Le SENTINELLE DI NONNO Nino - I Giovani, Sentinelle della ...
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Periodico fondato nel 2020 Diple Edizioni di Domenico Bilotta via Forese 7 – Figline e Incisa Valdarno (FI) Info@dipleedizioni.it - Tel. 075 9157095 www.dipleedizioni.it - Cell. 3334875190 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Partner della Fondazione Antonino Caponnetto www.giovanisentinelledellalegalita.org scuola@antoninocaponnetto.it Caporedattore Sergio Tamborrino Direttore Responsabile Claudio Gherardini gazzetta delle giovani sentinelle della legalità Martedì 19 maggio 2020 - Anno I n. 2 copia omaggio EDIZIONE SPECIALE UNA PREGHIERA LAICA MA FERVENTE Discorso pronunciato da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24 luglio 1992 a Palermo. Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che è venuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l’ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro, di sacrificio, di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un ricordo, per un dove- roso atto di contrizione che poi vi dirò e per una preghiera laica ma fervente. Il ricordo è per l’amico Paolo, per la sua generosità, per la sua umanità, per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui è andato incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il suo amore immenso por- tato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a sé amore. Mi ricordo ancora il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi, e non solo lo Stato, gli è debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in par- ticolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che invariabilmente concludeva con le parole: «Ti voglio bene Antonio» ed io replicavo «Anche io ti voglio bene Paolo». C’è un altro peso che ancora mi opprime ed è il rimorso per quell’attimo di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato l’ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, può dire che ormai tutto è finito. Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza mafiosa, mi sembrava che con la morte dell’amico fraterno tutto fosse finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca. In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo, che io vi confesso non vorrei lasciare più, ho sen- tito in gran parte della popolazione la voglia di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i diritti più elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te, Presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, SEGUE A PAG. 2
2 Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Dalla prima pagina EDITORIALE UNA PREGHIERA LAICA MA FERVENTE che è stata sempre ricambiata con am- Si muore perché si è soli o perché si è en- mirazione infinita. La gente di Palermo trati in un gioco troppo grande. Si muore e dell’intera Sicilia ti ama Presidente, ti spesso perché non si dispone delle necessa- rispetta, e soprattutto ha fiducia nella rie alleanze, perché si è privi di sostegno. tua saggezza e nella tua fermezza, Pao- lo è morto servendo lo Stato in cui cre- Con la consueta arguzia e senza eccessi deva così come prima di lui Giovanni e retorici, anzi in maniera asciutta, Gio- Francesca. Ma ora questo stesso Stato vanni Falcone aveva sintetizzato bene che essi hanno servito fino al sacrificio alcune delle ragioni del morire. Non deve dimostrare di essere veramente della morte come evento naturale che presente in tutte le sue articolazioni, giunge alla fine della vita, ma della mor- sia con la sua forza sia con i suoi servi- te che si dà intenzionalmente a qualcu- zi. È giunto il tempo mi sembra delle no per essere di una parte avversa, qui grandi decisioni e delle scelte di fondo, intesa in senso lato, oppure a chi fa sem- non è più l’ora delle collusioni, degli plicemente il proprio dovere proprio attendismi, dei compromessi e delle perché adempie al compito da assolve- furberie, e dovranno essere, Presidente, agenti di servizio. re. E a Giovanni Falcone se ne poteva dovranno essere uomini credibili, one- Anche a quegli agenti che hanno segui- SEGUE A PAG. 17 sti dai politici ai magistrati, a gestire to i loro protetti fino alla morte va il con le Tue illuminate direttive questa nostro pensiero, la nostra riconoscenza, fase necessaria di rinascita morale: è il nostro tributo di ammirazione. Tra i Giovanni Falcone e questo, a mio avviso, il primo e fonda- tanti fiori che ho visto in questi giorni Paolo Borsellino, mentale problema preliminare ad una lasciati da persone che spesso non firma- vera e decisa lotta vano nemmeno il biglietto come è stato dal Maxiprocesso Alla barbarie mafiosa. Io ho apprezzato in questo caso, ho visto un bellissimo alla loro morte le Tue parole, noi tutti le abbiamo ap- lilium, splendido fiore il lilium, e sotto di Piero Grasso prezzate le Tue parole molto ferme al c’erano queste poche parole senza fir- Consiglio superiore della magistratura ma: «Un solo grande fiore per un solo Ho conosciuto Giovanni Falcone dove hai parlato di una nuova rinascita grande uomo solo». Mi ha colpito. Pre- nell’autunno del 1979: ci trovammo che è quella che noi tutti aspettiamo, e sidente, questa frase che mi è rimasta nel a seguire la medesima indagine sul laddove anche con la fermezza che Ti cuore e credo che mi rimarrà per sempre. SEGUE A PAG. 18 e 19 conosco, hai giustamente condannato, Ma io vorrei dire a questo grande uomo, censurato, quegli errori che hanno con- diletto amico, che non è solo, che accan- dotto martedì pomeriggio a disordini to a lui batte il cuore di tutta Palermo, che altrimenti non sarebbero accaduti batte il cuore dei familiari, degli amici, di Antonio Montinaro … perché nessuno voleva che accadessero. tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che un ragazzo pieno di vita Solo così attraverso questa rigenerazio- hai sostenuto fino al sacrificio dovrà di- di Donatina e Brizio Montinaro ne collettiva, questa rinascita morale, ventare e diventerà la lotta di ciascuno di non resteranno inutili i sacrifici di Gio- noi, questa è una promessa che ti faccio Antonio… un ragazzo pieno di vita, vanni, di Francesca, di Paolo e di otto solenne come un giuramento. gioviale che non ha avuto la pazienza di continuare gli studi. Frequentò pri- ma per qualche anno il liceo scientifico De Giorgi di Lecce, poi un passaggio all’Istituto commerciale sempre a Lec- Un ricordo del cui è coinvolta la cosca dei Corleonesi di ce, alla fine l’abbandono degli studi. In Capitano Totò Riina e la cosca di Altofonte. Gra- quegli anni c’era l’obbligo di leva mili- Emanuele Basile zie ad accertamenti bancari, fa luce sui tare e lui scelse la Polizia di Stato chie- di Domenico Bilotta legami e gli affari di queste due famiglie e dendo dopo un anno la rafferma. le sue indagini portano, nel 1980, all’ar- In quegli anni Antonio mostrava un Dopo aver frequentato l’Accademia resto dei membri delle famiglie del man- carattere molto