Annalaura di Luggo e Annydi srl - MYmovies.it

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Annalaura di Luggo e Annydi srl - MYmovies.it
Annalaura di Luggo e Annydi srl
                                             Presentano

                               74 min / ITALIA, 2020

                                     Scritto e diretto da
                                            Bruno Colella

                                          Da un’idea di
                                      Annalaura di Luggo

                               Con la partecipazione di
    Francesco Gallo Mazzeo, Olindo Preziosi, Eugenio Bennato, Enzo
Gragnaniello, Nino Frassica, Patrizio Rispo e i Ragazzi dei Quartieri Spagnoli

                    Prodotto e Distribuito da Annydi srl

                                             si ringrazia
           Luciano Garella e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Napoli
                               L’Associazione Miniera

                                     UFFICIO STAMPA

               US - Ufficio Stampa, Via Giovanni Pierluigi da Palestrina n°47, + 39 06 8865 53 52
                            Alessandro Russo, alreusso@alerusso.it, +39 349 3127 219
                        Federico Biagioni, digital@us-ufficiostampa.it, +39 320 7440489
CAST ARTISTICO
                             Annalaura di Luggo
                           Francesco Gallo Mazzeo
                               Olindo Preziosi
                              Eugenio Bennato
                             Enzo Gragnaniello
                                Nino Frassica
                                Patrizio Rispo
                      Ragazzi dei Quartieri Spagnoli

CAST TECNICO
Regia di                                                       Bruno Colella
Direttore della fotografia                                    Blasco Giurato
Montaggio                                                     Mirco Garrone
Musica                                                      Eugenio Bennato
Consulenza internazionale                                       Stanley Isaacs

SINOSSI BREVE
L'artista Annalaura di Luggo, si trova alle prese con la sua ultima avventura
che consiste nel realizzare quattro opere d’arte in alluminio riciclato, da
installare nei luoghi più significativi della città di Napoli.
Difficoltà e ostacoli non mancheranno, ma tutto si risolverà anche con l'aiuto
dei ragazzi dei “Quartieri Spagnoli”, i quali attraverso questa esperienza
avranno l’occasione di prendere una maggiore coscienza della bellezza che li
circonda attraverso il contatto diretto con una esperienza artistica, che rimarrà
nei loro cuori.
Un viaggio verso la luce
SINOSSI LUNGA
Annalaura di Luggo è una artista napoletana che ha deciso di installare quattro
gigantesche sculture in alcuni luoghi iconici della sua città: Piazza Municipio,
Galleria Umberto I, Largo Santa Caterina e Largo Baracche.
La caratteristica di queste opere è quella di essere realizzate interamente con
l'utilizzo di scarti di alluminio riciclato. La scelta dell'alluminio, materiale
simbolico nella logica del recupero e della trasformazione della materia, ci ha
consentito di costruire l’esile trama di questo lungometraggio, affiancando in
parallelo le gesta e la costruzione delle quattro opere dell'artista a quelle di
un gruppo di scugnizzi dei quartieri spagnoli, riuniti da Salvatore Iodice nel
suo laboratorio “Miniera”.
Il contrasto fra due mondi paralleli, la visione di una Napoli di un’artista, e la
realtà dei ragazzi che vivono nei vicoli dietro via Toledo, sfocerà in
un’interessante collaborazione, una comprensione reciproca, forse anche
l'inizio di un riconoscersi nell’altro.
Perché così come Annalaura per costruire le sue opere gira per i depositi in
cerca di scarti scintillanti di alluminio, i ragazzini di “Miniera” raccolgono
vecchi giocattoli ed altri rifiuti abbandonati affianco ai cassonetti della città,
trasformandoli poi in sorprendenti sculture, sotto la guida del loro maestro-
falegname.
La storia inizia con l'artista che gira per la città per sopralluoghi e pellegrinaggi
di ordine burocratico, incontrando una serie di ostacoli e di difficoltà: dalla
diffidenza degli abitanti dei Quartieri Spagnoli (dove a volte Annalaura verrà
addirittura scambiata per una oculista), alla curiosità dei personaggi che
posano davanti alla sua speciale macchina fotografica per uno scatto alle loro
iridi, alle buffe incomprensioni con i suoi vari interlocutori.
Nel docufilm i ragazzini dei quartieri, abituati a rubare l’albero di Natale
installato ogni anno in Galleria Umberto, si trovano a diventare costruttori di
un albero alternativo e si espongono per difendere e proteggere questo
simbolo di un cambiamento.

