La piccola guida Artemide - per l'imprenditrice senza confini
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© Giunta della Provincia autonoma di Trento 2014 Artemide Quarta edizione aggiornata al 30 giugno 2014 Precedenti edizioni: 2003 – 2006 – 2012 Dirigente generale: Antonella Chiusole Direttore: Michele Tessari A cura di: Area Incentivi Realizzazione del progetto editoriale Agenzia del lavoro – Provincia autonoma di Trento Via Guardini, 75 38121 Trento www.agenzialavoro.tn.it Progetto grafico impaginazione:Agenzia del lavoro Si ringrazia la Camera di Commercio I.A.A di Trento della collaborazione nel capitolo“ Amate Carte” Stampa a cura del Centro duplicazioni della Provincia autonoma di Trento Questa pubblicazione è stata chiusa in tipografia nell’agosto 2014. Stampa a cura del Centro duplicazioni della Provincia autonoma di Trento. Della presente pubblicazione sono state redatte 100 copie Sui contenuti della presente guida sono gradite osservazioni e specifiche da inviare al seguente indirizzo email: rmaccani@agenzialavoro.tn.it Artemide è nata nell’ambito di un progetto provinciale attivato nel 2003 specificatamente rivolto alle donne. Precisiamo che ogni qualvolta, in questa pubblicazione, si utilizza la sola forma femminile, non s’intende discriminare il genere maschile
Artemide La piccola guida per l’imprenditrice senza confini GIUNTA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO 2014
Artemide, uno strumento sintetico ad uso delle aspiranti imprenditrici per le donne che non hanno mai lavorato fuori casa per quelle che hanno lavorato e che ora sono disoccupate per le studentesse per le lavoratrici dipendenti che desiderano avvivicinarsi al mondo dell’impresa per impostare un progetto per fornire soluzioni per favorire la creazione di nuovi modelli per promuovere stili vincenti nella conduzione delle imprese femminili Il viaggio continua…
Indice Le prime domande - Fare l’imprenditrice oggi ................................ 7 Donne e lavoro - Non solo dipendente! ............................................ 8 Mettersi in proprio – Cosa significa davvero ................................. 10 Il lavoro autonomo – Le regole ...................................................... 12 Fare impresa - Cosa serve per partire ............................................. 15 Prima di tutto - Conoscere se stesse ............................................... 16 Risorse professionali - Cosa sai fare? ............................................. 17 L’idea giusta per te – La fantasia in campo .................................... 18 Dall’idea al progetto - Il piano d’impresa ...................................... 19 Cosa vendere - Conoscere il mercato aiuta .................................... 21 A chi vendere - Definisci i tuoi clienti ........................................... 24 Come vendere - Facciamo marketing ............................................. 26 Come organizzarsi - I piani indispensabili ..................................... 30 Quanto serve - Capitale fisso e circolante ...................................... 34 Da sola o no – La forma giuridica .................................................. 36 Amate carte - Le autorizzazioni richieste ....................................... 46 Se i soldi mancano - Non rinunciare! ............................................. 49 Siti web e informazioni utili ........................................................... 60
Le prime domande - Fare l’imprenditrice oggi Le donne imprenditrici sono oggi in numero sempre maggiore. Ma quale deve essere il profilo vincente di una imprenditrice dei nostri giorni? Quali le competenze tecniche, le motivazioni, le attitudini e gli atteggiamenti che la distinguono? In che modo può affrontare con tranquillità le difficoltà dei primi anni di attività, quando è maggiore il rischio di mortalità dell’impresa? Se pensi di avviare un lavoro imprenditoriale, è utile che tu ti ponga alcune domande riguardanti i requisiti di base, professionali e personali. o Gli studi che ho fatto sono sufficienti? La formazione che ho acquisito nel settore in cui intendo intraprendere l’attività è tale da garantirmi una serenità nella fase di avvio, quando una moltitudine d’impegni gestionali assorbirà tutte le mie energie? o L’esperienza pratica che ho accumulato nel tempo mi permette una completa autonomia lavorativa o devo avvalermi della competenza di altri soggetti per esercitare la mia attività? o Ho sufficiente autostima e fiducia nelle mie capacità relazionali? Sono in grado di fronteggiare situazioni d’incertezza e di essere la “regista di me stessa?”. 7
Donne e lavoro - Non solo dipendente! Il “fare impresa” ha ormai coinvolto pienamente l'universo femminile. Le donne che oggi lavorano in proprio sono molto più determinate che in passato, si occupano dei settori più diversi, e sempre più spesso diventano imprenditrici assieme ad altre donne. Ma perché una donna decide di scegliere il lavoro in proprio? Negli ultimi anni, le donne che avviano un’attività tendono a farlo più per scelta che per necessità. Le principali motivazioni sono la ricerca di una maggiore autonomia, il desiderio di un lavoro più gratificante, la necessità di valorizzare la propria identità femminile e il bisogno di conciliare i tempi di lavoro con i tempi di vita famigliare. La dimensione preferita è quella della micro impresa. Quale lavoro scegliere I pro e i contro Il lavoro subordinato comporta: • un orario di lavoro da rispettare; • uno stipendio fisso corrispondente alla qualifica; • il diritto al riposo e alle ferie maturate; • il versamento di contributi previdenziali e assistenziali che assicurano una pensione e "coprono" in caso di malattia. 8
Il lavoro autonomo prevede: • un orario di lavoro non necessariamente rigido, ma questo non significa lavorare meno; • un compenso contrattato dalle parti o garantito dalla propria attività; • l’autonoma copertura previdenziale e una assistenza che varia a seconda della tipologia di lavoro autonomo nei vari modi previsti dalla legge; • tenere la contabilità secondo determinate prescrizioni. I vantaggi sono costituiti dalla grande indipendenza, dal senso di libertà e dalla possibilità di realizzarsi a tutto tondo. 9
