LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE
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LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE Dr. Luigi M. Lombardi Satriani Università “Sapienza” di Roma Nei giorni della Settimana Santa i paesi del Sud essere elaborate le modalità che agevolassero la ripresa d’Italia vengono sistematicamente percorsi da proces- dei rapporti, nonostante l’interruzione radicale dovuta sioni che ostentano simboli della crocifissione o statue alla morte stessa. Attraverso il pianto, il ricordo della rappresentanti la Madonna (l’Addolorata, la Madonna morte di Cristo –nel rito il ricordo ha, come si è accen- dei sette dolori, la Mater dolorosa, la Pietà, Cristo fla- nato, valore di presentificazione– potevano dispiegarsi gellato, Cristo legato alla colonna, Cristo morto) tese sia lo sgomento per la propria morte che la rammemo- tutte a presentificare momenti esemplari della Passione razione e il pianto per i propri cari scomparsi. Tale pro- di Cristo. Nella logica dei simboli –lo sappiamo– pre- spettiva avrebbe portato a un impegno pluriennale sentificare non equivale soltanto a ricordare, quasi dell’attività scientifica e didattica di Mariano Meligrana momento mentale esterno all’evento, ma azione fon- e mia che si sarebbe concretata ne Il ponte di S. Giacomo, dante atta a richiamare nel presente qualcosa avvenuta in edito per la prima volta da Rizzoli nel 1982 –anno della illo tempore che ridiventa così pienamente attuale e ope- scomparsa di Mariano– e che ha avuto un notevole suc- rante. Tali rituali della Settimana santa del Sud d’Italia cesso. Ricorderò, a titolo esemplificativo, che essa è stata sono stati oggetto per lungo tempo di una ricerca Cnr, l’unica opera di antropologia, dopo Morte e pianto rituale il cui progetto venne presentato alla fine degli anni set- di de Martino, cui fosse assegnato, proprio quell’anno, tanta dalla cattedra di Storia delle Tradizioni popolari il premio Viareggio per la saggistica e che negli anni suc- dell’università di Messina da me tenuta in quegli anni. cessivi ha costituito uno dei testi di riferimento nel Inaspettatamente, la ricerca, giudicata interessante, dibattito demo-antropologico. venne finanziata, anche se in forma minima. Costituii, Nel corso delle riunioni dell’équipe qui ricordate ven- dunque, un’équipe nella quale coinvolsi innanzi tutto Anna- nero individuate le diverse aree nelle quali i ricercatori bella Rossi –con la quale avevo in quegli anni un intenso avrebbero profuso il loro impegno di rilevazione e osser- rapporto di sodalizio demo-antropologico intellettuale e vazione dei dati; ad esempio a Francesco Faeta fu riser- amicale– Francesco Faeta, e numerosi altri ricercatori vata Caulonia; ad Annabella Rossi, Tiriolo (nei giorni quali, ad esempio, Francesco Furci. della ricerca ad Annabella e a me si unì Vittorugo Con- Facemmo una serie di riunioni, ospitati nel Museo tino); a me, oltre che Tiriolo, Dasà, Stilo, Vibo Valentia, Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nel quale Briatico, Maierato, Filogaso e altre aree. operava Annabella Rossi, nel corso delle quali illustrai ai I dati acquisiti, anche se di proprietà della Cattedra componenti dell’équipe il quadro teorico della ricerca e di Storia delle Tradizioni Popolari dell’Università di l’ipotesi a essa sottesa. Sinteticamente, ipotizzavo –nel Messina, furono depositati presso il Museo Nazionale progetto presentato al CNR che con quelle riunioni ini- delle Arti e Tradizioni Popolari, dove sono tuttora ziava concretamente il suo iter– che le manifestazioni custoditi e a essi farò più volte riferimento anche nel rituali della Settimana Santa, e in particolare modo corso di questa relazione. quelle del Venerdì Santo, fossero così intensamente vis- Complessivamente considerati, i rituali della Setti- sute perché costituivano di fatto il contenitore culturale mana Santa costituiscono una sorta di gigantesca tea- nel quale confluivano le esigenze dei componenti della tralizzazione del dolore collettivo nel quale possono comunità di rapportarsi alla morte, alla propria e a confluire gli innumerevoli dolori individuali dei prota- quella dei familiari defunti. Soltanto così potevano gonisti della comunità. 73
