"La quinta ora" il "one woman drama" di Adele Pandolfi: un'attrice rimasta nel cuore degli italiani

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"La quinta ora" il "one woman drama" di Adele Pandolfi: un'attrice rimasta nel cuore degli italiani
“La quinta ora” il “one woman
drama” di Adele Pandolfi:
un’attrice rimasta nel cuore
degli italiani

Di madre napoletana e di padre puteolano Adele Pandolfi è una
delle attrici di teatro e fiction che sono rimaste nel cuore
degli italiani grazie ai personaggi che ha saputo ben
interpretare in passato. Nel suo volto si legge tutta la
voglia di trasmettere emozioni, lei si definisce “irrequieta,
che si annoia facilmente, per cui amo interpretare sempre
ruoli diversi che mi diano continuamente la possibilità di
sfidarmi” questa sua particolarità le ha permesso di poter
interpretare sempre personaggi nuovi.

 E’ un’attrice brillante e la sua caratteristica principale è
lo sguardo intenso, i suoi occhi sono capaci di “raccontare” e
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di catturare lo spettatore rendendolo partecipe con il suo
personaggio insieme al sorriso spontaneo dell’amica della
porta accanto. La bella attrice partenopea-flegrea decise di
fare questo mestiere così difficile quando da bambina vide “Il
Masaniello” di Elvio Porta con la regia Armando Pugliese e a
soli vent’anni calcò per la prima volta le scene con “Re Mida”
con Renzo Palmer e Paola Mannoni, a 25 anni lavorò con Mario
Scarpetta con “na ‘ Santarella” interpretando il ruolo di
Cesira la primadonna.

In tutta la sua carriera si è sempre divisa tra il teatro,
cinema fiction ed anche la pubblicità mettendo sempre passione
e curiosità, senza distinzione tra il mezzo di espressione.
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La sua capacità di stare in scena in maniera naturale l’ha
acquisita sia partecipando a innumerevoli laboratori e stage,
ma soprattutto tende a precisare che la grande “palestra” come
lei la definisce è stata calcare le scene con il regista e
attore Vincenzo Salemme, infatti in quegli anni ha imparato ad
essere mutevole anche con lo stesso personaggio dello stesso
spettacolo, grazie alla grande esperienza accumulata negli
anni nella commedia dal titolo “Nell’amico del cuore”
riproposto da Biagio Izzo e diretto da Salemme ha dovuto
sostituire un’attrice in appena due giorni.

Ha lavorato per le maggiori fiction televisive italiane, ha
avuto esperienza anche nella pubblicità ed ha fatto anche una
“piccola particina” in uno spot con Fellini. Fra le grandi
opportunità che faticosamente ha conquistato è stato recitare
per le commedie scritte da Eduardo e Luca De Filippo.

La brava attrice campana attualmente sta portando in giro lo
spettacolo dal titolo “La quinta ora” scritta da Anna Mazza e
diretta da Carlo Guitto ricevendo parecchie soddisfazioni, gli
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anni della gavetta sembrano ripagare le fatiche, infatti con
questo spettacolo recita in maniera eccelsa e completamente da
sola sulla scena, circondata da una miriade di personaggi
immaginari o meglio di fantasmi… La trama è la storia di
un’insegnante irreprensibile e di vecchio stampo che uccide
un’allieva e non si giustifica, anzi espone le sue ragione in
maniera folle e grottesca dialogando con un brigadiere
immaginario rappresentato da un ossessivo suono di un
clarinetto.

Legittima     difesa,   reati
contro     il     patrimonio:
approvato il provvedimento di
Silvestroni (FdI)

“Grazie all’approvazione del mio ordine del giorno anche i
reati contro il patrimonio verranno puniti con pene adeguate.

Il provvedimento sulla Legittima Difesa, in esame in queste
ore alla Camera, tratta specificatamente di reati
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particolarmente gravi, che colpiscono la libertà, l’incolumità
personale e la proprietà privata con la finalità di arginare
l’emergenza di sicurezza che attanaglia le nostre città e il
grave degrado sociale che l’accompagna.