Mettersi in proprio – Cosa significa davvero In modo sintetico, la prima risposta che possiamo dare è che mettersi in proprio significa crearsi un lavoro, cioè una fonte di reddito non dipendente. La definizione però appare molto generica. Mettendoci in proprio, infatti, andiamo ad esercitare un preciso ruolo nella società, che la legge si preoccupa di disciplinare. La legge, a seconda delle norme di natura civile o fiscale, divide il mondo del lavoro in proprio in due grandi insiemi. Il primo insieme è costituito dal mondo del lavoro autonomo; il secondo insieme è costituito dal mondo dell’impresa. Per un approfondimento sul mettersi in proprio in tempo di crisi consulta la guida edita dal Gruppo 24ore - il sole 24ore Managment: “Mettersi in proprio” a cura di Cristiana Trovò. LAVORATRICE IN PROPRIO ATTIVITA’ DI LAVORO AUTONOMO ATTIVITA’ D’IMPRESA La lavoratrice autonoma (art. 2222 C.c.) è colei che, in cambio di un compenso convenuto, si obbliga a compiere un'opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente (ovvero del cliente). L’imprenditrice, (o l’imprenditore), al contrario, è colei che “esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi” (art. 2082 C.c.). I criteri, quindi, per distinguere l’imprenditrice dalla lavoratrice autonoma sono: la prevalenza di una organizzazione dell’attività, l’esercizio di una attività economica diretta alla produzione e allo scambio 10
di beni e servizi ed, infine, la professionalità. Tra la lavoratrice autonoma e l’imprenditrice ci sono, inoltre, grosse differenze che devono essere rispettate afferenti agli aspetti fiscali, previdenziali e contabili. Per esempio: la lavoratrice autonoma deve applicare la ritenuta d’acconto del 20% sui propri compensi, mentre l’imprenditrice non deve applicare la ritenuta d’acconto del 20% su quelli propri. 11
Il lavoro autonomo – Le regole Nell’ambito del lavoro autonomo devi poi fare attenzione al tipo di lavoro autonomo che vuoi esercitare. Sempre il Codice civile stabilisce “che la legge determina le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi od elenchi” (art. 2229 C.c.). Accanto a queste ci sono delle arti o professioni che non prevedono una iscrizione all’albo. Puoi quindi distinguere le seguenti tipologie: 1. esercizio di arti e professioni protette: con l’obbligo di iscrizione ad un albo (ad esempio avvocata, notaia, commercialista, psicologa), il cui esercizio è consentito solo subordinatamente al possesso di qualifiche professionali o all’accertamento delle specifiche professionalità. L’attività è quindi disciplinata e vincolata a specifici requisiti quali: l’esame di stato, l’obbligo d’iscrizione agli albi professionali, un tirocinio ove previsto dai singoli ordinamenti, l’obbligo di assicurazione, la formazione continua e l’adesione a un codice deontologico; 12
2. esercizio di attività che non prevedono l’iscrizione a un albo (es. chinesiologa, naturopata, osteopata ecc…). La legge nazionale del 14 gennaio 2013, n. 4 che ha disciplinato le professioni non organizzate in ordini e collegi, ha introdotto la possibilità che siano le associazioni professionali di categoria a rilasciare ai propri iscritti un’apposita attestazione. Puoi quindi esercitare professionalmente un’attività economica o eseguire una prestazione d’opera il cui compenso è incassato dietro l’emissione di fattura. In questo caso devi aprire e attivare la partita Iva. Se sei interessata a maggiori informazioni sulle opportunità offerte con il regime dei “nuovi minimi” e cioè sulla possibilità di usufruire di vantaggi legati ad agevolazioni fiscali puoi consultare il sito dell’Agenzia delle entrate e cioè: www.agenziaentrate.gov.it Negli ultimi anni, anche a seguito delle modifiche in materia lavorativa, alcune tipologie di lavoro qui di seguito sinteticamente tratteggiate, possono essere ricomprese nella forma del lavoro autonomo. Esse sono: 3. contratto “a progetto”. Con questa forma di lavoro l’attività deve essere svolta senza alcun vincolo di subordinazione nei riguardi del committente e si deve caratterizzare per l’autonomia del soggetto che la compie; 4. lavoro autonomo accessorio. Se, invece, il tuo reddito viene da altre fonti, ma ogni tanto svolgi un lavoro diverso dal tuo abituale, o se in questo periodo riesci a trovare solo occasioni di lavoro saltuario, allora la tua sarà una prestazione accessoria (massimo 30 giorni nel corso 13
dell’anno solare e con un compenso non superiore a 5.000 euro). Riepilogando: Nell’insieme del lavoro autonomo possiamo distinguere: l’esercizio di arti e professioni con o senza albo; il lavoro a progetto; il lavoro autonomo occasionale. Nell’insieme del mondo dell’impresa possiamo distinguere: 1. imprenditrice commerciale (in senso stretto); 2. la piccola imprenditrice (per attività artigiane e commerciali); 3. l’imprenditrice agricola. 1. L’imprenditrice commerciale è colei che esercita un’attività industriale, intermediaria, di trasporto, bancaria o assicurativa nonché altre attività ausiliari alle precedenti. 2. E’ considerata piccola imprenditrice colei che esercita un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei famigliari. 3. E’ imprenditrice agricola chi si dedica alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, allevamento del bestiame e altre attività connesse. L’imprenditrice agricola è esonerata dalla disciplina prevista per le imprese commerciali. 14
Fare impresa - Cosa serve per partire Per realizzare un’impresa non basta avere un’idea brillante o la dotazione di un proprio capitale di autofinanziamento. Essere imprenditrici significa in primo lugo conoscere se stesse, essere consapevoli dei propri punti di forza e dei propri punti di debolezza, essere in grado di modificare i tratti più spigolosi del proprio carattere che non permettono uno sviluppo armonioso di quelle qualità e attitudini proprie di una imprenditrice di successo. Ecco le parole chiave dell’imprenditrice: caratteristiche personali motivazione flessibilità creatività idea realizzabile mission imprenditoriale cosa vendere a chi vendere come vendere come organizzarsi da sola o in compagnia? le autorizzazioni per partire i soldi ci sono? fare rete 15
