"Licenza di viaggiare"? Immaginari urbani e modelli di città - AGEI

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Francesca Governa

“Licenza di viaggiare”?
Immaginari urbani e modelli di città

Summary: “LICENCE     TO TRAVEL?”   URBAN   IMAGINARY AND CITY MODELS

The article discusses the spread of an urban discourse built on the reproduction of a few keywords (competitiveness,
sustainability, creativity, smartness) and the consequences of such a diffusion on the urban trasformations and, in
particular, on urban public spaces. The contemporary urban imaginery appears gradually narrowed in an urban tale
acting not only on what one can imagine, but also on the physical transformation of the spaces. Current mainstream global
urbanism leads urban transformation processes producing and reproducing a few images and a few models of intervention.
The center of Marseille, affected by a number of changes, is a good example of an urban transformation flattened on a
stereotyped urban imaginery, where new spaces of consumption respond to the logic of international competition and the
attractiveness of companies, investors and tourists.

Keywords: urban imaginery, policy-mobility, spaces of consumption, Marseille.

1. Introduzione                                                tractions that make people to spend money. They
                                                               include an array of consumption spaces from res-
   Da sempre, nei diversi periodi e nelle diverse              taurants and tourist zones to museums of art and
epoche storiche, alcune città acquisiscono uno “sta-           other cultural fields, gambling casinos, sports sta-
tus paradigmatico” tanto da divenire delle icone di            dia and specialised stores” (p. 832).
un’era, dei luoghi (immaginari e simbolici) in cui                 L’articolo è organizzato in 3 passaggi principa-
tutti vorremmo abitare, lavorare, consumare: «the              li. Dopo l’introduzione, il primo passaggio discu-
place where it all comes together» (Thrift, 1997,              te l’appiattimento dell’immaginario urbano per
p. 142). Le città hanno tradizionalmente forgiato              effetto della cosiddetta policy mobility e del ruolo
e dato forma, fisica e simbolica, all’immaginario              che in essa hanno alcuni “miti” delle attuali po-
collettivo. Il mutamento delle strutture economi-              litiche pubbliche (trasferibilità, buone pratiche,
che, politiche e culturali configura anche un mu-              evidence-based policies). Il secondo passaggio, fa-
tamento dell’immaginario urbano che catalizza le               cendo riferimento ai processi di trasformazione
trasformazioni e le metabolizza, propone una nuo-              del centro di Marsiglia, si concentra sulle conse-
va visione della città, ingloba le diverse immagini e          guenze che la “mobilità delle politiche” ha sulla
conserva una parte di quelle precedenti.                       costruzione e trasformazione degli spazi pubblici
   L’articolo intende discutere il progressivo ap-             e sul ruolo che svolge il commercio nel permette-
piattimento dell’immaginario collettivo della e                re/favorire/imporre una omologazione di forme
sulla città in un discorso sull’urbano costruito               e processi di trasformazione. Il terzo passaggio,
su “verità” indiscusse e indiscutibili e “etichette”           infine, conclude interrogandosi sul rapporto tra
senza spessore e senza profondità; le conseguen-               immaginario urbano, omologazione degli spazi
ze di questo appiattimento sulle forme, fisiche e              pubblici e modelli di consumo.
simboliche, dello spazio pubblico; il ruolo che in
tale processo svolge il commercio e, in particola-
re, la costruzione di spazi del consumo connessi               2. In viaggio
a nuovi modelli di uso del tempo libero, del turi-
smo e della cultura. Come scrive Zukin (1998), a                   Policy mobility e policy transfer sono i termini con i
partire dalla fine degli anni Novanta, il consumo              quali gli studiosi di politiche pubbliche indicano il
è progressivamente divenuto mezzo e motore di                  processo attraverso il quale la conoscenza sulle po-
processi di trasformazione urbana che si attuano               litiche, sui meccanismi istituzionali e amministrati-
attraverso un mix funzionale e formale i cui ca-               vi, sulle idee si muove da un sistema politico ad un
ratteri principali appaiono rivolti alla “visual at-           altro, contribuendo alla costruzione di politiche,

