LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE

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LA SETTIMANA SANTA
                 IN AREA MEDITERRANEA O DELLA
                 TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE
                                       Dr. Luigi M. Lombardi Satriani
                                           Università “Sapienza” di Roma

      Nei giorni della Settimana Santa i paesi del Sud        essere elaborate le modalità che agevolassero la ripresa
d’Italia vengono sistematicamente percorsi da proces-         dei rapporti, nonostante l’interruzione radicale dovuta
sioni che ostentano simboli della crocifissione o statue      alla morte stessa. Attraverso il pianto, il ricordo della
rappresentanti la Madonna (l’Addolorata, la Madonna           morte di Cristo –nel rito il ricordo ha, come si è accen-
dei sette dolori, la Mater dolorosa, la Pietà, Cristo fla-    nato, valore di presentificazione– potevano dispiegarsi
gellato, Cristo legato alla colonna, Cristo morto) tese       sia lo sgomento per la propria morte che la rammemo-
tutte a presentificare momenti esemplari della Passione       razione e il pianto per i propri cari scomparsi. Tale pro-
di Cristo. Nella logica dei simboli –lo sappiamo– pre-        spettiva avrebbe portato a un impegno pluriennale
sentificare non equivale soltanto a ricordare, quasi          dell’attività scientifica e didattica di Mariano Meligrana
momento mentale esterno all’evento, ma azione fon-            e mia che si sarebbe concretata ne Il ponte di S. Giacomo,
dante atta a richiamare nel presente qualcosa avvenuta in     edito per la prima volta da Rizzoli nel 1982 –anno della
illo tempore che ridiventa così pienamente attuale e ope-     scomparsa di Mariano– e che ha avuto un notevole suc-
rante. Tali rituali della Settimana santa del Sud d’Italia    cesso. Ricorderò, a titolo esemplificativo, che essa è stata
sono stati oggetto per lungo tempo di una ricerca Cnr,        l’unica opera di antropologia, dopo Morte e pianto rituale
il cui progetto venne presentato alla fine degli anni set-    di de Martino, cui fosse assegnato, proprio quell’anno,
tanta dalla cattedra di Storia delle Tradizioni popolari      il premio Viareggio per la saggistica e che negli anni suc-
dell’università di Messina da me tenuta in quegli anni.       cessivi ha costituito uno dei testi di riferimento nel
      Inaspettatamente, la ricerca, giudicata interessante,   dibattito demo-antropologico.
venne finanziata, anche se in forma minima. Costituii,             Nel corso delle riunioni dell’équipe qui ricordate ven-
dunque, un’équipe nella quale coinvolsi innanzi tutto Anna-   nero individuate le diverse aree nelle quali i ricercatori
bella Rossi –con la quale avevo in quegli anni un intenso     avrebbero profuso il loro impegno di rilevazione e osser-
rapporto di sodalizio demo-antropologico intellettuale e      vazione dei dati; ad esempio a Francesco Faeta fu riser-
amicale– Francesco Faeta, e numerosi altri ricercatori        vata Caulonia; ad Annabella Rossi, Tiriolo (nei giorni
quali, ad esempio, Francesco Furci.                           della ricerca ad Annabella e a me si unì Vittorugo Con-
      Facemmo una serie di riunioni, ospitati nel Museo       tino); a me, oltre che Tiriolo, Dasà, Stilo, Vibo Valentia,
Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nel quale         Briatico, Maierato, Filogaso e altre aree.
operava Annabella Rossi, nel corso delle quali illustrai ai        I dati acquisiti, anche se di proprietà della Cattedra
componenti dell’équipe il quadro teorico della ricerca e      di Storia delle Tradizioni Popolari dell’Università di
l’ipotesi a essa sottesa. Sinteticamente, ipotizzavo –nel     Messina, furono depositati presso il Museo Nazionale
progetto presentato al CNR che con quelle riunioni ini-       delle Arti e Tradizioni Popolari, dove sono tuttora
ziava concretamente il suo iter– che le manifestazioni        custoditi e a essi farò più volte riferimento anche nel
rituali della Settimana Santa, e in particolare modo          corso di questa relazione.
