Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!

Pagina creata da Leonardo Valentini
 
CONTINUA A LEGGERE
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Mentre il mondo si ferma, la rete corre
veloce!
Sospesi… “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” e nulla è più indicato per descrivere un
periodo di grande e forte incertezza. Prendo in prestito Ungaretti che parlava di soldati in un
momento buio dove anche se al fronte non si sentono spari, le grida di aiuto sono continue e
laceranti. E’ la richiesta di supplica di camici in corsia, di pazienti in terapia intensiva, di famiglie
che non si possono abbracciare…

Sospesi… tra il volere fare di più e il non potere.

Sospesi tra la solitudine e lo sconcerto di una quarantena che aliena e rende soli e la strana
sensazione di avere tanto tempo da non poter condividere.

“. E’ questa una citazione anonima che sta diventando virale, pubblicata e condivisa sui social e fa
pensare…come fanno pensare i flash mob ai balconi per un abbraccio simbolico collettivo. Abbiamo
sete, sete di riprenderci le nostre vite, di stringere di nuovo mani, di dare ancora baci.

F
o
t
o
d
i
m
o
h
a
m
e
d
H
a
s
s
a
n
d
a Pixabay

Fortuna che c’è il digitale. Ecco che ovunque riecheggia questa frase: al governo, nelle aziende,
nelle famiglie.

Il digitale che ieri divideva, oggi unisce!
Il digitale che ieri era demonizzato perché a causa di uno schermo sempre connesso, allargava le
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
distanze tra le persone, oggi è un angelo di speranza per chi vuole dare un abbraccio virtuale prima
di essere intubato, un saluto di addio o una preghiera di vicinanza.

Il digitale prima strumento è oggi necessità e ci si attrezza, come meglio si può.

L’Italia si ferma, il mondo si ferma mentre la rete corre veloce perché è l’unico mezzo che
tiene accesa la macchina. Le aziende provano a non chiudere attivando il lavoro agile, lo smart
worker è la nuova professione per tutti, le scuole cercano di non far perdere l’anno attivando lezioni
in remoto, le vendite diventano on-line, la spesa è a domicilio, i piccoli imprenditori trasformano il
loro business fino a ieri fatto di contatti umani in piattaforme per fornire servizi.

             Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?)
       Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice
   ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa
                                             situazione.

Chi riesce in tempo record si appresta ad utilizzare l’e-commerce dichiarando sul proprio sito:
#TURESTAaCASA veniamo noi, abbiamo attivato le consegne a domicilio anche nel week end. Non
preoccuparti avverranno al piano stradale evitando quanto più i contatti ravvicinati. I nostri
operatori saranno muniti di mascherine e guanti.

Ci si organizza, ci si attrezza, si cerca di far muovere il Business, di continuare a lavorare, di dare un
servizio ma soprattutto di non restare a guardare.

F
o
t
o
d
i
M
e
d
A
h
a
b
c
h
a
n
e
d
a Pixabay
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Certo che, se si fosse un po’ di più apprezzato il digitale prima senza denigrarlo bruscamente ma
ponendosi con l’atteggiamento di volerne capire le potenzialità e sfruttarne al massimo le
opportunità oggi avremmo una macchina più spedita, meno difficoltà, meno intoppi e meno ansie nel
chiederci sarò adesso in grado di fare quanto facevo ieri in modo diverso con lo stesso
valore e risultato?

Quando non ci sono i mezzi, non si è preparati tutto va creato in velocità ed è facile attivare
piattaforme e tools che da “domani” offrono il servizio. Il vero problema è riuscire a superare i limiti
della cultura e questo non può essere fatto in uno scoccare di dita. Cambiare l’approccio, la
mentalità è un percorso che va prima compreso e fatto proprio per scongiurare che invece di essere
un’opportunità diventi una sconfitta!

L’Italia sta cambiando, il nostro modo di lavorare e vivere da
domani non sarà più lo stesso, ci si sta accorgendo di come
si necessita dell’alternativa.
E’ l’Italia che non si ferma, è l’Italia che lavora da remoto, è l’Italia che canta sul web è l’Italia che
disegna arcobaleni sui social e che risponde alle campagna virali #iorestoacasa #adratuttobene

Andrà tutto bene, bisogna ripeterselo mille volte al giorno per portare positività nella propria vita e
in quella di chi anche se in videochiamata è lontano, ma vicino.

Andrà tutto bene, ce lo ripetono i medici e le forze dell’ordine che si affidano ai social per chiederci
di aiutarli ad aiutarci, con messaggi ed appelli accorati mentre si svuotano le piazze e si riempiono le
case.

E’ un’epidemia questa che per la prima volta nella storia dell’umanità è stata raccontata grazie
all’ausilio della tecnologia, dei media, dei potenti mezzi dell’informazione digitale, un’epidemia fatta
di immagini toccanti: dal volto solcato dal troppo utilizzo delle mascherine ad un Papa solo in una
piazza deserta sotto la pioggia battente, un abbraccio simbolico ad un umanità che si sta guardando
più dentro.

    “Nessuno si salva da solo […] su questa barca ci siamo tutti e ci siamo accorti che non
    possiamo andare avanti ciascuno per conto suo ma solo insieme […] Siamo stati presi
                    alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”

                              Papa Francesco – Jorge Mario Bergoglio

Da un momento all’altro mentre il giorno prima eravamo tutti insieme, la mattina dopo ci siamo
trovati con la vita capovolta, uno schermo la nostra unica finestra sul mondo che ci fa riscoprire il
desiderio dello stare insieme, dell’accorciare le distanze, dell’apprezzare la passeggiata, il raggio di
sole che filtra tra le tende. Abbiamo il tempo! Il tempo di ascoltarci di più, di ascoltare il nostro
cuore, di cogliere ciò che di positivo c’è nell’essere sospesi.

Non può piovere per sempre (cit), la primavera è arrivata i germogli crescono sui rami, la natura
sta rinascendo, non sarà più l’autunno a preoccuparci ma la sera si guarda il cielo aspettando che
arrivi l’estate.
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

  Resta aggiornato sulle nostre
   pubblicazioni e sulle ultime
      novità dal mondo del
        marketing e della
         comunicazione.
                          Nome

                        Cognome

                         Email *

                      Consenso      Consentici di usare i tuoi dati

      Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                 Iscriviti alla newsletter

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

  Resta aggiornato sulle nostre
   pubblicazioni e sulle ultime
      novità dal mondo del
        marketing e della
         comunicazione.
                          Nome

                        Cognome

                         Email *

                      Consenso      Consentici di usare i tuoi dati

      Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                 Iscriviti alla newsletter

Coronavirus, l’epidemia al tempo dei
social in piena epoca digitale
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Ai tempi del #digital anche l’epidemie sono più “virali”. Corrono più veloci della luce perché le
informazioni viaggiano velocemente e i social si stanno rivelando un mezzo per fare emergere verità
e racconti in rete soprattutto nelle zone dove la comunicazione si cerca di contenerla.

