La percezione sensoriale come variabile e risorsa nella comunicazione e nel lavoro con il cane sordo/cieco.

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La percezione sensoriale come variabile e risorsa nella comunicazione e nel lavoro con il cane sordo/cieco.
SCUOLA ITALIANA ATTIVITÁ
 COGNITIVO RELAZIONALI ANIMALE

    La percezione sensoriale come
variabile e risorsa nella comunicazione
  e nel lavoro con il cane sordo/cieco.

                  Candidato : Elena de Leonardo

                   Tutor: d.ssa Marzia Possenti

     II EDIZIONE CORSO ISTRUTTORI
    RIABILITATORI SISCA – 2015/2017
La percezione sensoriale come variabile e risorsa nella comunicazione e nel lavoro con il cane sordo/cieco.
INTRODUZIONE

               Un viaggio nella diversa percezione del mondo
Siamo portati a pensare che i soggetti disabili abbiano qualcosa in meno, in realtà non hanno
qualcosa in meno, né in più, ma vivono semplicemente in maniera diversa : apriamo con loro un
canale di comunicazione differente allora!

Mettiamo in gioco il concetto di diversità del percepito e del vissuto del soggetto.

Si potrebbe pensare che il modo migliore per affrontare l’handicap di un cane sia basarsi sempre e
solo sul cane, come se si dovesse risolvere un suo problema, perché è proprio come tale che lo
vediamo. Un cane sordo che non può sentire i tuoi richiami o il rumore di un’auto o un cane cieco
che non può vedere un pericolo , sono situazioni che possono creare parecchi disagi. I cani disabili
però non sono assolutamente un problema da risolvere, ma un’opportunità, un’occasione per
scoprire e interpretare la vita e le esperienze sensoriali in modo nuovo e diverso, soprattutto per i
proprietari.

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La percezione sensoriale come variabile e risorsa nella comunicazione e nel lavoro con il cane sordo/cieco.
RIASSUNTO:
In questa trattazione verranno considerati in un primo momento gli aspetti generali della percezione
sensoriale , le variabili di percezione, la pedagogia nella percezione sensoriale nei cani
diversamente abili sordo/ciechi. In una seconda parte si illustreranno i concetti di comunicazione
con i cani disabili percettivi, e l’uso degli oli essenziali nella comunicazione , infine nel terzo
capitolo la gestione quotidiana in casa, il richiamo e la gestione in libertà.

                           SCOPO DELL’ ELABORATO:

Le motivazioni che mi hanno portato alla stesura di questo scritto sono quelle di considerare i cani
disabili percettivi come delle risorse da cui imparare una diversa visione della realtà. Far capire
come un cane che viene considerato deficitario o menomato e quindi spesso scartato o eliminato,
possa in realtà insegnarci a relazionarci in modi diversi, rispettosi della diversità e consapevoli
dell’aiuto che possiamo infondere nelle vite di questi super cani, ricevendone in cambio un
arricchimento emozionale e spirituale . L’obiettivo principale è quello di permettere a proprietari,
educatori e istruttori che si troveranno alle prese con cani come questi, di potersi districare meglio
nella complessità comunicativa con essi, rispettandone i tempi, le esigenze, le fragilità, le diversità e
ovviamente i punti di forza .

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La percezione sensoriale come variabile e risorsa nella comunicazione e nel lavoro con il cane sordo/cieco.
TRATTAZIONE

                                       CAPITOLO                1

                               LA PERCEZIONE SENSORIALE

La percezione è la capacità di una specie e di un individuo di acquisire informazioni, di ricevere
referti dal mondo, vale a dire di :

    a) fare monitoraggio costante del
        mondo esterno nelle sue
        evoluzioni complessive;
    b) rilevare con tempestività gli
        stimoli in arrivo;
    c) fare una ricerca sugli elementi
        nascosti;
    d) fare monitoraggio costante
        dello stato interno.

La percezione è una funzione svolta da “apparati di immagine” sia sensoriali che cognitivi,
attraverso i quali il soggetto acquisisce un’idea del suo “qui e ora” rispetto a quello che il suo corpo
gli dice e ciò che la realtà esterna presenta. Corpo e realtà esterna rappresentano nel loro insieme “il
mondo”, il luogo cioè in cui la mente si trova ad operare. Ovviamente questa esigenza di avere dei
referti dal mondo varia da specie a specie, per cui ciò che è un referto per l’uomo non è detto che lo
sia per il cane e viceversa. Ma anche l’individuo differisce dagli altri individui per la sua storia
specifica .

