Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"

Pagina creata da Davide Marchese
 
CONTINUA A LEGGERE
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
Regione Lazio, l’ex M5s Marco
Cacciatore aderisce a Europa
Verde: “il movimento non
esiste più”

«Sono fuoriuscito dal M5S perché portavo avanti un programma
che nei contenuti somigliava alle istanze ecologiste da sempre
portate sostenute dai Verdi ma hanno prevalso i bastoni tra le
ruote che mi sono stati messi, specie nel rapporto con Roma
Capitale». A parlare è Marco Cacciatore, Presidente della
Commissioni regionale Rifiuti, Urbanistica e Politiche
abitative. Si scrolla di dosso l’identità grillina, ormai
consunta, ed entra in Europa Verde.

Il passaggio ufficiale giovedì mattina, 1 ottobre, nella
conferenza stampa indetta di fronte all’Hotel Nazionale in
Piazza Montecitorio. «La riuscita di molte delle mie
iniziative», ha dichiarato Cacciatore, «è dovuta anche al
lavoro svolto dai Verdi in passato. Continuerò a portare in
Regione Lazio il colore verde, i temi della giustizia
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
ambientale e della giustizia        sociale   benché   la   mia
collocazione non cambi».

Lo strappo lo scorso giugno, «il MoVimento non esiste più»,
aveva tuonato anche ai microfoni de L’Osservatore d’Italia,
«la deriva è iniziata con l’elezione di Virginia Raggi.
Rispetto al programma con cui si è presentata agli elettori,
questi anni in Campidoglio sono stati un fallimento. Non solo
non sono riusciti a portare a termine gli obiettivi, ma in
molti casi – su tutti i rifiuti – non ci hanno neanche provato
e non hanno mai dato ascolto né alla base né, ancor più grave,
ai loro stessi Municipi». Una bordata micidiale. «La raccolta
differenziata, secondo il programma, doveva essere al 70%
entro il 2021, al momento siamo al 47% per i più ottimisti. Il
quasi-fallimento di AMA, che avrebbe aperto, anzi continua a
poter aprire le porte ad Acea, con ingenti partecipazioni
private».

Poi la storia della discarica di Monte Carnevale, la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. «Sono passati a “mai più
discariche a Malagrotta” alla scelta di quel sito, sul quale
dopo aver depositato un esposto a tutela della cittadinanza,
che sollevava perplessità per atti tanto comunali quanti
regionali, manifestando preoccupazione sul fatto che
casualmente il sito fosse divenuto di proprietà di uno dei più
grandi monopolisti privati nel settore delle discariche, il
sottoscritto è stato sospeso dal M5S». E, infine,
l’emendamento sull’ATO a sé stante di Roma, anch’esso
fortemente osteggiato dal M5S – e non se ne capiscono le
ragioni -, ripreso dall’assessore Valeriani e approvato
insieme al “Piano Rifiuti” dal Consiglio regionale agli inizi
di agosto.

L’adesione ai Verdi rappresenta un passaggio naturale,
l’incontro tra esperienze diverse ma con lo stesso comune
denominatore, «che può e deve proiettarsi dal livello locale e
regionale a quello nazionale ed europeo», ha proseguito
Cacciatore nella conferenza stampa, «serviva in Consiglio un
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
soggetto ecologista, che rappresenta la continuazione della
mia traiettoria». Dal palco invita la base ambientalista del
MoVimento «a guardare all’alternativa che Europa Verde saprà
costruire nel panorama politico nazionale», e chiarisce che
non sosterrà automaticamente la maggioranza di centrosinistra
in Consiglio regionale: «sono sempre stato disponibile al
dialogo e continuerò ad esserlo su temi e obiettivi per il
territorio. Non sarò disponibile a votare atti che cedono
troppo spazio a logiche di profitto».