diverso dalla sua vera militare di Modena, Emanuele Basile damento di San Giuseppe Jato a capo del natura. Era entrato nelle dinamiche ha i suoi primi incarichi come ufficia- quale, all’epoca, vi sono Antonio Sala- della gerarchia che gli era richiesta e le dei Carabinieri a Sestri Levante, a mone e Bernando Brusca, e alla denuncia spesso, fra di noi, c’erano precisazio- Torre Annunziata e a San Benedetto di altri mafiosi tra cui Leoluca Bagarella, ni sul diverso sentire nei confronti del Tronto prima di assumere il coman- Antonino Gioè, Antonino Marchese e dell’esistenza. do della Compagnia dei Carabinieri Francesco Di Carlo. Nell’aprile 1980 Poi dopo un lungo peregrinare in di- di Monreale. In Sicilia si occupa delle conclude il rapporto investigativo e lo verse città e una vita da poliziotto sco- indagini dell’omicidio del capo della consegna a Paolo Borsellino. Per i vertici modo e piccoso finalmente, nel 1984, Squadra Mobile, Boris Giuliano, ucci- di cosa nostra è un vero colpo e le cosche arrivò a Bergamo e lì finalmente trovò so da cosa nostra il 21 luglio del 1979. decidono di assassinare il comandante un ambiente a lui confacente. Seguendo le tracce di Giuliano, Basile dei Carabinieri di Monreale. SEGUE A PAG. 8 scopre l’esistenza di traffici di droga in SEGUE A PAG. 9
Le SENTINELLE DI NONNO Nino Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 3 Quel giorno infausto quando la guerra passò ancora dal cuore di Firenze di Claudio Gherardini Fui svegliato prima dell’alba di quel 27 rentina. Vedere quelle finestre rotte mi maggio 1993... colpì forte. Una chiamata da Radio Popolare Subito chiamai Milano con il portatile Network: «Claudio, devi andare agli e andai in diretta per spiegare che il gas Uffizi, c’è stata una esplosione, forse di non c’entrava niente. gas...». Si fece chiaramente strada la realtà. Così mi vestii, perplesso, e presi l’auto Qualcuno aveva messo e fatto saltare per i pochi minuti che mi separavano una bomba potentissima in via Geor- dal lungarno Torrigiani. Non abitavo gofili davanti alla Accademia della Cru- lontano ma il poggio di Piazzale Mi- sca. Qualcuno voleva dimostrare che chelangelo mi aveva impedito di essere poteva colpire al cuore Firenze, la To- svegliato dall’esplosione come avvenne scana, l’Italia e la Democrazia, quando per tanti fiorentini. e come voleva. C’erano già delle transenne e dovetti la- Il motore del furgoncino che aveva por- sciare la macchina distante, percorren- tato la bomba ai Georgofili era volato al do a piedi il lungarno Torrigiani verso secondo piano della casa di fronte. Ponte Vecchio. Un anno prima erano stati trucidati Mi trovai quasi subito a camminare su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino un tappeto di vetri. e le loro scorte. Ora l’attacco saliva a Vedevo lampeggianti dall’altra sponda nord. Ma non collegammo subito alla dell’Arno ma i vetri erano rotti a cen- mafia questo scempio. tinaia di metri e dalla sponda opposta. Per l’attentato dei Georgofili furono Finestre anche agli ultimi piani andate impiegati ben 277 chili di tritolo che in frantumi in via de’ Bardi. causarono 5 morti: i coniugi Fabrizio Il ristorante di allora, “Alfredo sull’Ar- Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 no”, era sventrato tipo da una cannonata anni) con le loro figlie Nadia Nencioni arrivata dall’altra sponda. (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni Ero attonito. Cosa era mai successo? di vita) e lo studente Dario Capolicchio Una volta passato Ponte Vecchio ar- (22 anni), rimasero poi ferite una qua- rivai sotto il Corridoio Vasariano ma rantina di persone. non potevo passare da lì e allora feci un Io restai agli Uffizi per 48 ore circa fa- giro e mi ritrovai dove via Lambertesca cendo la spola con la macchina per rica- sbocca nel cortile degli Uffizi e riuscii ricare il telefono portatile che fu usato a dare un’occhiata nell’area della “fuga anche da reti TV internazionali. Lo di gas”, cioè dell’esplosione. Operai “del sbigottimento generale fece il giro del gas”, per l’appunto, mi parvero scettici. mondo, anche senza internet e i social. Io vidi che le mura degli antichi palazzi Firenze, una delle città più presenti erano “scheggiate” e riconobbi subito nell’immaginario collettivo planetario, quei segni “a raggi”. Da oltre un anno era stata colpita al cuore. Sventrato uno frequentavo il conflitto iugoslavo e ave- dei musei più famosi al mondo. Uccise vo imparato a riconoscere gli effetti sui persone ignare e innocenti, neonati. muri di una BOMBA. Processi si sono susseguiti e condanne «Hanno portato la guerra a Firenze» inflitte ma la storia non è finita. In Italia fu il pensiero che ricordo benissimo. la storia non finisce mai. Sono in corso Via dei Georgofili esce sull’Arno trami- anche indagini sulla presunta ipotesi te una piccola galleria che punta esat- che esponenti dello Stato italiano ab- tamente verso l’altra sponda dell’Arno biano aperto trattative con la mafia per passando anche sotto il Corridoio Vasa- evitare altri attentati. riano. L’esplosione fu talmente potente In Italia nessuna strage, nemmeno quelle che tutta la via infiammò. La galleria fu non terroristiche, come ad esempio quel- il “cannone” che devastò l’altra riva e la del Moby Prince, hanno mai portato se, allo sbocco, fosse passato qualcuno ai responsabili e in certi casi ai veri man- a piedi non si sarebbe ritrovato molto danti. Magari i pesci piccoli, gli esecuto- del suo corpo. ri, sono stati trovati e puniti ma rimane Erano andate in frantumi anche tante sempre la sensazione di non essere arriva- finestre di Palazzo Vecchio. L’obbiet- ti a sapere veramente tutto di intere ras- tivo era colpire l’anima ma anche la segne di attentati che hanno dirottato la struttura portante della comunità fio- Storia italiana dove si trova oggi.
4 Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Ore 01:04 del 27 maggio 1993. Firenze, via dei Georgofili: un boato sveglia la città di Giuseppe Vitale Quella mattina, come in tante altre oc- gnoria lo scenario che si presentò da- non è ancora “titolare” delle indagini casioni, mi ero alzato prima dell’alba: vanti ai nostri occhi era paragonabile sulle stragi e non ha deleghe per inve- il giudice Caponnetto doveva recarsi a solo a un bombardamento in tempo di stigare, mentre altri uffici stanno se- Roma, al ministero di Grazia e Giusti- guerra. Nonno Nino, come affettuo- guendo delle piste loro. zia. Io e gli altri colleghi della scorta, samente eravamo soliti chiamarlo noi La Procura competente è quella di Fi- come da protocollo, saremmo andati ragazzi della scorta, era molto scosso renze perché si è deciso di unire i fatti a prendere le auto blindate in via Ba- per quanto successo. Quando lo riac- delittuosi (attentato a Maurizio Co- racca a Firenze, dove allora si trovava il compagnammo a casa, in verità, lo era- stanzo, strage dei Georgofili, strage di garage della Polizia di Stato. vamo