Attraverso la percezione ogni soggetto è “immerso nel mondo” e parallelamente si costruisce una
particolare scansione di sé e della realtà esterna : ognuno vive in una dimensione diversa.

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Ogni specie ha una sua diversa immersione nel mondo perché:

   a) ha diverse finestre di accesso al mondo (sensi);
   b) ha una particolare e diversa percezione del tempo e quindi del succedersi degli eventi;
   c) ha disposizioni di orientamento al mondo specifiche ( diverse emozioni e diverse
       motivazioni) e quindi ogni specie ricerca cose diverse ed è interessata a cose differenti;
   d) ha strutture cognitive di elaborazione dei referti molto specifiche;
   e) ha immagini di ricerca innate ( filogenetiche) riferite ai particolari bisogni adattativi di
       quella specie.

Ogni razza ha anche una diversa percezione del mondo in quanto:
       a) conformazione fisica differente ( diverso profilo del muso, diverso posizionamento degli
           occhi e quindi una diversa ampiezza e profondità del campo visivo, possibile presenza di
           punti “ciechi”, diversa mobilità delle orecchie, mobili e orientabili , pendule, diversa
           lunghezza del naso, quindi una diversa estensione della mucosa olfattiva….);
       b) ha profili motivazionali diversi, anche nell’ambito delle stesse razze, per es. nelle razze
           da caccia, ci sono individui più portati ad annusare su traccia a terra ( mega olfatto) o per
           cono di odore in aria (tele olfatto); nelle razze da pastore : P. conduttori o P. guardiani;
       c) struttura del mantello ( pelo raso, lungo, liscio, riccio, lanoso, più o meno spesso,...)
           daranno al soggetto una diversa percezione del contatto fisico sia con le mani che di un
           contatto con strumenti ( pettorine, cappottino, thundershirt, spazzola,…).

Ogni individuo poi ha una particolare immersione nel mondo perché :

   a) ha esercitato in modo differente i sistemi cognitivi che elaborano quello che i sensi riportano
      (a seconda della sua storia personale);
   b) ha sviluppato in modo specifico il suo assetto emozionale (come si pone verso il mondo,
      ossia il suo carattere emozionale) e le motivazioni prevalenti (cosa interessa), nonché la sua
      soglia di attivazione;
   c) si è costruito particolari rappresentazioni del mondo, ha specifiche conoscenze, ha certe
      immagini di ricerca ed estrae dal mondo report definiti (es. in un parco un ornitologo vede
      cose differenti da un botanico).

In definitiva quindi la percezione è sia uno dei capitoli dell’etogramma (identità di specie) sia uno
dei capitoli del biogramma (identità dell’individuo): ogni individuo pertanto vive in un mondo
differente e unico.

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Ogni soggetto quindi ha una funzione sensoriale e cognitiva sostenuta e retta da variabili così
singolari da rendere ciascuno costruttore dell’esperienza e non esposto all’esperienza :

   a) si acquisisce sulla base di specifiche conoscenze, tanto che al mutare di queste varia
      l’acquisizione dei report;
   b) si individuano gli enti che ci interessano o che sono importanti per i nostri bisogni;
   c) si percepisce il movimento del mondo sulla base della propria percezione del tempo
      (percezione attiva), per cui al mutare di quest’ultima cambia profondamente il bisogno di
      referti di monitoraggio dal mondo (ora ho bisogno di valutare delle cose, tra due ore o tra un
      mese avrò bisogno di percepire e valutare cose diverse).

                             LE VARIABILI DELLA PERCEZIONE

Nel mondo esterno (ed interno) ci sono delle variabili di sfondo che rappresentano per es. tutto ciò
che è ininfluente per il soggetto e ci sono poi delle variabili indiziarie , ossia tutto ciò che ha una
rilevanza per il soggetto.

