METODICA DI LAVORO - DIAMAGNETOTERAPIA L'importanza di un approccio terapeutico evolutivo

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METODICA DI LAVORO - DIAMAGNETOTERAPIA L'importanza di un approccio terapeutico evolutivo
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

METODICA DI LAVORO

              DIAMAGNETOTERAPIA

L’importanza di un approccio terapeutico evolutivo:

 -   nel dolore acuto
 -   nel dolore cronico
 -   nei processi infiammatori acuti
 -   nei processi infiammatori cronici

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                                    INDICE

       PREMESSA

   1. MECCANISMI DI AZIONE ...................................................................pg.5

   2. OBIETTIVI DELLA TERAPIA DIAMAGNETICA .....................................pg.6

   3. CONTROINDICAZIONI .......................................................................pg.7

   4. DIAMAGNETIC COMPLEX CREAM ...................................................pg.8

   5. PREPARAZIONE DEL PAZIENTE – Domande Frequenti ....................pg.9

   6. FUNZIONI OPERATIVE del DISPLAY .................................................pg.10

   7. APPROCCIO BASE ALLA METODICA ................................................pg.16

   8. EFFETTO DIAMAGNETICO: DRENAGGIO LINFATICO.......................pg.18

   9. BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA .....................................................pg.22

   10. PAIN CONTROL MODELLI APPLICATIVI ………….............................pg.28

   11. COME LEGGERE LE VARIAZIONI DI IMPEDENZA............................pg.42

   12. IMPIANTO MOLECOLARE...............................................................pg.47

   13. TECNICA IN FASE DINAMICA E STATICA .......................................pg.49

   14. LINEE GUIDA OPERATIVE ……………………………………………….………..pg.50

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PREMESSA

La riabilitazione nelle fasi post traumatiche o anche post operatorie resta un problema
costantemente aperto e con necessità di evoluzione. Il pubblico più esposto alle necessità riabilitative
sono molte con particolare attenzione agli anziani, i disabili, ma anche i giovani sportivi. La necessità
maggiore diventa l’utilizzo di tecnologie innovative e mirate ad interventi esclusivi sulle patologie
adeguandosi alle variazioni che esse possono assumere durante la fase traumatica e post traumatica.

La Diamagnetoterapia effettuata esclusivamente con CTU Mega 18, ha una capacità di interazione
diretta con i principali meccanismi biologici corporei per una efficacia terapeutica ed efficienza
metodologica molto superiore alle tecnologie fisiche convenzionali.

La DIAMAGNETOTERAPIA® È una Terapia non invasiva e totalmente indolore È una Terapia evolutiva
adattabile alle complessità della patologia stessa È una tecnica di intervento applicabile nel post
trauma o nelle fasi post chirurgiche È una tecnica che permette di intervenire sulla cute lesa (piaghe
da decubito, piede diabetico, ferite da post intervento) senza necessità di contatto diretto con la cute
È una tecnica che permette di intervenire in caso di immobilizzazione prolungata (direttamente su
bendaggi, tutori, gesso), in presenza di mezzi di sintesi senza necessità di contatto diretto con la cute
È una tecnica che permette di impiantare farmaci senza l’utilizzo di aghi o corrente elettrica con
enorme vantaggio per il paziente in termini di confort e ripetibilità dell’intervento.

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        1. MECCANISMI DI AZIONE ed EFFETTI PRIMARI

    Effetto diamagnetico

    Sulla Matrice Extracellulare :                      Nell’Intracellulare:

-      Drenaggio linfatico con conseguente                    -   Stimolazione     del      sistema   immunitario
       disintossicazione dei tessuti                              incrementando la capacità del sistema di difesa
-      Trasporto di nutrienti e metaboliti per                -   Azione defibrosante
       stimolare il metabolismo intra ed                      -   Ossigenazione e rigenerazione dei tessuti
       extracellulare                                         -   Stimolazione della produzione di ATP
-      Alcalinizzazione con conseguente ripristino            -   Riduzione dei radicali liberi
       del terreno fisiologico                                -   Riduzione del dolore e delle infiammazioni
-      Riduzione delle infiammazioni

    Biostimolazione endogena selettiva
                                                            I tessuti cellulari producono e sono reattivi ai segnali
    Tessuto vasale – muscolatura liscia                     elettrici con bande di frequenze ampie e specifiche. La
    Muscolatura scheletrica                                 variazione di gradiente di campo magnetico possibile
    Tessuto nervoso a conduzione lenta                      con la CTU Mega 18 e la particolare conformazione
    Tessuto nervoso a conduzione veloce                     dell’onda emessa permettono di generare un segnale
    Tessuto osseo – cartilagineo                            elettrico della complessità di banda affine ai diversi
    Tessuto articolare – legamentoso – tendineo
                                                            tessuti che tende a normalizzare le loro funzioni
    Tessuto cutaneo
                                                            elettriche permettendo un processo di guarigione
                                                            significativo e qualitativamente importante.

     Impianto molecolare
                                                                       Pain control - Manuale

     I farmaci che possono essere veicolati sono tutti                 Intervento selettivo sul dolore Acuto e sul
     quelli che presentano principi attivi con proprietà               dolore Cronico
     diamagnetica o principi attivi disciolti in acqua (o
     gel) che funge da vettore per il trasporto delle
     molecole negli strati di tessuto

     La parametrizzazione è effettuata sulla base della
     profondità di impianto, dimensione molecolare e
     velocità di trasferimento.

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   2. OBIETTIVI DELLA TERAPIA DIAMAGNETICA

      a. Controllare il dolore Acuto e il dolore Cronico;

      b. Ridurre edema e infiammazione già in fase acuta, immediatamente post trauma e post
           operatorio;

      c. Indurre e stimolare la riparazione di tessuti osteoarticolari- cartilaginei/ tendineo - legamentosi
           anche in fase cronica e /o degenerativa;

      d. Accelerare i processi riparativi dei tessuti muscolari e vasali in fase acuta e/o cronica;

      e. Eseguire terapia farmacologia nei pazienti i cui l’infiltrazione o l’elettroveicolazione
           rappresentano un limite applicativo e funzionale;

      f.   Agevolare i processi riparativi anche in fase di immobilizzazione o in presenza di mezzi di sintesi;

      g. Stimolare il tessuto nervoso intervenendo in modo selettivo sui meccanismi elettrici indotti.

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   3. CONTROINDICAZIONI

      Alcune avvertenze di base:

                                                NON USARE IN CASO DI

      -   donne in gravidanza;
      -   soggetti con tubercolosi;
      -   soggetti con diabete giovanile;
      -   malattie virali (in fase acuta);
      -   soggetti con cardiopatie gravi;
      -   soggetti affetti da tumori in atto;
      -   soggetti con aritmie gravi o portatori di pacemaker;
      -   portatori di protesi ferromagnetiche non RM compatibili (se presenti sull’area dove deve essere
          eseguita la terapia);
      -   soggetti con infezioni acute, epilettici (salvo diverse prescrizioni mediche).

          La maggior parte delle controindicazioni sono indicate in via cautelativa per la tutela a rischi
          potenziali.