tutti: scossi, increduli, e provati Milano, attentati al patrimonio sacro Il collega di turno ci conferma che du- da quanto avevamo visto. Ricordo che e artistico di Roma ed altri eventi) in rante la notte vi è stata un’esplosione quella sera abbracciai forte mia figlia, un unico procedimento penale. In quei nel centro storico, ma i dati in suo e in che allora aveva tre anni. giorni l’indagine non è ancora partita nostro possesso non sono tali da po- E ricordo che pensai a cosa avrei potu- come si deve, ancora non è stata “im- ter pensare ad un attacco terroristico to fare io. boccata” la pista giusta. La svolta arriva mafioso. Si parla di una fuga di gas. Dopo qualche mese la mia vita profes- quando in Procura, sul tavolo dei PM Null’altro. Con due pattuglie ci spo- sionale cambiò: dalla Digos di Firenze Vigna, Fleury, Chelazzi e Nicolosi, stiamo presso l’abitazione del giudice, chiesi il trasferimento alla DIA (Di- giunge un’informativa della DIA. In- presidiata dai militari, e ci dirigiamo a rezione Investigativa Antimafia), non dica dati telefonici riconducibili a sog- Roma, informandolo di quanto erava- prima di essermi consigliato con il giu- getti siciliani, all’epoca dei fatti scono- mo venuti a conoscenza. Lo lasciamo dice. Lui capì. Mi appoggiò e sostenne sciuti, uno per tutti Gaspare Spatuzza. al Ministero, e restiamo in attesa. Alle la mia scelta. Certo era un bel passo nel Si mette in moto la macchina dell’in- 13 tutto cambia: Caponnetto mi in- buio, convenne con me, ma si sarebbe vestigazione anche per il personale forma che l’esplosione che ha squarcia- rivelato fondamentale per la mia cre- DIA. Questo significa che dobbiamo to Firenze è dovuta alla deflagrazione scita professionale. fare le valigie, e farle in fretta. Dirlo in di una bomba, collocata all’interno di L’esplosione dell’autobomba, un Fiat famiglia, non sarebbe stato facile. un’auto. Avremmo ripreso immediata- Fiorino imbottito con circa 277 chi- Le indagini andarono avanti per anni, mente la strada di casa: il giudice vuole logrammi di esplosivo, aveva provoca- ma quella fu un’indagine con la i ma- essere al più presto sul posto. to il crollo della Torre dei Pulci, sede iuscola. Quella fu l’Indagine: migliaia Quando arrivammo in Piazza della Si- dell’Accademia dei Georgofili, e la di dati telefonici analizzati, intercetta- morte di cinque perso- zioni, pedinamenti, appostamenti, ri- ne: i coniugi Fabrizio cognizioni, sopralluoghi, perizie, a cui Nencioni (39 anni) e dopo gli arresti effettuati si aggiunsero Angela Fiume (31 anni) le dichiarazioni dei collaboratori di con le loro figlie Na- giustizia. Partita dal niente, grazie al la- dia Nencioni (9 anni), voro di uomini e donne invisibili, por- Caterina Nencioni (50 tò a dei risultati incredibili. Il processo giorni di vita, la più gio- ebbe inizio nel 1996. Le prime con- vane vittima di mafia) e danne arrivarono nel 1998, poi confer- lo studente Dario Capo- mate in Appello nel febbraio del 2001 licchio (22 anni), non- e l’anno successivo dalla Cassazione. ché il ferimento di una Altri personaggi legati a quei fatti fini- quarantina di persone e rono alla sbarra nel 2011 e 2012, dopo gravi danni al patrimo- la cattura e la collaborazione di Spatuz- nio artistico. L’attentato za nel 2008, e condannati. aveva danneggiato gra- Dal 27 maggio del 1993 tanto è stato vemente anche alcuni fatto. Ma ancora oggi, nel 2020, la sto- ambienti della Galleria ria di ciò che accadde in quella notte di degli Uffizi e del Cor- maggio che squarciò Firenze non si può ridoio Vasariano, che si ancora dire del tutto conclusa, restano trovavano nei pressi di dei filoni aperti sui mandanti occulti e via dei Georgofili. Si sal- sulle varie trattative in cui essa si inserì. varono i capolavori più La parola fine, insomma, ancora deve importanti, protetti dai essere scritta: fino a quando non verrà vetri di protezione che fatta chiarezza su chi suggerì ai mafiosi attutirono l’urto, ma al- di seguire la strategia stragista, non po- cuni meravigliosi dipinti tremmo dire che giustizia è stata fatta. I andarono invece perduti titoli di coda non sono ancora passati e per sempre. la parola fine deve essere ancora scritta. Alla DIA di Firenze arrivo nel febbraio del 1994, quando l’Ufficio
Le SENTINELLE DI NONNO Nino Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 5 GIOVANNI FALCONE L’Ipocrisia del 23 di Antonino Caponnetto maggio di Angelo Corbo Erano molte le doti naturali che faceva- no di Giovanni Falcone un magistrato Chi mi conosce e mi ha seguito in que- unico ed ineguagliabile. sto percorso è a conoscenza che soli- Anzitutto, la sua memoria prodigiosa, tamente in questo periodo io vado in nella quale riusciva indelebilmente ad letargo, mi prendo un periodo di rifles- incasellare uomini e fatti, come in un sione, un periodo nel quale mi chiudo magico giuoco di cui egli solo conosce- in me stesso, allontanandomi dalla luce va la chiave. dei riflettori per essere, questa volta per In secondo luogo, aveva una capacità di mia scelta, invisibile ... un fantasma … lavoro e di resistenza fuori dal comune. con l’illusione che il 23 maggio 1992 Quando non era fuori Palermo per atti- non fosse mai esistito. vità istruttoria egli era solito passare nel spesso. Egli mi confermò che, a suo av- Non ho mai amato le parate organiz- mio ufficio alle nove precise, sempre con viso, era necessario indagare sull’istanza zate per le ricorrenze, gli anniversari, i suoi borsoni pieni di documenti, dai della parte civile, ma di essersi trovato di perché la maggior parte di queste ma- quali mai si separava. Però la sua mattinata fronte «... ad un muro di no: quelli del nifestazioni servono solamente a but- era già cominciata da quattro ore, ossia procuratore capo e dei suoi sostituti». tare fumo negli occhi nella comunità. dalle cinque del mattino. Le stesse con- Per questi motivi Giovanni si adattò a Spesso si fa finta di partecipare ad un siderazioni - peraltro - si imponevano firmare la requisitoria; era stanco delle dolore, si sfila sotto uno striscione, ci anche per Paolo Borsellino. polemiche e si rendeva conto che negare battiamo il petto e gridiamo ai quattro Ma la dote che ho sempre maggiormente la sua firma a quella requisitoria, in quel venti che «la mafia fa schifo» per poi, ammirato in Giovanni era la sua incre- processo, avrebbe significato fare spro- magari, subito dopo, quando l’ultimo dibile capacità di essere e di mantenersi, fondare il Palazzo di Giustizia di Paler- riflettore si spegne, continuare a fare malgrado le ripetute sconfitte da lui su- mo, e non solo, in un’altra estate degli affari con la mafia, ad accettare questa bite sul piano professionale e personale, scandali, da cui probabilmente sarebbe- organizzazione perché in fondo, la sua un uomo delle Istituzioni. ro usciti tutti con le ossa rotte. presenza ci conviene. A questo profondo senso dello Stato Così commentò la sua decisione: «... ho La mafia