Il Sacramento del Matrimonio
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Il Sacramento del Matrimonio Il matrimonio cristiano si situa nel cuore del mistero del Cristo e vive della gratuità e della fedeltà dell'amore del Cristo, vive cioè del "rischio" dell'alleanza (specialmente a proposito dell'indissolubilità), perché ormai le attitudini rispettive di Cristo e della chiesa comandano quelle dello sposo e della sposa. Il matrimonio quindi non è più dominato, come nell'AT, dal dovere religioso di assicurare una discendenza, ma dalla costituzione di una comunità d'amore e di fedeltà, avente come fondamento e modello quella del Cristo e della chiesa. Il matrimonio è a servizio del regno ed è un modo di vivere il regno. Esso è perciò realtà valida e salvifica, che tuttavia è solo anticipo della pienezza del re- gno. Tradizione Liturgica Secc. I-III (IV) Non si hanno indicazioni chiare e probanti circa l'esistenza di una vera e propria celebrazione liturgica del matrimonio: si potrebbe quasi definire il matrimonio un avvenimento profano ad ispirazione cristiana: i cristiani infatti celebrano il loro matrimonio «come gli altri uomini» (Ad Diognetum 5,6), conformandosi agli usi civili: lo celebrano sotto la presidenza del padre di famiglia compiendo i soli gesti e riti domestici, come per es. quello di unire le mani dei futuri sposi. I cristiani però hanno sempre tenuto presenti «le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro società spirituale» (Ad Diognetum 5,4), sentendo con profondità l'urgenza della novità che essi portavano nella storia; per questo hanno eliminato dalla loro liturgia domestica ogni aspetto della religione pagana (quale ad es. il sacrificio agli dèi familiari, gli eccessi licenziosi del corteo nuziale). Hanno dato una particolare importanza alla procreazione e all'educazione dei figli (Ad Diognetum 5,6). La rilevanza ecclesiale del matrimonio è sottolineata da Ignazio di Antiochia, che quasi invita i cristiani a sposarsi solo con l'approvazione del vescovo (Ad Polycarpum 5, 2). Anche Tertulliano accenna al fatto che i cristiani, in occasione del matrimonio, a volte partecipano alla celebrazione del sacrificio eucaristico ed ottengono una particolare benedizione (Ad uxorem 2,9 = CSEL 70, 123). Il vescovo era pure presente nel matrimonio degli schiavi, dei catecumeni, degli orfani e del clero. Secc. IV-XIV (XV) In questi secoli si vengono progressivamente delineando gli elementi della celebrazione liturgica, mediante una graduale evoluzione dal matrimonio come avvenimento profano-civile ad ispirazione cristiana al matrimonio come avvenimento cristiano nella chiesa. Due sono i poli attorno ai quali ruota lo sviluppo della celebrazione: a . Matrimonio e consenso - È possibile innanzitutto constatare il profondo influsso del diritto romano nei confronti del pensiero cristiano, che accoglie il valore del consenso come fatto costitutivo del matrimonio: secondo il diritto romano, infatti, solo il consenso è strettamente necessario al matrimonio, qualunque ne fosse la forma (erano cioè considerate elementi secondari le diverse costumanze nuziali con cui veniva celebrato il matrimonio ed espresso il consenso). La chiesa si preoccupava che il consenso umano libero venisse espresso e fosse una realtà soprattutto nel caso del matrimonio dei poveri. Nel frattempo però i vari riti (riguardanti l'anello, la dote, la consegna della sposa, la testimonianza di parenti ed amici) erano ancora compiuti nell'ambito familiare, anche se sotto lo sguardo vigilante del sacer- dote: non erano stati ancora trasformati in riti liturgici, come avverrà più tardi. E’ a partire dai secoli successivi all'epoca carolingia[1] che la chiesa rivendica competenza giuridica sul matrimonio e dispone che il consenso e la conseguente consegna del pegno nuziale vengano espressamente dichiarati in presenza del sacerdote (secc. IXX [XI])[2], in chiesa o, più spesso, davanti alle porte della chiesa, come indicano parecchi rituali dei secc. XI-XIV[3]; a questo atto seguirà poi la celebrazione della messa con la benedizione della sposa. Lo scambio dei consensi ebbe per la prima volta sanzione liturgica in Normandia. Per conferirgli il massimo di pubblicità, si convenne che l'atto avrebbe avuto luogo non più nella casa della fidanzata, bensì alla porta della chiesa, davanti alla casa di Dio: per questo motivo