La Semana Santa ANTROPOLOGÍA Y RELIGIÓN EN LATINOAMÉRICA Una teatralizzazione siffatta rinvia necessariamente alla dimensione religiosa. Nella piazza di Seminara, in a una dimensione teatrale nella quale si iscrivono ogget- Calabria, sono state uccise, con intervalli a volte di anni, tivamente buona parte delle manifestazioni folkloriche numerose persone coinvolte nella faida, catena di omi- tradizionali. cidi regolata da precise norme dell’ordinamento giuri- Tra queste una delle forme più vistose e frequenti è dico folklorico; anche a Guardavalle, sempre in Calabria, data dalle processioni, spettacolo che, inerendo quanto alcune uccisioni, connesse a un’altra faida tuttora ope- a percezione soggettiva alla dimensione religiosa, si pone rante, sono avvenute in piazza in giorno di festa. come meta-teatro, rappresentazione nella quale si rea- A determinate scadenze calendariali e in stretta con- lizzano, oltre che istanze religiose, esigenze espressive; nessione con la festa di qualche santo o della Madonna esse si caricano di una serie di significati simbolici e protettrice, nelle vie del paese si svolge la fiera degli ani- svolgono, per lo più a livello implicito, precise funzioni mali (prevalentemente vaccini o suini). Le trattative si culturali. attuano secondo un preciso rituale che comporta, da Le processioni del Cristo morto attuano il coinvol- parte dell’acquirente, la dimostrazione di un interesse gimento di tutta la comunità e dei suoi spazi sociali –le generico rispetto ad alcuni animali; la proclamazione chiese, le vie, le piazze– in un rituale di assunzione della enfatica di loro difetti, veri o presunti; la richiesta del morte, di controllo di essa, di espulsione. Lo spazio prezzo, l’allontanamento, seguito, dopo un intervallo viene reso simbolicamente intriso di morte per poterlo ritenuto adeguato, dalla riapertura delle trattative, dal- recuperare dopo il processo di destorificazione simbo- l’eventuale inserimento del mediatore, dall’acquisto o lica come spazio rinnovato e protetto. Nei paesi meridionali dalla rottura definitiva delle trattative. infatti sono luoghi teatrali per eccellenza le vie e le Fiera e festa religiosa si legano strettamente; la piazze, sia perché in esse si snodano quelle rappresenta- “commissione” che organizza i festeggiamenti a volte zioni popolari che sono le processioni –cui ho appena acquista una vitella che sorteggerà, il giorno della festa, accennato– sia perché esse costituiscono, anche il teatro tra gli acquirenti dei biglietti precedentemente venduti; della vita quotidiana, ambito nel quale si dispiegano le prima della processione chi abbia fatto il voto al santo interazioni sociali, la dinamica dei rapporti interperso- o alla Madonna per la guarigione di un animale amma- nali, specialmente extra familiari. Si pensi, ad esempio, lato, lo porta sul sagrato con un’offerta in danaro attac- alla teatralità della lite popolare, della sciarra siciliana, cata alle corna adornate con nastri rossi; l’offerta sarà nella quale attorno alle protagoniste un intero momento fatta all’apparire della statua che inizia il suo iter pro- partecipativo e coreografico. Anche se occasionata da cessionale; così, ad esempio, sino a qualche anno fa a episodi contingenti, la lite si sviluppa secondo moduli Maierato, in Calabria. predeterminati e vincolanti, l’interazione che sollecita La fiera degli animali ha subito negli ultimi anni un obbedisce a precise norme culturali che vengono fedel- vero e proprio tracollo, sia per le decisive trasformazioni mente eseguite, pur con minime variazioni puntuali; dell’economia contadina tradizionale, sia per le norme Lillo e Tano Gullo, ad esempio, nella loro ricerca su Ali- sempre più severe dei regolamenti sanitari locali che i minusa in Sicilia, hanno messo in luce, fra gli altri, tale piccoli allevatori non sono in grado di ottemperare. aspetto. Nei luoghi teatrali fin qui descritti, si attua un’in- Le strade –in particolar modo il Corso, il Sagrato, tensa ritualizzazione che coinvolge piano economico, altri luoghi rilevanti per la vita