Mail 64-65 Novembre Dicembre 2013 - Pearson
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mail PERLASTORIA 64-65 Novembre Dicembre 2013 Strumenti e proposte per il lavoro in classe e l’aggiornamento Gabriele Barbati Guerra in Siria Cosa accade, e rischi futuri Anna Vanzan Donne e islam Che cosa è cambiato con le Primavere arabe Roberta Cimino storia sui giornali Rassegna stampa del mese Marco Fossati Lino Valentini Profughi nel Agenda Mediterraneo Appuntamenti per la formazione Da dove vengono, e l’aggiornamento dove vanno dei docenti Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Storia sui giornali Una rassegna stampa di argomento storico, con articoli tratti da quotidiani e riviste, nazionali e internazionali, su temi al centro del dibattito pubblico, discussioni storiografiche, novità nella ricerca Roberta Cimino è assistente alla didattica in Storia medievale presso la School of History Roberta Cimino dell’Università di St Andrews in Scozia. Rassegna stampa Rassegna stampa completa sul sito del mese www.pbmstoria.it Colin Burrow The Guardian Treasure Neverland: Real and Imaginary Pirates by Neil Rennie – review 27 novembre 2011 In Treasure Neverland, Neil Rennie analizza il modo in cui i pirati sono entrati nell’immaginario collettivo come figure mitiche e, spesso, eroiche Paolo Mieli Corriere della Sera Quell’amicizia finita male tra Mussolini e Roosevelt 26 novembre 2013 Negli anni trenta, gli Stati Uniti e l’Italia fascista costruirono un dialogo basato sull’interesse dell’America per le politiche economiche di Mussolini Angelo Varni Il Sole 24 ORE La guerra? Al fronte, non al cine 24 novembre 2013 Uno studio delle produzioni cinematografiche italiane durante la Prima guerra mondiale racconta il rapporto tra il cinema e gli eventi storici di quegli anni Giampaolo Visetti la Repubblica Dove nacque la lunga marcia 24 novembre 2013 Reportage su Shaoshan, città natale di Mao Zedong, oggi diventata luogo simbolo della memoria del dittatore cinese Dominique Malaquais Internazionale Mboua Massock: demolire il passato 22 novembre 2013 Dominique Malaquais ci fa conoscere la figura di Mboua Massock, un politico camerunense che si batte per promuovere la memoria del passato coloniale del suo paese Sylvain Cypel Le Monde Chicago noire et blanche 22 novembre 2013 Viaggio a Chicago, la metropoli che, forse più di ogni altra città americana, rappresenta la problematica storia delle relazioni interraziali negli Stati Uniti Giovanni D’Alessandro Avvenire Pietransieri, Stazzema d’Abruzzo 21 novembre 2013 Dopo l’armistizio del 1943, i nazisti si macchiarono di varie stragi ai danni della popolazione civile: una di queste ebbe luogo in un piccolo borgo abruzzese, Pietransieri, nel novembre del 1943 Paola Antolini Il Sole 24 ORE Gli etruschi sorridono alla vita 20 novembre 2013 Una mostra a Parigi espone reperti archeologi della civiltà etrusca, che si sviluppò in Italia centrale tra IX e I secolo a.C. Vittorio Zucconi la Repubblica JFK 20 novembre 2013 A causa del suo assassinio, ancora avvolto nel mistero, John Fitzgerald Kennedy, presidente degli Stati Uniti, è diventato un simbolo della storia americana Aldo Cazzullo Corriere della Sera Quando l’Italia divenne razzista 19 novembre 2013 Nello studio Di pura razza italiana, Mario Avagliano e Marco Palmieri analizzano l’atteggiamento della popolazione italiana di fronte alle politiche antiebraiche attuate dal regime fascista © Pe a r s o n I t a l i a s p a 2 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA rassegna stampa del mese Rossana Rossanda la Repubblica Sartre e il 68 19 novembre 2013 Estratto di un’intervista della giornalista Rossana Rossanda a Jean-Paul Sartre in merito ai movimenti di protesta del 1968 Cesare de Seta la Repubblica Firenze e il Re 16 novembre 2013 La mostra Mattia Corvino e Firenze. Arte e Umanesimo alla corte del re d’Ungheria celebra il sovrano di Ungheria, re tra il 1458 e il 1490, ammiratore della cultura umanistica italiana e grande mecenate Roger-Pol Droit Le Monde Diderot, trois cents ans et toutes ses dents 15 novembre 2013 Denis Diderot è il personaggio che, forse più di tutti, rappresenta lo spirito dell’Illuminismo, il movimento scientifico e culturale che percorse la Francia del Settecento Etienne Anheim Le Monde L’œil politique 15 novembre 2013 Il ciclo di affreschi Allegoria del buono e del cattivo governo, dipinto dall’artista Ambrogio Lorenzetti tra 1338 e 1339 nel palazzo comunale di Siena, veicola interessanti messaggi politici Roberta Scorranese Corriere della Sera Sua eccellenza Italia 14 novembre 2013 La difficile situazione economica degli ultimi anni ci fa spesso dimenticare che, nel corso dei secoli, l’Italia ha avuto una storia economica molto dinamica Luca Iezzi la Repubblica L’energia che ha fatto la storia 12 novembre 2013 La Edison, l’azienda che fornisce energia elettrica al nostro paese, festeggia 130 anni di attività: il suo contributo è stato fondamentale per lo sviluppo economico italiano Gad Lerner la Repubblica La strage impunita 12 novembre 2013 La giornalista Benedetta Tobagi ha scritto un libro sulla strage di Piazza della Loggia, un attentato terroristico che ebbe luogo a Brescia nel 1974, durante una manifestazione sindacale, in cui rimasero uccise otto persone Paolo Mieli Corriere della Sera Lo scontro Londra-Berlino incominciò nel Sudafrica 11 novembre 2013 Paolo Mieli analizza i complessi rapporti diplomatici tra Germania e Gran Bretagna alla fine del XIX secolo Robert McCrum The Observer Wilson by A. Scott Berg – review 10 novembre 2013 Scott Berg, nella biografia Wilson, analizza l’interessante vita del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson Silvia Ronchey Il Sole 24 ORE Città perno della storia 10 novembre 2013 Lo storico del medioevo Franco Cardini ha pubblicato uno studio sulla storia di Gerusalemme dall’antichità ai giorni nostri Francesca Bonazzoli Corriere della Sera Grazia e civiltà della conversazione. La felicità alla corte di Guidobaldo 10 novembre 2013 Nel Rinascimento il ducato di Urbino era uno dei numerosi piccoli stati regionali dell’Italia centro-settentrionale, ma soprattutto un centro di cultura e raffinatezza Franco Cardini Avvenire Sette secoli a est, a vela e per mare 9 novembre 2013 Il mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico sono considerati i centri storici del commercio marittimo, ma fin dall’antichità anche l’oceano Indiano ebbe un ruolo fondamentale nelle rotte internazionali Stephen Mihm The New York Times Nation Builders 8 novembre 2013 The Men who united the States, di Simon Winchester, racconta la formazione degli Stati Uniti attraverso le infrastrutture e le opere tecnologiche che hanno permesso al Paese di funzionare come organismo unitario © Pe a r s o n I t a l i a s p a 3 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Gabriele Barbati è corrispondente per Mediaset a Gerusalemme dal novembre 2011. Si occupa di Israele e Territori Gabriele Barbati palestinesi, ma anche delle vicende degli altri paesi dell’area, in modo particolare Egitto, Siria, Iran. Reporter Tv, cameraman e montatore, collabora anche con numerose testate periodiche. È stato corrispondente dalla Cina per SkyTg24 e Radio Popolare. Come giornalista ha lavorato anche in Corea del Sud, India, Indonesia e Pakistan. Guerra in Siria Cosa accade, e rischi futuri Proteste contro l’intervento militare degli Stati Uniti in Siria, Londra, 3 settembre 2013. O