La mente deve poter rilevare gli indizi per poter organizzare il comportamento sulla base di
situazioni da affrontare, sia come rischi (elementi di minaccia o ostacolo), sia come opportunità
(elementi che favoriscono o sono utili).

Gli indizi, ossia i referti dal mondo, hanno ovviamente valori differenti in base alla capacità che
ha il soggetto di estrarli dal mondo e del loro significato…un soggetto con disabilità uditiva e/o
visiva ha una diversa capacità di percepire ed estrarre questi indizi.

La percezione si realizza pertanto grazie a due funzioni fisiologiche :

    1) Sensoriale attraverso le caratteristiche degli organi di senso ;
    2) Cognitiva attraverso le funzioni cognitive e le rappresentazioni mentali (significato).
I due sistemi sono fortemente correlati per cui per es. ad un’estesa mucosa olfattiva corrisponde un
altrettanto corposo cervello olfattivo: quindi quando parliamo di percezione olfattiva del cane non ci
riferiamo solo ad una magnifica capacità di captazione e trasduzione dei segni chimici presenti nella
realtà esterna, ma anche ad una altrettanto sottile capacità di focalizzarsi su un particolare odore o di
estrarlo dalla complessità del mondo o di ricostruirlo se estraibile in modo solo parziale e poi alla
capacità della mente di lavorare su questi input odorosi organizzandoli in significati (queste sono
due attività di tipo cognitivo).

Le variabili di livello percettivo invece sono quelle che per es. ci consentono di dire che il cane ha
maggiori capacità olfattive dell’ uomo e riguardano:

   a) le capacità discriminative, per es. laddove un uomo sente un odore il cane ne avverte un
      migliaio differenti;
   b) le capacità estrattive, ossia mettere in atto dei processi per far emergere il segnale dallo
      sfondo (es. mettere in ombra gli odori circostanti, o ad es. per il cane cieco mettere in ombra
      i suoni di sfondo per percepire il segnale di richiamo);

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c) la capacità di percepire un referto anche a concentrazioni molto limitate (acutezza di
      percezione), cioè di attivarsi in situazioni dove altri non avvertono alcun segno ( es. acutezza
      visiva del cane sordo e uditiva del cane cieco);
   d) le capacità interpretative dove il soggetto attribuisce a quel referto un particolare
      significato, diverso da quello dell’uomo (es. una marcatura urinaria nel cane o una
      marcatura da graffiatura nel gatto vengono interpretate diversamente se lette da un altro
      cane, un altro gatto o da un uomo).

Ogni specie ha poi anche delle diverse variabili sensoriali : per es. l’uomo presenta, con una
variabilità individuale, delle porzioni di mucosa nasale assimilabili a quella dell’organo vomero
nasale. E’ in grado di percepire feromoni in grado differente da individuo ad individuo. Le
informazioni feromonali sono percepite nell’uomo e nel cane a livello pre corticale, non sono
consapevoli, ma provocano delle modificazioni emozionali e di arousal.

Per es. rispetto al tipo di ricerca l’uomo fa un monitoraggio visivo, mentre il cane lo fa olfattivo .

 Le stesse finestre sensoriali sono diverse e di ampiezza diversa : per es. all’uomo sono preclusi gli
ultrasuoni (finestra sensoriale chiusa), mentre per quanto riguarda la sensibilità nella percezione
visiva l’uomo ha un’elettività per le frequenze medio – basse (rosso-giallo) , mentre il cane per
quelle alte ( blu-viola). Il cane sordo ha finestre sensoriali uditive parzialmente o totalmente
precluse, così come il cane cieco non ha variabili visive, il sordo/cieco ha solo una percezione
tattile/olfattiva. E’ diversa anche la permanenza dell’immagine sulla retina (tempo di refrattarietà)
per cui per es. l’uomo non vede le interruzioni tra i diversi fotogrammi di un film, cosa che non
avverrebbe in una mosca.