Il Soprintendente ai beni culturali della città di Napoli Luciano Garella,
Eugenio Bennato, Nino Frassica, il produttore Stanley Isaacs, Enzo
Gragnaniello, Patrizio Rispo, sono alcuni dei nomi che hanno prestato la loro
immagine nel docufilm e che l'Artista incontra in luoghi e situazioni inaspettate
durante lo svolgimento della storia.
Le spettacolari immagini del Palazzo Reale, della Cappella di San Severo, del
Chiostro di Santa Chiara, i suoni dei grandi concerti pop e natalizi della citta'
di Napoli, le barche che attraversano il golfo, fanno da cornice al racconto,
accompagnandoci fino alla grande serata finale, e cioè l’inaugurazione delle
quattro grandi opere di Napoli Eden.

NOTE DI REGIA
Il riciclo rappresenta oggi una delle più importanti soluzioni per la
salvaguardia dell’ambiente, e si contrappone in maniera creativa alla
incontrollata produzione della società dei consumi. In questo docu-film ho
raccontato attraverso tre linguaggi che sono il documentario, la fiction e la
Video-arte l’esperienza di un’artista napoletana, impegnata a realizzare, su
incarico della Sovraintendenza alle belle arti di Napoli, quattro imponenti
opere di alluminio riciclato da installare per le festività natalizie in alcuni
punti strategici della città.
In questa avventura si è deciso di coinvolgere l’associazione “Miniera”, che
agisce già da alcuni anni nella zona popolare dei Quartieri Spagnoli, e che
impegna attivamente i ragazzi del luogo a recuperare oggetti utili
abbandonati presso i cassonetti dei rifiuti, per poi lavorarli e trasformarli in
opere d’arte da esporre o anche da mettere in vendita.
É questo un singolare aspetto della controversa realtà popolare di Napoli,
una presa di coscienza del problema ecologico planetario ed un segnale di
rinascita attraverso l’arte che esce dai musei e va per le strade.
Un riscatto che sicuramente comincia a farsi sentire.
IL FILM NELLE PAROLE DEI SUOI
PROTAGONISTI

                           Annalaura di Luggo

Il presupposto della mia ricerca artistica è il desiderio di andare oltre uno
sguardo superficiale, oltre l’apparenza, oltre gli stereotipi: per questo ho
scelto di ritrarre l’iride (con una macchina fotografica da me brevettata) per
iniziare il mio viaggio alla scoperta dell’unicità umana, nel mistero della vita e
della Creazione di Dio.
Nomade per vocazione concepisco il mio lavoro come un antidoto alla
staticità, alla ripetizione.
Dalla fotografia, alla scultura, alla pittura alla multimedialità, tutto rientra nella
mia traiettoria espressiva.

“Napoli Eden” per me è stata per me una grande sfida, e come tutte le sfide
della mia vita l’ho accolta con entusiasmo.
Tutto è nato con il supporto del CIAL (Consorzio Ministeriale Imballaggi
Alluminio) che mi ha permesso di visitare le fabbriche di prodotti in alluminio
e le fonderie e scoprire dove finisce il frutto del nostro impegno nel
raccogliere i rifiuti, capire che non si tratta di immondizia, ma accorgermi della
bellezza della materia.
Il materiale di riciclo è un’opera d’arte già a sé, di fronte alla quale si rimane
incantati; ho passato ore ed ore in depositi e magazzini dove si accumulano
scarti di alluminio, e mi hanno colpito le cromie di questo materiale, ma
soprattutto la sua luce e la sua brillantezza, principali fattori che mi hanno
spinta a sceglierlo per le mie installazioni di Napoli.

