Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Corso di Internet e Social Media Studies Proff. Giovanni Ciofalo - Simone Mulargia Anno accademico ...
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Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Corso di Internet e Social Media Studies Proff. Giovanni Ciofalo – Simone Mulargia Anno accademico 2018/2019
Identità Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Socializzazione e identità Sul versante della socializzazione, seguendo Besozzi, è possibile distinguere schematicamente tre fondamentali oscillazioni di senso del concetto, da riferirsi ad altrettanti modelli generali di interpretazione della società: • un modello funzionalista-integrazionista;; • un modello conflittualista • un modello interazionista-comunicativo RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Modello funzionalista-integrazionista Pensa la socializzazione come processo intenzionalmente messo in atto dalla società proprio per fini integrativi e conduce, attraverso il riferimento alla corretta interpretazione dei ruoli, a tipi di personalità stabili nel tempo RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Modello modello conflittualista Il valore fondativo per l’ordine sociale e l’azione per il contrasto delle spinte devianti è interpretato in termini di mantenimento del controllo delle classi dominanti dal modello conflittualista che, nella sua variante propriamente marxista, legge la socializzazione come elemento sovrastrutturale funzionale al mantenimento dei rapporti di produzione. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Modello interazionista-comunicativo L’idea di socializzazione che emerge nell’ambito del modello interazionista-comunicativo assegna all’individuo la caratteristica specifica di produttore di simboli, in grado di contribuire – attraverso la sua partecipazione – a una società che emerge intersoggettivamente come risultato delle molteplici attività di comunicazione (Ibid., pp. 116-131). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Tra socializzazione e identità L’identità può essere definita come il prodotto dei processi di socializzazione anche là dove il modello concettuale applicato per comprendere quei processi enfatizzi il carattere non oggettuale della produzione e valorizzi, invece, la natura partecipativa dei percorsi di costruzione identitaria RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Differenti socializzazioni, differenti identità La questione della possibilità di questo parallelismo socializzazione-identità è espressa da Besozzi (2006, pp. 132-145) che, coerentemente con il modello storico analitico dei tre approcci allo studio della socializzazione, sviluppa un’equivalente rassegna dei tipi di identità che scaturirebbero dalle differenti socializzazioni. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Quale ruolo per i mezzi di comunicazione? Non è che i media creino da soli nuove strutture di ruolo sociale: essi sfrangiano quelle esistenti e fanno penetrare nello sviluppo fisiologico e cognitivo per tappe successive e graduali, un «crollo» delle fasi socialmente distinte di esposizione a informazioni (relative ai ruoli sociali) che dovrebbero venire apprese progressivamente (Wolf 1992, p. 114). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Capire la contemporaneità per capire l’identità Sulla scia di Giddens (1990) si può affermare che il quadro contemporaneo si possa interpretare in riferimento ad alcuni cambiamenti di lungo periodo osservabili in relazione all’era moderna. • La separazione tra tempo e spazio, con la progressiva costruzione di un tempo standardizzato e slegato dal riferimento a un luogo specifico • La costituzione di un’idea di spazio che non coincide più con luoghi localmente significativi. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Possiamo plasmare attivamente la nostra identità? Nel ricevere e appropriarsi dei messaggi dei media, gli individui si impegnano inoltre in un processo di autoformazione e autocomprensione [...]. Aggrappandoci ai messaggi e incorporandoli abitualmente nella nostra vita, ci impegnano implicitamente nella costruzione di un senso di noi stessi. [...] Per mezzo dei messaggi e dei contenuti di significato forniti (tra le altre cose) dai prodotti dei media, plasmiamo attivamente la nostra identità (Thompson 1995, p. 67, corsivo dell’autore). MA: Thompson mette in guardia dal considerare i media l’esclusiva fonte di costruzione dell’identità) RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Abbandonare la sicurezza della comunità I cambiamenti nelle forme e nei tempi dell’interazione contribuiscono a strutturare un’esperienza sociale scorporata dalle forme tradizionali di organizzazione comunitaria Si osserva l’adozione, da parte delle forme istituzionalizzate di produzione della conoscenza, di uno stile fortemente riflessivo. Questi cambiamenti hanno un impatto decisivo sulle forme di aggregazione sociale dei soggetti e contribuiscono a ridefinire il senso percepito dell’identità delle persone. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Trasformazioni sociali e identità Alcune dimensioni per interpretare i nuovi percorsi esistenziali dei soggetti e le trasformazioni del senso stesso dell’identità • Il (quasi) definitivo tramonto della forza normativa degli assetti relazionali tradizionali • La pluralizzazione dei mondi di vita (con una segmentazione e complessificazione osservabile anche solo in termini di struttura delle relazioni) • La natura sempre più contestuale delle credenze L’istituzionalizzazione del dubbio come dispositivo interno ai processi di costruzione della conoscenza • La prevalenza delle esperienze mediate RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Gli altri come opportunità e limite Il portato relazionale del soggetto – inteso come insieme delle sue relazioni significative – smette di essere la base e la fonte dell’identità del soggetto, ma acquista il ruolo di palcoscenico privilegiato delle strategie di autorappresentazione identitaria Gli altri cessano di fornire un inquadramento solido e coerente al soggetto e diventano allo stesso tempo il referente obbligato a cui comunicare la propria identità, il proprio processo di faticosa costruzione dell’identità. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Identità secondo l’approccio struttural- funzionalista I diversi appprocci allo studio della socializzazione conducono a differenti descrizioni delle strategie di collegamento tra individui e gruppi sociali In termini struttural-funzionalisti, la ricerca dell’identità è incentrata sulla possibilità di identificazione concessa dalla corretta interpretazione delle aspettative sociali Il complesso di azioni che consentono l’interazione tra le istanze individuali e il cosiddetto sistema sociale. L’individuo, attraverso la socializzazione al ruolo, si accorda rispetto alle aspettative degli altri e può in questo modo sperimentare una certa coerenza identitaria. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Identità secondo l’approccio struttural- funzionalista: le necessità di equilibrio del sistema Secondo questa impostazione, l’interazione tra individui che interpretano i loro ruoli soddisfa le necessità di equilibrio del sistema L’individuo, attraverso i processi di socializzazione, viene addestrato a rispondere correttamente alle aspettative sociali;; impara cioè a interiorizzare norme e valori condivisi dalla collettività RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
L’identità del passato recente È, in un primo momento, una risposta solida, univoca o comunque tendente all’equilibrio. Come sottolinea Sciolla (2000), è possibile individuare tre tratti fondamentali dell’adesione dell’individuo ai ruoli sociali. 1. integrazione che viene esercitata dalla relazione sociale sull’individuo;; 2. identità tra individuo e ruolo che non prevede un differente grado di adesione e di interpretazione del ruolo;; 3. conformità di fondo che esclude che l’agire dell’individuo possa essere caratterizzato da elementi di autonomia (Sciolla 2000). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Lo schema dei processi identitari di Melucci Melucci declina i processi identitari secondo uno schema a quattro poli: 1. riconoscersi (auto-riconoscimento);; 2. essere riconosciuto da altri (etero- riconoscimento);; 3. riconoscersi diverso dagli altri (auto- differenziazione) 4. ottenere riconoscimento dagli altri, relativamente alla differenziazione (etero-differenziazione) (Melucci 2000, p. 122). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Identità forti / identità deboli è anche questione di semantica Perché il dibattito sull’identità è così polarizzato? Per Buckingham (2008), anche solo dal punto di vista della semantica del termine, utilizziamo un’espressione che fa riferimento a un qualcosa di identico a se stesso (e dunque tendenzialmente stabile nel tempo) per indicare invece una sostanza mutevole e sottoposta a forze di cambiamento che provengono sia dall’interno che dall’esterno dei soggetti RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Buckingham: attenzione a romanticizzare l’identità Quando poi la riflessione sull’identità si cala nell’osservazione dei comportamenti dei giovani, i margini per un dibattito sereno sembrano ridursi drasticamente. Prova ne è, secondo lo studioso inglese, una certa tendenza a romanticizzare la gioventù offrendone descrizioni che enfatizzano proprio la libertà di sperimentazione identitaria, resa ancora più muscolosa dall’utilizzo dei media digitali RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Alcuni pericoli nell’idea di sperimentazione identitaria Ogni qual volta cerchiamo di descrivere i processi di costruzione identitaria corriamo il rischio di mettere tra parentesi il peso delle differenze socio-culturali dei soggetti, il ruolo per niente ingenuo del sistema economico che ospita questi percorsi di costruzione dell’identità e anche l’effettiva consistenza sociale del fenomeno. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Le comunità § “Le comunità, almeno nella tradizione della ricerca sociologica, erano basate sulla condivisione di valori e di organizzazione sociale. I network sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali, siano essi individui, famiglie o gruppi. Di conseguenza, la principale trasformazione delle società complesse si è verificata attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come forme prime di socialità”. (Castells) § “La parola ‘comunità’ ha un suono dolcissimo;; evoca tutto ciò di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi. In breve, la ‘comunità’ incarna il tipo di mondo che purtroppo non possiamo avere, ma nel quale desidereremmo tanto vivere e speriamo di poter un giorno riconquistare […] Paradiso perduto o paradiso anelato: in un modo o nell’altro, di certo non si tratta del mondo che abitiamo né di quello che conosciamo per esperienza diretta” (Bauman, 2001, p. 5). Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 22
Uscire dai little boxes “I membri delle società organizzate in little boxes interagiscono (di volta in volta) solo con i membri dei pochi gruppi cui appartengono: normalmente, le nostre case, il vicinato, i gruppi di lavoro, le organizzazioni. Ci stiamo allontanando da modelli di società organizzati intorno ai gruppi, spostandoci verso modelli nei quali i confini tra i gruppi sono più permeabili, le interazioni avvengono con interlocutori differenziati, i legami si collocano all’interconnessione di network multipli e le gerarchie (quando esistono) sono meno pronunciate e talvolta ricorsive” (Wellman, 1999) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 23
Dai gruppi ai network (tratto da Rainie, Wellman, 2012) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 24
Castells: attenzione a generalizzare i comportamenti Già Castells invitava a una certa prudenza là dove ricordava che: Il gioco di ruolo e la costruzione di identità come base dell’interazione online sono una percentuale piccola della socialità incentrata su Internet, e questo ge- nere di pratica sembra essere decisamente concentrata fra gli adolescenti (Castells 2001, p. 119). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
La networked sociability per Castells (“socialità basata sui network”) Nella network society si produce una trasformazione della dimensione sociale […]:si verifica una tendenza alla costruzione del gruppo dei pari attraverso una socialità basata sui network (network sociability) La cultura dell’individualismo non conduce all’isolamento, ma cambia gli schemi della costruzione di socialità nei termini di contatti sempre più selettivi e auto-diretti. La nuova tendenza è dunque rappresentata dall’emergere della socialità basata sui network […]. Quando un network è condiviso da un certo numero di membri, esso diventa un gruppo di pari. In altre parole, la socialità basata sui network conduce sia a un network centrato sull’individuo, specifico rispetto a quell’individuo, sia alla formazione di gruppi dei pari, quando il network diventa il contesto di comportamento per i suoi partecipanti (Castells 2006, p. 161) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 26
Relazioni sociali e identità La riflessione sulle relazioni sociali è inscindibile da quella sull'identità “Il termine identità contiene almeno tre elementi: • la nozione di permanenza di un soggetto nel tempo, che permette di sfuggire alle variazioni dell’ambiente situate al di sotto di una certa soglia;; • la nozione di unità e unicità, che stabilisce i limiti di un soggetto e che permette di distinguerlo da ogni altro;; • infine l’identità è anche una relazione tra soggetti che permette loro di riconoscersi” (Melucci, 2000) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 27