                 Figura 1 : le diverse ampiezze di frequenze di percezione uditiva nelle diverse specie

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Ogni specie ha poi specifiche variabili cognitive : per es. l’uomo coglie meglio il rosso rispetto ad
altri colori; la struttura tipica di alcuni feromoni è un segnale chiave per le disposizioni di un
soggetto (feromoni sessuali, di allarme, di appagamento, ...); interesse per il movimento piuttosto
che per la staticità (un animale predatore sarà immediatamente richiamato dal movimento, mentre
un animale raccoglitore cercherà gli oggetti che per colore o per forma spiccano dal contesto);
l’immagine di ricerca per es. è una variabile cognitiva riferita alle motivazioni di specie ( la forma
dell’uovo >>>> da covare per la gallina , da mangiare per la volpe) o la struttura fisica di un
predatore o la forma del cibo caratteristico per quella specie ed infine la scansione temporale perché
ogni specie vive in una percezione del tempo differente ( elefante vs. topolino o giovane vs.
anziano).

Esistono peraltro numerose variabili nella percezione che esulano dalle differenze di etogramma e
che riguardano il percorso individuale :

   a) dotazioni cognitive diverse danno luogo ad un differente “piano di esperienza”, così come
      conoscenze specifiche acquisite dal soggetto costruiscono nuovi modi di elaborare i referti;
   b) lo stato fisiologico e bioritmico del soggetto , ma anche quello patologico determinano una
      diversa costruzione esperienziale (se in un determinato momento un’emozione o una
      motivazione prevale si sarà più sensibili a certi referti);
   c) l’ età del soggetto e quindi la maturità del sistema sensoriale – cognitivo rispetto agli
      stimoli e la capacità di interpretarli ( cucciolo diverso da adulto e diverso da anziano).

                             COSA DEFINISCONO QUESTE VARIABILI ?

Prima di tutto ci parlano di diversità (e con diversità intendiamo “diversa abilità”) e definiscono
quale mondo abitiamo, ossia che impressione complessiva della realtà ogni specie e ogni soggetto
percepisce; quali elementi della realtà emergono e assumono importanza; che tipo di
discriminazione operiamo, ossia quanto si è pignoli nel dire che un segno è diverso da un altro, per
es. discriminare tra il verde e il giallo non crea solo due colori o due tonalità, ma consente di vedere
se la frutta è matura!
La percezione è un’azione acquisitiva ( che per noi umani è concepita soprattutto in modo visivo) ,
ma è altresì un’azione di oscuramento: per vedere qualcosa occorre a volte oscurare qualcos’altro,
per sentire qualcosa in particolare occorre eliminare altri suoni o voci presenti
contemporaneamente.

Quando ci si riferisce alla percezione del mondo di un animale è indispensabile prendere in
considerazione queste variabili e comprendere la diversità del soggetto. Tra gli errori più comuni
che si commettono per antropocentrismo vi è il ritenere che quello che noi umani percepiamo
sia “la realtà”, invece è “la nostra realtà”. Un altro errore è il ritenere per es. che la superiorità
olfattiva riguardi esclusivamente i sensi del cane e non la sua intelligenza olfattiva, per cui non
diamo alcun significato evolutivo all’esperienza olfattiva e rimaniamo concentrati solo su quella
visiva. Questo ci porta a ritenere che il monitoraggio del cane si svolga sì attraverso il naso, ma
secondo il modo visivo (con un’occhiata so già dove mi trovo) e così facendo non si dà al cane il

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tempo per fare un monitoraggio olfattivo quando lo si porta in un luogo nuovo, questo diventa
particolarmente importante per un cane disabile visivo e/o uditivo per i processi di sincresi-analisi-
sintesi (vedi pag. 33).
Occorre poi differenziare se l’handicap è congenito o viene acquisito in età più avanzata, perché il
comportamento varierà notevolmente (depressione, paura e aggressioni sono più frequenti nel
secondo caso).

Le variabili percettive hanno un’importanza fondamentale sotto il profilo pedagogico, perché
stabiliscono l’interfaccia di acquisizione del soggetto rispetto al mondo.

Gli obiettivi pedagogici che risentono della variabile percettiva sono tre :

1.      la capacità esperienziale, che misura quanto il soggetto è in grado di fare esperienza, cioè di
estrarre dal mondo dei report utili attraverso il monitoraggio;
2.      il livello di reattività, che individua la soglia di reazione agli stimoli e quindi la capacità di
mantenere un’omeostasi sensoriale (il livello di reattività è mediamente maggiore nei cani che
hanno un handicap percettivo);
3.      le dotazioni di conoscenza, che permettono di strutturare nel cane una soglia interpretativa
dei report estratti dal mondo e che individuano poi la resilienza del cane rispetto alle fluttuazioni del
mondo.

