Ultimi prima gli sui passi di don Oreste - Azione Cattolica Italiana
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www.acfano.it prima gli Ultimi sui passi di don Oreste TRACCIA DIOCESANA DEL SETTORE GIOVANI PER CAMPI SCUOLA DEI GIOVANISSIMI ESTATE 2019
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SOMMARIO Introduzione 3 Brano di riferimento 4 Il testimone 5 Prima giornata 6 Seconda giornata 9 Terza giornata 13 Quarta giornata 17 Quinta giornata 21 Note 26 2
Introduzione Questo campo scuola nasce quasi di fretta, ma non per caso. Come infatti contraddistingue l’Equipe diocesana del Settore Giovani di Azione Cattolica, l’attenzione principale è stata verso i giovanissimi e giovani dei nostri gruppi. I loro sogni, le loro preoccupazioni, ciò che gli sta veramente a cuore. Nel fare ciò, ci si accorge di come per molti di loro la fede sia diventata un’esperienza così condensata da essersi quasi risolta in un ricordo lontano. Come fare ad essere attuali parlando di gioia, scelte, speranza, relazione, accoglienza, perdono? Con un messaggio sempre controcorrente, com’è il Vangelo, e con don Oreste, un testimone scomparso appena dodici anni fa, vicino a noi per la sua storia e per ciò che accomuna le istanze dell’anima dei nostri ragazzi. Questo l’intento e l’augurio che facciamo a ciascuno che prenderà in mano questa traccia e al tempo stesso ai giovanissimi e giovani che si incontreranno in questa estate. Buon lavoro! Matteo, Martina e don Francesco a nome dell’Equipe diocesana di ACG 3
Brano di riferimento LA TRASFIGURAZIONE Dal Vangelo secondo Luca [9,28-36] 28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. 4
Il testimone DON ORESTE BENZI «Prima gli ultimi». Così recita papa Francesco, forse per essere provocatorio, di fronte ai più famosi slogan politici. Prima però di papa Francesco è stato un prete di Rimini a vivere questa verità in prima persona. Don Oreste Benzi, sacerdote scomparso qualche hanno fa, ha fatto di questa frase la sua ragione di vita, spendendosi in mezzo agli ultimi sulla base solamente del Vangelo. Entrare in contatto con don Oreste è piuttosto semplice, nonostante sia tra le braccia del Signore da qualche anno, perché il frutto del suo amore è ben visibile ogni giorno nella società civile in cui ci muoviamo grazie alle realtà che ha contribuito a creare. 5
Prima giornata COSA DESIDERI? Sarebbe molto curioso vedere don Oreste nel mondo di oggi, quello fatto di social e di messaggi in 140 caratteri o in stories da massimo 30 secondi. Proprio don Oreste era capace di arrivare a tutti: ultimi e potenti, piccoli e grandi, uomini e donne, accolti e famiglie che accolgono. Arrivava a tutti con messaggi brevi, ma molto molto forti, che avevano un minimo comun denominatore: il Vangelo. Un suo famosissimo slogan, oggi diremo “tweet”, è relativo alle scelte o meglio alla paure di queste: «Le cose belle prima si fanno e poi si pensano». Questa frase presuppone un forte legame di fiducia con Dio, infatti senza questa fides in colui che ha la capacità di provvedere (vedere per) non è possibile fare questo passaggio apparentemente rischioso, ma in realtà profondamente decisivo nella vita, per esempio, di un giovane. In questo senso la scelta può essere vista come una scelta che non riguardi solo l’individuo ma la collettività, dunque scelta come responsabilità. In secondo luogo la scelta può essere vista come scelta di coraggio, sfida, missione e affidamento a qualcuno, più che a qualcosa. Infine la scelta su qualcosa, ossia non riguardante qualcosa ma basata su qualcosa o, anche in questo caso, su qualcuno. Le scelte che poggiano le loro radici un terreno solido o non sabbioso hanno ottime possibilità di buon esito. Versetto del giorno LC 9,28A Prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo. In questo versetto, il verbo “prese” ha in sé il senso pieno della scelta. 6
