famiglia adottiva ha bisogno di tempo per intrecciare
legami e attaccarsi alle nuove figure di riferimento, per questo è importante che
l’inserimento a scuola avvenga alcuni mesi dopo l’arrivo del bambino in famiglia.
          Si ricorda che qualora il bambino arrivi in età di obbligo scolastico, con opportuna
valutazione da parte di chi lo segue (Equipe Adozioni o Ente Autorizzato), può rimanere a
casa con i genitori per un periodo che permetta la strutturazione di un minimo di
conoscenza e legame prima di affrontare l’inserimento nel mondo scolastico.

           Le difficoltà scolastiche possono presentarsi in momenti diversi e coinvolgere
vari aspetti della vita scolastica: rendimento scolastico, comportamento, rapporto con i
compagni. La letteratura non è concorde su una maggiore incidenza di disturbi specifici di
apprendimento tra i bambini adottati, ma conferma una maggiore vulnerabilità rispetto a
difficoltà di apprendimento e di concentrazione.
           Spesso il bambino non ha potuto sviluppare pienamente le sue capacità di
autoregolazione e di metacognizione, pertanto pu ò incontrare difficoltà
nell’apprendimento, collegate a questi aspetti. Possono essere presenti inibizioni affettive
e/o difficoltà strutturali.

           Un’altra chiave di lettura per cogliere e decodificare la fatica di apprendere e la
ricerca di relazione con l’insegnante è data dalla tipologia di attaccamento. Il bambino
può aver sviluppato un attaccamento evitante, che lo porta a difendersi dall’angoscia per
l’abbandono, spostando l’attenzione e la rabbia su caratteristiche inanimate
dell’ambiente; impara quindi a non soffermarsi e a non elaborare le esperienze troppo
dolorose, ma anche a non rievocare le rappresentazioni che possono riferirsi anche
indirettamente ad esse. Questo modo di approcciarsi alla realtà, di evitare di approfondire,
è in contrasto con i passaggi richiesti per l’apprendimento.
           Altri bambini, invece, imparano a proteggersi, cercando di esercitare un controllo
su di sé, sugli altri e sulle relazioni e richiedendo costantemente la presenza dell’adulto, ma
nello stesso tempo avendo atteggiamenti ambivalenti rispetto alla possibilità di essere
aiutati.
           Infine, in un bambino che ha vissuto eventi traumatici e maltrattamento, possono
riscontrarsi discontinuità della coscienza, per cui, quando vengono affrontati temi che
possono richiamare esperienze particolarmente dolorose, può esserci una dissociazione,
cioè una discontinuità nella percezione che, tra le altre cose, rende problematico
l’apprendimento.

          Altri aspetti importanti da considerare sono la significatività degli
apprendimenti e la motivazione. che si basa tra l’altro sull’autostima e sulla percezione di
auto-efficacia del bambino, e sui feed-back che il bambino ha rispetto alle sue capacità di
apprendere e comportarsi come gli altri. È quindi fondamentale che la valutazione
scolastica sia fatta in termini di progressi più che di rendimento e profitto, soprattutto in

                                              15
quelle situazioni in cui il bambino parte da un livello di scolarità diverso rispetto a quello dei
coetanei.
          Infine imparare richiede energie che possono essere impiegate in altri ambiti, per
esempio nell’inserimento familiare e nell’attaccamento ai genitori o nel farsi accettare e
diventare parte del gruppo classe. Quando il bambino appare “distratto”, ci si può chiedere
dove è e se c’è un modo di riportarlo nel gruppo e nel presente.

          Il bambino adottato può essere portatore di differenze relazionali e somatiche più
o meno evidenti. Nel primo periodo il bambino va aiutato nella conoscenza dei compagni e
degli insegnanti tenendo conto che gli impliciti culturali che regolano la socializzazione
dipendono dal contesto di appartenenza: il bambino, se è arrivato da poco, può non
comprendere bene le regole di socializzazione con i coetanei e con gli adulti.
          Ognuno di noi come essere umano ha bisogno di essere riconosciuto e quindi
sentirsi unico e speciale, ma anche di far parte di un gruppo al quale in alcuni momenti
uniformarsi (pensiamo alla pre-adolescenza).
          I bambini vanno educati all’accettazione delle diversità di cui siamo tutti portatori
e per il bambino con un colore della pelle e dei tratti somatici poco comuni nel Paese di
arrivo può essere più faticoso sentirsi come gli altri. Soprattutto durante la pre-
adolescenza, la paura di essere visto come “diverso” può portare ad atteggiamenti di
rottura e di sfida per spostare l’attenzione su ciò che si fa piuttosto che su ciò che si è. In
base alla situazione del gruppo classe, si potranno valutare gli interventi più idonei a
favorire la conoscenza e l’accettazione reciproca, tenendo presente che è importante
differenziare per fasce di età. Solitamente il pre-adolescente non gradisce che venga
evidenziata una sua diversità, ma preferisce gestire in modo autonomo la condivisione di
eventuali aspetti specifici (essere adottato, essere nato in un altro Paese, saper parlare
un’altra lingua) facendo riferimento a un singolo insegnante, piuttosto che portando e
condividendo la difficoltà con l’intera classe.