In tale quadro appare altresì necessario garantire pene e
multe che possano scoraggiare l’attività delinquenziale legata
a questa tipologia di reato, con conseguenti vantaggi
dell’attività di prevenzione e repressione.

Per queste ragioni ho proposto di aumentare sensibilmente le
multe per i delitti contro il patrimonio soprattutto se
compiuti mediante violenza alle persone e alle cose.
L’approvazione da parte del Governo di questo ordine del
giorno è senz’altro un segnale positivo che va nella direzione
di dare risposte concrete in termini di sicurezza e difesa del
nostro paese anche attraverso la tutela dei beni pubblici” lo
ha dichiarato in una nota il deputato di Fratelli d’italia,
Marco Silvestroni.

Costruire la resilienza, una
conferenza sulle connessioni
tra economia e politica nei
Paesi del Golfo arabo
"La quinta ora" il "one woman drama" di Adele Pandolfi: un'attrice rimasta nel cuore degli italiani
Lo sviluppo economico
sostenibile, la crescita socio-economica e gli elevati
standard di qualità
della vita sono sempre più considerati ingredienti chiave per
qualsiasi paese
per costruire pace, sicurezza e resilienza, ovvero la capacità
di adattarsi ai
cambiamenti di varia natura.

Per i paesi del Golfo arabo,
questo si traduce nella necessità di diversificare rispetto ad
una dipendenza
insostenibile dalle entrate energetiche e di costruire
un’economia che
garantisca maggiori opportunità e non metta in pericolo il
delicato ambiente in
cui vivono le popolazioni. Sulla base di queste premesse, il
Centro del Bahrain
per gli studi strategici, internazionali ed energetici
(DERASAT), in
collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo (UNDP), ha
pubblicato nel 2018 il primo Rapporto sullo sviluppo umano del
Bahrain, uno
studio completo sul presente e sul futuro di sostenibilità che
possa servire
come punto di riferimento per la regione e oltre.

Il 15 marzo, il Centro di informazione
Euro-Golfo ospita il dott. Omar al-Ubaydli, direttore del
programma per gli
studi internazionali e geopolitici presso DERASAT, per
presentare i risultati
del rapporto e condividere una potenziale tabella di marcia
per migliorare gli
indicatori chiave dello sviluppo umano. Esperto economista, il
dott. Al-Ubaydli
è anche Professore Associato di Economia alla George Mason
University ed, in
precedenza, Visiting Professor        of    Economics   presso
l’Università di Chicago.

Il Dr. Al-Ubaydli sarà
introdotto dal professor Davor Džalto, direttore del programma
per gli studi
sulla pace presso l’Università americana di Roma, che fornirà
un quadro di idee
su come collegare lo sviluppo socio-economico e umano al
raggiungimento della
pace.

L’evento si svolgerà tra le
11:00 e le 13:00 nella sede centrale di EGIC in via Gregoriana
12 a Rom.

Per registrarsi:
https://www.egic.info/building-resilience
Il Re di Giordania ad Assisi
per ricevere la Lampada della
Pace

ASSISI (PG) – Il Re di Giordania, Abdullah II, farà visita,
accompagnato dalla Regina, Rania, alla Basilica di San
Francesco d’Assisi il prossimo 29 marzo per ricevere in dono,
dai frati del Sacro Convento, la Lampada della pace di San
Francesco per “la sua azione e il suo impegno tesi a
promuovere i diritti umani, l’armonia tra fedi diverse e
l’accoglienza dei rifugiati “. All’incontro di Assisi
interverranno anche la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, e
il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di
Assisi, padre Enzo Fortunato, ha sottolineato che la lampada
di San
Francesco verrà consegnata dal Custode del Sacro Convento di
Assisi, padre
Mauro Gambetti, a Sua Maestà il Re Abdullah IIche “in
Medio Oriente e in tutto il mondo ha distinto sé stesso e il
Regno Hascemita di
Giordania attraverso la sua azione e il suo impegno tesi a
promuovere i diritti
umani, l’armonia tra fedi diverse, la riforma del sistema
educativo e la
libertà di culto, e allo stesso tempo ha dato ospitalità e un
rifugio sicuro a
milioni di rifugiati. Queste sono le ragioni per le quali
abbiamo deciso di
premiare Sua Maestà con la Lampada della Pace”.

Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, che si è
tenuta nella
sede dell’Associazione Stampa Estera in Italia, hanno
partecipato i frati del
Sacro Convento, l’Ambasciatore del Regno Hascemita di
Giordania in
Italia, Fayiz Khouri, l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa
Sede, Pietro Sebastiani, il Portavoce dell’Ambasciata della
Repubblica Federale di
Germania, Fabrizio Micalizzi, e il Direttore della Sala Stampa
del
Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato.

Durante l’incontro è stato annunciato dal direttore di Rai
Ragazzi, Luca Milano, il cartone animato sul Santo di Assisi
che andrà in
onda sulle reti Rai.   “Un film d’animazione per ragazzi e
famiglie, con
attenzione particolare al pubblico che va dai 7 ai 14 anni –
ha
dichiarato il direttore Milano – Il film parte dall’incontro
avvenuto
nel 1219, ottocento anni fa, tra san Francesco e il Sultano
d’Egitto. Da lì a
ritroso, il film d’animazione presenta i momenti essenziali
della vita del
Santo di Assisi ai ragazzi d’oggi. Il film, avviato in
produzione da Rai
Ragazzi con uno studio di animazione torinese, sarà pronto per
la trasmissione
sulle reti Rai a fine 2019 e verrà quindi distribuito
internazionalmente”.

Il Cd compie 40 anni e si
avvia verso la “pensione”

Nel lontano 8 marzo del 1979 la Philips presentava il primo
cd. Tale supporto era destinato a rivoluzionare l’ascolto e
soprattutto la memorizzazione digitale delle informazioni.
Adesso il compact disc è ormai in declino per l’arrivo dei
nuovi formati digitali come lo streaming e l’archiviazione
dati nel cloud. Il declino di tale supporto è sancito in
Italia dall’uscita del Cd dal paniere Istat, che annovera i
beni e i servizi più acquistati. E negli Usa dalla chiusura
nel 2018 dell’ultima fabbrica che li produceva. Di fatto la
progettazione del Cd nella sua configurazione definitiva
risale al 1979 e si deve ad una joint venture della Philips
con l’azienda giapponese Sony, che già dal 1975 stava
sperimentando in modo indipendente la tecnologia per un disco
ottico digitale. Un accordo tra la casa giapponese e quella
olandese portò alla definizione dello standard per il compact
disc, che prevedeva dischi di 12 centimetri e una risoluzione
di 16 bit, e al lancio definitivo. Parlando un po’ di storia,
a sancire il successo del cd fu il direttore d’orchestra
Herbert Von Karajan che con i Berliner Philharmoniker è
protagonista del primo disco registrato con il nuovo formato,
mentre il primo album pop pubblicato su questo supporto è 52nd
Street di Billy Joel. Nel 1990 l’intero settore dei Cd supera
i 33 giri. Nel 2007, quando già l’mp3 è una realtà da diversi
anni, si contano 200 miliardi di compact disc venduti nel
mondo. E proprio l’mp3 e piattaforme come Napster e
successivamente lo streaming di Spotify saranno determinanti
per il declino del Compact disc, mai amato davvero dagli
appassionati di musica per la qualità del suono, con il 2015
che verrà ricordato come l’anno in cui i formati “immateriali”
hanno superato quelli fisici. Anche il suo utilizzo nel
settore informatico crolla per il sopravvento delle chiavette
usb, capienti e meno ingombranti, o di sistemi come wetransfer
che permettono il trasferimento online di dati, video e foto
in maniera veloce. Ma non è detto che fra qualche anno i cd
non saranno destinati a tornare, infatti attualmente i suoi
predecessori, dischi in vinile e musicassette, si sono
recentemente presi la loro rivincita e sono tornati ad essere
richiesti. Nel 2018 hanno fatto registrare aumenti delle
vendite a due cifre, come riporta l’indagine della società
specializzata BuzzAngle. In ogni caso, che sia destinato a
sparire o a tornare in voga fra qualche anno non possiamo che
augurare buon compleanno al cd.

