Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Il cinghiale sull’arco alpino: status e gestione delle
                             popolazioni

          ANDREA MONACO1, LUCILLA CARNEVALI1, FRANCESCO RIGA1, SILVANO TOSO1

RIASSUNTO                                                       più utilizzata è la braccata, seguita dall’appo-
                                                                stamento e dalla girata, mentre il metodo più
    Dopo la sua ricomparsa sull’arco alpino ita-                diffuso per il contenimento delle popolazioni è il
liano nei primi decenni del XX secolo, il cinghia-              tiro da appostamento fisso. Il confronto con alcu-
le ha mostrato una lenta ma costante espansio-                  ni dati pregressi, riferiti al periodo 1998-1999,
ne, arrivando a colonizzare anche ambienti sub-                 mostra un aumento annuo dei prelievi in caccia
ottimali come le aree alpine, con la conseguente                pari al 9,3%, mentre l’incremento annuo dei pre-
comparsa di danni, talvolta ingenti, alle attività              lievi in controllo si attesta al 22,3%. Tutte le pro-
agricole e alle biocenosi naturali. In assenza di               vince lamentano danni alle colture, ma solo il
un quadro aggiornato della situazione del cin-                  62% di queste ricorre ad interventi di prevenzio-
ghiale sull’arco alpino è stata condotta un’inda-               ne. Nel 2003 la spesa complessiva stimata per il
gine mediante questionari distribuiti alle pro-                 risarcimento dei danni è di 1.100.000 euro e per
vince interessate. L’adesione all’indagine è stata              3 province (Aosta, Torino e Cuneo) ha superato i
completa, a testimonianza del notevole interes-                 100.000 euro. Complessivamente la cifra inve-
se che la specie suscita nelle amministrazioni                  stita sull’arco alpino per attività di prevenzione
provinciali. I dati sui quali è stata condotta                  (soprattutto recinti elettrificati) è di almeno
l’analisi riguardano unicamente le porzioni al-                 100.000 euro. Il confronto con i dati del 1999
pine e prealpine delle province interpellate.                   mette in evidenza un aumento annuo degli im-
Attualmente il cinghiale è presente in tutte le                 porti erogati per i risarcimenti pari al 6,8%.
21 province dell’arco alpino e in oltre la metà di              Sulla base di questi due dati, il ‘costo’ medio di
esse risulta distribuito in modo diffuso.                       un cinghiale abbattuto nell’arco alpino risulta
L’andamento demografico delle popolazioni è in                  pari a 128 euro, con una elevata variabilità da
aumento ovunque (incluse le aree di presenza                    provincia a provincia (minimo: 11 euro; massi-
storica), ad eccezione di sole 5 province (Varese,              mo: 433 euro). Per il futuro, in relazione ad un
Lecco, Sondrio, Trento e Vicenza) in cui la consi-              prevedibile ampliamento dell’area occupata dal-
stenza può essere definita stabile. Introduzioni                la specie e con essa dei conflitti legati agli im-
illegali sono ancora frequenti, soprattutto in                  patti sulle biocenosi e sulle attività agricole e
Lombardia e Veneto dove, peraltro, la diffusione                zootecniche, sarà necessario sviluppare strate-
della specie è ancora piuttosto localizzata. In 14              gie di gestione coordinate, articolate e commisu-
delle 21 province alpine sono autorizzati sia la                rate ad obiettivi espliciti e realistici al fine di
caccia che il controllo numerico delle popolazio-               anticipare l’insorgenza di situazioni critiche.
ni, in 6 il prelievo è attuato unicamente in con-
trollo e in una sola provincia (Verona) il prelievo
è del tutto assente. Durante la stagione venato-
ria 2003-2004 sono stati abbattuti circa 8.900                  1.    INTRODUZIONE
capi a cui si aggiungono circa 1.900 capi abbat-
tuti in controllo durante il 2003. Considerando                    Il cinghiale è in grado di occupare un’ampia
questi dati, attualmente può essere stimata una                 varietà di habitat, dalla pianura intensamente
popolazione minima di 25.000 cinghiali sull’arco                coltivata e antropizzata, fino agli orizzonti alpini
alpino italiano. La forma di prelievo venatorio                 e alle praterie di alta quota (Massei & Genov

1)
     Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, “Alessandro Ghigi”

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                                                         Fig. 2 - Serie storica degli abbattimenti di cinghiale
                                                         effettuati nel periodo 1977-1998 nella fascia alpina
Fig. 1 - Incremento demografico delle popolazioni di     della Provincia di Torino (ristampata con il permesso
cinghiale in diversi paesi europei nel periodo 1965-     degli autori da D’Andrea et al 2001).
1984: (1) Spagna, (2) Francia, (3) Finlandia, (4) Rus-
sia europea, (5) Repubblica Ceca e Slovacchia, (6)
Svizzera (Figura 1 da Sàez-Royuela e Tellerìa 1986;
ristampato con il permesso di Mammal Review).
                                                         del patrimonio faunistico, lo stesso non può dirsi
                                                         della porzione alpina e prealpina nella quale la
                                                         specie si è estinta probabilmente nella prima
                                                         metà del XVIII sec. ed è ricomparsa solo agli ini-
2004). La grande adattabilità alle più disparate         zi del XX (Ghigi 1911). Benché la specie risulti
condizioni ecologiche che caratterizza questa spe-       ormai presente in tutte le province dell’arco al-
cie è l’elemento essenziale per comprendere il           pino (da Imperia ad Udine; Figura 3), in gran
considerevole ampliamento dell’areale avvenuto           parte di questo territorio il cinghiale rappresen-
in tutta Europa negli ultimi decenni (Figura 1).         ta ancora una sorta di ‘alieno’ del quale si ritro-
    La rapidità con la quale si è verificato questo      vano scarse tracce nella memoria collettiva e
fenomeno espansivo è legata a molteplici cause,          nelle tradizioni venatorie locali. Nonostante ciò,
alcune delle quali dovute all’azione dell’uomo           per gran parte delle province alpine assistiamo
(introduzioni, incroci con le forme domestiche,          ad una transizione progressiva verso l’ingresso
spopolamento delle campagne) e altre connesse            stabile del cinghiale tra la fauna oggetto di ge-
alle peculiarità biologiche della specie (p.es.          stione faunistico venatoria, analogamente a
l’elevato potenziale riproduttivo).                      quanto avvenuto negli scorsi decenni nelle pro-
    Sebbene l’habitat più favorevole per il cin-         vince di meno recente colonizzazione della spe-
ghiale possa essere individuato nelle formazioni         cie (Imperia, Torino, Cuneo, Udine).
boschive a querce alternate ad arbusteti e pa-               La presenza del cinghiale in un ambiente
scoli (purché in presenza di una sufficiente di-         quale quello alpino e montano comporta proble-
sponibilità d’acqua), è innegabile che esso possa        matiche in parte diverse da quelle tipicamente
insediarsi stabilmente e manifestare ottime per-         riscontrate nelle aree appenniniche o planiziali
formance riproduttive anche in ambienti appa-            (si pensi ad esempio all’impatto esercitato dal-
rentemente sfavorevoli. È questo il caso, ad             l’attività di scavo sulle praterie di alta quota) e
esempio, degli habitat più propriamente alto-            che, pertanto, necessita di approcci gestionali
montani e alpini del settore occidentale dell’arco       originali, parzialmente ancora inesplorati. A dif-
alpino (dalle Alpi liguri fino alla Valle d’Aosta)       ferenza di quanto avviene per gli altri Ungulati,
che, ricolonizzati dal cinghiale quasi un secolo         la portata delle problematiche è tale da rendere
fa, hanno visto nel recente passato la progressi-        molto alto il livello di interesse dei tecnici e degli
va e piena affermazione della specie sia in ter-         amministratori sia per l’evolversi della distribu-
mini distributivi che di dimensioni delle popola-        zione e dello status della specie sia per lo scam-
zioni (Figura 2).                                        bio di esperienze gestionali acquisite in questi
    Se per l’Italia appenninica e insulare il cin-       anni. È proprio cogliendo questo interesse che
ghiale costituisce un elemento caratterizzante           l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (in