l'espressione «in facie ecclesiae» ebbe dapprima un senso puramente materiale. I due Ordines più antichi del matrimonio «in facie ecclesiae» sono testimoniati da un Messale di Rennes e da un Pontificale in uso nell'abbazia normanna di Lire[4]. In Italia invece bisognerà arrivare fino al concilio di Trento, che esige obbligatoriamente la presenza del parroco, per vedere l'affermarsi di tale prassi, mentre fino a quel momento il consenso era ricevuto dal notaio. Infine la formula «Ego coniungo vos» (con l'invito a stringersi la mano destra) è attestata per la prima volta da un Ordo di Rouen della fine del sec. XIV[5]. b. Il velo e la benedizione nuziale durante l'eucaristia - A partire dalla metà del sec. IV è attestata una benedizione presbiterale che accompagna la consegna del velo durante l'eucaristia[6]: siamo di fronte a un rito che vuole semplicemente esprimere onore (esso infatti è obbligatorio per i chierici ed è rifiutato alle prostitute, ai fornicatori, in occasione delle seconde nozze). Non si tratta del flammeum di Roma, che copre la testa della fidanzata già all'inizio della cerimonia nella casa paterna; è invece un velamen sacerdotale, perché viene steso dal vescovo, e in modo da coprire completamente la sposa e le spalle dello sposo, il cui capo resta scoperto. Diverse sono le testimonianze che ci documentano il testo della benedizione della sposa (insieme ai testi della messa nuziale): il sacramentario Veronese, ripreso poi e ritoccato dal sacramentario Gelasiano e dal sacramentario Gregoriano[7]. La centralità della sposa nella preghiera di benedizione[8] sembra dovuta, oltre che all'influenza dei costumi-legislazione longobardo-franco-germanico-romana, anche alla teologia paolina espressa in 1Cor 11,2-5 (soprattutto 7-8), secondo la quale l'uomo, immagine di Cristo, è capo della donna immagine della chiesa: per la donna il marito diventa dunque figura Christi («nubat in Christo»: sacramentario Gregoriano), per cui la fedeltà e soggezione della sposa al marito è un servizio reso a Cristo. Inoltre la velazione della sposa è comprensibile se la si mette in relazione alla velazione delle vergini consacrate a Dio («virgines Deo sacratae»), consacrazione di cui le nozze costituiscono il "sacramento" o realizzazione simbolica nella vita nel mondo. In questo periodo infatti si va affermando la velatio virginis, che è appunto la solenne consacrazione di una vergine. Orbene la sposa cristiana, mediante la velazione, veniva posta accanto alla vergine consacrata nella stessa prospettiva dell'unione col Cristo: unione che, mentre nella verginità va diretta al suo scopo, attraverso il segno delle nozze, nella vita coniugale, vi giunge mediatamente. Il matrimonio cioè rende visibile la realtà nuziale del mistero di Cristo, la verginità rende visibile l'aldilà di questa realtà. Il rituale del 1614 Questo Rituale, rimasto in vigore fino al 1969, contiene e codifica l'Ordo medievale circa lo scambio dei consensi «in facie ecclesiae», la congiunzione delle mani con la formula sacerdotale «Ego coniungo vos», la benedizione dell'anello nuziale della sposa, la formula di conclusione. L’ORDO CELEBRANDI MATRIMONIUM La costituzione liturgica SC (77-78) non solo aveva ravvisato la necessità di una riforma del rito del matrimonio, ma aveva anche indicato alcuni criteri. Il nuovo rituale, nelle sue linee teologico-liturgiche, si presenta ora come un forte contributo alla comprensione della tipicità dello sposarsi nel Signore. Dal punto di vista celebrativo - Certamente il fatto più rilevante è che il nuovo OCM inserisce la celebrazione del matrimonio durante la messa (SC 78), facilitando così la lettura-comprensione-annuncio della realtà celebrata come realtà strettamente legata all'alleanza, di cui l'eucaristia è la celebrazione vertice: da giuridico, l'accento si è fatto teologico. In secondo luogo l'eucologia del nuovo OCM - per circa due terzi consistente di nuove composizioni e per il resto di rifacimenti di testi antichi - diventa capace di rivelare la ricchezza della realtà matrimoniale[9]. In terzo luogo si stabilisce anche per questo sa- cramento l'importanza della liturgia della Parola (SC 78). Lo stesso lezionario, ulteriormente arricchito nella 2a edizione dell'OCM (1991), oltre che offrire una scelta di letture piuttosto abbondante nella quantità e nella varietà dei temi trattati, aiuta a collocare il matrimonio in un più ampio contesto di vita cristiana e di storia della salvezza, all'interno del quale risalta più chiaramente il suo valore di segno sacramentale. Mentre l'OCM (1969) offriva tre riti, poi ripresi nell'edizione italiana («durante la messa», «senza la messa» e «tra un cattolico e un non battezzato»); l'OCM (1991; cfr. Praen. 25) aggiunge, in base al CIC 1112 quello «coram assistente laico».