Purtroppo crescono allo stesso tempo la disinformazione e le fake news, e la necessità dei click e
degli share consapevoli per evitare ondate di panico e isterismo di massa. La stessa Oms sta
collaborando con tutte le Big Digital Google, Facebook, Tencent, etc. con l’obiettivo di
ridurre le notizie incontrollate garantendo che le informazioni corrette e ufficiali siano facilmente
individuabili e soprattutto ai primi posti delle ricerche in rete rispetto alle successive. Una verifica è
subito fatta. Ricercando su Google i risultati del WHO (World Health Organization) come
informazioni di SOS e poi quelli sui siti ufficiali italiani del Ministero della Salute. In tempo record i
risultati di ricerca si sono moltiplicati a dimostrazione di come la rete è stata presa d’assalto.

I
m
a
g
e
b
y
G
e
r
d
A
l
t
mann from Pixabay

Anche l’intelligenza artificiale viene in soccorso per anticipare o comunque supportare la ricerca,
le parole chiave ricercate nel web diventano una fonte strategica di informazioni, dando una mano a
distinguere se l’utente stia semplicemente citando una fonte o se invece stia parlando di sé o
comunque di persone che conosce direttamente.

Una grande utilità anche per apprendere di più riguardo al comportamento del Coronavirus, dando
spunti utili per tracciare ipotetici profili epidemiologici basati su età, genere e posizione geografica
delle persone più a rischio. Ovviamente è da considerarsi un ulteriore supporto che però può dare
valide informazioni allo scopo di individuare velocemente l’eventuale insorgere di sintomi
riconducibili all’infezione.

E’ la prima epidemia all’epoca dei #social ma anche la prima grande infezione che si è venuta a
creare in piena era digitale ed è proprio la tecnologia che prova a dare una mano in tutte le
circostanze provando ad arginare le difficoltà. Il coronavirus fa svegliare alcune menti assopite e fa
parlare di smart working, skype call, webinar, livestreaming e pensare a come sostituire quanto
fino a ieri era un must: il solo ed unico F2F.
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
I
m
a
g
e
b
y
G
e
r
d
A
l
t
m
a
nn from Pixabay

Il digitale è un’opportunità, non un semplice strumento di sostituzione ma un valore che necessita di
una cultura evoluta. Per molti sarà l’occasione per esplorare e fare i primi passi, sperando che possa
diventare poi una best practice ad emergenza finita.

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

   Resta aggiornato sulle nostre
    pubblicazioni e sulle ultime
       novità dal mondo del
         marketing e della
          comunicazione.
                                  Nome

                                Cognome

                                 Email *

                            Consenso       Consentici di usare i tuoi dati

        Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                        Iscriviti alla newsletter
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Anche il made in Italy ha la sua “Silicon
Valley” soprattutto se parliamo di Food
Tech: le start up innovative
nell’agroalimentare.
E’ già da qualche anno che si sente parlare di start up, a voler identificare nella new economy una
azienda, di solito di piccole dimensioni, che si lancia sul mercato sull’onda di un’idea innovativa,
soprattutto nel campo delle nuove tecnologie. Ma ancor di più è una nuova azienda con un
business model e un potenziale tale da poter espandersi velocemente dove la
sperimentazione è un must.

Tutto nasce nella lontana Silicon Valley, in California, culla dell’innovazione e dell’I-value
company, un luogo di scambio continuo di conoscenze e risorse, un flusso costante di nuovi
imprenditori, ingegneri, programmatori, economisti, marketers dove vi è l’incontro continuo di
aziende e università.

E’ tutta un’altra aria, e la si respira a pieno, tanto da arrivare anche un po’ oltreoceano       e
scatenando un viralismo che ha portato diverse città europee a muovere i primi passi
nell’aspirazione di diventare “incubatori” di progettualità innovative.

F
o
t
o
d
i
S
t
o
c
k
S
n
a
p
d
a
P
i
xabay

Anche l’Italia ci prova e i primi risultati sembra diano ottimi frutti.

Le start up made in Italy sono infatti diverse e seguono delle logiche ben precise in diversi
campi. Spaziano dall’automotive alla domotica, dall’health food alla comunicazione, fino
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
all’innovazione spinta del digital tech che utilizza IOT (internet delle cose) e AI
(intelligenza artificiale). Qui la lista delle start up made in Italy più cool presentate
all’evento CES, una delle più importanti fiere al mondo per quanto riguarda la tecnologia e
l’innovazione.

          Scopri il nuovo numero > Il futuro è aperto
Un settore che certamente ne sta subendo il fascino e l’influsso è quello dell’agroalimentare, dove si
sta creando un nuovo settore, il “food tech”, che fa leva su tecnologie digitali innovative per la
produzione, conservazione, lavorazione, confezionamento, controllo, distribuzione del cibo,
soddisfacendo nuovi modelli di consumo, l’ideazione di nuovi prodotti alimentari, il
packaging innovativo.

Ne abbiamo ben 17 di realtà che stanno prendendo piede velocemente, creando un vero e proprio
Business perché capaci di far incontrare la tradizione con l’innovazione, soddisfacendo un bisogno
esistente e trasformandolo in una necessità nuova.

F
o
t
o
d
i
A
r
e
k
S
o
c
h
a
d
a
Pixabay

Basta pensare a Feat food, l’operatore integrato multichannel che produce, vende e distribuisce cibi
salutari e bilanciati soprattutto per una dieta a sostegno di una vita sportiva. O a Fruitapps, un
canale digitale dedicato alla compravendita di frutta e verdura, e perché non farsi incuriosire da
Mashscreen che ha ideato un innovativo processo di produzione che permette anche una nuova
esperienza per il consumatore? In questa start up il gelato è preparato in maniera espressa
direttamente di fronte agli occhi del cliente, che sceglie gli ingredienti, personalizzando un gelato
del tutto esclusivo.

E se poi si resta senza idee per una cena speciale My cooking Box mette a disposizione in una
scatola tutti gli ingredienti per fare un piatto replicando una ricetta gourmet.
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
Sono diverse e davvero tante le idee che puntano a diventare aziende e molte di loro troveranno
spazio di realizzazione nel primo Food Tech Accelerator di Deloitte a Milano, pronte a consolidare
il proprio modello di business e ad affrontare ipotetici investitori.

Non sarà solo il food ad essere inondato di novità, ma diversi i mercati e settori che si apprestano a
vivere questa grande ondata di cambiamento, sempre più saranno gli incubator e accelerator che
nasceranno per scovare l’idea più brillante e farla diventare Business.

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

   Resta aggiornato sulle nostre
    pubblicazioni e sulle ultime
       novità dal mondo del
         marketing e della
          comunicazione.
                                  Nome

                                Cognome

                                 Email *

                             Consenso      Consentici di usare i tuoi dati

        Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                        Iscriviti alla newsletter

E se fosse un Natale, questo, all’insegna
delle emozioni?
E anche quest’anno volge al termine e mentre luci sfavillanti e addobbi di ogni genere compaiono ad
ogni angolo della città e la gente comincia la corsa ai regali partendo da un black friday alla ricerca
dello sconto, mi guardo intorno.