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

collaborazione con il Centro di Ecologia Alpina e          mazioni riguardanti la distribuzione e lo status
l’Associazione Cacciatori Trentini) ha realizza-           della specie, nonché la tendenza mostrata dalle
to, mediante l’invio di un questionario alle am-           popolazioni negli ultimi anni; le sezioni succes-
ministrazioni competenti (Regioni, Province,               sive riguardavano gli aspetti più propriamente
Aree protette), un’indagine conoscitiva sulla si-          di carattere gestionale, vale a dire il prelievo
tuazione distributiva e gestionale della specie            (caccia e controllo), il monitoraggio delle popola-
nelle Alpi i cui risultati costituiscono il tema           zioni, l’impatto sulle colture agricole e la pre-
della presente pubblicazione.                              venzione dei danni.
   Il presente articolo rappresenta il primo qua-             Sebbene le fonti classiche (Touring Club
dro di sintesi esaustivo realizzato sull’argomen-          Italiano 1957) definiscano l’arco alpino come de-
to, che completa ed aggiorna le informazioni               limitato ad occidente dal Passo di Cadibona (m.
contenute nelle uniche due indagini pregresse              459), sopra Savona (Regione Liguria), e ad orien-
esistenti (Carnevali et al 2000; Pedrotti et al            te dal Passo di Vrata (m. 879), poco distante da
2001), la prima relativa al periodo 1998-1999 la           Fiume (Regione Friuli-Venezia Giulia), l’area
seconda al 1999-2000.                                      scelta per l’indagine corrisponde alla porzione
                                                           alpina e prealpina di ciascuna provincia dell’ar-
                                                           co alpino italiano (Figura 3). Tale scelta, che ha
                                                           comportato la scorporazione dei dati relativi al-
2.    MATERIALI E METODI                                   le zone collinari o di pianura di ciascuna provin-
                                                           cia, trova giustificazione sia nella volontà di ri-
   L’indagine è stata condotta mediante un que-            ferirsi ad un’unità spaziale omogenea dal punto
stionario (vedi Appendice II) composto da sei              di vista ambientale che nella necessità di fare
sezioni. La prima sezione era dedicata alle infor-         riferimento alle unità territoriali di gestione

Fig. 3 - Area d’indagine: Regione Liguria (Provincia di: Imperia, IM); Regione Autonoma Valle d’Aosta (Provincia
di Aosta, AO); Regione Piemonte (Province di: Cuneo, CN; Torino, TO; Biella, BI; Vercelli, VC; Verbania, VB); Re-
gione Lombardia (Province di: Como, CO; Lecco, LC; Bergamo, BG; Sondrio, SO, Brescia, BS); Regione Autonoma
Trentino-Alto Adige (Province di: Trento, TN; Bolzano, BZ); Regione Veneto (Province di: Verona, VR; Vicenza, VI;
Treviso, TV; Belluno, BL); Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (Province di: Pordenone, PN; Udine, UD).

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faunistico-venatoria esistenti (quasi sempre i                monetario, si è scelto di considerare quest’ulti-
Comprensori Alpini) per i quali risultavano di-               mo. Sempre per quanto riguarda i danni, solo in
sponibili i dati richiesti.                                   un caso è stata fornita anche la cifra relativa ai
   Il questionario è stato inviato a tutte le ammi-           risarcimenti delle collisioni con autoveicoli che
nistrazioni provinciali dell’arco alpino o, in alter-         non è stata considerata nell’analisi. Infine, in al-
nativa, alle regioni, nei casi in cui fossero queste          cuni casi, relativi agli importi erogati per i risar-
ultime in possesso dei dati di sintesi relativi alle          cimenti o per attività di prevenzione, le province
singole province. Nell’indagine sono state com-               non sono state in grado di quantificare con esat-
prese anche le aree protette, sia nazionali che re-           tezza il dato richiesto che, pertanto, è stato sti-
gionali; alcune di queste sono state contattate di-           mato sulle base delle informazioni disponibili.
rettamente mentre per le restanti le informazio-                 L’analisi complessiva è stata condotta su ba-
ni sono state fornite dalle regioni (Piemonte e               se provinciale, rendendo necessaria per i dati re-
Friuli Venezia Giulia). Tutte le amministrazioni              lativi alle singole aree protette l’aggregazione a
contattate hanno riconsegnato il questionario de-             quelli delle province di appartenenza.
bitamente compilato per cui la presente indagine
copre la totalità dell’area di indagine.
   L’anno a cui fa riferimento la presente inda-
gine è il 2003 (stagione 2003-2004 per il prelievo            3.     RISULTATI
venatorio), ad eccezione di pochissimi casi, per
lo più riferiti alle informazioni sul risarcimento
dei danni, per i quali risultavano disponibili                3.1    Evoluzione storica e status attuale
unicamente i dati del 2002.                                          delle popolazioni
   Preventivamente all’analisi finale è stato ne-
cessario un trattamento dei dati al fine di uni-                  Il cinghiale è presente nella porzione alpina e
formarli e renderli confrontabili o cumulabili. In            prealpina di tutte le 21 province interessate dal-
alcuni casi si è scelto di categorizzare i dati in            l’indagine (Figura 4). Nelle porzioni occidentale
modo da ottenere una rappresentazione grafica                 ed orientale dell’arco alpino italiano la distribu-
maggiormente comprensibile. Nel caso delle in-                zione è di tipo diffuso, mentre nel settore centra-
formazioni relative ai danni, in presenza sia del-            le la presenza risulta estremamente localizzata.
la cifra stimata che dell’effettivo risarcimento              L’unica provincia in cui il cinghiale non ha anco-

Fig. 4 - Status distributivo delle popolazioni di cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

