Ultimi prima gli sui passi di don Oreste - Azione Cattolica Italiana

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 prima gli
Ultimi
sui passi di don Oreste

TRACCIA DIOCESANA DEL SETTORE GIOVANI
  PER CAMPI SCUOLA DEI GIOVANISSIMI

            ESTATE 2019
1
SOMMARIO

Introduzione                      3

Brano di riferimento              4

Il testimone                      5

Prima giornata                    6

Seconda giornata                  9

Terza giornata                    13

Quarta giornata                   17

Quinta giornata                   21

Note                              26

                          2
Introduzione

Questo campo scuola nasce quasi di fretta, ma non per
caso. Come infatti contraddistingue l’Equipe diocesana
del Settore Giovani di Azione Cattolica, l’attenzione
principale è stata verso i giovanissimi e giovani dei nostri
gruppi. I loro sogni, le loro preoccupazioni, ciò che gli sta
veramente a cuore.

Nel fare ciò, ci si accorge di come per molti di loro la fede
sia diventata un’esperienza così condensata da essersi
quasi risolta in un ricordo lontano. Come fare ad essere
attuali parlando di gioia, scelte, speranza, relazione,
accoglienza, perdono? Con un messaggio sempre
controcorrente, com’è il Vangelo, e con don Oreste, un
testimone scomparso appena dodici anni fa, vicino a noi
per la sua storia e per ciò che accomuna le istanze
dell’anima dei nostri ragazzi.

Questo l’intento e l’augurio che facciamo a ciascuno che
prenderà in mano questa traccia e al tempo stesso ai
giovanissimi e giovani che si incontreranno in questa
estate. Buon lavoro!
                                   Matteo, Martina e don Francesco
                                 a nome dell’Equipe diocesana di ACG

                             3
Brano di riferimento LA TRASFIGURAZIONE

Dal Vangelo secondo Luca
                                                  [9,28-36]

28
   Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé
Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
29
   E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la
sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco due
uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi
nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che
avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32Pietro
e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia
restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che
stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui,
Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui.
Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per
Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34Mentre parlava
così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella
nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che
diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».
36
   Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e
in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano
visto.

                            4
Il testimone DON ORESTE BENZI

«Prima gli ultimi».

Così recita papa Francesco, forse per essere
provocatorio, di fronte ai più famosi slogan politici.
Prima però di papa Francesco è stato un prete di Rimini a
vivere questa verità in prima persona. Don Oreste Benzi,
sacerdote scomparso qualche hanno fa, ha fatto di
questa frase la sua ragione di vita, spendendosi in mezzo
agli ultimi sulla base solamente del Vangelo.

Entrare in contatto con don Oreste è piuttosto semplice,
nonostante sia tra le braccia del Signore da qualche
anno, perché il frutto del suo amore è ben visibile ogni
giorno nella società civile in cui ci muoviamo grazie alle
realtà che ha contribuito a creare.

                            5
Prima giornata COSA DESIDERI?

         Sarebbe molto curioso vedere don Oreste nel mondo di oggi, quello
         fatto di social e di messaggi in 140 caratteri o in stories da massimo
         30 secondi. Proprio don Oreste era capace di arrivare a tutti: ultimi
         e potenti, piccoli e grandi, uomini e donne, accolti e famiglie che
         accolgono. Arrivava a tutti con messaggi brevi, ma molto molto
         forti, che avevano un minimo comun denominatore: il Vangelo.
         Un suo famosissimo slogan, oggi diremo “tweet”, è relativo alle
         scelte o meglio alla paure di queste: «Le cose belle prima si fanno e
         poi si pensano».
         Questa frase presuppone un forte legame di fiducia con Dio, infatti
         senza questa fides in colui che ha la capacità di provvedere (vedere
         per) non è possibile fare questo passaggio apparentemente
         rischioso, ma in realtà profondamente decisivo nella vita, per
         esempio, di un giovane.
         In questo senso la scelta può essere vista come una scelta che non
         riguardi solo l’individuo ma la collettività, dunque scelta come
         responsabilità. In secondo luogo la scelta può essere vista come
         scelta di coraggio, sfida, missione e affidamento a qualcuno, più che
         a qualcosa. Infine la scelta su qualcosa, ossia non riguardante
         qualcosa ma basata su qualcosa o, anche in questo caso, su
         qualcuno. Le scelte che poggiano le loro radici un terreno solido o
         non sabbioso hanno ottime possibilità di buon esito.