F.P.L.
Roma,   a  Villa  Lante  la
conferenza   su  “Fatidiche
Sorores”:     le    gemelle
nell’antica Roma

Nella suggestiva Sede dell’Institutum Romanum Finlandiae (che,
come noto, si dedica alla cultura classica, con particolare
riferimento alla ricerca e all’insegnamento delle antichità
romane) di Villa Lante al Gianicolo, la direttrice Arja
Karivieri ha introdotto la professoressa Laura Chioffi (ha
retto la cattedra di Storia ed Epigrafia della facoltà di
Lettere e Filosofia della Seconda Università degli Studi di
Napoli della quale si ricordano i forti legami ed il proficuo
rapporto con l’Università di Helsinki) la quale ha svolto una
lezione sulle relazioni tra le gemelle (Clodiae) e il culto
gestito da sorelle, praticato ad Anzio.
Laura Chioffi
Arja Karivieri

Laura Chioffi ha iniziato la conferenza analizzando una nota
iscrizione romana su marmo, scoperta nel 1983 ad Anzio in una
necropoli, e ha esposto in dettaglio quali potrebbero essere i
significati delle parole declinate gemellae (gemella) e sorori
(soror) in essa contenute.

In occasione di un parto gemellare, considerato ben augurante
dal mondo romano antico, se femminile, veniva imposto ad una
il nome Gemella. Immediato il riferimento ai gemelli Romolo e
Remo e al mito del loro fortunato salvamento. Il culto mirava
a ottenere, anche attraverso parti multipli, una maggiore
prolificità nella casa del praticante. Nella targa sepolcrale,
del I secolo d.C., è intuibile che ad una delle due Ge, in
vita (riconoscibile da una V aggiunta, incisa debolmente
accanto al nome), toccò il triste compito di provvedere alla
sepoltura della gemella e di predisporre la propria per il
futuro.

Ha quindi evidenziato le fonti letterarie, in particolare
degli storici Marziale e Svetonio, per stabilire una
connessione tra le Clodiae (così chiamate in quanto liberte
vissute durante la dinastia Clodia) e il culto esercitato
nella città a sud di Roma da sorores, citate da Marziale.
Inoltre, scrive Svetonio, la loro capacità profetica connota
le sorores come Fortunae Antiatinae e che l’errata
comprensione di una profezia fatta da sorores rese inaspettato
l’assassinio dell’imperatore Caligola.

Anzio era sotto la protezione della Dea Fortuna. La duplicità
insita nel termine Fortunae potrebbe riscontrarsi anche nella
monetaria dell’imperatore Augusto dove in una, coniata per
celebrare le vittorie sui Parti, è osservabile il doppio
profilo della medesima Dea (uno con elmo e veste che la copre,
l’altro senza elmo e con le spalle scoperte).

Ha poi proseguito citando ulteriori fonti riguardanti lo
stesso collegamento interpretativo per concludere che le
giovani sorelle gemelle, da liberte divenute profetesse,
intermediarie tra i richiedenti l’oracolo e il volere della
divinità interrogata, avrebbero potuto avere un diretto
riscontro nella bellissima statua femminile, recuperata ad
Anzio e conservata presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo
Massimo a Roma; la cosiddetta “Fanciulla di Anzio”. La statua
decorava la Villa di Nerone, in riva al mare, allora eretta
nella stessa città laziale ove l’imperatore nacque.