Prima di tutto - Conoscere se stesse Gestire un’impresa non è solo un problema di numeri. Quello che segue è il ritratto ideale di un’imprenditrice di successo: forse tu non avrai tutti i punti di forza qui di seguito elencati, e avrai delle debolezze. Importante però è che tu sia tesa a mettere in luce i primi e a essere consapevole delle seconde. • Una buona imprenditrice è innovatrice: ama e cerca il nuovo, è curiosa. • Si aggiorna sulle strategie adottate dai concorrenti, sulle richieste e i bisogni dei potenziali clienti. • Ama il rischio: sa sfidare se stessa, i pregiudizi, la sorte, il mercato e i concorrenti. • Sa decidere anche a costo di sbagliare. Essa non fa di ogni errore una tragedia. • Ama il proprio lavoro, che la realizza e la soddisfa, e vi si dedica con passione. • Ha una notevole forza di volontà, fiducia nelle proprie capacità e ottimismo: è decisa, punta dritta ai suoi obiettivi, le rinunce e i sacrifici non la spaventano. • E’ flessibile, si adatta a qualunque cambiamento, legge i mutamenti del mercato aggiustando la rotta alla propria attività. Attenzione: imprenditrice si nasce ma si può anche diventare! 16
Risorse professionali - Cosa sai fare? Per partire con il piede giusto l’improvvisazione non deve far parte del tuo progetto di avvio. Dopo aver considerato gli aspetti riguardanti il tuo carattere e la tua personalità, valuta le risorse professionali di cui sei in possesso. Considera come anche gli hobby possono essere indicativi di capacità e competenze che spesso sottovalutiamo e da dove invece si possono trarre spunti preziosi per eventuali attività in proprio. La competenza tecnica e professionale acquisita e costantemente aggiornata con lo studio e l’esperienza è fondamentale per dare credibilità alla tua ipotesi imprenditoriale. Non è sufficiente, infatti, una preparazione di tipo tecnico, ma è necessaria anche una vera e propria competenza gestionale che comprende conoscenze in campo commerciale, amministrativo, contabile e finanziario. A questo proposito puoi decidere di programmare un piano di formazione individualizzato, leggere testi o pubblicazioni sull’argomento e iscriverti online alle newsletter di tuo interesse. Attenzione: è importante verificare quali percorsi formativi finalizzati alla promozione o allo sviluppo di nuove imprese (carte ILA) sono presenti in provincia. Visita il sito: http://www.fse.provincia.tn.it/opportunita/Carte_ILA_Nuova_imp renditorialita 17
L’idea giusta per te – La fantasia in campo Chi è motivata ad avviare un’impresa e ritiene di avere le capacità per farlo, può pensare di avere le carte in regola per avviare una nuova iniziativa. Ma non è così semplice: occorre innanzitutto un’idea chiara di quello che si vuole fare. Di idee ce ne sono tante: basta guardarsi in giro. Si possono avviare attività innovative o poco presenti sul territorio; altre, già affermate sul mercato, possono essere modificate, o ampliate; altre attività infine, pur essendo tradizionali, offrono ancora possibilità di sviluppo soprattutto in nuovi settori. 18
Dall’idea al progetto - Il piano d’impresa Passare dall’idea al progetto significa mettere a punto la definizione di un prodotto o di un servizio. Una volta messa bene a fuoco l’idea occorre valutarne la validità e le prospettive di applicazione: ovvero devi considerare se quello che vuoi fare è capace di produrre guadagni. Per verificarlo è bene realizzare un dettagliato piano d’impresa o business plan che è il documento che presenta il progetto imprenditoriale nel suo complesso. Il piano d’impresa è un vero e proprio strumento di lavoro e come tale devi pensarlo. Esso deve essere concepito come un “documento vivente”. Non è qualcosa che è stato stampato una volta. Deve esssere lì sul vostro computer sempre. (Tim Berry). Il piano d’impresa ti servirà anche a verificare la fattibilità della tua iniziativa, aiutandoti ad individuare gradualmente con maggior chiarezza i punti di forza e di debolezza della tua attività, per esempio come e a chi vendere, quantificare costi e possibili ricavi. Puoi rivolgerti alle Associazioni di categoria o a consulenti ma ricorda che l’imprenditrice sei tu: valutazioni e decisioni finali spettano a te ed è importante che arrivi a padroneggiare con sicurezza ogni aspetto del tuo progetto. Il piano d’impresa, inoltre, è il documento col quale presenti all’esterno la tua idea imprenditoriale. Futuri partner, investitori, banche, enti erogatori di finanziamenti e tutti i 19
soggetti con cui ti metterai in contatto per ottenere finanziamenti lo esamineranno con grande attenzione, per valutare un eventuale interesse nei riguardi della tua proposta. Un buon piano d’impresa deve essere facilmente leggibile e interpretabile: forma esteriore, chiarezza, coerenza e previsione economico finanziaria basata su dati certi sono, quindi, elementi che devi curare con grande attenzione. In sintesi un buon progetto d’impresa deve rispondere a domande semplici e fondamentali: Sai cosa vendere? Sai a chi vendere? Come ti proponi sul mercato? Sai come organizzarti? Quanti soldi ti servono? Attenzione: nell’attuale scenario economico un “buon business plan” ti può aiutare nel reperimento delle risorse finanziarie per l’avvio della tua impresa. 20
Cosa vendere - Conoscere il mercato aiuta Il primo errore da evitare è quello di avere obiettivi incerti ed essere poco concreta. Gli obiettivi devono essere definiti subito, con precisione, per non rischiare di sprecare risorse: la prima parte del piano d’impresa deve descrivere alla perfezione i prodotti o i servizi da offrire. E’ indispensabile che tu raccolga il maggior numero possibile d’informazioni relative al settore in cui vuoi operare, alla zona in cui intendi svolgere la tua attività, al modo di agire della concorrenza, alle proposte dei fornitori, alle esigenze dei possibili clienti. Più in generale, devi conoscere a fondo il tuo mercato nella sua complessità, il che comporta un’analisi dettagliata dell’ambiente esterno all’impresa. L’ambiente esterno è costituito da: 1. I clienti È importante parlare con amici e conoscenti, vederli come potenziali clienti, chiedendo loro quali pregi e difetti ha il tuo prodotto o servizio; come vorrebbero fosse loro offerto; quanto sarebbero disposti a pagare per esso e quali sono le loro attese a riguardo. 2. I concorrenti Sono sempre pronti a scoprire nuove strategie e tecniche di produzione per accrescere le loro quote di mercato. 21
