Felici oggi All'interno un piccolo esperimento per iniziare una trasformazione totale di noi stessi - L'Osservatore d'Italia

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Felici oggi All'interno un piccolo esperimento per iniziare una trasformazione totale di noi stessi - L'Osservatore d'Italia
Felici oggi

All’interno un piccolo esperimento
per iniziare una trasformazione
totale di noi stessi

A cura del Dott. Giovanni Piersanti

Quando cominciamo a diventare più autentici, più in sintonia
con noi stessi invece che focalizzati su cose esterne, la
felicità arriva automaticamente.

Cosa ci rende felici? Come essere felici?
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L’obiettivo non è la felicità fine a se stessa, ma una
trasformazione totale di noi stessi. Divenire più autentici,
trasformare le
nostre emozioni vivendole nella semplicità.

Quattro chiavi per focalizzarci e sviluppare la felicità
dentro di noi

   1. L’allegria

È indispensabile avere un atteggiamento festoso, celebrativo,
allegro. Riuscire a vivere la vita come una grande risata,
renderà più facile
scoprire il proprio “sé”, la propria vera essenza. Se vivi la
vita come dolore
e tristezza, diventa un peso ed allora è difficile vedere la
qualità e la
bellezza di questa opportunità che viene data all’essere
umano. La tristezza è
solo un’abitudine. Anche l’allegria può essere coltivata come
un’abitudine.
Dobbiamo solo iniziare a cercare nella vita le cose che sono
piene di luce, non
di buio, perché il modo in cui guardiamo la vita ha un effetto
su ciò che si
sviluppa dentro di noi. Se vediamo luce e radiosità
dappertutto, ci sentiamo
leggeri, irradiamo luce e proviamo gioia. Il significato della
vita dipende da
come la interpreti: “lascia andare la tristezza e dì si alla
gioia. Lascia che
la vita sia una melodia”.
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La compassione

Di solito, quando guardiamo le persone, i nostri pensieri
sono più di critica che di semplice osservazione o di empatia.
C’è un cuore
anche dentro le persone peggiori e se siamo capaci di vederlo
diventiamo più
compassionevoli, non si tratta di pietà, che ci fa sentire
superiori e ci
spinge a cercare di cambiare l’altro o aiutarlo. L’empatia e
la compassione
implicano accettazione delle persone per ciò che sono.
Comprendere la
compassione sviluppa la felicità che puoi diffondere agli
altri e, a sua volta,
tornarti amplificata. Se al contrario, continuiamo ad essere
crudeli, critici e
pieni di pregiudizi, alimentiamo la nostra ed altrui
infelicità: diventiamo ciò
su cui si focalizzano i nostri pensieri.

     L’amorevolezza

Buoni amici e compagnie hanno sulla felicità un effetto più
grande del nostro…. conto in banca. Relazioni amorevoli e
amichevoli agiscono
sulla felicità, sulla salute ed il benessere, perché il nostro
cervello
controlla i meccanismi del corpo responsabili della salute e
delle malattie:
ciò che la moderna scienza definisce PNEI (psico neuro
endocrino immunologia).
Proprio come lo stress può dare origine ad una malattia,
l’amicizia e la
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felicità aumentano di molto la resistenza alle malattie,
migliorano il sistema
immunitario. Tutti abbiamo una sorgente di “amichevolezza”
dentro di noi, ma la
vita oggi ci dà poche opportunità di svilupparla. Anzi, la
maggioranza delle
persone non sviluppa affatto questa sorgente e ciò che
chiamiamo amicizia è
spesso ipocrisia e gentilezza puramente formale. Dovremmo
creare costantemente
un’atmosfera di consapevolezza amichevole e, magari, fare ogni
giorno una cosa
per gli altri senza aspettarsi niente in cambio.

     La Gratitudine

Mugugni e lamentele! Lamentarsi ostacola la vita. Una mente
che si lamenta non può essere mai in pace. Ci sono tante cose
nella vita di cui
essere grati e, focalizzare l’attenzione su queste cose, ci
offre l’opportunità di apprezzare quanti doni
ci è dato ricevere. Il semplice respirare è il dono più
grande! Esprimere
gratitudine ci permette di entrare in uno stato di pace e
grande senso di
mistero e meraviglia.

Queste quattro chiavi che possiamo sviluppare dentro di noi
creeranno un’espansione del nostro vero essere, perché non
dipendono dagli
altri ma da una nostra libera scelta.