Conoscere la capacità percettiva del soggetto permette di capire che orizzonte esperienziale potrà
avere quel cane e quindi il suo potenziale evolutivo.

                                    I MEDIA PERCETTIVI

Ogni soggetto è “ immerso” nel mondo esterno ( umwelt = dal tedesco “ambiente” o “dintorni”) e la
percezione avviene attraverso specifici media o canali di percezione :

      MEDIA ELETTROMAGNETICO
      MEDIA CHIMICO
      MEDIA MECCANICO

Il MEDIA ELETTROMAGNETICO sostiene la percezione visiva che prevede un insieme di
capacità :

    o RISOLUZIONE : è la capacità di vedere bene il dettaglio e avere un’immagine nitida; dalla
        valutazione della struttura retinica possiamo dedurre nel cane una capacità di risoluzione
        più scarsa rispetto a quella umana data da un minor numero di coni, che come i pixel
        definiscono la qualità dell’immagine. In un cane ipovedente la risoluzione sarà ancora
        minore.

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o SENSIBILITA’ : è la quantità di luce necessaria per stimolare la retina; la presenza di un
  maggior numero di bastoncelli e del tappeto lucido donano al cane e agli altri animali, una
  maggior sensibilità alla luminosità, circa tripla rispetto a quella umana. Ovviamente
  soggetti ipovedenti hanno minor sensibilità, ma possono anche essere abbagliati dal
  riflesso;
o COLORE: un’altra particolarità dei fotorecettori presenti nell’occhio è che sono anche i
  responsabili della visione dei colori. Questa capacità è dovuta in particolare ai coni.
  Nell’uomo si pensa ci siano tre tipi diversi di coni sensibili a diverse onde luminose e in
  particolare a quelle di 445 nm, 535 nm e 570 nm. Nel cane sembra ci siano solo due tipi di
  coni sensibili rispettivamente a onde di 429 nm e 555 nm. Il fatto che i cani possiedano
  questi coni però non garantisce che siano automaticamente in grado di vedere i rispettivi
  colori. Per determinare quale sia la capacità visiva è quindi necessario ricorrere nuovamente
  a dei test comportamentali. In uno di questi studi condotti da Neitz, Geist e Jacobs si
  utilizzarono tre cartoncini quadrati di colori diversi piazzati di fronte al cane. Addestrando
  il cane a scegliere il cartoncino di colore diverso tra i tre si può scoprire che genere di colori
  il cane vede. La domanda che però restava era se il cane sceglieva il quadrato per il suo
  colore o per la sua luminosità? Si scoprì utilizzando differenti luminosità per i riquadri che
  il cane sceglieva in base al colore e non in base alle aree di sensibilità dell’onda
  elettromagnetica e le discrezioni effettuate. Attraverso questi studi si suggerì che
  probabilmente il cane vedeva come un daltonico, ossia come una persona a cui manca la
  percezione della differenza tra il verde e il rosso. Di conseguenza il mondo dei cani consiste
  dei colori giallo, blu e grigio. Quando un umano vede un oggetto rosso al cane appare come
  giallo, mentre un oggetto verde appare bianco o sfumature di grigio. Si tratta di una
  discriminazione differente che le due specie operano sull’onda elettromagnetica.

        Figura 2: spettro elettromagnetico dei colori percepiti dal cane e dall'umano (Dr. Plonsky, 1998)

o PROFONDITA’ : la capacità di mettere a fuoco e di valutare le distanze ( un soggetto con
  visione mono oculare avrà problemi nel valutare le distanze ); nel campo visivo binoculare
  è permessa la visione tridimensionale, mentre in quelli laterali manca di profondità.
o ORIZZONTE : definisce la larghezza del campo visivo;

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Profondità e orizzonte sono due variabili inverse di campo legate alla posizione degli occhi,
   per cui quanto più gli occhi sono posti lateralmente tanto maggiore sarà l’orizzonte, tanto
   più sono frontalmente tanto maggiore sarà la profondità. Qui possiamo individuare non solo
   differenze tra uomo (visione circa 180°) e cane (circa 270°), ma anche all’interno del
   variegato mondo delle razze dei cani.