                                               16
Le risorse della scuola.
                                          Modalità operative(*)

            Primo Inserimento e passaggi di ordine di scuola

          Nel POF, o nella presentazione della scuola, dovrebbe essere inserito se c’è una
competenza specifica sul tema adozione, e se la scuola ha tra il suo personale una figura
di riferimento formata con competenze specifiche sul tema. Tale figura di riferimento (il
dirigente o un insegnante) potrebbe:
               • facilitare i contatti scuola-famiglia (prima dell’inserimento nella
classe), raccogliendo le informazioni utili all’inserimento nella classe e aiutando la
famiglia a conoscere il contesto relazionale in cui verrà inserito il bambino;
               •    supportare i docenti nella scelta dei materiali didattici e nell’analisi
                    critica degli stessi;
               •    diventare interlocutore di riferimento nei rapporti con il territorio,

           Per la scuola non vi è modo di sapere se un alunno è adottato, se non è la famiglia
a dirlo: tale informazione può essere utile e si ritiene che la famiglia possa far presente
questa specificità, se è aiutata a fidarsi dell’Istituzione che ha di fronte.

          Potrebbe essere questo servizio o un referente con competenze specifiche in
tema di adozione, che effettua un colloquio conoscitivo con i genitori rispetto alla
situazione del bambino, per valutare la necessità di eventuali supporti o accorgimenti
specifici. Nel caso di primo inserimento scolastico, il colloquio servirà a raccogliere le
informazioni utili per determinare la classe di iscrizione.

          Il colloquio di presentazione con i genitori dovrebbe essere effettuato sia in sede
di primo inserimento, sia nel passaggio di ordine per comprendere meglio il funzionamento
del bambino-ragazzo, conoscere i suoi eventuali bisogni specifici (ad esempio rispetto al
contatto con gli adulti e con i coetanei) e le esperienze di scolarizzazione pregresse.
          Informazioni utili sono ad esempio:

                   •     composizione nucleo familiare;
                   •     da quanto tempo il bambino-ragazzo è in Italia ed età di arrivo (se il
                         bambino è appena arrivato approfondire motivazioni all’inserimento
                         scolastico - eventualmente dando anche indicazioni sui tempi minimi e
                         rimandando ai Servizi o all’Ente Autorizzato);
                   •     paese di provenienza e esperienze precedenti con adulti e bambini;
                   •     eventuali situazioni difficili per il bambino (es. separazioni, momenti di
                         gioco libero, rimproveri) e modalità di reazione, cosa lo aiuta e cosa lo
                         ostacola o lo disorienta;
                   •     se la famiglia è seguita dai Servizi Sociali (ULSS, Equipe Adozione,
                         Servizio dell’Età Evolutiva) o da un Ente Autorizzato. Se i Servizi sono a

(*)
      Elaborato dal gruppo di lavoro.

                                                   17
conoscenza dell’inserimento del bambino, eventuali indicazioni
                    specifiche;
               •    come è stata spiegata al bambino la sua storia personale o come
                    vorrebbero farlo, eventuali nodi critici;

          Se l’allievo ha già frequentato la scuola in Italia e si tratta di un passaggio da un
ordine di scuola all’altra può essere utile raccogliere anche informazioni sul percorso
scolastico e di socializzazione. Si allega (allegato 3) la traccia, elaborata dal gruppo di
lavoro, per il colloquio con i genitori.