«Do il benvenuto a Marco Cacciatore», sono state le parole di
Angelo Bonelli, Coordinatore dell’esecutivo nazionale dei
Verdi, «la sua adesione testimonia una volta di più come, nel
M5S, la stella dell’ambiente sia ormai spenta. La sua è
un’entrata dal valore altamente simbolico dal punto di vista
politico: attraverso la sua scelta, facciamo appello alle
elettrici e agli elettori del M5S affinché possano trovare in
Europa Verde una casa comune». «In questi anni, Cacciatore è
stato punto di riferimento per tante battagli ambientaliste»,
ha aggiunto Filippo Zaratti, Coordinatore nazionale di Europa
Verde, «dall’ampliamento del Parco dell’Appia Antica che i
Verdi avevano promosso, alla questione della discarica di
Monte Carnevale, su cui è stato inflessibile. Oggi si apre una
fase importante nella costruzione di una forza ecologista
aperta, radicata nel territorio e punto di riferimento per
uomini e donne che vogliono prendersi cura dell’ambiente nella
nostra regione. L’adesione di Marco Cacciatore rafforzerà
queste istanze anche in un rapporto dialettico con la Giunta
Regionale». Per il portavoce dei Verdi nel Lazio Nando
Bonessio, «le azioni già svolte da Marco Cacciatore in
Consiglio Regionale del Lazio sono ottimi biglietti da visita,
ma, con l’arrivo dei fondi europei per la ripresa, ci saranno
tanti progetti da sostenere per puntare sulla conversione
ecologica dei modelli economici e produttivi: in questo,
l’attuale maggioranza regionale, non potrà fare a meno
dell’esperienza di Marco».
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
Trapani,   aggressioni                                     a
immigrati:   arrestate                                     3
persone

La Polizia di Stato di Trapani ha eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il
Tribunale su richiesta della locale Procura della Repubblica,
a carico di 3 soggetti responsabili a vario titolo dei reati
di violenza privata, minaccia, lesioni personali, aggravati
dall’avere commesso il fatto in condizioni temporali e locali
tali da ostacolare la difesa delle parti offese, con l’uso di
corpi contundenti, dall’avere agito con efferatezza e
spietatezza e per finalità di discriminazione o di odio etnico
razziale.

Le indagini, condotte dagli agenti del Commissariato di P.S.
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
di Marsala, coadiuvati dai poliziotti della DIGOS di Trapani
e del Reparto Prevenzione Crimine “Sicilia Occidentale” di
Palermo, hanno riguardato alcune aggressioni avvenute nel
centro cittadino, fenomeno che ha caratterizzato la stagione
estiva, specie nel corso dei week end, consentendo di
accertare l’esistenza di un gruppo criminale che portava a
compimento veri e propri raid punitivi nei confronti di inermi
cittadini extracomunitari che subivano, senza alcuna apparente
ragione, violenze fisiche e verbali.

I soggetti alla vista degli immigrati gli si scagliavano
contro con veemenza e ferocia, inveendo contro di loro,
colpendoli con calci e pugni ed avvalendosi di corpi
contundenti, minacciandoli e intimandogli di allontanarsi da
Marsala “siete africani di merda…non dovete più parlare perché
siete di colore….noi vi ammazziamo, qui non avete il diritto
di stare…e qui siamo a Marsala” in quanto “africani e nivuri”.

Le indagini hanno acclarato, altresì, che nel corso dei raid
il “gruppo criminale” si muoveva come una vera e propria sorta
di “commando” che, avvalendosi anche della forza intimidatrice
determinata dal cospicuo numero di aderenti, molti dei quali
ormai ampiamente noti come persone violente, agiva come una
vera e propria squadra punitiva contro chiunque si fosse
opposto ai loro commenti, frasi denigratorie o alla loro
volontà, il tutto aggravato dalle ripugnanti e odiose frasi
dall’evidente sfondo razziale proferite nei confronti degli
immigrati presi di mira.

In un episodio infatti il gruppo criminale si scagliava con
violenza anche nei confronti del titolare di un esercizio
commerciale che tentava di sottrarre il malcapitato dalla
cieca violenza degli aggressori.