gni immagine, pubblicata dai giornali o attraverso In- ternet, riassume l’atrocità della guerra meglio di mil- le numeri o parole. La tragicità di un’istantanea in Siria, un sero a gran parte del paese chiedendo la fine del regime di Assad, iniziato quarant’anni prima dal padre Hafez e fon- dato su un potente esercito guidato da ufficiali di fede ala- paese di ventidue milioni di abitanti, va tuttavia moltipli- wita, minoranza cui appartengono gli Assad e il 12% della cata per moltissime volte. Stando ai dati forniti dalle Na- popolazione siriana. Gli alawiti sono considerati una setta zioni Unite, la guerra civile in corso ha provocato finora dell’islam sciita, corrente religiosa e politica originatasi nel oltre 100 000 vittime; ha spinto 4,2 milioni di siriani ad VII secolo d.C. e opposta ai musulmani sunniti, che sono abbandonare le proprie case e altri 2,1 milioni a rifugiarsi la maggioranza in Medio Oriente e in Siria. all’estero (soprattutto in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Alla repressione militare i manifestanti risposero arman- Egitto e solo un terzo nei campi profughi allestiti dalle or- dosi e dando vita, nell’agosto 2011, insieme con i primi ganizzazioni internazionali e non governative Carta 1). È militari disertori, all’Esercito Libero Siriano (ESL). Le di- come se l’intera popolazione di Milano, Bologna, Roma, serzioni di soldati e ufficiali diventarono migliaia, senza Napoli e Palermo fosse costretta a fuggire e a cercare aiu- tuttavia che più di qualche generale e personalità di gover- to altrove, creando una crisi enorme in termini umanitari no finisse per voltare le spalle agli Assad. Il governo cen- e finanziari. Se il numero di rifugiati nei paesi vicini conti- trale fece intervenire l’artiglieria pesante e l’aviazione nuasse a crescere alla velocità attuale, presto l’emergenza si- avviando una campagna militare che raggiunse il suo cul- riana potrebbe superare per gravità quella causata, vent’an- mine all’inizio del 2012 nell’assedio di Baba Amr, un quar- ni fa, dal genocidio in Ruanda. tiere della città di Homs, nel centro della Siria, ritenuto una roccaforte dei ribelli. Le offensive dell’esercito regolare e la Dalle proteste alla guerra guerriglia degli insorti, ormai divisi in numerosi gruppi lai- Tutto è cominciato a Daraa, nel sud della Siria, a pochi chi- ci e di ispirazione islamica, si allargarono fino a coinvolge- lometri dal confine con la Giordania. Nel marzo del 2011 re il maggiore centro economico del paese, Aleppo, e suc- alcuni giovani scrissero sul muro di una scuola degli slo- cessivamente la regione intorno alla capitale, Damasco. gan contro il presidente, Bashar Al-Assad. Le proteste che Mentre il nord-est della Siria, a maggioranza curda, è ri- seguirono l’arresto dei ragazzi si tramutarono, dopo le pri- masto ai margini dei combattimenti, il resto del paese ha me violenze e retate delle forze di sicurezza, in una richie- visto battaglie sanguinose e ripetuti massacri da parte de- sta di diritti e democrazia sulla scia delle rivolte che ave- gli Shabiha, le milizie filogovernative. Come nel maggio vano portato nei mesi precedenti alla caduta delle dittature 2012 a Houla o a Banyas, nel 2013, un anno dopo, cen- in Tunisia ed Egitto. In pochi mesi le dimostrazioni si este- tinaia di civili, inclusi donne e bambini, sono stati uccisi © Pe a r s o n I t a l i a s p a 4 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Guerra in Siria. Cosa accade, e rischi futuri casa per casa, in quanto considerati sostenito- ri degli insorti. Questa seconda fase del con- Carta 1 In fuga dalla Siria flitto ha visto un’evoluzione delle strategie – 2,1 milioni di profughi siriani in 5 stati vicini Turkey con massicci bombardamenti dell’aviazione 494,361 da un lato e autobombe piazzate nel cuore di Damasco dall’altro – e degli schieramenti in campo. In aiuto al governo siriano, già soste- nuto da comandanti e combattenti iraniani e iracheni, sono arrivati i miliziani di Hezbol- Lebanon lah, il movimento sciita libanese che da de- 775,991 iraq cenni riceve armi e finanziamenti da Teheran 194,234 via Damasco. Ai ribelli, frazionati in decine di gruppi solo in parte sotto l’ombrello dell’Eser- jordan 525,231 cito Libero Siriano, sono state fornite invece armi leggere e apparecchiature per le comu- nicazioni dalle monarchie sunnite del Gol- Egypt fo, con benestare degli Stati Uniti, attraverso 126,717 i contrabbandieri attivi ai confini giordano e Fonti: UNHCR http://data.unhcr.org/syrianrefugees/syria.php UN OCHA http://syria.unocha.org turco. Gli insorti hanno contato anche sugli armamenti ottenuti dopo la conquista di alcu- ne basi militari e sull’arrivo dall’estero di migliaia di com- se estendere il conflitto a Libano, Giordania e Iraq. Inol- battenti islamici, inquadrati in gruppi jihadisti sunniti affi- tre, all’opposizione laica anti-Assad, accettabile agli occhi liati ad Al Qaida. Se questi interventi esterni sono risultati dell’Occidente, si sono affiancati progressivamente elemen- spesso decisivi per la conquista di città o di strade strategi- ti islamisti che hanno messo in allarme le capitali di mezzo che, il conflitto rimane in stallo. Il regime controlla la ca- mondo e posto un freno agli aiuti, a cominciare dagli Sta- pitale, le maggiori aree e arterie urbane e la costa medi- ti Uniti. Il governo americano era già abbastanza indaffara- terranea della Siria. Aleppo e Homs sono divise. I ribelli to con il caos in cui è piombato l’Egitto del dopo Mubarak, occupano buona parte delle aree rurali del paese, inclusa la spaccato tra la piazza in subbuglio, il potere dei militari e periferia di Damasco. le vittorie elettorali dei Fratelli Musulmani, un movimento con tendenze antioccidentali. La Russia ha sostenuto inve- Il ruolo del mondo ce, sin da subito, la “lotta al terrorismo” rivendicata dal go- La comunità internazionale si è presa molto, forse trop- verno di Damasco, prezioso alleato per uno sbocco navale po, tempo per calcolare le proprie mosse sulla Siria. Già sul Mediterraneo attraverso il porto di Tartous. I paesi ara- alle prese con l’intervento in Libia per fermare la repressio- bi, da parte loro, hanno giocato sulla Siria un pezzo della ne di Gheddafi contro il popolo in armi, e di fronte alla va- partita in corso per la leadership della regione tra le potenze sta incognita rappresentata dalle cosiddette Primavere ara- islamiche sunnite, guidate da Arabia Saudita e Qatar, e quel- be in tutta la regione, le potenze mondiali si sono mosse le sciite, in testa l’Iran. Le prime, alleate dell’America contro con circospezione. La cautela è stata motivata anche dal ti- il regime iraniano e il suo programma nucleare, hanno avu- more che interferire in un paese legato da forti affiliazioni to la meglio all’interno della Lega Araba, che nel novembre identitarie con gli stati confinanti, e senza grandi interessi 2011 ha chiuso i rapporti con la Siria. L’Europa si è mos- economici da difendere come nel caso della Libia, potes- sa soprattutto attraverso l’embargo e le sanzioni approvate dall’Unione contro la Siria sin dalla fine del 2011. Queste incertezze internazionali si sono palesate dram- Profughi siriani in arrivo nella regione del Kurdistan iracheno. maticamente nell’ambito delle Nazione Unite, dove Rus- sia e Cina hanno spesso ostacolato l’approvazione di fer- me risoluzioni di condanna del governo di Damasco per le violenze in corso. Questi due paesi – al