diventa, in molti di noi, Giovanni era pronto sempre a sacrificare fatto bene a firmare, così me ne vado a un’ancora di salvezza a cui aggrapparci ogni considerazione di natura personale Roma». Egli aveva capito che a Palermo prima di affogare: serve a molti politi- e procedurale. non avrebbe potuto più svolgere util- ci che, magari, grazie alla mafia ed ai L’esempio più bello lo ritrovo nella vi- mente il suo lavoro. Perciò ho scritto nel mafiosi, sono stati eletti; a molti am- cenda della requisitoria sui delitti co- mio libro, e ribadisco qui, che quella è la ministratori locali e politici nazionali i siddetti politici (Reina, Mattarella e La prova più alta che Falcone abbia dato, quali potranno sostenere che se le cose Torre). sacrificando convincimenti personali ed vanno male nella loro gestione la colpa Come ho diffusamente raccontato nel esigenze istruttorie, della sua fedeltà alle non è loro ma di altri. Magari saranno libro da me scritto in collaborazione istituzioni. gli stessi personaggi che, durante tut- con Saverio Lodato sulla mia esperienza to l’anno, grideranno che la mafia nel palermitana, Falcone non voleva firma- La lettera del giudice Caponnetto per loro territorio non esiste e che, anzi, re la requisitoria. Egli riteneva, infatti, il decennale della morte di Giovanni parlando di mafia stiamo sotterrando che fosse necessario, prima, dare sfogo Falcone. l’economia di una regione. La mafia ad una istanza della famiglia La Torre, Il giudice volle chiudere una polemica serve a molti cittadini che, per paura costituitasi parte civile nel procedimen- inerente ai dubbi che una parte del mo- o perché affiliati, gridano che i mafio- to, e con la quale si chiamava in causa vimento antimafia ebbe per la firma si non esistono perché lo “ZIO” non Gladio. Essendo di ciò venuto a cono- che Giovanni Falcone appose in calce è mafioso, è un benefattore al quale ri- scenza dopo che ero partito da Palermo, alla requisitoria sui cosiddetti delitti volgerci quando non possiamo pagare telefonai a Giovanni, come mi accadeva politici Reina, Mattarella, La Torre. una fattura, perché lo “ZIO” è pronto a concederci un prestito che invece ci viene negato dalla banca; … ma a che prezzo mi domando e la risposta che mi dò è: al prezzo della nostra Dignità. In ricordo di Giovanna Maggiani Chelli Ma in fondo è vero sono secoli, ormai, Lo scorso 21 agosto 2019 ci ha lasciato Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’As- SEGUE A PAG. 10 sociazione tra i familiari delle vittime della strage di via de’ Georgofili. Infaticabile, Gio- vanna Maggiani Chelli ha seguito meticolosamente tutti i processi dal 1996 al 2002 che hanno avuto come esito la condanna degli esecutori e dei mandanti mafiosi dell’atten- tato, poi dal 2010 anche i procedimenti contro Francesco Tagliavia, uno degli esecu- tori della strage. Non facendo mancare in nessun momento la sua voce intransigente alla ricerca delle verità più nascoste, le verità sui mandanti occulti e sui pezzi dello Stato che hanno coperto, omesso, fiancheggiato gli esecutori materiali delle stragi del biennio 1992-1993, Giovanna Maggiani Chelli ha proseguito fino all’ultimo nel chiedere giusti- zia e nel tenere viva la memoria di quegli anni terribili.
6 Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Le Scorte deve funzionare alla perfezione, il sin- di Giuseppe Vitale cronismo è davvero fondamentale per poter tornare tutti a casa la sera. Le Scorte. Donne e uomini invisibili e Fatta questa breve introduzione, per sconosciuti, che permettono giornal- far si che possiate comprendere meglio mente ad altri di fare il proprio lavoro e più da vicino il lavoro di queste donne in sicurezza. e questi uomini invisibili, vi racconto la In Italia l’assegnazione e la revoca del- mia esperienza di “uomo scorta”, matu- le scorte è affidata all’UCIS (Ufficio rata in un periodo molto delicato, in Centrale Interforze per la Sicurezza cui le mafie (cosa nostra e ‘ndrangheta), Nazionale), una struttura istituita con così come emerge dagli atti processuali, legge 133/2002, che valuta le situazio- avevano dichiarato una vera e propria Foto scattata dal Giornale di Sicilia pochi mi- ni di rischio ai quali sono esposti alcuni guerra allo Stato. nuti prima che Caponnetto lasciasse il palco soggetti. L’art. 1 recita: «…il Ministro Agli inizi del 1993, dopo le stragi di dell’albero Falcone insieme a Giuseppe Vitale dell’Interno adotta i provvedimenti e Capaci e di via D’Amelio del 1992, impartisce le direttive per la tutela e la l’UCIS decise di assegnare una scorta protezione delle alte personalità isti- di II livello (quella con due auto blin- casa del giudice Falcone, dove era sta- tuzionali nazionali ed estere, nonché date e sei agenti) al giudice Antonino to allestito un palco per commemora- delle personalità che per le funzioni Caponnetto, in pensione e residente a re la strage e dove è presente, ancora esercitate o che esercitano o per altri Firenze, che era stato a capo dell’Uf- oggi, l’albero Falcone, meta di quanti comprovati motivi, sono soggette a ficio Istruzione di Palermo insieme a si rifiutano di dimenticare le atrocità pericoli o minacce, potenziali o attua- Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, commesse da cosa nostra. Ai piedi del li, della persona propria o dei propri Giuseppe Di Lello e Leonardo Guar- palco c’era una folla oceanica, miglia- familiari.» I compiti svolti dall’UCIS notta, in altre parole di quel famoso ia e migliaia di persone, una situazione sono molteplici: semplificando, vi è un “pool” antimafia che avrete sentito tan- davvero difficile da tenere sotto con- ufficio analisi che raccoglie le informa- te volte nominare. Insieme ai colleghi trollo. La tensione era altissima. Servi- zioni e prepara le proposte di tutela, e Giampiero, Salvo, Andrea, Renato, vano mille occhi. Nessuna distrazione un ufficio di protezione che organizza Mimmo, Antonio, Michele, Fabio e poteva essere permessa anche se il mo- le risorse e pianifica le scorte. In base al altri (mi scuso per non ricordarli tut- mento, e lo devo confessare, era emo- rischio e alle minacce a cui un indivi- ti) fui temporaneamente trasferito dal tivamente coinvolgente. Grazie ai col- duo può essere esposto esistono quat- mio ufficio, la DIGOS, al nuovo uffi- leghi dell’ufficio scorte di Palermo e al tro livelli di protezione: cio scorte della Questura di Firenze. servizio d’ordine della Questura andò Nonno Nino, così lo chiamavano noi tutto bene, fino alla fine della comme- I livello: prevede diverse auto blindate ragazzi della sua scorta, era per tutti un morazione o quasi. Durante l’inter- e almeno tre agenti per auto. “gigante”. Insieme ai suoi figli e fratelli vento di Nonno Nino mi sembrò di II livello: prevede due auto blindate e Giovanni, Paolo, Giuseppe e Leonar- intravedere a occhio nudo una perso- tre agenti per auto. do, nel febbraio del 1986 era riuscito a na, nascosta dalle reti di