Le serrate indagini condotte dalla Polizia di Stato   sono state
particolarmente articolate e complesse anche per      l’assoluta
mancanza di collaborazione delle parti offese         le quali,
evidentemente intimorite dalla ferocia del gruppo     criminale,
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
hanno manifestato notevole riottosità a denunciare le violenze
patite ed addirittura, nonostante le visibili ed anche gravi
lesioni subite, a rinunciare alle cure dei sanitari. In alcuni
episodi si è registrata anche la biasimevole condotta degli
astanti che, anziché prestare ausilio al malcapitato oggetto
della violenta aggressione, assistevano impassibili all’azione
criminosa o, addirittura, incitavano gli aguzzini.

Inoltre, nessun soggetto nei giorni successivi agli eventi
criminosi si è presentato presso il Commissariato di P.S. di
Marsala per rendere dichiarazioni che potessero risultare
utili alla ricostruzione dei fatti ed all’individuazione dei
responsabili dell’accaduto, verosimilmente temendo possibili
ritorsioni dai predetti soggetti facenti parte del “branco”,
alcuni dei quali, tra cui appunto i tre odierni arrestati,
appartenenti anche al gruppo dei tifosi “Ultras” del Marsala
Calcio (Street Boys/Nucleo Ribelle), già ripetutamente
evidenziatisi in quanto responsabili di reati c.d. da stadio
e, per tali ragioni, sottoposti a DASPO.

Nel corso della perquisizione effettuata presso l’abitazione
di uno degli arrestati è stata rinvenuta una pistola
semiautomatica priva di tappo rosso con relativo caricatore,
marca Bruni, modello “New Police” cal.8 mm K, nr. 9 cartucce a
salve cal.8 mm e nr. 1 cartuccia cal.7.75.

Durante le indagini, decisive si sono rivelate le immagini dei
sistemi di video sorveglianza cittadina la cui acquisizione e
visione ha consentito di estrapolare riprese e fotogrammi
rivelatisi fondamentali per individuare gli odierni arrestati
e gli altri soggetti indagati, nonché per testimoniare la
violenza e la ferocia con cui il gruppo di aguzzini si
scagliava contro i soggetti extracomunitari.

Dopo le formalità di rito gli arrestati sono stati condotti
presso la casa circondariale di Trapani a disposizione
dell’A.G.
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
Pavia, sequestro di beni per
2 milioni e mezzo di euro ad
un pregiudicato

PAVIA – Sequestrati beni immobili non giustificati dal reddito
dichiarato, per un valore complessivo di oltre due milioni e
mezzo di euro ad un pregiudicato di etnia “sinti” piemontese,
residente ad Asti, già sottoposto alla sorveglianza speciale
di P.S.

A eseguire il decreto, emesso dal Tribunale di Torino su
proposta del Direttore della DIA, gli uomini della Direzione
Investigativa Antimafia di Milano e i Carabinieri del Comando
Provinciale di Pavia.

L’uomo, già condannato in via definitiva per plurimi reati
contro il patrimonio commessi nell’arco temporale compreso
dall’anno 1982 all’anno 2015, era a capo di un banda che nel
2015/2016, in diverse Province del Nord Ovest fra cui quella
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
di Pavia, aveva compiuto decine di furti e rapine in villa
accedendovi facendo credere ai proprietari di essere dei
Carabinieri.

Peschereccio tunisino sperona
motovedetta della Guardia di
Finanza: aperto il fuoco e
arrestato il comandante

Una unità della Guardia di finanza ha aperto il fuoco contro
un peschereccio tunisino che non s’è fermato all’Alt e che,
tentando di scappare, ha speronato una motovedetta. Il
peschereccio “Mohanel Anmed”, dopo l’inseguimento in acque
internazionali, è stato bloccato dai militari delle Fiamme
gialle che lo hanno condotto a Lampedusa (Ag).

Il motopeschereccio aveva calato, stando a quanto emerge, le
reti a 9 miglia circa (in acque territoriali italiane) dalla
costa di Lampedusa (Ag). E’ scattato il controllo da parte di
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
Guardia costiera e Guardia di finanza, ma il natante non solo
non s’è fermato ma ha anche speronato una motovedetta
italiana. E’ scattato l’inseguimento in acque internazionali,
durante il quale, prima di abbordare il peschereccio, sono
stati esplosi tanti colpi.