Attività della mattina Obiettivi: Cosa ci spinge a fare certe scelte? Mettiamoci anche nei panni degli altri. Materiale: Foglietti con ruoli/personaggi da interpretare, alcune situazioni senza un finale. Descrizione: A colazione o comunque in anticipo rispetto all’inizio dell’attività, ognuno pesca un ruolo da interpretare. Tutta la giornata dovrà prendere le decisioni come se fosse quel personaggio (ad esempio: parroco, te stesso, animatore, genitore, eccetera). Durante il momento dell’attività vengono proposte delle situazioni che non hanno un finale e ciascun ragazzo dona il proprio apporto seguendo la caratterizzazione del proprio personaggio. Segue una condivisione in gruppi, da cui far emergere la differenza di pensiero tra il proprio pensiero e il personaggio che si è interpretato, evidenziando cosa spinge noi e gli altri a compiere certe scelte. *** 7
Attività del pomeriggio Obiettivi: Su cosa si basano le nostre scelte? Analizzare le modalità di risoluzione delle situazioni che ci si trova a vivere. Materiale: Bigliettini, penne, un contenitore per ogni gruppo, schede con le domande (come Instagram). Descrizione: Proporre la testimonianza di una persona la cui vita ha subìto in modo evidente le conseguenze delle proprie scelte (ad esempio un ex detenuto). Successivamente, divisi in gruppi, i ragazzi troveranno delle domande che gli arrivano da alcuni loro amici, sulla falsariga delle storie di Instagram. Ciascuno dovrà fornire un personale consiglio ai loro amici, in forma anonima, su un bigliettino. Al termine, si leggono i commenti e si può intavolare una discussione. Esempi di situazioni: - La mia amica si è appena lasciata dal fidanzato e vuole annegare i suoi dispiaceri nell’alcol. Come posso farle capire che è sbagliato? - Un mio amico ha lasciato lo sport per problemi fisici. Come posso tirargli su il morale? - Un mio amico sta vivendo un lutto. Come posso dimostrargli che ci sono? 8
Seconda giornata GLI ULTIMI Gli ultimi a cui don Oreste ha dedicato tutta la vita sono declinati da lui stesso in tante categorie di persone, che molto spesso si trovano ad essere ultimi per le loro scelte sbagliate, ma anche per le nostre scelte sbagliate. Chi, potendo scegliere di vivere in condizioni mediamente agiate, sceglierebbe di nascere povero o malato? Quando parliamo di ultimi, come intendeva don Oreste, parliamo di persone che spesso non lo hanno scelto. I primi ad essere ultimi sono i poveri, che non sono coloro che non hanno qualcosa, ma piuttosto coloro che non sono qualcuno. Sono quelli non considerati, coloro che pensano di non contare nulla, quelli che ritengono che si possa andare aventi senza di loro, quelli che non vengono attesi. Gli ultimi sono presenti anche nella vita dei nostri giovanissimi. Don Oreste va oltre l’idea della persona che ha pochi mezzi o poche risorse materiali; ha incontrato gli ultimi nei disabili, nei tossicodipendenti, nei senza dimora, nelle ragazze di strada. E per loro si è battuto perché in loro ha visto Cristo. Quali sono gli atteggiamenti che possono rendere l’altro ultimo? La missione di don Oreste è stata quella di aiutare gli altri a scoprire di essere figli amati da Dio. Stare con gli ultimi ti permette di vedere nell’altro la sua ricchezza e, allo stesso tempo, rende più ricco te. Si consiglia agli animatori, durante questa giornata, di non usare la parola “poveri”, bensì “ultimi”, per aiutarci ad uscire dal preconcetto del povero come colui che non ha soldi. Versetto del giorno LC 9,35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». 9