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meccanismi amministrativi e istituzionali e, soprat-       rale ripensamento del rapporto fra conoscenza e
tutto, di idee e immaginari che tendono sempre più         azione, Governa, 2014). L’adozione di forme di co-
ad assomigliarsi (Dolowitz e Marsh, 2000). Benché          noscenza razionali e positiviste propone una solu-
questo processo non sia una novità, poiché i policy        zione “provata e testata” a problemi urbani definiti
makers sono sempre stati impegnati nell’imparare e         in termini generali secondo le parole d’ordine della
trasferire idee da altri luoghi (Clarke, 2011), esso si    competitività, della sostenibilità, della rigenerazio-
è diffuso e si è velocizzato in anni recenti, anche        ne, della creatività e porta all’affermarsi di modelli
modificando il tipo di politiche in movimento, i           di città ready-made, che vanno bene per tutti e per
meccanismi attraverso cui si attuano la mobilità e il      ogni problema. Modelli urbani “testati e provati”,
trasferimento, il quadro tecnocratico-manageriale          da imitare perché funzionano in assoluto e, quindi,
delle politiche pubbliche in cui tali meccanismi si        in un luogo astratto.
inscrivono. Secondo Gonzalez (2011), la diffusione            I modelli urbani di questo “mainstream global
e la progressiva velocizzazione della policy mobility      urbanism” (Sheppard et al., 2013) non sono neutri,
sono influenzate dalla compressione spazio-tempo-          ma sono inseriti in relazioni di potere e portano
rale descritta anni fa da David Harvey come uno dei        l’impronta degli interessi coinvolti al loro interno
tratti distintivi della globalizzazione e dello svilup-    (Peck, 2011). La mobilità delle politiche e il tra-
po delle tecnologie di comunicazione, dall’ascesa          sferimento delle “buone pratiche” sarebbero cioè
delle imprese transnazionali e, soprattutto, dal ruo-      parte della diffusione di logiche di stampo neo-
lo di organizzazioni e istituzioni sovra-nazionali nel     liberista nelle politiche urbane e nei processi di
favorire lo scambio e il trasferimento di modalità         trasformazione della città (Brenner et al., 2012).
di azione e di intervento. I programmi Interreg e          Benché il neoliberismo urbano non sia un monoli-
la rete Eurocities dell’Unione Europea, le iniziative      te immatubile, tuttavia, come mettono in evidenza
sulle politiche urbane dell’OECD, dell’UN Habitat          Peck e Tickell (2002), i modelli di intervento ne-
e della Banca Mondiale sono infatti spesso rivolti         oliberisti si basano su un repertorio di politiche
alla promozione e alla diffusione delle cosiddette         urbane estremamente ristretto che può essere rias-
good practices favorendo così la mobilità e il trasferi-   sunto nella “pressione” sulle città a competere. La
mento di modalità di azione. L’assunzione alla base        competizione è cioè assunta come una necessità,