La Guardia di finanza di Lampedusa (Ag) ha arrestato il
comandante del peschereccio tunisino, impegnato in pesca
illegale in acque territoriali italiane, che ha ignorato l’Alt
delle motovedette, con l’accusa di resistenza e violenza
contro nave da guerra e rifiuto di obbedire a nave da guerra.
Ad intercettare il motopesca con le reti calate in mare, a
circa 9 miglia dall’isolotto di Lampione, è stata la
Capitaneria di Lampedusa. Il natante tunisino anziché
fermarsi, ha invertito la rotta nel tentativo di darsi alla
fuga guadagnando l’alto mare. La Guardia di finanza ha
inviato, a supporto, il Pv 7 Paolini del comando operativo
aeronavale e una vedetta del reparto operativo aeronavale
della Guardia d finanza di Vibo Valentia, entrambe a
Lampedusa. Durante l’inseguimento, durato alcune ore e filmato
da velivoli del comando operativo aeronavale e dell’agenzia
europea Frontex, nonostante l’esplosione di alcuni colpi a
scopo intimidatorio da parte dell’unità maggiore, il
peschereccio non solo non consentiva l’abbordaggio, ma metteva
in atto una serie di manovre che hanno messo in pericolo
l’incolumità degli stessi militari che cercavano di salire. Al
termine dell’inseguimento, i militari hanno abbordato il
peschereccio e lo hanno portato al porto di Lampedusa dove,
con il coordinamento del procuratore capo Luigi Patronaggio e
dell’aggiunto Salvatore Vella, è stato arrestato il comandante
del motopesca e sequestrate le reti illecitamente utilizzate.
Regione Lazio, l'ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: "il movimento non esiste più"
Bologna si tinge di blu:
pronta la prima edizione del
salone nautico

L’esposizione, al via il 17 ottobre a
BolognaFiere,    durerà   9   giorni  e
rappresenterà l’intera filiera nautica.
Presenti    i   cantieri    leader   di
imbarcazioni tra i 5 e 18 metri
BOLOGNA – Presentato oggi, nel salone dei congressi di
BolognaFiere, la prima edizione del Salone Nautico di Bologna
dove sono intervenuti il presidente della regione Emilia
Romagna, Stefano Bonaccini, l’assessore ai trasporti e
mobilità del Comune di Bologna, Claudio Mazzanti, unitamente a
Gianpiero Calzolari (presidente BolognaFiere) e Gennaro Amato,
presidente della società organizzatrice Snidi (Saloni Nautici
Internazionali D’Italia). Saranno circa 50 gli espositori,
oltre 130 imbarcazioni ad occupare i 24.800 metri quadri di
superficie della prima edizione del Salone Nautico di Bologna,
in programma nel quartiere espositivo di BolognaFiere dal 17
al 25 ottobre. Il salone, che durerà nove giorni con due
weekend, presenterà imbarcazioni tra i 5 ed i 18 metri nonché
motori, accessori e servizi dell’intera filiera nautica.

Gennaro Amato (pres. Snidi) ha sottolineato l’importanza, in
questo difficile momento, dell’appoggio ricevuto dalle
istituzioni di territorio: Comune, Regione ed ente fiera, per
gestire l’organizzazione del SNB: “Abbiamo fatto un grande
lavoro, uno sforzo notevole per mettere a punto questa prima
edizione – ha affermato Amato – considerando le infinite
difficoltà che hanno costretto diversi altri saloni nautici a
chiudere i battenti. Questo è stato possibile solo grazie al
lavoro di gruppo e di coesione con il territorio che ci ha
accolto con entusiasmo e fiducia, una risposta che speravo di
trovare in questa fantastica regione che nella produttività e
concretezza ha un valore aggiunto”.

Un video emotive ha suggellato di fatto l’unione tra Napoli e
Bologna, sulle note del brano Nel blu dipinto di blu Domenico
Modugno la città di Bologna e il mare italiano hanno trovato
un felice connubio. “Bologna si tinge di blu”, il claim
promozionale della kermesse, identificato da immagini aeree
della città e da barche che saranno in fiera, tutto in tinte
azzurre, ha sottolineato i contenuti del filmato introduttivo.