I poveri sono coloro che non sono “qualcuno”, coloro che non considerati, coloro che pensano di non contare nulla. I cristiani sono “ricchi” perché la loro dignità è scoprirsi figli di Dio, “eletti”, cioè amati dal Padre. Attività della mattina Obiettivi: Aiutare il giovanissimo a riflettere su alcune domande: Cosa viene in mente al giovanissimo quando sente parlare di poveri? E cosa quando gli si parla di ultimi? Chi sono gli ultimi? Chi sono gli ultimi nella mia vita? Mi sono mai sentito ultimo? Materiale: Carta, nastro adesivo, colori, cartoncini e altro materiale di recupero in loco. Descrizione: Ai giovanissimi viene chiesto di costruire materialmente due oggetti che rappresentino per loro il concetto di poveri e di ultimi. Forniamo loro materiale vario, oltre a tutto ciò che è presente nella location. Per questo, saranno sufficienti 30 minuti. Terminato il tempo, i ragazzi tornano nel gruppo e mostrano gli oggetti costruiti, spiegando molto brevemente il motivo per cui li hanno scelti. L’animatore, partendo da questa distinzione, deve far convogliare la parola poveri nella parola ultimi. Parlare di 10
poveri ci focalizza su coloro che non hanno qualcosa di materiale, mentre parlare di ultimi ci permette di avere una visione più allargata, che guarda l’essere delle persone (povere) che non si sentono degne di niente e di nessuno. A questo punto ogni ragazzo viene invitato a dare un nome, un volto (di persona reale, presente nella sua vita) agli oggetti creati. Quel nome può essere anche il suo. Al termine dell’attività ogni gruppo si occuperà di preparare un’esposizione/mostra degli oggetti, dandole un titolo. Durante la condivisione, l’animatore stila una lista delle caratteristiche che, secondo i ragazzi, rendono ultima una persona. Dopo aver preparato l’esposizione si lasciano 10 minuti di riflessione individuale con questa domanda: «Nella mia vita mi sono mai trovato in una o più di queste condizioni?». *** Attività del pomeriggio Obiettivi: Far scoprire quali sono gli atteggiamenti che rendono l’altro ultimo e quelli che invece aiutano l’ultimo ad uscire dalla sua condizione e a sentirsi amato da Dio. 11
Materiale: Un video, a scelta, in cui don Oreste si racconta (facilmente reperibile su YouTube). Descrizione: L’attività del pomeriggio comincia con la visione di un brevissimo video/intervista di don Oreste. Se possibile, coinvolgere durante la giornata di campo una o più persone disabili o bambini piccoli o anziani, facendogli vivere la quotidianità con i ragazzi. Usare il tempo dell’attività del pomeriggio per riflettere su come ci siamo comportati con queste persone e sul perché spesso non li valorizziamo. Ora i ragazzi sono invitati a ricordare il volto che hanno dato alle proprie creazioni durante la mattina e a stilare una lista di ricchezze/capacità/valori da affiancare a quella dei limiti individuata la mattina. Successivamente il gruppo si divide in due sottogruppi: uno cercherà, partendo dalle ricchezze di quei volti, gli atteggiamenti che noi possiamo attuare per valorizzare le sue capacità e aiutandolo ad uscire dalla condizione di ultimo; l’altro gruppo cercherà, partendo dai limiti di quei volti, quali nostri atteggiamenti contribuiscono a rendere l’altro ultimo. 12