delle “buone” o addirittura “migliori” pratiche, di-       un imperativo “naturale” e, come tale, indiscusso
venuta tanto diffusa da essere ormai senso comune,         e indiscutibile (Swyngedouw, 2010). Il governo ur-
è che la loro disseminazione porti, in maniera un          bano si risolve in un’attività puramente tecnica (o
po’ magica, ad una maggiore efficacia delle poli-          tecnocratica) (Davidson e Iveson, 2014) che si eser-
tiche (Bulkeley, 2006). La relazione fra diffusione        cita nella costruzione del consenso intorno alle
delle “buone pratiche” e efficacia delle politiche è       scelte tecniche da attuare per raggiungere obiet-
però soprattutto un auspicio, che per altro tralascia      tivi predefiniti, escludendo la dimensione politica
l’inevitale redistrubizione di vantaggi e svantaggi        della scelta e del conflitto. La ripetizione di alcune
che ogni processo di trasformazione porta inevi-           parole d’ordine – creatività, sostenibilità, smart-
tabilmente con sé. Il “mito” delle buone pratiche          ness – si affianca al ruolo imprenditoriale svolto
configura quindi anche un sistema di normalizza-           dalle autorità locali, all’affermarsi di meccanismi
zione e di standardizzazione delle pratiche stesse         di governance semi-autoritari (al di là della retorica
(Devisme et al., 2007). Tale sistema è favorito, dal       della partecipazione e dell’inclusione, che tende
punto di vista culturale, dall’adozione del cosiddet-      invero a mascherare tali processi) per attuare velo-
to evidence-based policy making, secondo il quale, mol-    cemente grandi trasformazioni urbane, alla semi-
to ragionevolmente, le politiche pubbliche devono          privatizzazione delle istituzioni pubbliche che le
essere definite all’interno di un quadro conoscitivo       rende sempre più simili al, o per lo meno in grado
chiaro e coerente (cfr., per quanto riguarda le poli-      di interagire secondo regole privatistiche con il,
tiche urbane, Davoudi, 2006). Se ciò è chiaramente         settore privato, alla mercificazione dell’architettu-
preferibile, tuttavia, dietro l’idea dell’evidence-based   ra e degli spazi urbani (Jessop, 2002). Non si trat-
policy making si cela una concezione “razionale” e an-     ta solo di uno stile di governo basato sulle leggi
cora fedele a presupposti positivisti di conoscenza        dell’economia, ma, seguendo Foucault (2005), di
e di azione sulla città (il mito della neutralità della    un “regime di verità”, “una vera e propria maniera
conoscenza; della superiorità dei metodi quantita-         di essere e di pensare”, un “metodo di pensiero”
tivi perché “oggettivi”, o almeno pensati come tali;       che trasforma i soggetti di diritto in soggetti eco-
il rapporto diretto fra conoscenza e azione per cui        nomici. E, nello specifico delle politiche urbane,
prima si conosce, bene, e poi si agisce, bene; cfr.,       trasforma gli abitanti in consumatori, rendendo il
per una critica, Gleeson, 2013 e per un più gene-          consumo – di merci, spazi e “esperienze urbane” –