Per me l’arte è comunicazione, integrazione, ha il dovere di svolgere una
funzione sociale e socializzante, non può essere fine a sé stessa né elitaria.
Chiudere l’arte nei musei, dove alcuni cittadini hanno timore ad entrare perché
non ritengono di avere uno spessore culturale degno di apprezzarla, non ha
senso; se auspichiamo una crescita della collettività, credo dobbiamo portare
l’arte ai cittadini, e non i cittadini all’arte. L’opera d’arte è per la collettività, e
deve il più possibile essere collettiva. Dobbiamo coinvolgere anche i bambini
che devono capirne il senso.
Per le mie opere luminose, ho coinvolto proprio i ragazzi di strada, quelli dei
Quartieri Spagnoli che per tradizione si appropriano del famoso albero della
Galleria Umberto I per farne materiale per i loro riti e le loro tradizioni. E
proprio in quella stessa Galleria è stato collocato un albero alternativo e
scintillante che ho voluto creare con loro e di cui sono diventati custodi e
difensori.
In passato ho avuto modo di confrontarmi con i ragazzi detenuti nel carcere
minorile di Nisida per portare a compimento un altro mio progetto artistico,
Never Give Up, oggi divenuto permanente nel Museo Carcerario.
Ho cercato di esplorare il mondo dei ragazzi minorenni lì detenuti attraverso i
loro occhi e dalle interazioni profonde ed empatiche ho tristemente
constatato in loro un’assenza di sogni e prospettive future, ma soprattutto
un’attitudine alla reiterazione dei reati già commessi.

Questo mi ha spinto a dare il mio contributo nella fase di rischio dei ragazzi,
ovvero quando abbandonano la scuola dell’obbligo e vivono per strada fianco
a fianco con l’illegalità.
Così con i ragazzi dei Quartieri Spagnoli mi sono calata nel loro mondo e
abbassando ogni barriera sono riuscita a coinvolgerli provocando in loro un
cambiamento di ruolo: da distruttori ad artisti. I ragazzi sono stati coinvolti
nell’utilizzo degli scarti, ne hanno preso coscienza cominciando con me a
riconoscerli come frutto della raccolta differenziata.

Ma nel mio lavoro non ho coinvolto solo giovani.
Sono entrata nella realtà dei quartieri della città di Napoli con situazioni e
problemi diversi: sono emerse storie di chi è stato con la propria vita un
esempio di rinascita, fornendo stimoli e traiettorie per una cittadinanza che
mira ad una nuova e possibile armonia, al raggiungimento di un Eden
desiderato.
Ecco che da questi spunti derivano i nomi delle mie opere Harmonia,
Triumphus, Pyramid e Geminus, quest’ultima la mia preferita, perché oltre
all’alluminio contiene il simbolo della mia ricerca artistica, l’occhio.
Infatti, in Geminus sussiste un gioco di specchi alternati alle iridi di 4
personaggi nati e vissuti nei Quartieri Spagnoli da me selezionati perché sono
stati capaci lasciare alle spalle un passato difficile e stimolare un cambiamento
positivo della collettività: questi sguardi ci invitano ad una diversa chiave di
lettura, con una nuova percezione della città al di là di ogni pregiudizio.
Napoli emerge attraverso l’innocenza di una nuova visione e dallo scarto - da
ciò che è apparentemente degrado - rinasce in un nuovo possibile Eden.
NAPOLI EDEN, appunto.
                             Luciano Garella
                     (Soprintendente ai Beni Culturali di Napoli)
L’arte invade la città di Napoli. Questo è il senso esteriore ma anche il vero
significato delle idee e del linguaggio dell’artista, che marca e caratterizza con
le sue sculture tridimensionali alcuni degli spazi urbani più rilevanti della città,
aperti o chiusi che siano, non escludendo da questa contestualizzazione alcuni
particolari suoi interstizi spaziali.

Le sculture/installazioni allora vogliono essere simboli ma anche segni di un
forte richiamo etico ad alcuni dei valori che dovrebbero permeare la nostra
società, eticità che l’artista avverte con forza essere la propria. Le opere sono
dunque tasselli di un percorso logico-artistico-narrativo e la loro connessa
funzione non è soltanto quella di stimolare una riflessione sull’incapacità
sostanziale del recupero di quanto la società consumistica scarta o produce
come rifiuto ma rappresenta anche il tentativo della trasformazione di quella
stessa materia in opera d’arte.