quelle del Venerdì Santo, fossero così intensamente vis-           Complessivamente considerati, i rituali della Setti-
sute perché costituivano di fatto il contenitore culturale    mana Santa costituiscono una sorta di gigantesca tea-
nel quale confluivano le esigenze dei componenti della        tralizzazione del dolore collettivo nel quale possono
comunità di rapportarsi alla morte, alla propria e a          confluire gli innumerevoli dolori individuali dei prota-
quella dei familiari defunti. Soltanto così potevano          gonisti della comunità.

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La Semana Santa
     ANTROPOLOGÍA Y RELIGIÓN EN LATINOAMÉRICA

                      Una teatralizzazione siffatta rinvia necessariamente           alla dimensione religiosa. Nella piazza di Seminara, in
                 a una dimensione teatrale nella quale si iscrivono ogget-           Calabria, sono state uccise, con intervalli a volte di anni,
                 tivamente buona parte delle manifestazioni folkloriche              numerose persone coinvolte nella faida, catena di omi-
                 tradizionali.                                                       cidi regolata da precise norme dell’ordinamento giuri-
                      Tra queste una delle forme più vistose e frequenti è           dico folklorico; anche a Guardavalle, sempre in Calabria,
                 data dalle processioni, spettacolo che, inerendo quanto             alcune uccisioni, connesse a un’altra faida tuttora ope-
                 a percezione soggettiva alla dimensione religiosa, si pone          rante, sono avvenute in piazza in giorno di festa.
                 come meta-teatro, rappresentazione nella quale si rea-                   A determinate scadenze calendariali e in stretta con-
                 lizzano, oltre che istanze religiose, esigenze espressive;          nessione con la festa di qualche santo o della Madonna
                 esse si caricano di una serie di significati simbolici e            protettrice, nelle vie del paese si svolge la fiera degli ani-
                 svolgono, per lo più a livello implicito, precise funzioni          mali (prevalentemente vaccini o suini). Le trattative si
                 culturali.                                                          attuano secondo un preciso rituale che comporta, da
                      Le processioni del Cristo morto attuano il coinvol-            parte dell’acquirente, la dimostrazione di un interesse
                 gimento di tutta la comunità e dei suoi spazi sociali –le           generico rispetto ad alcuni animali; la proclamazione
                 chiese, le vie, le piazze– in un rituale di assunzione della        enfatica di loro difetti, veri o presunti; la richiesta del
                 morte, di controllo di essa, di espulsione. Lo spazio               prezzo, l’allontanamento, seguito, dopo un intervallo
                 viene reso simbolicamente intriso di morte per poterlo              ritenuto adeguato, dalla riapertura delle trattative, dal-
                 recuperare dopo il processo di destorificazione simbo-              l’eventuale inserimento del mediatore, dall’acquisto o
                 lica come spazio rinnovato e protetto. Nei paesi meridionali        dalla rottura definitiva delle trattative.
                 infatti sono luoghi teatrali per eccellenza le vie e le                  Fiera e festa religiosa si legano strettamente; la
                 piazze, sia perché in esse si snodano quelle rappresenta-           “commissione” che organizza i festeggiamenti a volte
                 zioni popolari che sono le processioni –cui ho appena               acquista una vitella che sorteggerà, il giorno della festa,
                 accennato– sia perché esse costituiscono, anche il teatro           tra gli acquirenti dei biglietti precedentemente venduti;
                 della vita quotidiana, ambito nel quale si dispiegano le            prima della processione chi abbia fatto il voto al santo
                 interazioni sociali, la dinamica dei rapporti interperso-           o alla Madonna per la guarigione di un animale amma-
                 nali, specialmente extra familiari. Si pensi, ad esempio,           lato, lo porta sul sagrato con un’offerta in danaro attac-
                 alla teatralità della lite popolare, della sciarra siciliana,       cata alle corna adornate con nastri rossi; l’offerta sarà
                 nella quale attorno alle protagoniste un intero momento             fatta all’apparire della statua che inizia il suo iter pro-
                 partecipativo e coreografico. Anche se occasionata da               cessionale; così, ad esempio, sino a qualche anno fa a
                 episodi contingenti, la lite si sviluppa secondo moduli             Maierato, in Calabria.