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parte integrante delle pratiche sociali dell’abitare         e Mazzella, 2004). L’obiettivo della riqualificazione
contemporaneo.                                               di Rue de la République si inscrive in quello più ge-
                                                             nerale di Euromediterranée: rendere la città attratti-
                                                             va per investitori e turisti. E si traduce, nel concre-
3. Forme, spazi, funzioni: a Marsiglia come altrove          to, nella “sostituzione” della popolazione e delle
                                                             attività commerciali con lo spostamento dei piccoli
    Negli ultimi 20 anni, la “ricetta” made in Mar-          proprietari, di una parte consistente di habitat so-
seille per far fronte al declino economico, alla di-         ciale e del piccolo commercio di prossimità.
minuzione della popolazione e all’aumento della                  La valorizzazione immobiliare è la vera posta in
disoccupazione derivati dalla crisi del porto e dal-         gioco del processo di riqualificazione della Rue de
la deindustrializzazione degli anni Ottanta (Peral-          la République (Fournier e Mazzella, 2004). Gli edi-
di et al., 2015) è la messa in atto della consueta           fici ottocenteschi, destinati originariamente alla
strategia competitiva che usa la trasformazione              borghesia imprenditoriale, sono occupati fin dalla
urbana come strumento per definire strategie di              loro costruzione da una popolazione a redditi più
sviluppo economico; la cultura e la creatità come            modesti. I bassi valori immobiliari dell’area sono
atout strategiche nella competizione fra città; l’ar-        controbilanciati da un elevato potenziale di svi-
chitettura come simbolo di una nuova città inter-            luppo, che attrae investitori di livello globale. Nel
nazionale. Tale “ricetta” è promossa e attuata dal           2004, “Marseille Répubblique”, di proprietà del
programma Euromediterranée, che prende avvio                 fondo pensione nord-americano Lone Star, entra
nel 1995 per poi essere recentemente “integrato”             nel progetto di riqualificazione acquistando circa
dall’insieme degli interventi connessi a Marseille-          300 negozi e 1.450 abitazioni. Nel 2007, “Marseil-
Provence Capitale Europea della Cultura 2013 (Lange-         le République” diviene di proprietà di Atemi, una
vin e Juan, 2007; Bertoncello et al., 2009; Grésil-          società collegata alla Lehman Brothers (il cui fal-
lon, 2011; Peraldi et al., 2015).                            limento nel 2008 ha determinato il blocco dell’o-
    Euromediterranée è una delle più importanti ed           perazione immobiliare fino al 2010)1. Nonostante
estese trasformazioni urbane d’Europa e si pone l’o-         la “forza” degli attori in campo, l’operazione ha
biettivo di ridefinire l’identità della città e rilanciare   dato origine a risultati modesti: i valori immobi-
il ruolo di Marsiglia sulla scena internazionale             liari non hanno avuto un vero incremento; la gen-
attraverso l’attrazione di nuove attività economiche,        trificazione dell’area, ampiamente ricercata e pro-
servizi finanziari, turismo marittimo e attività             grammata, non si è realizzata; la progressiva sosti-
crocieristica, servizi culturali e telecomunicazioni.        tuzione dei commerci non ha prodotto lo (sperato
Gli interventi interessano il quartiere de la Joliet-        o temuto) rilancio della via (CVPT, 2015). Benché
te, la stazione ferroviaria Saint-Charles e la Porte         il sito di promozione turistica di Marsiglia sottoli-
d’Aix, l’area industriale della Manifattura Tabacchi         nei come le numerose boutiques de marque facciano
nel quartiere della Belle de Mai, l’area litorale del        della Rue de la République una delle maggiori at-
Fort Saint Jean. Un’area centrale, dunque, abitata           trazioni commerciali della città, una “vetrina in-
per la maggior parte da popolazione di origine               ternazionale” in grado di aumentare l’attrattività
straniera con redditi modesti, caratterizzata da un          turistica del quartiere e favorire la rigenerazione
tessuto urbano eterogeneo in cui si alternano friches        del centro, molti negozi sono ancora chiusi (55%)
industriali e magazzini portuali, immobili residen-          e i nuovi esercizi commerciali sono per la maggior
ziali di inspirazione hausmaniana e edifici che pre-         parte negozi in franchising delle grandi catene in-
sentano la caratteristica tipologia delle trois fenêtres     ternazionali (H&M, Mango, Sephora ecc.)2.
marsigliesi.                                                     Le stesse caratteristiche merceologiche conno-
    Fra gli interventi compresi in Euromediterranée si       tano anche il commercio insediato nelle Terrasses
inserisce la trasformazione della Rue de la Répu-            du Port, il nuovo centro commerciale au bord de la
blique, una via di matrice hausmaniana realizzata            mer inaugurato il 23 maggio del 2014 che compren-
nella seconda metà dell’Ottocento per collegare il           de 160 negozi (Monoprix, Décathlon, Zara…),
vieux port al nuovo porto industriale de la Joliette         per una superficie complessiva di 61.000 m². Lo-
(Jasmin e Jasmin, 1994). Sia nella costruzione ori-          calizzato al fondo di Rue de la Répubblique, nel
ginaria sia nella trasformazione degli anni 2000,            nuovo quartiere degli affari di la Joliette, il pro-
la Rue de la République articola e ridefinisce la            getto è parte del nuovo waterfront di Marsiglia, uno
relazione fra la città e il porto, agendo su un tes-         degli interventi più ambiziosi di Euroméditerranée
suto urbano “fragile” (la città medievale, prima;            che, per circa 3 km, dal Fort Saint Jean a Arenc,
un’area “popolare”, abitata da popolazione di ori-           ha costruito un nuovo spazio del consumo in cui
gine straniera e a basso reddito, adesso) (Fournier          architetture simbolo della nuova Marsiglia (come

