Viaggio avventura nei paesi dei Balcani - inno dei ...

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Viaggio avventura nei paesi dei Balcani
E' bastata una telefonata toscana, per farci decidere ad intraprendere in primavera un
viaggio avventura nei Balcani...
E, arrivata la primavera, i nostri mezzi vengono rimessi in ...strada, si parte direzione est!
Il punto di partenza è stato fissato a Trieste, per dar modo a tutti i partecipanti di questa
gita fuori porta...di convergere tutti insieme: dalla Toscana sono i partecipanti più
numerosi, poi dal modenese, lago di Garda e noi di Cuneo, una bella comitiva di dieci
camper.
L'area parcheggio del Santuario Monte Grisa, ci attende giovedì 4 aprile.
Il nostro viaggio primaverile nei Balcani prevede l'attraversamento di 7 nazioni,
SLOVENIA, CROAZIA, BOSNIA ERZEGOVINA, MONTENERO, ALBANIA,
MACEDONIA E KOSOVO, percorrendo circa cinquemila chilometri. Il viaggio inizia con
l'attraversamento della Slovenia per scoprire le sue bellissime località naturali.
Ecco le tappe più importanti....
La prima tappa è al parco nazionale di PLITVICE/PLTVICA, dichiarato parco nazionale
già nel 1949 e dal 1979 è diventato patrimonio naturale dell'Unesco. Straordinario
complesso di laghi, stagni, ruscelli, pozze e zampilli, formato da fiumi e correnti che
scorrono e s'incontrano in un territorio carsico.
Poi il trasferimento a SPALATO /SPLIT.
Spalato è una città carina e davvero vivace, così
come è affacciata sulle brillanti acque dell'
Adriatico. Molto importante il palazzo di
Diocleziano che è uno dei monumenti romani
meglio conservati e a vederlo oggi si riesce
ancora ad intuire la sua magnificenza nei tempi
che furono.
La città di DUBROVNIK detta anche RAGUSA
è una città della Croazia meridionale affacciata
sul mare Adriatico: E' rinomata per il suo centro
storico caratteristico, circondato da imponenti
mura in pietra costruite nel XVI secolo. La città
possiede edifici ancora ben conservati, tra cui la
Chiesa di San Biagio in stile barocco, il palazzo
Sponza del periodo rinascimentale e il palazzo
dei Rettori in stile gotico, che oggi ospita il
museo di storia. Lastricata tutta con pietra
calcarea, la via principale nota come “stradun o
placa” è piena di negozi con tanti bar e
ristoranti.
Dopo aver attraversato il confine con il
Montenegro, i cui controlli doganali sono
molto accurati, si arriva a KATOR/CATTARO                             Spalato
ove si trovano le Bocche di Cattaro: si tratta di una baia splendida e spettacolare,
caratterizzata da una seria di insenature che creano un suggestivo paesaggio costiero di
grande effetto. Boka Kotorska, in italiano appunto Bocche di Cattaro, è meta di un turismo
ancora discreto e poco chiassoso e quindi ideale per chi è in cerca di tranquillità. La città è
fortificata sulla costa adriatica del Montenegro in una baia vicina alle scogliere calcaree del
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monte Lovcen. Caratterizzata da piazze e strade tortuose, il suo centro medioevale ha
molte chiese romaniche, tra cui la Cattedrale di Cattaro. La città è sede anche del Museo
marittimo, che racconta la storia nautica locale. L'antica città di Cattaro è stata inserita nei
patrimoni dell'Umanità protetti dall'Unesco.
CETTIGNE/CETINJE fino alla prima guerra mondiale fu capitale del Montenegro è la più
piccola capitale del mondo. I palazzi delle vecchie sedi diplomatiche sono ancora tra i più
belli della cittadina. Nonostante Podgorica sia ora la nuova capitale, Cettigne rimane
capitale spirituale e culturale del Paese Balcanico. L'architettura dei suoi edifici testimonia
la vecchia appartenenza alla repubblica di Venezia. La regina d'Italia Elena del Montenegro
era proprio di Cetinje. Il re Nicola I imparentò tutte le sue bellissime figlie con le diverse
case reali europee. La principessa Elena fu destinata alla Casa reale d' Italia, poichè la
regina Margherita (che desiderava rinvigorire il sangue Savoia) in accordo con Francesco
Crispi -di origini albanesi – decise per le sorti dell'unico figlio Vittorio Emanuele, principe di
Napoli vista la poca bellezza e salute del rampollo reale. Fra i due giovani fu amore a
prima vista, e per potersi unire in matrimonio con il futuro Re d'Italia la bella Elena dovette
rinunciare alla propria religione ortodossa, e sua madre non partecipo alle nozze perchè
ortodossa osservante.
Poi il confine con l'Albania i controlli si fanno veloci ma, per il pagamento della carta
verde che le nostre assicurazioni italiane non prevedono e si effettua al momento
dell'ingresso, occupa molto tempo per la tranquillità e la flemma del personale preposto.
SCUTARI detta SHKODRA in albanese, è una delle più antiche città d'Europa.
Protagonisti sono i suoi monumenti più importanti, il boulevard centrale e la cattedrale, la
più grande dei Balcani, La città ha risentito di una forte influenza italiana durante la
repubblica di Venezia dal 1396 alla conquista ottomana.