                Figura 3 : campi di visione monoculare e binoculare nel cane e nell'uomo

o MOVIMENTO : la capacità di rilevare con prontezza il più piccolo scostamento;

                                                       Ma quanto vedono i cani?
                                         Prima di tutto parliamo di come si misuri la vista
                                         comunemente nell’uomo. In genere viene richiesto di
                                         guardare un tabellone con delle lettere riportate sopra da
                                         una distanza di circa sei metri. Se riusciamo a vedere le
                                         lettere più piccole avremo una capacità visiva che
                                         misurata secondo il metodo Snellen sarà di 6/6 (o 20/20 se
                                         misurata in piedi). Se la visione non sarà buona e si dovrà
                                         passare alle lettere più grandi, ossia a quelle lettere che
                                         una persona normale vedrebbe a 12 metri, avremo una
                                         capacità visiva di 6/12.

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Siccome però non possiamo indurre un cane a leggere per noi, si è utilizzato un altro metodo per
determinare la capacità visiva dei canidi. Si è condizionato il cane a scegliere un cartoncino con
delle linee grigie verticali premiandolo ogni volta che lo toccava a discapito di un altro cartoncino
completamente colorato di grigio. A questo punto si è iniziato a rendere le strisce sempre più sottili
e vicine tra di loro fino a quando il cane non è stato più in grado di distinguerle le une dalle altre e
per lui i due cartoncini risultarono uguali. Abbiamo raggiunto quindi il livello di capacità
discriminativa dei dettagli del nostro cane. La misura delle linee che il cane può vedere può essere
convertita nel metodo Snellen utilizzato per l’uomo. La miglior performance data in questo test fu
opera di un Carlino, testato ad Amburgo in Germania. La capacità visiva di questo cane fu sei volte
inferiore a quella minima dell’uomo e in particolare fu di 20/75. Il che significa che un oggetto che
il cane poteva vedere a 20 piedi (6 metri) era di una grandezza tale che un uomo normale poteva
vederlo a una distanza di 75 piedi (23 metri)! Questi parametri non ci devono però far cadere in
errore. Anche se il cane non vede perfettamente a fuoco a grandi distanze, il suo cervello riceve in
ogni caso moltissime informazioni dall’ambiente circostante. La visione del cane potrebbe essere
paragonata ad un guardare il mondo esterno attraverso una sottile garza o un pezzo di cellophane
che è stato cosparso da un sottile strato di olio. I margini esterni degli oggetti sono visibili, ma non i
dettagli più piccoli che vengono a fondersi tra loro. Da qui l’importanza, nella gestualità con il
cane sordo, di staccare sempre bene il braccio dal corpo per inviare segnali di comunicazione che
risultino chiaramente percepibili e distinguibili dal tronco. I bastoncelli, oltre che della capacità di
vedere in presenza di poca luce, sono responsabili anche della capacità di percepire oggetti in
movimento. Sia gli animali che le persone sono più sensibili verso le cose che si muovono rispetto a
quelle stazionarie.

In uno studio del 1936 fatto su 14 cani poliziotto il cane più sensibile poté riconoscere un oggetto in
movimento da una distanza di 810 m ad una di 900 m, ma lo stesso cane non poté riconoscere lo
stesso oggetto, quando stazionario, ad una distanza di meno di 585 m. Anche se l’uomo ha una
capacità visiva di 10-12 m migliore rispetto a quella del gatto in condizioni di piena luce, gli
animali domestici hanno una capacità visiva di gran lunga maggiore per gli oggetti in movimento
nella luce crepuscolare o posti in una posizione periferica.

Rispetto alla vista diciamo che il cane la utilizza per farsi una prima idea circa il posizionamento
degli enti nel suo campo di azione e nel rilevare con prontezza un ente in movimento (processo di
sincresi, vedi pag. 33). Questo è peraltro quello che dovremmo aspettarci da un predatore
selezionato in filogenesi su spazi aperti.