ra dato vita a nuclei di popolazione stabili è                 espansione naturale dalla Francia sud-orientale
Bolzano, benché nell’ultimo anno (2004) si sia                 e dalla Slovenia, successivamente ai quali la spe-
verificato un consistente incremento delle se-                 cie non ha immediatamente ampliato in modo si-
gnalazioni nel settore orientale della provincia,              gnificativo il proprio areale. Nel frattempo, all’in-
tale da far supporre un tentativo in atto di colo-             terno del mondo venatorio, andava aumentando
nizzazione stabile ad opera della specie                       l’interesse per una specie che da alcuni era vista
(Carmignola & Gerstgrasser 2005).                              come preda alternativa ai tradizionali ungulati
   Per quanto concerne l’evoluzione temporale                  alpini (cervo, capriolo e camoscio) che, sebbene in
della ricolonizzazione delle Alpi da parte del cin-            ripresa demografica dopo la contrazione durata
ghiale (Figura 5) si è già detto che le aree di pre-           fino al secondo dopoguerra, localmente risultava-
senza storica sono due: il comprensorio ligure-                no presenti a densità piuttosto contenute. Inoltre,
piemontese (province di Torino, Cuneo e Imperia),              la caccia al cinghiale con l’uso dei cani da seguita
in cui il cinghiale è comparso oltre 80 anni fa                sembrava poter sostituire, almeno in parte, quel-
(1919: Col di Tenda (CN), 1919-1920: Val di Susa               la tradizionale alla lepre, specie la cui consisten-
(TO), 1920: Val Varaita (CN); De Beaux & Festa,                za era nel frattempo fortemente diminuita nel-
1927), e quello friulano (provincia di Udine), in              l’area alpina. Tutto questo ha condotto, nel corso
cui la specie è segnalata con certezza da almeno               degli anni settanta, in concomitanza con il cre-
50 anni (ingresso dalla Slovenia nelle Valli del               scente benessere economico, al diffondersi della
Natisone nell’ultimo dopoguerra). Per le restan-               pratica delle introduzioni a scopo venatorio che,
ti province alpine la ricomparsa del cinghiale è               ad incominciare dalla Lombardia (la popolazione
un evento recente, avvenuto tra 20 e 30 anni fa                della Valle d’Aosta sembra essersi originata per
per la Valle d’Aosta e per alcune province lom-                irradiamento spontaneo dalla Savoia, Francia e
barde (Varese, Bergamo e Brescia), e meno di 20                dal Piemonte; AA.VV. 2001), si sono ripetutamen-
anni fa per tutte le altre. Nelle province di                  te verificate e tutt’oggi continuano. A partire dal-
Vercelli, Lecco e Sondrio la specie risulta pre-               le popolazioni originate per immigrazione natu-
sente addirittura da meno di 10 anni.                          rale, nonché dai piccoli nuclei creati dall’uomo, il
   Una possibile schematizzazione delle tappe                  cinghiale, dotato di un’intrinseca elevata capaci-
attraverso le quali il cinghiale si è affermato su             tà di recupero demografico, ha finito per diffon-
tutto l’arco alpino comincia a partire dai due                 dersi progressivamente fino a raggiungere l’am-
eventi storici di ricolonizzazione, avvenuti per               pia distribuzione attuale.

Fig. 5 - Evoluzione temporale della comparsa delle attuali popolazioni di cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

Fig. 6 - Tendenza delle popolazioni di cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

    In termini di andamento evolutivo (Figura 6)
le popolazioni appaiono attualmente quasi ovun-
que in incremento numerico, con poche eccezio-
ni, tutte relative a province poste nelle porzioni
centrale e centro-orientale dell’arco alpino, nelle
quali il cinghiale sembra essere numericamente
stabile. A tal riguardo è interessante notare la
completa assenza di una correlazione tra ‘età’
delle popolazioni e attuale andamento demogra-
fico, come dimostra la tendenza all’incremento
delle storiche popolazioni piemontesi e friulane.
Con buona probabilità l’assenza di tale relazio-
ne sta ad indicare l’esistenza di popolazioni il
cui status demografico e/o distributivo è ancora
ben al di sotto delle potenzialità espresse dal-
l’ambiente. Infatti, se si confronta l’attuale area
di distribuzione della specie (Figura 7) con la
mappa ottenuta a partire dal modello di idonei-
tà ambientale elaborato per il cinghiale nell’am-
bito della Rete Ecologica Nazionale (Boitani et
al 2002; Figura 8), si può notare la presenza di
vaste aree caratterizzate da un buon grado di
idoneità nelle quali essa risulta ancora assente.
    Nella realtà il modello di idoneità ambientale
potrebbe perfino sottostimare le potenzialità del
territorio, in particolare della fascia alto-monta-
na e alpina delle Alpi. Un caso esemplare in tal
senso è quello della Valle d’Aosta che, nonostan-
te mostri un territorio con caratteristiche am-              Fig. 7 - Distribuzione storica e attuale del cinghiale nel-
bientali apparentemente poco idonee, almeno                  le Alpi italiane (modificato da Apollonio et al 1988).

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

                                                                Una situazione analoga a quella della Valle
                                                             d’Aosta, potrebbe anche innescarsi successiva-
                                                             mente al superamento di una data soglia di
                                                             consistenza delle popolazioni, evidentemente a
                                                             tutt’oggi ancora non raggiunta, in situazioni
                                                             per certi versi analoghe delle alpi centrali e
                                                             centro-orientali (province di Sondrio, Trento,
                                                             Bolzano e Belluno).
                                                                In termini di diffusione delle popolazioni,
                                                             un ruolo determinante può essere svolto dalla
                                                             pratica delle immissioni di soggetti a scopo ve-
                                                             natorio, purtroppo ancora in uso in molte aree
                                                             delle Alpi (Figura 9). Tutte le immissioni, pro-
                                                             babili o accertate, segnalate in quasi il 40%
                                                             delle province, sono di tipo illegale, a riprova
                                                             della presa d’atto da parte delle amministra-
                                                             zioni provinciali alpine della sconsideratezza
                                                             di qualsiasi operazione volta ad incrementare
                                                             in maniera artificiale la presenza di una specie
                                                             in grado di esercitare un forte impatto negati-
Fig. 8 - Modello di idoneità ambientale per il cinghia-      vo sulle attività economiche. La scelta di ‘chiu-
le elaborato nell’ambito del progetto Rete Ecologica         sura’ nei confronti della diffusione della specie
Nazionale (da Boitani et al 2002).                           è un esempio di gestione oculata delle risorse
                                                             faunistiche nel rispetto degli interessi del-
                                                             l’agricoltura che non deve essere considerata
secondo quelli che classicamente vengono rite-               scontata, come dimostra la persistenza della
nuti i parametri ecologici ottimali per la specie,           pratica delle immissioni di cinghiale a scopo
ha visto incrementare le consistenze e la distri-            venatorio ancor oggi condotta da parte di di-
buzione del cinghiale fino all’occupazione stabi-            verse amministrazioni provinciali del centro e
le di tutta la superficie regionale.                         del sud Italia.

Figura 9: Quadro di sintesi delle immissioni illegali di cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

                                                                                                           11
Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

   Un ruolo cruciale nel favorire la pratica delle            dati disponibili non permettono di delineare un
immissioni di cinghiale viene spesso assunto da-              quadro di sintesi per l’intera porzione alpina del
gli allevamenti, legali e abusivi, che proliferano            paese; tuttavia, indagini condotte a livello locale
sul territorio. Purtroppo, al momento attuale, i              (Figura 10) danno un’idea dell’ampia diffusione
                                                              degli allevamenti che richiederebbe da parte
                                                              delle autorità preposte una costante e rigorosa
                                                              verifica sulla provenienza, destinazione e status
                                                              sanitario degli animali prodotti.

                                                              3.2    Gestione delle popolazioni

                                                              3.2.1 Prelievo
                                                                 Il cinghiale risulta cacciabile in 14 delle 21
                                                              province interessate dall’indagine (Figura 11).
                                                              In Veneto, Trentino-Alto Adige e nella Provincia
                                                              di Sondrio, la specie non viene cacciata ma sot-
                                                              toposta solo a piani di controllo, con la sola ecce-
                                                              zione di Verona, nella quale, attualmente, non è
                                                              prevista alcuna forma di prelievo. Tra le provin-
                                                              ce in cui il cinghiale non viene cacciato, un caso
                                                              particolare è quello di Trento dove il prelievo,
                                                              formalmente considerato come ‘controllo’, pre-
                                                              senta caratteristiche e modalità di svolgimento
                                                              quantomeno intermedie tra caccia e controllo.
                                                                 Tra le province dove si caccia il cinghiale, so-
                                                              lo a Lecco e Pordenone (entrambe caratterizzate
Fig. 10 - Distribuzione degli allevamenti di cinghiale        da popolazioni originatesi di recente) non si ri-
nella regione Veneto su base comunale (ristampata con         corre ad interventi di controllo per il suo conte-
il permesso degli autori da Nicoloso et al 2004)).            nimento.