La liturgia del matrimonio si articola sempre in quattro momenti: le domande, il consenso, la benedizione e consegna degli anelli e la preghiera dei fedeli, ma OCM (1991) ha ora titolato meglio tutto il rito e dunque anche questi quattro momenti, come già era avvenuto per la traduzione italiana (SM 1975). È certamente possibile, attraverso il fluire stesso del rito e la sua espressione verbale, cogliere la realtà degli sposi come protagonisti della celebrazione: il ministro (che riceve il consenso) si configura come espressione della chiesa che è stata testimone della realtà avvenuta e che si associa poi al rito con la pre- ghiera comune. Alcune note pratiche Celebrazioni gioiose che, quando si situano in un contesto di fede vissuta e condivisa, sono tra i momenti più belli della vita dell'intera comunità parrocchiale, e il rendimento di grazie al Signore fluisce spontaneo dal cuore di sacerdote e fedeli. Ma spesso purtroppo non è così e qualche volta rimane l' amaro in bocca ai sacerdoti e a quanti condividono il loro lavoro pastorale, in quanto si viene in contatto con persone ordinariamente lontane dalla pratica liturgica e anche da una minima vita di fede, del tutto ignare di gesti, parole, significati. Si sperimenta allora stridente la contraddizione tra la celebrazione eucaristica, in cui normalmente il rito nuziale è inserito, e un'assemblea distratta e annoiata fino all'inconsistenza o animata solo da momentanee pulsioni emotive. Spesso ci si lamenta per questo, ma bisogna riconoscere che questi incontri costituiscono pur sempre un' occasione di evangelizzazione in un momento significativo e quasi sempre intensamente vissuto. Anzi, in certi casi il desiderio di "fare qualcosa di bello", "di memorabile", anche se indistinto, facile preda del "matrimonificio" commerciale, è una spia che rivela la percezione di un rilievo, di un forte coinvolgimento. Con un po' di accortezza si può partire dal desiderio di far festa per scoprire i motivi per cui questa festa è giusta e opportuna, e i modi con cui la giusta aspirazione degli sposi possa realizzarsi in modo significativo e originale. Ma ciò richiede tempo, conoscenza reciproca, franchezza nel porre alcuni limiti invalicabili (e nel motivarli) senza timore di "perdere il cliente". Un serio esame di coscienza porterebbe forse a riconoscere che talvolta viene a mancare da parte della parrocchia quell'azione pedagogica e catechetica alla quale i fedeli hanno diritto e senza la quale vengono implicitamente confermati in una percezione del fatto liturgico erronea o carente. Alcuni esempi: quanti matrimoni si celebrano nelle rispettive parrocchie, o almeno sono celebrati dal parroco degli sposi ? Ci sono chiese storiche nelle quali i posti degli sposi sono in presbiterio: perché? E se il presbiterio è ciò che il nome dice, perché si permette che ci stazionino in permanenza tre o quattro fotografi con un corredo di apparecchiature e cavi da fare invidia a Cinecittà? Che un bel banco posto al centro sia riservato agli sposi può essere una bella sottolineatura, ma che esso assuma proporzioni da catafalco, con profluvio di tappeti e drappi, non è un po' eccessivo (e anche un po' pacchiano)? E se una persona del tutto ignara dovesse indovinare il ruolo dei testimoni dal banco drappeggiato a essi riservato, che idea si farebbe? I fiori ornano l'altare o lo usano come portavasi? Il canto è il concerto di un solista o la preghiera di una comunità? Ciò che si canta ha vagamente a che fare con la partecipazione degli sposi "al mistero dell'unità e dell'amore fecondo tra Cristo e la Chiesa" (Sacramento del matrimonio, n. 1) o siamo ancora allo "straziato mio cor" di una serenata? Qualcuno si prende la briga di parlare con l'organista e di spiegargli che la preghiera eucaristica non è un piano-bar con sottofondo musicale? Capita di trovarsi in celebrazioni nelle quali non solo le norme liturgiche, ma anche i criteri artistici e quelli del buon gusto sono beatamente ignorati, e il parroco o rettore della chiesa è ridotto al ruolo di un, sia pur prestigioso, affittacamere. Nonostante molte diocesi abbiano emanato normative precise, c'è ancora qualche religioso che accoglie i fidanzati mostrando il catalogo: addobbo rosso o azzurrino? E come dimenticare il fioraio da cui fui rampognato perché mi ero permesso di spostare una enorme composizione floreale che davanti all'altare nascondeva il tabernacolo? Il motivo: l'addobbo era stato pensato così e poteva accadere che la coppia non gradendo l'assenza di fiori davanti all' altare, facesse pubblicità negativa al fioraio con conseguente perdita di lavoro. Servono commenti?