Piccolo esperimento
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Per tre giorni, decidere di non brontolare, non lamentarsi di
nulla. Se il cibo non è buono, se le cose non vanno come
vorremmo, se fa freddo o caldo, se abbiamo mal di testa o
qualche dolore, per tre giorni lasciamo perdere le nostre
abitudini. “Quel che è, è, comunque sia è quel che è”. Sarà
una piacevole sorpresa!

Giovanni Piersanti

Albano Laziale, quando nasce
un     fratellino:      come
comportarsi?
A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci – Centro Psicologia
Castelli Romani
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Quando nasce un fratellino molti genitori si preoccupano delle
reazioni emotive e comportamentali dell’altro figlio. Il
primogenito, all’arrivo del secondo figlio, potrebbe vivere
una fase faticosa della propria vita. Potrebbe sentire di
perdere l’amore e l’affetto dei suoi genitori, può provare
dolore, tristezza e risentimento. È la forma di gelosia più
comune che possa manifestarsi in una famiglia. Essa è
inevitabile e non si può prevenire del tutto. Tuttavia, è
importante evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla.

Penelope Leach, in un suo libro sull’argomento, scrive:
“Immaginate che vostro marito un giorno venga a casa
proponendovi di accettare un’altra moglie proprio come voi,
immaginatelo ora mentre usa quello stesso tipo di frasi che
solitamente si usano per dire ad un bambino che sta arrivando
un fratellino”.
“Avremo con noi un altro bambino, tesoro, perché abbiamo
pensato che per te sarebbe bello avere un fratellino o una
sorellina con cui giocare. Non ti vorremmo meno bene per
questo, ci ameremo tutti.”
potrebbe essere anche: “Avrò con noi una seconda moglie,
tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere
un po’ di compagnia e un aiuto in casa.”
La gelosia si manifesta perché il bambino può provare paura ed
insicurezza, può temere di essere meno amato e meno
considerato rispetto all’altro. La sua insicurezza può essere
legata soprattutto alla figura
materna. Infatti, se prima la relazione con quest’ultima era
caratterizzata dall’immagine di una diade, “Ci siamo io e la
mamma!”, adesso l’immagine è quella di un triangolo
relazionale, “Ci siamo io, la mamma ed il
fratellino!”. Inoltre, i cambiamenti sono concreti, mettono al
centro la relazione tra la mamma ed il neonato. Una relazione
fatta di cure e attenzioni, per soddisfare i bisogni del più
piccolo.
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E’ probabile che il primogenito possa diventare fastidioso
perché preoccupato che i genitori possano volergli meno bene
di prima e può regredire a stati infantili. Quando il bambino
è geloso, non riesce a
controllare razionalmente il suo comportamento, ha bisogno
dell’aiuto di un adulto.
L’entrata del fratellino è, pur sempre, l’inizio di una nuova
conoscenza. Un estraneo che può creare curiosità ma anche
paure e timore. Dall’altra parte aiuta il maggiore a capire
che non sempre può pensarsi al centro dell’universo materno e
lo aiuterà a costruire strategie e processi mentali che
arricchiranno la propria vita emotiva e cognitiva. Tale fase
di sviluppo sarà il primo passo per mettere le basi di quel
lungo processo di separazione-individuazione che lo porterà a
sviluppare, gradualmente e nel tempo, la propria identità.

Come sostenere il primogenito in questo importante momento di
crescita e cambiamento?
Il ruolo del papà è fondamentale poiché diventerà la figura di
sostegno e di completamento della mancanza della mamma.
Inoltre, l’osservazione da parte del bambino di gesti e
sentimenti affettuosi del papà nei confronti della mamma
potrebbe permettergli di immedesimarsi in tali sentimenti,
senza sentirsi escluso.
La figura del padre è una risorsa essenziale in questa nuova
fase della vita familiare.
Inoltre, è fondamentale essere comprensivi e rassicuranti con
il bambino, soprattutto osservare i suoi comportamenti, che
qualche volta, possono risultare inspiegabili e definiti come
capricci. Invece, è importante, mettersi nei suoi panni, per
provare a capire il suo punto di vista e quello che può
sembrare un capriccio, magari è una richiesta di attenzione e
maggiore vicinanza dei genitori.

Sarebbe opportuno rassicurarlo rispetto a questo faticoso
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momento di cambiamento facendogli capire che i suoi genitori
non l’abbandoneranno mai. Parlare con il bambino, ascoltarlo
ed aiutarlo a tirar fuori le emozioni, positive e negative,
offrendo spazi e tempo per parlare dei propri sentimenti, di
ciò che lo turba, di ciò che desidera, delle sue paure.