Fig. 11 - Tipologie di prelievo del cinghiale attuate nelle province delle Alpi italiane.

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Il cinghiale sull'arco alpino: status e gestione delle popolazioni
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Fig. 12 - Entità del prelievo venatorio del cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

    Il dato ufficiale relativo al prelievo venatorio          prattutto settentrionali), poiché vi si realizzano
effettuato nella stagione 2003-2004 nelle 14 pro-             carnieri annuali di almeno un migliaio di capi
vince dell’arco alpino italiano in cui si pratica la          (Figura 13). A tal proposito, si consideri che, co-
caccia ammonta a 8.890 cinghiali con una media                me illustrato nella premessa metodologica, i da-
di 635 capi per provincia e una densità di prelievo           ti riportati sono riferiti unicamente ai compren-
pari a 3,6 capi abbattuti ogni 10 km2 di superficie.          sori alpini e prealpini, mentre i prelievi com-
Il confronto rispetto al dato pregresso, risalente
alla stagione 1998-1999, mette in luce un aumen-
to complessivo del 46,4% che corrisponde ad un
incremento annuo del prelievo pari al 9,3%.                                        Prelievi in caccia
    In termini quantitativi (Figura 12) il prelievo
in caccia raggiunge i suo livelli massimi nelle                   N° di province
                                                              5
due province piemontesi di presenza storica del
cinghiale: Torino (oltre 1.700 capi abbattuti al-             4

l’anno) e Cuneo (oltre 2.500 capi). Altre 4 provin-
                                                              3
ce (Imperia, Aosta, Varese e Como) presentano
carnieri piuttosto consistenti, compresi tra 500              2
e 1.000 capi, tra queste va segnalato il caso di
Imperia dove, nonostante la ridotta superficie                1

del comprensorio alpino, nel 2003 sono stati pre-
                                                              0
levati ben 945 cinghiali.                                              meno 200     200-500             500-1000   oltre 1000
    In termini generali è interessante notare che                                       N° di capi prelevati
per quanto concerne l’entità del prelievo venato-
rio diverse province alpine presentano situazio-              Fig. 13 - Ripartizione delle province alpine in catego-
ni simili o prossime a quelle appenniniche (so-               rie relative al numero dei cinghiali cacciati.

                                                                                                                                13
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Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

Fig. 14 - Densità di prelievo venatorio del cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

plessivi di alcune delle province indagate sono                                                         cie risulta piuttosto debole (Figura 15): infatti
di gran lunga superiori a quelli considerati nella                                                      accanto a province in cui, nonostante la presen-
presente indagine (p.es. Imperia: 3.098 capi).                                                          za storica della specie, le densità di prelievo ri-
   Se si riconsidera il dato dei carnieri in termi-                                                     mangono piuttosto basse (p.es. Udine), ve ne so-
ni di densità di prelievo (Figura 14) sono le por-                                                      no alcune in cui, nonostante la comparsa relati-
zioni alpine delle province di Biella, Varese e so-                                                     vamente recente del cinghiale, i prelievi per uni-
prattutto Imperia a raggiungere i valori più ele-                                                       tà di superficie risultano già consistenti (p.es.
vati, mentre la maggior parte delle restanti pro-                                                       Como e Biella).
vince rimane al di sotto della soglia dei 2 capi                                                           Dall’analisi dei dati relativi alle modalità
abbattuti ogni 10 km2 di superficie. La correla-                                                        adottate per il prelievo venatorio emerge che le
zione diretta che ci si potrebbe attendere tra                                                          province che utilizzano una sola tecnica sono cin-
densità di prelievo e anni di presenza della spe-                                                       que, mentre le restanti abbinano due o addirittu-

                                              30
                                                                                                                             Tecniche di caccia
                                                                                                        100%
Densità di prelievo in caccia (capi/10 km2)

                                              25

                                              20                                                        80%

                                              15
                                                                                                        60%

                                              10
                                                                                                        40%
                                              5

                                                                                                        20%
                                              0
                                                   0   20          40            60          80   100
                                                            Anni di presenza del cinghiale               0%
                                                                                                                  braccata    appostamento   girata     battuta

Fig. 15 - Relazione tra gli anni di presenza del cin-                                                   Fig. 16 - Utilizzo relativo delle diverse tecniche di pre-
ghiale e la densità di prelievo venatorio nelle province                                                lievo venatorio del cinghiale nelle province delle Alpi
delle Alpi italiane.                                                                                    italiane.

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Monaco, Carnevali, Riga & Toso

Fig. 17 - Entità del prelievo del cinghiale in regime di controllo nelle province delle Alpi italiane.

ra tre diverse modalità di prelievo (Torino, Cuneo,           cia preleva più di 100 capi all’anno in controllo.
Biella e Como). Tra le diverse tecniche la bracca-            In realtà, se si osserva la distribuzione geografi-
ta risulta in assoluto la più praticata (86% dei              ca del controllo con maggior dettaglio, essa ri-
casi), seguita dall’abbattimento da appostamen-               sulta molto più disomogenea, poiché il 58% del
to, dalla girata e dalla battuta (Figura 16). In              prelievo avviene in sole due province, Torino e
nessuna provincia alpina la caccia da apposta-                Aosta; in quest’ultima il numero di capi abbat-
mento è utilizzata come tecnica esclusiva, men-               tuti è addirittura di poco superiore a quello degli
tre solo a Varese e Lecco il prelievo venatorio vie-          animali prelevati in caccia (603 contro 600). Il
ne effettuato senza l’ausilio di cani (battuta).              numero di province caratterizzate da prelievi
   Per quanto concerne il prelievo extra-venato-              numericamente limitati è maggioritario (56%),
rio, finalizzato al contenimento delle popolazio-             a riprova del fatto che anche sull’arco alpino lo
ni, il dato ufficiale relativo al 2003 ammonta a              strumento del controllo viene ampiamente uti-
1.857 cinghiali abbattuti nelle 18 province del-
l’arco alpino italiano in cui si pratica il controllo,
con una media pari a 103 capi per provincia e                                      Prelievi in controllo
una densità di prelievo pari a 0,4 abbattuti ogni                 N° di province
                                                              6
10 km2 di superficie. Il confronto rispetto al dato
pregresso, risalente al 1999, mostra un aumento               5

complessivo molto marcato (89,2%), corrispon-                 4
dente ad un incremento annuo del 22,3%.
                                                              3
   Dal punto di vista quantitativo la ripartizio-
ne geografica degli abbattimenti in regime di                 2

controllo appare, con poche eccezioni (Imperia,
                                                              1
Biella e Trento), bipartita, cioè caratterizzata da
prelievi essenzialmente medi e medio-alti nel                 0
                                                                        meno 10        10-50               50-100   oltre 100
settore occidentale dell’arco alpino e bassi e me-                                        N° di capi prelevati
dio-bassi in quello orientale (Figura 17).
Nonostante l’estremo orientale delle Alpi costi-              Fig. 18 - Ripartizione delle province alpine in catego-
tuisca un’area di presenza storica della specie,              rie relative al numero dei cinghiali abbattuti in regime
ad est della Regione Piemonte nessuna provin-                 di controllo.