“Siamo orgogliosi di poter ospitare un evento di nautica – ha
dichiarato Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere –
anche perché rappresenta una filiera produttiva assente sino
ad oggi nella nostra programmazione. Abbiamo un contratto di
10 anni per lavorare insieme e realizzare la più grande fiera
del comparto tra i 5 e 18 metri”.

Entusiasmante la partecipazione delle istituzioni. Sia il
presidente regionale Stefano Bonaccini, sia il Comune di
Bologna, nella persona dell’assessore Claudio Mazzanti, hanno
esaltato nei loro interventi l’appuntamento in programma tra
pochi giorni (17/25).

“Dobbiamo capire che avremo una caduta del Pil italiano,
perciò abbiamo bisogno di rimboccarci le maniche cercando di
tenere in attività le migliori realtà produttive – ha
commentato Stefano Bonaccini -. La scelta di un salone nautico
che si svolga qui, nonostante le difficoltà in questo periodo
per le organizzazioni fieristiche, è un segno di fiducia da
parte nostra e degli stessi organizzatori, insieme potremo
fare molto. L’Emilia Romagna è l’unica regione orizzontale e
quindi sviluppa, grazie al suo posizionamento, un punto
nevralgico del territorio italiano che favorisce gli scambi
commerciali”. Ha poi concluso Bonaccini: “Abbiamo 9 porti sui
quali stiamo effettuando interventi di ripristino ed
ampliamento con fondi ingenti, in particolare quello di
Ravenna sul quale faremo un investimento storico puntando a
conquistare un ruolo di prestigio tra i porti italiani anche
per il diportismo. Un salone nautico è un valore aggiunto”.

Anche dal Comune di Bologna i segnali sono incoraggianti: “La
nostra città ha tanta cultura e bellezza e l’arrivo di un
Salone Nautico ci riporta al passato storico che vedeva il
capoluogo emiliano protagonista degli scambi commerciali della
seta grazie ai canali che la collegavano al mare – ha detto
Claudio Mazzanti -. Ci sarà una grande ricaduta economica per
la città grazie a questa esposizione unica nel suo genere”.
Psicologi in piazza contro il
ministro Manfredi: “Non ha
rispettato le promesse”

Il sit-it di protesta si è tenuto oggi davanti al
Miur: “Il governo da mesi finge di ascoltarci e
darci ragione ma non modifica la normativa
vigente: ci sentiamo presi in giro”
Sono scesi in piazza oggi, davanti al Miur a Roma, gli
psicologi in protesta contro il ministro dell’Università e
della Ricerca Gaetano Manfredi, da mesi “presi in giro dal
governo” spiega Davide Pirrone, portavoce del Movimento
spontaneo nao per riunire i circa 10mila abilitandi in
Psicologia.

“Siamo qui – ha spiegato a margine del sit-in – per chiedere
al ministro la riformulazione dell’esame di Stato per
l’abilitazione alla professione di psicologo. Ad oggi infatti,
a poco più di un mese dalla prossima sessione d’esame la cui
data d’inizio è prevista per novembre, non sono ancora chiare
le modalità di esaminazione e le tempistiche di svolgimento
per tutti coloro che aspettano l’abilitazione”.
A causa dell’emergenza covid, infatti, le modalità di
svolgimento dell’esame sono state modificate. Prima della
pandemia consisteva in tre prove scritte più un colloquio
orale: una prima prova incentrata sulla psicologia generale,
una seconda dedicata alla progettazione di un intervento e una
terza riguardante l’analisi di un caso clinico reale e per
potervi    accedere     era    necessario     un   tirocinio
professionalizzante di mille ore distribuite in due semestri.
Alle prove seguivano poi un colloquio orale sull’analisi del
tirocinio e uno sulla conoscenza e sulle capacità di
applicazione del codice deontologico. “Allo stato attuale
invece – continua Pirrone –       tutte le prove sono state
sostituite da un colloquio telematico di cui continuano a non
essere chiare né le modalità né i tempi: sostanzialmente,
quindi, ci apprestiamo ad affrontare un esame che risente di
una serie di criticità non indifferenti, prima su tutte quella
inerente le modalità di valutazione, che risultano essere
diverse da ateneo ad ateneo nonostante si tratti sulla carta
di un esame ‘di Stato’”. Non solo, spiega il portavoce del
movimento: “Sembra quasi uno scherzo di cattivo gusto, ma nel
caso in cui durante la prova d’esame dovesse ‘cadere’ la
connessione… il candidato viene automaticamente bocciato. Non
è pazzesco?”.