                 predeterminati e vincolanti, l’interazione che sollecita                 La fiera degli animali ha subito negli ultimi anni un
                 obbedisce a precise norme culturali che vengono fedel-              vero e proprio tracollo, sia per le decisive trasformazioni
                 mente eseguite, pur con minime variazioni puntuali;                 dell’economia contadina tradizionale, sia per le norme
                 Lillo e Tano Gullo, ad esempio, nella loro ricerca su Ali-          sempre più severe dei regolamenti sanitari locali che i
                 minusa in Sicilia, hanno messo in luce, fra gli altri, tale         piccoli allevatori non sono in grado di ottemperare.
                 aspetto.                                                                 Nei luoghi teatrali fin qui descritti, si attua un’in-
                      Le strade –in particolar modo il Corso, il Sagrato,            tensa ritualizzazione che coinvolge piano economico,
                 altri luoghi rilevanti per la vita della comunità– diven-           organizzazione giuridica, dimensione religiosa, esigenze
                 tano, in alcune circostanze o in alcuni momenti, il tea-            espressive e che è essenziale al mantenimento della
                 tro entro cui rappresentare bene la propria parte,                  comunità come tale.
                 ognuno impersonando il suo ruolo nel quadro del paese                    A livello più generale, la drammatica –come altri
                 che celebra così la sua autorappresentazione. Numerosi              settori della cultura folklorica tradizionale, ma forse più
                 film ambientati nel Meridione hanno richiamato, in                  che altri settori– si è costituita come e spazio della tra-
                 alcune immagini, tale realtà, ma quasi sempre il gusto              sformazione della parola negata in parola tollerata.
                 facile dell’ammiccamento, della notazione banalmente                     Non è operazione che possa attuarsi semplicistica-
                 ironica ha degradato tali sequenze a immagini pittore-              mente; perché la parola negata diventi parola tollerata è
                 sche.                                                               necessario, storicamente necessario, che essa si sotto-
                      E mira ed è mirata, e in cor s’allegra, il celeberrimo verso   ponga a una complessa opera di camuffamento. E del-
                 leopardiano, coglie poeticamente la reciprocità dello               l’azione reale, vietata la realizzabilità sul piano della
                 sguardo, la gratificazione che passa attraverso essa; nella         prassi, resta soltanto la possibilità di una sua trasfor-
                 quale i ruoli vengono riconfermati –i giovani deside-               mazione sul piano del simbolico. In esso resta traccia
                 ranti, le ragazze desiderate, e così via– e l’identità cul-         dell’esigenza irrisolta di una prassi adeguata; l’azione
                 turale rinsaldata.                                                  simbolica va letta, ed è ovvio, non solo per ciò che essa
                      Proprio perché il Corso o la Piazza sono essenzial-            dice ma anche ed essenzialmente, per ciò cui allude.
                 mente scena sulla quale si rappresentano azioni decisive                 Drammatica è anche, o può essere anche, qualsiasi
                 per la vita della comunità, alcuni gesti debbono essere             azione tendente a dare di sé stesso un’immagine all’altro,
                 compiuti in tale spazio, non necessariamente inerenti               spettatore del primo e attore-protagonista a sua volta; da

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ANTROPOLOGÍA
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questo punto di vista, qualsiasi rapporto dell’io all’al-        ravvicinati –quasi un “falso movimento”– il tragitto non
tro, qualsiasi aspetto dell’azione sociale è, o può essere,      molto lungo da una chiesa a un’altra, al seguito della sta-
drammatica. Drammatica possono essere, quindi, in que-           tua dell’Addolorata che apre il corteo penitenziale
sta prospettiva, i rituali dell’amore, i rituali dei saluti,     secondo un’articolata drammaturgia che vede, volta a
della conversazione (a tutti i livelli di comunicazione,         volta, l’ingresso delle altre statue dei protagonisti della
da quello verbale a quello gestuale e così via), come            Passione.