Inoltre, i genitori potranno coinvolgerlo negli aspetti di
accudimento e
cura del fratello minore, promuovendo la vicinanza tra
fratelli per permettere al figlio maggiore di non sentirsi
escluso.

Mantenere   le   abitudini   precedenti   è   un   altro   aspetto
importante, cercando di fare le stesse cose che si facevano
prima dell’arrivo del fratellino.
Infine, sarebbe importante evitare il confronto continuo tra
fratelli, ogni bambino è diverso dagli altri, quindi potrebbe
essere un bene tenere a mente sia i limiti che le risorse che
contraddistinguono ognuno
come essere unico e speciale.

Centro psicologia Castelli Romani- Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta      dell’età    evolutiva-Mediatore
familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologocastelliromani.it
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE
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Marmellata, salute e dieta:
la pectina naturale come
rimedio   per  prevenire  i
tumori
Sembra che marmellate,
composte e gelatine contengano una sostanza gelificante
derivata da una fibra alimentare in grado di alterare i
processi di
progressione tumorale: la pectina.

La sostanza, sintetizzata dalla buccia degli agrumi
e dalla polpa delle mele,
è infatti usata comunemente come conservante          in   molti
alimenti.
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Il video servizio e l’intervista a Cinthia Vercelloni e Laura
Borgognoni trasmessa a Officina Stampa del 21/3/2019

Lo studio, condotto da Vic Morris dell`Institute of Food
Research e pubblicato sulla rivista della Federazione delle
Società Americane di Biologia Sperimentale (Faseb), ha
scoperto che una particolare forma di pectina modificata in
laboratorio rilascia un frammento molecolare in grado di
bloccare la progressione cancerogena a qualsiasi stadio.

Oltre il 40% delle cellule malate vengono “indotte al
suicidio” attraverso un processo naturale detto apoptosi,
e il cancro non è in grado di svilupparsi ulteriormente.

La scoperta non è completamente nuova, ma sviluppa i risultati
di alcune
ricerche dell’università della Georgia, già pubblicate sulla
rivista Glycobiology,
che dimostravano il potere della pectina
contro il tumore alla prostata.
Qualche cucchiaino di marmellata al giorno potrebbe, dunque,
contribuire alla
prevenzione dei tumori.

f

Ogni anno 1 milione e mezzo
di vite salvate grazie ai
motori di ricerca dei sintomi
Ogni aspetto della vita è ormai condizionato dall’uso di
internet e non c’è evento che non sia degno di nota in rete.
Questo è il motivo
principale per il quale anche la salute è diventata oggetto di
numerose
ricerche e molte persone al presentarsi di un sintomo
ricorrono al web prima di
rivolgersi al medico. Del resto, la salute è uno degli aspetti
basilari della
vita e quindi è uno degli elementi che desta maggiori
preoccupazioni quando si nota
qualche anomalia. Infatti, rispetto ad una
analisi effettuata da ISPO nel 2011 dalla quale emergeva che
il 61%
degli italiani includeva la salute tra le prime 3 cose più
importanti nella
vita, nel 2014 il dato è cresciuto fino ad arrivare all’80%.
Mentre nel BES
(Benessere Equo e Sostenibile) relativo al 2018 il fattore
salute per la
determinazione del benessere per gli italiani ha superato di
gran lunga il 90%.

Sovente ci si trova perciò a ricercare sintomi e possibili
cause, oltre alle cure, online e per questo risultano essere
molto interessanti
i diversi siti di sintomatologia medica che però scarseggiano
in lingua
italiana. Da questa esigenza degli utenti Thomas Lutz e Jama
Nateqi hanno
fondato il motore di ricerca Symptoma, un controllo dei
sintomi. Nello
specifico, si tratta di un vero e
proprio search engine delle malattie con lo scopo di dare
un’idea della
diagnosi in maniera precoce.

Il British Medical
Journal ha pubblicato, lo scorso 25 gennaio, le
statistiche di sopravvivenza a diversi tipi di tumori in base
alla precocità
della diagnosi ed il risultato è che in molti casi la
percentuale di
sopravvivenza risulta essere più elevata se individuati al
primo stadio. Thomas
Lutz e Jama Nateqi ritengono che proprio grazie alla
possibilità di autodiagnosticare
una malattia in tempi ridottissimi semplicemente collegandosi
ad un sito, 1
milione e mezzo di persone ogni anno possono essere salvate da
patologie gravi
e mortali.