Una donna esce dal negozio con l’ultimo acquisto tra le mani, di corsa verso la macchina dopo una
intensa giornata di lavoro, un uomo corre indaffarato nel suo abito scuro con la sua 24 ore per
sparire all’angolo della strada, un bambino attende sull’uscio della scuola una mamma imbottigliata
nel traffico, da una finestra del centro storico una nonna è al tavolo da pranzo da sola con un piatto
fumante.

Sono qui alla fermata del tram con il mio smartphone a farmi compagnia e mi fermo un istante a
Mentre il mondo si ferma, la rete corre veloce!
pensare: è il tempo il regalo più bello che ci possiamo fare!

F
o
t
o
d
i
J
i
l
l
W
e
l
l
i
n
g
t
o
n da Pixabay

Nel tram-tram quotidiano dell’era del digitale dove tutto è di corsa, all’epoca delle chat e delle
intelligenze artificiali dove si cerca con le macchine di rispondere ad ogni necessità, mi chiedo se
non sia necessario riscoprire i due valori più importanti che rischiamo di perdere: il tempo e le
emozioni.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Una massima sul tempo mi ricorda che è la cosa più preziosa che l’uomo può spendere alla quale,
forse, non diamo la giusta importanza. Pensiamo di averne in quantità infinita e solo quando ne
abbiamo gli ultimi istanti a disposizione vorremmo, invece, che fosse per sempre.

E prendo in prestito pensieri profondi da FOTORICORDO (brano dei Gemelli Diversi)

“… Cerco su ogni volto, un ricordo,

E sembra che il tempo non sia mai trascorso

E un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so

Che le emozioni non muoiono mai…”

E mi ritrovo qui, nella solitudine di una affollata città metropolitana, ad immaginare le storie di
ciascuno di noi; se invece delle consuete priorità giornaliere, che ci lasciano sempre un po’ più soli,
il tempo e le emozioni avessero il primo posto nella scala delle priorità?
Quella donna abbraccia il suo bambino all’uscita della scuola felice di ricevere un dono per il suo
compleanno, quella nonna divide la sua minestra con il nipote nel suo abito scuro che ha preso
un’ora di permesso per godere entrambi della reciproca compagnia.

Ed io sono ancora qui nella solitudine di una affollata città metropolitana addobbata a festa ma,
questa volta mi sono fermata, respirando le sue emozioni tutto intorno… ed è il momento di
ascoltarle tutte vivendo appieno il mio tempo!

Poso lo smartphone e cammino… in compagnia soltanto di me!

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Faccelo sapere nei
commenti. Rispondiamo sempre.

   Resta aggiornato sulle nostre
    pubblicazioni e sulle ultime
       novità dal mondo del
         marketing e della
          comunicazione.
                  Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam!
      Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con
                    l’uscita del nuovo numero del mensile.

                                 Nome

                               Cognome

                                 Email *

                            Consenso       Consentici di usare i tuoi dati

        Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                       Iscriviti alla newsletter

Nativi digitali, iperconnessi e shopper
omnichannel: è la Generazione Z tra le più
consapevoli delle opportunità che offre la
Digital Transformation
Gli anni passano velocemente e le generazioni si alternano.

E’ il ciclo della vita e ci siamo abituati. Forse, però, non ci siamo resi conto di come il tempo
trascorso tra la generazione tanto “chiacchierata” dei Millennials (nati ‘81-‘96) e la generazione
Z, che stiamo imparando a conoscere, sia stato così breve. Sono loro i consumatori del futuro, nati
tra la seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del secondo millennio che entro il 2020
saranno il più vasto gruppo di consumatori in tutto il mondo.

Nativi digitali per definizione, sono cresciuti con accesso alla rete e alle nuove tecnologie,
multitasking e multi-channel, utilizzano una media di 5 dispositivi. Sono ottimisti e spinti dalle
proprie ambizioni personali. Hanno un arco di attenzione molto breve non più di 8 secondi, in quanto
cresciuti in un continuo bombardamento di informazioni imparando a valutarne velocemente qualità,
utilità e scelta. Comunicano attraverso immagini e video.

F
o
t
o
d
i
J
e
s
s
F
o
a
m
i
d
a
P
i
xabay

Sono una generazione on-demand, e preferiscono i servizi in streaming come Netflix. Possono
fare a meno di TV e PC, ma non di smartphone e laptop. Nati o cresciuti in piena crisi economica
sono attenti a come spendono il proprio denaro, ricercano prodotti dalle caratteristiche uniche che
valorizzino il loro stile personale. Sono esperti nell’effettuare ricerche online e sono
shopper omnichannel. Non considerano la visita al negozio inutile, non prediligono l’acquisto
esclusivo sul web ma necessitano dell’esperienza d’acquisto all’interno dello store.

           Scopri il nuovo numero > Generazione Z
Sono altruisti, ambientalisti, attivisti vogliono occuparsi del mondo, del loro futuro, cercando di
essere protagonisti del cambiamento e del rinnovamento. Sono molto consapevoli e preoccupati per
l’impatto dell’uomo sul pianeta. Sono imprenditori, o almeno hanno il sogno nel cassetto di avviare
una proprio attività. Ogni nuova opportunità deve essere considerata purché sia flessibile,
stimolante, interessante, emozionante.

E’ una generazione nata con la tecnologia a disposizione, connessa in ogni come e dove,
vivendo contesti sociali diversi tra le unioni civili, i flussi migratori, la crescita delle minoranze.

F
o
t
o
d
i
D
e
a
n
M
o
r
i
a
r
t
y
d
a Pixabay

Si tratta di giovanissimi che hanno mosso i primi passi nel mondo in una società che ha vissuto
eventi disastrosi ed impattanti. Hanno vissuto l’11 Settembre, la crisi finanziaria del 2008 è entrata
nelle loro case, l’elezione di Trump e la Brexit stanno ponendo le basi per un cambiamento globale.

L’incertezza economica, il risentimento degli adulti, la sfiducia nei confronti delle istituzioni e la
possibilità di avere informazioni continue a portata di click, hanno influito nel creare in loro fascino
e curiosità non è più tanto la distanza anagrafica, ma la profonda differenza di comportamento,
di scelte e modalità di consumo, di priorità nella vita e sul posto di lavoro.

Con caratteristiche così spiccate non si può certo essere indifferenti se si pensa che sono i nuovi
consumatori e saranno quelli del domani.

Le aziende devono essere consapevoli di entrare in contatto con consumatori che prestano meno
attenzione, ma sono in grado di filtrare le informazioni più velocemente e sono super-informati.
Vanno generate strategie di engagement e conversioni, per far crescere la fiducia nel proprio brand,
si dovranno studiare strategie ad hoc personalizzate e con forti leve del marketing emozionale.