protezione, III livello: prevede un’auto blindata e portare alla sbarra ben 476 mafiosi nel sul ponteggio per i lavori di ristruttu- tre agenti. più grande processo, contro l’organiz- razione posto sulla facciata del palazzo IV livello: prevede una tutela personale zazione mafiosa denominata cosa no- di fronte. Comunicai immediatamente con un’auto non blindata e uno o due stra, che sia mai stato celebrato, insom- la circostanza alla centrale operativa agenti di scorta. ma era il nostro EROE. Il suo viaggiare che fece convergere sul posto l’elicotte- per incontrare i ragazzi nelle scuole, ro della Polizia di Stato che sorvolò la Detto questo, e per meglio compren- nelle piazze, nei giardini di tutta Italia zona comunicando l’esito negativo del dere come funziona il “sistema di ci ha consentito giorno dopo giorno controllo. La tensione a volte fa brutti protezione”, passiamo alla parte che di conoscerlo ed apprezzarlo meglio scherzi ma mai tralasciare qualsiasi pic- riguarda più da vicino la preparazione di chiunque altro. Il “nonno” si fidava colo segnale che potrebbe trasformarsi del personale impiegato in questo tipo ciecamente di noi, i suoi ragazzi, i suoi in pericolo. di servizio. Gli agenti di scorta sono angeli custodi, ed era molto disciplina- Alla fine dell’intervento del Giudice, preparati in speciali scuole di addestra- to (cosa che molti scortati non fanno quando si trattò di scendere dal palco mento o in centri di formazione. La perché pensano che avere la scorta sia per tornare alle macchine, mi resi con- Polizia di Stato, da cui provengo, ha uno status symbol) e seguiva sempre to che il muro di folla non ci avrebbe la sua scuola tra le montagne, in una le nostre indicazioni, anche quando consentito, in sicurezza, di poter rag- località nel bel mezzo della Barbagia, si percepiva che erano pesanti per lui, giungere le auto blindate. Sono attimi in Sardegna. Guidare un’auto e supe- senza lamentarsi mai. Dei tantissimi nei quali devi decidere se infrangere rare ostacoli improvvisi, perfezionare momenti vissuti con lui vorrei raccon- il protocollo o rischiare di mantener- e migliorare le capacità nell’usare le tarvi un’episodio. lo e mettere a repentaglio la vita dello armi da fuoco (corte - pistole - o armi Eravamo a Palermo il 23 maggio del scortato. L’unico pensiero che in quei lunghe - mitragliette o fucili a pompa), 1993, primo anniversario della strage momenti hai è quello di trovare una conoscere i vari tipi di esplosivo e per di Capaci. Quando nonno Nino an- via di fuga, un modo sicuro per usci- ultimo, ma fondamentale, nelle scuole dava in Sicilia lo seguiva sempre uno re da quella situazione, preservare la di formazione gli agenti imparano tut- di noi ragazzi di Firenze, e in quell’oc- “personalità”, oltre che da attacchi ne- ti quei movimenti che ogni operatore casione venni autorizzato a seguirlo. Il mici, anche dall’affetto delle migliaia deve fare quando è in servizio. Niente è 23 pomeriggio uscimmo dall’albergo di persone che in quel periodo storico lasciato al caso, in questo lavoro: tutto per recarci in via Notarbartolo, sotto A PAGINA SEGUENTE
Le SENTINELLE DI NONNO Nino Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 7 vedevano nel Giudice il Ventottesimo Un ricordo ai tempi simbolo di una rinascita anniversario delle della Sicilia. Nei pressi del del Covid19 palco c’era un’auto della “STRAGI” di Capaci e di Giovanni Paparcuri Polizia di Stato, con i colo- di Via D’Amelio ri d’Istituto della Polizia di di Angiolo Pellegrini Sono trascorsi 28 anni dalle stragi e oggi per Stato, con a bordo un colle- colpa del virus non ci saranno le solite ma- ga in divisa, probabilmente Ventottesimo anniversario delle “STRAGI” nifestazioni, né la nave della legalità, e sotto l’autista del funzionario di Capaci e di Via D’Amelio: tanti sono gli alcuni punti di vista per me è stato un bene responsabile del servizio. anni passati da quel tragico 1992, almeno tre perché non ci saranno passerelle, ma è giusto Fu questione di un atti- generazioni. Gli attuali trentenni avevano ricordare, sempre. Ma io non parlerò di mor- mo, dovevamo inventarci appena iniziato a camminare e a confrontarsi te, non mi piace, ma di ciò che erano questi qualcosa, e anche farlo in con il “mondo”, i cinquantenni di oggi fre- magistrati e della loro voglia di vivere. Le fretta, ogni protocollo era quentavano l’università o avevano da poco persone vanno ricordate per quello che han- saltato. In accordo con gli iniziato un’attività lavorativa, mentre un no fatto in vita. altri colleghi della scorta “esiguo gruppo” degli attuali ultrasettanten- Io nel mio piccolo farò del mio meglio, anche decidemmo così di “carica- ni, si distinguevano, tra l’indifferenza gene- perché non sono bravo a scrivere e poi perché re” Nonno Nino sull’auto rale, nella repressione di un fenomeno gravis- mi viene difficile trasferire su un foglio i miei ferma e con quella di por- simo, quale la mafia, venendo spesso bollati ricordi, le mie emozioni. tarlo in albergo, dove da lì come persone scomode, portatrici di interes- I giudici Falcone e Borsellino ho avuto la a poco ci avrebbe raggiun- si personali, visionari e, per questo, vennero fortuna e l’onore di conoscerli, così come ho to il resto della squadra isolati e, in conseguenza, alcuni assassinati. avuto l’onore di conoscere nonno Nino. con nonna Betta (moglie È l’amara constatazione che lo stesso giudi- SEGUE A PAG. 15 del giudice). A volte lo sta- ce Falcone ed i magistrati del pool antima- to di necessità ti obbliga a fia dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di improvvisare, e questo lo Palermo fecero, redigendo la sentenza-ordi- apprendi sul campo: quan- nanza del maxiprocesso: «La mafia attacca e do devi tutelare chi sta uccide quando la vittima non appare assisti- mettendo la sua vita nelle ta e circondata dall’appoggio e dal consenso tue mani quello è il solo delle Istituzioni, per cui appare come una pensiero che ti guida, che monade isolata, impegnata in una crociata assorbe ogni centimetro di personale.» Proprio quello che si verificò per te, e devi saperti far trovare Falcone e Borsellino. preparato sempre. Il 23 maggio e il 19 luglio 1992 furono com- In questo mio lavoro ho messi in Sicilia i più gravi attentati nella sto- conosciuto e sono grato ai ria della Repubblica Italiana. Due enormi ca- colleghi della Digos e del riche di esplosivo stroncavano la vita di due Nucleo Scorte della Que- magistrati e di otto giovani agenti di scorta. stura di Firenze con i quali Vennero assassinati i giudici Giovanni Falco- ho collaborato e garanti- ne e Paolo Borsellino, menti e coordinatori to la sicurezza di Nonno dell’attività istruttoria del “pool antimafia” Nino, quelli della Guardia che, con i colleghi Rocco Chinnici – ucciso di Finanza di Palermo che con un auto bomba il 29 luglio 1983 – An- hanno ospitato e protetto tonino Caponnetto, Leonardo Guarnotta e il Giudice nei suoi