drammatica può essere l’insieme di parole, di gesti e di              Si conferma così, se pur ve ne fosse bisogno, la
atteggiamenti che caratterizzano i ruoli dei mendicanti          costitutiva dimensione teatrale, sulla quale mi sono già
(portatori di un tipo di espressività inventato sempre sul       soffermato, di tanta parte della ritualità popolare. La
filo della tradizione, atto a inserirsi in una comunità          maggior parte di tali manifestazioni, infatti, possono
come elemento ai limiti della norma), dei posteggiatori,         essere indagate come una gigantesca messa in scena di
dei venditori ambulanti, tutti rinvianti ad una ritualità        sentimenti collettivi e di linguaggi dispiegati nel tempo-
codificata per cui vi è perfetto adeguamento tra i sin-          spazio sacralizzato teso al conferimento di senso delle
goli individui e i ruoli tradizionali che assumono. Ma, a        azioni collettive.
livello ancora più generale, possono essere drammatica la             Ricordando lo spargimento di sangue di Cristo e il
gestione dello spazio rinvenibile in qualsiasi interazione       potere salvifico di esso, è estremamente plausibile che
sociale (per cui vi è una gamma di gesti pertinenti e una        tale potere possa essere enfatizzato attraverso lo spargi-
gamma di gesti non pertinenti); la stessa assunzione dei         mento del sangue da parte di fedeli che, da un lato si
ruoli nei diversi ambiti sociali: sfera “privata” e sfera        identificano con il Salvatore; dall’altro si pongono come
“pubblica”, settore familiare, settore del lavoro, settore       rappresentanti della comunità supplice che attende dalla
dei divertimenti, e così via presenta una precisa dimen-         regalità divina fondamento e salvezza. Così è nei rituali
sione drammatica per cui ognuno rappresenta la parte             della flagellazione che ogni anno si ripetono a Nocera
che ritiene di dover rappresentare.                              Terinese in Calabria, dove la mattina del sabato santo
      Ritornando con la riflessione sul Cristo morto,            una grande statua della Madonna che sorregge il figlio
figura centrale della drammatica popolare di cui si è sin        viene portata fuori dalla chiesa e accompagnata in un
qui discorso, va sottolineato che attorno a essa si orga-        lento percorso processionale per l’intero paese. Portano
nizza buona parte della ritualità folklorica, atta a garan-      la statua e la seguono immediatamente i membri di una
tire funzioni culturali essenziali, come già accennato, per      confraternita, vestiti di bianco, con il capo cinto da una
la sopravvivenza dell’intera comunità.                           corona di erba spinosa. La statua, nel corso della pro-
      Nei riti della Settimana Santa formalmente si              cessione, si ferma davanti a edicole sacre, agli ingressi
piange Cristo, la sua morte, ma così facendo è come se (si       delle chiese all’interno delle quali sono statoi allestiti i
pensi al valore fondante della fictio rituale) si piangesse la   “sepolcri”, ornati con fiori, candele e piatti o vasi di
morte di una propria persona cara o, in qualche maniera,         grano germogliato. Quasi l’intero paese segue la proces-
si prefigurasse la propria morte e si esprimesse lo smar-        sione, cantando canti tradizionali o liturgici, mentre la
rimento e l’angoscia per tale evento futuro. La figura di        banda esegue brani del repertorio bandistico tradizio-
Cristo è assunta così quale morto paradigmatico, in lui          nale.