A TIRANA ci accoglie un ottimo campeggio in riva al lago con i terrazzamenti di vigneti
autoctoni di uva “Varnac” sulla collina. La strada per raggiungerlo però è di ghiaia e terra,
piena di buche, la percorriamo sobbalzando ad ogni metro, un disastro! La città invece ci
riserva delle belle sorprese, la piazza Skanderbeg dedicata al loro eroe nazionale, con il
mosaico più grande d'Europa, poi la Moschea di Ethem Bey molto decorata ed imponente
e infine il Cimitero dei Martiri con una bellissima vista panoramica sulla città. Il
trasferimento in bus a KRUJE, ci permettere di vedere la città natale di Skanderbeg, eroe
nazionale albanese con la visita al Castello-museo dedicato all'eroe. Poi dopo il pranzo con
lo spettacolo folcloristico (gli albanesi sono sempre molto contenti di vedere turisti italiani
e con noi sono molto cortesi) abbiamo il tempo di passeggiare per le viuzze acciottolate
del paese con negozietti pieni di souvenir, un autentico vecchio e vero bazar, restaurato
negli anni '60.
Giunti a BERATI/BERAT visitiamo il centro storico patrimonio dell'Unesco, che dichiara
che è “un raro esempio di città ottomana ben conservata” con numerose chiese ortodosse
e moschee erette a partire dal 1400, dove si dimostra la pacifica convivenza delle varie
religioni nei secoli passati. E' conosciuta anche con il nome “la città delle cento finestre”
per le sue case bianche dell'epoca ottomana costruite con tante finestre. Abbiamo visitato
il castello di Berat in cima alla collina, poi nella parte alta abitata, il Museo delle icone
rosse di Onufri, che per il loro colore particolare, sono dette “Rouge Onufri”.
Questo museo contiene una ricca collezione iconografica e alcuni oggetti utilizzati durante
le funzioni religiose. E' stato aperto all'inizio del 1986 nella parte della Chiesa dedicata alla
Vergine Maria costruita nel 1797 sulle fondamenta di una chiesa più antica con lo stesso
nome. Le icone rosse, rappresentano il lavoro del probabile più conosciuto pittore albanese
Onufri, attivo durante il XVI secolo e considerato l'iniziatore delle pittura albanese. I suoi
pezzi sono bellissimi per il grande realismo: sia per le espressioni facciali che nelle
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posizioni del corpo dei suoi soggetti, la sua pittura rappresenta la divisione dalle rigide
convenzioni del tempo. Il padre passò al figlio i segreti suggeriti dall'esperienza e la
particolarità delle miscele del colore rosso intenso, ma purtroppo il figlio facendo del suo
meglio non riuscì più a pareggiare il padre, che restò un unicum.
VALONA/VLORE antica colonia greca del VI sec. a.C con il nome di AULONA, si trova nel
punto in cui il Mar Adriatico finisce e inizia il Mar Ionio, i fondali diventano quindi più
profondi e le coste più frastagliate. E' una vivace ed animata città di mare, ricca di
monumenti ed edifici. La Piazza della Bandiera con il celebre Monumento all'Indipendenza
eretto in memoria degli sforzi fatti dal popolo albanese per ottenere la libertà dall'impero
ottomano, è una gigantesca opera alta 17 metri. La moschea Muradie un edificio realizzato
a metà del XV secolo in stile sultanesco ricco di decorazioni all'interno ed è sormontato da
un grande minareto in pietra scolpita. Bella anche la “via monumentale “ dove si
affacciano costruzioni realizzate tra il XVIII e il XIX secolo, e abbiamo l'occasione di
gustare a cena, ottimi piatti a base di pesce.
Da Valona per arrivare a Saranda abbiamo percorso una strada molto particolare. Il passo
di LLOGARE PASS (LLOGARASE in albanese, in italiano Passo di Logara) è una strada
spettacolare con i suoi trentatrè tornanti molto impegnativi e tortuosi che salgono dal
mare fino a 1.043 metri. Il percorso di questo suggestivo passo di montagna vale
sicuramente la pena, anche se gli autisti in camper hanno avuto il loro daffare. Questo
passo è un punto panoramico per vedere la riviera dall'alto e una volta in cima bisogna
assolutamente scendere a fare delle fotografie!
Questa strada fu costruita per la prima volta nel 1920 ma fino a dieci anni fa era molto
stretta, larga solo come una corsia singola, con il manto stradale molto in rovina. Oggi la
strada è asfaltata abbastanza bene, anche un pochino più larga, ma bisogna essere molto
attenti quando si incrocia un'altra vettura in senso opposto! Il passo è situato in mezza alla
catena della montagna CIKA che inizia dalla penisola di Karaburun e ha il punto più alto a
mt. 2.044. Per molti secoli questa catena montuosa ha isolato questa parte della costa dal
resto del Paese, rendendo più facili per gli abitanti l'accessibilità con la Grecia e Corfù, che
non con l'entroterra albanese. Il passo di Llogara è una delle migliori strade costiere e un
ottimo punto per lanciarsi con il paracadute, per poi atterrare sulle bianche sabbie delle
spiagge sottostanti. Le forti correnti d'aria che si possono incontrare hanno modificato gli
alberi creando delle conformazioni particolari, piegandoli e dando loro forme strane, il più
famoso è il Pisha e Flamurit un albero dalla forma molto insolita, strano ma molto
particolare a vedersi. Lungo la strada non è difficile vedere vecchie signore vestite di nero
trasportare gerle piene di legna e altro. Persone in groppa agli asini o pastori che
camminano indisturbati con i loro greggi e mandrie di pecore e mucche in mezzo alla
strada. In cima, proprio al Llogara pass, un locale turistico ci offre la possibilità di
degustare il “Uji l panies”(detto anche Hibroj) una ciotola di yogurt miele e noci, dessert
molto buono e un'ottima carica di energia! Poi la discesa in mezzo alla nebbia, ma prima
abbiamo avuto la possibilità di fare delle ottime fotografie con cielo terso in cima al passo!