anni a Giuseppe Di Lello, in soli quattro anni era- Palermo, e gli altri di Poli- no riusciti a dimostrare e ad acquisire prove zia di Stato, Carabinieri e inconfutabili che la mafia (Cosa nostra) esi- Guardia di Finanza di tutta steva ed era un’organizzazione unitaria e ver- Italia con i quali, di volta in ticistica così che, nello spazio di dieci anni, al volta, ho lavorato fianco a termine del più grande processo mai celebra- fianco nelle “trasferte” del to, si era potuti pervenire, con sentenza della giudice e mi piace conclu- Suprema Corte di Cassazione, alla definitiva dere, rendendo il senso del condanna per capi e gregari a 19 ergastoli ed nostro lavoro, con le parole a complessivi 2665 anni di reclusione. dell’amico e collega Giam- Per decine di anni la mafia era stata sottova- piero ad un cronista il gior- lutata: nata come associazione segreta, era no del funerale di nonno riuscita per lungo tempo a far pesare sulla Nino: «è morto nel suo società la sua forza intimidatrice e, nel con- letto, missione compiuta». tempo, a fare sorgere nei suoi confronti il consenso, adattandosi apparentemente ai canoni di giustizia propri della società delle aree meridionali. Ma, come si sarebbe potuto e dovuto preve- dere, i settori d’intervento della mafia all’i- nizio degli anni ‘70 non erano più limitati SEGUE A PAG. 13 e 14
8 Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Da pag. 2 Antonio Montinaro …un ragazzo pieno di vita Era un piacere in quegli anni vederlo diventare agente di scorta, specializ- gere solo dopo aver conosciuto meglio finalmente più tranquillo e struttu- zandosi sempre di più fino a diventare i promotori e/o i partecipanti. rato. Aveva un rapporto affettivo con uno tra i più fedeli di Giovanni Fal- Anche nelle nostre famiglie c’è chi si Tiziana, una brava ragazza di Bergamo, cone. Credeva molto in lui, Giovanni fa prendere la mano più dall’apparire si volevano bene e trascorremmo pure Falcone era uomo ironico e di battuta che dall’effettivo essere e quando ciò una splendida estate anche con lei nel veloce e con Antonio spesso si diverti- avviene il fare “antimafia” perde di sen- Salento quell’anno. A suo dire, era sta- vano con le parole, pur rimanendo nei so fino a divenire una farsa, disvelata e ta la più bella vacanza della sua vita. La rispettivi ruoli. chiara purtroppo solo a pochi privile- ricorderemo sempre. Vedemmo Antonio, l’ultima volta, giati. Nel 1985 o 1986, fu inviato d’ufficio nel marzo del 1991, ci trovammo a Partecipare attivamente al “fare memo- al maxiprocesso di Palermo, per una Calimera, il nostro paesino di origine ria” implica un impegno, un dovere a ventina di giorni, e appena tornato ci della Grecia salentina, per la morte di farsi domande, tante domande, a sen- raccontò della sua esperienza. Aveva papà che venne a mancare a causa di un tire costante lo sdegno per i depistaggi visto operare un magistrato di nome cancro diagnosticato un anno prima. sulle tante stragi italiane, per i fenome- Giovanni Falcone. Dopo qualche gior- Il giorno prima del funerale parlammo ni oscuri in cui apparati deviati delle no ci fece sapere che Tiziana lo aveva a lungo e notavamo che i suoi discorsi Istituzioni hanno perpetrato i peggiori lasciato, i rapporti “normali” non era- erano sempre in qualche modo legati patti scellerati per garantire “ordini co- no stati mai il suo forte. Consigliammo alla figura di Giovanni Falcone. Il pri- stituiti” ed interessi così trasversali da di avere pazienza e sapevamo che non mo figlio lo aveva chiamato Gaetano, sollecitare in noi quel sano dubbio che avrebbe ascoltato e così dopo qualche come nostro padre, il secondo Gio- il male non può essere contenuto nella giorno ci fece sapere che aveva deciso vanni, come Falcone. Sempre nel 1991 sola parola “mafie”. di tornare da volontario al maxiproces- Falcone si trasferì a Roma e Antonio si Ed è per questo che preferiamo par- so. Fece il percorso di formazione per stava attivando per seguirlo. tecipare con piacere dove la presenza Poi venne il 23 maggio del 1992 alle di ragazzi è preponderante, in loro ore 17,58 e Capaci divenne un nome riponiamo la speranza per un futuro troppo ingombrante. migliore. Spesso gli interventi da par- Sono passati 28 anni e il tempo è anco- te di rappresentanti delle istituzioni ra sospeso per noi. sono lacunosi con evidenti omissioni Spesso pensiamo al tema della “memo- imbarazzanti ai quali spesso, anche ri- ria” e di come contribuire a tenere vivo schiando di essere poco digeriti, preci- il ricordo di queste tragedie. Il tema è siamo che, in quegli argomenti omessi, così complesso che in tutti questi anni c’è il vero motivo del mancato cambia- ha messo in difficoltà alcuni di noi fa- mento. Sin dal giorno dopo la strage di miliari e le contraddizioni che si vivo- Capaci, Falcone si è ritrovato con una no all’interno delle famiglie colpite da miriade di “amici”, ma in realtà lui ri- queste tragedie crediamo che appar- mase quasi solo in tutti gli anni del suo tengano a tante altre famiglie colpite. operato. A quella stessa solitudine è co- Il nostro contributo più sentito avvie- stretto da anni Nino Di Matteo, ma il ne principalmente durante gli incontri processo sulla cosiddetta Trattativa ha nelle scuole di primo e secondo grado, raggiunto finalmente il suo primo gra- spesso insieme a brave persone che si do. Questa sentenza, seppur non de- impegnano tantissimo. Se c’è la spe- finitiva, scandalosamente, non è stata ranza di poter sollecitare la riflessione oggetto di interesse dei media. Parlare e la spinta verso un mondo migliore ciò di questo nei luoghi dove siamo invita- può avvenire solo intervenendo sulle ti a partecipare crea imbarazzi e spesso giovani generazioni. ci tocca sottolineare lo spaccato delle Da circa 4 anni durante il periodo del- tragedie italiane a partire dal primissi- le commemorazioni del 23 maggio ed mo Dopoguerra. anche del 19 luglio preferiamo parte- Per meglio formare ed informare biso- cipare, lontani da “manifestazioni di gna cercare, a volte con molta fatica, le facciata”, a conferenze e manifestazioni buonissime fonti che sono trattate in gestite da persone autenticamente im- ottimi libri che bisogna avere la pazien- pegnate per fare memoria per Antonio za di cercare e di leggere. e per tutti coloro che il “sistema” delle Noi tutti dobbiamo contribuire a tante stragi della nostra “povera patria” strappare le maschere di ipocrisia e ha sottratto ai propri cari. falsità dietro le quali si nascondono Esiste una antimafia seria e una di anche piccoli patti scellerati del quoti- facciata e non è facile riuscire a sma- diano di ognuno di noi. A chi di do- scherarla. Noi stessi che selezioniamo vere invece smascherare le gravissime moltissimo gli eventi a cui partecipare malefatte dei poteri occulti e trasversa- corriamo il rischio di partecipare ad li che tanto danno e lacerazioni hanno eventi farlocchi e di ciò ti puoi accor- determinato.