           L’iscrizione (aspetti burocratici e amministrativi) viene svolta dalla segreteria e
segue le procedure di qualsiasi altro bambino: l’alunno viene perciò iscritto alla classe
corrispondente all’anno di nascita. Nel caso non ci sia documentazione sulla pregressa
scolarizzazione o vengano segnalate dalla famiglia o dai Servizi difficoltà con la lingua
italiana o aspetti relativi alla maturazione psicosociale, il bambino può essere iscritto (così
come prevede la legge) alla prima classe inferiore rispetto alla data di nascita. Questa
decisione viene presa dal Dirigente Scolastico dopo un’accurata valutazione e, nel caso in
cui il bambino presenti delle difficoltà di comportamento o di apprendimento, la scuola si
pone come tramite con altri Servizi Territoriali per poter usufruire degli ausili o delle
valutazioni necessarie.
           Qualora il bambino arrivi in età di obbligo scolastico, dopo un’opportuna
valutazione da parte di chi segue il bambino e una relativa certificazione (Equipe Adozioni o
Ente Autorizzato), il bambino può rimanere a casa con i genitori per un periodo che
permetta la strutturazione di un minimo di conoscenza e legame prima di affrontare
l’inserimento nel mondo scolastico.
           Qualora si registrassero segnali di disagio o bisogni specifici è importante
ricordare che la famiglia e la scuola non sono sole in quanto esistono i Servizi delle Aziende
ULSS a cui si può richiedere un intervento professionale.
           Si allega in appendice scheda con i riferimenti territoriali delle AA. ULSS di
Rovigo ed Adria per la richiesta di consulenza sia rispetto all’inserimento sia per eventuali
difficoltà relazionali nel gruppo classe (Allegato 1 e 2).

           Parlando di… famiglia, identità e storia personale
           Sin dalla Scuola per l’Infanzia e nell’arco di tutto il percorso scolastico, il tema
dell’identità e dell’appartenenza al nucleo familiare viene affrontato e condiviso per aiutare
il bambino a conoscersi e a collocarsi nelle realtà storiche e relazionali.
           Spesso c’è un’errata sovrapposizione tra il concetto di genitorialità e famiglia
biologica (chi ci fa nascere) e il concetto di famiglia affettiva e relazionale: “le persone a
cui voglio bene, che mi rispettano e mi aiutano a crescere”. Impostando la riflessione
sull’appartenenza e sul concetto di famiglia come affetto, tutti i bambini possono
partecipare e sentirsi di poter condividere alcune parti della propria storia ed esperienza, se
invece le attività propongono riflessioni tipo “la mamma è quella di cui sentivo battere il
cuore quando ero nella sua pancia”, il bambino adottato può essere esposto a situazioni
difficili.
           Nella Scuola dell’Infanzia si affronta il tema dell’identità per aiutare il bambino a
collocarsi nel tempo, mentre nella Scuola Primaria si approfondisce il tema della storia

                                              18
personale con l’obiettivo di collocare nel tempo gli eventi e di lavorare sulla raccolta delle
diverse fonti orali e scritte per la ricostruzione degli stessi.
           L’impostazione classica richiede di raccogliere oggetti utilizzati alla nascita o di
andare in Comune a richiedere il certificato di nascita. Queste modalità, però, possono
sollecitare il bambino che ha una storia in parte diversa da quella degli altri bambini (quindi
non solo il bambino adottato), provocando reazioni emotive che possono interferire con la
percezione di sé, di sé nel gruppo e, in modo significativo, con il processo di socializzazione
e apprendimento.
           Pertanto, può essere utile costruire dei percorsi che raggiungano gli obiettivi
didattici tenendo presente:
                •     il tempo d’arrivo del bambino in famiglia (se è in Italia da diversi anni si
                      può affrontare più agevolmente la storia personale, rispetto ad un
                      bambino arrivato da poco);
                •     il vissuto del bambino;
                •     le sue capacità di elaborazione e di approfondimento dei concetti.

            Si deve essere consapevoli che nel momento in cui si utilizzano certi materiali, o
 si trattano determinati argomenti, il bambino potrà avere delle reazioni emotive e dei
 comportamenti di chiusura o di aggressività che andranno gestiti.
            In generale andrebbero scelte modalità che permettano a tutti i bambini di
 sentirsi partecipi, senza sentirsi mancanti o privati. Attività che richiedano il peso alla
 nascita, l’ecografia, interviste ai genitori in cui chiede quando il bambino ha cominciato a
 camminare, parlare, ecc. fanno sentire il bambino adottato inadeguato e “diverso”.

         L’allegato 4 propone un elenco di attività possibili, analizzate e selezionate dal
gruppo di lavoro, per affrontare il tema della storia, dell’identità e della famiglia.
         Il gruppo ha preparato delle unità didattiche specifiche sul tema della storia che
non sono inserite in questo vademecum, ma che in attesa di una nuova pubblicazione,
possono essere richieste alle insegnanti che hanno partecipato alla stesura del
vademecum e che restano riferimento prezioso sul territorio.