Versetto del giorno LC 9,28A

Prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo.
In questo versetto, il verbo “prese” ha in sé il senso pieno della scelta.

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Attività della mattina

Obiettivi: Cosa ci spinge a fare certe scelte? Mettiamoci
anche nei panni degli altri.

Materiale: Foglietti con ruoli/personaggi da interpretare,
alcune situazioni senza un finale.

Descrizione: A colazione o comunque in anticipo rispetto
all’inizio dell’attività, ognuno pesca un ruolo da
interpretare. Tutta la giornata dovrà prendere le
decisioni come se fosse quel personaggio (ad esempio:
parroco, te stesso, animatore, genitore, eccetera).
Durante il momento dell’attività vengono proposte delle
situazioni che non hanno un finale e ciascun ragazzo
dona il proprio apporto seguendo la caratterizzazione
del proprio personaggio.

Segue una condivisione in gruppi, da cui far emergere la
differenza di pensiero tra il proprio pensiero e il
personaggio che si è interpretato, evidenziando cosa
spinge noi e gli altri a compiere certe scelte.

                          ***

                            7
Attività del pomeriggio

Obiettivi: Su cosa si basano le nostre scelte? Analizzare le
modalità di risoluzione delle situazioni che ci si trova a vivere.

Materiale: Bigliettini, penne, un contenitore per ogni
gruppo, schede con le domande (come Instagram).

Descrizione: Proporre la testimonianza di una persona la
cui vita ha subìto in modo evidente le conseguenze delle
proprie scelte (ad esempio un ex detenuto).
Successivamente, divisi in gruppi, i ragazzi troveranno
delle domande che gli arrivano da alcuni loro amici, sulla
falsariga delle storie di Instagram. Ciascuno dovrà fornire
un personale consiglio ai loro amici, in forma anonima,
su un bigliettino. Al termine, si leggono i commenti e si
può intavolare una discussione.

Esempi di situazioni:
   - La mia amica si è appena lasciata dal fidanzato e
     vuole annegare i suoi dispiaceri nell’alcol. Come
     posso farle capire che è sbagliato?
   - Un mio amico ha lasciato lo sport per problemi
     fisici. Come posso tirargli su il morale?
   - Un mio amico sta vivendo un lutto. Come posso
     dimostrargli che ci sono?

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Seconda giornata GLI ULTIMI

        Gli ultimi a cui don Oreste ha dedicato tutta la vita sono declinati da
        lui stesso in tante categorie di persone, che molto spesso si trovano
        ad essere ultimi per le loro scelte sbagliate, ma anche per le nostre
        scelte sbagliate. Chi, potendo scegliere di vivere in condizioni
        mediamente agiate, sceglierebbe di nascere povero o malato?
        Quando parliamo di ultimi, come intendeva don Oreste, parliamo di
        persone che spesso non lo hanno scelto.
        I primi ad essere ultimi sono i poveri, che non sono coloro che non
        hanno qualcosa, ma piuttosto coloro che non sono qualcuno. Sono
        quelli non considerati, coloro che pensano di non contare nulla,
        quelli che ritengono che si possa andare aventi senza di loro, quelli
        che non vengono attesi.
        Gli ultimi sono presenti anche nella vita dei nostri giovanissimi. Don
        Oreste va oltre l’idea della persona che ha pochi mezzi o poche
        risorse materiali; ha incontrato gli ultimi nei disabili, nei
        tossicodipendenti, nei senza dimora, nelle ragazze di strada. E per
        loro si è battuto perché in loro ha visto Cristo.
        Quali sono gli atteggiamenti che possono rendere l’altro ultimo?
        La missione di don Oreste è stata quella di aiutare gli altri a scoprire
        di essere figli amati da Dio. Stare con gli ultimi ti permette di vedere
        nell’altro la sua ricchezza e, allo stesso tempo, rende più ricco te.

Si consiglia agli animatori, durante questa giornata, di non usare la parola
“poveri”, bensì “ultimi”, per aiutarci ad uscire dal preconcetto del povero
come colui che non ha soldi.