Terza giornata IL PERDONO Un altro mantra che don Oreste ripeteva trascorrendo parte del suo tempo con i carcerati era: «Il lupo cattivo non esiste, ma esiste solo il lupo infelice». Con questa frase non si vuole giustificare ogni persona ma porre le basi per il perdono. È fondamentale, secondo don Oreste, non confondere il peccato con il peccatore, il crimine è sbagliato, non chi lo commette. Sempre don Oreste a sostegno di questo diceva che l’uomo non è il suo errore. Dunque quando don Benzi parla degli ultimi, parla anche di coloro che sbagliano e finiscono addirittura in carcere, ma questi prima di essere assassini o ladri sono uomini e donne e in quanto tali bisognosi di una dignità che li valorizzi e li riqualifichi anche agli occhi della società civile. La visione di don Oreste non è superficiale ma profonda, intima, quasi assimilabile alla visione che ha Gesù di fronte alla donna che ha commesso adulterio (cfr Gv 8,1-11). Versetto del giorno LC 9,30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia. Partire dalla figura di Mosè, il liberatore del popolo dalla schiavitù verso la terra promessa, per arrivare a Gesù il vero e definitivo Mosè che libera l’umanità dalla schiavitù spirituale del male e del peccato e mi usa misericordia, mi dona la sua pace, la sua gioia, il suo perdono che mi ricrea con li suo amore. Gesù trasforma il lupo “cattivo” in lupo felice, grato perché salvato dal suo Amore. 13
Attività della mattina Obiettivi: Aiutare i ragazzi a riflettere su ciò che è la loro visione del perdono. Gli è mai capitato di perdonare? Hanno avuto bisogno di essere perdonati? Far cogliere al giovanissimo che il perdono nasce dalla relazione profonda con Gesù. Materiale: Spezzoni Don Oreste Benzi. Amare sempre, cartellone con la scritta “Perdono” al centro, penne o pennarelli, citazioni sul perdono. Descrizione: L’attività potrebbe iniziare con la visione degli spezzoni di Don Oreste Benzi. Amare sempre, min. 1’:55”-6’:18”, min. 8’:05”-10’:00”, min. 11’:50”-13’:05”, min. 15’:33”-17’:10”). I giovanissimi sono riuniti davanti a un cartellone appeso al muro in cui al centro è scritta la parola “Perdono”. Dovranno quindi dialogare ma senza parlare: ogni ragazzo del gruppo potrà scrivere nel cartellone considerazioni, domande, risposte e ogni ragazzo, proprio come se fosse un vero dialogo a parole, può collegarsi tramite frecce al commento di un compagno, rispondere, sottolineare, senza però cancellare la frase o la parola scritta da altri. Questo momento potrebbe 14
avere una durata di circa 30 minuti, dopo il quale i ragazzi possono continuare a dialogare verbalmente su ciò che è stato scritto. L’animatore può intervenire anche con frasi/citazioni per riattivare il dialogo nel caso in cui si dovesse interrompere e, se non è ancora venuto fuori, può chiedere se si sono mai sentiti perdonati. Esempi di citazioni: «Se vuoi veramente amare devi imparare a perdonare» (Madre Teresa), «Quando ho camminato fuori dalla porta verso il cancello che avrebbe portato alla mia libertà, sapevo che se non avessi lasciato l’amarezza e l’odio dietro di me, sarei rimasto ancora in prigione» (Nelson Mandela). *** Attività del pomeriggio Obiettivi: Cosa porta l’uomo a commettere un peccato? Cosa significa essere un “lupo infelice”? Quando una persona è infelice può fare cose cattive. Materiale: Potrebbero tornare utili carta e penne. 15
Descrizione: I ragazzi sono divisi in sottogruppi. Durante la prima parte dell’attività si confrontano su cosa significa per loro essere infelici e quali sono le caratteristiche di una persona infelice. Cosa fa un infelice? Quali caratteristiche ha? Ad esempio parla male degli altri, giudica, prova rabbia, si sente superiore, critica l’altro, pensa di sapere tutto, spera nel fallimento del prossimo, non sa cosa vuole e chi è, incolpa gli altri dei propri sbagli, non gioisce per il successo di un compagno, eccetera. In questa parte l’animatore può aiutarli facendo loro degli esempi. Nella seconda parte, i sottogruppi devono inscenare una caratteristica tra quelle emerse, creando una sorta di mini cortometraggio mettendo all’interno della scena anche ciò che secondo loro può portare quel determinato atteggiamento negativo. Dopo l’esposizione da parte di ogni sottogruppo, tutti insieme si intavola un piccolo dibattito che oltre a sentire i pareri/commenti di ognuno riguardo le scenette viste, permette di domandarsi cosa può aver bisogno l’uomo- lupo infelice per essere felice, cosa infine può cambiare in meglio la vita di una persona. In questo momento della giornata si può inserire la liturgia penitenziale. 16