Le SENTINELLE DI NONNO Nino Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 9 Da pag. 2 Un ricordo del Capitano Emanuele Basile Presidente della Repubblica, Nella notte tra il 3 il 4 maggio 1980, Dei tre killer Armando Bonanno è vittima di poi del Generale Comandante alle ore 1.40, dopo aver assistito ai fe- “lupara bianca” e il suo corpo non è mai stato dei Carabinieri, di altre impor- steggiamenti del santo patrono, Ema- ritrovato, mentre Vincenzo Puccio è stato uc- tanti autorità istituzionali e re- nuele Basile insieme alla moglie Sil- ciso in carcere nel 1989 con una bistecchiera. ligiose, colleghi, amici, vicini, vana e alla loro figlia tornano a piedi Il 6 giugno 1982 il Presidente della Repubblica cittadini. in caserma dove si trova la loro casa. Sandro Pertini ha conferito la medaglia d’oro Si è imposto il dovere etico e lo Barbara che ha quattro anni probabil- al valor civile a Emanuele Basile. stile di rispondere sempre ad mente dorme in braccio al padre con Di quella tragica vicenda portano i segni mo- personam, ma in questa par- la testa appoggiata sulla spalla, e forse glie e figlia di Emanuele Basile: Barbara asson- ticolare circostanza il numero vede i tre killer - Armando Bonanno, nata sulle spalle del padre ha confessato alla elevatissimo di comunicazioni Giuseppe Madonia e Vincenzo Puccio mamma: «Mamma, è stata colpa mia. Non ho inviategli lo ha consigliato di - che si avvicinano, a viso scoperto, alle avvertito in tempo papà, non ce l’ho fatta a dir- premiare l’immediatezza nella spalle del padre. I tre sicari di cosa no- gli che doveva scappare». Si sente in colpa di risposta. A tutti, per il bene e il stra esplodono, da distanza ravvicinata, non aver potuto difendere suo padre mentre sollievo che gli hanno donato numerosi colpi di rivoltella calibro 38, è in braccio, con la testa appoggiata sulla sua e per le modalità con le quali colpendo il capitano al torace e al capo. spalla. hanno voluto donarglieli, ha Sparano un altro colpo contro la mo- La moglie Silvana Musanti cerca di proteggere risposto sinteticamente: glie ma, fortunatamente, la traiettoria il marito, mettendosi sulla linea di fuoco dei GRAZIE! è deviata dalla borsetta che la moglie killer ma il colpo di pistola è fortunatamente Cosimo Basile. porta a tracolla. I killer si allontanano deviato dal distintivo dell’Arma dei Carabinie- di corsa con una A112 parcheggiata ri che si trova in un’agenda nella sua borsetta. vicino alla caserma. Emanuele Basile Da allora moglie e figlia non sono più tornate soccorso ed accompagnato in ospeda- in Sicilia. le a Palermo muore alle ore cinque del Cosimo Basile, fratello di Emanuele, generale mattino. dei Carabinieri oggi in pensione ha insegnato Dell’arresto dei tre killer vi è il reso- per anni all’Accademia militare di Modena e conto che fa Paolo Borsellino nell’or- ha dedicato la sua vita a mantenere viva la me- dinanza di rinvio a giudizio. moria del fratello Emanuele morto per servire «Nella stessa notte i Carabinieri di lo Stato e ha onorato il suo giuramento presta- Monreale procedevano, a pochi chilo- to all’Arma dei Carabinieri. metri di distanza dal centro abitato, Mi onora della sua amicizia e molto di questo all’arresto di tali Giuseppe Madonia, testo è debitore dei suoi racconti. Il generale Vincenzo Puccio ed Armando Bonan- Cosimo Basile racconta ai tanti giovani del no- no, sorpresi in sospette circostanze ed in stro Paese la vicenda di Emanuele. Pochi gior- condizioni tali da far con certezza rite- ni fa, subito dopo il quarantesimo anniversario nere si fossero poco prima dati alla fuga dell’uccisione del fratello, l’ho chiamato per a piedi lungo la campagna circostante comunicargli di voler inserire nel nostro gior- Monreale, nei cui pressi era stata rin- nale un articolo dedicato ad Emanuele. Lui, venuta l’auto con la quale i malviventi felice, mi ha letto la lettera inviatagli dal Presi- si erano subito dopo l’omicidio allonta- dente della Repubblica, Sergio Mattarella: nati. I tre davano risibili giustificazioni «Nel quarantesimo anniversario della sua in ordine ai loro movimenti e fornivano, morte, desidero ricordare il sacrificio di una comunque, alibi risultati falsi. Venivano nobile figura di servitore dello Stato: il capita- incriminati per l’omicidio dell’ufficiale, no dei carabinieri Emanuele Basile, medaglia il tentato omicidio della moglie Silvana d’oro al valore civile, ucciso barbaramente da- Musanti e vari reati connessi…». vanti alla moglie e alla figlioletta, a Monreale. Come per tanti delitti di mafia anche Basile stava conducendo indagini coraggiose e per l’uccisione del capitano Basile pas- importanti sulle attività crimina- seranno molti anni e saranno celebrati li-affaristiche delle famiglie mafio- numerosi processi prima di vedere con- se, collaborando strettamente con dannati esecutori e mandanti. il giudice Paolo Borsellino. Nonostante la testimonianza della mo- La sua luminosa esistenza sia di ri- glie Silvana, la sentenza di primo grado ferimento per i giovani e per tutti sarebbe stata annullata in Cassazione coloro che, in ogni parte del Paese, per “vizi di forma” dal giudice Corrado si impegnano quotidianamente nella Carnevale, definito ammazzasentenze lotta contro l’illegalità, il malaffare e per i ripetuti pronunciamenti con cui i poteri criminali». ha annullato molte sentenze di con- Il generale ha proseguito raccon- danna di primo grado e d’appello. tandomi di aver ricevuto moltis- Solo nel 1992 saranno condannati simi, 130, messaggi di affetto, par- Totò Riina e Francesco Madonia come tecipazione, vicinanza, solidarietà Le sentinelle toscane davanti alla lapide mandanti. umana, a cominciare da quello del di Emanuele Basile a Monreale
10 Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 Le SENTINELLE DI NONNO Nino Da pag. 5 L’Ipocrisia del 23 maggio che esiste la tesi che la mafia è solo una dano Giovanni Falcone, ed esaltano invenzione giornalistica di quei gior- le sue idee le sue lotte ma poi, magari, nali che vogliono screditare una parte qualcuno che davanti ad una telecamera del mondo, un amministratore locale ha ricordato il Giudice firma degli atti o nazionale, un popolo che verrà ricor- che permettono ad assassini, di tornare dato solamente perché vive in una terra liberi, si organizzano navi per portare di mafia e non per le tante cose belle (non quest’anno) i ragazzi a conosce- che possiede. re i luoghi di Falcone, ma mai nessuno Allora non possiamo permetterci di racconta veramente chi era Falcone, parlare di mafia e Mafiopoli 365/366 chi era la moglie, chi erano i compo- giorni all’anno, parliamone e facciamo nenti della prima macchina di scorta finta di essere dispiaciuti un solo gior- che sono deceduti quel giorno, chi era la mafia, il terrorismo o qualsiasi altro no, il giorno della ricorrenza quando l’autista di Falcone che si è salvato mi- male oscuro che porta dolore e morte. sfileremo per una città, ricordando il racolosamente, chi erano i componenti La parte di me ancora viva oggi è felice luogo dove un uomo ha vissuto, dove della seconda macchina di scorta, an- di essere qui con voi perché con la vo- è morto sacrificato per le sue idee, cer- che essi vivi non per propria volontà stra presenza si rende conto che Falcone, chiamo nei nostri archivi immagini, ma per infame destino, che cosa queste Morvillo, Schifani, Montinaro, Dicillo spezzoni di vita vissuta di quell’uomo, nove persone pensavano, quali erano i così come tutte le altre vittime di mafia, proclamandoci di essere stati suoi cari loro progetti, le loro aspirazioni. terrorismo o di qualsiasi altra forma di amici per poi … per poi continuare Durante gli incontri, in questi anni pas- delinquenza … non sono morti invano». come