          Rispetto alla festa della mamma e del papà, non è necessario abolire la festa,
ma ricordarsi che si festeggiano le persone a cui si vuole bene e che, per motivi legati alla
nostra tradizione religiosa, in quel giorno si pensa in particolare alla mamma o al papà. In
queste occasioni, il bambino può aver voglia di condividere alcune specificità della sua
storia; è importante non forzarlo e soprattutto utilizzare un linguaggio emotivamente
corretto: non esistono “Veri” genitori (di solito identificati con i genitori biologici), ma
Genitori che vogliono bene e aiutano a crescere

          Rispetto alla scelta dei testi alcune attenzioni a:
              • terminologia utilizzata: ad esempio rispetto al tema della riproduzione si
                    parla di mamma e papà, mentre è corretto utilizzare la terminologia
                    “madre e padre biologico”;
              • presenza di storie e immagini con “bambini di tutti i colori”.

          Un’ultima attenzione a quelle attività che fanno sentire al bambino di

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appartenere ad un’altra cultura senza poter scegliere, ad esempio presentazione di
esperienze dei Missionari che parlano dei bambini “sfortunati” e adozioni a distanza di
bambini “poveri”. Il bambino rischia di identificarsi con bambini lontani, spesso
somaticamente più simili a lui rispetto ai compagni di scuola, e di sentire quindi di non
poter appartenere al gruppo-classe in cui vive molte ore al giorno.
Infine ognuno di noi è portatore di pregiudizi, i bambini vanno invece accompagnati a
conoscersi e ad accettarsi. Quando in classe si manifestano episodi di difficoltà
relazionali, queste andrebbero lette come difficoltà del gruppo classe piuttosto che
come dovuti alla presenza di un singolo bambino o gruppetto. In quel caso, si possono
avviare attività per facilitare la conoscenza personale (ad esempio con percorsi sulle
emozioni) e la conoscenza e l’accettazione di gruppo

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Lettera ai colleghi

           Cari colleghi
           se state leggendo queste righe significa che siete interessati al tema
dell’adozione. Questo argomento può suscitare reazioni, aspettative e preoccupazioni di
vario tipo. Anche noi abbiamo iniziato il nostro cammino per trovare risposte a situazioni
complesse. Durante il percorso oltre a cercare soluzioni utili nell’immediato, abbiamo
sentito il bisogno di condividere e formalizzare un percorso di pensiero, ricerca e azione per
rendere fruibile anche ad altri colleghi le nostre riflessioni.
           Il nostro gruppo di lavoro è costituito da persone che provengono da Scuole di
Ordini diversi e da varie parti della Provincia di Rovigo. Il vademecum ha avuto una lunga
gestazione, iniziata con la formazione e continuata con il lavoro di gruppo in cui abbiamo
condiviso momenti piacevoli, scambi interessanti e trasformato le “crisi” professionali in
una crescita condivisa.
           Questo percorso ci ha arricchito consolidando la nostra convinzione che uno
degli strumenti più preziosi che abbiamo è la nostra capacità di pensare e decodificare le
situazioni per scegliere le strade più idonee da percorrere tenendo conto delle risorse
individuali, professionali e territoriali più adatte. La consapevolezza e la conoscenza delle
dinamiche implicate è quindi preziosa.
           Le difficoltà del singolo o della classe possono essere un’occasione di pensiero e
cambiamento. È interessante notare come a volte sia sufficiente inserire alcune attenzioni
e strategie per migliorare il clima della classe e far sentire tutti i bambini accolti.
           Il nostro lavoro per il momento si conclude qui, restiamo disponibili a confrontarci
su questa tematica, per chiarimenti e precisazioni.
           Buon lavoro a tutti

                  Le insegnanti del gruppo di lavoro

                  Rossana Cavallini, Cristina Ganzaroli, Lorella Ghiotti, Paola Gottardi,
                  Monica Previato, Paola Provetti, Maria Rosaria Fonso