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   4. DIAMAGNETIC COMPLEX CREAM

      -   Il campo magnetico non necessita di mezzi per la trasmissione energetica;

      -   La Diamagnetic Complex Cream viene utilizzata per il trasferimento del segnale elettrico
          durante il processo di lettura delle variazioni di impedenza tessutale;

      -   Il prodotto fornito è un dispositivo medico di Classe I non invasivo;

      -   Non deve essere sostituito con un prodotto similare;

      -   Risponde a requisiti di conducibilità elettrica;

      -   Non si elettrolizza anche a forti densità di corrente;

      -   Presenta Valori di pH compatibili con le caratteristiche tecniche e di materiale degli elettrodi
          usati;

      -   Garantisce un lento assorbimento;

      -   Ha un controllato valore di viscosità cinematica e dinamica;

      -   La viscosità ed integrità strutturale della crema si mantiene fino a temperature puntuali molto
          superiori a 40°C.

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    5. PREPARAZIONE DEL PAZIENTE – Domande Frequenti

È necessario rimuovere ogni oggetto metallico al paziente e all’operatore per eseguire e subire il
trattamento?

  No. Vanno eventualmente rimossi oggetti metallici al paziente per motivi igienici

È necessaria una preparazione della cute specifica del paziente per eseguire l’impianto molecolare?

  È consigliato che la cute sia pulita ma non vi è necessità di specifici trattamenti

Come si procedere se non si conosce la natura ferromagnetica o meno di una protesi impiantata in
un’area dove deve essere eseguita la terapia?

  Deve essere eseguita una semplice proceduta che prevede, con macchina avviata secondo il protocollo
impostato, un lento avvicinamento alla zona ove presente la protesi metallica che verificare un eventuale
stato di inadeguatezza. Tale stato si riconosce perché viene avvertito dal paziente una sorta di formicolio
esattamente nel punto in cui è presente la protesi. Se dovesse verificarsi questo evento bisogna mantenersi
ad una distanza di circa 15 cm rispetto alla posizione della protesi.

E’ possibile eseguire il trattamento di Pompa Diamagnetica su bambini?

Non vi sono controindicazioni all’utilizzo della terapia diamagnetica si bambini

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   6. FUNZIONI OPERATIVE a DISPLAY

                                 ❶       ❷       ❸

                           ❹

           ❶                 ❷                 ❸                         ❹

  Trasferimento          Effetto         Biostimolazione        Controllo del dolore in
  di principi attivi     diamagnetico    endogena / controllo   fase cronica
                                         del dolore

                                                                                    9
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Effetto diamagnetico

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                                                                                                            Energia

                                                   prevenzione    processi     processi     processi
                                                  mantenimento infiammatori infiammatori infiammatori
                                                                   cronici    sub-acuti       acuti

                                                                                                               Frequenza di
                                                                                                                ripetizione

                                                                      edema       edema     edema post-
                                                                    organizzato   molle    traumatico in
                                                                                             fase acuta

                                                                      Indica un valore percentuale
                                                                      della movimentazione liquidi nel
   Obiettivi prevalenti:                                              comparto extracellulare durante
                                                                      il trattamento.
   - Drenaggio
                                                                      Può assumere rilevanza nel caso
   -Azione anti-infiammatoria                                         di trattamento di edemi
                                                                      bilaterali.

Nota:

quando viene eseguito un trattamento di linfodrenaggio in presenza di linfedema o trauma molto
esteso è utile controllare i parametri di Intra ed extra cellulare secondo questa procedura:

nella zona distale rispetto alle stazioni linfonodali e per agire sui capillari: Intra 100% extra 60%

nella zona prossimale alle stazioni linfonodali e nell’interazione su vasi di calibro maggiore:

Intra 80% extra 100 %

                                                                                                                    10
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Bio - stimolazione endogena

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                                                                                                           Campo/Intensità di
                                                                                                             stimolazione

                                                mantenimento       Cronico     Sub-acuto     Acuto

                                                       M.Scheletrica         F. Nervose    Ossa              Tendini
                                                                             mieliniche Cartilagini         Legamenti
                                                                   F. Nervose           Condizioni         Articolazioni
                                             M. Vasale                                  fibrotiche
                                                                  A-mieliniche
                                             M. Viscerale
                                                                                                      Cute            CONTROLLO
                                                                                                     Ferite           DEL DOLORE
                                                                                                 Ispessimenti           IN FASE
                                                                                                    tissutali        ACUTA E SUB-
                                                                                                                        ACUTA

    Obiettivi prevalenti:

    -Recupero funzionale e strutturale dei tessuti
    impegnati nel danno

    -Stimolazione e accelerazione del processo di
    guarigione

                                                                             NOTA:
                                                                              è consigliato ‘utilizzo dell’elettrodo a tronco
                                                                             di cono per posizionarlo in modo più
                                                                             specifico sui punti dove si vuole ottenere il
                                                                             maggior controllo del dolore

                                                                                                                           11
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Impianto molecolare

                                                                              Profondità

                                                                      Dimensione molecolare

                                                                      Velocità di trasferimento

  Obiettivo prevalente:

  -Permettere il trasferimento di molecole di
  principi attivi senza utilizzo di aghi o corrente        Questa barra indica la % di trasferimento di
  elettrica                                                principio attivo avvenuto sulla base della
                                                           parametrizzazione di profondità/ dimensione
                                                           molecolare/frequenza

                                                           Premendo il tasto RESET la barra si svuota ed è
                                                           possibile eseguire un nuovo tasferimento
Nota:

   1. Prima di eseguire il protocollo di impianto molecolare è suggerito fare alcuni minuti di
      spostamento liquidi (intra 80% - extra 80%) con radiofrequenza capacitiva, se la cute si
      presenta integra.
   2. La profondità è selezionata sulla base del tratto anatomico e del danno
   3. Per la dimensione molecolare consultare la lista proposta nelle pagine successive
   4. La frequenza di ripetizione è dipendete dall’area in cui si intende eseguire il trattamento.
      Per aree piccole e concentrate è suggerito utilizzare la frequenza massima. Per aree medio
      grandi ove si intende distribuire il principio attivo è utile parametrizzare una frequenza 3/4
   5. Per il trasferimento in aree piccolissime, puntiformi è suggerito utilizzare il puntale a tronco
      di cono. Per le aree estese è possibile utilizzare indistintamente qualsiasi elettrodo si
      ritenga utile.

                                                                                                             12
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Manuale

                            Energia trasferita

                             Gradiente di campo

    Obiettivo prevalente:

    -Dolore cronico

                                                  13
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Regolazione dei parametri di RF

                                                    Selezione piastra neutra singola o doppia

                                                                            Metodica a doppia placca di ritorno per
                                                                            ottenere:

                                                                                 •      Bilanciamento energetico

                                                                            Con bilanciamento energetico si intende una
                                                                            erogazione simmetrica delle radiofrequenze,

                                                                                 •      Espansione        dell’area        di
                                                                                        energizzazione

                                                                            L’espansione dell’area da energizzare
                                                                            consente di monitorare in modo efficiente
                                                                            grandi aree del corpo.