Arriviamo a PORTO PALERMO (in lingua albanese PORTO PALERMOS) e visitiamo
l'antica fortezza fatta costruire da Ali Pasha nel XIX, su una preesistente costruzione
dell'epoca veneziana ed utilizzata dai soldati italiani durante la seconda guerra mondiale.
Con buona probabilità si racconta che fu fatta costruire per opera di ingegneri francesi,
ma eliminati fisicamente una volta terminata l'opera insieme a tutti gli operai e ai due
architetti, affinchè non rivelassero informazioni sulla planimetria della fortezza. Sempre
secondo la leggenda, Ali Pasha ha usato questa fortezza per nascondere il suo tesoro (lo
stesso tesoro che viene citato da Dumas nel libro “Il conte di Montecristo”). E' una fortezza
con una storia intrigante, e forma quasi un'isola collegata alla terraferma da una striscia di
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terra. La fortezza fungeva da ex base sottomarina sovietica durante il regime comunista in
Albania e al giorno d'oggi il suo tunnel e la caserma semi abbandonati attirano l'attenzione
dei visitatori così come le mura e le porte delle fortezza.
Alla sera ci aspetta SARANDA /SARANDE (in italiano SANTI QUARANTA) che dal 1940
al 1944 cambiò il nome in PORTO EDDA in onore di Edda Ciano Mussolini. E' l'ultimo
comune sulla costa ionica nel sud dell'Albania al confine con la Grecia. La città prende il
nome dall'antico monastero sulla collina del “40 santi” ed è una delle principali mete
turistiche della costa. Stasera pernottiamo in un parcheggio adiacente un grande albergo,
perchè diventa sempre più problematico trovare campeggi in quanto alcuni sono chiusi
fino alla stagione estiva e su altri hanno costruito e quindi sono diventati inagibili. In
questi paesi vige la norma di legge tutto è possibile, costruzioni libere! Come anche la
guida spericolata e un po' anarchica, le regole di guida sono facoltative, ma il funerale è
obbligatorio!
Il giorno successivo si percorre la penisola di Ksamil (sempre strade molto tortuose e poco
asfaltate) per giungere a BUTRINTO detta anche BUTRINTI che è una città
archeologica già molto vicina al confine con la Grecia. Infatti proprio davanti al sito c'è una
specie di “Signor Caronte” che su una zattera fa attraversare per pochi spiccioli i greci o gli
albanesi che lavorano proprio sul confine, se però sono i turisti a chiederlo la somma
richiesta per l'attraversamento del fiume Bistrita.... lievita e di molto! In tempi andati il
fiume sfociava nel lago di Butrinto, che è collegato al mare tramite il canale di Vivari, ma
in seguito a lavori di bonifica delle pianure costiere agli inizi degli anni sessanta il corso del
fiume venne deviato e venne creato il canale di Cika. Nell'antichità il luogo archeologico
era conosciuto con il nome di Bouthroton e si trova su una collina vicino al canale di Vivari
abitata dai tempi della preistoria. Butrinto è stata nei secoli una città epirota, una colonia
romana e infine un vescovado.
Dopo la visita al sito archeologico,
arriviamo per la sosta pranzo in
una bellissima area verde al
limitare del posto turistico della
sorgente denominata OCCHIO
BLU. E' una sorgente carsica,
situata alle pendici del monte Mali
i Gjere, che come indica il nome
ha una incredibile colorazione blu.
Ha una portata variabile, e la sua
profondità è ancora sconosciuta
(alcuni sub l'anno esplorata fino a
50 metri ma risulterebbe essere
almeno profonda il doppio) e una
temperatura media di 10 gradi. Per
giungere a questa meraviglia dalle
sue sfumature che dal cuore blu
scuro (simile alla pupilla di un
occhio) si fanno più chiare verso
l'esterno       raggiungendo      una
tonalità     di     acquamarina,     è
necessario       fare    una    breve
passeggiata a piedi di circa due
chilometri, immergendosi in una                          Sorgente Occhio Blu
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natura già di per sé meritevole di una visita. E' un luogo incantevole, sentiero sterrato
circondato da querce, la sorgente è sorvolata per lo stupore dei turisti da una miridiade di
farfalle e libellule dal colore blu elettrico.