si ricapitolano e si essenzializzano tutte le esperienze              Improvvisamente la gente si scosta, tutti guardano
possibili di morte individuale e da questo discende che          verso un punto da dove giungono, velocissimi, due
gli effetti della morte di Cristo possono ricadere a             uomini, scalzi, vestiti in maniera inconsueta. Uno è
cascata sui singoli: ad esempio, la vittoria di Cristo sulla     vestito di nero con calzoni corti o mutande, il capo
morte, il trascendimento da lui compiuto dalla datità di         cinto da una corona di spine; l’altro è in rosso, con i
essa consentono ai protagonisti della comunità la loro           fianchi cinti da un panno e in mano una croce pure
personale vittoria sulla morte, il loro personale trascen-       rossa. L’uomo in nero avanza e si tira dietro l’altro, a lui
dimento della carica nullificante di essa. In queste pro-        attaccato con una corda. Quando giungono davanti alla
cessioni si svolge, con particolare solennità, una sfilata       statua della Madonna, l’uomo in nero si ferma, costrin-
di carri devozionali o di gruppi statuari che riprendono         gendo così la processione a fermarsi, e con un sughero
figure essenziali dell’universo cattolico e punti salienti di    nel quale sono conficcati tredici pezzi di vetro –l’og-
una storia della pietà popolare custodita dalla memoria          getto si chiama “cardo”– si percuote le cosce e le gambe
folklorica. Si tratta, ad esempio, dei Misteri di Calta-         facendo sgorgare abbondante sangue. Per far affluire il
nissetta o di altre cadenze di una liturgia folklorica che       sangue, la parte, prima di essere percossa, viene strofi-
fissa con precisione luoghi, tempi e modi di svolgi-             nata con un ruvido panno. Alla fine dell’operazione,
mento. Altre volte la liturgia folklorica si è impegnata         compiuta da diversi flagellanti in diversi momenti della
nel prevedere specifiche modalità penitenziali. È il caso,       processione, sulle gambe sanguinanti viene versato vino
ad esempio, della processione de i perduni a Taranto che         misto ad aceto, con la duplice funzione di disinfettare e
si svolge dalle prime ore della sera del Venerdì Santo           di impedire un’immediata rimarginazione delle ferite.
fino alla tarda mattinata del Sabato, arco temporale             Poi, la processione riprende il suo lento snodarsi, inter-
impiegato dai devoti per compiere a piccolissimi passi           rotta di tanto in tanto dall’arrivo di nuovi “flagellanti”,

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La Semana Santa
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                 il cui rito viene eseguito con un misto di partecipazione       resto, la rappresentazione dei momenti della passione di
                 e curiosità da tutti i fedeli. La flagellazione, infatti, non   Cristo svolge la funzione di trasformare il dolore in
                 costituisce un episodio isolato o marginale del rito del        discorso –orale e visivo–, in racconto, assoggettandolo
                 sabato santo a Nocera Terinese, ma è un dato costante           così a un rigoroso protocollo narrativo, cioè a dire, ren-
                 che si rinnova ogni anno e che viene considerato essen-         dendolo umanamente dominabile. È come se si svol-
                 ziale da parte della comunità che reagito violentemente         gesse un’articolato itinerario alla parola, alla conquista di
                 quando, circa sessant’anni fa, le autorità ecclesiastiche       un linguaggio; del resto, Heidegger non ci ha avvertito
                 tentarono inutilmente di proibire l’attuazione del rito.        essere noi sempre e comunque “in cammino verso il lin-
                 L’aspetto più eclatante della flagellazione è un momento        guaggio”?