pari di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti – hanno infatti potere di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza, l’organo decisiona- le dell’ONU. In due anni e mezzo di crisi, perciò, è stato raggiunto un compromesso solo su due iniziative: l’in- vio di osservatori della Lega Araba per verificare la realtà sul campo, nel dicembre 2011, e la nomina di un media- tore internazionale per la Siria, l’ex segretario generale Kofi Annan. Tuttavia, l’infuriare della guerra, prima, e un ces- sate il fuoco accettato e non rispettato dalle parti nell’a- prile 2012, poi, hanno portato al ritiro degli osservatori e alle dimissioni di Annan, sostituito da Lakhdar Brahimi. Per trovare una conciliazione politica della crisi non è ri- masto dunque che rilanciare l’iniziativa con una formula © Pe a r s o n I t a l i a s p a 5 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Guerra in Siria. Cosa accade, e rischi futuri diversa, esterna alle Nazioni Unite. Nel giugno 2012 a Gi- Carta 2 La divisione religiosa in Siria nevra, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina – insieme con Lega Araba, Unione Europea, Turchia, Kuwait, Iraq e Qatar – hanno chiesto ufficialmente all’opposizio- ne siriana e al governo di Assad di terminare le ostilità e di formare insieme un governo di transizione. Il piano non ha convinto però il fronte delle opposizioni e dei ribelli, frammentati in gruppi dai diversi obiettivi politici, e il re- gime, persuaso di avere tempo e modo di vincere la guer- ra. L’unica potenza regionale a muoversi senza indugi è sta- ta Israele, preoccupata che armi sofisticate potessero essere trasferite dai siriani a movimenti, come Hezbollah, che da sempre hanno l’obiettivo dichiarato di distruggere lo Stato ebraico. Per quanto non confermato ufficialmente, si ritie- Principali comunità religiose ne che l’aviazione israeliana abbia compiuto cinque o più Sunniti Drusi Alawiti Yezidi attacchi mirati contro il territorio siriano, per distruggere Cristiani carichi di armi destinati in Libano. Fonte: UNOSAT Un contributo efficace dalle Nazioni Unite è venuto piut- tosto dalla verifica delle denunce avanzate in Siria da nu- biologici e ambientali, prelevati nella regione del Ghouta merosi gruppi di attivisti che, visto lo scarso accesso di per- orientale – alla periferia di Damasco controllata dagli in- sonale e di giornalisti internazionali, hanno documentato sorti – hanno provato l’uso di armi chimiche su larga scala il conflitto giorno per giorno su Internet. Un’indagine e la morte di 1400 persone. Governo e ribelli si accusano conclusa nell’agosto 2012 ha accusato sia le forze di sicu- reciprocamente della responsabilità dell’attacco. A Ghou- rezza siriane e le milizie lealiste di numerosi massacri di ta, in ogni caso, si è consumata la peggiore strage chimica civili, sia i gruppi ribelli di dozzine di esecuzioni somma- mai avvenuta dal 16 marzo del 1988. Quel giorno, durante rie. Ancor di più delle violazioni dei diritti umani e dei cri- la guerra con l’Iran, il dittatore iracheno Saddam Hussein mini di guerra, tuttavia, hanno pesato alla fine le testimo- gasò Halabja, centro della ribellione curda. Morirono 5000 nianze che fossero state usate, in almeno quattro occasioni persone. Tante altre soffrono, da allora, di malattie croni- durante la prima metà del 2013, armi chimiche in quan- che a occhi e polmoni, e molti dei loro figli sono nati de- tità moderata. Su questo punto le divisioni internaziona- formi o sono stati colpiti da tumori infantili. li sono svanite. Persino il presidente americano Obama, sempre restio a una nuova guerra in Medio Oriente dopo La distruzione delle armi chimiche quelle in Afghanistan e in Iraq, aveva minacciato il regime e il miraggio di Ginevra 2 di Assad indicando nell’uso dell’arsenale chimico siriano L’orrore chimico, largamente diffuso su Youtube, ha riaper- una linea rossa da non superare. Dopo le prime prove di to il dibattito sulla guerra “giusta”. È un dovere morale reporter internazionali avventuratisi in Siria e di servizi se- intervenire anche militarmente per fermare un massacro greti europei, è toccato all’ONU e ai suoi ispettori ammessi vergognoso? O è doveroso piuttosto cercare sempre e solo nel paese a settembre confermare la più agghiacciante del- la diplomazia? Primi ministri, studiosi e gente comune si le realtà denunciate dagli attivisti il 21 agosto. I campioni sono divisi, a cavallo tra agosto e settembre, quando le ma- IL FRONTE DEI RIBELLI Scentomila i ritiene che siano attivi in Siria mille gruppi che arruolano circa combattenti contro il regime Fronte Islamico Siriano di Liberazione Alleanza creata nel settembre del 2012 tra fazioni uccidendo diversi gerarchi, tra cui l’allora ministro della Difesa. della Siria, dove fornisce assistenza e servizi sociali alla popolazione. Insieme con lo Stato islamico di Iraq di Damasco. Spesso con diversi sunnite moderate e gruppi più Fronte Islamico Siriano Attivo in e del Levante (vedi) si è scontrato obiettivi e ispirazioni, il fronte si divide radicali salafiti. In buoni rapporti tutto il territorio con circa trentamila ripetutamente con i curdi per in alcune coalizioni principali, affiancate con la coalizione laica, non combattenti, si richiama alla il controllo del territorio e dei pozzi da fazioni indipendenti minori. approva tuttavia il suo programma creazione di uno stato islamico in di petrolio del nord-est della Siria. filo-occidentale. Ne fanno parte Siria, per quanto non sposi la jihad, Supremo Consiglio Militare milizie, agli ordini di differenti leader, la “guerra santa” globale. Tra le sue Stato Islamico di Iraq e del dell’Esercito Libero Siriano che si sono distinte nella resistenza fila milita Harakat Ahrar al-Sham Levante Formato principalmente da Riunisce i gruppi che avevano di Homs, Aleppo e Idlib. al-Islamiyya, una delle fazioni meglio combattenti provenienti dall’estero, adottato le insegne dell’ESL, organizzate tra Aleppo, Idlib e Raqqa. è un’estensione, dall’inizio del riorganizzandoli in una struttura Jaish al-Islam Si tratta di una 2013, del ramo di Al Qaida in Iraq. militare centralizzata sotto il generale coalizione di circa cinquanta fazioni Fronte al-Nusra Ufficialmente Conta circa 5000 uomini che hanno Salim Idris. Presente in tutto il paese, operative soprattutto nell’area operativo da gennaio 2012, è un assunto il controllo di varie città nelle e capace di controllare i rifornimenti di Damasco. La principale, Liwa gruppo jihadista affiliato ad Al Qaida. province di Aleppo, Idlib e Raqqa. dall’estero, è una rete che si rifà a al-Islam, ha rivendicato l’attentato in Molto addestrato, inserito nella Il gruppo ha attaccato anche altre valori moderati ma che non risponde cui nel giugno 2012 i ribelli hanno lista nera dei terroristi dagli Stati fazioni ribelli, islamiche e non. davvero a un comando unico. colpito nel cuore della capitale, Uniti, controlla buona parte del nord (fonte: www.bbc.co.uk/news) © Pe a r s o n I t a l i a s p a 6 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Guerra in Siria. Cosa accade, e rischi futuri novre militari nel Mediterraneo di Stati Uniti, Gran Breta- gna e Francia sono cominciate, poi rallentate, e infine si ➧ Gli italiani rapiti sono fermate. In Europa gli stati favorevoli alla soluzione diplomatica, come Germania e Italia, hanno accolto con sollievo la mediazione della Russia, poi adottata dal Con- Asoldati,morire in