IL MEDIA CHIMICO dà luogo a tre tipi di percezione :

    o percezione gustativa : capacità di valutare una struttura chimica sciolta in un fluido; meno
      precisa e variegata nel cane rispetto all’uomo.
    o percezione olfattiva : capacità di assumere una struttura chimica presente nell’aria; rispetto
      all’olfatto riconosciamo tre tipi di scansione :
           monitoraggio dell’aria;
           monitoraggio di pista;
           monitoraggio su supporto.

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Inutile dire che si tratta della sensorialità elettiva, ma anche dell’intelligenza percettiva più
sviluppata nel cane che gli permette di fare dei monitoraggi accurati degli ambienti e delle persone.
Attraverso l’olfatto il cane stabilisce l’identità di genere e l’identità sociale dei diversi partner
sociali con cui si deve confrontare. Attraverso l’olfatto ricostruisce gli eventi che hanno
caratterizzato la giornata del suo proprietario: chi ha visto, dove è stato, cosa ha fatto. Attraverso
l’olfatto il cane analizza i flussi sociali di un certo ambiente : chi è passato, i nuovi arrivati,
femmine in calore, in termini di cambiamenti, sconfinamenti, stabilità. Attraverso l’olfatto ancora il
cane non solo ricerca, ma si gratifica, esattamente come per l’uomo è gratificante vedere tante
forme, colori, tanta luce, paesaggi. Attraverso la via olfattiva il cane costruisce il proprio
immaginario, pertanto la ricerca olfattiva ha un significato evolutivo e la pedagogia cinofila deve
favorire fin dalla prima età del cucciolo un buon esercizio olfattivo. Ciò peraltro significa che in una
logica di educazione con approccio cognitivo-zooantropologico la ricerca olfattiva, esattamente
come il gioco, è da considerarsi “attività evolutiva”.

Pensiamo a quanto vuol dire per un cane disabile visivo/uditivo questo canale percettivo per la
gestione della vita quotidiana in termini di orientamento e relazioni sociali.

 La ricerca olfattiva inoltre esercita la concentrazione del cane, in termini di esercizio allo stato di
calma e di mantenimento dell’attenzione su un oggetto.

    o percezione vomero-nasale o paraolfatto : capacità di rilevare piccole tracce chimiche
       (feromoni) con estrema prontezza e precisione grazie alla presenza dell’organo vomero-
       nasale. I feromoni comunicano informazioni sullo stato fisiologico ed emozionale, ma
       spesso possono essere un elemento complementare di una postura e quindi di una
       comunicazione visiva.
I feromoni hanno un’azione diretta sulle disposizioni, perché provocano emozioni e sollecitano
motivazioni, eccitano e danno inquietudine oppure calmano e tranquillizzano.

IL MEDIA MECCANICO ha sicuramente una complessità maggiore in tutti quegli animali che
presentano un mantello (sappiamo infatti che esistono peli specializzati capaci di avvertire referti
meccanici anche molto esili, come il movimento dell’aria). Due sono le percezioni di questo media :

    o La percezione termo-tattile : fondamentale per i cani sordo/ciechi come vedremo più
        avanti, è la capacità di valutare consistenza, superficie, calore di una struttura o dell’aria
        attraverso particolari sensori della cute o del mantello. Attraverso il media termo-tattile il
        cane percepisce :

               il calore comparato a quello del corpo, ossia la quantità di calore presente su una
                struttura rispetto al calore del corpo;
               la pressione;
               la presenza di ostacoli; le qualità superficiali degli oggetti ( liscia/ruvida);
               la consistenza di un oggetto attraverso la valutazione della durezza e compattezza.

                                                  12
o La percezione uditiva : capacità di rilevare il suono, ossia l’onda meccanica dell’aria. Nel
        cane è superiore alla nostra rispetto alle alte frequenze e ha una maggiore capacità di
        individuare la fonte sonora avendo la pinna dell’orecchio mobile. La percezione uditiva si
        presenta nelle sue scansioni di :

               intensità o volume del suono percepito, che nel cane è circa il doppio di quello
                umano e secondo alcuni autori il cane riesce a percepire suoni emessi anche a 22 m
                di distanza.
                frequenza del suono, che nel cane è spostato verso i toni alti con particolare
                capacità di avvertire referti ad alta frequenza o ultrasuoni. La gamma di frequenze
                udibili dal cane va da 67 a 45.000 Hz (Heffner), mentre l’uomo non percepisce
                frequenze inferiori a 20 Hz o maggiori a 16.000/20.000 Hz. (Ultrasuoni = frequenza
                > a 20.000 Hz).
               timbro o struttura armonica del suono, che differenzia per es. i segnali comunicativi.
               tono (alto o basso).
               preavviso , dato dalla differenza temporale che il soggetto registra tra la salva
                ultrasonica e sonica, avendo così indizi anche sulla distanza della fonte sonora. Vedi
                comunicazione con i cani ciechi.
               durata del suono o continuità che consente di stabilire connessioni tra eventi.