della comunità– diven- organizzazione giuridica, dimensione religiosa, esigenze tano, in alcune circostanze o in alcuni momenti, il tea- espressive e che è essenziale al mantenimento della tro entro cui rappresentare bene la propria parte, comunità come tale. ognuno impersonando il suo ruolo nel quadro del paese A livello più generale, la drammatica –come altri che celebra così la sua autorappresentazione. Numerosi settori della cultura folklorica tradizionale, ma forse più film ambientati nel Meridione hanno richiamato, in che altri settori– si è costituita come e spazio della tra- alcune immagini, tale realtà, ma quasi sempre il gusto sformazione della parola negata in parola tollerata. facile dell’ammiccamento, della notazione banalmente Non è operazione che possa attuarsi semplicistica- ironica ha degradato tali sequenze a immagini pittore- mente; perché la parola negata diventi parola tollerata è sche. necessario, storicamente necessario, che essa si sotto- E mira ed è mirata, e in cor s’allegra, il celeberrimo verso ponga a una complessa opera di camuffamento. E del- leopardiano, coglie poeticamente la reciprocità dello l’azione reale, vietata la realizzabilità sul piano della sguardo, la gratificazione che passa attraverso essa; nella prassi, resta soltanto la possibilità di una sua trasfor- quale i ruoli vengono riconfermati –i giovani deside- mazione sul piano del simbolico. In esso resta traccia ranti, le ragazze desiderate, e così via– e l’identità cul- dell’esigenza irrisolta di una prassi adeguata; l’azione turale rinsaldata. simbolica va letta, ed è ovvio, non solo per ciò che essa Proprio perché il Corso o la Piazza sono essenzial- dice ma anche ed essenzialmente, per ciò cui allude. mente scena sulla quale si rappresentano azioni decisive Drammatica è anche, o può essere anche, qualsiasi per la vita della comunità, alcuni gesti debbono essere azione tendente a dare di sé stesso un’immagine all’altro, compiuti in tale spazio, non necessariamente inerenti spettatore del primo e attore-protagonista a sua volta; da 74
ANTROPOLOGÍA LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE questo punto di vista, qualsiasi rapporto dell’io all’al- ravvicinati –quasi un “falso movimento”– il tragitto non tro, qualsiasi aspetto dell’azione sociale è, o può essere, molto lungo da una chiesa a un’altra, al seguito della sta- drammatica. Drammatica possono essere, quindi, in que- tua dell’Addolorata che apre il corteo penitenziale sta prospettiva, i rituali dell’amore, i rituali dei saluti, secondo un’articolata drammaturgia che vede, volta a della conversazione (a tutti i livelli di comunicazione, volta, l’ingresso delle altre statue dei protagonisti della da quello verbale a quello gestuale e così via), come Passione. drammatica può essere l’insieme di parole, di gesti e di Si conferma così, se pur ve ne fosse bisogno, la atteggiamenti che caratterizzano i ruoli dei mendicanti costitutiva dimensione teatrale, sulla quale mi sono già (portatori di un tipo di espressività inventato sempre sul soffermato, di tanta parte della ritualità popolare. La filo della tradizione, atto a inserirsi in una comunità maggior parte di tali manifestazioni, infatti, possono come elemento ai limiti della norma), dei posteggiatori, essere indagate come una gigantesca messa in scena di dei venditori ambulanti, tutti rinvianti ad una ritualità sentimenti collettivi e di linguaggi dispiegati nel tempo- codificata per cui vi è perfetto adeguamento tra i sin- spazio sacralizzato teso al conferimento di senso delle goli individui e i ruoli tradizionali che assumono. Ma, a azioni collettive. livello ancora più generale, possono essere drammatica la Ricordando lo spargimento di sangue di Cristo e il gestione dello spazio rinvenibile in qualsiasi interazione potere salvifico di esso, è estremamente plausibile che sociale (per cui vi è una gamma di gesti pertinenti e una tale potere possa essere enfatizzato attraverso lo spargi- gamma di gesti non pertinenti); la stessa assunzione dei mento del sangue da parte di fedeli che, da un lato si ruoli nei diversi ambiti sociali: sfera “privata” e sfera identificano con il