La Fanciulla, dall’abbigliamento e dall’acconciatura
particolari che suscitano alta considerazione, osserva
estatica un vassoio contenente oggetti per eseguire pratiche
divinatorie (rotolo per scrittura, ramo di alloro, zampette di
gatto, altro), attribuibili con ogni probabilità al culto del
Dio Apollo. L’alloro, nella mitologia, è legato alla
metamorfosi di Dafne in albero, supplicata della ninfa, per
evitare che nella fuga fosse afferrata da Apollo attratto
dalla sua straordinaria bellezza (raccontato da Ovidio, il
mito è rappresentato dallo stupendo gruppo scultoreo,
capolavoro del Bernini, visitabile al Museo di Villa Borghese
in Roma).

Ecco il testo della targa latina rinvenuta ad Anzio
Ampia partecipazione alla conferenza. Al termine, molte
richieste di chiarimenti.

di Edoardo Caielli

Bologna, bambino cade da un
carro di carnevale: è grave
Un bambino è rimasto gravemente ferito cadendo da un carro
mascherato, durante la sfilata di carnevale in corso nel
centro di Bologna. L’incidente è avvenuto poco prima delle 15
in via Indipendenza. Sul posto il 118, con ambulanza e auto
medica, e le forze dell’ordine. Il piccolo, portato
all’ospedale Maggiore di Bologna, sarebbe grave.

Il   bimbo   ha   due   anni   e   mezzo   e,   secondo   le   prime
ricostruzioni, era sul carro insieme alla madre, quando è
scivolato. Sono state fatte manovre per rianimarlo da parte
del personale sanitario intervenuto. La sfilata è stata
successivamente annullata.

“Era sul carro insieme alla mamma, quando è caduto dalle
ringhiere che lo delimitano”. Lo racconta una testimone che ha
assistito alla caduta del bambino. Il bambino, dopo le manovre
per provare a rianimarlo, è stato portato d’urgenza
all’ospedale Maggiore. Sul posto i carabinieri che stanno
sentendo alcune persone. C’è gente che piange, sotto choc per
quanto successo. Il carro, a tema MasterChef, stava andando
verso piazza Nettuno ed era trainato da un trattore. Ha una
ringhiera gialla. La madre dunque era sul carro, il padre pare
fosse a piedi, secondo quanto riferiscono i testimoni.

I carabinieri hanno posto sotto sequestro il carro a tema
‘Masterchef’ dal quale è caduto il bambino di due anni e mezzo
oggi in centro a Bologna. Dalla prima ricostruzione, il
piccolo sarebbe scivolato dalle braccia della madre che era
con lui ed è finito a terra, dove ha battuto la testa poi è
stato verosimilmente urtato dallo stesso mezzo. I Carabinieri
hanno avviato accertamenti per ricostruire cause e dinamica
dell’incidente: stanno ascoltando diversi testimoni e
visioneranno anche i filmati di alcune telecamere di
sorveglianza lungo la via, che potrebbero avere ripreso il
momento della caduta.

“Ho visto che il bambino era a terra, in arresto cardiaco ed
era ferito. Allora mi sono avvicinato e gli ho fatto il
massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Sono
andato avanti non so per quanto, forse 15-20 minuti, prima che
arrivasse l’ambulanza. Poi ho lasciato fare al personale del
118″. A parlare è un dipendente della Curia di Bologna, che
per primo ha prestato soccorso al bimbo di due anni e mezzo
che oggi pomeriggio è caduto da uno dei carri della
tradizionale sfilata di Carnevale organizzata nel centro della
città. Il bimbo è ora ricoverato in ospedale e le sue
condizioni sono gravissime. “Quando mi sono allontanato gli
operatori del 118 hanno continuato a rianimarlo – ha aggiunto
il soccorritore, che stava facendo il servizio d’ordine per la
sfilata – solo più tardi ho saputo che mentre lo portavano via
aveva ripreso a respirare”.

Cassazione, lavoro: chi abusa
della    104    può    essere
licenziato

L’ordinanza della Corte di Cassazione è del 18 febbraio
scorso. È la numero 4670/2019. Con questo provvedimento si
conferma il rigore nei confronti di chi fa un uso improprio
dei permessi per assistere i familiari disabili.