                                                                                 •      Uniformità di erogazione

                                                       Regolazione della frequenza

                                                                                     LF= bassa frequenza maggiore profondità

                                                                                     HF= alta frequenza più superficiale

  Obiettivo prevalente:                                 Regolazione della potenza

  -Lettura delle variazioni di impedenza e
  valutazione della reattività tessutale

                                                        Registrazione delle variazioni di impedenza

Nota

IL SEGNALE A RADIOFREQUENZA VIENE UTILIZZATO PER IL MONITORARE LA REATTIVITA’ TESSUTALE IN
TEMPO REALE PER TUTTA LA DURATA DEL TRATTAMENTO

Diventa uno strumento fondamentale sia in fase acuta che in fase cronica

Fondamentale nella gestione del dolore

Va utilizzato solo su cute integra

Il segnale a RF oltre alla funzione di feedback può essere unito alle fasi di Effetto Diamagnetico e
Stimolazione endogena per generare l’effetto « push & pull»; Per rendere più funzionale il processo di
drenaggio linfatico; Quando è necessario vascolarizzare e reidratare i tessuti prima della fase di
stimolazione endogena per migliorare la mobilità articolare; Per aumentare l’effetto antalgico 14         ed
antinfiammatorio nei tessuti con lesioni ed in fase acuta; Per migliorare la permeabilità cutanea prima della
fase di impianto molecolare
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

   7. APPROCCIO BASE ALLA METODICA

FASE ACUTA
                                         NOTE alla fase A:

                                              -     EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                    dinamiche (non solo direttamente sul punto in cui è presente il danno
                                                    ma anche nelle aree circostanti), lente e prevalentemente lineari
                                                    seguendo linee linfatiche e punti di scarico linfonodali.

                                              -     BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è eseguito
                                                    prevalentemente sull’area in cui è presente il danno in modalità
                                                    statica o dinamica, selezionando il tessuto danneggiato

                                              -     PAIN CONTROL: trattamento eseguito sui punti di residuo dolore in
                                                    modalità statica .

                                         NOTE alla fase B:

                                              -     BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è eseguito in modalità
                                                    dinamica sull’area in cui è presente il danno , selezionando il tessuto
                                                    danneggiato primario ed eventualmente quelli secondari

                                              -     EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                    dinamiche sull’area danneggiata e nelle zone limitrofe, lente e
                                                    prevalentemente lineari seguendo linee linfatiche e punti di scarico
                                                    linfonodali.

                                              -     PAIN CONTROL: trattamento eseguito sui punti di residuo dolore in
                                                    modalità statica .

                                                                                                                  15
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

FASE SUB ACUTA
                                         NOTE alla fase A:

                                            -       EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                    dinamiche (non solo direttamente sul punto in cui è presente il danno
                                                    ma anche nelle aree circostanti), lente e prevalentemente lineari
                                                    seguendo linee linfatiche e punti di scarico linfonodali.

                                            -       PAIN CONTROL: trattamento eseguito sui punti di maggior dolore in
                                                    modalità statica .

                                            -       BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è                     eseguito
                                                    prevalentemente sull’area in cui è presente il danno in modalità statica
                                                    o dinamica, selezionando il tessuto danneggiato prevalentemente

                                         NOTE alla fase B:

                                            -       PAIN CONTROL: trattamento eseguito sui punti di maggior dolore in
                                                    modalità statica .

                                            -       BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è eseguito in modalità
                                                    dinamica sull’area in cui è presente il danno , selezionando il tessuto
                                                    danneggiato primario e quelli secondari

                                            -       EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                    dinamiche sull’area danneggiata e nelle zone limitrofe, lente e
                                                    prevalentemente lineari seguendo linee linfatiche e punti di scarico
                                                    linfonodali.

FASE CRONICA

                                           NOTE alla fase A:

                                                -     PAIN CONTROL: trattamento eseguito sui punti di maggior dolore in
                                                      modalità dinamica .

                                                -     BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è eseguito
                                                      prevalentemente sull’area in cui è presente il danno in modalità statica
                                                      o dinamica, selezionando il tessuto danneggiato prevalentemente

                                                -     EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                      dinamiche (non solo direttamente sul punto in cui è presente il danno
                                                      ma anche nelle aree circostanti), lente e prevalentemente lineari
                                                      seguendo linee linfatiche e punti di scarico linfonodali.

                                           NOTE alla fase B:

                                                -     EFFETTO DIAMAGNETICO: il trattamento è eseguito con manovre
                                                      dinamiche sull’area danneggiata e nelle zone limitrofe, lente e
                                                      prevalentemente lineari seguendo linee linfatiche e punti di scarico
                                                      linfonodali.

                                                -     PAIN CONTROL/MANUALE: trattamento eseguito sui punti di maggior
                                                      dolore in modalità dinamica .

                                                -     BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA: il trattamento è eseguito in modalità
                                                      dinamica sull’area in cui è presente il danno selezionando il tessuto
                                                      danneggiato primario e quelli secondari

                                                                                                                     16
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

   8. EFFETTO DIAMAGNETICO: DRENAGGIO LINFATICO
      - Approfondimento -

 L’acqua è il costituente principale dell’organismo; il contenuto
 in acqua del corpo umano corrisponde al 60-65 % del peso
 corporeo nell’uomo e al 55-60% nella donna. La quantità di
 acqua totale tende a diminuire con l’età; nel bambino e
 nell’adolescente, infatti, l’acqua totale costituisce una quota
 maggiore.

 L’acqua totale è distribuita in due compartimenti:

     -   Intracellulare
     -   Extracellulare intravasale
                        extravasale/interstiziale

 Il volume di questi compartimenti è determinato in gran parte
 dalla pressione osmotica dei suoi soluti. In condizioni normali il
 volume dei diversi compartimenti è mantenuto entro ben
 determinati valori, anche se c’è uno scambio costante, dalla
 pressione osmotica dei vari soluti (proteine plasmatiche, Na+,
 K+). Le membrane biologiche, infatti, si comportano come delle
 membrane semipermeabili.

 Lo scambio di liquido tra plasma sanguigno e liquido interstiziale
 è regolato dalla legge di Starling.

 Legge di Starling: la quantità di liquido che filtra all’esterno
 all’estremità arteriolare dei capillari equivale all’incirca alla
 quantità di liquido che viene riassorbita all’estremità venulare.

 Secondo l’ipotesi di Starling, infatti, il bilancio normale dei liquidi
 è mantenuto da due gruppi opposti di forze:

 1) Quelle che causano USCITA di liquido dal letto vascolare:

    a.   pressione idrostatica intravasale

    b.   pressione osmotica del liquido interstiziale

 2) Quelle che causano ENTRATA di liquido nel letto vascolare:

     a. pressione osmotica           delle    proteine    plasmatiche
        (pressione oncotica)

 Questo è vero per circa il 90% del liquido. Il restante 10% viene
 drenato dai vasi linfatici per poi tornare nel circolo sanguigno.
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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

 Quando la pressione idrostatica non è più bilanciata dalla
 pressione colloido-osmotica si verifica un'ostruzione linfatica,
 aumenta la permeabilità vascolare e si verifica un accumulo
 di liquido negli interstizi che, se non risolto, provoca edema
 (dal greco οίδημα, gonfiore) .

 Gli edemi costituiscono una delle complicazioni più comuni
 dei traumi, specie quando questi abbiano interessato o
 direttamente o per vicinanza un distretto articolare.
 Insorgono sia primitivamente ed indipendentemente
 dall'eventuale trattamento, alle volte già poche ore dopo il
 trauma, sia in un secondo tempo dopo la rimozione
 dell'eventuale apparecchio di immobilizzazione e sono
 sempre caratterizzati da una scarsa tendenza alla risoluzione
 spontanea.