Siria dall’inizio della guerra non sono stati soltanto combattenti o civili inermi. siglio di sicurezza dell’ONU con la risoluzione 2118 (27 Si calcola che nel paese siano settembre 2013). Secondo l’accordo, la Siria deve collabo- morti anche 100-150 giornalisti rare per arrivare alla distruzione di tutto l’arsenale chimico professionisti che provavano a entro la metà del 2014, pena un’eventuale autorizzazione informare il mondo sulla guerra. Per la maggior parte si tratta di all’uso della forza da parte del Consiglio. Con la collabo- siriani, ma almeno otto erano razione di Damasco, gli ispettori dell’Organizzazione per reporter internazionali andati in aprile si perdevano i contatti del la proibizione delle armi chimiche (OPCW) hanno già Siria credendo nel proprio lavoro. cronista della stampa Domenico messo fuori uso gli impianti produttivi. Si studia ora come Non ci sono italiani tra le vittime. Quirico (nell’immagine, nel e dove annientare in sicurezza gli agenti chimici e le armi Diversi connazionali sono stati momento del rientro in Italia), che invece oggetto di rapimenti, sarebbe stato rilasciato dopo cinque esistenti, oltre mille tonnellate di gas e agenti nervini, con- un altro terribile fenomeno mesi. Si teme ancora invece per la servati in vari depositi e basi militari nel paese. Un lavoro diffusosi in Siria. È andata bene sorte di padre Paolo Dall’Oglio. delicatissimo da affrontare, per cui l’OPCW è stata simbo- a un ingegnere catanese, Mario Gesuita, 59 anni, ha speso una licamente insignita del premio Nobel per la Pace 2013. Belluomo, rapito vicino allo vita da missionario in Siria nel Il programma di smantellamento delle armi chimiche, stabilimento dove lavorava nei monastero di Mar Musa, prima di pressi di Latakia nel dicembre essere espulso dal regime nel 2012 per cui serve la cooperazione del regime, costituisce para- 2012 e rilasciato dopo due mesi. a causa del suo impegno per la dossalmente la migliore garanzia per il presidente Assad Lieto fine anche per i 4 giorna- pace e per la democrazia in di rimanere al potere e di non essere rinviato al giudizio listi rapiti per una decina di Siria. È scomparso il 29 luglio 2013 della Corte internazionale per crimini di guerra. L’accordo giorni ad aprile 2013 (l’inviato Rai a Raqqa, nel nord est del paese, sull’arsenale chimico non rappresenta una soluzione alla Amedeo Ricucci, il fotoreporter dove si ritiene fosse ritornato Elio Colavolpe, il documentarista un anno dopo l’espulsione per contesa originaria e sul terreno si continua a combattere. I Andrea Vignali e la giornalista mediare una tregua tra i combat- diplomatici russi e americani sono ancora al lavoro per far Susan Dabbous). Sempre ad tenti curdi e gli estremisti islamici. dialogare le opposizioni e il regime di Assad. La tanto atte- sa seconda conferenza di Ginevra, tuttavia, non si è finora realizzata. La Coalizione nazionale siriana, una formazio- ria. I primi cercano una rinascita politica senza Assad, i se- ne di leader in esilio riconosciuta da larga parte della co- condi sognano uno stato islamico radicale. Se questa visio- munità internazionale come legittimo rappresentante del- ne risulta inaccettabile, sarà difficile sradicare dal territorio la Siria, ha perso credibilità per i dissensi con altri gruppi e gruppi e milizie che hanno ormai solide basi. l’incapacità di controllare i ribelli sul territorio. Ancor più Il rischio è che la Siria faccia la fine dell’Iraq, dove san- delle divisioni, è pesato il rifiuto dell’idea di sedersi a un guinosi attentati a sfondo settario sono all’ordine del gior- tavolo con il presidente Assad, ritenuto un carnefice, e tan- no e minano il delicato equilibrio politico raggiunto tra le tomeno di includerlo in uno scenario politico futuro. Allo diverse anime del paese – sciita, sunnita e curda – all’in- stesso modo, Assad si è detto disposto in principio a una domani dell’intervento statunitense e della fine di Saddam conferenza di pace ma non a dialogare con dei terroristi Hussein. Oppure, come accade in Libia, che un nuovo go- o a farsi da parte. I recenti negoziati internazionali ripresi verno sia ostaggio di milizie guidate da leader che rispon- proprio a Ginevra sul programma nucleare dell’Iran, uno dono a interessi particolari. In Siria si profila all’orizzonte dei principali alleati della Siria, potrebbero restituire respi- una terribile resa dei conti con gli alawiti da parte dei ri- ro alla via diplomatica. belli sunniti, desiderosi di vendicare l’operato del regime e delle forze lealiste in quasi tre anni di guerra civile. E, forse, Le fratture e il futuro un’ulteriore guerra intestina tra i gruppi ribelli. La rivoluzione siriana, iniziata come opposizione a un re- Se non sarà l’abisso, la Siria dovrà comunque misurarsi gime autoritario e poliziesco, ha visto emergere nel tempo con una grande sfida: ricostruire. La guerra ha danneggia- spaccature più profonde. Com’è spesso accaduto in Medio to la maggior parte degli ospedali e delle scuole, degli im- Oriente, la politica nazionalistica e laica degli Assad ha te- pianti produttivi e delle infrastrutture. I paesi del Medio nuto insieme per decenni le varie componenti etniche e re- Oriente, del Nord Africa o dell’Europa, dove si è riaperto ligiose del paese. Con la sfida al potere, però, ogni gruppo il dibattito sull’accoglienza dei migranti, non saranno mai ha cercato di cambiare le gerarchie a proprio favore. Vedi abbastanza per i profughi della guerra. La crisi sarà definiti- i sunniti, che costituiscono il 60% della popolazione, a di- vamente risolta solo quando i siriani potranno tornare, li- scapito degli alawiti; o i curdi, che hanno puntato a gettare beri e sicuri, a casa propria. le basi per un’autonomia di fatto sul modello dell’Iraq set- tentrionale. La minoranza cristiana ha badato invece a so- pravvivere, quella drusa ha imbracciato le armi sia contro PER SAPERNE DI PIù le forze lealiste sia contro i ribelli ( carta 2). Cosa accadrà? Le fazioni laiche tra gli insorti denunciano L. Trombetta, Siria. Dagli S. Hamadi, La felicità araba. ottomani agli Asad. E oltre, Storia della mia famiglia e della che la rivoluzione è stata sequestrata da gruppi religiosi Mondadori Università, Milano 2013 rivoluzione siriana, ADD, Torino 2013 estremisti con una visione ben diversa sul futuro della Si- © Pe a r s o n I t a l i a s p a 7 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Marco Fossati ha insegnato storia e filosofia al Liceo classico “G. Berchet” di Milano. Marco fossati Per Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori è autore di numerosi manuali di storia per le scuole superiori. Profughi nel Mediterraneo Da dove vengono, dove vanno La Guardia Costiera italiana soccorre un gruppo di migranti, Lampedusa, settembre 2013. «Non si tratta di filantropia ma di diritto, e ospitalità significa quindi il diritto di uno straniero che arriva sul territorio altrui, di non essere trattato ostilmente. […] Non si tratta di un diritto di ospitalità, cui lo straniero può fare appello, ma di un diritto di visita spettante a tutti gli uomini, quello cioè di offrirsi alla socievolezza in virtù del diritto al possesso comune della superficie della terra, sulla quale, essendo sferica, gli uomini non possono disperdersi all’infinito, ma devono da ultimo tollerarsi nel vicinato, nessuno avendo in origine maggior diritto di un altro a una porzione determinata della terra.» Immanuel Kant, 1795 «La