La legge 104 insomma. Il caso specifico è quello di un
dipendente licenziato perché invece di impiegare le ore di
permesso ai sensi di legge per assistere il familiare
bisognoso, le dedica ad attività personali ledendo il vincolo
fiduciario che è alla base di un rapporto di lavoro.

Né vale, per rendere illegittimo il licenziamento, il fatto
che il datore di lavoro avesse ottenuto conferme
dell’atteggiamento del dipendente avvalendosi di servizi di
investigazione privata.

L’ordinamento permette l’intervento del detective per il
controllo di condotte extralavorative che sia rilevante al
fine del corretto adempimento delle obbligazioni del
lavoratore.
Enrico Pellegrini
Guidonia, Giovanna Ammaturo
(Fdl): “Basta rom da quasi un
anno in un’area industriale
simbolo    di    civiltà    e
progresso”

Viai rom dalla zona industriale Pip2 di Guidonia Montecelio
che portano solo sporcizia, degrado, rifiuti. Il consigliere
di Fratelli d’Italia Giovanna Ammaturo torna a denunciare
questa grave situazione d’illegalità attraverso una nota.
“Dopo le vane promesse dell’Amministrazione grillina a giugno
scorso sono aumentate le presenze e i cumuli di immondizia. Un
sito industriale sotto scacco, al diavolo il lavoro e le leggi
oltre al rispetto dovuto ai cittadini .

Nel maggio del 2018 denunciammo l’arrivo di una decina di
camper e roulotte di etnia rom.
A Giugno il vice sindaco affermava : “ I camminanti sono
cittadini italiani. Ammaturo alimenta odio, lavoriamo per
l’integrazione. E questa amministrazione comunale ha grande
senso di responsabilità cercando di offrire loro un percorso
di integrazione. Stiamo lavorando per risolvere il problema
rispettando le regole e le normative vigenti”. A novembre
erano diventate un sessantina e i cumuli di immondizia non si
contavano più. A
marzo 2019 siamo ritornati richiamati dagli imprenditori
alcuni dei quali stanno costruendo nuovi opifici con le
difficoltà che si possono creare mentre i mezzi di cantiere
costretti a passare con enormi limitazioni tra panni stesi,
roulotte, macchine e bimbi in bici.

“Basta rom da quasi un anno , tra rifiuti e degrado, in una
area industriale simbolo di civiltà e progresso. E’ la
denuncia di Giovanna Ammaturo de Fratelli d’Italia a Guidonia
Montecelio: ” Oggi ne ho visto oltre 100 tra roulotte e camper
, decine di auto e furgoncini. Bucato steso e coperte lungo le
strade appena asfaltate del Pip 2, l’area industriale della
Città a ridosso della Tiburtina tra la Pista d’Oro e
Setteville. Lì dove sono presenti decine di aziende , che ben
rappresentano il fiore all’occhiello della operosità di una
comunità che quotidianamente fa mille sacrifici, anche per
pagare i tributi. Lì dove vengono in visita le delegazioni
straniere e delle ambasciate per acquistare prodotti Made in
Italy. Dove diversi operatori commerciali stanno costruendo i
loro nuovi opifici per offrire lavoro a chi non lo conosce
ancora. Dopo le vane promesse di questa amministrazione
grillina è necessario intervenire per evitare che i terreni
non vengano ridotti a vespasiani all’aperto o come si può
constatare con centinaia di piccole discariche che poi il
Comune sarà costretto a pulire al modico costo di 300 euro
cadauna, secondo il prezzario Tekneko, comunque con i soldi
dei contribuenti. Strade appena asfaltate lastricate da ogni
genere di rifiuti. Dove si gettano masserizie che qualche
povero diavolo avrà pure pagato per farle portare via, come
non è difficile trovare furgoncini che scaricano ogni
schifezza come abbiamo fotografato.
È urgente intervenire per evitare il diffondersi di
stanziamenti che sono vietati dalle leggi e per controllare
chi e perché ha scelto questa zona a ridosso di centinaia di
aziende manifatturiere e di stoccaggio di merci di vario
genere con le naturali apprensioni degliimprenditori e dei
dipendenti. Il controllo del territorio rientra tra i compiti
dell’Amministrazione Barbet il cui fine è anche di garantire
la sicurezza alla Comunità”.