 Dal punto di vista clinico gli edemi post-traumatici investono
 gli arti specie nei segmenti distali e nelle parti declivi, dorso
 della mano e del piede, spazi retro e sottomalleolari

   Il primo stadio dell’edema è quello che segue a breve distanza la tumefazione iperemica indotta dal trauma.

   Il passaggio dal tumore post-traumatico allo stato di edema è per lo più graduale: la consistenza dei tessuti
   diminuisce, la cute diviene pallida, fredda, lucida, talora subcianotica; il normale profilo dell'arto è mutato, le
   salienze ossee sono ridotte o scomparse, l'aumento dei diametri segmentari dell'arto può essere anche
   notevole; siamo cioè in presenza del cosiddetto edema molle, ove il dito che palpa lascia la classica impronta
   a scodella.

   Dopo 30-40 giorni ( secondo stadio) l'aspetto clinico della regione edematosa è già differente: la cute appare
   sempre lucida, ma più biancastra, fredda, di consistenza lardacea al taglio. La compromissione dei tessuti
   paraostali è causa di ipersensibilità dolorosa alla pressione, in particolar modo là ove è minore lo spessore dei
   tessuti molli interposti fra scheletro e cute (malleoli, cresta tibiale, dita, epifisi distale del radio dell'ulna). A
   tale sintomatologia dolorosa concorrono di solito anche turbe della calcificazione scheletrica (alisteresi
   diffusa, atrofia lacunare epi-metafisaria) che con la stasi circolatoria hanno stretti rapporti di interdipendenza
   reciproca.

   Il terzo stadio è caratterizzato, infine, da una consistenza duro-elastica dei tessuti edematosi: cute e
   sottocutaneo appaiono infiltrati, sclerotici, non più sollevabili in pliche, scarsamente scorrevoli sui piani
   sottostanti. L'arto è uniformemente ingrossato, pallido, poco dolente

   ma funzionalmente deficitario per una diminuzione anche notevole della forza muscolare e per una rigidità
   più o meno accentuata delle sue articolazioni, specie di quelle direttamente interessate dall'edema.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Il liquido interstiziale degli edemi post-traumatici è inizialmente un trasudato, con peso specifico inferiore a quello
del plasma e del siero e con un contenuto minimo di proteine e di elementi morfologici. [M. PASQUALI-LASAGNI]

Col tempo tuttavia questo trasudato è soggetto a progressive modifiche fisico-chimiche che rendono meno
evidente la sua distinzione da un essudato.

Essenzialmente si osserva un aumento degli elementi corpuscolati, specie dei linfociti, e del contenuto proteico
(RONDONI): la costituzione del liquido interstiziale viene cioè ad essere direttamente influenzata dal complesso di
quelle alterazioni di tipo reattivo che il persistere dello stato edematoso determina nei tessuti.

In questi difatti il prolungato stimolo meccanico della pressione idrica interstiziale e l'insorgere di disturbi
metabolici cellulari ipossiemici, secondari al protrarsi della stasi umorale, sono fonte di particolari alterazioni locali
a carattere degenerativo. « Le fibre connettive ed elastiche si rigonfiano, modificando le loro affinità tintoriali, si
frammentano, scompaiono; le cellule si dilatano, presentano vacuoli endoprotoplasmatici e finiscono per subire
una degenerazione ialina e grassa » [USTIG e GALEOTTI].

Il circolo vizioso edema-alisteresi-edema, una volta instaurato, è di difficile risoluzione e può facilmente assumere
una notevole importanza nosologica, costituendo una sindrome clinica post-traumatica a se stante e ad
evoluzione del tutto indipendenti dal trauma iniziale, alla base della quale trovarsi appunto una perturbazione
della normale idrodinamica capillare e tissurale. Come espressione più grave di questa particolare condizione
nosologica possiamo considerare l'atrofia di SuDEck.

                                     La terapia degli edemi post-traumatici ha assunto uno sviluppo ed una
                                     importanza notevoli da quando sono stati evidenziati i rapporti di questi
                                     con le rigidità articolari ed è stata posta in luce la possibilità di prevenire,
                                     curando tempestivamente la alterazione circolatoria, molte limitazioni
                                     funzionali residue negli arti traumatizzati.

                                     Attualmente tale terapia può considerarsi senz'altro un elemento
                                     indispensabile nel trattamento delle lesioni traumatiche degli arti.

                                     Gli obiettivi immediati che essa si pone sono, essenzialmente:

                                     A) La normalizzazione del tenore idrico dei tessuti edematosi;

                                     B) La normalizzazione dello squilibrio vasomotorio che è alla base del
                                     ristagno liquido tissurale.

                                     In altri termini: efficace drenaggio dei liquidi in eccesso nei tessuti e
                                     contemporaneo allontanamento o neutralizzazione di quelle cause
                                     meccaniche, nervose, chimiche ecc. che sono responsabili degli

                                     spasmi o della paralisi vasale, dell'aumento della permeabilità capillare,
                                     dell‘eccessiva idrofilia dei tessuti.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

EFFETTO DIAMAGNETICO: DRENAGGIO LINFATICO

      -   Linee guida di riferimento -

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

    9. BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA
       - Approfondimento -

La Membrana cellulare presenta dei valori di potenziale ben definiti: a livello delle cellule ossee ed
epiteliali riscontriamo un valore attorno ai – 70 mV (milliVolt); a livello delle fibrocellule muscolari un valore
attorno ai – 80 mV; a livello delle cellule nervose un valore attorno ai – 90 mV. La Cellula (quindi i tessuti e
gli organi in quanto costituiti da Cellule) che si ammala subisce una depolarizzazione, l’equilibrio ionico si
altera, perde la sua riserva di energia. Il Potenziale di membrana scende da valori normali 70 mV a 50-55
mV fino a perdere tensione al di sotto dei 30 milliVolt e morire (Necrosi). L’obiettivo del trattamento è agire
ripolarizzando le strutture Cellulari prive di forza vitale, riducendo la catena degli eventi infiammatori.

EFFETTI:

-Orientamento degli Spin, degli Atomi e degli Elettroni. La formazione di forze di Lorentz con creazioni di
ioni e l’orientamento secondo le linee di forza;

-Azione sulle Membrane cellulari, sul campo elettromagnetico delle Membrane, con modificazione e
conformazione dei polimeri costituenti la Membrana;

-Effetto sui radicali liberi, sugli oligoelementi e sulle sostanze ferromagnetiche presenti nella cellula, sugli
acidi nucleici accelerazione delle azioni enzimatiche.

La Cellula, come una batteria, ha una carica elettrica: all’interno di segno Negativo ed all’esterno di segno
Positivo.
Tali cariche sono disposte lungo la Membrana. Ne deriva che la Cellula possegga un campo elettrico e
soprattutto un Campo Magnetico proprio.

Il meccanismo Interstiziale consiste nell’azione biologica, scientificamente dimostrata, delle
onde elettromagnetiche a livello delle molecole proteiche presenti nel tessuto connettivo ( e quindi in tutto
il corpo ).

Il collagene rappresenta la struttura proteica interessata dall’ effetto biofisico e biologico del campo
magnetico. Il collagene, formato da proteine particolari come la Prolina e l’Idrossiprolina, costituisce il 9%
di tutto il nostro corpo.