Salvatore; dall’altro si pongono come “pubblica”, settore familiare, settore del lavoro, settore rappresentanti della comunità supplice che attende dalla dei divertimenti, e così via presenta una precisa dimen- regalità divina fondamento e salvezza. Così è nei rituali sione drammatica per cui ognuno rappresenta la parte della flagellazione che ogni anno si ripetono a Nocera che ritiene di dover rappresentare. Terinese in Calabria, dove la mattina del sabato santo Ritornando con la riflessione sul Cristo morto, una grande statua della Madonna che sorregge il figlio figura centrale della drammatica popolare di cui si è sin viene portata fuori dalla chiesa e accompagnata in un qui discorso, va sottolineato che attorno a essa si orga- lento percorso processionale per l’intero paese. Portano nizza buona parte della ritualità folklorica, atta a garan- la statua e la seguono immediatamente i membri di una tire funzioni culturali essenziali, come già accennato, per confraternita, vestiti di bianco, con il capo cinto da una la sopravvivenza dell’intera comunità. corona di erba spinosa. La statua, nel corso della pro- Nei riti della Settimana Santa formalmente si cessione, si ferma davanti a edicole sacre, agli ingressi piange Cristo, la sua morte, ma così facendo è come se (si delle chiese all’interno delle quali sono statoi allestiti i pensi al valore fondante della fictio rituale) si piangesse la “sepolcri”, ornati con fiori, candele e piatti o vasi di morte di una propria persona cara o, in qualche maniera, grano germogliato. Quasi l’intero paese segue la proces- si prefigurasse la propria morte e si esprimesse lo smar- sione, cantando canti tradizionali o liturgici, mentre la rimento e l’angoscia per tale evento futuro. La figura di banda esegue brani del repertorio bandistico tradizio- Cristo è assunta così quale morto paradigmatico, in lui nale. si ricapitolano e si essenzializzano tutte le esperienze Improvvisamente la gente si scosta, tutti guardano possibili di morte individuale e da questo discende che verso un punto da dove giungono, velocissimi, due gli effetti della morte di Cristo possono ricadere a uomini, scalzi, vestiti in maniera inconsueta. Uno è cascata sui singoli: ad esempio, la vittoria di Cristo sulla vestito di nero con calzoni corti o mutande, il capo morte, il trascendimento da lui compiuto dalla datità di cinto da una corona di spine; l’altro è in rosso, con i essa consentono ai protagonisti della comunità la loro fianchi cinti da un panno e in mano una croce pure personale vittoria sulla morte, il loro personale trascen- rossa. L’uomo in nero avanza e si tira dietro l’altro, a lui dimento della carica nullificante di essa. In queste pro- attaccato con una corda. Quando giungono davanti alla cessioni si svolge, con particolare solennità, una sfilata statua della Madonna, l’uomo in nero si ferma, costrin- di carri devozionali o di gruppi statuari che riprendono gendo così la processione a fermarsi, e con un sughero figure essenziali dell’universo cattolico e punti salienti di nel quale sono conficcati tredici pezzi di vetro –l’og- una storia della pietà popolare custodita dalla memoria getto si chiama “cardo”– si percuote le cosce e le gambe folklorica. Si tratta, ad esempio, dei Misteri di Calta- facendo sgorgare abbondante sangue. Per far affluire il nissetta o di altre cadenze di una liturgia folklorica che sangue, la parte, prima di essere percossa, viene strofi- fissa con precisione luoghi, tempi e modi di svolgi- nata con un ruvido panno. Alla fine dell’operazione, mento. Altre volte la liturgia folklorica si è impegnata compiuta da diversi flagellanti in diversi momenti della nel prevedere specifiche modalità penitenziali. È il caso, processione, sulle gambe sanguinanti viene versato vino ad esempio, della processione de i perduni a Taranto che misto ad aceto, con la duplice funzione di disinfettare e si svolge dalle prime ore della sera del Venerdì Santo di impedire un’immediata rimarginazione delle ferite. fino alla tarda mattinata del Sabato, arco temporale Poi, la processione riprende il suo lento snodarsi, inter- impiegato dai devoti per compiere a piccolissimi passi rotta di tanto in tanto dall’arrivo di nuovi “flagellanti”, 75