E’ indispensabile quindi osservare costantemente il loro modo di agire e considerare: • quali e quanti sono gli operatori che commercializzano prodotti o offrono servizi simili a quelli che tu vuoi proporre; • dove sono collocate le attività; • che cosa offrono e con quali modalità (le caratteristiche dei loro prodotti o servizi); • quali prezzi applicano; • quali sono le loro condizioni di vendita (sconti, modalità di consegna, tempi di pagamento...); • quali sono i loro punti di forza e di debolezza; • quali mezzi di distribuzione o strumenti promozionali utilizzano. 3. I Fornitori Sono sempre esperti conoscitori del settore. Devi consultare più fornitori per valutare l’eventuale possibilità di acquistare fattori produttivi (ad esempio: materie prime, energia, forza lavoro, servizi, capitale) a prezzi più bassi rispetto ai concorrenti. 4. Fattori critici di successo Occorre enucleare i punti di forza della tua iniziativa imprenditoriale individuando cosa può rendere competitivo 22
il tuo prodotto o servizio, diversificandolo rispetto a quanto proposto da altri. Il cliente, infatti, è disponibile all’acquisto se, rispetto a quello conosciuto, il tuo prodotto o servizio ha qualcosa di più o di diverso che lo rende appetibile. Si può trattare di qualità, di prezzo, di semplice “effetto novità” o della facile reperibilità. 5. Minacce e opportunità Attenzione però: perché il nuovo valore aggiunto funzioni, deve corrispondere ad una reale esigenza del cliente o al soddisfacimento di un bisogno latente. Si tratta di cogliere l'umore del consumatore e di "tastare il polso al mercato". Tutto ciò ha a che fare con la capacità di previsione, che non è una capacità innata: si costruisce con l'informazione e l'esperienza. Devi ricercare gli elementi che possono aumentare i rischi di insuccesso della strategia o impedirla (minacce), e contemporaneamente mettere in luce le condizioni che presentano un valore attuale o potenziale per il vantaggio competitivo della tua iniziativa imprenditoriale (opportunità). 6. Posizionamento e strategie di marketing (forme di pubblicità). Non basta essere irreprensibili amministratrici, esperte di finanza, abilissime nella ricerca dei soci ma è necessario saper individuare e analizzare il proprio cliente potenziale. Affronteremo questi temi nei prossimi capitoli. 23
A chi vendere - Definisci i tuoi clienti Individuare e analizzare il tuo potenziale cliente significa essere in grado di offrirgli ciò che vuole. Una buona imprenditrice deve avere ben presente quante e quali persone compongono il suo mercato. Deve conoscere il loro livello culturale, la posizione sociale, l’ambiente in cui vivono, i problemi cui devono fare fronte. Se non si immedesimasse in loro potrebbe non raggiungere il successo sperato. Per questo, prima di avviare qualunque attività è importante: a) calcolare le potenzialità del mercato, cioè prevedere quante persone sono disposte a comprare quello che gli vuoi vendere; b) segmentare il mercato, cioè capire bene a chi vendere il tuo prodotto/servizio. Occorre, quindi, suddividere i potenziali consumatori in categorie omogenee e raggrupparli per zona geografica, per settore di attività, per sesso, per capacità di spesa, per età. Dopo aver messo a fuoco il potenziale cliente e lo spazio di mercato che puoi ritagliarti devi mettere alla prova la tua idea per verificare se funziona. Puoi svolgere qualche sondaggio direttamente mediante interviste, questionari, telefonate. 24
Anche per una piccola attività è bene compiere questa preliminare verifica: la sensazione che tu hai sul prodotto o servizio che offri, potrebbe non essere condivisa da altri consumatori. Un settore che ha avuto fino ad oggi un trend positivo potrebbe cominciare a mostrare segni di crisi. Il mercato è sempre in movimento. Non vanno trascurati altri elementi che, modificandosi, sono in grado di influenzare l'andamento di un determinato settore e quindi le tue scelte. Riassumendo: nell’analisi dell’ambiente esterno Clienti…Concorrenti…Sondaggi sono gli elementi fondamentali che devi considerare per avere un quadro attendibile del mercato in cui decidi di operare. 25
Come vendere - Facciamo marketing Non basta essere ineccepibili amministratrici, esperte di finanza, abilissime nella ricerca dei soci, per condurre un’attività con successo, occorre anche saper vendere: un buon piano d’impresa deve anche includere un’analisi attenta di come farlo. Il marketing non è solo vendita, esso consiste in un insieme di strategie e tecniche che hanno lo scopo di offrire al tuo cliente potenziale il prodotto o il servizio giusto, al prezzo giusto, nel posto giusto, con la promozione più adatta alle sue esigenze, trasformando così il cliente potenziale in cliente effettivo. Dopo aver individuato le fasce di potenziali acquirenti, le variabili da considerare sono le cosiddette 4 P del marketing: a) il prodotto o servizio b) il prezzo c) il posizionamento (o la distribuzione) d) la promozione A seconda delle esigenze dei clienti individuati puoi concentrare la tua attenzione su uno o più di questi elementi: a) il prodotto o servizio: si tratta di ricercare e analizzare le caratteristiche che favoriscono l’acquisto (colore, design, confezione, contenuti) o l’utilizzo; 26
b) il prezzo: è un elemento al quale occorre fare particolare attenzione. Entrano in gioco non solo i costi, che ovviamente devi coprire, ma anche la valutazione del prezzo praticato dalla concorrenza e l'immagine del prodotto o servizio che vuoi offrire. Ogni servizio in più che proponi costituisce un valore aggiunto che può alzare la soglia del prezzo, per esempio qualità elevata, forme di consulenza e assistenza particolari o quanto altro saprai inventare. Nei primi tempi invece puoi praticare prezzi inferiori oppure offrire particolari sconti o forme agevolate di pagamento; c) il posizionamento (o la distribuzione): in questo caso si tratta di organizzare le modalità di distribuzione del prodotto o di erogazione del servizio. Accessibilità, visibilità, cura e caratterizzazione dell'ambiente, attenzione all'accoglienza e alla relazione sono elementi che agevolano l'avvicinamento e la fedeltà del cliente; d) la promozione: è l'attività specifica che favorisce la comunicazione tra l'impresa e il cliente e viceversa. Puoi preparare materiale cartaceo pubblicitario da diffondere, spot radiofonici, un sito internet nonché predisporre (o far predisporre da qualche esperto) delle pagine dedicate alla tua impresa e/o condividere dei servizi di social networking quali per esempio facebook, linkelink e xing. Anche organizzare o partecipare ad eventi quali inaugurazioni e mostre potrebbe esserti utile, come anche ricorrere a 27