Basta quindi collegarsi al sito di Symptoma, inserire i
sintomi nell’apposito spazio e cercare tra i risultati le
possibili cause in
modo da poter eseguire un’autoanalisi sul proprio stato
fisico. Si tratta altresì
di un valido aiuto che non può e non vuole sostituire il
parere medico, ma è in
grado di indirizzare sulla giusta via l’utente. Non si tratta
dei comuni blog
nei quali ci si può confrontare con altri argonauti che hanno
riscontrato
sintomi uguali o simili, ma di un vero e proprio contenitore
di informazioni
mediche su sintomi e patologie dotato anche di chatbox per le
consulenze personalizzate.
È come avere un medico a portata di click e questo aspetto è
sicuramente un
punto vincente per la precisione della diagnosi in quanto
consente di
effettuare un’anamnesi accurata tenendo conto di diversi
aspetti individuali.
Nell’era del digitale quindi ancora una volta la parola
d’ordine è ‘informarsi’ e la salute non fa eccezione. E anche
ad oggi molti
italiani preferisce ancora rivolgersi al medico di famiglia
come primo filtro
nei confronti di una patologia, il trend dell’informazione
preventiva online è
in forte crescita anche grazie a siti di ricerca accurati e
precisi.

Meno tv e colazione più
energetica: ecco la ricetta
salva cuore
Le cattive abitudini possono ucciderci. Meno tv e colazione
più sostanziosa sono gli ingredienti di una ricetta
salvacuore. Emerge da due studi della prima clinica di
Cardiologia della Università nazionale capodistriana di Atene
che stanno per essere presentati alla 68esima Sessione
scientifica annuale dell’American College of Cardiology.

Secondo queste ricerche, le persone che hanno trascorso meno
tempo a guardare la tv e hanno mangiato regolarmente una
colazione energetica hanno avuto meno placca e rigidità nelle
loro arterie, che ha come conseguenza una probabilità più
bassa di sviluppare malattie cardiache o di subire un ictus.

I ricercatori hanno valutato la salute del cuore e una varietà
di fattori di stile di vita in 2.000 greci con più di 40 anni.
I ricercatori hanno scoperto che quelli che guardano per più
di 21 ore a settimana la tv, avevano quasi il doppio delle
probabilità di avere un accumulo di placca nelle arterie
rispetto a quelli che invece la vedevano meno.

Lo studio ha anche scoperto che guardare più tv era associato
ad un aumento del rischio di altri fattori di rischio
cardiovascolare, tra cui l’ipertensione e il diabete: rispetto
a chi l’ha guardata per meno di sette ore alla settimana,
quelli che guardavano più di 21 ore avevano il 68% in più di
probabilità di avere la pressione alta e il 50% più
probabilità di avere il diabete. In una seconda parte dello
studio i ricercatori hanno scoperto che coloro che mangiavano
una colazione molto energetica (che contribuiva per il 20%
alle calorie del giorno) tendevano ad avere arterie
significativamente più sane di quelli che mangiavano poco o
che invece non facevano affatto colazione. La rigidità
arteriosa era anormale nel 15% di quelli che saltano la
colazione, nel 9,5% di quelli che consumano una colazione a
basso consumo energetico (tra 5 e 20% di calorie giornaliere)
e nel’8,7% di quelli che consumano una colazione molto
energetica. Analogamente, nelle arterie carotidi è stata
trovata più placca nel 28% delle persone che saltano la
colazione, nel 26% di quelle che consumano una colazione a
basso consumo energetico e nel 18% di quelle che consumano una
colazione ad alta energia. Sempre rimanendo nell’argomento, un
ampio studio condotto da epidemiologi e nutrizionisti della
Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston e diretto
da Gang Liu, poco tempo fa, sostiene che mangiare frutta
secca, in particolare noci (almeno 5 ‘manciate’ a settimana
per circa 28 grammi l’una) può offrire una protezione per i
pazienti diabetici, contrastando almeno in parte il loro
elevato rischio cardiovascolare. I ricercatori hanno
analizzato i dati relativi all’alimentazione di 16.217 persone
di entrambi i sessi, prima e dopo la diagnosi di diabete, in
particolare i dati inerenti il consumo di frutta secca durante
un periodo di diversi anni.