Quarta giornata L’ACCOGLIENZA Don Oreste, nella sua vita, è riuscito ad incarnare il buon samaritano della parabola (Lc 10,25-37). Per questo motivo quando incontrava chi non aveva famiglia o chi versava in condizioni di vita veramente difficili provava compassione, al pari del samaritano, ovvero pativa con, si immedesimava in coloro che aveva davanti. Mettendosi nei loro panni provava ciò che provavano loro e sentendone la sofferenza provava, in maniera all’apparenza visionaria, a cercare una soluzione per queste persone. Il primo atteggiamento è quello del samaritano, ovvero dargli un posto dove dormire, qualcosa da mangiare e qualcuno che si prendesse di cura. Il frutto concreto generato da Don Benzi in questo senso sono le case famiglia dell’Associazione “Papa Giovanni XXIII”. L’ accoglienza rappresenta l’emblema dello straordinario lavoro fatto dalle tante case famiglia sparse su tutto il territorio nazionale. Per questa sola giornata si sceglierà da ogni gruppo un ragazzo (magari la figura che di solito trascina gli altri) che si sposterà in un altro gruppo e, solo per quel giorno, “combatterà” per il gruppo in cui viene accolto. Sarà quindi parte di tutte le attività della giornata. Versetto del giorno LC 9,32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria. Di fronte a tanti uomini oppressi dal sonno dell’indifferenza, ciechi di fronte alle necessità delle persone che vivono accanto, don Oreste vide la gloria di Dio (che è l’uomo vivente), ovvero don Benzi vedeva negli altri Cristo stesso. 17
Attività della mattina Obiettivi: Sperimentare la sensazione di spaesamento. Materiale: 15 carte a due facce, con le parole, per ciascun gruppo. Descrizione: L’ospite proveniente dal diverso gruppo ricopre il ruolo della persona incaricata di disegnare un oggetto o un soggetto, facendolo indovinare agli altri presenti, senza però che nessuno di essi, nel cercare di azzeccare la parola giusta, pronunci quella vietata. Verrà infatti fornita una carta a due facce, fatta dagli animatori con le parole chiave del Vangelo e dell’operato di don Oreste Benzi. Se qualcuno indovina la parola segreta (faccia 1) nel tempo stabilito, sia lui che il disegnatore guadagnano due punti; se qualcuno nomina la parola vietata (faccia 2), entrambi perderanno un punto (vanno predisposti appositi segnalini per tenerne traccia), anche se gli altri avranno sempre la possibilità, fino al termine della clessidra, di indovinare il disegno. Dovrà essere assegnato al ragazzo/a, per disegnare, un cartellone nero e un pennarello nero, di modo che si dovranno indovinare gli oggetti disegnati in base ai movimenti della mano di chi disegna e non in base ad una vera raffigurazione 18
- Numero carte da indovinare: 15 a gruppo. - Tempo a disposizione: 1 minuto a parola. La riflessione che dovrebbe scaturire da questo gioco sarà sull’attenzione, che si deve prestare all’altro per creare una comunicazione e fare il bene della squadra, guadagnando punti. *** Attività del pomeriggio Obiettivi: Far capire ai ragazzi che, in difficoltà reciproche, si può collaborare per avere risultati positivi per tutti, superando le avversità, accogliendo le differenze per fare e vedere meglio tutti insieme. Materiale: Bende, carta e penne. Descrizione: Un percorso bendati o semi bendati, a tempo, dove l’ospite dell’altra squadra possiede ampia vista rispetto agli altri, ma non può parlare e comunicare a voce. 19