La tappa successiva è per visitare GIJROKASTER/ARGIROCASTRO, città dichiarata
Patrimonio dell'Umanità nel 2005, è una delle più antiche città albanesi. Costruita su una
collinetta domina una vallata verdissima e fiorita, il suo nome in greco vuol dire Fortezza
Argentata. Nella città si vedono nettamente l'incontro delle civiltà greche, romana,
bizantina e turca. E' anche considerata il centro della minoranza greca d'Albania e ospita
pure minoranze linguistiche-etnico come i Rom e i Valacchi. Il castello (detto in albanese
KALAIA) domina tutta la città di Argirocastro e la sua posizione aveva molta importanza
strategica lungo la valle del fiume. La cittadella venne edificata intorno al XII secolo, e i
lavori di ristrutturazione furono compiuti da Ali Pasha dopo il 1812. Dopo il 1932, durante il
governo di Re Zog si ampliarono le prigioni che ospitarono numerosi prigionieri politici
durante il regime comunista. Il castello è imponente e possiede ben cinque torri di cui una
ospita la torre dell'orologio, una chiesa e una cisterna. Ospita un museo militare che
espone pezzi di artiglieria catturate al nemico e ricordi della resistenza comunista contro
l'occupazione nazista. Si trova perfino un aereo della United States Air Force – un Lockeed
catturato nel dicembre del 1957, simbolo della resistenza comunista contro le potenze
imperialiste, durante la guerra fredda. Si è poi visitato e curiosato nell'antico bazar del
XVII secolo e ricostruito nel diciannovesimo, dopo un devastante incendio. La città antica
tutta lastricata ospita molte abitazioni preservate come “monumenti culturali”. Sono
costruzioni dell'epoca ottomana in pietra a forma di torre costruite su un basamento ampio
con due piani poggianti su di esso. Il primo piano viene abitualmente usato durante la
stagione fredda e il secondo piano durante il tempo estivo. La città inoltre, ogni quattro
anni, ospita il festival folk nazionale albanese.
Il nostro viaggio prosegue e il giorno seguente ci troviamo a percorrere la suggestiva e
tortuosa arteria per Korce, lungo la strada ci fermiamo al PONTE DI PERATI, tristemente
conosciuto dagli alpini della Julia durante la seconda guerra mondiale contro la Grecia.
Siamo sempre in montagna e, dopo aver superato un ponte metallico costruito dalla ditta
Ansaldo tramite operai italiani, ci troviamo a PERMET e la nostra guida Baskim ci fa
conoscere il famoso – per loro - caseificio Baxho Meshini: è stato presente tramite lo stand
dell'Albania all' EXPO di Milano! Si acquista il loro formaggio stagionato, buonissimo e
saporito, poi i golosi assaggiano un barattolo di noci ancora con il mallo ammolate dentro
una salsa dolciastra e mielosa! Ottima che si fa portare a casa! I turisti sono sempre
curiosi e facili da corrompere.
La strada è sempre un continuo saliscendi, in molti punti senza asfalto, con buche
profonde e bel paesaggio arriviamo a VOSKOPOJA (in italiano MOSCOPOLI) sebbene si
trovasse in un luogo isolato tra le montagne dell'Albania meridionale la città divenne un
centro importante. Le chiese ancora esistenti sono state inserite nell'elenco dei 100 luoghi
più a rischio. Storicamente la principale risorsa economica della cittadina era l'allevamento
del bestiame infatti il nome alternativo di Voskopolis significa città dei pastori, e questa
attività portò alla creazione di lavorazione della lana e di produzione di tappeti, oltre allo
sviluppo di concerie, fabbri per la lavorazione del rame e dell'argento..Qui si costruì la
prima tipografia nei Balcani già nel 1720 e i primi libri in greco furono proprio stampati
qui dal 1760. E' anche nominata “la città delle 28 chiese” In passato infatti possedeva ben
28 chiese adornate con molti affreschi ora solo più sette di queste sopravvivono. Abbiamo
avuto l'opportunità di visitare la chiesa di San Nicola costruita ne 1721 e affrescata
all'interno in ogni pezzo di muro di cui il Pope Marcus ci ha spiegato molto
dettagliatamente gli affreschi di questo complesso denominato Dormizione della Vergine
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Maria detta Theotokos, la cui festa ortodossa si celebra come da noi cattolici il 15 agosto.
Poi la chiesa di San Atanasio ora molto degradata perchè per anni è stata usata come
stalla per le pecore, ma con dipinti di grande valore. E poi? Abbiamo l'occasione di andare
al ristorante Ambassador per una cena a base di grigliata di agnello, verdure miste, pane
imbottito di salsicciotti (cevapcici), e per finire il Raki (grappa) di ginepro! Una curiosità: la
grappa è denominata al femminile quindi rakie, per noi italiani è da ridere! Stanotte
dormiamo su un prato a lato della chiesa di San Nicola, vicino ad una fattoria con galline,
oche che razzolano nel prato insieme a poche pecore e un asino legato ad un albero che al
mattino ci sveglierà ragliando! I campeggi sono altra cosa.
KORCA/KORCE visitiamo la Moschea Mirahori e la parte vecchia della cittadella. La
moschea Iljaz Mirahori è una moschea ottomana che venne costruita nel 1494, da un certo
Iljaz Hoxha conosciuto come Iljaz Bey Mirahori, sulle fondamenta di un precedente edificio
religioso dopo la conquista di Costantinopoli, è dichiarato monumento culturale dell'Albania
già dal 1948. Il minareto è stato ricostruito perchè abbattuto nell'epoca comunista. E' una
moschea ben conservata con molti arredi lignei e un lampadario enorme di legno
intarsiato. La parte vecchia della città ha ancora le tipiche case a due piani in pietra. E
come in ogni città che si rispetti andiamo a curiosare nel mercato di Korca, che è ancora il
vecchio bazar, nelle serate è un luogo dove si compone musica e si canta. In questi ultimi
tempi la notorietà è un po' calata, ma resta sempre un luogo di incontro per gli abitanti
della zona di culture diverse, albanesi, greci e macedoni che qui si ritrovano e comunicano
in pace, senza frontiere e barriere.