Durante il periodo di monitoraggio sono stati registrati 3.336
casi di malattia cardiovascolare (inclusi 2.567 infarti e 789
ictus) e 5.682 decessi (1.663 per problemi cardiovascolari e
1.297 per tumore). Dallo studio è emerso che consumare 5 o più
porzioni di frutta secca a settimana riduce il rischio
cardiovascolare di un paziente diabetico del 17% rispetto a un
paziente che ne consumi meno di una porzione al mese (in
particolare riduce del 20% il rischio di infarto, del 34% il
rischio di morte per cause cardiovascolari e del 31% la
mortalità per tutte le cause). Inoltre, rispetto alle persone
che, dopo la diagnosi di diabete, non hanno modificato le
proprie abitudini alimentari relativamente al consumo di
frutta secca, coloro che ne hanno incrementato i consumi
presentavano     una   riduzione    dell’11%    del   rischio
cardiovascolare, una del 15% del rischio di infarto e una del
25% del rischio di morte per cause cardiovascolari, infine una
riduzione del 27% del rischio di morte prematura per qualunque
causa.

Roma, Università Salesiana:
grande attesa per “Obiettivo
Benessere”
Volersi bene e prendersi cura di sé attraverso la
Nutrizione, la Medicina Estetica e Antiaging

Si terrà sabato 9 marzo la XIV edizione del convegno
“Obiettivo Benessere”, l’appuntamento ormai consueto che mira
ad approfondire tematiche legate alla salute e alla qualità
della vita, organizzato dall’Istituto Frontis.
Volersi bene e prendersi cura di sé sono aspetti troppo spesso
trascurati che, in occasione della Festa della Donna, verranno
declinati in momenti di informazione gratuita per tutti,
nonché di condivisione, in merito ai temi della Nutrizione,
Medicina Estetica e Medicina e Chirurgia Antiaging.

Il convegno avrà luogo
a Roma presso l’Università Salesiana (Piazza dell’Ateneo
Salesiano,
1), con il coordinamento del Responsabile scientifico
dell’Istituto Frontis, la dott.ssa Paola Fiori, e
la     moderazione     della   professoressa     Angela
Catizone dell’Università
di Roma “La Sapienza”.

Il programma del convengo, che sarà
ospitato nell’aula Paolo VI, prevede l’apertura alle ore 8,45
con i saluti del
Magnifico Rettore, prof. Don M. Mantonvani, seguito dagli
interventi di illustri
dottori ed esperti in materia.

Tra i temi affrontati ci saranno lo
stress ossidativo, l’invecchiamento cutaneo, il lifting non
chirurgico, le vene
varicose, la cellulite, le nuove sfide della chirurgia
estetica e la nutrizione
come prevenzione e benessere.

“Una giornata di festa – l’ha definita la
dottoressa Paola Fiori – durante la quale lo scambio e la
relazione col
pubblico non passeranno più tramite uno schermo, ma
direttamente con il medico,
l’unico a poter suggerire secondo la scienza a chi rivolgersi
per la propria
problematica”.

Durante la giornata informativa, a
partire dalle ore 10,30, gli intervenuti potranno avvalersi di
consulenze
gratuite  urologiche,  nutrizionali,       medico-estetiche,
ostetriche, su terapie
assistite con animali (Pet-Therapy)       e   informazioni   su
integratori e cosmetici.

Sono inoltre previste attività gratuite
riservate al personale sanitario e un concorso a premi per gli
iscritti al
convegno, che vede in palio trattamenti per la cura del viso e
dei capelli, un
massaggio drenante ed un test del colon irritabile.

A partire dalle ore 14, presso l’aula B, si svolgerà la V
edizione di Nutrigusto, esposizione e degustazione delle
eccellenze alimentari “Made in Italy” a cura di aziende
impegnate nella produzione di cibi di alta qualità, utili al
nostro Benessere. L’ingresso a Nutrigusto è gratuito e
riservato ai soli iscritti al convegno, previo ritiro al
mattino, entro le ore 10, del biglietto apposito.

Vaccini, Salvini scrive alla
ministra    Grillo    e    la
permanenza dei bimbi a scuola
fino a 6 anni
 Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha
scritto una lettera alla collega della Salute, Giulia Grillo,
in cui chiede un decreto legge per consentire la permanenza
scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia
0-6 anni. “L’intento del procedimento – scrive il responsabile
del Viminale – è quello di garantire la permanenza dei bambini
nel ciclo della scuola dell’infanzia”. “Evitiamo traumi ai più
piccoli”, dice Salvini.