                                                                                                                                15
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

Fig. 19 - Densità di prelievo in regime di controllo del cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

lizzato più che per un effettivo contenimento                                                               delle 4 province di presenza storica (Udine,
delle consistenze come strumento volto alla ri-                                                             Torino e Imperia) si assestano su densità di pre-
duzione dei conflitti sociali (Figura 18).                                                                  lievo inferiori a 1 capo abbattuto ogni 10 km2 di
   Considerando le densità di prelievo (Figura                                                              superficie, mentre le province con i valori massi-
19) sono le province di Varese, Aosta, Cuneo e                                                              mi di densità, ad eccezione di Cuneo, ospitano il
Vercelli a raggiungere i valori maggiori, mentre                                                            cinghiale da meno di 30 anni. In questo caso,
la maggior parte delle restanti province rimane                                                             tuttavia, va considerato che, a differenza di
al di sotto della soglia dei 0,5 capi abbattuti ogni                                                        quanto detto per la caccia, la natura spesso più
10 km2 di superficie. Ancor più che per il prelie-                                                          politica che tecnica delle valutazioni che deter-
vo in caccia, nel caso del controllo la correlazio-                                                         minano la scelta del ricorso al contenimento del-
ne tra densità di prelievo e anni di presenza del-                                                          le popolazioni rende meno lecito attendersi l’esi-
la specie è molto labile (Figura 20); non a caso 3                                                          stenza della correlazione in questione.

                                                 2,5
Densità di prelievo in controllo (capi/10 km2)

                                                 2,0                                                        100%

                                                 1,5                                                        80%

                                                 1,0                                                        60%

                                                                                                            40%
                                                 0,5

                                                                                                            20%
                                                 0,0
                                                       0   20          40            60          80   100
                                                                Anni di presenza del cinghiale               0%
                                                                                                                   appostamento   girata   battuta   braccata   catture   cerca con faro

Fig. 20 - Relazione tra gli anni di presenza del cin-                                                       Fig. 21 - Utilizzo relativo delle diverse tecniche di pre-
ghiale e la densità di prelievo in regime di controllo                                                      lievo per il contenimento del cinghiale nelle province
nelle province delle Alpi italiane.                                                                         delle Alpi italiane.

16
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

Fig. 22 - Entità dei risarcimenti per i danni causati dal cinghiale nelle province delle Alpi italiane.

    Le tecniche adottate per il contenimento del-            3.2.2 Monitoraggio
le popolazioni di cinghiale sull’arco alpino, seb-              A conclusione di questo capitolo sulla gestio-
bene in parte analoghe a quelle utilizzate per il            ne della specie si riportano alcuni dati relativi
prelievo venatorio, presentano differenze so-                alle diverse forme di monitoraggio attuate sul-
stanziali in termini di utilizzo relativo (Figura            l’arco alpino. Un monitoraggio (seppur minimo)
21). L’abbattimento da appostamento risulta di               delle caratteristiche dei capi prelevati in caccia
gran lunga la forma di prelievo più utilizzata               viene realizzato da tutte le province interessate,
(78%), mentre tra le tecniche alternative la gira-           a differenza di quanto accade per i capi preleva-
ta è l’unica ad avere una certa diffusione (39%              ti durante l’attività di controllo, per i quali in
dei casi). Le differenze di approccio esistenti ri-          una provincia su tre non vengono raccolte in
spetto al prelievo venatorio emergono chiara-                modo sistematico nemmeno le informazioni di
mente anche dalla presenza di ben dieci provin-              base (sesso, età e peso). Per quanto riguarda, in-
ce (56% dei casi) che impiegano tecniche che non             fine, le stime di consistenza solo il 43% delle pro-
prevedono l’ausilio di cani, metà delle quali uti-           vince alpine realizza tali operazioni con cadenza
lizzano per gli abbattimenti esclusivamente                  annuale, mentre il restante 57%, per i motivi
l’appostamento.                                              più disparati (mancanza di personale, difficoltà
    Riassumendo quanto detto fino ad ora, il                 di applicazione, ridotta efficacia dei metodi di
prelievo ufficiale complessivo (sia caccia che               stima, densità troppo esigue, ecc.) attua la ge-
controllo) effettuato sull’arco alpino nel 2003              stione senza avvalersi del dato relativo all’evo-
ammonta a 10.747 cinghiali. Sulla base di                    luzione delle consistenze.
questo dato e in considerazione di alcuni ele-
menti tra cui: gli immancabili prelievi non di-
chiarati, le ampie porzioni di territorio protet-            3.3   Impatto sulle attività antropiche
te o nelle quali la specie non risulta cacciata,
e, in ultima analisi, le informazioni disponibi-                 Tutte le 21 province alpine interessate dal-
li in merito all’incidenza percentuale del pre-              l’indagine presentano danni all’agricoltura cau-
lievo venatorio sulle dimensioni complessive                 sati dal cinghiale; tra queste solo nella provincia
delle popolazioni, si ritiene plausibile la stima            di Bolzano, in relazione alla presenza sporadica
di almeno 25.000 cinghiali presenti sull’arco                della specie, i danni sono esigui a tal punto da
alpino italiano.                                             risultare difficilmente quantificabili. L’unica

                                                                                                              17
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

provincia per la quale non si hanno informazio-
ni quantitative è Belluno sebbene, nel contesto              N° di province
                                                       10
alpino e prealpino veneto, rappresenti la provin-
cia caratterizzata dalla presenza più diffusa           8
della specie (Nicoloso et al 2004).
                                                        6
    Complessivamente l’importo dei risarcimenti
per danni da cinghiale è pari a circa 1.100.000         4
euro, con una media di circa 57.900 euro per pro-
vincia. Purtroppo, la lacunosità del dato pre-          2

gresso (1999) permette solo un confronto parzia-        0
le; su un campione di sette province si rileva un                        .0
                                                                           00
                                                                             €
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                                                                                              0€
                                                                                                                .0
                                                                                                                  00
                                                                                                                    €
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                                                                                                                                         0€
                                                                                                                                                       ar
                                                                                                                                                          c   iti
                                                                                                                                                                                 on
                                                                                                                                                                                   i   bi
                                                                                                                                                                                          le

                                                                       10              0.                     00                    0.              ris
                                                                                     -5                                           10                                           sp
aumento complessivo del 27,1%, che corrispon-                m
                                                                 en
                                                                   o               10                     50-1
                                                                                                                         ol
                                                                                                                            tre               no
                                                                                                                                                n
                                                                                                                                                                      no
                                                                                                                                                                        n
                                                                                                                                                                            di

de ad un incremento annuo degli esborsi pari al                                                     Ammontare dei risarcimenti
6,8%.
    In termini quantitativi (Figura 22) è l’intero     Fig. 24 - Ripartizione delle province alpine in catego-
settore occidentale dell’arco alpino, con l’unica      rie relative all’entità dei risarcimenti per i danni cau-
eccezione di Imperia, ad essere caratterizzato         sati dal cinghiale.
dalla situazione più critica; ad oriente solo la
provincia di Udine presenta un livello medio-al-
to di esborsi per i danni da cinghiale. Un caso
molto interessante è quello della Valle d’Aosta
che, a fronte di una comparsa piuttosto recente        160
                                                                 Migliaia di euro

della specie, eroga per i risarcimenti una cifra
                                                       140
decisamente considerevole (150.000 euro; Figura
                                                       120
23). Per contro, se si sommano gli importi di 3
delle 4 province di presenza storica del cinghiale     100