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il MuCEM - Musée des Civilisations de l’Europe et de        d’idee, attraverso le quali una società urbana – o
la Méditerranée) ospitano attività culturali, ludiche       parte di essa, o i suoi ideologi e i suoi artisti, che
e terziarie.                                                non di rado sono la stessa cosa – costruisce per se
   A Marsiglia, come altrove, le trasformazioni ur-         stessa e per gli altri un autopersonaggio, un auto-
bane si pongono l’ormai consueto obiettivo della            ritratto (…) questo personaggio ha due facce: una
competezione internazionale e si attuano seguendo           materiale, reale, rappresentata dalla struttura e
modelli urbani predefiniti: riuso del waterfront, ri-       dall’aspetto della città stessa; l’altra mentale, incar-
qualificazione del centro storico a fini turistici, loca-   nata nelle rappresentazioni artistiche, letterarie e
lizzazione di funzioni culturali, commerciali e di in-      teoriche della città. L’immaginario urbano consi-
trattenimento in spazi pedonalizzati. La trasforma-         ste insomma nel dialogo fra queste due realtà, fra
zione della città appare sempre più “segnata” da un         la città e la sua immagine» (Le Goff, 1982, p. 7).
consumo “globale”, com’è globale l’idea di città che           In ogni città convivono tante immagini, mostruo-
tale trasformazione veicola. Insieme al “viaggio” di        se, fantastiche, verosimili; alcune più recenti, altre
procedure e modalità di azione, viaggiano dunque,           meno. Le diverse immagini di una città sono porta-
nelle pratiche, modelli di città, i quali, attraverso la    trici di diverse istanze, diverse esigenze, diversi inte-
loro diffusione e la loro ripetizione, diventano par-       ressi. Le immagini, i ricordi, i sogni, i fantasmi, le
te della narrazione dominante su cosa funziona o            credenze e i miti si accumulano continuamente, in
cosa no, contribuiscono alla formazione di un im-           un processo che elide alcune immagini e ne porta
maginario collettivo appiattito su poche idee, po-          in evidenza altre. L’interazione fra le diverse imma-
che forme, poche funzioni, mettendo contempora-             gini di una città è un gioco di potere, in cui le forze
neamente sullo sfondo altre idee, altre forme, altri        in campo mettono in gioco le proprie risorse (cono-
spazi, altri problemi, altri soggetti.                      scitive, economiche, culturali ecc...) per rendere la
                                                            propria immagine visibile (ad esempio nel dibattito
                                                            pubblico) (Governa e Lancione, 2010).
4. Immagini e immaginari urbani                                L’insieme stratificato di immagini non sempre
                                                            converge verso rappresentazioni unificanti. Quan-
   «Cities are not simply material or live spaces -         do ciò avviene l’immaginario collettivo sulla città si
they are also spaces of imagination and spaces              solidifica in un discorso che è, prima di tutto, socia-
of representation. How cities are envisioned has            le e politico poiché delimita il campo del possibile
effects» (Bridge e Watson, 2000, p. 7). Il modo in          e orienta l’azione individuale e collettiva. L’attuale
cui la città è immaginata, descritta, rappresentata         discorso sulla città, come scrive Bianchetti (2011),
non è neutro, ma apre e chiude possibilità per gli          «ha espunto i contrasti, rifiuta la dimensione anta-
interventi e le azioni: può fare apparire quello che        gonista come dimensione costitutiva. Le trasforma-
ancora non c’è, può nascondere possibili tracce di          zioni che stanno cambiando fortemente il carattere
una città diversa, può raccontare una realtà auto-          delle città europee sono intese come qualcosa di
noma, totalmente sganciata dalla città cui si riferi-       progressivo, di buono per tutti. La contrapposi-
sce. Il “mondo” delle immagini urbane proietta e            zione è vista come fenomeno arcaico che riguarda
costruisce narrazioni sulla e della città, sovrappo-        minoranze particolarmente disagiate o connotate»
nendo e alternando visioni legate alla speranza di          (p. 9). Le città da ammirare e desiderare sono così
un futuro migliore e visioni legate alla paura di un        stabilite dalle classifiche delle città «vincenti»: dal-
futuro distopico. Contemporaneamente, attraver-             la Barcellona rigenerata degli anni ’90 alla Bilbao
so le immagini, la città “sogna” se stessa, così come       del Guggenheim alla Singapore degli anni 2000,
si esprimono e si solidificano relazioni di potere          esempio di politiche urbane “che funzionano” in
(Amin e Thrift, 2005).                                      cui la violazione delle libertà di base – di parola e
   Produzione di immagini e produzione di città             espressione – e dei diritti umani e civili non è un
non sono processi disgiunti. Entrambi concorrono            problema perché, semplicemente, non c’è: non è
alla formazione e creazione di un fenomeno socio-           descritta, non è rappresentata. Parole chiave e re-
spaziale, ridefinendo la città e la sua auto-rappre-        toriche, parte di una conoscenza urbana normale e
sentazione come parte di quel «misconoscimento              normalizzante (Brenner e Schmidt, 2015), guidano
strutturato» che costituisce (e costruisce) la città        i processi di trasformazione urbana, sia aprendo e
come ideologia (Wachsmuth, 2014). Il rapporto tra           chiudendo possibilità su ciò che è possibile imma-
immagini e forme sociali e materiali che la città           ginare e desiderare, sia agendo nel concreto della
assume non è diretto né semplice. È in questo rap-          trasformazione fisica degli spazi.
porto che “agisce” l’immaginario collettivo, cioè              Modelli di città competitive, creative, smart defi-
«quell’insieme di rappresentazioni di immagini e            niscono prefigurazioni di un futuro non solo desi-