Le proteine contenute nel collagene presente tra le cellule si comportano come calamite elementari.

Queste proteine sono dotate di proprieta’ piezoelettriche ed agiscono come cristalli liquidi che trasformano
una energia fisica in eventi elettrochimici.

Quando le proteine sono sollecitate da un campo magnetico, iniziano una rotazione micrometrica,
ritornando alla posizione originale quando il campo si interrompe.

L’effetto TISSUTALE si esplica nei confronti della concentrazione di Ossigeno nei tessuti; infatti
l’Emoglobina ferromagnetica, viene attivata nelle sedi di applicazione terapeutica, attraverso il richiamo
dei campi magnetici, con effetto simile alla ossigenoterapia iperbarica.

Il rilassamento della muscolatura determinato per effetto del campo magnetico contribuisce a sua volta a
migliorare la microcircolazione, le fibre lisce si rilassano e si produce un effetto di vasodilatazione, il rilascio
di endorfine contribuisce ad elevare la soglia del dolore, ed una leggera iperemia produce un effetto
antinfiammatorio.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

BIOSTIMOLAZIONE ENDOGENA

        -    Il controllo dell’infiammazione

L'infiammazione, o flogosi, è un meccanismo di difesa non specifico innato, che costituisce una risposta
protettiva, seguente all'azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è
l'eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale, nonché avviare il processo riparativo.

Caratteristiche generali

L'infiammazione consiste in una sequenza dinamica di fenomeni che si manifestano con una intensa
reazione vascolare. Questi fenomeni presentano caratteristiche relativamente costanti, nonostante
l'infinita varietà di agenti lesivi, in quanto non sono determinati soltanto dall'agente lesivo, quanto
soprattutto dalla liberazione di sostanze endogene: i mediatori chimici della flogosi. I fenomeni elementari,
che costituiscono la risposta infiammatoria, comprendono vasodilatazione e aumento di permeabilità, che
portano al passaggio di liquidi dal letto vascolare al tessuto leso (edema) ed infiltrazione leucocitaria
nell'area di lesione. L'infiammazione serve, dunque, a distruggere, diluire e confinare l'agente lesivo, ma
allo stesso tempo mette in moto una serie di meccanismi che favoriscono la riparazione o la sostituzione
del tessuto danneggiato.

Clinicamente, i segni cardine dell'infiammazione sono: arrossamento, tumefazione, calore della parte
infiammata, dolore alterazione funzionale (rubor, tumor, calor, dolor, functio laesa). Sono manifestazioni
delle modificazioni tissutali che consistono in: vasodilatazione, aumento della permeabilità dei capillari,
stasi circolatoria, infiltrazione leucocitaria (con marginazione, rotolamento e adesione sulla superficie
endoteliale di leucociti attraverso l'espressione di molecole di adesione, fase finale di extravasazione
leucocitaria attraverso l'endotelio, chemiotassi per risposta dei leucociti presenti nello spazio interstiziale
agli agenti chemiotattici, i quali li indirizzano verso la sede del danno).

L'infiammazione viene classificata secondo un criterio temporale in infiammazione acuta e infiammazione
cronica. Quest'ultima può poi essere distinta secondo un criterio spaziale in diffusa (infiammazione cronica
interstiziale) oppure circoscritta (infiammazione cronica granulomatosa).

Generalità

L'infiammazione acuta è una risposta immediata e precoce a uno stimolo lesivo. È una reazione vascolare e
cellulare al danno tissutale. Si caratterizza per:

modificazioni vascolari;

passaggio dei leucociti dal letto capillare al tessuto leso;

migrazione dei leucociti all'interno del tessuto soggetto al processo flogistico, in seguito a stimoli
chemiotattici.

Queste fasi portano alla formazione di un essudato, fluido ricco di sostanze proteiche e cellule, con la
finalità di contrastare, nell'area lesa, l'agente lesivo.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Stimoli lesivi

Le infiammazioni acute sono scatenate da diverse tipologie di stimoli lesivi.

Le infezioni, di qualsiasi tipo, sono uno degli stimoli più comuni per l'insorgenza dell'infiammazione, spesso
le tossine prodotte dai patogeni sono una delle cause principali di infiammazione. I recettori TLR (Toll-like
receptors) sono in grado di riconoscere organismi estranei (non-self) e scatenare la risposta immunitaria
con conseguente infiammazione.

La risposta immunitaria è un'altra causa principale di infiammazione. Essa può avvenire in seguito
all'infezione da parte di un organismo patogeno con rilascio di sostanze proinfiammatorie (citochine,
leucotrieni.) ma in condizioni patologiche può essere anche diretta verso cellule self facendo insorgere una
malattia autoimmune; spesso questa tipologia di malattia determina infiammazione cronica. In alternativa,
si possono avere risposte immunitarie non regolate ed eccessive che oltre ad uccidere i patogeni arrecano
danno anche alle cellule circostanti.

La necrosi, a differenza dell'apoptosi, provoca pressoché in tutti i casi infiammazione acuta nei tessuti
circostanti poiché rilascia numerose molecole proinfiammatorie quando libere al di fuori della cellula, come
per esempio ATP ed acido urico.

L'ipossia tramite il rilascio di HIF-1α (Hypoxia Induced Factor-1α) da parte delle cellule che subiscono una
forte riduzione dell'apporto di ossigeno. Tale proteina agisce quale fattore di trascrizione per proteine pro-
infiammatorie o coinvolte nell'infiammazione come VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor).

I corpi estranei di tutti i tipi possono indurre infiammazione a causa di lesioni tissutali o infezioni.

Segni cardinali di infiammazione acuta

rubor: arrossamento dovuto all'aumento di sangue nell'area

tumor: rigonfiamento dovuto all'edema

calor: aumento della temperatura in seguito all'ipertermia e ad un aumento del metabolismo cellulare

dolor: dolore per alterazioni biochimiche locali

functio laesa: inibizione della funzionalità dell'area colpita (specie se si tratta di un'articolazione) a causa del
dolore e degli squilibri indotti dai meccanismi facilitatori dell'infiammazione (es. edema) sull'integrità delle
strutture infiammate.

Aumento della Permeabilità vascolare

Altro segno distintivo dell'Infiammazione acuta è l'aumento della Permeabilità vascolare a livello del
microcircolo nell'area di lesione, dando luogo alla fuoriuscita di essudato, attraverso 5 meccanismi:

Danno diretto da agente patogeno => endotelio distrutto e Membrana Basale (MB) lassa; è una risposta
immediata e mantenuta a lungo in tutti i tipi di vasi, fino a riparazione del danno.

Tipo Istamina => contrazione delle cellule endoteliali + disgiunzione delle unioni intercellulari; è immediata
e transitoria per azione degli stessi mediatori che favoriscono la VD arteriolare, oltre a sostanze

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

propriamente patogene, come l'endotossina, che stimola i fattori complemento (es: C5a), che a loro volta
stimolano l'aumento della permeabilità, rinforzando la risposta flogistica.

Lesione da Leucociti (o "Capillare tardiva") => per extravasazione leucocitaria, durante la
transepitelizzazione dei leucociti, e la secrezione di ulteriori mediatori cellulari e proteolitici; la risposta è
tardiva e prolungata.