Secondo Salvini è necessario evitare “l’allontanamento e la
decadenza dalle liste scolastiche” dei bambini “essendo ormai
giunti alla conclusione dell’anno”. Bisogna “evitare traumi ai
più piccoli”, aggiunge il ministro e quindi è necessario
“prevedere il differimento degli obblighi in scadenza al 10
marzo prossimo contenuti nella legge Lorenzin”.

Questo pomeriggio dalla Calabria, il Ministro della Salute
rispondendo indirettamente a Salvini ha detto : “L’intento
comune è di superare il decreto Lorenzin sui vaccini
obbligatori, una legge che noi riteniamo abbia alcune
importanti lacune”. Lo ha detto il ministro della Salute
Giulia Grillo a Reggio Calabria, rispondendo ad una domanda
sulla lettera con la quale il vicepremier Matteo Salvini ha
chiesto un decreto legge per consentire la permanenza
scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia
fino a 6 anni. “Come e’ giusto che sia, sarà il Parlamento a
superare quella legge”, ha sottolineato.

La preoccupazione dei presidi. “Giusta la preoccupazione di
non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto
dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se
consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di
frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di
serie A e di serie B. C’è un tema di salute pubblica per cui
non possiamo essere d’accordo”. Così il presidente
dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli
interpellato dall’ANSA sulla proposta del ministro
dell’Interno Salvini. “L’intervento ora con un dl farebbe
ripiombare in un caos da cui si sta faticosamente uscendo”,
aggiunge Giannelli.

L’ex ministro Lorenzin. “Salvini invece che evitare traumi
pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi
che non possono andare a scuola e a come verrà garantita la
salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare
mettendone a rischio la salute”. Così Beatrice Lorenzin, ex
ministro della Salute e leader di civica popolare risponde al
ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha scritto al
ministro della Salute Giulia Grillo chiedendo un decreto legge
per consentire la permanenza scolastica ai bambini non
vaccinati delle scuole di infanzia 0-6 anni.

Figli, la presa in carico e
l’intervento riabilitativo:
di cosa si tratta ?
Albano Laziale, la rubrica delle
specialiste del Centro Psicologia
Castelli Romani

L’intervento riabilitativo, in generale, ha alla base il
prendersi cura della persona globalmente nella sua unicità e
irripetibilità. Prendersi cura, in questo caso di bambini,
significa impegnarsi a riaffermare e confermare alla vita il
suo senso, e dunque il dovere di garantire, a chi soffre di
una condizione di salute precaria, la possibilità di un
progetto esistenziale.
Il processo di presa in carico che è alla base dell’intervento
riabilitativo è perciò tutto l’insieme di attenzioni, degli
interventi (sanitari e sociali) e delle condizioni
(organizzative e giuridiche) che garantiscano alla persona la
massima partecipazione possibile alla vita sociale, economica
e culturale, in relazione allo sviluppo di abilità raggiunte e
potenziali.
Le risorse per adempiere a questo progetto sono la famiglia,
la rete dei servizi, la rete parenterale, la rete amicale e la
rete del volontariato.
Spesso alle “unità di neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza” (NPIA) spetta il compito di definire oltre
alla diagnosi anche il percorso riabilitativo, attraverso la
rete delle strutture pubbliche e/o private accreditate; in
queste strutture viene definito il progetto riabilitativo
individuale che è appunto lo strumento principale del processo
di presa in carico clinico-riabilitativa.
La regola principale di questo processo è la tempestività,
definendo subito l’equipe riabilitativa che, includendo la
famiglia, definirà il progetto riabilitativo.
Il trattamento abi-riabilitativo rappresenta la fase decisiva
del processo di presa in carico del bambino con patologia
neuropsichica. Lo scopo è quello di favorire sia lo sviluppo
di funzioni non ancora acquisite, sia il ripristino di quelle
attività e capacità che per varie ragioni lesive sono state
temporaneamente compromesse (Imperiali, 2012).