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Bibliografia

Adozione

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Milano
De Rienzo E. et al. (1999) Storie di figli adottivi: l’adozione vista dai protagonisti, Ed. UTET,
Torino
Farri Monaco e Niro (1999) Adolescenti e adozione, Centro Scientifico Editore, Torino
Fatigati A. et al. (2005) Genitori si diventa, Franco Angeli, Milano
Fava Viziello (2004) Adozione e Cambiamento, Bollati Boringhieri
Galli I., Viero F. (2001) Fallimenti adottivi. Prevenzione e riparazione, Armando Editore,
Roma
Meltzer D. Harris M. (1983) Il ruolo educativo della famiglia, Centro Scientifico Torinese,
Torino,, tr. it. 1986
Oliverio Ferraris A. (2002) Il cammino dell’adozione Rizzoli, Milano
Regione Veneto (2004) L’adozione nazionale e internazionale. Guida alle famiglie, I
sassolini di Pollicino N. 6
Regione Veneto (2004) L’adozione nazionale e internazionale. Linee Guida regionali, I
sassolini di Pollicino N. 7
Regione Veneto (2005) La presa in carico, la segnalazione e la vigilanza per la protezione e la
tutela dell’infanzia e dell’adolescenza nelle situazioni di rischio in Veneto. Linee guida 2005
per i servizi sociali e sociosanitari
Regione Veneto (2006) Nessuno è minore. Relazione sulla condizione dell’infanzia e
dell’adolescenza nel Veneto. Anno 2006, I sassolini di Pollicino n. 21
Winnicott D.W. (1974) Sviluppo affettivo e ambiente, Armando Roma , tr. it. 1997

Adozione e scuola

AA. VV. (2003) L’inserimento scolastico di minori stranieri adottati, Firenze, Istituto degli
Innocenti, Studi e Ricerche, n.2
AA.VV. (2005) I sistemi scolastici nei Paesi di provenienza dei bambini adottati Istituto degli
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Alloero L. et al. (1991) Siamo tutti figli adottivi. Otto unità didattiche per parlare a scuola di
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Boimare (1999) Il bambino e la paura di apprendere, Magi Editori 2005
Carugati (1996) Psicologia sociale dell’educazione, Il Mulino, Bologna
Cavalieri (2006) Figli di un tappeto volante, Magi Editore
Chistolini (2006) Adozione e Scuola, Franco Angeli, Milano
Cornoldi (1991) I disturbi dell’apprendimento. Aspetti psicologici e neuropsicologici, Ed. Il
Mulino, Bologna
Guerrieri A. Odorisio M.L. (2003) Oggi a scuola è arrivato un nuovo amico Armando Editore,

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Roma
Petter (1992) La preparazione psicologica degli insegnanti, La Nuova Italia, Scandicci
(Firenze)

Esperienze genitori e bambini

De Rienzo E. et al. (1999) Storie di figli adottivi. L’adozione vista dai protagonisti, UTET,
Torino
La Rosa M. (2003) Ci siamo adottati, Ed. Magi Roma
Nava E. Mazzoleni K. (2003) Sognando l’India, Piemme Junior, Casale Monferrato (AL)

Favole, Racconti per bambini e Adozione

AA.VV. (1995) Il mio primo atlante, Lazarus, Bergamo 1996
Sepulveda L. (1996) Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Salani
Editore, Firenze, 1996
Bertelle N. (2001) Gli amici di Anna e Un nuovo amico di Anna, Ed. San Paolo Junior, Roma
Beaumont (1999) Il tuo primo libro dei bambini di tutto il mondo, Ed. Lazarus
Reynolds P.H.(2003) Il punto, Ed. it. Ape srl
Favole: Pinocchio, Il libro della giungla, Tarzan

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ALLEGATO 1

             Riferimenti sul territorio (a cura delle UU.LL.SS.SS 18 E 19)

         La scuola può chiedere supporto e consulenza nei seguenti modi:
              •    per la situazione individuale è necessario il consenso della famiglia;
              •    per la consulenza sul gruppo-classe non è necessario il consenso
                   della famiglia.

         Servizi a cui rivolgersi per un confronto sulle modalità relazionali del bambino
adottato o del gruppo classe:

         ULSS 18 Rovigo:
         EQUIPE ADOZIONI
         Segreteria: Signora Cinzia Rosina
         Tel. 0425-393752
         Fax 0425-393739
         E-mail: fam.inf.ado@azisanrovigo.it

         Riferimenti per l’Equipe Adozione:
         Assistente Sociale Maddalena Berzacola
         Psicologa Dott.ssa Chiara Pasqualini

         ULSS 19 Adria:
         EQUIPE ADOZIONI

         Riferimenti per l’Equipe Adozione:
         Adria: Assistente Sociale Dott.ssa Maria Chiara Roccato
         Tel. 0426-940605
         Fax 0426-940582
         E-mail: consfam@ulss19adria.veneto.it

         Porto Viro:
         Assistente Sociale Maria Vianello
         Tel. 0426-632963

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Puoi anche leggere