Inoltre, essendo principalmente a carico della componente capillare, il protrarsi del processo infiammatorio
altera il normale equilibrio di scambi gassosi e idrici tra interstizio e microcircolo tale da produrre, insieme
ad elementi di cui sopra e altri, la classica istolesività associata alla flogosi.

Transcitosi(o citopempsi) aumentata => aumento della mobilità delle caveole transmembranarie, via
preferenziale del plasma, favorendo il passo di materiale idrosolubile attraverso la MB.

Neoangiogenesi => formazione di nuovi abbozzi vascolari durante la riparazione tissutale, delicati e
facilmente emorragici fino alla formazione di nuove unioni intercellulari.

L'essudato è una miscela di liquidi plasmatici ricchi di proteine plasmatiche e/o cellule (per lo più
infiammatori, come neutrofili e mononucleati, ma anche eritrociti), fuoriuscita dai vasi, per l'aumento della
permeabilità capillare e iperemia attiva, ai tessuti o alle cavità sierose). Questo provoca edema
infiammatorio. L'aumento della permeabilità è contemporaneo alla vasodilatazione che porta ad un
aumento della massa di sangue presente e la pressione che esso esercita sulle pareti con aumento della
permeabilità. L'aumento della pressione idrostaticae aumento della pressione colloido-osmotica
determinano:

        -   dilatazione delle arteriole (aumento del flusso di liquidi verso l'esterno),
        -   apertura del letto capillare,
        -   dilatazione venulare che porta ad un aumento del flusso di liquidi verso l'esterno.

Risposte di fase acuta

Se l'infiammazione è particolarmente intensa o interessa un'area molto
estesa di tessuto possono instaurarsi le cosiddette risposte di fase acuta,
che comprendono:

Fenomeni produttivi e riparativi

Si tratta di processi stimolati dai mediatori infiammatori che portano alla
completa 'restitutio ad integrum' del tessuto danneggiato qualora
quest'ultimo sia capace di rigenerarsi o alla deposizione di una cicatrice di
fibrina e tessuto connettivo qualora il danno sia a carico di un tessuto
nobile. In tutti i casi si osservano fenomeni di neoangiogenesi.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

Infiammazione cronica

 L'infiammazione cronica è un processo flogistico di lunga durata in cui coesistono l'infiammazione attiva, la
distruzione tissutale e i tentativi di riparazione. Le infiammazioni croniche possono derivare da una persistenza
degli antigeni flogogeni in seguito ad un'infiammazione acuta non completamente risolta; è possibile che tali
agenti non siano raggiungibili da parte dei sistemi di difesa, oppure che le sostanze litiche non siano in grado di
digerirli. L'indice di cronicità dell'infiammazione è dato dalla quantità di tessuto di granulazione che è stato
formato dai fibroblasti e dal livello della linfocitosi sviluppatasi.

È tuttavia più frequente che un'infiammazione cronica nasca già cronica: questo genere di reazione vede una
prevalenza dei fenomeni cellulari (richiamo chemiotattico di cellule infiammatorie) su quelli vascolari
(iperemia), che sono talvolta assenti. I granulociti neutrofili sono sempre meno coinvolti man mano che la
cronicizzazione è più spiccata, mentre il tessuto di granulazione, l'angiogenesi e l'accumulo degli altri leucociti
caratterizzano anche le infiammazioni croniche.
 Eziologia

 Infezioni persistenti (ad es. tubercolosi, sifilide..)

 Esposizione prolungata ad agenti tossici (silicosi, cirrosi, aterosclerosi...)

 Reazioni autoimmuni e di ipersensibilità

 Caratteristiche patogenetiche

 Infiltrazione di cellule mononucleate macrofagi, linfociti, plasmacellule

 Distruzione o necrosi tissutale,indotta soprattutto dalle cellule infiammatorie

 Tentativi di riparazione del tessuto danneggiato: angiogenesi e fibrosi (deposizione di connettivo)

 Ruolo del macrofago

 Il macrofago è il protagonista dell'infiammazione cronica e la sua attivazione può avvenire in maniera:

 Immune: il linfocita T attivato agisce sul monocita macrofago che attiva il macrofago.

 Non immune: endotossine, fibronectina e altri mediatori agiscono sul monocita macrofago...

 I prodotti rilasciati dai macrofagi attivati sono:

 Enzimi: proteasi neutre (elastasi, collagenasi..) e idrolisi acide (lipasi acida, fosfatasi acida).

 Proteine plasmatiche: componenti del complemento e fattori della coagulazione.

 Specie reattive dell'O2: radicale ossidrile, perossido di idrogeno.

 Metaboliti dell'acido arachidonico: leucotrieni, prostaglandine.

 Fattori di crescita

 Citochine

 Ossido nitrico (porta a fibrosi e danno tissutale)

 Durante l'infiammazione cronica i macrofagi si accumulano per un reclutamento continuo di monociti dal

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO
circolo, per proliferazione locale dei macrofagi residenti e per loro immobilizzazione nel tessuto
infiammato, dovuta al potente richiamo chemiotattico.

Altre cellule caratteristiche dell'infiammazione cronica

Linfociti B (plasmacellule) che producono anticorpi diretti contro antigeni presenti nella sede
dell'infiammazione, o contro componenti tissutali modificati.

Linfociti T

Mastociti

Eosinofili

Tipologie di infiammazione cronica

Infiammazione cronica suppurativa

Interviene in seguito a mancata rimozione dell'agente causale. Il pus, formato dai leucociti morti durante il
processo infiammatorio, si accumula in cavità che possono essere:

preesistenti: in questo caso la patologia prende il nome di empiema, che si può verificare a carico del
pericardio (piopericardio), del peritoneo (pioperitoneo), delle capsule articolari (pioartro) ecc.

neoformate: la reazione infiammatoria causa distruzione di parte del parenchima di un organo pieno,
formando una cavità ripiena di pus che prende il nome di ascesso.

Infiammazione granulomatosa

È un tipo particolare di reazione infiammatoria cronica caratterizzata dall'accumulo di macrofagi attivati:
questi vengono sovrastimolati dalla persistenza dell'agente lesivo e si gonfiano, assumendo l'aspetto di
cellule epitelioidi. Spesso le cellule epitelioidi si fondono tra di loro e formano le cellule giganti tipo
Langhans, che possono contenere fino a 20 nuclei.

Le possibili cause dello sviluppo di un granuloma sono:

Corpi estranei asettici (fibre, spine, schegge)

Non viventi a struttura organica: olii, paraffine, cellulose, carragenine

Non viventi a struttura inorganica: talco, berillio, amianto (asbestosi), limatura di ferro (siderosi nera),
ossido di ferro (siderosi rossa), cristalli di silice pura come cristoballite e trimidite (silicosi).

Parassiti: tenia echinococco (cisti ripiene di liquido e di tenie nel fegato, nel cervello e nel polmone), filaria,
schistosomi, leishmania tropica e tripanosomi.

Batteri: bacillo di Koch (tubercolosi), bacillo di Hansen (lebbra), treponema pallido (sifilide), krebsiella,
mallomyces mallei.

Virus: linfoadenite da graffio di gatto e linfogranuloma venereo.

Miceti: granuloma actinomicotico.