inserzioni su giornali oppure cercare il contatto immediato con il cliente tramite lettera (mailing diretto). La scelta dipende dalla tua disponibilità economica e dall'obiettivo generale che hai, in equilibrio con gli altri fattori del piano di marketing. Un'attenzione particolare va riservata alla valorizzazione del marchio, che definisce la visibilità dell'azienda e all'immagine, coordinata attraverso la carta intestata, il biglietto da visita e l'insegna. La scelta di preferire un aspetto anziché un altro del marketing può essere fatta solo sulla base della clientela di riferimento e cambia da caso a caso. Deve comunque esserci uno stretto collegamento tra un elemento e l’altro del piano di marketing: tali elementi contribuiscono a creare l'immagine della tua impresa e del prodotto o servizio che offri. C’è chi paragona il piano di marketing ad un tavolino a quattro gambe in cui: il prodotto, il prezzo, il posizionamento, la promozione rappresentano ciascuno una gamba del tavolo. 28
Perché il tavolo stia bene in piedi e non abbia problemi di stabilità, occorre che le quattro gambe siano in equilibrio; basta che una gamba sia sbilanciata e il tavolo non sta in piedi. E così un’impresa. 29
Come organizzarsi - I piani indispensabili Occorre ora definire le scelte produttive e organizzative. Le domande che devi porti sono: 1. quanto vendere e quanto produrre? 2. come produrre? 3. in che tempi? 1. Quanto vendere e quanto produrre? Per conoscere quanto devi vendere e produrre è fondamentale individuare il punto di equilibrio, cioè il punto in cui l’azienda raggiunge l’equilibrio economico tra ricavi e costi. Il calcolo del punto di pareggio ti consente di sapere quale deve essere la quantità minima di prodotto da vendere (o servizi da erogare) che devi realizzare per pareggiare i costi con i ricavi e quindi non avere delle perdite. Ricavi totali = Costi totali Per poter calcolare il punto di pareggio devi individuare i costi (variabili, fissi e misti) che la tua impresa dovrà sostenere e sapere quale deve essere il prezzo a cui devi vendere il tuo prodotto (o servizio). La differenza tra il prezzo e i costi variabili si chiama “margine di contribuzione”. Quando la somma di tutti i margini di contribuzione realizzati dalla vendita del prodotto (o del servizio) sarà uguale alla somma di tutti i costi fissi avrai realizzato la tua analisi del punto di pareggio cioè avrai calcolato la quantità minima di prodotto (o di servizio) da 30
erogare per non andare in perdita. Nel punto di pareggio il margine di contribuzione totale è nullo, cioè i costi totali sono uguali ai ricavi totali. Se il margine di contribuzione totale è maggiore dei costi fissi avrai l’ utile. Per calcolare il punto di pareggio devi: 1) definire il prezzo 2) calcolare i costi variabili unitari 3) calcolare i costi fissi e quindi applicare la seguente formula: quantità di pareggio = costi fissi/(prezzo-costi variabili unitari). Graficamente: i costi che prevedi di sostenere il prezzo di vendita del prodotto o servizio che offri la quantità di prodotto da vendere per ottenere il punto di equilibrio 31
Puoi predisporre analisi preventive parziali e l’esame globale relativo all'attività aziendale nel suo complesso. Per raggiungere il punto di pareggio, ossia il livello in cui i ricavi totali sono uguali ai costi totali, dovrai agire sui tre fattori indicati: potrà essere necessario incrementare la quantità di prodotto venduto, aumentare il prezzo di vendita o cercare di abbassare il livello dei costi. 2. Come produrre Una volta definito il livello ottimale di produzione e di vendita, puoi soffermarti sugli aspetti organizzativi aziendali, cioè quale livello di organizzazione è necessario per sostenere con profitto la tua attività. Per mettere a punto l’organizzazione devi considerare vari aspetti: * con chi: se prevedi più soci, dovrete chiarire bene le mansioni di ciascuno; se pensi di avere bisogno di lavorare con altri, verifica le competenze e il tipo di collaborazione da instaurare. * dove e come: la scelta del locale deve soddisfare esigenze di tipo diverso per esempio: l’ampiezza dei locali da utilizzare, costo di affitto o acquisto dello spazio lavorativo, accessibilità, immagine, funzionalità ecc. Devi inoltre informarti di quali autorizzazioni e permessi hai bisogno. In fase di avvio è meglio prevedere una struttura dimensionale flessibile, in grado cioè di essere adattata 32
tempestivamente alle esigenze che via via potrebbero manifestarsi. Attenzione! La struttura più semplice è la migliore per la fase di avvio. 3. In che tempi Per quanto riguarda i tempi occorre calcolare le fasi di avvio dell'attività: al momento della pianificazione considera che in genere sono necessari almeno due/tre anni prima di poter ritenere l'impresa come consolidata. Per iniziare a operare a pieno regime dovrai inoltre intrecciare rapporti con gli operatori con cui entrerai inevitabilmente in contatto: agenti di vendita, banche, fornitori, altre imprese. Correttezza e competenza saranno i requisiti fondamentali per costruire la tua credibilità e affidabilità imprenditoriale. 33
Quanto serve - Capitale fisso e circolante E’ importante calcolare quanto denaro serve non solo per avviare l’attività, ma anche per condurla. Mettere nero su bianco e verificare quanti soldi ci vogliono per avviare l’attività è la fase cruciale che consente di stabilire se dedicarsi o meno alla nuova iniziativa. Per tradurre in cifre la propria idea di impresa non resta che prendere la calcolatrice in mano per conteggiare rigorosamente ogni minimo investimento: dalle attrezzature agli arredi, dalle autorizzazioni ai permessi informandosi di volta in volta e prevedendo anche i costi meno evidenti. Più difficile è stabilire quanti soldi saranno necessari per condurre l’iniziativa una volta avviata. E’ qui che molto spesso puoi incontrare qualche difficoltà: la differenza tra entrate e uscite non è la sola voce da considerare per decidere se si avranno le tasche piene o vuote. Chi fa impresa e vuole rimanere sul mercato deve ricavare più di quello che spende. Ma può trovarsi ugualmente in difficoltà. Vi sono imprese che, pur avendo un'attività che funziona, sono costrette ad abbandonare il mercato a causa della scarsa attenzione e della poca capacità di controllo dell'andamento delle entrate e delle uscite. I clienti, infatti, nella migliore delle ipotesi, pagano l’impresa sessanta/novanta giorni dopo avere acquistato i suoi prodotti. L’impresa, invece, compra i materiali con cui produrli e retribuisce il personale indipendentemente dalla data in cui incassa il denaro. 34