                 di un rituale articolato in precise fasi, ugualmente isti-            Il rito con le sue modalità così rigidamente codifi-
                 tuzionalizzate a livello culturale. L’inizio del rito ha        cate ci garantisce che la conquista della parola è possi-
                 luogo nell’abitazione dei flagellanti, che hanno deciso         bile, che essa, una volta padroneggiata, può svolgere
                 di divenire tali per un voto, anche se in alcuni di loro ha     tutta la sua funzione fondante. Da questo angolo visuale
                 agito come fattore concomitante la tradizione familiare.        la storia della ritualità popolare potrebbe essere letta
                 In casa, dopo aver indossato l’abito rituale e fatto indos-     come un ininterrotto tentativo di conquista della parola.
                 sare l’altro abito all’accompagnatore, l’Ecce Homo, il fla-           Le processioni della Settimana Santa nel Sud Ita-
                 gellante si lava le cosce e le gambe con un decotto di          lia, di cui ho riportato ampia esemplificazione, a Siviglia
                 rosmarino che la precisa funzione di far affluire il san-       come a Valladolid, come in tanti e tanti altri centri dei
                 gue in quei punti dove si percuoterà con il “cardo” e di        paesi del mediterraneo, sembrano iscriversi nella stessa
                 rendere parzialmente insensibile quella parte del corpo.        logica di teatralizzazione del dolore, qui sottolineata, e
                 Prima di uscire e di compiere la fase culminante del rito,      svolgono, presumibilmente la stessa funzione culturale.
                 il flagellante beve assieme ai propri familiari.                Per quanto riguarda i tratti folklorici del Sud d’Italia,
                       Nel rituale dei flagellanti trova un’altissima cele-      come non riflettere sul fatto che le regioni meridionali
                 brazione quel linguaggio del sangue che costituisce una         hanno avuto a lungo l’influenza culturale della Spagna,
                 sorta di “filo rosso” che lega settori, istituti, tratti cul-   per cui una sorta di enfasi della parola e del gesto pre-
                 turali, forme specifiche, dimensioni apparentemente ete-        sente nel Sud Italia può essere rapportata ad una persi-
                 rogenee.                                                        stente influenza spagnola?
                       Senza voler addentrarci in una descrizione partico-             Nella prospettiva qui delineata, per quanto sche-
                 lareggiata dell’amplissima fenomenologia relativa sarà          maticamente, esse rivelano la loro essenzialità per la
                                                                                 sopravvivenza culturale della comunità del noi-devoti,
                 sufficiente ricordare la centralità dell’elemento sangue
                                                                                 di quanti, cioè, partecipano –da fedeli o da spettatori
                 nella religione popolare, nell’orizzonte magico, nel
                                                                                 (comunque sempre protagonisti, pur con diversi gradi di
                 diritto, nei rapporti interpersonali, e così via. Dall’esame
                                                                                 consapevolezza)– di questi riti, che sollecitano più che
                 di tale ampio materiale demologico ho tentato in altra
                                                                                 una stupefatta ammirazione, tutto il nostro impegno
                 sede di ricavare alcuni principi ordinatori di questa
                                                                                 interpretativo.
                 ampia fenomenologia. Sinteticamente essi possono
                                                                                       Concludendo il discorso che qui si è tentato di svol-
                 essere così formulati:
                                                                                 gere, vorrei sottolineare che, sui dati acquisiti nel corso
                       • Il sangue, in quanto elemento atto a dar vita, è
                                                                                 della ricerca CNR, di cui ho detto all’inizio, ho avuto
                         connesso alla morte. Esso può essere pertanto
                                                                                 occasione di ritornare più volte nella mia pratica etno-
                         segnalatore di morte
                                                                                 grafica e nella mia riflessione antropologica e che que-
                       • Il sangue si pone come elemento atto a dare vita,
                                                                                 ste riflessioni sono state determinanti per il mio
                         a fondarla, a renderla imperitura
                                                                                 contributo all’opera già citata di Mariano Meligrana e
                       • Il sangue, supremo regolatore della quotidianità,       mia, Il ponte di san Giacomo, e per miei ulteriori interventi
                         non è sottoposto alle norme del quotidiano, può         su tale ordine di argomenti.