Versetto del giorno LC 9,35

E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio
mio, l’eletto; ascoltatelo».

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I poveri sono coloro che non sono “qualcuno”, coloro che non considerati,
coloro che pensano di non contare nulla. I cristiani sono “ricchi” perché la
loro dignità è scoprirsi figli di Dio, “eletti”, cioè amati dal Padre.

Attività della mattina

Obiettivi: Aiutare il giovanissimo a riflettere su alcune
domande: Cosa viene in mente al giovanissimo quando
sente parlare di poveri? E cosa quando gli si parla di
ultimi? Chi sono gli ultimi? Chi sono gli ultimi nella mia
vita? Mi sono mai sentito ultimo?

Materiale: Carta, nastro adesivo, colori, cartoncini e altro
materiale di recupero in loco.

Descrizione: Ai giovanissimi viene chiesto di costruire
materialmente due oggetti che rappresentino per loro il
concetto di poveri e di ultimi. Forniamo loro materiale
vario, oltre a tutto ciò che è presente nella location. Per
questo, saranno sufficienti 30 minuti. Terminato il
tempo, i ragazzi tornano nel gruppo e mostrano gli
oggetti costruiti, spiegando molto brevemente il motivo
per cui li hanno scelti.
L’animatore, partendo da questa distinzione, deve far
convogliare la parola poveri nella parola ultimi. Parlare di

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poveri ci focalizza su coloro che non hanno qualcosa di
materiale, mentre parlare di ultimi ci permette di avere
una visione più allargata, che guarda l’essere delle
persone (povere) che non si sentono degne di niente e
di nessuno.
A questo punto ogni ragazzo viene invitato a dare un
nome, un volto (di persona reale, presente nella sua vita)
agli oggetti creati. Quel nome può essere anche il suo. Al
termine dell’attività ogni gruppo si occuperà di
preparare un’esposizione/mostra degli oggetti, dandole
un titolo. Durante la condivisione, l’animatore stila una
lista delle caratteristiche che, secondo i ragazzi, rendono
ultima una persona. Dopo aver preparato l’esposizione si
lasciano 10 minuti di riflessione individuale con questa
domanda: «Nella mia vita mi sono mai trovato in una o
più di queste condizioni?».

                           ***

Attività del pomeriggio

Obiettivi: Far scoprire quali sono gli atteggiamenti che
rendono l’altro ultimo e quelli che invece aiutano l’ultimo
ad uscire dalla sua condizione e a sentirsi amato da Dio.

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Materiale: Un video, a scelta, in cui don Oreste si
racconta (facilmente reperibile su YouTube).

Descrizione: L’attività del pomeriggio comincia con la
visione di un brevissimo video/intervista di don Oreste.

Se possibile, coinvolgere durante la giornata di campo
una o più persone disabili o bambini piccoli o anziani,
facendogli vivere la quotidianità con i ragazzi. Usare il
tempo dell’attività del pomeriggio per riflettere su come
ci siamo comportati con queste persone e sul perché
spesso non li valorizziamo.

Ora i ragazzi sono invitati a ricordare il volto che hanno
dato alle proprie creazioni durante la mattina e a stilare
una lista di ricchezze/capacità/valori da affiancare a
quella dei limiti individuata la mattina. Successivamente
il gruppo si divide in due sottogruppi: uno cercherà,
partendo dalle ricchezze di quei volti, gli atteggiamenti
che noi possiamo attuare per valorizzare le sue capacità
e aiutandolo ad uscire dalla condizione di ultimo; l’altro
gruppo cercherà, partendo dai limiti di quei volti, quali
nostri atteggiamenti contribuiscono a rendere l’altro
ultimo.

                            12
Terza giornata IL PERDONO

        Un altro mantra che don Oreste ripeteva trascorrendo parte del suo
        tempo con i carcerati era: «Il lupo cattivo non esiste, ma esiste solo
        il lupo infelice». Con questa frase non si vuole giustificare ogni
        persona ma porre le basi per il perdono. È fondamentale, secondo
        don Oreste, non confondere il peccato con il peccatore, il crimine è
        sbagliato, non chi lo commette. Sempre don Oreste a sostegno di
        questo diceva che l’uomo non è il suo errore. Dunque quando don
        Benzi parla degli ultimi, parla anche di coloro che sbagliano e
        finiscono addirittura in carcere, ma questi prima di essere assassini
        o ladri sono uomini e donne e in quanto tali bisognosi di una dignità
        che li valorizzi e li riqualifichi anche agli occhi della società civile. La
        visione di don Oreste non è superficiale ma profonda, intima, quasi
        assimilabile alla visione che ha Gesù di fronte alla donna che ha
        commesso adulterio (cfr Gv 8,1-11).