Se, quindi, l’impresa non ha le spalle più che coperte, s’indebita con le banche e, alla lunga, può trovarsi nei guai a furia di pagare salati interessi. Attenta dunque, e ricordati che devi considerare: • il fabbisogno di capitale fisso, necessario per realizzare gli investimenti strutturali in attrezzature, automezzi, immobili ecc.; • il fabbisogno di capitale circolante, ossia le disponibilità per le attività correnti (acquisto di beni, sostenimento delle spese di esercizio, pagamenti vari, obblighi fiscali...). Soprattutto in fase di avvio, occorre disporre di una buona liquidità. All'inizio i fornitori, che non ti conoscono, ti chiederanno spesso il pagamento pronta cassa; tu, invece, al fine di acquisire clienti, offrirai forme di pagamento agevolato, concedendo dilazioni o sconti particolari, poiché senza liquidità non potrai far fronte alle varie scadenze finanziarie. 35
Da sola o no – La forma giuridica S.n.c., s.r.l queste sigle misteriose rivelano le caratteristiche di un'impresa e come può essere organizzata. Scegliere la forma giuridica per la propria attività è un compito delicato. La forma giuridica dell’impresa definisce le responsabilità che i suoi titolari assumono, da un lato, all’interno dell’impresa, e dall’altro nei confronti dell’esterno cioè verso i fornitori, le banche, i dipendenti, ecc. La scelta della forma giuridica dipende da diversi elementi: le esigenze dell’imprenditrice; il numero dei soggetti che partecipano all'attività con il loro lavoro; l’ammontare del capitale investito; il grado di responsabilità che i soggetti intendono assumersi; gli obblighi fiscali e contabili diversi previsti dalla legge (tenuta di registri obbligatori, imposte dovute, bilanci); la possibilità di ricorrere a particolari forme di finanziamento. La scelta della tipologia societaria varia quindi a seconda delle variabili sopra riportate. Considera, comunque, che non esiste una forma giuridica ideale per ogni fase di vita di un’impresa. Qui di seguito sono illustrate in forma sintetica le principali tipologie; per un’analisi più approfondita ti consigliamo di rivolgerti ad un esperto o ad una esperta del settore. 36
L’attività da sola Se si avvia un’attività senza l’aiuto di altri, si può costituire un’ impresa individuale. Questa è la forma giuridica più diffusa e meno onerosa. Tale forma concentra su una sola persona fisica e sul suo patrimonio tutte le responsabilità e le decisioni concernenti l’attività. L’imprenditrice risponde con i propri beni di eventuali mancanze dell’impresa. In questo caso non vi è autonomia patrimoniale dell’impresa. Una particolare forma d’impresa individuale è l’impresa familiare. Sono considerate imprese familiari, le imprese nelle quali collaborano il coniuge, i parenti fino al terzo grado (genitori, fratelli, nonni, figli, nipoti, zii) e gli affini fino al secondo grado (cioè i parenti del coniuge: suoceri, cognati). Nel caso dell’impresa familiare al titolare spetta il 51% dell’utile. Attenzione: non si può essere titolari di più imprese individuali. L’attività in compagnia Se invece si avvia un’attività con altri, bisogna decidere se fondare una società di persone, una società di capitali o una cooperativa. Le società di persone sono: 1. società semplice (s.s.); 2. società in nome collettivo (s.n.c.); 3. società in accomandita semplice (s.a.s.). 37
1. La società semplice (s.s.) può essere scelta se non si esercita un’attività commerciale, come, per esempio, quella agricola. Non è previsto un capitale minimo e ogni socio è responsabile in modo illimitato con possibilità di patto contrario a determinate condizioni previste dalla legge. L’utile prodotto dall'impresa è ripartito tra i soci (o socie), in proporzione alle quote di partecipazione alla società. 2. La società in nome collettivo (s.n.c) è la forma più diffusa di società di persone. Essa può essere individuata per le attività commerciali e può essere costituita da due o più soci. Non è previsto un limite minimo di capitale sociale. La responsabilità di ogni socio è illimitata e solidale. Ha il vantaggio di realizzare una gestione d’impresa agile sotto il profilo organizzativo e fiscale. 3. La società in accomandita semplice (s.a.s.) è una società in cui sono presenti soci con responsabilità illimitata (soci accomandatari la cui condizione giuridica è sostanzialmente coincidente con quella dei soci di una s.n.c.) e soci con responsabilità limitata (soci accomandanti che apportano capitale e che non possono compiere atti di amministrazione). Si preferisce questa forma di società quando ci sono alcune persone che dispongono di capitali e altre che sono in possesso di capacità imprenditoriali. Per le s.s., s.n.c., ciascun socio è amministratore della società. In caso di fallimento falliscono tutti i soci illimitatamente responsabili. La quota non può essere trasferita senza il consenso degli altri soci. Per le s.a.s, possono essere amministratori solo i soci accomandatari. In caso di fallimento della società che svolge 38
attività commerciale il fallimento coinvolge i soli soci accomandatari e non tocca i soci accomandanti. 39
Le società di capitali Le società di capitali si distinguono dalle società di persone per la rilevanza data all’autonomia patrimoniale e il riconoscimento della personalità giuridica: vi è quindi un ente distinto dalle persone fisiche dei soci, titolare di propri diritti e doveri. Questa forma giuridica è adatta soprattutto per le medie e grandi imprese Le società di capitali si distinguono in: 1. s.r.l. (società a responsabilità limitata), s.r.l. uni personale, s.r.l.s. (semplificata); 2. s.p.a. (società per azioni), s.a.p.a. (società in accomandita per azioni). Le società di capitali sono indicate per chi desidera limitare il rischio alla quota di capitale. Le quote rappresentano sia la misura del conferimento del socio, sia il complesso dei diritti e degli obblighi che la partecipazione alla società comporta. I soci rispondono di eventuali debiti contratti dall'impresa soltanto per la quota di capitale sociale conferita in società: il patrimonio personale dei soci non è quindi intaccato. Le società per azioni, infine, sono le uniche forme di società per quelle imprese che vogliano quotarsi in Borsa. Tutte le società di capitali si costituiscono con un atto pubblico a pena di nullità redatto da un notaio. La s.r.l. Attualmente la s.r.l è la forma giuridica più diffusa e utilizzata per lo svolgimento di un’attività commerciale. La s.r.l ordinaria prevede, tra le varie condizioni, un capitale 40