Alla fine della giornata verranno assegnati ai gruppi i punti guadagnati durante i giochi, più i punti che hanno guadagnato i ragazzi ospiti di altri gruppi. Questo dettaglio non dovrebbe essere condiviso fino alla fine, proprio per metterli alla prova sulla loro capacità di accogliere e di essere accolti davvero. Riflessione della giornata: - Come si accoglie? - Da che azioni dipende l’accoglienza? Cercare di far uscire dai ragazzi un vademecum dell’accoglienza per tutti i giorni, tagliato sulla parabola del buon samaritano e sull’operato di don Oreste Benzi. Queste riflessioni dovrebbero scaturire sull’accorgersi che chi accoglie è spinto ad ampliare la vista. Dovrebbe far scaturire anche in chi è accolto che il suo agire e la sua storia influiscono sulle storie e sull’agire degli altri, per creare qualcosa di bello. 20
Quinta giornata DO YOU LOVE JESUS? La cosa che di don Oreste probabilmente colpisce più di tutte, e forse quella che è più difficile da capire, è il suo rapporto d’amore con Dio. Nei numerosi filmati presenti su internet, la cosa che più di altre si coglie è l’amore incondizionato e smisurato di don Oreste nei confronti del suo Dio. Sembra quasi che tutte le persone che incontra siano un mezzo con il quale fare la cosa che più di altre lo interessa, stare con Dio. La capacità di amare Dio sopra ogni cosa è visibile anche dalle persone apparentemente più lontane, quelle che più di altre sembrano non c’entrare con Dio, ma che sono coloro che ci precedono nel regno dei cieli. La domanda «Do you love Jesus?» era quella che rivolgeva alla donne che sulle strade ogni sera si prostituivano. Lui non misurava le persone sulla base di ciò che erano o ciò che facevano ma sul livello di amore che pensavano di provare per Dio, e meno una persona era vicina a Dio, più pensava di non amarla e più piaceva a don Oreste. Il rapporto con Dio è il segreto di don Oreste. Lui, in una bellissima intervista, si paragona ad un cane che festeggia al ritorno del padrone e non capisce cosa pensa il padrone, ma gli sta affianco e non lo lascia. Versetto del giorno LC 9,28B-29 [Gesù] salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Tutta l’attività di don Oreste partiva dalla preghiera, dal suo rapporto personale con Dio. 21
Attività della mattina Obiettivi: Chi è Dio per me? Dove lo vedo? Dov’è Dio? Provare a capire che Dio è in tutte le persone che ho accanto, dal più vicino al più lontano, dal più buono al più cattivo, passando soprattutto per quelle persone che non si sentono vicine a Dio. Ma Dio è anche in me. Riesco a vederlo? Lo sento vicino? Mi guida? Materiale: Immagini di varie persone, fotografie. Descrizione: Facciamo vedere ai ragazzi varie immagini: la guerra, un terrorista, un’immagine degli eventi di Corinaldo, un ladro, una famiglia felice, un prete, un Maori (indigeno australiano), un bambino denutrito, persone di altre culture lontane da noi, il Papa, un vescovo, un Imam, eccetera. L’importante è che ogni immagine faccia vedere almeno una persona. Poi si chiede ai ragazzi, personalmente, di dividere le immagini: dove c’è Dio e dove non c’è? Fatta la divisione, si chiederà ai ragazzi il perché delle loro scelte. Verosimilmente ci saranno alcune immagini dove i ragazzi vedranno più facilmente Dio (come in figure religiose o della famiglia). Si cerca di stimolarli a vedere Dio anche nelle immagini che hanno scartato: Dio è ovunque, anche nel terrorista che non lo conosce, 22