Mancando i collaboratori e i ministri abituali, qualche sacerdote tenta di arrangiarsi con chi c'è e mediamente il risultato non è soddisfacente: ministranti presi tra i più piccoli presenti, letture proclamate da lettori improvvisati e privi di confidenza col testo biblico, che balbettano o declamano, talvolta commossi fino alle lacrime, il parente aspirante tenore che urla l'Ave Maria, processioni offertoriali con carabattole di ogni genere; indimenticabile il casco da vigile urbano per indicare il mestiere dello sposo: e se fosse stato un impiegato delle pompe funebri? La presenza dei ministranti è spesso problematica per motivi di giorno e orario, ma riuscire a garantirla è un piccolo segno dell' attenzione della comunità a una celebrazione che non si vuole lasciare ai margini della vita parrocchiale. Le particolarità del servizio sono minime: all'inizio il sacerdote con i ministranti può recarsi alla soglia della chiesa per accogliere gli sposi. Questo gesto merita migliore valorizzazione: crea un contatto, permette una parola di accoglienza (e la conoscenza dei presenti) e soprattutto fa dell'ingresso in chiesa un momento comunitario, proteso all'altare del Signore, e non un duplice corteo trionfale dei due protagonisti, con i parenti che aspettano già ai banchi e il sacerdote, terzo incomodo, che fa continuamente capolino dalla sagrestia in (im)paziente attesa che si concludano l'andirivieni di fotografi e parenti, lo svolazzare dei veli e le note della marcia nuziale. Nella processione introitale i ministranti, portando eventualmente croce e candele, precedono il sacerdote, gli sposi, che possono essere accompagnati dai genitori secondo l'uso, e i loro familiari e amici. Le letture saranno opportunamente proclamate da chi ha annunziato la Parola agli sposi, non esclusi i genitori, se sono in grado di farlo. Non è opportuno invece che siano gli sposi stessi a leggere: quel giorno sono loro i primi ascoltatori. Per 1a liturgia del sacramento i ministranti accompagnano il sacerdote tenendo il libro e il microfono. Per le risposte e lo scambio del consenso, naturalmente, il microfono va porto agli sposi. Normalmente gli sposi preferiscono la formula assertoria a quella interrogativa. Ottimo. Poi però devono leggerla. Il risultato è che lo sposo prende la mano della sposa e parla girando la testa dall'altra parte (cioè verso il foglietto poggiato sul banco). Se la memoria e l'emozione rendono necessario il testo, un ministrante potrebbe porgere il libro in modo tale che gli sposi, guardandosi in faccia, possano avere anche il testo vicino, se ne hanno bisogno. Dopo il rito nuziale la messa continua con la preghiera dei fedeli, e si avrà cura che le preghiere non siano monotematiche. Dopo la preghiera del Signore si omette l'embolismo ("Liberaci, o Signore..") e il sacerdote pronunzia la preghiera di benedizione degli sposi, per la quale il rituale prevede tre formule. È l'antica preghiera super sponsam, che una volta si ometteva in caso di matrimonio di una vedova. Oggi le norme liturgiche non fanno riferimento a tale prassi. È possibile dare la comunione sotto le due specie. La disciplina italiana del matrimonio concordatario prevede che la firma dell'atto sia preceduta dalla lettura di alcuni articoli del codice civile: è un atto che il sacerdote è tenuto a compiere in quanto facente funzione di ufficiale di stato civile; non si tratta di un atto liturgico e non si svolge all'ambone. L'altare poi... non è un tavolo su cui poggiarsi per firmare l'atto di matrimonio. Colgo l'occasione per invitarvi a leggere quanto si dice a proposito dell'altare in PNMR ai nn. 259-267 ed ancora in Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana al n. 14. Dopo la messa entra solitamente in vigore un altro cerimoniale, quello laico, che non ammette alcuna creatività e originalità: lancio del riso, automobile spropositata presa a nolo (con o senza barattoli legati dietro), fotografie in luoghi ameni con effetti speciali, pranzo o cena interminabili (anche con orchestrina), lazzi