Potrebbe essere una strategia vincente coinvolgere la Generazione Z nella co-creazione delle
campagne, in quanto si tratta di giovani che sognano una propria attività e vogliono metterci del
loro. Vivono l’esperienza come una parte necessaria nel processo di acquisto, vanno trovati modi
innovativi per attirare la Generazione Z nei negozi e creare relazioni durature.

F
o
t
o
d
i
S
t
a
r
t
u
p
S
t
o
c
k
P
hotos da Pixabay

Potrebbe essere utile coinvolgerli mostrando il lato umano dell’azienda, raccontando attraverso
immagini e video il dietro le quinte e la quotidianità, non dimentichiamoci che sono attratti dalle
story su instagram.

  Per approfondire:

  ■   Cosa rende Instagram così irresistibile? L’evoluzione di una piattaforma dal visual storytelling
      all’e-commerce.
  ■   Instagram e la promozione dei brand di lusso
  ■   Instagram: la piattaforma ideale per la Fashion Industry.

I social sono l’habitat naturale, è quindi necessario essere presenti sui social media con contenuti
brevi ed accattivanti, Facebook non è più il social di riferimento per questa generazione, tenere
presente dove trascorrono il tempo, dove condividono le loro esperienze e dove esprimono le loro
opinioni. Amano agire per una causa, si pensi al Friday for future “Dear adults, use your power”,
la giornata di sciopero globale degli studenti per chiedere ai propri governi di intervenire con
politiche ambientali mirate a contrastare i cambiamenti climatici, un po’ tutti seguaci del fenomeno
Greta Thunberg e fanno della green economy un valore. Per questo dalle aziende esigono
trasparenza in merito ai processi di fabbricazione di un prodotto e sono interessati alla
responsabilità sociale e al rispetto dell’ambiente. Parole come ‘naturale’, ‘sostenibile’ e ‘organico’
hanno un forte impatto su di loro.
Non da ultimo, siamo di fronte ad una generazione consapevole delle proprie responsabilità e
delle opportunità che offre la Digital Transformation sia per gli strumenti di cui sono in
possesso sia per la conoscenza alla quale hanno accesso e fortemente consapevoli della loro
influenza.

Ingaggiarli nel processo di acquisto sarà una grande sfida… vedremo chi meglio ci riuscirà!

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.

    Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime
     novità dal mondo del marketing e della comunicazione.
                      Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam!

      Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con
                    l’uscita del nuovo numero del mensile.

                                 Nome

                               Cognome

                                 Email *

                            Consenso       Consentici di usare i tuoi dati

        Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
                                       Iscriviti alla newsletter

Professione YouTuber, quando il gioco
diventa un lavoro di popolarità
                               Visualizzazioni e click, la moneta del web

Si parte per gioco, pubblicando dei video con continuità, facendo networking con altri YouTuber,
costruendo un seguito di pubblico e di visualizzazioni. Non appena le views diventano diecimila, la
cosa diventa interessante ed è allora che network ed aziende importanti intercettano le potenzialità
e cominciano a lavorare sui contenuti migliorandoli ed ottimizzandoli per aspirare ad ottimi
guadagni, trattando direttamente con YOUTUBE.

Tra i pionieri del genere, Guglielmo Scilla in arte Willwoosh che ha fatto cinema e radio, Frank
Matano che ha collaborato con «Le Iene» e Cliomakeup che è sbarcata su Real Time con i suoi
tutorial di trucco. Nell’epoca dei video maker dove contenuti interessanti girati e montati
diventano virali, c’è chi ha fatto di Youtube un vero lavoro a tempo pieno guadagnando grazie alle
visualizzazione dei propri contenuti: più vengono visti, più sono redditizi.

La maggior parte degli YouTuber ha cominciato a caricare i propri video per gioco e passatempo per
poi divenire un lavoro vero e proprio. Il meccanismo di ricavi del web è così alto che permette
di raggiungere un potenziale stipendio, una volta che il successo in rete è ben consolidato, ed è
in quel momento che gli YouTuber si trasformano in manager di loro stessi e cominciano a trarre
profitti dal loro seguito.

Per uno YouTuber l’unico valore di riferimento sono le Views, le Visualizzazioni: più sono, più si
guadagna! Avere contenuti con tante Views non solo incrementa la quota elargita da YouTube, ma
attira anche l’attenzione delle grandi aziende, le quali, volendo associare i loro prodotti ai contenuti
con maggior pubblico, pagano per mandare i loro spot prima del video. Ecco che le visualizzazioni e
la pubblicità sono strettamente correlate tra di loro!

Fare lo YouTuber diventa, perciò, una vera e propria professione dove si possono guadagnare fino a
1000/1200 euro al mese attraverso pubblicità e partnership utilizzando il web ed acquistando in
poco tempo la giusta visibilità. Le cifre possono, poi, salire se i video prendono piede e popolarità
sempre maggiore. La vera difficoltà sta nel mantenere alta l’attenzione, nel continuare a lavorare
sulla popolarità per mantenere costante il numero di visualizzazioni e rimanere sulla “cresta
dell’onda” essendo interessanti ed innovativi.

Cresce anche in Italia la schiera degli appassionati che aprono canali di astrofisica,
matematica, chimica facendo decine di migliaia di contatti, ma sempre di più sono i giovani che
esprimono attraverso il web, con un canale dedicato la loro passione e le loro conoscenze. Di seguito
alcuni nomi che ai più sono da considerarsi sconosciuti ma che, sono divenuti personaggi super
cliccati. La maggior parte sono appassionati di videogame alla conquista di un pubblico impazzito
per le nuove tendenze che realizzano video su canali dedicati aperti per discuterne.
Ne sono un esempio:

J0k3rR dove le iscrizioni aumentano a vista d’occhio, CiccioGamer89, IlvostrocaroDexter,
Anima, St3pNy il videogiocatore che si cimenta in strane sfide gastronomiche e non solo…la sua
“Ceretta Challenge” è stato un successone!

Ma anche comicità e parodie come Matt & Bise, due amici che si divertono a registrare in chiave
ironica sketch, parodie o sfide assurde tra ignari passanti raccogliendo consensi dalla rete; The
show dove il duo Alessio e Alessandro conquistano la rete grazie ai loro Esperimenti Sociali con
telecamera nascosta in grado di divertire e al tempo stesso far riflettere lo spettatore; iPantellas
re della comicità, ma anche tanti tutorial come Marzia che utilizzando lo stratagemma di postare
video in inglese fa sì che i suoi video siano virali oltreoceano parlando di moda, bellezza, ricette,
tempo libero

Per i curiosi che vogliono essere sempre aggiornati sulle novità l’invito è di seguire il
sito socialblade.com e perdersi tra i tanti nuovi canali che ogni giorno nascono e che accumulano
visualizzazioni e fans.

Dalla top ten, si vede come YouTuber ormai famosi sono equiparati ai grandi e famosi canali quali
Rai e Disney Channel,s a conferma del fatto che la popolarità è così grande da raggiungere audience
diverse ed interessate.