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DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO
Granulomi da corpi estranei

Detti anche granulomi asettici per l'assenza di agenti biologici al loro interno, si sviluppano quando il
materiale è troppo massiccio per poter essere fagocitato oppure quando la sua composizione non permette
ai macrofagi di eliminarlo mediante i loro sistemi di degradazione (per esempio, in caso di inalazione di
particelle di asbesto, quarzo o limatura di ferro). Le cellule epitelioidi e le cellule giganti di Langhans
circondano il corpo estraneo aderendo alla sua superficie e isolandolo dall'ambiente circostante, pur non
riuscendo ad eliminarlo.

Granulomi immunologici

Detti anche granulomi settici, sono caratterizzati dalla persistenza dell'organismo o di sue parti non digerite
e da una risposta immunitaria mediata da linfociti T. L'esempio più comune consiste nel granuloma
tubercolare.

    10. GESTIONE DEL TRATTAMENTO Pain Control

Premessa

Gli stimoli algogeni (dolorifici, nocicettivi) sono percepiti come tali a livello della corteccia cerebrale, dopo
essere stati elaborati. Come tutti gli stimoli, anche quelli "dolorifici" passano prima il midollo spinale o
l'equivalente nucleo discendente del V paio di nervi cranici per il capo, quindi il talamo dove vengono
integrati e smistati.

    •   Una parte, la principale, giunge alla corteccia somatoestetica primaria e crea la base della
        sensazione.

    •   Un'altra parte si porta nel sistema limbico, dove la sensazione, confrontata con i ricordi (inconsci),
        influisce sul comportamento e sull'umore.

    •   Infine questa via si interfaccia con la corteccia prefrontale, e la sensazione dolore assume
        sfumature comportamentali legate alla personalità.

In un approccio generale a questo contesto si possono riconoscere nel cervello due strutture fondamentali,
entrambe coinvolte nella sensazione del dolore:

    •   La corteccia cerebrale (neocortex) e Il sistema limbico

La corteccia cerebrale gestisce gli eventi coscienti e cioè:

    •   i processi cognitivi; le attività pianificate; i movimenti intenzionali.

I segnali algogeni (come tutti i segnali sensoriali) raggiungono la corteccia tramite il talamo. Dai nuclei
Ventro Postero Laterali talamici le informazioni vanno alla corteccia somestesica primaria (area presilviana),
dove seguono le integrazioni della sensibilità generale. La percezione cosciente del dolore ha luogo quindi
unicamente nella corteccia cerebrale: al 'dolore puro' della corteccia somestetica primaria vengono
aggiunte le sfumature emotive da parte della corteccia cerebrale prefrontale.

Sistema limbico e dolore

Il sistema limbico è una rete di neuroni che formano anse intorno alla parte interna dell'encefalo, mettendo
in connessione l'ipotalamo con la corteccia cerebrale e con altre strutture. Sempre a partire dal talamo, per
mezzo delle vie centrali talamo-limbiche, i segnali algogeni raggiungono il sistema limbico, dove vengono
elaborati come elementi emotivi e inconsci. Le più importanti stazioni per l'elaborazione dei segnali

                                                                                                              27
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO
algogeni sono:

    •    L'ippocampo, che ha un ruolo centrale nella formazione e nell'elaborazione della memoria a breve
         termine

    •    L'ipotalamo, che controlla fra l'altro l'ipofisi e quindi lo stato ormonale dell'organismo

    •    L'amigdala, che stabilizza l'umore e regola l'aggressività e il comportamento sociale

La proiezione dei segnali algogeni al sistema limbico è la base per l'effetto che ha il dolore sullo stato
d'animo (il dolore rende irrequieti e tristi). Tuttavia, il sistema limbico influenza anche la percezione
cosciente del dolore (chi è euforico o sotto choc non sente dolore) e viceversa (chi è ipocondriaco o ansioso
sente in modo accentuato anche minimi dolori).

CONTROLLO DEL DOLORE

        GESTIONE DEL Pain Control in fase Acuta                    GESTIONE DEL Pain Control in fase Cronica
                   - Linee guida -                                             - Linee guida -

  Il trattamento è eseguito direttamente                        Il trattamento va eseguito sull’area in cui il
  sull’area in cui il dolore è avvisato dal paziente in         dolore si sviluppa oltre che nella zona in cui
  modo prevalentemente statico utilizzando il                   viene avvisato dal paziente in modo
  puntale stretto nel caso in cui fossero presenti              prevalentemente statico utilizzando il puntale
  punti specifici e circoscritti di dolore, oppure il           stretto nel caso in cui fossero presenti punti
  puntale ampio per dolore diffuso.                             specifici e circoscritti di dolore, oppure il
                                                                puntale ampio per dolore diffuso.

Teoria del cancello

L’obiettivo consiste nello sviluppare frequenze elettriche indotte da campo magnetico, che attivano fibre
nervose di grosso diametro riducendo la percezione del dolore. Stimolando le fibre nervose con impulsi di
frequenza appropriata si possono neutralizzare gli impulsi del dolore, i quali non giungendo al nostro
cervello non verranno percepiti. Allo stesso tempo, questi impulsi stimolano il nostro corpo a produrre
sostanze che hanno gli stessi effetti della morfina, completando l’azione analgesica inducendo la scomparsa
della sintomatologia dolorosa.

                                                                                                          28
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                                         PAIN  CONTROL     CON    POMPA
                                         DIAMAGNETICA CTU MEGA 18

                                         MODELLI APPLICATIVI

                                                                 29
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DOLORE MECCANICO

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DOLORE INFIAMMATORIO

                                                                31
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DOLORE NEUROPATICO

                                                              32
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DOLORE NEUROPATICO

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DOLORE NEUROPATICO

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DOLORE ARTICOLARE

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DOLORE CAPSULARE

                                                            36
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DOLORE LEGAMENTOSO

                                                              37
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DOLORE OSSEO

                                                        38
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DOLORE BORSISTICO

                                                             39
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DOLORE MUSCOLARE

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     L’IMPORTANZA DI EFFETTUARE UNA TERAPIA EVOLUTIVA …
                                                          41
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

    11. COME LEGGERE LE VARIAZIONI DI IMPEDENZA
        -  Linee guida -

Si definisce IMPEDENZA la tendenza di un circuito a opporsi al passaggio di una corrente elettrica alternata.
L'impedenza (Z) è il risultato del rapporto fra la tensione (V) e l'intensità di corrente (I) in uno stesso
circuito. Z = V / I. E’ espressa in Ohm.

IL VALORE DI IMPEDENZA BIOLOGICA dei TESSUTI

        -   Le proprietà elettriche dei tessuti non eccitabili hanno una rilevante importanza per un grande
            numero di fenomeni bioelettrici. Esse infatti determinano i cammini del flusso della corrente
            attraverso il corpo.
        -   Uno dei campi per i quali è strettamente necessaria una approfondita conoscenza delle
            proprietà elettriche dei tessuti biologici è la dosimetria elettromagnetica. Essa consiste nella
            simulazione di esposizioni a sorgenti elettromagnetiche e nel calcolo dei campi interni a
            strutture biologiche esposte (cfr. Tecnologie per la Terapia).
        -   Modelli anatomici umani e animali ad alta risoluzione sono oggi disponibili grazie a sofisticate
            tecniche di imaging. L’uso di tali modelli per la dosimetria elettromagnetica richiede che ai vari
            tessuti siano assegnate le relative proprietà elettriche, per tutte le frequenze alle quali il
            modello è esposto.