Un monito e, contestualmente, una possibilità di avviare, sull’onda di strutture
emozionali ormai proprie di molti, un discorso serio sulla conservazione
dell’ambiente e sulle qualità che noi tutti vorremmo avesse senza però in
fondo essere disposti a fare alcuna rinuncia al nostro modo di vivere.
Le quattro sculture, posizionate dunque in differenti e particolari luoghi
cittadini, evocano, a lor modo, tradizione e cultura pervenendo, in fondo, con
la semplicità delle loro forme, talora statiche e talora dinamiche, a sollecitare
risposte proprio alle domande che esse con la loro stessa esistenza pongono.

                       Francesco Gallo Mazzeo
                             (Critico e storico dell’arte)
Napoli/Eden. È un’idea, è uno specifico, è un progetto. Lo spazio è quello
storico, attuale, indicibilmente affascinante, quanto complesso, del centro di
Napoli, perno fondamentale della metropoli, del mito e della realtà, del mito
che tende a diventare oggetto concreto e della realtà che si tramuta in
dramma, in tragedia ma anche in sublime seduzione e in contemplazione
senza fine, tra pietre, odori e sapori. L’idea e il progetto per questa edizione
di Napoli/Eden è quella della disseminazione in piazze, strade, vicoli e luoghi
dello splendore, fatto con strumenti ordinari nei materiali e nella tecnica,
portati alla vitalità artistica e sottratti al destino di morte in discarica o
magazzino. Un’invenzione, un’artisticità fatta di alluminio e altri materiali
manipolabili, trasformati in opere d’arte, colorati, illuminati, che sfidano
l’architetturalità, in una idea di barocco contemporaneo, nella sua essenzialità:
quella di non avere un centro e tante periferie, ma una grande e diffusa
centralità, che tenda ad abolire il concetto stesso di periferia, in una modernità
che supera il concetto di prospettiva e lo fa diventare una grande teatralità,
che nella sua cronologia definita, tende ad indicare un cammino di speranza
in cui ciò che c’è oggi è una tappa, di un itinerarium di gioia e felicità. È il
modo in cui l’utopia dell’arte, traduce il suo non luogo, che nella fantasia, nel
reale, nel materiale, di ciò che non serve ad un bisogno specifico, ma insegna
la bellezza del gesto, del dono, in una città bene di tutti e non casa di nessuno,
per cui si pensa che questo “esperimento” si possa e si debba estendere ai
mille luoghi di Napoli che sono oltre il centro storico e attendono, nei tempi
brevi, di passare dalla aridità che li ha concepiti e voluti, in maniera abissale e
senza qualità, in luoghi dell’identità, in devozione alla bellezza.
Per questo pensiamo anche a momenti della parola, del dibattito,
dell’inchiesta, perché l’arte pubblica non è, non deve essere una imposizione
aristocratica, autoreferente, ma una poesia, un dialogo.
Annalaura di Luggo, è l’artefice designante e designata di questa osservazione
natalizia che non vuole essere affogata nella retorica, ma si propone come
prova del nove che sappia mettere insieme il presente-passato, il presente-
presente, il presente-futuro, perché a dominare deve essere la vita, la fede, la
speranza, che è un modo di stare nella tradizione o nella classicità, con
sperimentazione, con innovazione, altrimenti non resta che il tradizionalismo
folcloristico e il classicismo mortuario. Nella città di San Gennaro, di Pulcinella,
di Raimondo di Sangro, di Benedetto Croce, bisogna saper vedere lontano e
sentire vicino, per non inciampare e non errare inutilmente. Per questo
l’emblema di Annalaura di Luggo è un occhio, un’iride, una pupilla, un reale
vedere.

                              Stanley Isaacs
                      (Produttore e Regista di Los Angeles)
All’inizio del 2019 ho viaggiato in Italia da Los Angeles per assistere allo
straordinario ed innovativo progetto artistico di Annalaura di Luggo: “Napoli
Eden”. Esso consisteva in quattro istallazioni d’arte collocate nella città di
Napoli e una di esse richiamava anche elementi del pluripremiato progetto
dell’artista: “Blind Vision”, che ha permesso l’interazione degli spettatori in
una maniera molto intrigante. Attraverso l’uso della forma e del colore, ogni
installazione aveva una voce e un carattere unici, ma tutte condividevano un
filo comune, essere realizzate in alluminio riciclato. Ognuna di loro era audace,
inaspettata e stimolante.