Cosa occorre?
Un account YouTube, capacità di ingaggio e tanta creatività e caparbietà per rimanere al top della
classifica.
Personal Branding: come promuovere il
proprio Business ma anche e soprattutto
se stessi
                                 Perché dovrebbero scegliere me?

Sono diverse le volte che ci siamo posti questa domanda dopo un colloquio di lavoro oppure dopo un
concorso. La risposta solitamente sta nell’elenco dei punti di forza che abbiamo in quel particolare
ruolo o attività. Senza volerlo, in realtà, abbiamo fatto un’azione ben precisa: abbiamo preso
consapevolezza di noi stessi, del nostro valore, delle nostre abilità, conoscenze etc…

Abbiamo fatto il primo passo nel creare il nostro Personal Branding, creando la nostra “marca”
personale, considerando cosa ci differenzia da un qualcuno diverso da noi rispetto a: come siamo, ai
servizi che offriamo, alla nostra diversità.

  Un processo che ci porta a contraddistinguerci in modo univoco e comunicandolo in maniera
  efficace.

Passaggio obbligato, infatti, è comunicare nel modo giusto e con i contenuti giusti creando una vera
e propria strategia di marketing intorno al Brand, utilizzando le medesime tecniche utilizzate dal
marketing per promuovere i prodotti commerciali adattandoli alla promozione dell’identità
personale, allo scopo comune di posizionare nella mente dell’utente il brand o il nome del
professionista o il servizio associato ad una peculiarità che ne contraddistingue l’essenza.

Con i Social, il concetto del Personal Branding & Personal Reputation si sta rafforzando sempre
di più in quanto le potenzialità degli strumenti digitali permettono di “influenzare” una comunità
virtuale fatta di follower che si aspira a far diventare sempre più numerosi. Con il mercato del
lavoro chiuso e sempre più difficile da affrontare il Personal Branding è una valida carta da giocare
se fatta con competenza e conoscendo le regole del gioco.
P
e
r
s
o
n
a
l
B
r
a
n
d
i
n
g

Bisogna saperlo fare, sapersi destreggiare tra i social media, blog personali, eventi digitali per
aumentare la propria “digital reputation” facendo emergere anche l’aspetto più emozionale, quello
fatto di valori e di aspettative, che devono poi essere effettivamente riscontrate.

Vi sono delle regole per la creazione di un ottimale “personal branding” che vanno seguite con
attenzione per poter fare la differenza, sia se si tratta della promozione della propria persona ed
immagine, che di una propria attività. L’idea innovativa funziona ma è importante cercare qualcosa
che contraddistingue o contrassegna la propria attività o il proprio essere.

                          Il primo passo è conoscere se stesso al meglio.

Come farlo?

Analizzare cosa si fa o cosa si è, pensare alle proprie competenze e alle proprie passioni per
riconoscere il proprio valore e l’esperienza che verrà messa sul mercato.

Valorizzare i propri punti di forza, anticipando possibili domande di un Cliente e fornendo in anticipo
tutte le risposte.

Chiedersi cosa si può offrire che altri non danno.

Per rispondere a questa domanda basterà pensare ai propri obiettivi, ai propri valori e alle proprie
competenze cercando di comunicare al meglio ogni aspetto che possa fare la differenza.

Il proprio brand è fatto di un nome, di una immagine, di una identità e quello che molti non sanno, o
non si sono mai chiesti è che anche noi stessi siamo a nostra volta un Brand. Siamo l’immagine
di noi stessi, ciò che proponiamo agli altri dovrebbe essere il meglio di noi che andrebbe venduto nel
migliore dei modi.

La propria immagine in rete è fondamentale per “farsi notare” sia che si parli di un professionista
che di un’azienda o di un servizio. Partire da un sito, una pagina Social o un blog curato e
aggiornato è senza dubbio il primo passo, pensare alla tipologia di pubblico che si vuole
raggiungere è la soluzione per intercettare il proprio mercato di interesse ed identificare la giusta
nicchia da “catturare”.

P
e
r
s
o
n
a
l
B
r
a
n
d
i
n
g
.
F
o
nte: gwsmedia.com

Crearsi il proprio Network è importante, creare una community o partecipare a gruppi di
discussione esistenti legate al proprio settore di interesse, essere attivi, coinvolgenti e farsi
riconoscere come esperto in materia, è un valido approccio.

Il Personal Branding soprattutto oggi che la prima ricerca si svolge in rete è opportuno e
necessario per farsi conoscere, per ampliare la propria rete professionale e soprattutto per
allargare il proprio mercato!

Social Food: quando condividere il cibo
diventa uno stile di vita, un mestiere,
un’opportunità.
  Un’istantanea per stimolare i sensi
Cucinare, preparare il cibo, assaporarlo è da sempre un’esperienza innata che fa parte di noi,
consumare del cibo insieme è uno dei momenti del vivere comune, la convivialità e l’ospitalità
diventano un simbolo ma ancor di più un gesto espresso con naturalezza da ciascuno di noi che
spontaneamente, intorno ad una tavola condivide con l’altro il pasto disponibile.

Da sempre banchetti e feste sono stati momenti di incontro accomunati dal bere e dal mangiare,
raccontati nella storia quali intramontabili attimi che ancora oggi, anche se modificati ed evoluti,
restano fondamentali.

Una volta la tavola era considerata sacra, la famiglia vi si riuniva per consumare il pasto caldo e
discorrere della giornata, si preparavano grande cene per festeggiare avvenimenti importanti, si
condividevano momenti ed esperienze assaporando del buon cibo.

F
a
m
i
g
l
i
a
a
t
a
v
o
l
a

Oggi è il cibo a diventare esperienza di convivialità, è il cibo a diventare protagonista della tavola
non solo nei discorsi per l’occhio critico di chi assapora pietanze stellate, ma anche per chi ne
fotografa l’impiattamento o ne immortala la bellezza.

Con la complicità dei social, quali Instagram, Flickr, Pinterest e dei numerosi programmi di
cucina, i food blogger impazzano sul web, ma chiunque condivide pietanze altrui che stimolano
vista e gusto.

Fotografare il cibo al ristorante è ormai una prassi, uno scatto di “un’opera d’arte” che
chiunque può condividere. Ma è un po’ come rubare un quadro famoso solo che lo scatto rubato
diventa virale e spesso non ha la firma del vero autore.

Un tempo erano le ricette a farla da padrone sulle riviste oggi, invece, quello che conta è
l’immagine, che sia un piatto cucinato con maestria, una semplice insalata, o un abbinamento strano,
l’importante è immortalarne i sensi e condividerlo per collezionare like e piacevoli commenti.

S
o
c
i
a
l
f
o
o
d

Se da un lato il Social Food sta contribuendo a rendere tutti più “conoscitori di specialità”
indottrinando le masse, anche con il supporto dei diversi format di cucina disponibili, dall’altro si
crea il paradosso della condivisione.