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derabile e possibile, ma addirittura inevitabile, giu-                   cal urban geography”, in Progress in Human Geography, 39 5,
                                                                         2015, pp. 543-559.
stificando automaticamente la rappresentazione e,
                                                                     Davoudi S., “Evidence-Based Planning: Rhetoric and Reality”,
allo stesso tempo, proponendo un insieme ristretto                       in disP, 165 (2), 2006, pp. 14- 24.
di forme fisiche e sociali, di problemi da affronta-                 Devisme L., Dumont M., Roy E., “Le jeu des “bonnes pratiques”
re e di possibili soluzioni, operando una sorta di                       dans les opérations urbaines entre norme et fabrique lo-
restringimento del significato e del senso del fare                      cale”, in Espaces et sociétés, 131, 4, 2007, pp. 15-31.
                                                                     Dolowitz D. P., Marsh D., “Learning from Abroad: The Role
città e di appiattimento delle forme con cui, ma-                        of Policy Transfer in Contemporary Policy-Making”, in Gov-
terialmente, si fa città. Le trasformazioni rivolte a                    ernance: An International Journal of Policy and Administration,
riqualificare e rendere competitiva la città accol-                      13, 2000, pp. 5-24.
gono paesaggi omologati, i cui spazi tendono ad                      Foucault M., Nascita della biopolitica. Corso al Collège de France
assomigliarsi almeno per la diffusione di pratiche                       (1978-1979), Milano, Feltrinelli, 2005.
                                                                     Fournier P., Mazzella S. (eds), Marseille, entre ville et ports. Les
del consumo legate ai temi dell’ordine, della pu-                        destins de la Rue de la République, Paris, La Découverte, 2004.
lizia e della sicurezza. Più che le pratiche spaziali                Gleeson B.,“What role for social science in the ‘urban age’”, in
dell’urbanità, sono i comportamenti e i modelli del                      International Journal of urban and regional research, 37, 5, 2013,
consumo a “fare città”, replicando criteri di com-                       pp. 1839-1851.
                                                                     Gonzalez S., “Bilbao and Barcelona ‘in motion’. How urban re-
merciabilità e turisticizzazione degli spazi. Marchi,                    generation ‘models’ travel and mutate in the global flows of
insegne, strade dello shopping e della moda, spazi                       policy tourism”, in Urban Studies, 48, 7, 2011, pp. 1397-1418.
di vendita, loisir e cultura affermano e rendono co-                 Governa F., Fra geografia e politiche, Roma, Donzelli, 2014.
mune l’esperienza urbana. Il processo di estetizza-                  Governa F., Lancione M., “La città del sociale: dalle immagini
zione degli spazi pubblici, realizzato sia attraverso                    come retoriche alle non rappresentazioni come immagini”,
                                                                         in Santangelo M., Vanolo A. (eds), Di capitale importanza,
le diverse forme di richiamo all’acquisto o alla sem-                    Roma, Carocci, 2010, pp. 119-138.
plice fruizione (vetrine, insegne, manifesti pubbli-                 Grésillon B., Un enjeu “capitale”: Marseille-Provence 2013, Paris,
citari) sia con l’architettura, modifica le gerarchie                    La Tour-d’Aigues - Éditions de l’Aube, 2011.
e ridefinisce i rapporti tra le diverse parti della                  Jasmin C., Jasmin D., “Marseille: la Rue Impériale”, in Revue de
                                                                         l’Art, 106, 1994, pp. 11-22.
città, attribuisce nuovi significati ai luoghi e usa lo
                                                                     Jessop B., “Liberalism, neoliberalism and urban governance”,
spazio come simbolo per attirare investitori, capita-                    in Antipode, 34, 3, 2002, pp. 452-472.
li, turisti. Spazi strutturati nel gestire e manipolare              Langevin Ph., Juan J.-C. (eds), Marseille. Une métropole entre
i percorsi (d’acquisto) degli abitanti-consumatori                       Europe et Méditerranée, Paris, La Documentation Française,
invadono e pervadono ogni aspetto dell’abitare.                          2007.
                                                                     Le Goff J., “L’immaginario urbano nell’Italia medievale (sec.
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che pervade i discorsi e le pratiche e che poi selet-                    Einaudi, 1982.
tivamente si ancora, mediandosi e ibridandosi, nei                   Peck J., “Geographies of policy: from transfer-diffusion to mo-
diversi contesti politici e spaziali.                                    bility-mutation”, in Progress in Human Geography, 35, 6, 2011,
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                                                                       Cfr. la documentazione presente sul sito dell’associazione Un
Davidson M., Iveson K., “Recovering the politics of the city:        centre ville pour tous (http://www.centrevillepourtous.asso.fr).
   From the post-political city to a method of equality for criti-   2
                                                                       Http://www.tourisme-marseille.com.

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