boccacceschi, torta, bomboniere, scherzi finali in casa. È curioso che molti giovani refrattari a ogni divisa e a ogni uniformità siano poi pronti a cedere su tutti i fronti di fronte al consueto copione del matrimonificio. Ci sono eccezioni: ricordo di aver letto su una rivista di un matrimonio con pranzo in piedi per tutti quelli che avevano partecipato alla celebrazione nel salone parrocchiale, senza ambasce e lunghe consultazioni previe per la lista degli invitati, macchina dello zio e servizio fotografico di un amico, senza effetti speciali, confetti per tutti senza orpelli costosi (alzi la mano chi non ha mai pensato di fronte all' ennesima bomboniera: "e ora che ci faccio?"). Tirchieria? No. Tutto ciò che si risparmiò fu donato per iniziative di carità perché i poveri condividessero la gioia e si unissero alla benedizione. Chissà che queste eccezioni non riescano a diffondersi, e che molte coppie generose passino dal matrimonio in chiesa al matrimonio tra cristiani. Evviva gli sposi!
Il nuovo Rito del MATRIMONIO IL MATRIMONIO NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA. Il sacerdote può accogliere gli sposi alla porta della chiesa, e in processione, preceduto dai ministranti, si reca all’altare. Seguono gli sposi, accompagnati dai genitori e dai testimoni, per disporsi al luogo preparato per loro. E’ una possibilità di accoglienza, non contemplata nel vecchio rito, ma che evidenzia i personaggi del matrimonio. Una prima novità importante è l’inserimento, a questo punto, della Memoria del Battesimo, inizio della vita nuova nella fede, sorgente e fondamento di ogni vocazione. Con il ricordo del Battesimo gli sposi vogliono ringraziare Dio per il dono ricevuto e chiedere di rimanere sempre fedeli all’amore a cui sono stati chiamati. Segnando prima sé stesso con l’acqua benedetta, il sacerdote asperge gli sposi e l’assemblea dei fedeli. Nella Liturgia della Parola, la novità è nell’arricchimento del Lezionario, che contiene 82 brani, tra cui scegliere quelli più appropriati alla celebrazione. C’è anche una novità gestuale: la venerazione dell’Evangeliario da parte non solo del sacerdote, ma anche degli sposi. Gesto che esprime il rispetto verso la Parola di Dio proclamata. Terminata la liturgia della Parola e l’Omelia, si svolge la Liturgia del Matrimonio. Il consenso degli sposi è preceduto dall’interrogatorio del sacerdote, circa la libertà, la fedeltà, l’accoglienza e l’educazione dei figli. Questa è la prima forma. Ma c’è una seconda forma, totalmente rinnovata, in cui gli sposi dichiarano le loro intenzioni a sé stessi, pronunciando insieme l’impegno ad amarsi e sostenersi l’un l’altro per tutta la vita, e ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà loro donare ed educarli secondo la Parola di Dio e l’insegnamento della Chiesa. Gli sposi invitano poi i fratelli e le sorelle presenti a pregare con loro e per loro, perché la nascente famiglia cristiana diffonda nel mondo luce, pace e gioia. La manifestazione del consenso può esprimersi scegliendo una delle tre forme riportate dal rito. La prima, quella più conosciuta, così recita: “Io accolgo te come mio/a spo-so/a, con la grazia di Cristo, prometto di STRUTTURA DELLA CELEBRAZIONE esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. La seconda forma, più coinvolgente A. Riti di introduzione: ed espressiva, è un dialogo tra lo sposo e la sposa: “Vuoi unire la tua vita alla mia, - Accoglienza nel Signore che ci ha creato e redento?” L’altro risponde: "Sì, con la grazia di Dio, - Saluto dell’assemblea lo voglio", e insieme gli sposi proclamano: “Noi promettiamo di amarci fedelmente - Memoria del Battesimo nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di sostenerci l’un l’altro tutti - Gloria (quando previsto) i giorni della nostra vita”. L’inciso “con la grazia di Dio” ribadisce la - Orazione colletta. sacramentalità del vincolo e che solo con la grazia del Signore gli sposi possono affrontare e superare le difficoltà della vita quotidiana. E’ una marcia in più che B. LITURGIA