Il Potenziale di membrana

        -   Tutte le cellule viventi possiedono e mantengono una concentrazione di ioni diversa tra
            l’interno della cellula ed i liquidi extracellulari.

        -    Liquidi extracellulari à elevata concentrazione di Na+ e Cl-

        -    Liquidi intracellulari à elevata concentrazione di K+

        -   Gli ioni positivi sono presenti in lieve eccesso nel lato esterno della membrana, mentre quelli
            negativi all’interno. Questo squilibrio produce tra le due parti una differenza di carica elettrica
            che genera il potenziale di membrana.

        -   Il potenziale di membrana a riposo si mantiene attorno ai valori medi di circa -70mV (tale
            valore differisce a seconda del tipo di cellula).

Il modello elettrico usato da Fricke nel 1920 è ancora oggi considerato una buona approssimazione per
descrivere le proprietà elettriche della cellula sottoposta alla al passaggio di energia elettrica fino a diversi
MHz.

                                                                                                              42
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

     L’IMPEDENZA dei TESSUTI BIOLOGICI LE STRUTTURE
                       CELLULARI

 I liquidi intracellulari ed extracelullari sono soluzioni ioniche e
 sono rappresentati da un certo valore di conducibilità. La
 membrana cellulare è un sottile film composto da un doppio
 strato lipidico, è parzialmente permeabile ai lipidi ed alle
 molecole d’acqua ma è quasi impermeabile agli ioni.

 La sua conducibilità è quindi molto bassa e si può considerare
 come un buon dielettrico (= isolante).

 Pertanto, la struttura formata dal mezzo extracellulare, il
 doppio strato lipidico e il mezzo intracellulare è un sistema
 conduttore-isolante-conduttore che si comporta come una                 Fig 1 Schematizzazione dei modelli elettrici della
                                                                         cellula e di un tessuto proposti da Fricke.
 capacità.
 I FATTORI FISIOLOGICI INFLUENZANO IN VALORE
                                                                  LE PROPRIETA’ ELETTRICHE PASSIVE DEI TESSUTI
          DELL’IMPEDENZA dei TESSUTI
                                                                  Lo studio della proprietà elettrica passiva* dei
 Qualsiasi cambiamento fisiologico nel tessuto
                                                                  tessuti biologici è uno strumento di analisi per la
 comporta cambiamenti nelle proprietà dielettriche
                                                                  ricerca biomedica e per la pratica medica. Dal
 del tessuto stesso.                                              momento che diversi tipi di tessuti presentano
 La temperatura influisce sulla mobilità degli ioni               diversa conduttività, è facile immaginare che esso
 come conseguenza del cambiamento di viscosità                    possa essere applicato per caratterizzare i tessuti.
 del fluido extra-cellulare.                                      La tabella in Fig 3, usata nei modelli numerici per le
                                                                  simulazioni di trattamenti eletroporativi, dà
 La variazione del numero di molecole d’acqua                     un’idea di come ogni tipo di tessuto possa essere
 immagazzinate nel tessuto (come in caso di                       identificato da un valore di conducibilità.
 Edema), la presenza di grasso sono fattori che
 influiscono sulla conducibilità.                                 Una classificazione dei tessuti in base ai loro valori
                                                                  di conducibilità sarebbe interessante per la
 IL VALORE DELL’IMPEDENZA dei TESSUTI                             diagnosi delle patologie. Purtroppo, anche se
                                                                  questa idea è nata molto tempo fa, solo alcuni
  L’impedenza elettrica, per la sua estrema variabilità, in       significativi risultati sono stati ottenuti fino ad ora.
 senso assoluto ha poco significato. Infatti, a meno che
 non ci si trovi di fronte a valori all’estremo della scala,      Per Proprietà Elettrica Attiva si intende la Capacità
 cioè bassissimi o altissimi, normalmente non si può              di generare cariche elettriche, come il tessuto
 giungere ad alcuna conclusione. L’impedenza invece               nervoso.
 assume valore diagnostico quando subisce variazioni.

 (misurare l’impedenza su un arto affetto da patologia e
 confrontandolo con il contro laterale sano, è possibile
 darle significato; altresì può essere significativo il
 tempo entro il quale durante la terapia si ottengono
 variazioni di impedenza)

                                                                                                                       43
DIAMAGNETOTERAPIA – METODICA DI LAVORO

L’IMPEDENZA

L’impedenza è il canale attraverso cui l’energia viene trasferita ai tessuti cellulari. Se l’impedenza di un singolo
tessuto non coincide con quella del dispositivo si generano dispersioni indesiderate. L’impedenza del tessuto
varia da punto a punto dipendendo da molteplici fattori sia elettrici che fisiologici.

I tessuti non grassi sono altamente conduttivi, contenendo acqua ed elettroliti, e oppongono una limitata
resistenza.

I tessuti grassi, ossei e comunque con limitato contenuto idrico oppongono maggiore resistenza al passaggio
della corrente.

La membrana cellulare, data la sua peculiare struttura chimica, ha un comportamento diverso: essa contempla
infatti un doppio strato fosfolipidico non conduttivo, posto tra due strati di molecole proteiche, conduttive. Il
doppio strato fosfolipidico rende le cellule elementi reattivi che “trattengono all'interno le cariche”, ovvero si
comportano come condensatori, quando ad esse viene applicata tale corrente elettrica alternata.

L’impedenza elettrica, per la sua estrema variabilità, in senso assoluto ha poco significato. Infatti, a meno che non
ci si trovi di fronte a valori all’estremo della scala, cioè bassissimi o altissimi, normalmente non si può giungere ad
alcuna conclusione. L’impedenza invece assume valore diagnostico quando subisce variazioni.

(misurare l’impedenza su un arto affetto da patologia e confrontandolo con il contro laterale sano, è possibile
darle significato; altresì può essere significativo il tempo entro il quale durante la terapia si ottengono variazioni
di impedenza)

Il vantaggio nella CTU Mega 18 è che la corrente utilizzata è la stessa che si utilizza per la lettura dell’impedenza;
ciò significa che non si inietta altra corrente all’interno del tessuto e che l’impedenza letta sarà solamente quella
dei tessuti sottoposti a terapia.

Paragonando un tessuto umano attraversato dalla corrente a un tubo che trasporta acqua, si può dire che la
quantità di acqua trasportata nell’unità di tempo simboleggia la corrente e la velocità dell’acqua rappresenta la
tensione; il diametro del tubo è, invece, l’impedenza (un tubo di piccolo diametro rappresenta un’alta impedenza
cioè una resistenza al flusso, mentre un tubo di grosso diametro ha una bassa impedenza e cioè una resistenza
bassa al flusso).

L’impedenza dipende da molteplici fattori: il diametro dell’elettrodo, la pressione che si esercita su di esso, se si
tratta di un elettrodo capacitivo o resistivo, la quantità ed il tipo di crema conduttrice, il tipo di tessuto biologico,
la distanza tra la placca di ritorno ed elettrodo attivo, il posizionamento della placca di ritorno.
     IL VALORE DELL’IMPEDENZA dei TESSUTI
L’impedenza, quindi, non è mai costante e soprattutto si modifica moltissimo durante le varie manovre.

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