La Semana Santa ANTROPOLOGÍA Y RELIGIÓN EN LATINOAMÉRICA il cui rito viene eseguito con un misto di partecipazione resto, la rappresentazione dei momenti della passione di e curiosità da tutti i fedeli. La flagellazione, infatti, non Cristo svolge la funzione di trasformare il dolore in costituisce un episodio isolato o marginale del rito del discorso –orale e visivo–, in racconto, assoggettandolo sabato santo a Nocera Terinese, ma è un dato costante così a un rigoroso protocollo narrativo, cioè a dire, ren- che si rinnova ogni anno e che viene considerato essen- dendolo umanamente dominabile. È come se si svol- ziale da parte della comunità che reagito violentemente gesse un’articolato itinerario alla parola, alla conquista di quando, circa sessant’anni fa, le autorità ecclesiastiche un linguaggio; del resto, Heidegger non ci ha avvertito tentarono inutilmente di proibire l’attuazione del rito. essere noi sempre e comunque “in cammino verso il lin- L’aspetto più eclatante della flagellazione è un momento guaggio”? di un rituale articolato in precise fasi, ugualmente isti- Il rito con le sue modalità così rigidamente codifi- tuzionalizzate a livello culturale. L’inizio del rito ha cate ci garantisce che la conquista della parola è possi- luogo nell’abitazione dei flagellanti, che hanno deciso bile, che essa, una volta padroneggiata, può svolgere di divenire tali per un voto, anche se in alcuni di loro ha tutta la sua funzione fondante. Da questo angolo visuale agito come fattore concomitante la tradizione familiare. la storia della ritualità popolare potrebbe essere letta In casa, dopo aver indossato l’abito rituale e fatto indos- come un ininterrotto tentativo di conquista della parola. sare l’altro abito all’accompagnatore, l’Ecce Homo, il fla- Le processioni della Settimana Santa nel Sud Ita- gellante si lava le cosce e le gambe con un decotto di lia, di cui ho riportato ampia esemplificazione, a Siviglia rosmarino che la precisa funzione di far affluire il san- come a Valladolid, come in tanti e tanti altri centri dei gue in quei punti dove si percuoterà con il “cardo” e di paesi del mediterraneo, sembrano iscriversi nella stessa rendere parzialmente insensibile quella parte del corpo. logica di teatralizzazione del dolore, qui sottolineata, e Prima di uscire e di compiere la fase culminante del rito, svolgono, presumibilmente la stessa funzione culturale. il flagellante beve assieme ai propri familiari. Per quanto riguarda i tratti folklorici del Sud d’Italia, Nel rituale dei flagellanti trova un’altissima cele- come non riflettere sul fatto che le regioni meridionali brazione quel linguaggio del sangue che costituisce una hanno avuto a lungo l’influenza culturale della Spagna, sorta di “filo rosso” che lega settori, istituti, tratti cul- per cui una sorta di enfasi della parola e del gesto pre- turali, forme specifiche, dimensioni apparentemente ete- sente nel Sud Italia può essere rapportata ad una persi- rogenee. stente influenza spagnola? Senza voler addentrarci in una descrizione partico- Nella prospettiva qui delineata, per quanto sche- lareggiata dell’amplissima fenomenologia relativa sarà maticamente, esse rivelano la loro essenzialità per la sopravvivenza culturale della comunità del noi-devoti, sufficiente ricordare la centralità dell’elemento sangue di quanti, cioè, partecipano –da fedeli o da spettatori nella religione popolare, nell’orizzonte magico, nel (comunque sempre protagonisti, pur con diversi gradi di diritto, nei rapporti interpersonali, e così via. Dall’esame consapevolezza)– di questi riti, che sollecitano più che di tale ampio materiale demologico ho tentato in altra una stupefatta ammirazione, tutto il nostro impegno sede di ricavare alcuni principi ordinatori di questa interpretativo. ampia fenomenologia. Sinteticamente essi possono Concludendo il discorso che qui si è tentato di svol- essere così formulati: gere, vorrei sottolineare che, sui dati acquisiti nel corso • Il sangue, in quanto elemento atto a dar vita, è della ricerca CNR, di cui ho detto all’inizio, ho avuto connesso alla morte. Esso