La cerimonia di chiusura della mostra è stato un altro esempio dell’estro di
Annalaura come ideatore all’avanguardia.
La serata è stata coronata da una sfilata di moda composta da 21 abiti
realizzati in alluminio riciclato, ognuno dei quali è un pezzo d’arte da
indossare. Ho anche avuto il privilegio di essere invitato a partecipare al film,
che racconta la straordinaria avventura di Annalaura sia come artista che da
un punto di vista umano.
L’onore di condividere pensieri e idee con Annalaura è stato davvero
stimolante e, a mio parere, Annalaura è chiaramente uno delle più dotate forze
creative nel mondo dell’arte contemporanea di oggi.

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BIOGRAFIE

                         Bruno Colella
Bruno Colella nasce a Napoli il 4 settembre 1955, frequenta la Scuola del Libro
di Urbino (scenografia e regia), in seguito si stabilisce a Roma dove inizia la
sua attività di regista, autore e attore teatrale interpretando monologhi e
canzoni caratterizzati dalla presenza di installazioni d'arte contemporanea ed
opere di video-artisti sulla scena.

Alla fine degli anni '80 l'incontro con Achille Bonito Oliva con il quale inizia
una fitta collaborazione in eventi spettacolari come “Carovana Evento Arti in
Trans” ed il” Premio Antipatia” di cui Bruno firma la storica edizione-
spettacolo del 1988. Scrive opere e dirige spettacoli per il Teatro Stabile
dell'Aquila, per la Mostra del Teatro di Venezia di Giorgio Gaber, firma musical
come “Pizza Story” per i fratelli Bennato, “Macchine lunari” musicato ed
interpretato da Eugenio Bennato, Patrizio Trampetti “La Diavolessa” di Carlo
Goldoni, ”A Sud di Mozart” per Ater Balletto di Reggio Emilia, ”I Siciliani
Hanno Gli Occhi Azzurri” con l'orchestra della Nato di Napoli, “Il Lupo” con
Nino Frassica, "Io Eduardo De Filippo" (Rai 3, Palco e Retro Palco), da lui
scritto ed interpretato al fianco di Gea Martire, Sebastiano Somma e Tosca
D'Aquino, "L'Erba Cattiva Non Muore Mai" che scrive dirige ed interpreta
affianco al musicista Enzo Gragnaniello, dirige “Briganti Emigranti” per il 53º
Festival dei due Mondi di Spoleto e “Bene Mio Core Mio” di Eduardo che
interpreta accanto a Lunetta Savino, “Libera” scritto con Manlio Santanelli e
Peppe Lanzetta con Maria Nazionale ed Ernesto Mauhiex.

Nel novanta dirige il suo primo film “Galleria Umberto I” a cui seguono,
sempre intervallati dall'attività teatrale, “Amami” (1992), “Parola di
Mago”(1995), “Il Pigiama” vincitore del festival di Capalbio '97, “Voglio stare
sotto il letto” prodotto e distribuito da Vittorio Cecchi Gori (2000), “Tanti
Auguri” (2003), “Ladri di Barzellette” (2004), ”Tragedia a Vapore” (2005),
“Fanny Hill” (2006), “I commedianti” (2015), ”My Italy”, coproduzione Italia-
Polonia , menzione speciale ai Nastri d'Argento 2017.
Nel duemila fonda il Teatro della Bugia di Roma, dove si alternano alla prosa
e all'operetta concerti solo acustici di artisti come Ornella Vanoni e Bruno
Lauzi, Pietra Montecorvino e one man show di Paolo Villaggio, Maurizio
Micheli, Paolo Poli, Nino Frassica, Lunetta Savino, Virginia Raffaele e tanti altri.
Dal 2004 sposta molte delle sue produzioni su Londra Berlino e Varsavia.

Per la televisione
• “Joe e suo nonno” (Rai 1) sceneggiatore
• “Italian Candid Camera Show” (Rai 3) autore e regista
• “Musical 99” varietà tv (Rai Sat) sceneggiatore e regista
• “Varietà Tarata' Ta' Ta” varietà tv (Rai Sat) autore e regista
• “Attenti al Buffone” varietà tv (Rai Sat) autore e regista
• “Scuola di Teatro” docu-fiction (Rai 3) sceneggiatore e regista,
• “Fuoco e Bugie dai Campi Flegrei” (Rai 2)