La manifestazione di oggi è avvenuta esattamente tre mesi dopo
l’ultima protesta, che si è tenuta davanti a Montecitorio lo
scorso 12 giugno, durante la quale gli abilitandi chiedevano
incontri esaustivi con il ministro Manfredi e con i
rappresentanti del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli
psicologi: “Sì – ha proseguito Pirrone – abbiamo incontrato
sia il ministro che i rappresentanti dell’Ordine, ma da quegli
incontri non è cambiato praticamente nulla: le linee guida
emesse non sono vincolanti e danno comunque agli atenei
universitari piena discrezionalità sulle modalità di
svolgimento e di valutazione. In ogni occasione di incontro
con le istituioni ci è stata ribadita la volontà del governo
ad attuare le modifiche necessarie al fine di accogliere le
nostre richieste ma nei fatti, e nonostante tutti i proclami e
le dichiarazioni a mezzo stampa fatte dal ministro, finora è
rimasto tutto lettera morta. Siamo scesi in piazza oggi
rispettando tutte le regole anti-contagio è in maniera
discreta, ma non possiamo proprio più aspettare: Manfredi deve
ascoltarci e rispettare le promesse”.

Morte   di  Marco   Vannini,
appello    bis:     Ciontoli
condannato a 14 anni, moglie
e figli a 9 anni e 4 mesi

Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni mentre la moglie
e i due figli a 9 anni e 4 mesi per la morte di Marco Vannini
avvenuta a Ladispoli nel maggio del 2015.

E’ quanto hanno stabilito i giudici della seconda sezione
della Corte d’Assise di Appello di Roma. Per il capofamiglia i
giudici, nell’ambito del processo di appello bis, hanno
riconosciuto il reato di omicidio volontario con dolo
eventuale. Per i componenti della famiglia, la moglie Maria
Pezzillo e i figli Federico e Martina, fidanzata di Marco
Vannini, è stato riconosciuto l’omicidio volontario anomalo

“Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello
che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo
responsabile di questa tragedia”, ha detto Antonio
Ciontoli. “Sulla mia pelle – ha continuato Ciontoli – sento
quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover
sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il
sole e buono come il pane. Quando si spegneranno le luci su
questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho
condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto
Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora
e che a causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio
irrecuperabile errore”.

 “Finalmente è stato dimostrato quello che era palese fin
dall’inizio. Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui.
La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare”. Ha
commentato tra le lacrime Marina, mamma di Marco Vannini.

Nel secondo processo d’appello, dopo la pronuncia della
Cassazione che ha chiesto di riconoscere l’accusa più grave
per i Ciontoli rispetto all’omicidio colposo, il pg ha
sollecitato la condanna per il capofamiglia Antonio Ciontoli e
per la moglie Maria Pizzillo e i figli Federico e Martina,
quest’ultima fidanzata di Vannini.

In subordine l’accusa ha chiesto di ritenere solamente i
familiari di Ciontoli responsabili di concorso anomalo in
omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di
reclusione. Vannini venne ucciso da un colpo di pistola
esploso da Antonio Ciontoli mentre si trovava nel bagno
dell’abitazione di Ladispoli.