Versetto del giorno LC 9,30

Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia.
Partire dalla figura di Mosè, il liberatore del popolo dalla schiavitù verso la
terra promessa, per arrivare a Gesù il vero e definitivo Mosè che libera
l’umanità dalla schiavitù spirituale del male e del peccato e mi usa
misericordia, mi dona la sua pace, la sua gioia, il suo perdono che mi ricrea
con li suo amore. Gesù trasforma il lupo “cattivo” in lupo felice, grato
perché salvato dal suo Amore.

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Attività della mattina

Obiettivi: Aiutare i ragazzi a riflettere su ciò che è la loro
visione del perdono. Gli è mai capitato di perdonare?
Hanno avuto bisogno di essere perdonati? Far cogliere al
giovanissimo che il perdono nasce dalla relazione
profonda con Gesù.

Materiale: Spezzoni Don Oreste Benzi. Amare sempre,
cartellone con la scritta “Perdono” al centro, penne o
pennarelli, citazioni sul perdono.

Descrizione: L’attività potrebbe iniziare con la visione
degli spezzoni di Don Oreste Benzi. Amare sempre, min.
1’:55”-6’:18”, min. 8’:05”-10’:00”, min. 11’:50”-13’:05”,
min. 15’:33”-17’:10”).

I giovanissimi sono riuniti davanti a un cartellone appeso
al muro in cui al centro è scritta la parola “Perdono”.
Dovranno quindi dialogare ma senza parlare: ogni
ragazzo del gruppo potrà scrivere nel cartellone
considerazioni, domande, risposte e ogni ragazzo,
proprio come se fosse un vero dialogo a parole, può
collegarsi tramite frecce al commento di un compagno,
rispondere, sottolineare, senza però cancellare la frase o
la parola scritta da altri. Questo momento potrebbe

                             14
avere una durata di circa 30 minuti, dopo il quale i
ragazzi possono continuare a dialogare verbalmente su
ciò che è stato scritto. L’animatore può intervenire
anche con frasi/citazioni per riattivare il dialogo nel caso
in cui si dovesse interrompere e, se non è ancora venuto
fuori, può chiedere se si sono mai sentiti perdonati.
Esempi di citazioni: «Se vuoi veramente amare devi
imparare a perdonare» (Madre Teresa), «Quando ho
camminato fuori dalla porta verso il cancello che
avrebbe portato alla mia libertà, sapevo che se non
avessi lasciato l’amarezza e l’odio dietro di me, sarei
rimasto ancora in prigione» (Nelson Mandela).

                           ***

Attività del pomeriggio

Obiettivi: Cosa porta l’uomo a commettere un peccato?
Cosa significa essere un “lupo infelice”? Quando una
persona è infelice può fare cose cattive.

Materiale: Potrebbero tornare utili carta e penne.

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Descrizione: I ragazzi sono divisi in sottogruppi. Durante
la prima parte dell’attività si confrontano su cosa
significa per loro essere infelici e quali sono le
caratteristiche di una persona infelice. Cosa fa un
infelice? Quali caratteristiche ha? Ad esempio parla male
degli altri, giudica, prova rabbia, si sente superiore,
critica l’altro, pensa di sapere tutto, spera nel fallimento
del prossimo, non sa cosa vuole e chi è, incolpa gli altri
dei propri sbagli, non gioisce per il successo di un
compagno, eccetera. In questa parte l’animatore può
aiutarli facendo loro degli esempi.
Nella seconda parte, i sottogruppi devono inscenare una
caratteristica tra quelle emerse, creando una sorta di
mini cortometraggio mettendo all’interno della scena
anche ciò che secondo loro può portare quel
determinato         atteggiamento       negativo.       Dopo
l’esposizione da parte di ogni sottogruppo, tutti insieme
si intavola un piccolo dibattito che oltre a sentire i
pareri/commenti di ognuno riguardo le scenette viste,
permette di domandarsi cosa può aver bisogno l’uomo-
lupo infelice per essere felice, cosa infine può cambiare
in meglio la vita di una persona.