Care, Abilitazione e Riabilitazione

E’ molto importante in ambito riabilitativo soffermarsi sulla
distinzione dei termini care, abilitazione e riabilitazione,
questo perché si riferiscono a situazioni ed esigenze diverse
per ogni bambino che necessita di particolari cure
assistenziali.
Parlando di “Care” ci si riferisce “all’ insieme delle cure,
delle sollecitudini e degli accorgimenti che offriamo al
bambino per farlo stare bene, o per limitare il più possibile
i suoi disagi” (Stival G.,1998).
Alla care partecipano tutti i neonati e tutti coloro che si
prendono cura di loro, specialmente in ambiente sanitario. In
terapia intensiva neonatale (TIN) è appunto previsto un
“programma di care”

finalizzato alla promozione dello sviluppo neuro-
comportamentale e alla protezione dagli stimoli invasi per
facilitare lo sviluppo adattivo.
Con il termine “Abilitazione” ci riferiamo alla peculiarità
del percorso riabilitativo del bambino che non deve recuperare
una funzione persa ma deve acquisire ex novo una competenza,
partendo da una condizione di base. L’abilitazione, dunque,
può essere intesa come un processo teso a rendere il bambino
abile a svolgere una determinata attività.
Per quanto concerne la definizione di riabilitazione, espressa
dalle linee guida per la riabilitazione dei bambini affetti da
paralisi cerebrale infantile (SIMFER; SINPIA; 2006):
“La riabilitazione è un processo complesso teso a promuovere
nel bambino e nella sua famiglia la migliore qualità di vita
possibile. Con azioni dirette ed indirette essa si interessa
dell’individuo nella sua globalità fisica, mentale, affettiva,
comunicativa e relazionale (carattere olistico), coinvolgendo
il suo contesto familiare, sociale ed ambientale (carattere
ecologico). Si concretizza con la formulazione del progetto
riabilitativo e dei vari programmi terapeutici attivi nei tre
ambiti della rieducazione, dell’assistenza e dell’educazione”.
Per garantire la sua efficacia, soprattutto nei primi anni di
vita del bambino, l’intervento oltre ad essere
individualizzato     deve    essere   tempestivo    (iniziato
precocemente), intensivo e continuativo, almeno per i primi
anni di vita del bambino.
Tutto ciò’ naturalmente deve essere compatibile con la
tolleranza del bambino e le sue capacità di apprendimento.
Nel momento in cui il rischio di patologia cerebrale è
conclamato, la care diventa a tutti gli effetti un trattamento
riabilitativo. Il trattamento “abilitativo” individualizzato
con la presenza di personale specializzato è possibile
considerarlo un trattamento riabilitativo, anche se
principalmente a valenza preventiva.
Concludendo, l’importante fattore, che accomuna i tre termini
riferiti al trattamento è l’efficacia.
Perché la terapia possa essere definita efficace deve essere
basata su evidenze scientifiche. Spesso vi viene associata
anche la parola “globale” che è tuttavia maggiormente
pertinente al progetto terapeutico, che non deve tralasciare
alcuna area funzionale del bambino e che si pregiudica
l’obiettivo di poter sostenere uno sviluppo il più possibile
armonico di tutte le sue competenze.
Dottoressa Cristina Monaco, neuropsicomotricista

Centro Psicologia Castelli Romani

BIBLIOGRAFIA
 Allemand F. (2003), “Neuropsichiatria del neonato e del
lattante”, Roma, Aracne
 Als H. et al (2012), “NIDCAP improves brain function and
structure in preterm infants with severe intrauterine growth
restriction.”, Journal of Perinatology, 32, 797–803

 Als H et al (2004), “Early experience alters brain function
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Aids, è svolta: dall’Italia
il vaccino Tat
La somministrazione del vaccino terapeutico italiano Tat
contro l’Hiv/Aids a pazienti in terapia antiretrovirale (cART)
è capace di ridurre drasticamente – del 90% dopo 8 anni dalla
vaccinazione – il “serbatoio di virus latente”, inattaccabile
dalla sola terapia, e apre una nuova via contro l’infezione.

È il risultato del follow up, durato 8 anni e pubblicato su
Frontiers in Immunology, di pazienti immunizzati con il
vaccino messo a punto da Barbara Ensoli, direttore Centro
Ricerca Aids dell’Istituto Superiore di Sanità.

Ora, dice, si “aprono nuove prospettive” nella
cura
“Sono risultati – afferma Ensoli – che aprono nuove
prospettive per una cura funzionale dell’HIV, ossia una
terapia in grado di controllare il virus anche dopo la
sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo, si
profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo
termine delle persone con HIV, riducendo la tossicità
associata ai farmaci, migliorando aderenza alla terapia e
qualità di vita, problemi rilevanti soprattutto in bambini e
adolescenti. L’obiettivo, in prospettiva, è giungere
all’eradicazione del virus”.