perfida barbarie... anela d’ogni intorno estenuato, ma un blocco di nazioni tecnologicamente, alle nostre frontiere» economicamente, militarmente potenti. Tuttavia, il ba- Nell’estate del 1993 un articolo pubblicato sul quoti- ratro c’è, tra un miliardo di uomini che producono e diano “la Repubblica” iniziava con queste parole di un consumano l’80% del prodotto mondiale e quattro mi- anonimo cronista del IV secolo: «Innanzi tutto bisogna liardi (tra quarant’anni otto) che se ne dividono il 20%» sapere che l’Impero romano trattiene dappertutto la rab- (Giorgio Ruffolo, L’ultima maratona, la Repubblica, 20 bia delle nazioni che urlano intorno ad esso e che la agosto 1993). perfida barbarie... anela d’ogni intorno alle nostre fron- Lo scenario così abbozzato all’inizio degli anni novan- tiere.» Giorgio Ruffolo, l’autore dell’articolo, notava che ta è ancora attuale: analogo il divario che separa il mon- per molti suoi contemporanei la condizione dell’Occi- do ricco dalla massa dei paesi poveri, analoga l’ansia che dente, alla vigilia del XXI secolo, non era molto diversa. gli effetti di questo divario generano nei paesi ricchi. Ma E aggiungeva: «L’analogia è quanto mai grossolana. I po- la pressione osservata vent’anni fa ha, nel frattempo, rot- poli che “premono” ai nostri confini sono, sì, incompa- to gli argini in più punti; sempre più spesso ci trovia- rabilmente più numerosi, ma non possono certo essere mo di fronte a persone in fuga che cercano rifugio sulla considerati “barbari”, e non hanno di fronte un impero sponda settentrionale del Mediterraneo. © Pe a r s o n I t a l i a s p a 8 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Profughi nel Mediterraneo. Da dove vengono, dove vanno Emigranti, profughi, rifugiati L’Alto Commissariato per i Rifugiati In linea di massima, ciascuno preferirebbe restare a casa La principale agenzia internazionale che si occupa dei ri- propria. Chi decide di spostarsi, nella maggior parte dei fugiati è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per casi, lo fa per necessità. La prima necessità è economi- i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refu- ca, come sanno anche molti giovani italiani che in que- gees, UNHCR), fondato nel 1950 con l’ottimistica pro- sti anni incominciano (ma, in realtà, ricominciano) a spettiva di sciogliersi tre anni dopo. Oggi l’UNHCR si cercare all’estero possibilità di lavoro. Quando, però, occupa di circa 36 milioni di persone in tutto il mon- la motivazione economica assume la forma della mor- do. Bisogna però considerare che questa cifra si riferi- te per fame e, in generale, quando rimanere a casa met- sce soltanto a quanti sono regolarmente censiti e non te a rischio la vita, allora la necessità di spostarsi diven- tiene conto dei moltissimi che, per varie ragioni, devo- ta costrizione. Coloro che sono costretti a partire non no lasciare la propria casa, ma non vengono raggiunti sono più emigranti, ma profughi. Il diritto internazio- dall’agenzia. L’UNHRC, nel suo ultimo rapporto (http:// nale li definisce “richiedenti asilo” (asylum seeker); poi, unhcr.org/globaltrendsjune2013/), calcola fossero com- una volta che la loro richiesta è accolta, rifugiati. plessivamente 45,2 milioni alla fine del 2012. Il diritto al rifugio Le cause della fuga La condizione dei rifugiati è tutelata dalla Convenzione A parte il caso di chi, individualmente o in gruppo, ab- di Ginevra del 1951, ratificata dall’Italia tre anni dopo, bandona la propria casa per sfuggire a persecuzioni po- con la Legge n. 722 del 24 luglio 1954. litiche o religiose, i principali fattori che determinano la Nel corso degli anni sono cambiate le condizioni che crescita nel flusso dei profughi sono le guerre, sia quelle definiscono chi può rientrare nella categoria di rifugia- con paesi confinanti sia, a maggior ragione, le guerre ci- to. Il profilo del rifugiato che sessant’anni fa si model- vili, e i disastri ambientali. Così, per esempio, un mas- lava principalmente sulla situazione creata dalla guerra siccio spostamento di popolazioni in fuga si è verifica- mondiale appena terminata, oggi è infatti più articolato to nei paesi della ex Iugoslavia nel corso delle guerre fra e comprende necessariamente le nuove ragioni che pos- il 1991 e il 1995, poi in Kosovo alla fine degli anni no- sono costringere una persona a fuggire dalla propria ter- vanta, mentre è oggi costante l’allarme profughi nella re- ra. Non è cambiato però il diritto di questa persona a gione del Sahel, la fascia dei territori africani ai confini trovare accoglienza nei paesi in cui cerca rifugio e l’ob- meridionali del Sahara, una delle zone del mondo a più bligo di questi ultimi a fornirgliela. Le norme che tutela- alto tasso di mortalità per fame. Spesso i fattori che ab- no la sua condizione sono infatti fra quelle che il diritto biamo elencato si sommano. Vediamo di seguito tre casi internazionale considera ius cogens, ovvero norme a cui significativi da questo punto di vista. non si può in nessun modo derogare. Il caso del Mali: La guerra civile Il primo caso significativo riguarda il Mali, paese perio- dicamente colpito da carestie per siccità, dove nel 2012 è scoppiata una guerra civile considerabile, sotto mol- Alcuni articoli della Convenzione di Ginevra del 1951 (Legge n. 722/1954 della Repubblica italiana) Articolo 31 Rifugiati che soggiornano irregolarmente nel paese ospitante Gli Stati Contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegali, contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita o la loro libertà erano minacciate […], per quanto si presentino senza indugio alle autorità e giustifichino con motivi validi la loro entrata o il loro soggiorno irregolari. Articolo 32 Espulsione Gli Stati Contraenti possono espellere un rifugiato che risiede regolarmente sul loro territorio soltanto per motivi di sicurezza nazionale o d’ordine pubblico. Articolo 33 Divieto d’espulsione e di rinvio al confine Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, Migranti in cammino lungo la strada in della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue direzione della citta di Oujda, Marocco. opinioni politiche. © Pe a r s o n I t a l i a s p a 9 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Profughi nel Mediterraneo. Da dove vengono, dove vanno ti aspetti, un effetto secondario di quella libica che Il caso della Somalia: Un paese senza stato nell’autunno del 2011 ha portato alla caduta di Ghed- Un altro paese del Sahel che presenta una drammatica dafi e alla sua uccisione. I tuareg che vivono nel territo- emergenza profughi è la Somalia, la cui tragica situazio- rio sahariano fra Mali, Niger, Algeria e Libia avevano un ne è echeggiata nell’attacco terroristico al centro com- rapporto privilegiato con il dittatore di Tripoli che ama- merciale Westgate di Nairobi lo scorso 21 settembre va presentare se stesso come un figlio delle genti noma- (2013). L’ex colonia italiana del Corno d’Africa è consi- di del deserto. Alla fine del suo regime molte delle milizie derata un esempio di società senza Stato, data la sostan- che lo avevano sostenuto sono rifluite nelle zone deser- ziale anarchia che domina dall’inizio degli anni novan- tiche ai confini meridionali della Libia portando con sé ta e ancor più dopo il fallimentare intervento dell’ONU una grande quantità di armi, una parte delle quali è anda- nel 1993. Negli anni successivi il paese è rimasto nel- ta ad