Introducing identity • Un paradosso: identità deriva da idem;; ma il termine implica sia similarità che differenza: • Da un lato è qualcosa di unico per ciascuno di noi, cui tendiamo ad attribuire una certa coerenza (si pensi al dibattito sul “furto di identità”);; struggle to “be myself” • Dall’altro essa implica anche una relazione con un più ampio gruppo sociale (identità culturale, etnica, di genere, ecc.): in parte riguarda dunque ciò che condividiamo con altri;; “multiple identifications with others” • “On one level, I am the product of my unique personal biography. Yet who I am (or who I think I am) varies according to who I am with, the social situations in which I find myself, and the motivations I may have at the time (D. Buckingham, Introducing identity, in Youth, Identity and digital media, MIT Press, 2008) • L’identità è qualcosa che facciamo, più che qualcosa che siamo (D. Buckingham, Introducing identity, in Youth, Identity and digital media, MIT Press, 2008) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 28
Il dissequestro dell’esperienza • “Il sé non è considerato né il prodotto di un sistema simbolico esterno, né un’entità fissa che l’individuo può afferrare in modo immediato e diretto;; il sé è piuttosto un progetto simbolico che l’individuo costruisce attivamente sulla base dei materiali simbolici a sua disposizione, materiali che l’individuo ordina in un racconto coerente a proposito di chi egli sia – un racconto sulla sua identità” (Thompson, 1995, p. 293). • “Ciò che la crescente disponibilità di materiali mediati ha fatto è consentire al sé, inteso come progetto simbolico organizzato in modo riflessivo, di affrancarsi progressivamente dai suoi legami con i contesti pratici della vita quotidiana. Per quanto siano ancora situati in tali contesti e organizzino buona parte della loro esistenza in funzione delle richieste che da questi provengono, gli individui possono ora sperimentare eventi remoti, interagire con altri lontani, spostarsi temporaneamente in microcosmi mediati e, a seconda dei propri interessi e priorità, lasciarsene coinvolgere in misura più o meno profonda.” (Thompson, 1995, p. 322) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 29
Il “secondo sé”: prime riflessioni sull'identità online • La riflessione sull'identità online ha preso le mosse da contesti tecnologici (“web 1.0”) e teorici (“prima età” degli internet studies) molto differenti da quelli attuali • Turkle: Second Self (1984), La vita sullo schermo (1995) • Ponendo una netta separazione tra pratiche identitarie online e offline, alcuni autori hanno enfatizzato la dimensione di libera sperimentazione (priva da vincoli sociali, ma anche dai condizionamenti derivanti dalla storia individuale) correlata all’esperienza online • “Al soggetto è così riconosciuta la possibilità di auto costruirsi in modo del tutto autonomo, ossia affrancato da qualsivoglia forma di potere biopolitico attivo nei contesti quotidiani. Gli ambienti di rete sono definiti veri e propri ‘identity playground’, parchi-gioco dell’identità” (Tosoni, 2004, p. 68) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 30
Orientalismo digitale e postmodernismo radicale Mentre da una parte si ipotizzano gli effetti della cancellazione di indizi simbolici legati al corpo, dall’altra si dipinge un ambiente di fantasiosa seduzione (…) praticata attraverso la proiezione simulacrale dei corpi in rete. Allo stesso tempo, la rete è descritta come luogo di pericolo (…) I luoghi di cui si racconta sono luoghi di meraviglia e di stupore continuamente rinnovati…” (S.Tosoni 2004) “In passato le analisi si sono soffermate maggiormente sulla presentazione del sé online visto come qualcosa che si separava dall’identità personale per inserirsi in una serie di pratiche come l’abbellimento virtuale” (Stella et al, p. 90) Si favoleggiava di identità “disembodied” Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 31
Oltre il “secondo sé” Anche riferendosi criticamente ad alcuni suoi precedenti lavori, nel 2006 Turkle afferma «la nostra nuova intimità con le macchine ci costringe a parlare di un vero e proprio nuovo stato del sé» (Turkle, 2006, p. 121). L'utilizzo delle tecnologie digitali non porta alla costituzione di un sé separato, ma abilita nuove forme di costruzione identitaria Turkle 2006: tethered self (letteralmente, «sé legato, attaccato»);; tecnologie mobili alwayas on, differenti assunzioni di ruolo Non portiamo mai a termine il «percorso di studi» rappresentato dal lavoro sull’identità: «ciascuno, semplicemente, ci lavora utilizzando il materiale che ha a portata di mano in un particolare momento della sua vita» (Turkle 2006) Il mondo sociale online, in questo quadro, offre materiale aggiuntivo per un processo che attinge da numerose fonti Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 32