(Torino, Cuneo e Udine) si ottiene un importo           80

pari a circa il 50% dell’esborso erogato in tutto       60
l’arco alpino.                                          40
    Analogamente a quanto visto nel caso dei            20
carnieri, anche la ripartizione dei risarcimenti         0
in classi di importi crescenti (Figura 24) mette                            1994                   1995                 1996                  1997                            1998
in luce, almeno per quel 35% di province che ero-
                                                       Fig. 23 - Serie storica dei risarcimenti erogati per i
ga somme annuali superiori a 50.000 euro, una
                                                       danni causati dal cinghiale in Valle d’Aosta nel perio-
situazione che ormai si può definire di tipo ‘ap-      do 1994-1998 (ristampato da AA.VV. 2001).
penninico’.
    Per poter effettuare un’adeguata valutazione
delle cifre sopra riportate è indispensabile fare
una precisazione in merito alla natura dei dati                                  Tipologie colturali danneggiate
forniti dalle amministrazioni. Molte delle cifre
disponibili sono da considerarsi una stima per
difetto di quelle reali in quanto il dato dichiara-
to corrisponde in molti casi alle somme risarcite                                                                                                                   Altro
                                                                                                                                                                    5,5%
anziché ai danni effettivamente rilevati nel cor-
so delle perizie (p.es. la Provincia di Pordenone                                                                                                                   Vigneti
ha stimato per il 2003 23.788 euro di danni e ne                                                                                                                     4,0%
ha liquidati 13.000). I motivi di tale incongruen-       Prati e prati-pascolo
                                                                 81,0%                                                                                               Patate
za sono diversi: in alcuni casi la legge regionale                                                                                                                   9,5%
o il regolamento provinciale prevedono un in-
dennizzo non completo del danno subito; in altri
annualmente viene definito un capitolato di spe-
sa fisso per gli indennizzi esaurito il quale i dan-
ni non vengono compensati (p.es. Aosta), in altri      Fig. 25 - Le diverse tipologie colturali danneggiate dal
ancora le province istituiscono una franchigia         cinghiale in Valle d’Aosta nel periodo 1994-1998 (ri-
(in genere di poche centinaia di euro) sotto la        stampato da AA.VV. 2001).

18
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

quale il danno non viene considerato risarcibile              Purtroppo, la qualità delle informazioni rela-
(p.es. Trento). Tutto questo senza considerare i           tive alle somme investite è estremamente varia-
danni ‘sommersi’, cioè quelli per i quali i risarci-       bile da provincia a provincia, risultando in molti
menti non vengono volontariamente richiesti,               casi lacunosa se non addirittura mancante.
molto spesso a causa della sfiducia nei confronti          L’importo complessivo degli investimenti fina-
dell’ottenimento dell’indennizzo o dell’inade-             lizzati alla prevenzione dei danni, calcolato su
guatezza delle somme erogate.                              un campione di 9 province, è pari a circa 59.500
   La definizione di una sintesi in merito alle ti-        euro con una media di circa 6.600 euro per pro-
pologie colturali danneggiate è di fatto impossi-          vincia. La mancanza delle somme relative ad un
bile in quanto strettamente dipendente dalle               terzo del campione e l’approssimazione per di-
colture localmente predominanti, peraltro in               fetto di alcune di quelle disponibili fa ritenere
parte soggette a variazioni periodiche dovute              plausibile una stima pari a non meno di 100.000
agli incentivi comunitari. In linea generale               euro complessivamente investiti per attività di
emerge l’impatto ricorrente su prati e prati-pa-           prevenzione sull’arco alpino.
scolo, per i quali le operazioni di ripristino, a             Dal confronto con il dato pregresso relativo al
causa dei costi elevati, non vengono sempre fi-            1999, per quanto condotto su un campione di so-
nanziate dalle amministrazioni. A titolo di esem-          le 9 province, si evince un esorbitante aumento
pio si riporta (Figura 25) il dato relativo alla           complessivo del 1551% pari al 387% su base an-
Valle d’Aosta, rappresentativo degli impatti               nua, effetto dell’assenza totale di prevenzione,
esercitati dalla specie in un contesto ambientale          nel 1999, nella maggior parte delle province uti-
di tipo alpino.                                            lizzate per il confronto.
   Sebbene i danni alle colture si manifestino in             La rappresentazione cartografica degli im-
tutte le province considerate, solo il 62% di que-         porti investiti per attività di prevenzione (Figura
ste ricorre alle tecniche attualmente disponibili          26) è piuttosto interessante in quanto mette in
per la prevenzione diretta del danno. Per impe-            luce un nucleo di intervento concentrato nel set-
dire fisicamente l’accesso del cinghiale alle col-         tore centro-occidentale dell’arco alpino e l’as-
ture si utilizzano quasi ovunque le due tipologie          senza di qualsiasi dato (per mancata quantifica-
classiche di recinzione, elettrificata e fissa, uti-       zione o per assenza di prevenzione) ad est delle
lizzate rispettivamente nel 69% e nel 46% dei              province di Bergamo e Sondrio. Il quadro che
casi.                                                      emerge indica una forte disomogeneità di atteg-

Fig. 26 - Entità degli investimenti per la prevenzione dei danni causati dal cinghiale nelle province delle Alpi
italiane.

                                                                                                             19
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

                                                                                                                     l’indennizzo e alla prevenzione dei danni da cin-
                                                                                                                     ghiale sull’arco alpino è stimabile in circa
    N° di province
8                                                                                                                    1.200.000 euro. Circa il 95% di tale somma è re-
                                                                                                                     lativa a province nelle quali il cinghiale è specie
6                                                                                                                    cacciabile e che hanno totalizzato per la stagio-
                                                                                                                     ne 2003-2004 un prelievo pari a 8.890 capi. Sulla
4                                                                                                                    base di questi due dati è possibile calcolare il ‘co-
                                                                                                                     sto’ medio di un cinghiale abbattuto nell’arco al-
2                                                                                                                    pino, considerato un indice della sostenibilità
                                                                                                                     economica dell’interazione tra la specie e le atti-
0                                                                                                                    vità antropiche (Monaco et al 2003). Il valore co-
                       0€                      00
                                                 €                          0€                                  to
                  00                                                    0                                  ca
            o
                1.                      10
                                          .0
                                                                10
                                                                     .0
                                                                                                nt
                                                                                                     ifi             sì ottenuto, 128 euro, se paragonato a dati ana-
          en                          0-                  tre                                 ua
      m                          00                  ol
                                                                                          q
                                                                                                                     loghi disponibili in letteratura (188 euro,
                            1.                                                   no
                                                                                      n