DELLA PAROLA: hanno nei confronti di coloro che scelgono il matrimonio civile o che hanno - Prima lettura disatteso il dono del Battesimo. Nella terza forma, da usarsi nei casi di vedovi, - Salmo responsoriale anziani, o per altri motivi pastorali, il sacerdote richiede il consenso sotto forma di - Seconda lettura domanda: “vuoi accogliere N.N. come tuo/a sposo/a nel Signore, promettendo di - Canto al Vangelo essere sempre fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di - Vangelo amarlo/a, onorarlo/a tutti i giorni della tua vita?” Gli sposi rispondono “sì”. Dopo - Venerazione dell’Evangeliario la dichiarazione del consenso e la benedizione degli anelli, il rito del matrimonio - Omelia prevede l’incoronazione degli sposi, come segno della loro partecipazione alla regalità di Cristo. Questa consuetudine già esiste in alcuni luoghi dell’Italia C. Liturgia del Matrimonio: meridionale, e in quelle chiese cattoliche di rito greco-bizantino, come a S. Nilo a - Interrogazioni prima del consenso Grottaferrata, a Piana degli Albanesi e a Lungro in Calabria. Negli altri luoghi è - Manifestazione del consenso possibile l’incoronazione con il permesso dell’Ordinario. Il sacerdote tenendo le - Accoglienza del consenso corone nuziali, dorate, argentate o di fiori, sul capo degli sposi, con le braccia - Benedizione e consegna degli anelli incrociate, incorona prima lo sposo e poi la sposa, dicendo: “N.N. servo/a di Dio, - Incoronazione degli sposi ricevi N.N. servo/a di Dio come corona” e prosegue “O Signore, nostro Dio, - Preghiera dei fedeli incoronali di gloria e di onore”. Le corone verranno tolte prima della benedizione e invocazione dei santi nuziale. Per la benedizione nuziale, che può essere anticipata a questo punto oppure si può tenere dopo il Padre nostro, il sacerdote può scegliere tra 4 preghiere. D. LITURGIA EUCARISTICA: Accanto alle 3 formule già presenti nel precedente rito, ne compare una quarta, - Presentazione dei doni composta appositamente, che prevede l’intervento dell’assemblea con - Orazione sulle offerte l’acclamazione. Il testo accentua la lode trinitaria e sviluppa la supplica affinché gli - Preghiera Eucaristica sposi, segnati dal fuoco dello Spirito, diventino Vangelo vivo tra gli uomini, fino al - Dossologia giorno in cui potranno con i loro cari lodare in eterno il nome del Signore. Durante la benedizione si può fare sugli sposi l’imposizione del velo (velazione), segno di E. Riti di Comunione: comunione di vita che lo Spirito, avvolgendoli con la sua ombra, dona loro di - Padre nostro vivere. Anche questa consuetudine, in vigore dove esiste l’incoronazione, si può - Velazione esprimere nella liturgia del matrimonio sempre con il permesso dell’Ordinario. I - Benedizione nuziale genitori e i testimoni tengono disteso il velo sponsale sul capo di entrambi gli (può tenersi anche subito dopo la sposi, per tutta la durata della benedizione. Dopo la preghiera dei fedeli il benedizione e consegna degli anelli) sacerdote invita i presenti a invocare i Santi, specialmente quelli che vissero in - Benedizione nuziale stato coniugale, ricordando particolarmente S. Giuseppe, sposo di Maria, i Santi - Scambio della pace Gioacchino ed Anna, i Santi Zaccaria ed Elisabetta, Santa Monica, Santa Rita, - Comunione Santa Giovanna Beretta Molla. Segue poi la Liturgia Eucaristica, dove si fa - Orazione dopo la comunione menzione degli sposi e della loro unione in Cristo nel sacro rito del matrimonio. L’ultima particolarità del rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica è la F. Riti di conclusione: consegna della Bibbia, al termine della lettura dell’Atto di matrimonio. E’ un dono - Lettura articoli Codice Civile che il sacerdote offre agli sposi perché la Parola di Dio, che ha illuminato il - Benedizione solenne e congedo cammino di preparazione e la celebrazione del matrimonio, custodisca e - Lettura e sottoscrizione accompagni la vita della nuova famiglia, un dono che gli sposi testimonieranno dell’Atto di Matrimonio nella quotidianità della vita.