sociale minimo di 10.000 euro e un versamento presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in denaro. I rapporti contrattuali tra i soci sono tutti contemplati nell’atto costitutivo. Tale atto rappresenta la pietra miliare attorno la quale si sviluppa la società stessa. Con la riforma del 2004 è stata prevista la possibilità di presentare una fideiussione o un contratto di assicurazione in alternativa al versamento dei decimi del capitale sociale. Tutti i documenti relativi a questo tipo di società devono essere redatti nella forma dell’atto pubblico a pena di nullità. Srl unipersonale Nel caso in cui la srl si costituisca con atto unilaterale e quindi con la presenza di un unico socio, essa si chiamerà: srl unipersonale. Con la srl unipersonale si limita il rischio al patrimonio conferito alla società. E’ previsto il versamento di un capitale minimo che deve essere interamente versato fin dal momento della costituzione. S.r.l.s. (semplificata) La srl semplificata è un tipo di s.r.l che gode di una facilitazione relativa all’ammontare del capitale sociale necessario per la costituzione e dei costi da sostenere. La s.r.l.s è stata introdotta nell’anno 2012 per agevolare i giovani di età inferiore a 35 anni a trovare un’occasione di lavoro sotto forma di autoimpiego. Attualmente la s.r.l semplificata può essere costituita solo da persone fisiche con contratto o atto unilaterale. Tale forma giuridica presenta sostanziali differenze rispetto a una s.r.l ordinaria: i soci possono essere solo persone fisiche, l’atto costitutivo deve essere redatto secondo il modello standard nazionale. In 41
questa fattispecie sono previsti costi limitati di costituzione, il capitale sociale deve essere compreso tra 1 e 9.999,99 euro. Il capitale, inoltre, deve essere interamente versato in denaro al momento della costituzione. Le agevolazioni prevedono l’esenzione dalle spese notarili, dall’imposta di bollo e dai diritti camerali. Rimane, invece, il versamento dell’imposta di registro e il diritto annuale della Camera di commercio. Qui di seguito, solo in pillole, sono tratteggiate le altre società di capitali e cioè le società per azioni (s.p.a.) e le s.a.p.a (società in accomandita per azioni). Tali forme giuridiche sono consigliate per progetti imprenditoriali di medio-grandi dimensioni. Sia per le società per azioni sia per le società in accomandita per azioni (s.a.p.a.) le spese di costituzione e il capitale minimo da versare sono sostanziosi: esse si costituiscono con un atto pubblico a pena di nullità redatto da un notaio. Questa, però, non è la sola formalità necessaria. Per le s.p.a. e le s.a.p.a, infatti, è previsto il versamento di un capitale sociale minimo di 120.000 euro con quota di versamento obbligatoria già in sede costitutiva (25 % dei conferimenti in danaro), in un secondo momento verrà richiesto di versare il rimanente denaro. Per le società per azioni, inoltre, in sede di costituzione il notaio deve accertare che siano state ottenute le autorizzazioni governative eventualmente richieste da leggi speciali. Rispetto alle società di persone, per gestire una società di capitale bisogna far fronte a maggiori oneri fiscali, elevate spese di costituzione e di gestione poiché gli aspetti 42
burocratici e fiscali (a parte l’eccezione della s.r.l. unipersonale) sono complessi. Le società cooperative La cooperativa è un tipo speciale di impresa che ha scopo mutualistico ed è finalizzata a: soddisfare i bisogni dei suoi soci; perseguire il “profitto” sotto forma di risparmio di spesa. La disciplina di tale tipo sociale, fermi restando i propri elementi di specificità, è plasmata sul tipo legale della società per azioni, salva la possibilità dei soci cooperatori di scegliere il modello delle società a responsabilità limitata in presenza delle condizioni previste dalla legge: società con meno di venti cooperatori ovvero con un attivo dello stato patrimoniale non superiore a un milione di euro. Per completezza si ricorda l’esistenza delle cosiddette piccole cooperative. La piccola cooperativa è costituita da un numero di soci che può variare da tre a otto. Per creare una società cooperativa pertanto bastano anche solo tre soci/e. Essi/e devono essere tutte persone fisiche ed è inoltre necessario che la società adotti le norme della società a responsabilità limitata. Alla piccola società cooperativa si applicano le norme in materia di collegio sindacale previste per la società a responsabilità limitata, e per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio. Le cooperative si differenziano sulla base dell’attività svolta: cooperative 43
agricole, di consumo, sociali, edilizie, di credito, di servizi o di altro tipo. Il capitale minimo da versare è molto contenuto. Nel corso dell’anno 2012, al fine di incoraggiare la creazione di attività produttive è stata introdotta nel nostro Paese con il D.L 18 ottobre 2012, n. 179 convertito nella Legge n. 221/2012 e successive modificazioni, la tipologia della start up innovativa; queste imprese devono possedere specifici requisiti e iscriversi alla Sezione Speciale del registro delle imprese. Per maggiori informazioni visita il seguente sito: http://startup.registroimprese.it/. Recentemente sono state varate delle agevolazioni fiscali in favore delle start up innovative .1 Attenzione: la scelta della veste giuridica costituisce un elemento fondamentale per la messa a punto del business plan. Nel caso in cui non si abbiano specifiche competenze per riuscire a definirla è opportuno rivolgersi a dei professionisti come per es. commercialisti, consulenti del lavoro, personale appartenente alle associazioni di categoria; un errore nella scelta della forma giuridica può comportare notevoli difficoltà nella vita dell’azienda; la mancanza di ruoli specifici, l’assenza di responsabilità definite possono creare confusioni di ruoli, rivalità e conflitti interni, o quanto meno delle inefficienze o dispersioni di energia. 1 Circolare n. 16/E di data 11 giugno 2014 dell’Agenzia delle Entrate 44