                    Annalaura di Luggo
Ricerca Artistica
Nata a Napoli, dove vive ed opera, è una artista il cui percorso oscilla tra la
ricerca multimediale la scultura e la pittura.
E’ stata invitata alla 58.ma Biennale di Venezia dove ha ricevuto un premio per
la sua opera Genesis

Fondendo estetica, tecnologia e manualità, traccia un percorso mediale in cui
emerge una forte concettualità, affrontando svariate tematiche come la
carcerazione (“Never Give Up”), i diritti umani (“Human Rights Vision”), la
cecità (“Blind Vision” a cura di Raisa Clavijo), l’esplorazione del mondo marino:
(“Sea Visions” commissionato per celebrare i 56 anni del salone nautico di
Genova) le questioni ambientali sul riciclo e l’eco-sostenibilità (“Napoli/Eden”
a cura di Francesco Gallo Mazzeo)
Per simboleggiare la rinascita e la redenzione, Annalaura di Luggo ha creato
un "giardino artistico" “Genesis” (Natura e biodiversità, in occasione della
partecipazione alla 58. Biennale di Venezia).

Produzioni e Mostre Recenti
   • La Biennale di Venezia 2019
•   Napoli Eden 4 installazioni monumentali pubbliche a Napoli
  •   Museo dell'Istituto P. Colosimo di Napoli
  •   Museo della prigione giovanile di Nisida, Napoli
  •   Mostra personale alle Nazioni Unite, New York
  •   Mostra personale al Consolato Italiano di New York
  •   Art Basel
  •   Palazzo Vecchio –Firenze
  •   Salone Nautico Internazionale di Genova,
  •   Artissima Torino The Others fair,

Recensioni e critica
L'artista ha ricevuto recensioni dai molti critici d'arte e personalità
internazionali del mondo della cultura e dell'intrattenimento tra cui:
• Paul Laster
• Paco Barragan
• Timothy Hadfield
• Raisa Clavijo
• Andrea Viliani

Bibliografia
2019 - “Genesis”, 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di
Venezia, Padiglione Repubblica Dominicana catalogo a cura di Francesco
Gallo Mazzeo, Edizioni JUS Museum/Giannini Editore, Napoli.
2019 - “Napoli Eden”, catalogo a cura di Francesco Gallo Mazzeo, Edizioni
JUS Museum/Giannini Editore, Napoli.
2017 - “Blind Vision” catalogo a cura di Raisa Clavijo, Edizioni Artium
Publishing, Miami.

Filmografia
Napoli Eden (lungometraggio - 2019) di Bruno Colella
Con: Annalaura di Luggo e Francesco Gallo Mazzeo, Olindo Preziosi, Luciano
Garella, Nino Frassica, Eugenio Bennato, Enzo Gragnaniello, Patrizio Rispo e
i Ragazzi dei Quartieri Spagnoli.
Blind Vision (documentario - 2017) di Nanni Zedda
Con: Annalaura di Luggo e 20 protagonisti non vedenti.

Never Give Up (cortometraggio - 2016) di Pierluigi Ferrandini
Con: Annalaura di Luggo e 10 carcerati minorenni del Carcere Minorile di
Nisida

Premi
Al “Niagara Falls International Film Festival”, “Blind Vision” è stato premiato
come miglior documentario da Stanley Isaacs produttore e regista di
Hollywood.

Al “Fort Myers Beach International Film Festival”, “Blind Vision” è stato
premiato come miglior documentario e Annalaura di Luggo con il “Rising Star
Award”

Prodotto e Distribuito da Annydi srl
Annydi Productions nasce come centro di produzione e di promozione
per la cinematografia di ricerca, documentari e docufilm, nonché per
video sperimentali e video arte e per la realizzazione di installazioni
interattive.
La collaborazione tra operatori e tecnici specializzati e artisti ha permesso
ad Annydi Productions di realizzare opere di significativo interesse
sociale e culturale, presentate nei più importanti festival nazionali ed
internazionali, riscuotendo premi e riconoscimenti. Nel 2018 in occasione
del The Niagara Falls International Film Festival (Niagara Falls, NY) “Blind
Vision” è stato premiato come miglior documentario dal produttore e
regista Hollywoodiano Stanley Isaacs. In occasione de Fort Myers Film
Festival (Miami) 2019 Blind Vision riceve nuovamente il premio di miglior
documentario.
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