                             Ammontare degli investimenti                                                            Provincia di Bologna 2001; 23-122, Provincia di
                                                                                                                     Siena 1991; 72, Francia meridionale 1998; 25-
Fig. 27 - Ripartizione delle province alpine in catego-                                                              263, Francia centrale e settentrionale 1991-
rie relative all’entità degli investimenti per la preven-                                                            1997), si colloca ad un livello intermedio.
zione dei danni causati dal cinghiale.                                                                               Tuttavia, se si analizza la situazione nelle sin-
                                                                                                                     gole province (Tabella 1) emerge uno spaccato
giamento nei confronti degli strumenti di pre-                                                                       caratterizzato da profonde differenze ai cui
venzione, come dimostrato dal mancato utilizzo                                                                       estremi si trovano le province di Imperia (11 eu-
a Torino e Udine o dall’utilizzo esiguo a Cuneo                                                                      ro) e Vercelli (433 euro).
(7.500 euro), tutte province che si caratterizza-                                                                        Per completare il quadro dell’impatto del cin-
no per la presenza storica della specie e che, co-                                                                   ghiale sulle attività antropiche manca il dato
me detto in precedenza, insieme erogano circa la                                                                     sulle collisioni con automezzi, la cui importanza
metà dei risarcimenti complessivi. Di atteggia-                                                                      si è notevolmente accresciuta nel corso degli an-
mento esattamente opposto (seppur caratteriz-                                                                        ni. Purtroppo le informazioni a tal riguardo sono
zata da somme molto contenute) è invece la scel-                                                                     esigue e frammentarie su tutto il territorio na-
ta fatta dalle province di Imperia e di Varese                                                                       zionale e per l’arco alpino sono disponibili solo
che, rispettivamente, investono per interventi di
prevenzione una somma pari al 155% e al 70%
di quella erogata per i risarcimenti, mentre in                                                                      Tabella 1 - Costo in euro (€) per cinghiale abbattuto
tutte le restanti province tale rapporto si atte-                                                                    in ogni provincia alpina.
sta mediamente attorno al valore del 20%.
    La ripartizione in classi delle somme investi-
te per la prevenzione (Figura 27) insieme all’esi-                                                                                   Regione        Provincia       Costo
guo valore del rapporto tra spese per la preven-
                                                                                                                          Liguria:                    Imperia         11
zione e spese per i risarcimenti (inferiore al
10%), mettono in luce una tendenza generale a                                                                             Valle d’Aosta:               Aosta          292
contenere gli investimenti in questo tipo di atti-                                                                        Piemonte:                    Biella         243
vità. Da questo punto di vista la situazione alpi-                                                                                                    Cuneo           125
na differisce molto da quanto accade in larghe                                                                                                        Torino          831
porzioni della dorsale appenninica, dove le som-                                                                                                     Verbania         266
me destinate alla prevenzione sono paragonabi-                                                                                                        Vercelli        433
li, e talvolta superiori, a quelle erogate per i ri-
                                                                                                                          Lombardia:                 Bergamo          156
sarcimenti, con il chiaro intento di evitare l’in-
                                                                                                                                                      Brescia        2001
sorgenza del conflitto sociale causata dal mani-
festarsi dei danni. Una possibile spiegazione                                                                                                          Como           92
delle differenze fra i due contesti geografici ri-                                                                                                     Lecco          200
siede nella redditività per unità di superficie,                                                                                                      Varese          46
mediamente più contenuta nell’area alpina, che                                                                            Friuli Venezia Giulia:    Pordenone         90
rende economicamente più onerosi gli interven-                                                                                                         Udine         2011
ti di prevenzione.
    In considerazione di quanto detto sino ad ora                                                                    1)
                                                                                                                           dato calcolato considerando unicamente la somma per
la cifra minima complessivamente destinata al-                                                                             il risarcimento danni.

20
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

alcuni dati sparsi che vengono di seguito ripor-        lare le tendenze mostrate dagli esborsi per i
tati. Nella provincia di Pordenone nel 2003 sono        danni e la prevenzione vanno interpretati con
stati stimati danni da collisione per 49.965 euro       prudenza in relazione all’esiguità del campione
di cui 31.745 sono stati risarciti. In Valle d’Aosta    e all’assenza del dato relativo alle province di
le collisioni provocate dal cinghiale costituisco-      presenza storica. Complessivamente, per l’enti-
no circa il 30% del totale e nel 2003 sono risulta-     tà dei carnieri e delle somme destinate alla pre-
te 16 (L. Domeneghetti, ex verbis). Un’indagine         venzione ed ai risarcimenti, la situazione del-
condotta a livello regionale in Piemonte (com-          l’arco alpino sta evolvendo verso scenari di tipo
presa anche la porzione planiziale e collinare          ‘(nord) appenninico’, di fatto già presenti in al-
della regione) ha rilevato negli ultimi anni una        cune delle province interessate dall’indagine
percentuale complessiva di investimenti attri-          (soprattutto Torino e Cuneo).
buita al cinghiale pari a circa il 65%, con valori          I dati relativi all’attività di prevenzione dei
compresi tra il 15% di Verbania e l’85% della           danni fanno invece emergere, a differenza di
Provincia di Asti, Regione Piemonte (L. Pompilio,       quanto avviene in molte aree dell’Appennino,
ex verbis). Infine, per l’intera provincia di Torino,   un contenuto ricorso a questa pratica. Ciò, se da
gli incidenti rilevati sono passati da 49 nel 1999      un lato risulta giustificato dalla bassa redditivi-
a 178 nel 2002, con un incremento considerevole         tà per unità di superficie che caratterizza i ter-
in parte dovuto al diffondersi delle informazioni       reni montani, dall’altro espone al danno da cin-
sull’accesso alla procedura di risarcimento (L.         ghiale aree nelle quali la presenza di attività
Picco, ex verbis).                                      agricole e pastorali tradizionali costituisce un
                                                        elemento di notevole valenza ambientale, cultu-
                                                        rale e storica. Inoltre, per quanto riguarda i pra-
                                                        ti e prati-pascolo delle quote maggiori, pur nella
4.    DISCUSSIONE E                                     consapevolezza delle difficoltà di applicazione
      PROSPETTIVE FUTURE                                delle tecniche di protezione passiva, non va di-
                                                        menticato che i danni su questa tipologia am-
   La ‘riconquista’ da parte del cinghiale delle        bientale sono particolarmente critici, sia per gli
regioni alpine è un fenomeno in rapida e costan-        effetti diretti sulla produzione di foraggio (con
te evoluzione; esso risponde in parte a cause na-       relativo impatto sulla capacità di carico del be-
turali e in parte all’azione diretta dell’uomo.         stiame) e la stabilità idrogeologica, sia, soprat-
Quest’ultima risulta nel complesso contraddit-          tutto, per gli elevatissimi costi di ripristino del
toria, poiché, spesso nella stessa unità territo-       cotico erboso (anche 1.000-1.300 euro per ettaro;
riale di gestione, è caratterizzata sia da inter-       G. Bonavigo, ex verbis) dovuti all’acclività del
venti di controllo delle popolazioni, sia da im-        terreno e alle difficoltà di accesso con mezzi mec-
missioni di animali allevati o da una pervicace         canici.
resistenza ad adottare piani di prelievo venato-            L’impatto del cinghiale sull’ecosistema alpino
rio in sintonia con il mantenimento di densità          assume aspetti molto variabili in relazione ai di-
sostenibili. Anche nell’arco alpino dunque, come        versi piani altitudinali e alle diverse specie con-
avviene in molte altre parti d’Italia, il cinghiale     siderate (Baubet et al 2004). Per quanto concer-
può essere considerato l’elemento più critico del-      ne le fitocenosi, va sottolineato che in mancanza
la gestione faunistico-venatoria, quello per cui        di studi intensivi e a lungo temine, le conoscenze
le esigenze di gruppi sociali diversi stentano a        disponibili sono molto limitate e comunque pre-
trovare una sintesi e gli organismi gestori mo-         liminari. Tra i diversi temi che necessiterebbero
strano le maggiori difficoltà di scelta politica e      di approfondimento, particolare attenzione an-
di programmazione. Ciò risulta tanto più grave          drebbe dedicata allo studio dell’impatto deri-
se si pensa alla fragilità degli ecosistemi alpini,     vante dall’attività di rooting a carico delle pra-
particolarmente negli orizzonti più elevati, e al       terie d’altitudine, sia per gli effetti qualitativi e
fatto che l’irruzione del cinghiale nello scenario      quantitativi sulla comunità vegetale, sia per le
faunistico delle Alpi rischia di mettere in crisi       ricadute sulla capacità portante per gli ungulati
assetti di gestione venatoria consolidati e, nel        selvatici e domestici.
complesso, non disprezzabili.                               Per quanto concerne le zoocenosi, un argo-
   Prelievi (venatori e ‘di controllo’), danni e in-    mento oggetto di controversie è l’importanza
vestimenti economici per la prevenzione presen-         della predazione del cinghiale sui nidi di uccelli
tano tutti una tendenza all’aumento, seppur con         terricoli, da alcuni considerata tale da provocare
incrementi di entità molto variabile; in partico-       una contrazione numerica nelle popolazioni di