IL CONSIGLIERE di FRATELLI D’ITALIA Giovanna Ammaturo

Bullismo, la crudeltà di una
baby gang per 5 euro

“Le modalità con le quali sono stati compiuti i reati denotano
una particolare ferocia del gruppo, che ha agito come un vero
e proprio branco”. Ferocia e violenza solo per impossessarsi,
come è capitato, di un cappellino o di 5 euro. E quanto si
legge nell’ordinanza del gip dei minorenni di Milano che ha
disposto il carcere 5 ragazzini e per 4 la misura cautelare
del collocamento in comunità, per una serie di episodi di
percosse, lesioni, minacce, rapine ed estorsioni nella zona di
Abbiategrasso.

Gli episodi di bullismo non si placano. Lo scorso anno un
ragazzino di 13 anni è rimasto vittima dei bulli in una scuola
di Milano ed è stato arrestato un 14enne
Un ragazzino di 14 anni è stato portato agli arresti
domiciliari dai carabinieri. Il giovanissimo, nato a Milano,
accusato di essere il capetto di una gang di bulli che faceva
il bello e il cattivo tempo in un scuola nella periferia sud
di Milano. Aggressioni, ricatti ed estorsioni ai compagni
prescelti come vittime. Episodi quotidiani, tanto che un
13enne è arrivato ad avere attacchi di panico alla sola idea
di tornare a scuola.

Il 14enne ha costretto il 13enne a rubare a casa dei genitori.
L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura per i
minorenni, ha al centro un 13enne, la vittima, “costretto a
rubare prima dei gioielli e poi dei soldi in casa da ‘offrire’
alla stessa banda”.

Gli investigatori – scrive il Andrea Galli sul Corriere –
allertati dalla denuncia di un papà, hanno trovato indizi
evidenti su un cellulare. Il genitore avrebbe anche precisato
di essersi rivolto subito alla scuola dove si sarebbe sentito
dire da una professoressa che in quell’istituto della zona Sud
di Milano il bullismo non esisteva.

“Invece secondo le indagini il bullismo c’era e andava avanti
da parecchio tempo – riporta l’articolo – almeno dal 2016”
grazie a una banda di 4-5 giovanissimi che accerchiava
compagni, li minacciava e in un caso forse ne ha picchiato
uno.“

Figli, la presa in carico e
l’intervento riabilitativo:
di cosa si tratta ?

Albano Laziale, la rubrica delle
specialiste del Centro Psicologia
Castelli Romani
L’intervento riabilitativo, in generale, ha alla base il
prendersi cura della persona globalmente nella sua unicità e
irripetibilità. Prendersi cura, in questo caso di bambini,
significa impegnarsi a riaffermare e confermare alla vita il
suo senso, e dunque il dovere di garantire, a chi soffre di
una condizione di salute precaria, la possibilità di un
progetto esistenziale.
Il processo di presa in carico che è alla base dell’intervento
riabilitativo è perciò tutto l’insieme di attenzioni, degli
interventi (sanitari e sociali) e delle condizioni
(organizzative e giuridiche) che garantiscano alla persona la
massima partecipazione possibile alla vita sociale, economica
e culturale, in relazione allo sviluppo di abilità raggiunte e
potenziali.
Le risorse per adempiere a questo progetto sono la famiglia,
la rete dei servizi, la rete parenterale, la rete amicale e la
rete del volontariato.
Spesso alle “unità di neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza” (NPIA) spetta il compito di definire oltre
alla diagnosi anche il percorso riabilitativo, attraverso la
rete delle strutture pubbliche e/o private accreditate; in
queste strutture viene definito il progetto riabilitativo
individuale che è appunto lo strumento principale del processo
di presa in carico clinico-riabilitativa.
La regola principale di questo processo è la tempestività,
definendo subito l’equipe riabilitativa che, includendo la
famiglia, definirà il progetto riabilitativo.
Il trattamento abi-riabilitativo rappresenta la fase decisiva
del processo di presa in carico del bambino con patologia
neuropsichica. Lo scopo è quello di favorire sia lo sviluppo
di funzioni non ancora acquisite, sia il ripristino di quelle
attività e capacità che per varie ragioni lesive sono state
temporaneamente compromesse (Imperiali, 2012).