dell’indigeno che non ne ha mai sentito parlare, nelle situazioni di tristezza, di difficoltà, anche se non emerge, anche se non è la prima cosa che salta all’occhio, c’è comunque. Si arriverà alla conclusione che Dio è in ogni persona, indipendentemente dal loro comportamento. Poi si da ai ragazzi un’ulteriore foto (un collage di immagini del gruppo oppure una foto personale) da tenere nascosta, dicendogli che Dio è anche in quella persona. Scoprendo la foto i ragazzi vedranno loro stessi/la foto del gruppo. A questo punto, si chiede ai ragazzi: Sotto quale aspetto Dio è in te? Se i ragazzi mettono in risalto Dio nei loro pregi e nelle azioni positive, far riflettere che Dio è in ogni parte di noi, ci chiede di migliorarci (attraverso le persone che ci mette accanto), pertanto abita anche in ogni nostro difetto. *** Attività del pomeriggio Obiettivi: Come coltivare il rapporto con Dio? Dio è una persona, ho bisogno di curare il rapporto con lui. Il rapporto con Dio passa attraverso gli altri. Devo 23
custodire anche questo rapporto attraverso le relazioni. Relazioni con gli altri e diretta con Dio. Materiale: Carta e penne. Descrizione: Si chiede ai ragazzi di vivere una relazione con qualcuno: si fanno mettere a coppie e gli si chiede di parlare per 5 minuti. Se lo si ritiene opportuno, si può fornire un argomento di discussione. L’importante comunque sarà vivere la relazione e le sue fasi, non solo il contenuto della conversazione. A questo punto, si torna nei gruppi e si chiede ai ragazzi di sviscerare questo tempo passato con l’altro, in maniera concreta. L’ideale sarebbe lasciare i ragazzi liberi di descriverne le fasi. Ad esempio: «Per prima cosa ci siamo salutati, poi ho parlato io, dopo a parlato lui, …». L’ideale sarebbe che in questa fase i ragazzi non ricevessero indicazioni. Altrimenti si possono aiutare con le domande seguenti: - Qual è la prima cosa che avete fatto? - Vi siete cercati fra la folla? Poi vi siete salutati? - Avete preso l’iniziativa? - Avete parlato entrambi? - Avete ascoltato? - È stato facile parlare con questa persona? 24
L’importante è aiutare i ragazzi a dividere in fasi la chiacchierata con l’altro. Dopodiché far compilare ai ragazzi un foglio (meglio se personale, ma si può utilizzare un cartellone comune al gruppo): nella parte a sinistra del foglio andranno scritte le fasi della relazione con l’altro che sono uscite dal gruppo. Si consegnano poi ai ragazzi altre fasi (le fasi della preghiera, anche senza introdurle) e gli si chiederà di abbinarle a quelle già scritte nel foglio. Ecco alcuni esempi di fasi messe a confronto: Andarsi incontro o ritrovarsi in un luogo / Cercare un luogo di preghiera Salutarsi e riconoscerci / Segno di croce Ascoltare l’altro / Ascoltare la parola di Dio Parlare di me / Preghiera di richiesta, chiedo a Dio Parlare di altri / Pregare per qualcun altro Stare in silenzio insieme / Stare alla presenza, in adorazione Salutarsi / Benedizione, Dio ci augura il bene La preghiera dovrebbe essere la conclusione dell’attività. Sarebbe bello inserire un momento di adorazione o, se ciò non fosse possibile, un momento di silenzio e di contemplazione del Creato, per aiutare i ragazzi ad ascoltare Dio. 25
NOTE 1) Qualora ci fosse il piacere di conoscere in maniera più diretta la figura di don Oreste Benzi o di coinvolgere qualcuno dell’Associazione “Papa Giovanni XXIII”, il nostro contatto in diocesi è: MATTEO SANTINI cell. 339 877 7077 2) La liturgia penitenziale è caricata sul sito acfano.it. 3) Quest’anno abbiamo a disposizione anche 5 attività preparate dai cooperanti del Progetto “Policoro” della nostra diocesi. Potremmo utilizzarle una al giorno, come parentesi verso il mondo del lavoro, particolarmente adatte ai giovani prossimi alla fine della scuola. Il sussidio si chiama Policoro express e si trova sempre sul sito, con il restante materiale. Se si necessitasse di qualche aiuto dai ragazzi del Progetto “Policoro”, è possibile contattare: NATALIA TOCCACELI BLASI cell. 329 407 6308 26
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