LITURGIA DEL MATRIMONIO La sposa: Io N., accolgo te, N., come mio sposo. Interrogazioni prima del consenso Con la grazia di Cristo Carissimi N. e N., prometto di esserti fedele sempre, siete venuti insieme nella casa del Padre, nella gioia e nel dolore, perché la vostra decisione di unirvi in Matrimonio nella salute e nella malattia, riceva il suo sigillo e la sua consacrazione, e di amarti e onorarti davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità. tutti i giorni della mia vita. Voi siete già consacrati mediante il Battesimo: ora Cristo vi benedice e vi rafforza con il sacramento nuziale, SECONDA FORMA perché vi amiate l’un l'altro con amore fedele e inesauribile Lo sposo: e assumiate responsabilmente i doveri del Matrimonio. N., vuoi unire la tua vita alla mia, Pertanto vi chiedo di esprimere davanti alla Chiesa nel Signore che ci ha creati e redenti? le vostre intenzioni. La sposa: Sì, con la grazia di Dio, lo voglio. PRIMA FORMA N., vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? N. e N., siete venuti a celebrare il Matrimonio Lo sposo: senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli Sì, con la grazia, di Dio, lo voglio. del significato della vostra decisione? Insieme sposo e sposa: Noi promettiamo di amarci fedelmente, Gli sposi rispondono: Sì. nella gioia e nel dolore, Siete disposti, seguendo la via del Matrimonio, nella salute e nella malattia, ad amarvi e a onorarvi l’un l'altro per tutta la vita? e di sostenerci l’un l’altro tutti i giorni della nostra vita. Gli sposi rispondono: Sì. Siete disposti ad accogliere con amore Accoglienza del consenso i figli che Dio vorrà donarvi Il Signore onnipotente e misericordioso e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa? confermi il consenso Gli sposi rispondono: Sì. che avete manifestato davanti alla Chiesa e vi ricolmi della sua benedizione. L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce. SECONDA FORMA Tutti: Amen. Compiuto il cammino del fidanzamento, illuminati dallo Spirito Santo Benedizione e consegna degli anelli e accompagnati dalla comunità cristiana, siamo venuti in piena libertà Signore, benedici ? questi anelli nuziali: nella casa del Padre gli sposi che li porteranno perché il nostro amore riceva il sigillo di consacrazione. custodiscano integra la loro fedeltà, Consapevoli della nostra decisione, rimangano nella tua volontà e nella tua pace siamo disposti, e vivano sempre nel reciproco amore con la grazia di Dio, Per Cristo nostro Signore. ad amarci e sostenerci l’un l'altro Tutti: Amen. per tutti i giorni della vita. [Ci impegniamo ad accogliere con amore i figli Lo sposo, mettendo l’anello al dito anulare della sposa, dice: che Dio vorrà donarci N., ricevi questo anello, e a educarli secondo la Parola di Cristo segno del mio amore e della mia fedeltà. e l'insegnamento della Chiesa]. Nel nome del Padre e del Figlio Chiediamo a voi, fratelli e sorelle, e dello Spirito Santo. di pregare con noi e per noi perché la nostra famiglia Quindi la sposa, mettendo l'anello al dito anulare dello sposo, dice: diffonda nel mondo luce, pace e gioia. N., ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Manifestazione del consenso Nel nome del Padre e del Figlio Se dunque è vostra intenzione unirvi in Matrimonio, e dello Spirito Santo. datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso. PRIMA FORMA Lo sposo: Io N., accolgo te, N., come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
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