In questo momento della giornata si può inserire la liturgia penitenziale.

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Quarta giornata L’ACCOGLIENZA

        Don Oreste, nella sua vita, è riuscito ad incarnare il buon samaritano
        della parabola (Lc 10,25-37). Per questo motivo quando incontrava
        chi non aveva famiglia o chi versava in condizioni di vita veramente
        difficili provava compassione, al pari del samaritano, ovvero pativa
        con, si immedesimava in coloro che aveva davanti. Mettendosi nei
        loro panni provava ciò che provavano loro e sentendone la sofferenza
        provava, in maniera all’apparenza visionaria, a cercare una soluzione
        per queste persone. Il primo atteggiamento è quello del samaritano,
        ovvero dargli un posto dove dormire, qualcosa da mangiare e
        qualcuno che si prendesse di cura.
        Il frutto concreto generato da Don Benzi in questo senso sono le
        case famiglia dell’Associazione “Papa Giovanni XXIII”. L’ accoglienza
        rappresenta l’emblema dello straordinario lavoro fatto dalle tante
        case famiglia sparse su tutto il territorio nazionale.

Per questa sola giornata si sceglierà da ogni gruppo un ragazzo (magari la
figura che di solito trascina gli altri) che si sposterà in un altro gruppo e,
solo per quel giorno, “combatterà” per il gruppo in cui viene accolto. Sarà
quindi parte di tutte le attività della giornata.

Versetto del giorno LC 9,32

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno;
tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria.
Di fronte a tanti uomini oppressi dal sonno dell’indifferenza, ciechi di fronte
alle necessità delle persone che vivono accanto, don Oreste vide la gloria di
Dio (che è l’uomo vivente), ovvero don Benzi vedeva negli altri Cristo stesso.

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Attività della mattina

Obiettivi: Sperimentare la sensazione di spaesamento.

Materiale: 15 carte a due facce, con le parole, per ciascun
gruppo.

Descrizione: L’ospite proveniente dal diverso gruppo
ricopre il ruolo della persona incaricata di disegnare un
oggetto o un soggetto, facendolo indovinare agli altri
presenti, senza però che nessuno di essi, nel cercare di
azzeccare la parola giusta, pronunci quella vietata.
Verrà infatti fornita una carta a due facce, fatta dagli
animatori con le parole chiave del Vangelo e dell’operato
di don Oreste Benzi. Se qualcuno indovina la parola
segreta (faccia 1) nel tempo stabilito, sia lui che il
disegnatore guadagnano due punti; se qualcuno nomina
la parola vietata (faccia 2), entrambi perderanno un
punto (vanno predisposti appositi segnalini per tenerne
traccia), anche se gli altri avranno sempre la possibilità,
fino al termine della clessidra, di indovinare il disegno.
Dovrà essere assegnato al ragazzo/a, per disegnare, un
cartellone nero e un pennarello nero, di modo che si
dovranno indovinare gli oggetti disegnati in base ai
movimenti della mano di chi disegna e non in base ad
una vera raffigurazione

                            18
- Numero carte da indovinare: 15 a gruppo.
   - Tempo a disposizione: 1 minuto a parola.
La riflessione che dovrebbe scaturire da questo gioco
sarà sull’attenzione, che si deve prestare all’altro per
creare una comunicazione e fare il bene della squadra,
guadagnando punti.

                           ***

Attività del pomeriggio

Obiettivi: Far capire ai ragazzi che, in difficoltà
reciproche, si può collaborare per avere risultati positivi
per tutti, superando le avversità, accogliendo le
differenze per fare e vedere meglio tutti insieme.

Materiale: Bende, carta e penne.

Descrizione: Un percorso bendati o semi bendati, a
tempo, dove l’ospite dell’altra squadra possiede ampia
vista rispetto agli altri, ma non può parlare e comunicare
a voce.