Condividere sui Social porta, spesso, a non condividere nella vita reale. Si è pronti a scattare
un’istantanea da pubblicare ma viene sempre meno il concetto di tavola e cibo nel significato che
fino ad oggi gli abbiamo sempre attribuito.

Spesso, infatti, manca la vera condivisione quella di chi è davvero a tavola con noi, e non nella
vita virtuale sul web.

Basta guardarsi intorno al ristorante per vedere come di un’intera famiglia, capita spesso, che gli
sguardi siano focalizzati sullo smartphone dopo un’istantanea del proprio piatto.
S
o
c
i
a
l
f
o
o
d
,
i
l
p
a
r
a
d
o
sso della condivisione

Condividere attraverso il web, però, offre anche grandi opportunità come permettere azioni
benefiche. Ne e’ un esempio I Food Share, “una piattaforma on line di condivisione del cibo che
permette di coniugare la richiesta di prodotti agroalimentari per scopi umanitari con il recupero e la
messa a disposizione del cibo a partire dal comune cittadino fino alla grande e piccola distribuzione
e alle aziende agricole che vorranno offrire il loro surplus a scopi solidali.”

Il Social Food è a tutti gli effetti “cibo sociale” sia che l’uso ne venga fatto per condividere cibo con
chi non ne ha, sia per condividere del cibo in maniera virtuale, oppure intorno ad una tavola
imbandita, nella maniera più tradizionale quale intramontabile convivialità.

Net Art: L’arte di fare network - un’anima
immortale
      Quando arte e comunicazione si incontrano in un nuovo paradigma, in continuo movimento.

Nuovi modelli di comunicazione sono all’ordine del giorno, diverse sono le opportunità di interagire
e di vivere un’esperienza di una comunicazione innovativa, fatta di linguaggi e contenuti nuovi
con un’unica parola d’ordine: condivisione e libero accesso ai contenuti. Contenuti freschi,
diversi, linguaggi di programmazione, contenuti multimediali, interattività spinta, sempre in
connessione.

                                          E’ questa la Net Art.

Questo bisogno incontrollabile di una forma d’arte che sposi il cambiamento e sia al passo con i
tempi, in continua trasformazione e velocità che cambia volto e cambia essenza dove i contenuti, i
messaggi e significato si mescolano all’esperienza della fruizione sul web. Un’associazione di “rete”
ed estetica che aggira la tradizionale modalità di fruizione in Gallerie e Musei, demandando il ruolo
principale ad internet o ad altre reti telematiche. Un’arte di carattere con principi ben definiti che
ne identificano la tipologia in un genere artistico che si differenzia attraverso la sua capacità di
fare network ed attraverso il suo “essere connesso”, una forma d’arte digitale, capace di evolvere e
adattarsi.

Quando si parla di net art, bisogna immaginare caratteri alfanumerici e caratteri speciali
(punteggiatura, accenti etc…) che vanno a “disegnare” soggetti reali e riconoscibili, spesso utilizzata
per realizzare ritratti, panorami e nature morte, ma anche pubblicità e volti “viventi” seppur
innaturali. Sfruttando proiettori sempre più avanzati e precisi, si riescono a realizzare espressioni
facciali simili a “statue viventi”, un fenomeno che sta prendendo sempre più piede, comunemente
identificato in Face Hacking che potrebbe essere associato ad un personaggio virtuale sempre più
personalizzato al tempo dei social.

D’altronde l’arte di fare network è una pratica da sempre stimata e riconosciuta anche se oggi è per
lo più telematica e demandata alle community e ai social. E se “l’arte è immortale”,
nell’immaginario comune lo è ancor di più quella in rete dove, ciascun contenuto diventa
“ripescabile” ed ancor più naturale viene l’associazione della net art con i social network avendo in
comune la creazione di contenuti innovativi, con comunicazione interattiva che ne stimolano la
condivisione e che non potranno essere “cancellati” dalla rete che intrappola e porta
all’immortalità.

Keats, nella sua ode su un’urna greca, affermava che l’arte è perfetta, poiché immortale, ma
statica e immobile un paradigma che a distanza di tempo è cambiato proprio per la sua dinamicità
ed opportunità di essere viva e in continuo movimento.
Da Reporter a Digital Writer fino a
diventare Blogger e Producer: la nuova
frontiera del “documentare”
Documentare qualsiasi cosa, ovunque ci si trova al limite del possibile per poi pubblicarla,
condividerla, renderla immortale – Professione Reporter – armato di macchina fotografica e
taccuino prima, di videocamera e microfono, poi, ed oggi esclusivamente di smartphone, nel nuovo
modo di considerare la professione.

Quello che prima era un mestiere ricercato e di nicchia, oggi è divenuto uno stile di vita comune ai
più che, con capacità narrative e produttive oltre che conoscenze tecniche nell’utilizzo di nuove
tecnologie, riescono a “confezionare” storie in grado di documentare e fare informazione.

Ripercorrendo all’indietro le tappe del “documentare” è facilmente riconoscibile l’evoluzione e la
trasformazione che la scrittura ha visto nella sua tradizione. Prima Reporter, poi Digital writer, fino
a diventare produttori di informazioni, professionisti del settore che si sono reinventati, messi in
discussione o che hanno iniziato la loro professione direttamente dal 2.0 dell’informazione,
approcciando ad un mondo seppur conosciuto ma di gran lunga differente con regole nuove e
metodologie diverse.

Lettori di lunghi reportage, hanno lasciato il posto a fruitori di documentari, fino a doversi
improvvisamente confrontare con una RETE dove essenzialmente vi erano lettori che cominciavano
ad assaporare nuovi modi di lettura, preferire l’eBook al tradizionale libro, il magazine on line al
tradizionale giornale e così via…Lettori nell’essenza del termine che si limitavano a leggere
contenuti sviluppati da altri.

Poi un cambio di rotta verso un desiderio sempre più forte di contribuire, partecipare attivamente,
commentare, rispondere, condividere e produrre a propria volta contributi… Ecco che chiunque
diventa autore: autore di informazioni, autore di storie, autore di contenuti che cominciano a
popolare la rete, non più per essere letti ma per essere CONDIVISI.

Ecco che nascono i Produttori di informazioni, coloro che identificano in qualsiasi momento
un’opportunità per raccontare e condividere un’esperienza: qualche riga di didascalia, una foto, un
video o un’immagine e via sul web, in un post o in un tweet.

Un passaggio evolutivo così repentino da non rendersene conto se non fermandosi a pensare a come
il cambiamento si è velocemente impossessato di una modalità, ormai diventata abitudine.

D’altronde il blogger è una professione che sta affiancando il giornalista in termini di autorevolezza,
è colui che scrive liberamente di ciò che lo appassiona senza obbligo di scadenze fisse e senza essere
legato a rapporti lavorativi con una testata o un’azienda. Un free lance, insomma, che produce
contenuti innovativi con continuità e che è sempre più un Influencer della Rete, capace di far
parlare di sé e dei suoi “contenuti”. Una professionalità riconosciuta da poco e che sta sempre più
spopolando soprattutto nel mondo del Retail.