Care, Abilitazione e Riabilitazione

E’ molto importante in ambito riabilitativo soffermarsi sulla
distinzione dei termini care, abilitazione e riabilitazione,
questo perché si riferiscono a situazioni ed esigenze diverse
per ogni bambino che necessita di particolari cure
assistenziali.
Parlando di “Care” ci si riferisce “all’ insieme delle cure,
delle sollecitudini e degli accorgimenti che offriamo al
bambino per farlo stare bene, o per limitare il più possibile
i suoi disagi” (Stival G.,1998).
Alla care partecipano tutti i neonati e tutti coloro che si
prendono cura di loro, specialmente in ambiente sanitario. In
terapia intensiva neonatale (TIN) è appunto previsto un
“programma di care”

finalizzato alla promozione dello sviluppo neuro-
comportamentale e alla protezione dagli stimoli invasi per
facilitare lo sviluppo adattivo.
Con il termine “Abilitazione” ci riferiamo alla peculiarità
del percorso riabilitativo del bambino che non deve recuperare
una funzione persa ma deve acquisire ex novo una competenza,
partendo da una condizione di base. L’abilitazione, dunque,
può essere intesa come un processo teso a rendere il bambino
abile a svolgere una determinata attività.
Per quanto concerne la definizione di riabilitazione, espressa
dalle linee guida per la riabilitazione dei bambini affetti da
paralisi cerebrale infantile (SIMFER; SINPIA; 2006):
“La riabilitazione è un processo complesso teso a promuovere
nel bambino e nella sua famiglia la migliore qualità di vita
possibile. Con azioni dirette ed indirette essa si interessa
dell’individuo nella sua globalità fisica, mentale, affettiva,
comunicativa e relazionale (carattere olistico), coinvolgendo
il suo contesto familiare, sociale ed ambientale (carattere
ecologico). Si concretizza con la formulazione del progetto
riabilitativo e dei vari programmi terapeutici attivi nei tre
ambiti della rieducazione, dell’assistenza e dell’educazione”.
Per garantire la sua efficacia, soprattutto nei primi anni di
vita del bambino, l’intervento oltre ad essere
individualizzato deve essere tempestivo (iniziato
precocemente), intensivo e continuativo, almeno per i primi
anni di vita del bambino.
Tutto ciò’ naturalmente deve essere compatibile con la
tolleranza del bambino e le sue capacità di apprendimento.
Nel momento in cui il rischio di patologia cerebrale è
conclamato, la care diventa a tutti gli effetti un trattamento
riabilitativo. Il trattamento “abilitativo” individualizzato
con la presenza di personale specializzato è possibile
considerarlo un trattamento riabilitativo, anche se
principalmente a valenza preventiva.
Concludendo, l’importante fattore, che accomuna i tre termini
riferiti al trattamento è l’efficacia.
Perché la terapia possa essere definita efficace deve essere
basata su evidenze scientifiche. Spesso vi viene associata
anche la parola “globale” che è tuttavia maggiormente
pertinente al progetto terapeutico, che non deve tralasciare
alcuna area funzionale del bambino e che si pregiudica
l’obiettivo di poter sostenere uno sviluppo il più possibile
armonico di tutte le sue competenze.
Dottoressa Cristina Monaco, neuropsicomotricista

Centro Psicologia Castelli Romani

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