                                                                                                          21
Report Centro Ecologia Alpina 38 (2006)

specie quali gallo cedrone (Tetrao urogallus) e          riferimento, cioè quello della gestione adattati-
gallo forcello (T. tetrix). In relazione allo stato di   va1. Anche nelle regioni alpine, pertanto, le basi
conservazione non certo ottimale di specie così          concettuali della programmazione, la sequenza
altamente rappresentative dell’ecosistema alpi-          logico-temporale delle azioni ed i criteri d’indivi-
no, assume particolare interesse la realizzazio-         duazione delle tecniche d’intervento dovrebbero
ne di studi sperimentali mirati alla definizione         fare riferimento alle linee guida recentemente
qualitativa e quantitativa di questo fenomeno,           elaborate a livello nazionale (vedi Monaco et al
la cui conoscenza risulta indispensabile per una         2003) che su tale modello si fondano.
corretta pianificazione della presenza del cin-             Il cinghiale è sicuramente un elemento che fa
ghiale sul territorio.                                   parte delle originarie zoocenosi alpine e, dal
   Per anticipare l’insorgenza di situazioni criti-      punto di vista zoogeografico e conservazionisti-
che vi è la necessità di studiare ed applicare           co, il suo ritorno, come quello di altri Ungulati o
strategie di gestione preventive, articolate e           dei grandi Carnivori, può essere considerato un
commisurate ad obiettivi realistici e chiaramen-         elemento positivo. D’altra parte le Alpi ospitano
te individuati. È necessario, inoltre, sviluppare        oggi ecosistemi fortemente rimaneggiati dal-
un’analisi della vocazionalità socio-ecologica e         l’azione dell’uomo, spesso fragili ed in rapida
venatoria del territorio specifica per i diversi         evoluzione. Una gestione del cinghiale che ac-
ambiti che caratterizzano il contesto alpino, evi-       cetti la sua presenza in maniera diffusa senza
tando di mutuare acriticamente gli approcci e i          che si disponga di informazioni sufficienti a va-
modelli adottati in situazioni appenniniche o            lutarne l’impatto e si siano messe a punto le pre-
mediterranee. A tal riguardo è importante con-           messe per scelte consapevoli rappresenta un pe-
siderare attentamente le peculiarità che potreb-         ricoloso azzardo.
bero caratterizzare la diffusione del cinghiale in          La sfida che nei prossimi anni si troveranno
contesti di certo non ottimali per la specie quali       ad affrontare tutti coloro che sono interessati al-
quelli strettamente alpini, con presenza di una          la gestione del cinghiale poggia soprattutto sul-
stagione invernale fortemente limitante; tra             la dimensione umana, culturale e politica, del
queste possiamo citare le minori densità rag-            problema. Purtroppo un’analisi critica ed obiet-
giungibili, i tassi di mortalità superiori, i tassi      tiva delle esperienze sin qui realizzate non testi-
riproduttivi inferiori, le consistenti migrazioni        monia a favore di una convincente capacità di
altitudinali stagionali, gli impatti esercitabili su     governo del fenomeno da parte degli organismi
elementi peculiari delle biocenosi alpine.               gestori ai diversi livelli (Regioni, Province,
   In fase di organizzazione dell’assetto territo-       Comprensori alpini). Naturalmente la speranza
riale a fini gestionali, un aspetto che potrebbe         è che all’accresciuta percezione del fenomeno,
rivelarsi particolarmente critico è la necessità         che è sicuramente in atto, faccia seguito la rapi-
di conciliare la definizione di unità di gestione        da applicazione di scelte gestionali adeguate. Se
del cinghiale di grandi dimensioni (una o più            il presente lavoro contribuirà allo sviluppo di
centinaia di km2), in quanto commisurate al-             questo processo avrà certamente raggiunto lo
l’ambito geografico occupato da un’unità di po-          scopo per cui è stato realizzato.
polazione, e l’organizzazione territoriale che ca-
ratterizza molte delle regioni alpine, tradizio-
nalmente fondata sulle riserve comunali la cui
estensione risulta quasi sempre molto contenu-           5.        RINGRAZIAMENTI
ta (una o più decine di km2).
   In ambito alpino il contesto socio-culturale             I più sentiti ringraziamenti degli autori vanno
profondamente differente da quello appenninico           alle persone e agli enti che a vario titolo hanno
e mediterraneo e, in particolare, l’assenza di una       contribuito alla raccolta dei dati: Gianfranco
tradizione consolidata di caccia al cinghiale, ren-
dono possibile e doverosa l’impostazione ex novo
di una gestione venatoria più compatibile con la
                                                         1)
conservazione delle altre specie selvatiche e con             Una delle possibili definizioni di gestione adattativa
l’uso plurimo del territorio (p.es. attraverso l’uti-         è: “...processo che prevede (1) che si contempli l’imple-
lizzo esclusivo di forme di prelievo a basso impat-           mentazione di attività gestionali anche in presenza di
                                                              una quota di incertezza sui loro effetti, (2) che gli effetti
to). Fatte salve le suddette differenze, un elemen-           della gestione vengano misurati e valutati criticamen-
to che deve accomunare le realtà alpine e quelle              te, (3) che i risultati siano determinanti per orientare
appenniniche è, piuttosto, il modello gestionale di           le future decisioni gestionali.” (Nyberg 1998)

22
Monaco, Carnevali, Riga & Toso

Torello (Provincia di Imperia), Lucia Pompilio                di Bergamo), Alessandra Feliziani (Provincia di
(Regione Piemonte), Luca Picco (Provincia di                  Brescia), Luigi Boscaini (Parco Alto Garda
Torino), Romeo Ciglia (Provincia di Verbania -                Bresciano), Massimo Graziadei (Provincia
Cusio – Ossola), Bruno Bassano (Parco Nazionale               Autonoma di Trento), Giorgio Carmignola
Gran Paradiso), Lilia Domeneghetti (Regione                   (Provincia Autonoma di Bolzano), Ivano Confor-
Autonoma Valle d’Aosta), Massimo Bocca (Parco                 tini (Provincia di Verona), Giancarlo Bonavigo
Monte Avic), Mario Claudio Comolli (Provincia di              (Provincia di Vicenza), Stefania Busatta
Varese), Marco Testa (Provincia di Como), Pietro              (Provincia di Treviso), Gianmaria Sommavilla
Gatti (Provincia di Lecco), Maria Ferloni                     (Provincia di Belluno), Roberta Petrucco (Regione
(Provincia di Sondrio), Giacomo Moroni (Provincia             Autonoma Friuli - Venezia Giulia).

6.       BIBLIOGRAFIA
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