Reporter, Digital writer, Producer sono facce della stessa medaglia con il comun denominatore di
raccontare e documentare ma a ciascuno il suo … canale, approccio e metodologia per
professionalità e stili del tutto differenti.

Information o Transformation? Il nuovo
valore della COMUNICAZIONE
  L’arte oratoria di una volta oggi è nello storytelling, l’opportunità di “raccontare”
  stimolando i sensi e l’immaginazione.

Pensate che informazione e comunicazione siano la stessa cosa? Posso confermarmi che vi
sbagliate…e vi spiego perché.

Informare nella sua etimologia del termine significa portare qualcuno a conoscenza di qualcosa
mentre comunicare esattamente significa rendere noto, far sapere. La differenza c’è ed è
sottile e va letta tra le righe dell’intenzione perché è lì che tutto si svela e diventa chiaro. Sono due
volti della stessa medaglia che mostrano due diverse realtà e sollecitano diverse attenzioni.
L’i
nf
or
m
azi
on
e
pu
ra
e
ve
riti
er
aè
l’arte dell’ “informare” per il solo scopo di farlo e con la sola necessità di esercitare un diritto di
cronaca o di condividere un’informazione che mette al centro il potere della veridicità di quello
che si sta raccontando, senza fronzoli o mezze verità.

La comunicazione è l’informazione rivisitata per attrarre e coinvolgere, è la pillolina magica che
indolora le notizie più negative o che mette del pathos solleticando le curiosità e invogliando sempre
più a leggere, approfondire, ricercare e perché no, se lo scopo ultimo è fare business, portare ad
acquistare un prodotto/servizio.

La comunicazione è un abbellimento destinato a convincere il consumatore che un prodotto è
superiore o più innovativo ad altri sul mercato, l’elettore che il candidato scelto risponde ai requisiti
espressi dal cittadino, il lettore che quella testata è più vicina alla propria ideologia e così via per
qualsiasi forma di messaggio che diventa evocativo, accattivante nascondendo un retro-pensiero:
stuzzicare l’interesse del destinatario al fine di raggiungere l’obiettivo di chi lo mette in
pratica.

Ecco che se pensiamo alle nuove modalità di fare informazione, ci rendiamo conto che si
avvicinano sempre più allo stile “comunicazionale” che a quello puramente informativo. Dai
telegiornali ai programmi di approfondimento, dall’utilizzo di tutti i media di massa ai social e con
l’avvento del digitale la sinergia tra rapidità tecnologica e l’uso di massa degli strumenti di
comunicazione, ne ha accentuato le differenze.
Co
sì
l’a
rt
e
de
l
co
m
un
ic
ar
e diventa una strategia, una “marketing solution” dove scende in campo la trasformazione
dell’informazione in nuovi modelli di comunicazione, nuove soluzioni, nuove possibilità, nuovi
canali che partendo dalla realtà dei fatti o dalla verità di una informazione diventa Storytelling, un
marketing narrativo innovativo dove l’informazione è potere ma il modo in cui lo si fa è
innovazione: traducendo e promuovendo le “cose” in parole, immagini, suoni, percezioni
rendendole vere ed entusiasmanti

Fare storytelling significa:

■   Creare emozioni legate ad un prodotto/un brand/un fatto/un’iniziativa;
■   Accendere i “sensi” per comunicarne il valore;
■   Raccontarne la storia;
■   Creare una nuova concezione, posizionare nella mente dell’ascoltare un significato percepito;
■   Coinvolgere e non convincere, perché in realtà questo succede naturalmente;

Siamo immersi in un universo narrativo dove l’informazione è un continuo evolversi attraverso
canali sempre più nuovi e di impatto stimolando i sensi e raccontando STORIE che possono più o
meno interessarci.

Citando H. Lasswell, “la comunicazione è chi dice, che cosa, a chi, per mezzo di quali canali, con
quali effetti”; un circolo seduttivo che apporta valore nella persuasione e che solo utilizzandolo nel
modo corretto e con i canali e mezzi giusti, porta al risultato.

I
te
m
pi
d
el
“
te
l
e
f
o
no senza filo” dove il messaggio iniziale non corrispondeva mai con quello che in realtà si voleva
trasmettere sono finiti, oggi vi sono tutte le possibilità e gli strumenti per Comunicare
efficacemente, basta saperlo fare!

Editoriale Gennaio 2017 – Ivan Zorico
In un mondo in costante trasformazione tutto è messo in
discussione. Tutto assume nuove forme e nuovi significati. Stili
di vita, mestieri, modi di comunicare e di relazionarci.

Dal lancio di questo giornale – maggio 2014 – abbiamo parlato di molteplici argomenti e settori
economici. E, come avrete avuto modo di constatare, tutti questi temi sono stati trattati attraverso la
lente della comunicazione e dei nuovi scenari determinati dall’avvento delle nuove tecnologie.

Per questo mese, abbiamo deciso di affrontare un tema abbastanza delicato. Un tema che,
soprattutto qui in Italia, forse non si affronta ancora con la giusta serenità, che magari è per certi
versi considerato ancora un tabù e del quale, certamente, non si parla abbastanza: la sessualità e
la pornografia al tempo di internet e dei social media.

In particolare abbiamo voluto affrontare questo tema in chiave socio-psicologica, cercando di capire
come internet e le nuove tecnologie stanno cambiando, o hanno già cambiato, le abitudini ed anche
l’approccio al sesso dei più giovani, così come quelle di altre generazioni. Ci siamo quindi affidati
alle parole di uno dei massimi esperti in materia in Italia, lo psichiatra e sessuologo Marco Rossi:
Presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, Responsabile della Sezione
di Sessuologia della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, nonché volto noto della TV
italiana (“Loveline” di MTV, “Buona Domenica”, “Maurizio Costanzo Show”, “Pomeriggio 5″, “Italia
sul Due”).

Ma non solo. Vi proponiamo una sorta di reportage, dal passato sino ad oggi, sul modo di vivere la
sessualità, ed un intervento sul sesso virtuale al tempo dei social network. Ed altro ancora.

Sappiamo che l’argomento è molto vasto e delicato. Noi lo abbiamo affrontato alla nostra maniera:
senza reticenze, morbosità o cadendo nel banale. Ma con la sola voglia di indagare e mettere in
risalto un fenomeno diffuso, di cui forse non si conoscono (e riconoscono) tutti gli impatti e
conseguenze.

E come sempre, se avremo centrato il bersaglio, sarete solo voi lettori a dircelo.

Buona lettura.