                            19
Alla fine della giornata verranno assegnati ai gruppi i
punti guadagnati durante i giochi, più i punti che hanno
guadagnato i ragazzi ospiti di altri gruppi. Questo
dettaglio non dovrebbe essere condiviso fino alla fine,
proprio per metterli alla prova sulla loro capacità di
accogliere e di essere accolti davvero.

Riflessione della giornata:

   -   Come si accoglie?
   -   Da che azioni dipende l’accoglienza?

Cercare di far uscire dai ragazzi un vademecum
dell’accoglienza per tutti i giorni, tagliato sulla parabola
del buon samaritano e sull’operato di don Oreste Benzi.

Queste riflessioni dovrebbero scaturire sull’accorgersi
che chi accoglie è spinto ad ampliare la vista. Dovrebbe
far scaturire anche in chi è accolto che il suo agire e la
sua storia influiscono sulle storie e sull’agire degli altri,
per creare qualcosa di bello.

                              20
Quinta giornata DO YOU LOVE JESUS?

        La cosa che di don Oreste probabilmente colpisce più di tutte, e
        forse quella che è più difficile da capire, è il suo rapporto d’amore
        con Dio. Nei numerosi filmati presenti su internet, la cosa che più di
        altre si coglie è l’amore incondizionato e smisurato di don Oreste
        nei confronti del suo Dio. Sembra quasi che tutte le persone che
        incontra siano un mezzo con il quale fare la cosa che più di altre lo
        interessa, stare con Dio. La capacità di amare Dio sopra ogni cosa è
        visibile anche dalle persone apparentemente più lontane, quelle che
        più di altre sembrano non c’entrare con Dio, ma che sono coloro
        che ci precedono nel regno dei cieli. La domanda «Do you love
        Jesus?» era quella che rivolgeva alla donne che sulle strade ogni
        sera si prostituivano. Lui non misurava le persone sulla base di ciò
        che erano o ciò che facevano ma sul livello di amore che pensavano
        di provare per Dio, e meno una persona era vicina a Dio, più
        pensava di non amarla e più piaceva a don Oreste. Il rapporto con
        Dio è il segreto di don Oreste. Lui, in una bellissima intervista, si
        paragona ad un cane che festeggia al ritorno del padrone e non
        capisce cosa pensa il padrone, ma gli sta affianco e non lo lascia.

Versetto del giorno LC 9,28B-29

[Gesù] salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo
volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante.
Tutta l’attività di don Oreste partiva dalla preghiera, dal suo rapporto
personale con Dio.

                                     21
Attività della mattina

Obiettivi: Chi è Dio per me? Dove lo vedo? Dov’è Dio?
Provare a capire che Dio è in tutte le persone che ho
accanto, dal più vicino al più lontano, dal più buono al più
cattivo, passando soprattutto per quelle persone che
non si sentono vicine a Dio. Ma Dio è anche in me. Riesco
a vederlo? Lo sento vicino? Mi guida?

Materiale: Immagini di varie persone, fotografie.

Descrizione: Facciamo vedere ai ragazzi varie immagini:
la guerra, un terrorista, un’immagine degli eventi di
Corinaldo, un ladro, una famiglia felice, un prete, un
Maori (indigeno australiano), un bambino denutrito,
persone di altre culture lontane da noi, il Papa, un
vescovo, un Imam, eccetera. L’importante è che ogni
immagine faccia vedere almeno una persona.
Poi si chiede ai ragazzi, personalmente, di dividere le
immagini: dove c’è Dio e dove non c’è?
Fatta la divisione, si chiederà ai ragazzi il perché delle
loro scelte. Verosimilmente ci saranno alcune immagini
dove i ragazzi vedranno più facilmente Dio (come in
figure religiose o della famiglia). Si cerca di stimolarli a
vedere Dio anche nelle immagini che hanno scartato: Dio
è ovunque, anche nel terrorista che non lo conosce,

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dell’indigeno che non ne ha mai sentito parlare, nelle
situazioni di tristezza, di difficoltà, anche se non emerge,
anche se non è la prima cosa che salta all’occhio, c’è
comunque. Si arriverà alla conclusione che Dio è in ogni
persona, indipendentemente dal loro comportamento.