alimentare il movimento tuareg, il quale da tempo le mani di vari gruppi armati capeggiati da signori del- rivendicava l’indipendenza del Mali settentrionale. Nel- la guerra in concorrenza fra loro, al cui potere si sono lo sbandamento generale prodotto dal crollo del regime contrapposte nel 2006 le cosiddette Corti Islamiche, un libico riprendevano intanto iniziativa anche alcuni grup- raggruppamento politico religioso di impronta fonda- pi affiliati alla rete del terrorismo fondamentalista mu- mentalista variamente collegato a organizzazioni jihadi- sulmano, come Al Qaida nel Maghreb Islamico, un’or- ste della galassia di Al Qaida. L’ingresso di questo nuovo ganizzazione che riunisce residui dell’islamismo armato attore nel confuso scenario somalo ha ridestato l’inquie- che ha insanguinato l’Algeria negli anni novanta. L’alle- tudine degli Stati Uniti e ha attivato l’iniziativa di pae- anza di questi variegati movimenti che l’esercito del Mali si come l’Etiopia e il Kenia, preoccupati di veder cresce- non riusciva a contrastare ha provocato prima un colpo re l’estremismo religioso ai propri confini. Attualmente, di Stato (marzo 2012) e poi l’intervento armato francese esiste un Governo federale somalo, istituito nel 2012, a sostegno del Mali. Nel corso di queste vicende sia l’eser- che gode del riconoscimento internazionale e che, con il cito del Mali sia i gruppi ribelli sono stati accusati di atro- sostegno delle truppe mandate dall’Unione Africana in cità contro la popolazione civile. Conseguenza di tutto missione di peacekeeping, cerca di fronteggiare i gruppi ciò sono i profughi che all’inizio del 2013 erano 380 000 integralisti musulmani, fra i quali figura Al Shabaab, re- su una popolazione di 14 milioni e mezzo di abitanti. sponsabile dell’attacco di settembre a Nairobi. Rifugiati censiti dall’UNHCR al gennaio 2013 in alcuni paesi europei Un piccolo profugo della Repubblica Stati Rifugiati Centroafricana Austria (8 495 145) 51 730 riceve assistenza medica in Ciad. Belgio (11 104 476) 22 024 Danimarca (5 725 552) 11 402 Finlandia (5 426 323) 9919 Francia (67 060 158) 217 865 Per apprezzare l’impatto prodotto dall’arrivo Germania (82 726 626) 589 737 dei profughi nel paese Grecia (11 127 990) 2100 accogliente è necessario confrontare il loro numero Irlanda (4 627 173) 6327 con quello degli abitanti Italia (61 990 277) 64 779 residenti (fra parentesi, secondo dati ONU). Così, Lussemburgo (530 380) 2910 per esempio, se in Italia il rapporto è poco più Malta (429 004) 8248 dell’1/1000, in Francia Richiedenti asilo arrivati in Italia (dati UNHCR) Paesi Bassi (17 085 263) 74 598 è del 3,24, in Olanda è del 4,36, in Germania del Arrivi per mare da Nord Africa, Norvegia (5 042 671) 42 822 7,12, in Norvegia dell’8,49 Grecia e Turchia Polonia (38 216 635) 15 911 e i profughi accolti in 13 200 (2012) *Il dato macroscopico del Svezia sono quasi 1 ogni 2011 (15 volte superiore a Portogallo (10 608 156) 483 100 abitanti (9,70/1000) 61 000 (2011)* quello dell’anno precedente) Romania (21 698 585) 1262 4348 (2010) è dovuto alla guerra in Libia da cui provenivano, diretta- Spagna (46 926 963) 4510 9573 (2009) mente o tramite la Tunisia, Svezia (9 571 105) 92 872 36 000 (2008) 56 000 profughi. Gli altri 5000 da Grecia e Turchia. Svizzera (8 077 833) 50 747 19 900 (2007) Regno Unito (63 625 260) 149 765 22 000 (2006) © Pe a r s o n I t a l i a s p a 10 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Profughi nel Mediterraneo. Da dove vengono, dove vanno Il campo profughi di Quru Gusik, a 20 km da Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, agosto 2013. Attuali provenienze e destinazioni dei profughi Le tabelle che qui riportiamo della soglia di povertà). La Siria sono tratte dall’ultimo rapporto figura come paese che accoglie dell’UNHCR (http://unhcr.org/ profughi mentre è, allo stesso globaltrendsjune2013/) e tempo, uno di quei paesi che ne mostrano quali sono le attuali produce di più (Tab. 1 e 2). provenienze e destinazioni della Per capire a fondo l’impatto maggior parte dei profughi. che la massa dei profughi Fra i paesi d’origine, quello che ha sui paesi che li ospitano detiene il primato (e lo fa da più è necessario confrontare il di trent’anni!) è l’Afghanistan, loro numero con quello della seguito dalla Somalia (Tab. 1). popolazione residente (Tab. 3) Fra i primi 10 paesi ospitanti e, soprattutto, con il reddito di ne compare uno solo europeo questa popolazione (Tab. 4). Si (Germania) mentre molti ricava così che lo sforzo di gran appartengono alla fascia dei lunga maggiore nel soccorso ai paesi in via di sviluppo (alcuni, profughi è compiuto da paesi come il Ciad, perfino al di sotto poveri o poverissimi. Il caso della Siria: Un conflitto politico 1 Principali paesi d’origine dei rifugiati - fine 2012 e religioso in atto Fra le aree che gravitano sul Mediterraneo nelle quali la Afghanistan 2585 600 Somalia 1 136 100 popolazione civile si trova costretta alla fuga vi è il Me- Iraq 746 400 dio Oriente, una regione fortemente instabile a causa di Rep. Araba di Siria 728 500 conflitti antichi e mai risolti, come quello fra lo Stato di Sudan 569 200 Rep. Dem. del Congo 509 400 Israele e la popolazione palestinese, e di altri più recen- Myanmar 415 300 ti e tuttora aperti, come quelli in Afghanistan e in Iraq. Colombia 394 100 Il territorio nel quale si è verificata ultimamente la più Vietnam 336 900 Eritrea 285 100 rilevante crescita nel numero dei profughi è quello della Siria dove è in corso una sanguinosa guerra civile (più di centomila vittime) iniziata nel marzo 2011, dap- 2 Principali paesi ospitanti dei rifugiati - fine 2012 prima nella forma di una protesta popolare contro il re- Pakistan 1 638 500 gime al potere. Quest’ultimo è dal 1971 nelle mani della Rep. Islamica dell’Iran 868 200 Germania 589 700 famiglia Al-Assad, appartenente alla minoranza alawi- Kenia 564 900 ta, riconducibile alla più vasta componente sciita domi- Rep. Araba di Siria 476 500 nante in Iran e largamente presente in Iraq e in Libano. Etiopia 376 400 Ciad 373 700 L’aspetto religioso, che in tutti questi paesi è anche po- Giordania 302 700 litico e profondamente intrecciato con elementi etnici e Cina 301 000 tribali, ha immediatamente condizionato le parti coin- Turchia 267 100 volte nel conflitto. Lo scontro ha presto assunto un ca- rattere riconducibile al più generale confronto fra sciiti 3 Numero di rifugiati per 1000 abitanti - 2012 e sunniti che domina l’area del Grande Medio Orien- Giordania 49 te. Così il presidente Bashar Al-Assad, che già aveva il Ciad 33 sostegno della Russia, alleato storico della Siria, è stato Libano 32 spalleggiato anche dall’Iran e da Hezbollah, la potente Rep. Dem. del Congo 24 Rep. Araba di Siria 23 organizzazione sciita libanese. L’intervento di quest’ul- Mauritania 23 tima, che ha inviato i suoi miliziani armati a sostenere Djibouti 22 le truppe lealiste nella primavera del 2013, ha sensibil- Malta 20 Sud Sudan 20 mente mutato, a favore del regime di Assad, i rapporti di Montenegro 18 forza sul terreno. Contemporaneamente, sul piano delle iniziative internazionali, la preoccupazione di non alte- rare i delicati equilibri della regione ha suggerito di evi- 4 Numero di rifugiati per 1$/usa di Pil/Ppa - 2012 tare interventi militari esterni (cfr. Per la Storia Mail, 52- Pakistan 552 Etiopia 303 53) la minaccia dei quali, da parte degli USA, ha tuttavia Kenia 301 portato agli accordi riguardanti