Second Life – un avatar per tutto anche
per amare, quando basta un click per
vivere una vita parallela!
  Insieme in una stanza si…ma virtuale, la nuova frontiera del sesso interattivo: avatar,
  chat, oculus, robot quando la realtà raggiunge le fantasie più recondite.
A quanti di voi non piacerebbe essere in casa propria
per poi improvvisamente catapultarsi in un mondo
parallelo, vivendo una vita parallela con un semplice
click?E’ l’ultima frontiera del navigare su internet:
vivere un vita virtuale in un mondo virtuale a tre
dimensioni, una vera e propria Second Lifetra luoghi in
3D da costruire, in cui chattare, dove giocare.Il mondo
virtualediventa sempre più simile alla realtà, dove i
personaggi sono quasi reali, i vestiti alla moda, le donne
sono bellissime gli uomini sembrano attori del cinema e vi sono animazioni divertenti e fantasiose,
da guardare e con le quali interagire.

Se una volta si era abituati ad assistere passivamente a quello che succedeva nello schermo, oggi
quest’ultimo non esiste più, non vi è alcuna barriera con la virtualità, basta indossare degli occhiali
speciali per catapultarsi direttamente all’interno e farne parte o crearsi un avatar: la trasposizione
dell’individuo reale nel mondo virtuale.Se questa nuova
moda si sta espandendo per i giochi, per i film, per i
documentari, non esclude nessuna delle modalità di
interazione e comunicazione solite della vita reale.
Quella che prima era una conoscenza in un bar, in un
locale, in una discoteca; oggi è l’incontro in chat, in
unsito di incontri, in uno dei tanti canali web
disponibili. Sempre meno “chiacchiere” guardandosi
negli occhi, sempre meno effusioni ed emozioni
tangibili…

Si è nella stessa stanza si… ma in una stanza virtuale con un interlocutore spesso sconosciuto, con
l’interesse dell’ignoto e senza nessuna opportunità di tatto. Uno schermo distanzia e rende più
“liberi” di esprimersi a parole, con gesti, video ed immagini, muovendo i fili di una relazione fatta di
intrigo e di mistero che nella maggior parte delle volte si consumerà in quegli attimi, per svanire
subito dopo.

E’ questa la nuova frontiera della comunicazione soprattutto dei giovanissimi, ma non solo, che si
affacciano alla sessualità virtualmente, mandando avanti un avatar che possa rompere il ghiaccio,
uscire dagli schemi per poi chiudere il pc pensando di aver
vissuto un’emozione che di reale ha solo il tempo, che
intanto è trascorso veloce. Basterà, poi, indossare i magici
oculus (occhiali della realtà virtuale) per assaporare
l’emozione di un’ora di sesso virtuale (che non coincide con
il sesso davanti ad una webcam) nell’illusione di viverlo
realmente quando, invece, si sta prendendo parte ad un
gioco interattivo.

Allora se la fantasia diventa realtà, non è lontano il tempo in cui i compagni di esperienza sessuale
potrebbero essere robot e dispositivi virtuali e ci si chiederà: e se il sesso virtuale diventasse
migliore di quello reale?

Il Sesso ai tempi di internet: parla il
sessuologo Marco Rossi

L
o
p
s
i
c
h
i
a
t
r
a
e sessuologo Marco Rossi:
Presidente della Società
Italiana di Sessuologia ed
Educazione Sessuale e
Responsabile della Sezione di
Sessuologia della Società
Italiana di Medicina
Psicosomatica.

Da tempo si sente parlare di rivoluzione digitale. Da tempo si sente parlare di cambio di paradigma.
Da tempo si sente parlare di nuove frontiere.

E tutto questo parlare, da tempo, gira inesorabilmente intorno ad una sola parola: Internet.

Internet, se ci pensate, ha toccato prima, e mutato poi, ogni aspetto della nostra vita.
Qualsiasi aspetto, nessuno escluso.

Non possiamo assolutamente immaginare, infatti, un luogo di lavoro senza un pc collegato ad una
rete internet; addirittura, oggi, la stessa idea di luogo di lavoro fisico è cambiata. Basta un qualsiasi
device collegato ad una rete internet per essere operativi e connessi in qualunque luogo ci troviamo
(aeroporto, treno, bar, o altro ancora), proprio come lo saremmo se fossimo seduti nella nostra
abituale postazione di lavoro. Ma pensiamo anche a come prenotiamo le nostre vacanze, a come
eseguiamo le operazioni bancarie, a come guardiamo i film e le serie tv, a come ascoltiamo la
musica, eccetera eccetera. L’elenco, capite bene, è praticamente infinito.

Internet, poi, ha cambiato l’uso del nostro linguaggio: email, chat, social network.
Cambiando il nostro linguaggio e le modalità di comunicazione, evidentemente, è cambiato il modo
in cui comunichiamo e relazioniamo. Così diceva a riguardo il sociologo e filosofo Marshall McLuhan:
“Le società sono sempre state modellate più dal tipo dei media con cui gli uomini comunicano che
dal contenuto della comunicazione”. E questo affermava il chimico e filosofo Joseph Priestley: “Più
elaborati sono i nostri mezzi di comunicazione, meno comunichiamo”.

Quindi, a questo punto vi chiedo: cosa accade se due persone smettono di parlare “faccia a
faccia” e le loro comunicazioni vengono mediate da uno strumento? E conseguentemente: come
internet ha inciso e cambiato il modo di comunicare tra persone ed influenzato il loro
rapporto con la sessualità?

Certo, ognuno di noi ha la propria idea a riguardo ma, certamente, sarebbe meglio affidarsi ad uno
esperto. E questo è quello che abbiamo fatto. Abbiamo posto questa e altre domande allo psichiatra
e sessuologo Marco Rossi: Presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione
Sessuale, Responsabile della Sezione di Sessuologia della Società Italiana di Medicina
Psicosomatica, nonché volto noto della TV italiana (“Loveline” di MTV, “Buona Domenica”,
“Maurizio Costanzo Show”, “Pomeriggio 5″, “Italia sul Due”).

Dott. Rossi, come internet ed i social network hanno modificato la sessualità delle giovani
generazioni?

Queste nuove modalità di comunicazione – app, chat e social network più in generale – hanno
sviluppato una estrema velocità di contatto tra persone. Tale velocità e modalità di scambio
comunicativo ha generato una  ed una . La velocità nei rapporti fa fare subito un salto alle fantasie sessuali, così che –
provocatoriamente – può capitare che due persone arrivino a compiere atti sessuali prima ancora di
baciarsi; dove appunto il bacio è qualcosa di più . Oggi si arriva al seguente paradosso:
uso eccessivo del corpo ed incorporeità delle relazioni.

Attraverso le app di incontri – Tinder su tutte, ma potrei citarne tante altre – arriviamo a lambire un
vecchio spauracchio della fine del secolo scorso: potremo mai essere comandati dalle macchine?
Anche qui sarò provocatorio, ma sino ad un certo punto. Se ci pensa, oggi 2 persone si incontrano
per mezzo di una app che li seleziona per mezzo di un algoritmo che intreccia interessi, passioni e
altro. Queste due persone magari si piaceranno e da questa relazione, forse, nasceranno anche dei
figli. Ma ora mi domando: queste relazione e questi figli sono il frutto di una libera e casuale scelta o
Puoi anche leggere