Media (digitali) e identità Ricapitolando: “le risorse alle quali ciascuno accede per costruire la propria identità sono in larga misura presenti anche nella realtà culturale e mediale, attraverso le quali l’individuo riesce ad attingere risorse simboliche utili a costruire le identità nelle relazioni con gli altri” (Stella et al, p. 88) Goffman: la rappresentazione del sé è una performance;; metafora drammatugica (scena e retroscena) Ciascuno di noi ricopre ruoli differenti in base alle situazioni sociali nelle quali è coinvolto. La necessità di self multipli e compositi oggi è incrementata dal momento in cui semplicemente la comunicazione pubblica si sposta negli spazi digitali Es. profilo LinkedIn vs profilo FB Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Identità e media digitali Oggi siamo sempre più consapevoli che la vita online non è mai decontestualizzata o disincarnata: numerosi studi hanno ormai mostrato che “lo spazio digitale è materialmente reale, socialmente regolato e discorsivamente costruito” (Stella et al., p. 91) “Gli spazi fisici e quelli digitali vanno pertanto a fondersi in un continuum che perde l’accezione reale/virtuale, online/offline per definirsi in toto semplicemente come esperienza e interazione, che sia essa mediata o meno”. Messa alla prova piuttosto che mistificazione dell’identità o presentazione di personalità differenti da quella “reale”. Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Social media e identità Muta l’accezione di anonimato, che diventa rilevante in porzioni sempre più delimitate della nostra esperienza online “Attraverso i continui feedback che riceviamo sui social media, l’identità è messa alla prova al fine di operare continui aggiustamenti che puntano nella direzione dell’accettazione sociale” (Stella et al., p. 92) Dimensione narrativa dell’identità (raccontarsi) Quando creiamo o aggiorniamo il nostro profilo sui social media, “ciò che vogliamo mostrare è il frutto di un continuo gioco di riflessioni su come ci potrebbero vedere gli altri, come vediamo noi stessi, come vorremmo che gli altri ci vedessero e su cosa vorremmo che gli altri vedessero (o non vedessero) di noi” (p.93)… Il processo è molto simile a quello che attuiamo offline Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Social media e identità “L’identità diventa un canovaccio a cui il soggetto lavora costantemente attraverso l’integrazione delle auto-narrazioni e delle narrazioni altrui, dei sistemi di relazioni, delle appartenenze, dei prodotti mediali che l’individuo crea e consuma” (Stella et al.,p.93) Peculiarità rispetto agli ambienti offline: tale performatività può lasciare tracce durature, possiamo ripercorrere gli atti comunicativi (nostri e altrui) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Comunità virtuali (?) • Le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che emergono dalla Rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare reticoli di relazioni sociali nel cyberspazio (Rheingold) • Lo sviluppo di comunità virtuali conferma della definitiva «separazione», nella società contemporanea, – tra locality – le appartenenze strutturalmente dipendenti dal luogo in cui si vive – e – sociability – le forme in cui si strutturano le relazioni sociali. Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 37
L’identità tra Giddens e Foucault Nel contrasto che Buckingham costruisce tra la teorizzazione di Giddens e il punto di vista di Foucault troviamo elementi di inconciliabilità tutt’ora operanti nella riflessione sul ruolo svolto dai videogames: se per Giddens i processi di cambiamento scaturiti dalla tarda modernità ci consegnano individui impegnati a costruire riflessivamente un progetto identitario (essendo venute meno le radici comunitarie dell’identità), Foucault legge quegli stessi processi in termini di interiorizzazione dei meccanismi di monito- raggio (Buckingham 2008, pp. 9-10). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Tecnologie dello stare assieme Alla base delle visioni più pessimistiche c’è la convinzione (già evocata a proposito dell’identità) che ambienti online e offline siano del tutto contrapposti e separati (cfr. nozioni di “cyberspazio” o “mondo virtuale”) Oggi gli individui in rete si connettono attraverso i social media condividendo emozioni, esperienze e avvenimenti che, nella maggior parte dei casi, provengono dalla loro vita quotidiana “La distinzione tra online e offline torna quindi utile solo per descrivere analiticamente l’interazione, allo scopo di definire se essa è mediata dal computer o si riferisce a situazioni di compresenza fisica” (p. 97) Le piattaforme digitali possono essere analizzate come ambienti che, come quelli fisici, offrono specifiche affordances e constraints, che si combinano con norme sociali e pratiche d’uso più o meno condivise Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Oltre la random sociability § Non appena le tecnologie di rete assumono la posizione e l’influenza sociale di un mainstream medium, si contrae radicalmente la possibilità (teorica) e la necessità (pratica) di «drammatizzare» le esperienze che si conducono negli ambienti virtuali. § “In contrasto con le affermazioni che considerano Internet sia come una fonte di una comunità rinnovata sia come una causa di alienazione dal mondo reale, l’interazione sociale offerta da questo mezzo non pare avere un effetto diretto sulla costruzione di modelli della vita quotidiana, genericamente parlando, se non per il fatto che aggiunge l’interazione on line ai rapporti sociali esistenti”(Castells) Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia Pagina 40
“Virtual togetherness” Bakardjieva: superare le accezioni normative che sorreggono l’idea di comunità;; la socialità online può assumere anche forme diverse da quella comunitaria La vera distinzione non è tra socialità on- e offline, ma tra un uso del web che prevede l’interazione con gli altri e il consumo in modo isolato di beni messi a disposizione dalla rete Nella virtual togetherness Bakardjieva distingue diversi tipi di relazione sociale, all’interno del continuum tra modo del consumo e modo della comunità: •Infosumer: ricerca di informazioni (analogo a lettura di una rivista);; lurker •Instrumental relations: internet rimane fonte di informazione, ma c’è più interesse a interagire con gli altri per raccogliere informazioni rilevanti •People and ideas in virtual public sphere: esplorare le idee nelle spere pubbliche virtuali (oltre a raccolta di informazioni , anche scambio e confronto con gli altri, stabiliscono relazioni) •Chatter: stile interazionale in cui la socievolezza non ha confini, si usa la rete per condividere qualcosa con gli altri utenti •Communitarian: rete come fonte di sostegno sociale;; sentimento di appartenenza Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Networked publics danah boyd: non ha senso parlare di comunità, perché non sempre i membri che appartengono a reti costruite mediante i media digitali si conoscono direttamente e spesso gli interessi o i comportamenti condivisi sono limitati Caratteristiche dei networked publics: Persistenza Replicabilità Scalabilità Cercabilità Sul piano delle relazioni i pubblici connessi sono meno densi e vincolanti rispetto alle comunit tradizionali, offrono la possibilità di ottenere riconoscimento e identificarsi con una causa comune (es.: hashtag conversations) Audience invisibili: i pubblici non sono sempre compresenti, non sempre siamo del tutto consapevoli di chi possano essere i nostri pubblici “Context collapse” RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Ludificazione della cultura e identità Jos de Mul (2015) analizzando le caratteristiche del processo di ludificazione della cultura offre una descrizione delle esperienze che i giocatori hanno all’interno dei videogame costruendo un ideale parallelo con i processi riflessivi messi in evidenza da Giddens. Ogni qual volta un giocatore si trova a narrare un’esperienza di gioco passata compie contestualmente un’operazione di interpretazione giocando con essa e preparandosi a intervenire nelle azioni future di gioco Il riferimento alla nostra identità (sotto forma di narrazione che dà coerenza momentanea alle differenti espressioni del nostro essere) ci aiuta a progettare il futuro. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Evitare un approccio deterministico all’analisi dei processi identitari Secondo de Mul le tecnologie ludiche non hanno causato questi cambiamenti, essendo invece radicati in processi complessi riferibili alla modernità, anche se il successo di queste tecnologie sta giocando a sua volta un ruolo non marginale nel dare forma a questo tipo di esperienze (Ibid., p. 342). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Verso una definizione di videogame identity La riflessione sul videogame vive sulla sua pelle queste contraddizioni, essendo di fatto una sorta di meta-ambito di studi che accoglie al suo interno sensibilità molto differenti (e anche voci autorevoli che non rappresentano necessariamente un punto di vista disciplinare specifico). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Verso una definizione di videogame identity All’interno di questo ambito di ricerca, uno dei terreni in cui si può osservare il tentativo di tematizzare esplicitamente il nesso socializzazione-identità è rappresentano dagli studi sui MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Games) Questi specifici oggetti videoludici, però, per l’elevato investimento richiesto ai giocatori in termini di gioco e per una struttura narrativa che valorizza l’alterità rispetto alla vita quotidiana, rappresentano un’opportunità e insieme un pericolo. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Verso una definizione di videogame identity La ricchezza delle interazioni tra giocatori consente di osservare davvero un senso del gioco socialmente condiviso (difficilmente banale ed episodico);; ma la straordinarietà delle esperienze vissute all’interno di un MMORPG invitano a una certa prudenza nell’estensione di quelle osservazioni alla totalità dei giocatori. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
I videogame come spazi pubblici Ducheneaut, Moore e Nickell analizzano i luoghi specifici di queste interazioni (Ducheneaut et al. 2004) con lo scopo dichiarato di leggere i fenomeni che prendono vita nei MMORPG alla luce delle teorie sociologiche sulle interazioni negli spazi pubblici. Gli autori fanno riferimento alla riflessione intorno ai cosiddetti «third places», designazione generica per una grande varietà di luoghi pubblici che ospita incontri regolari, volontari e informali fra persone che interagiscono oltre l’ambito lavorativo e domestico. Occorre, però, cogliere la consistenza specifica delle comunicazioni mediate in ambiente di rete, per placare la tentazione di semplici operazioni di traslazione metaforica del senso di alcune modalità di relazione RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Videogame identity e senso condiviso delle azioni di gioco In un’analisi delle espressioni linguistiche dei giocatori di Lineage come elementi che contribuiscono a costruire uno spazio sociale per le interazioni, Steinkuehler (2006) mette in evidenza come le interazioni tra giocatori necessitino di un costante processo di aggiustamento delle interpretazioni dei singoli per poter costruire un senso condiviso delle azioni di gioco. Questo senso comune che si sviluppa all’interno di uno spazio mediato socialmente condiviso può produrre esperienze in grado di incidere sui processi di costruzione e gestione dell’identità dei giocatori. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Gee: differenti forme di identità videoludica Gee analizza i processi di apprendimento che avvengono all’interno di un preciso dominio semiotico e assegna all’identità un ruolo essenziale per promuovere l’acquisizione delle conoscenze. Portando ad esempio proprio le azioni di gioco all’interno di un role-playing game, Gee individua tre differenti forme di identità, inserendosi a sua volta nel novero di quegli studiosi che rifiutano la contrapposizione dualistica tra identità on- line e offline. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Lo schema di Gee La virtual identity è l’identità costruita dal giocatore all’interno del gioco ed è rappresentata dal suo personaggio. La real world identity è l’identità del giocatore (che Gee riconosce essere formata dalla sommatoria dinamica di tante differenti identità). La projective identity rappresenta un elemento di collegamento tra le due identità. Una vera e propria interfaccia tra l’online e l’offline, in grado di trascendere (almeno parzialmente) sia le limitazioni del giocatore, sia quelle del personaggio di gioco. RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
Le regole di irrilevanza I giochi possono servire da punto di partenza. Essi illuminano chiaramente fino a che punto i partecipanti siano disposti a dimenticare ogni interesse apparente per il valore estetico, sentimentale o monetario del materiale usato, accettando quelle che potremmo chiamare regole di irrilevanza (Goffman 1961, p. 34). RadioMAster 16/10/10 Fonte: Francesca Comunello, Simone Mulargia
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