la distruzione dell’arse- Sud Sudan 209 nale chimico siriano (settembre 2013). Ciad 200 Rep. Dem. del Congo 153 Questi provvedimenti, su cui Russia e Stati Uniti hanno Uganda 130 trovato un compromesso, non sembrano aver avuto fino- Bangladesh 112 ra significativi effetti sulla guerra civile che continua a ri- Yemen 98 Rep. Araba di Siria 90 percuotersi disastrosamente sulla popolazione civile della Siria. Attualmente i profughi sono già più di due milio- © Pe a r s o n I t a l i a s p a 11 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Profughi nel Mediterraneo. Da dove vengono, dove vanno ni e l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA, Office for Rotte dei migranti e principali vie di emigrazione the Coordination of Humanitarian Af- fairs, http://syria.unocha.org) preve- de che arriveranno a 3,2 milioni alla fine del 2013 e cresceranno di ulte- riori 2 milioni nell’anno successivo. La maggior parte è attualmente ospi- ITALIA oceano tata nei paesi vicini: Libano, Giorda- Atlantico SPAGNA nia, Turchia e Iraq. L’OCHA calcola TURCHIA GRECIA che nel corso del prossimo anno sa- Ceuta Melilla TUNISIA Lampedusa Malta lirà a più di un terzo dell’intera po- Monastir SIRIA O ALGERIA Misurata CC Tripoli polazione della Siria (23 milioni) la isole MAR O LIBIA Bengasi Alessandria Canarie quota di coloro che si troveranno in Adrar EGITTO condizione di grave necessità e fra el-Jawf SAHARA ARABIA questi saranno 6 milioni e mezzo i OCC. ma SAUDITA rR rifugiati interni (Internally Displaced MALI NIGER oss Agadez People, IDP) MAURITANIA o ER SENEGAL CI A D Khartoum ITR INA EA GAMBIA URK SUDAN GUI BamakoB FASO N’Djamena GIBUTI I percorsi dei profughi GUINEA A RIA NE BISSAU A IA NIGE SUDAN AN AL Come mostra la carta qui a fianco, DEL SUD GH SIERRA oceano BENIN ETIOPIA M TOGO LEONE Indiano SO la maggior parte dei profughi che LIBERIA COSTA D’AVORIO GUINEA CAMERUN REP. DEM. A NDA UG K E NY A Mogadiscio oggi bussa alle porte dell’Europa EQUAT. O DEL CONGO NG GABON Kampala RUANDA proviene dall’Africa, oltre che dall’a- BURUNDI CO rea mediorientale. Seguendone i tra- Dadaab gitti vediamo che, a parte una linea A NG O L A di percorso che dalla Sierra Leone BI A ICO ZAM R e dal Senegal accede direttamente B CA AM AS Z I M B A B W E OZ alla Spagna attraverso le Canarie e AG NA M I B I A M M AD il Marocco, gli altri flussi di profu- B O T S W A NA ghi africani seguono la via del Saha- ra per raggiungere le coste del Me- REPUBBLICA Principali diterraneo e da lì tentare di arrivare SUDAFRICANA vie di emigrazione alla sponda meridionale dell’Euro- Rotte di migranti pa. L’Italia rappresenta la maggiore [Fonte della carta: “Le Monde Diplomatique”, ripresa da “CorriereStati dellaautoritari Sera”, 5 e 12 ottobre 2013] attrattiva, in ragione della sua vici- che resistono alle proteste nanza geografica alla Libia e alla Tu- Nuovi governi nati dopo le primavere arabe nisia. Mentre dall’Egitto e dall’area siro-palestinese le Principali Stati al collasso (territori contesi, vie di emigrazione rotte si dirigono in Grecia, talvolta passando prima dal- proteste armate, governi violenti, Rotte di migranti traffici illegali) la Turchia. Stati autoritari Zone di passaggio che sfuggono che resistono alle proteste al controllo dei governi Le stesse piste seguite dagli schiavi Nuovi governi nati Concentrazione di profughi Le piste che attraversano il Sahara sono le stesse percor- dopo le primavere arabe se per secoli dai trafficanti arabi di schiavi che riforni- Stati al collasso (territori contesi, proteste armate, governi violenti, vano i mercati del Mediterraneo. Al posto delle carova- traffici illegali) ne di cammelli vi sono oggi vecchi camion stracolmi di Zone di passaggio che sfuggono persone che rischiano la morte per sete nel deserto come al controllo dei governi più tardi, a bordo di barconi malsicuri, rischieranno il Concentrazione di profughi naufragio nel Canale di Sicilia e al largo della Cirenai- ca. Dalle zone più disastrate dell’Africa centrale (Nige- ria, Congo, Corno d’Africa) i profughi sono convogliati verso antichi posti tappa nel Mali, nel Niger e in Su- dan dove passano da un gruppo di trafficanti a un altro. Ogni volta al prezzo di cifre per loro altissime, ogni volta subendo violenze, angherie e ricatti dai nuovi negrieri. Il rischio enorme a cui sottopongono le loro vite, il costo Per consentire una maggiore accessibilità, materiale e personale che pagano nella speranza di rag- la rivista è disponibile anche in formato word. giungere la meta, ci danno (ci potrebbero dare, se voles- Richiedetelo alla redazione: simo osservarli) una misura delle condizioni da cui cer- info brunomondadoristoria.it cano di fuggire. © Pe a r s o n I t a l i a s p a 12 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Anna Vanzan, iranista e islamologa, insegna Cultura araba all’Università Statale di Milano e Genere e Pensiero islamico Anna Vanzan al master europeo in Mediazione mediterranea dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue pubblicazioni recenti, ricordiamo Le donne di Allah, viaggio nei femminismi islamici (Bruno Mondadori, 2010). www.annavanzan.com Donne e islam Che cosa è cambiato con le Primavere arabe La vincitrice del premio Nobel per la Pace 2011, Tawakkul Karman, nel centro di Sana’a, la capitale dello Yemen, gennaio 2012. 11 gennaio 2013: il sovrano dell’Arabia Saudita, re Ab- dullah, annuncia la nomina di 30 donne nell’assem- blea consultiva (shura), su un totale di 150 uomini, facen- ti elementi in comune: sono – scarsamente – abitati da po- polazioni di lingua araba e di religione islamica, sono do- tati di immense risorse naturali ed energetiche, sono retti do così compiere al suo paese un notevole balzo in avanti da monarchie illiberali e hanno una visione retriva della nella graduatoria internazionale per numero di donne pre- società, soprattutto del suo segmento femminile. Pregiudi- senti negli organi politici. La notizia, però, provoca con- zi e ingiustizie contro le donne sono spesso perpetuati in siderazioni assai contrastanti: i più scettici dichiarano che nome dell’islam, la religione nata proprio nell’attuale Ara- si tratta di un ennesimo atto d’imperio da parte del sovra- bia Saudita, che ospita i luoghi più sacri per i musulmani, la no, il quale avrebbe fatto meglio a indire elezioni cui far Mecca e Medina. Tuttavia, la storia ci rivela come nei seco- partecipare anche le donne e che, comunque, la shura non li scorsi la situazione femminile nell’area non fosse diversa ha alcun potere; altri, al contrario, sottolineano positiva- da quella vissuta nel resto dell’ecumene islamico: le donne mente l’iniziativa reale perché, in caso di libere elezioni, le erano parte attiva delle loro società come mercanti, oste- donne non avrebbero mai la possibilità di conquistare un triche, leader politiche, guerriere, insegnanti ed intellettua- seggio, in quanto i sauditi sono troppo conservatori e mi- li, docenti o semplici pastore e artigiane. Il peggioramento sogini per eleggere una donna. Le elette, comunque, do- della condizione femminile si è qui verificato nel XVIII se- vranno rimanere fisicamente distanti dai colleghi, avran- colo, conseguentemente alla nascita del wahhabismo,2 che no entrate separate, si avalleranno di staff esclusivamente ha introdotto un’attitudine estremamente “puritana” nei femminili e comunicheranno coi colleghi solo via audio e confronti delle relazioni di genere, acuendo la