Lungo la strada a CERRAVE ci fermiamo alla cantina CACO dove c'è la degustazione del
vino Lunijl rosso e la famosa grappa RAKI Muskat e RAKI Perla. Tutta la compagnia
assaggia, degusta, apprezza e acquista secondo il proprio gusto e....portafoglio.
Si prosegue fino al lago OHRIDSKO a BUCINAS, bellissimo paesaggio e vista magnifica.
La frontiera verso la Macedonia ci obbliga a una lunga coda per il minuzioso controllo e
la compassata imperturbabilità dei doganieri.
OCRIDA /OCRI è situata sul lago di Ocrida che è il più profondo dei Balcani ben 298
metri e con una superficie di 348 mt quadrati. Ha la particolarità di avere ben 54 sorgenti
che si immettono tutte nel lago e circa ogni 70 anni il lago viene ripulito completamente da
questo scambio d' acque. La visita al Monastero di Santo Naum ci fa conoscere un edificio
del 1400 fatto costruire direttamente dal santo che in breve tempo divenne un
taumaturgo conosciuto e rinomato in tutto il circondario. Il pernottamento nei dintorni per
stanotte non è possibile quindi si prosegue fino a STRUGA e domattina si andrà in bus in
città. La città di Ocrida è la più bella della Macedonia sicuramente una delle più
affascinanti della penisola balcanica, dichiarata anch'essa Patrimonio dell'Umanità
dall'Unesco. E' situata sulla riva orientale dell'omonimo lago di Ocrida. La città è
particolare per le sue case bianche con le porte in legno intarsiate, le sue stradine tortuose
e per le opere d'arte. La cattedrale di Santa Sofia eretta intorno al mille ha bellissimi
affreschi del XV secolo, la chiesa di Santa Bogorodica Privlepta del 1259, dalle forme
bizantine, e la chiesa di San Costantino e Santa Elena della metà del secolo XIV, infine
abbiamo visitato la Chiesa di San Kaneo. Al termine di questo lungo giro religioso avevamo
un po' tutti sulla testa già la corona del Santi.
Per arrivare a Skopje la strada attraversa due passi montani PASS LISKA e PASS
MAUROSO e percorrendo l'autostrada ci permette di conoscere che possono transitare
trattori, biciclette, asini, mucche e anche pedoni! Ma noi paghiamo pure il pedaggio.
Finalmente stasera pernottiamo in un campeggio, e la locale trattoria ci consente di cenare
a base di pesce.
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Al mattino in bus, raggiungiamo la città di
                                              TETOVO: la moschea Sarena Djamija, la
                                              Moschea Dipinta, detta anche del Pascià del
                                              1400, si narra che per fissare i suoi affreschi
                                              furono usate 30.000 uova. I decori delle
                                              facciate esterne sono molto caratteristici, ma
                                              è all'interno che si rimane a bocca aperta, i
                                              colori, i motivi, le decorazioni tutto è
                                              veramente stupefacente. Siamo rimasti
                                              veramente entusiasti e non era la prima
                                              moschea che visitavamo. Poi la guida Baskim
                                              ci accompagna in una pasticceria: piena di
                                              ogni dolcezza, solo a guardare la vetrina sale
                                              il colesterolo e la glicemia! Ma non ci
                                              fermiamo e una volta entrati tutti usciamo
                                              con il nostro pacchettino dolce, squisito e
                                              mieloso da portare in camper. Non poteva
                                              mancare la visita all'immancabile bazar (si
                                              vende pure il latte fresco imbottigliato nelle
                                              bottiglie di plastica della Coca-cola, aranciata)
                                              I contadini vendono ogni tipo di mercanzia
                                              utili per i lavori di campagna e poi verdura e
                                              frutta di tutte le qualità. Noi acquistiamo degli
             Monastero di Tetovo              ottimi pomodori a un prezzo irrisorio e
                                              addirittura per contentezza, di aver fatto
affare, il contadino ci regala un sacchetto
di mele!
SKOPJE è il paese natale di Santa
Madre Teresa (all'anagrafe GONXHA –
bocciolo di rosa). La casa dove è nata
non esiste più per il terribile terremoto
del 1969 che ha raso al suolo tutta la
cittadina. Nel luogo, vicino alla sua casa
natale, ove sorgeva la Chiesa del Sacro
Cuore e dove la santa prese il battesimo,
è sorto un Memoriale a lei dedicato,
quindi vediamo la ricostruzione della sua
camera, qualche suppellettile, il sari e la
croce, qualche suo ricordo, tante
fotografie dei suoi incontri con i
personaggi più importanti della terra e la
pergamena del Premio Nobel ricevuto
nel 1979. Visitiamo poi la parte vecchia
della città purtroppo ferma come al
tempo del terremoto, disabitata e molto
distrutta, che ora si sta pian piano
ripopolando da persone che non
vogliono far morire questo quartiere e lo
stanno rimettendo a posto. Il resto della                       Skopje
città è molto bello con fontane, statue, monumenti edificati grazie al contributo dell'Europa
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Unita.