se nulla fosse successo per gli altri sati insieme, spesso una domanda che giorni dell’anno ma, nel frattempo, sia- mi ponevano i ragazzi era: «che ricorda Ecco questo in sintesi è quello che ho mo riusciti a pulirci la nostra coscienza. di quel giorno?» Oggi cercherò di far- provato quel giorno e che provo gior- Ebbene il 23 maggio è questo cari letto- velo capire riscrivendo un mio pensiero nalmente e per questo mi viene difficile ri, un giorno di ipocrisia collettiva dove intitolato Per non dimenticare, che ho scrivere o parlare a cavallo del 23 mag- vogliamo far credere al mondo intero scritto nel 2002, a dieci anni dalla stra- gio, perché rischio di cadere anche io che ci importa qualcosa che nel 1992, ge, in occasione di un primissimo incon- nell’ipocrisia collettiva di quella data. a Capaci, alle 17.58, mani assassine, tro con dei ragazzi, che recitava così: pilotate da menti assassine e codarde «… alle 17.58 a 50 metri dal bivio per hanno fatto brillare 500 kg di esplosivo Capaci un boato squarcia l’aria, il cielo L’intervista non per distruggere Giovanni Falco- azzurro si riempie di un altro colore. ad Angelo corbo ne, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Il colore della terra sollevata dallo scop- tratta dal volume Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, pio che, di colpo, copre i progetti, le aspet- La strage di Capaci Giuseppe Costanza, Paolo Capuz- tative di nove persone. za, Gaspare Cervello, Angelo Corbo Con sé questo boato porta via 5 perso- Iniziamo dal mattino di quel ter- (messi non in ordine d’importanza ma ne che, con il loro sacrificio, forse hanno ribile 23 maggio. casualmente perché, come scrisse un scritto una pagina nuova nella storia di … Noi sei agenti di turno alle grande autore, la morte livella tutto) quella terra che in un istante, nella mag- 13.40 abbiamo preso in conse- ma un idea … l’idea di libertà. gioranza dei suoi figli, si è riempita della gna le auto e gli armamenti e sia- In quella data le manifestazioni ricor- voglia di dire basta a quella piovra che, mo rimasti in attesa di conoscere con i suoi tentacoli, aveva mangiato la l’orario di arrivo che ci avrebbe dignità di una civiltà. comunicato l’autista giudiziario Il boato, inoltre, ha distrutto altre 4 per- Giuseppe Costanza. Dopo aver sone che, fisicamente provati e lacerati preso servizio, il capo scorta, Ga- dallo scoppio, si sono sentiti sconfitti. spare Cervello, e il capo pattuglia, Sconfitti perché non sono riusciti a difen- Antonio Montinaro, hanno di- dere il magistrato, moralmente distrutti sposto di raggiungere con calma, nel vedere che loro, vivi con ancora la effettuando anche la bonifica, possibilità di portare avanti i propri pro- l’aeroporto di Punta Raisi. […] getti, avevano perso i loro amici e colleghi La distanza è di circa 40 km e le non protetti dallo scudo invisibile. nostre auto impiegavano molto Amici più sfortunati perché, quel maledet- meno di un’ora. Quel sabato ab- to 23 maggio 1992, il destino li aveva con- biamo percorso l’autostrada con dotti nella macchina d’apertura del corteo. molta calma, guardandoci intor- I superstiti, i miracolati da quel giorno no e non notando purtroppo nul- si sono divisi in 2 entità fisiche, una de- la di particolare. In casi del genere ceduta in quello scoppio insieme ai col- l’attenzione era posta soprattutto leghi, l’altra viva che, con la propria te- nelle gallerie, perché sono il luo- stimonianza, può far riflettere come con go più insicuro, dove è facile colpire, l’unione, la voglia di lottare insieme, noi ci muovevamo alla velocità eliminando qualsiasi divisione politica, di 80 o 90 km all’ora, eravamo culturale e di pensiero si possa sconfiggere
Le SENTINELLE DI NONNO Nino Martedì 19 MAGGIO 2020 Anno I - Numero 2 11 tranquilli e siamo arrivati all’ae- Torniamo alla vostra attesa in aeroporto. moglie lui non voleva sedere dietro roporto intorno alle 15. […] Siamo rimasti lì tranquillamente, quindi si metteva alla guida. […] Il cor- ognuno con i propri pensieri: chi ne teo era aperto dall’auto con Vito Schi- Ma la bonifica fatta così non ha alcu- approfittava per chiamare, chi chiac- fani come autista, Antonio Montinaro na efficacia? chierava, chi scherzava. [...] come capo pattuglia e Rocco Dicillo Certo, anche perché sospetto che Intorno alle 17 abbiamo ricevuto la come gregario. A seguire la Croma del qualcuno abbia avvisato dei nostri comunicazione dalla centrale opera- giudice con lui alla guida, Francesca movimenti. Probabilmente sia noi che tiva dell’aeroporto che il giudice era Morvillo a lato e dietro Giuseppe Co- l’autista giudiziario, che partiva con la partito da Roma Ciampino e, in quel stanza. A chiudere l’auto con Gaspare sua auto dalla casa di Falcone, eravamo momento, abbiamo cominciato a pre- Cervello, capo scorta ma anche autista sorvegliati. Con un’auto normalissima pararci. Quando l’aereo era in fase di quel giorno, Paolo Capuzza che occu- la bonifica poteva essere molto più uti- atterraggio, ci siamo mossi dalla caser- pa il posto accanto perché più anziano le. […] ma dei Vigili del fuoco fino a bordo di me, e io come gregario col compito Quando siamo arrivati in anticipo ab- pista dove è atterrato il Falcon. Ab- di guardare il lato posteriore. Niente di biamo passato il posto di polizia, che biamo preso posizione come di solito particolare che ci facesse intuire un pe- deve essere sempre informato che ci vicino all’aereo: il capo scorta insieme ricolo imminente [...] sono agenti armati dentro l’aeroporto, e al capo pattuglia si sono avvicinati alla come sempre siamo entrati con le nostre scaletta, gli autisti vicino alle auto, a Perché alla mattanza eravate esposti auto nella caserma dei Vigili del fuoco, sorvegliare attorno i due gregari, uno a in mezzo al pubblico? in prossimità delle piste, non dentro l’a- destra uno a sinistra. Giovanni Falcone Se andava in barca Giovanni Falcone erostazione ma fuori, e lì praticamente è sceso, accolto da Antonio Montinaro non voleva che noi vi montassimo con abbiamo trascorso il pomeriggio. Ri- e Gaspare Cervello sotto la scala, si è lui, al ristorante non voleva che noi en- cordo la presenza del tavolo da biliardo, seduto in macchina al posto di guida, trassimo con lui. [...] il calcino e con i colleghi abbiamo gio- Giuseppe Costanza ha occupato il se- Si commentava il servizio dell’indoma- cato, scherzato, riso, quello che fanno dile posteriore, la disposizione di tutti ni, la mattanza cui assistere, questo spet- ragazzi comuni come eravamo noi. Se gli altri era già stata decisa. tacolo se si può ancora chiamare tale. non ricordo male il più grande mi sem- ... e tutto a un tratto si scatena l’infer- bra avesse all’incirca 30 anni. Perché Giovanni Falcone si è messo no! Questo boato forte, almeno Giuseppe Costanza, autista giudiziario alla guida? quello che io ho percepito perché del Ministero di Grazia e Giustizia, è Lo ha riferito tante volte anche Co- sono girato a controllare dietro di rimasto con noi in caserma e ci ha anti- stanza: perché c’era la moglie. Sembra noi, questo grande boato, questo cipato che l’indomani il giudice voleva che Francesca Morvillo soffrisse di mal volo, e sento proprio planare andare a Favignana a vedere la mattan- d’auto e non poteva za dei tonni. Così noi del turno po- sedersi dietro. Quando meridiano avremmo fatto la scorta di era solo anche Giovanni mattina, come prevedeva la rotazione, Falcone occupava e probabilmente l’indomani avremmo raramente il sedile lavorato l’intera giornata perché non posteriore, si metteva c’erano altre auto disponibili per darci accanto al guidatore, il cambio a Favignana. però quando c’era la www.dipleedizioni.it
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