Lo studio è condotto in otto centri clinici in Italia
(Ospedale San Raffaele di Milano, Ospedale L. Sacco di Milano,
Ospedale San Gerardo di Monza, Ospedale Universitario di
Ferrara, Policlinico di Modena, Ospedale S.M. Annunziata di
Firenze, Istituto San Gallicano – Istituti Fisioterapici
Ospitalieri di Roma, Policlinico Universitario di Bari) e
presenta i dati del monitoraggio clinico a lungo termine di 92
volontari vaccinati del precedente studio clinico condotto
dall’Iss. La ricerca di una cura dell’HIV, insieme alla
prevenzione dell’infezione, rileva l’Istituto, è “un’assoluta
priorità della comunità scientifica internazionale anche per
le vaste risorse che l’HIV/AIDS sottrae alla lotta alla
povertà e alle ineguaglianze nel mondo”.

Uno studio del 2018 ha, infatti, stimato a 563 miliardi di
dollari il costo della lotta contro HIV tra il 2000 and 2015,
ed altri studi hanno stimato in circa -0.5% e -2.6% per anno
l’impatto negativo sul PIL nei paesi africani, con una perdita
di circa 30-150 miliardi di dollari l’anno. Cifre enormi che,
conclude l’Iss, “impongono urgenti e innovative soluzioni
terapeutiche per l’HIV/AIDS”
Velletri, ospedale Colombo:
verrà    potenziato.    C’è
l’impegno della Regione
Dalla Regione Lazio arrivano buone notizie per l’ospedale
Paolo Colombo di Velletri, l’atteso incontro tra l’assessore
regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, il consigliere
regionale Daniele Ognibene, i sindaci di Velletri e Lariano:
Orlando Pocci, Maurizio Caliciotti e il direttore generale
della Asl Roma 6 Narciso Mostarda.

Sul tavolo le questioni salienti che interessano i cittadini e
gli operatori: gli investimenti, il rilancio della struttura
sanitaria e il potenziamento del personale sulla base delle
crescenti esigenze.

Una discussione concreta che ha trovato sintesi in tre punti
che sono: l’appalto per la camera calda, l’acquisto della
nuova TAC e la costituzione di un tavolo tecnico tra le
amministrazioni locali, la Asl e la Regione per gestire il
potenziamento e il rilancio dell’ospedale di Velletri.

I lavori per la camera calda sono fondamentali per il
potenziamento del pronto soccorso e per migliorare la qualità
del servizio, la Regione e la Asl hanno garantito tempi certi
già dalla pubblicazione della gara d’appalto prevista entro la
fine del mese di febbraio.

Sono in corso le procedure per l’acquisto della nuova TAC,
macchinario essenziale per evitare tempi di attesa troppo
lunghi nella fase di diagnosi.

Infine, l’impegno condiviso per la creazione di un tavolo
tecnico tra le amministrazioni locali di Velletri e Lariano,
la Asl e la Regione Lazio che affronti, operativamente, lo
sviluppo dell’ospedale Paolo Colombo con un confronto
costruttivo tra territorio e azienda sanitaria.

Lotta contro il cancro:                                  è
svolta nell’immunoterapia
Scoperto il modo per rendere le cellule immunitarie
‘fameliche’ quando devono affrontare le cellule tumorali e
distruggerle, rendendo in questo più efficace l’ultima
frontiera della lotta contro il cancro, l’immunoterapia
premiata con il Nobel per la Medicina 2018 e che rappresenta
attualmente una grande speranza. Il risultato, pubblicato
sulla rivista Nature Immunology, si deve al gruppo della
Scuola di Medicina dell’Università americana della
Pennsylvania coordinato da Gregory Beatty.

Le cellule immunitarie protagoniste di questa ricerca sono i
macrofagi, i ‘poliziotti’ dell’organismo. Punto di partenza
della ricerca è stata l’osservazione di come le cellule
tumorali, per non essere mangiate dai macrofagi, emettano un
segnale che fa piombare le cellule immunitarie in uno stato di
letargo.

Agendo sul metabolismo di queste cellule immunitarie, i
ricercatori hanno trovato il modo di bloccare il segnale
tumorale e di dare nello stesso tempo la sveglia ai macrofagi,
rendendoli ancora più attivi e smaniosi di divorare le cellule
maligne. “Prima di entrare in azione, i macrofagi devono
essere attivati. Questo – ha concluso Beatty – spiega come mai
i tumori solidi resistano al trattamento basato solo sull’uso
di inibitori antitumorali”.
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