Regime fiscale Come è stato precedentemente accennato, gli obblighi fiscali e contabili variano a seconda della forma giuridica scelta dall’imprenditrice. Tuttavia, indipendentemente dalla veste giuridica scelta o dal settore di attività tu devi, necessariamente pagare le tasse. A questo proposito, potrai sicuramente farti consigliare da una persona di fiducia o da un consulente esperto del settore, ma come imprenditrice dovresti comunque conoscere quali tasse o imposte sono dovute e da versare. Per una prima informazione puoi consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate:http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsi lib/Nsi/Home/IlTuoProfiloFiscale/. 45
Amate carte - Le autorizzazioni richieste L’iter per avviare un’atttività imprenditoriale: istruzioni per l’uso ed indirizzi utili. Ogni impresa è soggetta ad adempimenti amministrativi specifici quali per esempio le autorizzazioni sanitarie, l’iscrizione ad albi, rilascio di licenze, ecc. Si va dalle autorizzazioni dei Vigili del Fuoco a quelle, quando necessarie, del Comune o all'approvazione dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. Orientarsi non è facile. Adempimenti per l’avvio dell’attività L’adempimento iniziale comune a ogni apertura di un’attività è la Comunicazione unica per la nascita dell’impresa. La Comunicazione Unica è una procedura che permette l’assolvimento di tutti gli adempimenti fiscali, civilistici e previdenziali necessari per la nascita, la modificazione o la cessazione dell’impresa. Essa consiste in un insieme di file che permette l’invio (con firma digitale) di tutta la pratica d’iscrizione in una sola volta, tramite il servizio on-line ComunicaStarweb della Camera di Commercio. Il servizio è disponibile all’indirizzo: http://www.registroimprese.it/comunica#tab=cosa&unde r-tab=corsi All’avvio dell’attività di impresa, l’interessata/o presenterà la Comunicazione unica per gli adempimenti all’Ufficio del registro delle imprese presso la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, per via 46
telematica, tramite i soggetti incaricati dell’invio (associazioni di categoria, commercialisti ecc…). E’ possibile, inoltre, se l’interessata è dotata di un dispositivo di firma digitale, poter attivare la procedura in forma semplificata attraverso il sito “registro imprese.it” scegliendo “Impresa individuale (pratica semplice)”. Tale procedimento permette una notevole semplificazione amministrativa, poiché l’ufficio del registro delle imprese spedisce automaticamente all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’impresa (pec) la ricevuta di protocollo e la ricevuta della Comunicazione unica. Se s’intende avviare una impresa artigiana è importante sapere che l’Albo delle Imprese Artigiane è collocato presso la Camera di Commercio su delega della Provincia di Trento. Pertanto, dall’avvento della “Comunicazione unica”, anche le imprese artigiane sono tenute all’iscrizione tramite l’apposito modello “AA – COMUNICA”, in via telematica. Alcune attività sono soggette ad abilitazioni o requisiti professionali o morali, che sono verificati direttamente dagli Enti competenti. Ad esempio, chi intende esercitare l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.), deve rivolgersi direttamente al comune competente per la valutazione dei requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla legge. I corsi professionali abilitanti per tali attività sono organizzati da Accademia d’Impresa – Azienda Speciale della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento. Maggiori informazioni possono essere recuperate sul sito della Camera di Commercio I.A.A. di Trento all’indirizzo www.tn.camcom.it/ 47
Per informazioni in merito al rilascio delle autorizzazioni e segnalazioni per attività commerciali SCIA(segnalazione certificata d’inizio attività), pubblici esercizi e tassisti in provincia di Trento, devi invece rivolgerti al Comune di Trento ed in particolare allo Sportello Attività Produttive. Le autorizzazioni, SCIA (segnalazione certificata d’inizio attività), comunicazioni e indicazioni necessarie per iniziare le varie attività sono riportate sulla Guida alle attività pubblicata sul sito della Camera di Commercio di Trento (Funzioni e competenze/Registroimprese/Download: elenco attività regolamentate). Dal 1 marzo 2014 è attivo lo “Sportello Unico Attività Produttive TELEMATICO”, accessibile al seguente indirizzo http://www.impresainungiorno.gov.it/web/trento/comune /t/L378 in cui è possibile predisporre tutta la documentazione necessaria solo per la richiesta prevista per l’attività di "somministrazione temporanea di alimenti e bevande" e contestualmente inoltrare la stessa, debitamente compilata, agli Uffici interessati in modalità telematica. Attenzione: ai fini dell’attribuzione della Partita Iva o per poter dimostrare la costituzione dell’impresa individuale, può essere presentata una pratica Comunica come “Costituzione nuova impresa senza immediato avvio attività economica”. In questo caso l’impresa stessa risulterà INATTIVA. La ditta verrà considerata ATTIVA, con la presentazione della denuncia di variazione relativa all’inizio effettivo dell’attività. 48
Se i soldi mancano - Non rinunciare! Hai l'idea giusta per metterti in proprio, ma ti mancano i soldi? Ecco chi può aiutarti a superare anche questo ostacolo. Può capitare che fatte le somme, elencato quello che serve e data un’occhiata al conto in banca, tu sia costretta a rinunciare all’avvio dell’impresa. Ma se sei davvero motivata e il piano d’impresa rivela una buona fattibilità economica, prima di tirare i remi in barca conviene tentare tutte le strade possibili. Una prima possibilità potrebbe essere il coinvolgimento di altre persone (probabili futuri soci), oppure chiedere un prestito a parenti o amici. Ma ci sono altre fonti privilegiate per il reperimento di denaro e cioè il sistema bancario o sistema extrabancario. Appartengono al sistema bancario: gli istituti di credito con tutte le operazioni e le opportunità offerte dai vari tipi di contratto tipici ed atipici (apertura di credito, anticipazione bancaria, sconto bancario, mutuo) e al sistema extrabancario: le società di leasing e le società di factoring. Altri possibili fonti di finanziamento possono essere le opportunità offerte dal sistema privato (venture capital e business angels) o le agevolazioni pubbliche e/o le cooperative di garanzia. 49
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