                         infrangere le barriere del tempo, introduce al                Su tale problematica si è sviluppata negli anni
                         potere, richiama il potere, è potere                    un’ampia letteratura scientifica e questo non è avvenuto
                       In questo ordito il sangue di Cristo , quello dei         a caso.
                 martiri e dei santi, dei loro devoti che si flagellano; dei            È persino superfluo sottolineare che ogni tematica
                 veggenti e mistici popolari che sillabano sul loro corpo        può essere assunta quale oggetto di ricerca e che non ha
                 un discorso di sofferenza e di riscatto, di quanti usano        senso una gerarchia di argomenti; ciò che rende interes-
                 il sangue per dare potenza magica alle loro azioni; il san-     sante una ricerca antropologica non è l’argomento in sé,
                 gue sparso in occasioni e momenti differenziatissimi,           ma l’angolo visuale, la profondità dell’analisi e i risultati
                 che dice storie di sofferenze, di espiazione e ansia di sal-    critici raggiunti. Eppure, mi sembra sia legittima la con-
                 vezza.                                                          siderazione che vi sono argomenti che, per la loro radi-
                       Anche il pianto versato per la morte di Cristo,           calità, la loro centralità nell’esistenza umana, la loro
                 assunto nel suo ruolo paradigmatico, è insieme simbolo          carica di verità non sono immediatamente equiparabili
                 di espiazione e testimonianza di ansia di salvezza. Del         a qualsiasi altro tema, compresi quelli apparentemente

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ANTROPOLOGÍA
                                                    LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE

banali o scarsamente rilevanti. La morte appartiene alla       mente, oltre che dell’oggetto del discorso antropologico,
vita, costituendone la negazione assoluta, e scandendola       del soggetto di esso, per cui anche sotto questo riguardo
secondo un dolore non facilmente dicibile. La morte si         mi sembra che l’antropologia confermi, nonostante
sconta vivendo, è stato detto, e non c’è considerazione        tutto, il suo essere costitutivamente autobiografia.
scientifica atta a occultare tale tremendo privilegio, sif-
fatta indicibile angoscia che marca la concreta esistenza
dei singoli. Vedere, allora, come nelle diverse comunità       BIBLIOGRAFÍA
viene rivissuta la morte del Cristo, come uomini diversi       DE MARTINO, Ernesto. Morte e pianto rituale. Dal lamento
si rapportino a un elemento così centrale negli universi           funebre antico al pianto di Maria. Torino: Bollati Borin-
simbolici delle nostre società assume un valore notevo-            ghieri, 1975.
lissimo, quali che siano le singole acquisizioni critiche,     FAETA, Francesco e RICCI, Antonello. Le forme della festa.
condivisibili o meno, a seconda delle singole prospet-             La Settimana Santa in Calabria: studi e materiali. Roma:
tive scientifiche, ma questo inerisce sempre allo statuto          Squilibri, 2007.
del discorso scientifico. L’azione rituale, singolo seg-       GULLO, Lillo e GULLO, Tano. Aliminusa. Roma: Savelli,
mento in un orizzonte così denso di significato, diventa           1977.
parola, e perciò fondamento della vita individuale e col-      LOMBARDI SATRIANI, Luigi M. Menzogna e verità nella cul-
lettiva. Buona parte della riflessione filosofica e antro-         tura contadina del Sud. Napoli: Guida Editori: 1974.
pologica contemporanea ha messo in luce, con ricchezza         –––Il silenzio, la memoria e lo sguardo. Palermo: Sellerio,
di argomentazioni, tale valore fondante della parola, l’es-        1979.
senzialità dell’itinerario al linguaggio e dell’ininterrotto   LOMBARDI SATRIANI, Luigi M. e MELIGRANA, Mariano.
dispiegarsi di esso. Pur nella diversità di approcci, ogni         Il ponte di san Giacomo. L’ideologia della morte nella società
contributo scientifico mi sembra testimoni eloquente-              contadina del Sud. Milano: Rizzoli, 1982.

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