Il confine Macedone Kossovaro è un punto molto complicato per i controlli meticolosi e la
necessità di effettuare l'assicurazione temporanea al momento dell'ingresso nel paese,
poichè non compresa nella nostra carta verde automobilistica, anche qui vediamo che la
lentezza dei funzionari è proverbiale. Ci presentiamo in un locale pieno di fumo e odori
sgradevoli, un personaggio davanti al tastiera del computer sporca della cenere delle
sigarette, che con calma e tranquillità prende nota delle generalità dell'autista e dei
documenti del mezzo, un esempio di efficienza statale!
PRISTINA/PRISTINE è la capitale del KOSOVO, quindi il caos del traffico cittadino
regna sovrano, gli automobilisti sono abbastanza indisciplinati. Pristina è una vivace città
ed è il centro più importante del Kosovo. E' un paese giovane, l'età media è di 25 anni –
quasi 20 in meno rispetto all'Italia – con una storia importante alle spalle e un futuro
incerto. Son passati 20 anni dalla fine di una guerra ma, con la decisione della pulizia
etnica, voluta dall'allora presidente serbo Slobodan Milosevic contro la popolazione locale
albanes, la quale purtroppo, ancora aspetta rispetto e giustizia. Molto è ancora lì a
ricordare: i palazzi in stile “ brutto”, i ricordi vividi nelle menti delle persone. L'esempio più
chiaro è il monumento Newborn innalzato il 17 febbraio del 2017, giorno delle
dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia, dal preciso significato politico.
Visitiamo la cattedrale dedicata a Santa Madre Teresa è bianca, ma fredda sia per gli
interni che per la sua imponenza. E' stata progettata dall'architetto Sterlicchio e la sua
realizzazione è stata possibile grazie alle donazioni dei fedeli e dei devoti di Santa Madre
Teresa di tutto il mondo. La moschea imperiale è anche denominata “moschea ottomana”
fu costruita nel 1461 dal Sultano Mehmet IIFatih. E stata dichiarata monumento alla
cultura nel 1990. Ci fermiamo a mangiare pranzo in un locale del centro città: piatto di
petto di pollo alla griglia, piatto di grosse polpette, due insalate miste con feta e abbiamo
pagato 5 €! Una curiosità sia il Kosovo che la Macedonia usano l'Euro senza essere
nell'Europa unita, anche questo è un segnale di distacco dalla Serbia.
                                                  PRITZEN parcheggiamo i camper nel piazzale
                                                  dei bus con il modico pagamento di sosta e
                                                  andiamo in giro per la città. Il centro storico è
                                                  carino e grazioso, la piazza principale
                                                  Shadervan tutta pavimentata a ciottoli.
                                                  Visitiamo la moschea Sinapasha molto decorata
                                                  internamente, il ponte di pietra a schiena
                                                  d'asino, architettura ottomana e bizantina. Un
                                                  particolare ci attira l'attenzione: gli alberi della
                                                  cittadina sono ricoperti da centrini fatti
                                                  all'uncinetto, ci spiegano che è una iniziativa
                                                  delle signore del posto per una idea ecologica
                                                  piano piano, centrino dopo centrino li stanno
                                                  rivestendo tutti! Al ritorno, ci dicono che il
                                                  parcheggio è vicino, e dopo ben 4 km a piedi
                                                  arriviamo dai nostri mezzi, molto stanchi.
                                                  Dal campeggio partiamo di buon mattino per
                                                  arrivare a GJOKOVA per il rifornimento gasolio,
                                                  e poi KRUSA alla cantina Stone Castle, la più
                                                  grande d' Europa. Il proprietario è Rrustem
                                                  Gecaj. amico di Trump e vive in America. Per
                                                  generazioni hanno vinificato in famiglia poi nel
1953 hanno iniziato il viaggio nel commercio per quello che è conosciuto come il miglior
vino del Kosovo. La loro varietà di vini ha una capacità produttiva di 13 milioni di bottiglie
l'anno, vendendo il vino in Europa, in America e Africa. Il vino della cantina più famoso è il
“Varnac” prodotto da un vitigno autoctono.
MONASTERO MAN VISOKI DECANI è un monastero sorvegliato dalle Nazioni Unite e
dal KFOR per problemi di sicurezza e rimane ancora oggi esposto a vari generi di pressioni,
minacce e ostilità, nonostante i monaci abbiamo avuto un ruolo umanitario durante la
guerra salvando moltissime vite di albanesi in Kosovo. Fa parte dei Patrimoni dell'Umanità
dell'UNESCO dal 2004. All'ingresso ci viene richiesto di consegnare i nostri passaporti che
vengono registrati e riconsegnati alla nostra uscita. E' un grande monastero della chiesa
Ortodossa Serba in Kosovo, ed è la più grande chiesa medioevale dei Balcani che contiene
il più grande affresco bizantino conservato fino ad oggi. Il Padre Peter ci spiega con
precisione e dovizia di particolari i bellissimi affreschi contenuti in questo monastero.
PEJA/PEC La visita al monastero patriarcale di Pec, del XII secolo, internamente
dipinto, dove vi è narrata la storia della Vergine Maria, in modo molto dettagliato. Il
complesso di chiese è sede spirituale ed è il mausoleo degli arcivescovi e dei patriarchi
serbi. E' stato inserito nell'elenco dei patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO come estensione
del monastero di Decani, quindi sorvegliato dai militari delle Nazioni Unite che ci chiedono
il deposito dei documenti, e ci verranno restituiti all'uscita.