discrimina- video. In altre parole, questo cambiamento mette in scena zione nei confronti di quello femminile. l’ennesima contraddizione della situazione femminile nei Nonostante la scoperta del petrolio, il miglioramento del- paesi del Golfo. le condizioni di vita materiali e la conseguente moderniz- zazione dei singoli paesi, la situazione femminile è peggio- Poligamia e diritto di famiglia patriarcale rata, soprattutto per quanto riguarda il diritto di famiglia e I principali stati del Golfo Persico (Kuwait, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman)1 hanno mol- 2 Forma di islam sunnita praticata soprattutto in Arabia Saudita, predicata dal teologo Muhammad ibn Abd al-Wahhab, che visse e operò proprio nella penisola 1 Ovviamente anche Iran e Iraq condividono le coste del Golfo, tuttavia questo araba nel XVIII secolo. Gli aderenti al wahhabismo si identificano in un islam intervento considera, anche per questioni di omogeneità, solo i paesi che rigido e conservatore, di tendenze, tra l’altro, misogine, e si definiscono salafiyyn rientrano nel Consiglio degli stati del Golfo. (pl. di salafi), “seguaci”, ovvero, i “veri” seguaci del Profeta Muhammad. © Pe a r s o n I t a l i a s p a 13 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
mail PERLASTORIA Donne e islam. Che cosa è cambiato con le Primavere arabe il trattamento in seno alla stessa. Po- minile nel mondo del lavoro ema- ligamia e divorzio sono armi poten- nando leggi a tutela alla maternità, ti nelle mani del patriarcato e scate- allargando l’accessibilità al welfare nano una serie di abusi pretestuosi in alle donne in difficoltà ecc. nome della “vera” religione. La per- Tuttavia, i segnali rimangono am- centuale di unioni poligamiche nel bigui, innanzitutto perché la mag- Golfo è la più alta rispetto al mondo gior parte dei lavori disponibili alle islamico: se Bahrein, Kuwait e Qatar donne (ovvero insegnante, infermie- registrano “solo” un 8% di matrimo- ra, impiegata) riflette una concezio- ni poligamici, la media sale all’11% in ne tradizionale dei ruoli di gene- Oman, al 14% negli Emirati (UAE) e re, confermando che l’alto livello di al 19% in Arabia Saudita. Questi dati istruzione, per ora, non si concretizza sono relativi a unioni di un uomo in un vero processo di democratizza- con due mogli, ma vi sono, seppu- zione, ma riproduce perlopiù sistemi re in misura minore, nuclei familiari di valori patriarcali. di un marito con tre fino a un massi- Inoltre, se da una parte giungono mo di quattro mogli, unioni celebra- positivi segnali di politiche di genere, te con il consenso delle leggi locali in dall’altra la partecipazione femmini- osservanza al passo coranico (Sura le alla vita pubblica è di continuo mi- 4:3)3 oggetto, peraltro, di secolari e nacciata. La presenza nel mondo del Una studentessa yemenita, giugno 2012. accese contestazioni. lavoro è garantita anche dalle immi- grate che svolgono lavori domestici e La contraddizione istruzione e lavoro di assistenza ai bambini, ma ultimamente la presenza di È altresì vero che in tutta la regione si sono compiuti enor- comunità non arabe e non musulmane ha raggiunto pic- mi passi avanti nel livello di istruzione femminile, al chi tali da provocare allarmi sul pericolo della scomparsa punto che in molti atenei (creati localmente per superare della cultura e dei valori autoctoni e la conseguente, seppur l’avversione delle famiglie a inviare le figlie a studiare all’e- lenta, politica di rimpiazzo di migranti con autoctoni. Ciò stero) la popolazione studentesca è perlopiù composta da rappresenta un incentivo allo sviluppo demografico autoc- ragazze. Ma fra le nuove generazioni fatica a farsi largo l’i- tono (dopo che il tasso demografico si è sensibilmente ri- dea che uomini e donne debbano avere pari opportunità dotto nelle ultime due decadi), ma anche un rischio per le educative e lavorative: ne sono convinti solo il 73% delle donne che si ritroverebbero nella condizione di dover ri- donne e il 58% dei maschi intervistati durante un’inchiesta nunciare al lavoro; pericolo che le locali hanno già fiutato condotta nel 2008. Infatti, nonostante le autorità dei vari e a cui stanno reagendo difendendo il diritto al lavoro del- paesi commissionino a prestigiose agenzie internaziona- le baby sitter straniere e, quindi, indirettamente il proprio. li patinati reportage per dimostrare il proprio avanzamen- to nelle politiche di genere, sbandierando le posizioni api- La situazione in Arabia saudita cali ottenute da poche token women,4 spesso facenti parte Anche per questo aspetto l’Arabia Saudita si rivela il pae- proprio delle famiglie al governo, la realtà quotidiana è di- se più conservatore dell’area: ha lanciato una campagna di versa. Per esempio, le autorità saudite vantano la presenza “saudizzazione” che prevede, tra l’altro, la sostituzione dei di migliaia di donne d’affari sul loro territorio, ma si trat- venditori di biancheria intima o di articoli per signora – ta in realtà perlopiù di prestanome femminili per aziende settore per lo più gestito da uomini provenienti dal Sud-est in solide mani maschili: le saudite, infatti, rappresentano asiatico – con donne locali, un provvedimento inteso non solo il 17% della forza lavoro del paese. tanto ad aprire posti di lavoro alle saudite quanto ad impe- Al contempo, bisogna sottolineare la diversità di condi- dire loro di avere contatti con uomini estranei. zioni nei singoli stati: è indubbio, infatti, che nel Kuwait e Nel frattempo, le donne hanno lanciato una campagna in Bahrein sia presente una classe media urbana il cui sti- per ottenere il diritto a guidare (sono le uniche, nel mon- le di vita s’avvicina molto a quello delle analoghe classi oc- do islamico, a non poterlo fare). Alcuni tentativi in propo- cidentali, contemplando donne che lavorano come docen- sito sono stati fatti in passato, ma sabato 26 ottobre 2013 ti, impiegate, personale d’assistenza sanitaria; o che negli decine di saudite si sono messe al volante della propria au- Emirati si sia recentemente incoraggiata la presenza fem- tomobile, sfidando il veto monarchico, richiamando così l’attenzione su molte altre privazioni dei loro diritti e affer- mando che la campagna andrà avanti ad oltranza, organiz- 3 Si tratta del passo coranico chiamato in causa quale giustificazione della zando cadenzate proteste di donne alla guida. poligamia, soggetto, da sempre, a differenti interpretazioni. Riformisti e moder- nisti (incluse le teologhe musulmane) sono da sempre persuasi che il verso contenga l’intimazione alla limitazione della poligamia da praticarsi solo per Le proteste nel Bahrein necessità e in determinati periodi storici. Il paese del Golfo in cui si registrano le proteste più cruen- ti e violente tra le cosiddette Primavere arabe è senza dub- 4 L’espressione token women indica quelle donne che un determinato gruppo fa assurgere a una posizione di potere non perché convinto della validità delle bio il Bahrein, dove da quasi tre anni la dinastia regnan- prescelte o dell’opportunità che le donne godano di pari opportunità rispetto agli te sunnita degli Al Khalifa sta vessando la società civile, a uomini, ma perché costretto a farsi vedere quale difensore dei diritti femminili. maggioranza sciita, che protesta per i propri diritti, con la © Pe a r s o n I t a l i a s p a 14 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
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