Poi si da ai ragazzi un’ulteriore foto (un collage di
immagini del gruppo oppure una foto personale) da
tenere nascosta, dicendogli che Dio è anche in quella
persona. Scoprendo la foto i ragazzi vedranno loro
stessi/la foto del gruppo.
A questo punto, si chiede ai ragazzi: Sotto quale aspetto
Dio è in te? Se i ragazzi mettono in risalto Dio nei loro
pregi e nelle azioni positive, far riflettere che Dio è in
ogni parte di noi, ci chiede di migliorarci (attraverso le
persone che ci mette accanto), pertanto abita anche in
ogni nostro difetto.

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Attività del pomeriggio

Obiettivi: Come coltivare il rapporto con Dio? Dio è una
persona, ho bisogno di curare il rapporto con lui. Il
rapporto con Dio passa attraverso gli altri. Devo

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custodire anche questo rapporto attraverso le relazioni.
Relazioni con gli altri e diretta con Dio.

Materiale: Carta e penne.

Descrizione: Si chiede ai ragazzi di vivere una relazione
con qualcuno: si fanno mettere a coppie e gli si chiede di
parlare per 5 minuti. Se lo si ritiene opportuno, si può
fornire un argomento di discussione. L’importante
comunque sarà vivere la relazione e le sue fasi, non solo
il contenuto della conversazione.

A questo punto, si torna nei gruppi e si chiede ai ragazzi
di sviscerare questo tempo passato con l’altro, in
maniera concreta. L’ideale sarebbe lasciare i ragazzi
liberi di descriverne le fasi. Ad esempio: «Per prima cosa
ci siamo salutati, poi ho parlato io, dopo a parlato lui,
…». L’ideale sarebbe che in questa fase i ragazzi non
ricevessero indicazioni. Altrimenti si possono aiutare con
le domande seguenti:
    - Qual è la prima cosa che avete fatto?
    - Vi siete cercati fra la folla? Poi vi siete salutati?
    - Avete preso l’iniziativa?
    - Avete parlato entrambi?
    - Avete ascoltato?
    - È stato facile parlare con questa persona?

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L’importante è aiutare i ragazzi a dividere in fasi la
chiacchierata con l’altro.

Dopodiché far compilare ai ragazzi un foglio (meglio se
personale, ma si può utilizzare un cartellone comune al
gruppo): nella parte a sinistra del foglio andranno scritte
le fasi della relazione con l’altro che sono uscite dal
gruppo.
Si consegnano poi ai ragazzi altre fasi (le fasi della
preghiera, anche senza introdurle) e gli si chiederà di
abbinarle a quelle già scritte nel foglio.
Ecco alcuni esempi di fasi messe a confronto:
 Andarsi incontro o ritrovarsi in un luogo / Cercare un luogo di preghiera
                 Salutarsi e riconoscerci / Segno di croce
               Ascoltare l’altro / Ascoltare la parola di Dio
            Parlare di me / Preghiera di richiesta, chiedo a Dio
                Parlare di altri / Pregare per qualcun altro
      Stare in silenzio insieme / Stare alla presenza, in adorazione
              Salutarsi / Benedizione, Dio ci augura il bene

La preghiera dovrebbe essere la conclusione dell’attività.
Sarebbe bello inserire un momento di adorazione o, se
ciò non fosse possibile, un momento di silenzio e di
contemplazione del Creato, per aiutare i ragazzi ad
ascoltare Dio.

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NOTE

1) Qualora ci fosse il piacere di conoscere in maniera
   più diretta la figura di don Oreste Benzi o di
   coinvolgere qualcuno dell’Associazione “Papa
   Giovanni XXIII”, il nostro contatto in diocesi è:
                      MATTEO SANTINI
                       cell. 339 877 7077

2) La liturgia penitenziale è caricata sul sito acfano.it.
3) Quest’anno abbiamo a disposizione anche 5 attività
   preparate dai cooperanti del Progetto “Policoro”
   della nostra diocesi. Potremmo utilizzarle una al
   giorno, come parentesi verso il mondo del lavoro,
   particolarmente adatte ai giovani prossimi alla fine
   della scuola. Il sussidio si chiama Policoro express e si
   trova sempre sul sito, con il restante materiale. Se si
   necessitasse di qualche aiuto dai ragazzi del
   Progetto “Policoro”, è possibile contattare:
                 NATALIA TOCCACELI BLASI
                       cell. 329 407 6308

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