La sosta notturna è davanti all'ospedale di Pec, nel parcheggio con video sorveglianza,
sempre dietro un piccolo contributo. Al mattino ci sveglia il canto salmodico del muezzin
(alle cinque!) e poi a un'ora più consona le campane di un edificio religioso, è Pasqua!
Oggi lasciamo il Kosovo per raggiungere il Montenegro, la strada con tornanti e salite
del 9% e dell' 11% perchè la dogana è a 1150 mt. Gentili e cordiali i doganieri ci mettono
l'ennesimo timbro sul passaporto e continuiamo a salire su per le montagne fino al passo
di MOKRA GORA a quota 1680 mt. La frontiera kossovara è stata veloce nelle adempienze
doganali, ma quella montenegrina ci fa aspettare 50 minuti. Prima di noi c'è un camion
vuoto scoperchiato ma i doganieri lo vivisezionano con controlli dei documenti, rulli con
specchi che passano sotto il telaio, funzionari che salgono e scendono dalla cabina del
mezzo, scavalcano le sponde e verificano il pianale, l'autista del camion che entra e esce
dallo sgabuzzino della dogana, e poi finalmente lo lasciano passare e proseguire! A noi
chiedono se abbiamo wisky e tabacco alla nostra risposta negativa ci lasciano andare
tranquillamente (effettivamente sul camper non abbiamo né tabacco nè wisky abbiamo
solo vino e grappa!)
E' il giorno di Pasqua e per pranzo si decide di fermarci in un posto tranquillo. Il capo
guida trova un piazzale ghiaioso confacente al nostro caso. Viene interpellato il padrone
della casa lì vicina, che ci concede due ore di sosta gratis!
Arrivati a DURDEVICA TARA abbiamo la visione del CANYON TARA. E' il canyon più
lungo dello stato balcanico e dell'Europa, secondo solo al Grand Canyon e fa parte del
Parco Nazionale di Durmitor. Il fiume Tara attraversa l'omonima gola molto profonda, il
paesaggio è veramente speciale.
Arriviamo al centro accoglienza del Parco Nazionale di Durmitor a quota 1499, l'aria
frizzante e la neve sulle montagne vicine fa scendere di molto la temperatura. Stasera
avendo il locale predisposto, faremo la cena tutti insieme: abbiamo una coppia di veneti
che si son dati disponibili e ci hanno proposto risotto con salsiccia e trevigiana, nessuno
della compagnia ha dato forfait o diniego.
Al mattino ci svegliamo un po' infreddoliti, c'è la neve nel campeggio! Fuori è zero gradi, la
stufa del camper viene accesa con molta velocità, poi si decide per la passeggiata fino al
CRNO JEZERO (Lago Nero) ci vorranno ben sei chilometri a piedi per arrivare.

                                   Lago Nero – Crno Jezero
 Il lago è veramente bello dai colori blu/verdi con le montagne innevate che si riflettono
dentro e tutto intorno il verde degli alberi. Il ritorno è confortato dal conoscere che oggi
non si farà pranzo in camper, la coppia di cuochi di ieri sera, si è data disponibile per la
pasta all'amatriciana e nessuno ha contestato l'iniziativa!
Il mattino seguente abbiamo già quasi caldo fuori ci sono ben 4 gradi. Si lascia il
campeggio montanaro e poi di nuovo in strada tortuosa, poco asfaltata e disastrata in
molti punti, la neve ai lati della strada: gli autisti son di nuovo molto impegnati nelle
manovre. Arriviamo al confine tra il Montenegro e la Bosnia, controlli a volontà, su
qualche mezzo i funzionari controllano sul camper addirittura negli armadi e nel bagno,
hanno timore che qualche straniero si sia nascosto! Purtroppo la situazione politica non è
ancora tranquilla e le ruggini degli anni della guerra non ancora risolte. Il campeggio
“Camping Sarajevo” a Illidza, nelle vicinanze di SARAJEVO, ci riserva il saluto di
benvenuto con un bicchierino di grappa (a metà pomeriggio!) e succo di mele casalingo
veramente buono. Purtroppo già oggi, arrivando verso la città di Sarajevo, abbiamo visto
le reminiscenze della guerra con case distrutte dai bombardamenti, ferite ancora molto
visibili. Un comodo bus ci consente di arrivare agevolmente in città e si visitano bazar,
moschee, vie piene di negozietti di souvenir, piccoli venditori sui tavolini hanno in bella
mostra i proiettili delle varie armi usate in guerra, che son diventate penne a biro,
poggiacarte, matite, insomma souvenirs, anche questo porta denaro a chi ha subito la
battaglia in casa. La Biblioteca Nazionale ed Universitaria dove sono stati bruciati molti libri
e volumi antichi. La facciata della Biblioteca è stata rimessa a nuovo ed è tornata al suo
antico splendore, ma la targa che è stata apposta sulla facciata ricorda questo scempio e
purtroppo è molto esplicita:“Qui i criminali serbi, nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992
diedero fuoco alla Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia Erzegovina. Più di due
                                                      milioni di libri, periodici e documenti sono
                                                      scomparsi tra le fiamme Non dimenticare.