“Un secondo dopo lo sparo è scattata la condotta illecita – ha
detto il pg Vincenzo Saveriano nel corso delle repliche -.
Tutti i soggetti sono rimasti inerti, non hanno alzato un dito
per aiutare Marco. Un pieno concorso, una piena consapevolezza
di quello che voleva fare Antonio Ciontoli e cioè di non far
sapere dello sparo. Tra la vita di Marco e il posto di lavoro
del capofamiglia, hanno scelto la seconda cosa”. L’avvocato
Franco Coppi, legale dei Vannini, aveva chiesto “una sentenza
giusta, non vogliamo denaro”.
Sabrina Alfonsi, presidente I
Municipio: “Roma allo sbando
e   Raggi    affronta    tema
violenza    sugli    uomini.
distante dalla città e dalle
donne”

Nota della Presidente del I Municipio Capitolino Sabrina
Alfonsi: “Quando il Movimento 5 Stelle si è insediato in
Campidoglio uno dei primi atti è stato quello di abolire la
Commissione delle Elette, un luogo politico trasversale e
corale che accoglieva tutte le donne elette, senza distinzione
di colore politico. Un luogo delle donne a tutti gli effetti,
all’interno delle istituzioni democratiche, abolito per essere
sostituito dalla Commissione Pari Opportunità, che come tutte
le commissioni funziona con rappresentanza politica in
percentuale e ha altri obiettivi. Potevano essere mantenute
entrambe. Perché eliminare questo luogo di dialogo e
confronto? La disgregazione dei luoghi delle donne è iniziato
in quel momento da parte del M5S ed è proseguita con l’attacco
alla Casa Internazionale e a Lucha y Siesta. Il significato
politico di quell’atto, passato come progresso, come
normalità, esce oggi in tutta la sua fredda motivazione.
Domani in questa Commissione, presieduta da Gemma Guerrini, si
discute di violenza sugli uomini maltrattati, cercando
pericolosamente di veicolare una narrazione che equipara i
casi di violenza sugli uomini a quelli, innumerevoli, di
violenza subita dalle donne. Non è così e non lo sarà mai,
fino a che avremo numeri così schiaccianti dei casi di
violenza maschile sulle donne, e non ne avremo eradicato le
cause, che risiedono nel senso di potere, dominio e controllo
che gli uomini da sempre pretendono di esercitare sulle donne.
Non è la stessa cosa, ce lo dicono i numeri e ce lo raccontano
le cause. La Commissione Pari Opportunità deve lavorare
appunto sul suo tema dedicato: le pari opportunità. Penso al
gender pay gap, i congedi parentali obbligatori anche per i
papà, come sta ad esempio accadendo in Francia. E tutto questo
mentre la Sindaca Raggi dichiara che il contrasto alla
violenza sulle donne è uno dei temi portanti della sua
campagna elettorale. Francamente lo trovo paradossale. Ce lo
dimostri, restituendo i luoghi alle donne e affrontando il
tema della violenza sulle donne in modo deciso, con politiche
attive e senza appiattire tutto in un’unica narrazione”.

Camorra,     processo     “Il
Principe    e    la    Scheda
Ballerina”: assolto, dopo 9
anni, Nicola Cosentino l’uomo
forte di Forza Italia
La Corte d’Appello di Napoli ha assolto “per non aver commesso
il fatto” l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino,
nel processo cosiddetto “Il Principe e la Scheda Ballerina”,
in cui l’ex coordinatore campano di Forza Italia era accusato
del reato di tentato impiego di capitali illeciti con
l’aggravante mafiosa, in relazione alla costruzione a Casal di
Principe di un centro commerciale voluto dal clan dei
Casalesi, ma mai edificato.

In primo grado Cosentino era stato condannato a cinque anni e
mezzo di carcere dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere;
oggi il procuratore generale aveva chiesto per Cosentino la
conferma della condanna. È la seconda assoluzione per l’ex
uomo forte di Forza Italia, dopo quella ricevuta nel processo
sull’azienda di carburanti di famiglia.
Caltanissetta, percepiscono
il reddito di cittadinanza
senza averne titolo: scoperti
dalla Digos
CALTANISSETTA – A seguito di complesse indagini svolte dai
poliziotti della Digos della Questura di Caltanissetta, l’INPS
ha revocato il sussidio del reddito di cittadinanza a sette
cittadini nisseni che impropriamente da svariati mesi
percepivano il beneficio nonostante non avessero i requisiti
previsti dalla normativa vigente.