può essere pertanto occasione di ritornare più volte nella mia pratica etno- segnalatore di morte grafica e nella mia riflessione antropologica e che que- • Il sangue si pone come elemento atto a dare vita, ste riflessioni sono state determinanti per il mio a fondarla, a renderla imperitura contributo all’opera già citata di Mariano Meligrana e • Il sangue, supremo regolatore della quotidianità, mia, Il ponte di san Giacomo, e per miei ulteriori interventi non è sottoposto alle norme del quotidiano, può su tale ordine di argomenti. infrangere le barriere del tempo, introduce al Su tale problematica si è sviluppata negli anni potere, richiama il potere, è potere un’ampia letteratura scientifica e questo non è avvenuto In questo ordito il sangue di Cristo , quello dei a caso. martiri e dei santi, dei loro devoti che si flagellano; dei È persino superfluo sottolineare che ogni tematica veggenti e mistici popolari che sillabano sul loro corpo può essere assunta quale oggetto di ricerca e che non ha un discorso di sofferenza e di riscatto, di quanti usano senso una gerarchia di argomenti; ciò che rende interes- il sangue per dare potenza magica alle loro azioni; il san- sante una ricerca antropologica non è l’argomento in sé, gue sparso in occasioni e momenti differenziatissimi, ma l’angolo visuale, la profondità dell’analisi e i risultati che dice storie di sofferenze, di espiazione e ansia di sal- critici raggiunti. Eppure, mi sembra sia legittima la con- vezza. siderazione che vi sono argomenti che, per la loro radi- Anche il pianto versato per la morte di Cristo, calità, la loro centralità nell’esistenza umana, la loro assunto nel suo ruolo paradigmatico, è insieme simbolo carica di verità non sono immediatamente equiparabili di espiazione e testimonianza di ansia di salvezza. Del a qualsiasi altro tema, compresi quelli apparentemente 76
ANTROPOLOGÍA LA SETTIMANA SANTA IN AREA MEDITERRANEA O DELLA TEATRALIZZAZIONE DEL DOLORE banali o scarsamente rilevanti. La morte appartiene alla mente, oltre che dell’oggetto del discorso antropologico, vita, costituendone la negazione assoluta, e scandendola del soggetto di esso, per cui anche sotto questo riguardo secondo un dolore non facilmente dicibile. La morte si mi sembra che l’antropologia confermi, nonostante sconta vivendo, è stato detto, e non c’è considerazione tutto, il suo essere costitutivamente autobiografia. scientifica atta a occultare tale tremendo privilegio, sif- fatta indicibile angoscia che marca la concreta esistenza dei singoli. Vedere, allora, come nelle diverse comunità BIBLIOGRAFÍA viene rivissuta la morte del Cristo, come uomini diversi DE MARTINO, Ernesto. Morte e pianto rituale. Dal lamento si rapportino a un elemento così centrale negli universi funebre antico al pianto di Maria. Torino: Bollati Borin- simbolici delle nostre società assume un valore notevo- ghieri, 1975. lissimo, quali che siano le singole acquisizioni critiche, FAETA, Francesco e RICCI, Antonello. Le forme della festa. condivisibili o meno, a seconda delle singole prospet- La Settimana Santa in Calabria: studi e materiali. Roma: tive scientifiche, ma questo inerisce sempre allo statuto Squilibri, 2007. del discorso scientifico. L’azione rituale, singolo seg- GULLO, Lillo e GULLO, Tano. Aliminusa. Roma: Savelli, mento in un orizzonte così denso di significato, diventa 1977. parola, e perciò fondamento della vita individuale e col- LOMBARDI SATRIANI, Luigi M. Menzogna e verità nella cul- lettiva. Buona parte della riflessione filosofica e antro- tura contadina del Sud. Napoli: Guida Editori: 1974. pologica contemporanea ha messo in luce, con ricchezza –––Il silenzio, la memoria e lo sguardo. Palermo: Sellerio, di argomentazioni, tale valore fondante della parola, l’es- 1979. senzialità dell’itinerario al linguaggio e dell’ininterrotto LOMBARDI SATRIANI, Luigi M. e MELIGRANA, Mariano. dispiegarsi di esso. Pur nella diversità di approcci, ogni Il ponte di san Giacomo. L’ideologia della morte nella società contributo scientifico mi sembra testimoni eloquente- contadina del Sud. Milano: Rizzoli, 1982. 77
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