                                                      Ricorda e stai in guardia”. Il centro storico
                                                      ottomano e la parte ottocentesca di
                                                      impronta austriaca, a parte alcuni singoli
                                                      edifici che sono stati completamente
                                                      rimessi a nuovo. I segni più evidenti si
                                                      possono ancora trovare nella città nuova
                                                      NOVO SARAJEVO dove molti edifici sono
                                                      ancora distrutti e vicino si possono trovare
                                                      nuovi cantieri per la ricostruzione. La
                                                      ricostruzione infatti è iniziata subito dopo
                                                      la fine del conflitto nel 1996, ma rimane
                                                      ancora tanto da fare purtroppo. La piazza
                                                      Sebilj circondata da molti locali pubblici
                                                      con una bella fontana, la piazza di
                                                      Bascarsija      nel    quartiere   turco,   è
                                                      completata dalla presenza della moschea
                                                      Havadze Durak Dzmija però conosciuta
                                                      come moschea Bascarsija è circondata da
                                                      un giardino con alti alberi e le suo cupole
                                                      e il relativo minareto svettano sul
                                                      quartiere di basse costruzioni. E'
circondato da un grande muro di pietra intervallato da aperture e dalla tradizionale fontana
che si trova sempre all'interno delle moschee. Un'altra moschea visitata è la moschea
Muslihudin del 1500 che è la più antica insieme al Duomo di Sarajevo. L'interno è dipinto
con disegni geometrici e il minareto svetta alto sulla costruzione. Purtroppo i numerosi
negozi intorno del XIX secolo, ma dopo la guerra molti non sono più stati riaperti,
nonostante la ricostruzione del complesso sia iniziata già nel 2000.
Ultima tappa ZAGABRIA/ZAGREB. Ci avviciniamo al termine del viaggio avventura. Con
molta facilità, nonostante il serpentone di camper, ben 10, usciamo dalla città e prendiamo
direzione autostrada verso Zagabria. I chilometri da macinare oggi sono molti circa 400, e
le strade, il traffico, i lavori in corso ci portano a rallentare notevolmente il nostro passo di
marcia. Ma verso sera siamo arrivati al campeggio “Plitvice” ancora chiuso per la stagione
invernale, ma gentilmente il proprietario, oltre allo spazio per i camper con carico scarico
un po' “al fai da te”, ci mette a disposizione due camere di albergo per l' uso delle docce.
Al mattino una stradina sterrata,a lato della tangenziale per Zagabria, ci fa arrivare ad un
gabbiotto dove è indicato “BUS” proseguiamo e troviamo la pensilina. Ottimo, con un
cambio bus/tram arriviamo in città che ci stupisce piacevolmente. Ci accolgono, davanti
alla stazione, i giardini fioriti della piazza Nikola Zrinski il cui centro è occupato da un prato
sul quale spiccano i platani portati da Trieste e dai busti di personaggi famosi, poi fontane,
un padiglione per la musica e la particolare colonna meteorologica. Zagabria si divide in
Città Alta (denominata Gornji Grad) e Città Bassa (detta Donji Grad) Decidiamo di
acquistare il tiket e usare il comodo bus turistico per vedere nel complesso il tutto. Il giro
complessivo di un'ora abbondante ci consente di vedere l'insieme dei monumenti e delle
particolarità della città, spiegate molto bene dalla guida in ottimo italiano e molto in
dettaglio. Visitiamo la Cattedrale: è una chiesa cattolica dedicata all'Assunzione di Maria.
La cattedrale custodisce un importante corredo di oggetti religiosi risalenti dal XI al XIX
secolo. Arriviamo al mercato Dolac a ricoprire tutte le bancarelle vediamo un tappeto di
ombrelloni rossi a strisce bianche. A lato della piazza c'è una statua che riproduce volto e
fattezze di una “kumiza” in costume con la gerla trasportata in equilibrio sul capo, è un bel
contributo al valore di queste contadine che fanno parte della tradizione popolare del
paese. E' il simbolo del variopinto mercato ortofrutticolo di Dolac: le kumize sono le
anziane donne contadine. Ogni giorno dell'anno – il mercato è giornaliero – queste donne
arrivano in auto, ma anche in treno e in bus, con le ceste cariche di prodotti di stagione
coltivati e raccolti nei loro orti: pomodori, asparagi, erbette, carote, mazzetti di porri,
sedani, poi ogni tipo di frutta che la stagione prevede. E' diviso in tre livelli i fiori recisi e
piante aromatiche occupano lo spazio della piazzetta più alta, frutta e verdura qualche
gradino più sotto che è la vera area mercatale, ai lati della piazza si trovano le bancarelle
dell'artigianato: utensili di legno, oggetti di vimini, ma anche tessuti e tovaglie dalle
decorazioni sgargianti, alcune signore venditrici indossano ancora i vestiti tradizionali.
Dentro un edificio a lato della piazza c'è il mercato del pesce, di ogni varietà e misura,
paiono verniciati tanto sono splendenti e freschi. Ci ha veramente stupito la visita di
questo mercato per il sapore antico e autentico della gente del posto.
E poi, la frontiera della Croazia, poi la Slovenia con al confine un bel temporale con la
grandinata, Trieste con i saluti e gli abbracci e gli arrivederci, ma noi … ci aspettano a
Mestre!
Stasera rimpatriata a casa di Giorgio e della Luciana con la sorpresa della Paola e Furio
tutti invitati a cena: sempre gradito lo stare insieme in amicizia! E inutile accennarlo “tutto
sempre ottima cucina di Luciana”

Firmato:
Scoiattolo servizievole (che ha scritto il resoconto del viaggio)
Orso pensieroso (che si è macinato alla guida 5000 Km.)
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