La Digos ha accertato che due di essi percepivano il sussidio
nonostante convivessero con familiari il cui patrimonio
superava notevolmente quello minimo previsto dalla legge.

Gli altri denunciati saranno privati del contributo mensile
perché hanno omesso di dichiarare all’istituto previdenziale
che percepivano redditi in quanto liberi professionisti o
dipendenti presso esercizi commerciali.

Particolare il caso di uno di essi che di professione vendeva
e comprava auto e moto di grossa cilindrata. In quest’ultimo
caso i poliziotti hanno consultato decine d’istituti bancari e
incrociando le risultanze sono risaliti ai diversi conti
correnti intestati allo stesso che movimentava grosse cifre di
denaro per acquistare e rivendere mezzi a due e a quattro
ruote. Le sette persone sono state denunciate alla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta e
dovranno restituire quanto illecitamente percepito.

Milano, sequestrato impianto
trattamento       con     600
tonnellate     di     rifiuti
speciali:    una      persona
denunciata

MILANO – Prosegue incessante l’azione di prevenzione e
contrasto del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale per
arginare il fenomeno dello stoccaggio illecito di rifiuti e,
conseguentemente, degli incendi.

Dopo il sequestro, negli scorsi mesi, di una dozzina di
capannoni industriali adibiti a discariche abusive stipati con
oltre 15.000 tonnellate di rifiuti, in prevalenza plastici,
nell’ambito delle attività di contrasto al fenomeno degli
incendi ai danni di rifiuti i Carabinieri del Nucleo Operativo
Ecologico di Milano hanno individuato un impianto di
trattamento rifiuti potenzialmente pericoloso in provincia di
Monza che è stato sottoposto a meticoloso controllo con il
supporto dei militari della Compagnia Carabinieri di Desio
(MB).

Nel corso delle verifiche e dalla visione della documentazione
è emerso che tale azienda, seppur autorizzata al trattamento
dei rifiuti, stava operando in violazione delle prescrizioni
ed difformità delle relative concessioni ambientali e,
pertanto, ad esito degli accertamenti, i Carabinieri del
N.O.E. di Milano hanno sequestrato l’intero impianto, ove
erano accantonati circa 600 tonnellate di rifiuti costituiti
principalmente da imballaggi misti, materiali inerti, carta da
macero e rottami ferrosi, unitamente a un autocarro, due
rimorchi e 4 mezzi meccanici utilizzati per la movimentazione
e lo stoccaggio dei rifiuti, il tutto per un           valore
complessivo stimato di circa 2000.000,00 Euro.
Gli accertamenti svolti hanno permesso poi di risalire anche
all’amministratore dell’azienda – una donna 58enne residente
in provincia di Milano – che veniva denunciata all’Autorità
Giudiziaria poichè ritenuta responsabile di “attività di
gestione dei rifiuti non autorizzata” e “violazione delle
autorizzazioni in materia ambientale”.

Nel contempo, è stato imposto al proprietario di provvedere,
entro le prossime settimane, al ripristino dei luoghi ed a
rimuovere e smaltire i rifiuti eccedenti inviandoli a recupero
presso impianti autorizzati.
Nel corso delle attività di controllo i militari del N.O.E.
hanno altresì proceduto a contestare anche violazioni penali
ed amministrative in ordine sia alla normativa antincendio che
sulla protezione dai rischi derivanti dalle radiazioni
ionizzanti a causa della mancata richiesta del rilascio della
certificazione antincendio nonché della omessa sottoposizione
ai controlli radiometrici del materiale ferroso trattato
dall’azienda.

Le indagini dei Carabinieri del N.O.E. di Milano sono tuttora
in corso, su delega del Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Milano, Dott. Francesco V.N. DE
TOMMASI, non potendosi escludere che tale azienda abbia
smaltito significativi quantitativi di rifiuti speciali in
eccesso rispetto alle reali capacità di gestione.
Puoi anche leggere