    Abbiamo infine la capacità di percepire lo stato del corpo ( innenwelt = dal tedesco “il mondo
    interiore”) attraverso :

    o la somestesi: che rappresenta il sentire la superfice esterna del proprio corpo;
    o l’equilibrio : o posizione spaziale del corpo rispetto alla gravità grazie ai canali
      semicircolari dell’orecchio;
    o la propriocezione : o capacità di avvertire la tensione muscolo-scheletrica che il corpo
      assume nel movimento e nella postura;
    o la nocicezione : ovvero la percezione della sofferenza fisica (dolore);
    o le replezione : ossia la capacità di avvertire il grado di estensione degli organi viscerali.

Soprattutto le prime tre sono fondamentali per lavorare con i cani disabili sordo/ciechi.

Va detto che non sempre la percezione dà riscontri consapevoli, ovvero non sempre si è coscienti di
ciò che gli organi sensoriali e cognitivi acquisiscono ed elaborano nel mondo esterno e interno. Si
parla quindi anche di percezione implicita. Quando la coscienza prende in carico un referto
percepito invece abbiamo una percezione esplicita. Nel 1° caso il soggetto avverte che le sue
disposizioni sono cambiate, ma non sa perché, non è cioè cosciente di cosa abbia mutato il suo stato
emozionale o motivazionale.

                                                 13
La vista o l’olfatto sono canali caratterizzati da percezione esplicita , mentre il para-olfatto da
percezione implicita. Quando un animale è in grado di avere consapevolezza percettiva del
mondo e del suo corpo si parla di “essere senziente”.

                             PERCEZIONE E PEDAGOGIA
Le variabili percettive hanno un’importanza fondamentale sotto il profilo pedagogico, perché
stabiliscono l’interfaccia acquisitiva del soggetto verso il mondo sia come capacità esperienziale ,
cioè quanto il soggetto è in grado di fare esperienza, sia come livello di reattività che individua la
soglia di reazione agli stimoli e quindi la capacità di mantenere un’omeostasi sensoriale, inoltre
influenzano le dotazioni di conoscenza che il soggetto può acquisire.

Per quanto riguarda i problemi di didattica va detto che è importante considerare il tipo di
sensorialità che differenzia il cane dall’uomo e nel nostro caso che differenzia un cane normodotato
da uno disabile percettivo. Quindi metteremo a punto delle esperienze che utilizzeranno come
prioritario il canale olfattivo per tutti, dovremmo privilegiare il canale visivo e il movimento nel
cane sordo, le frequenze lunghe e un volume ridotto nel media uditivo del cane cieco, tenendo conto
del media feromonale e lavorando molto con la somestesi nel sordo/cieco.

                       A) LA PERCEZIONE IN UN CANE SORDO
                          Essenzialmente visiva e tattile/olfattiva

                                                 14
Per comprendere il mondo circostante si tende a identificarvi “forme” secondo schemi che ci
sembrano adatti ( scelti per imitazione, apprendimento e condivisione ) e attraverso simili processi
si organizzano sia la percezione che il pensiero e la sensazione; ciò avviene di solito del tutto
inconsapevolmente.

Con particolare riferimento alle percezioni visive, di maggior riferimento per un cane sordo, le
regole principali di organizzazione dei dati percepiti sono:

   1. buona forma (la struttura percepita è sempre la più semplice);
   2. prossimità (gli elementi sono raggruppati in funzione delle distanze): mettersi lontani da
      alberi per es. per essere percepiti visivamente come unici individui.
   3. somiglianza (tendenza a raggruppare gli elementi simili): una persone alta vicino ad un
      albero viene confusa e raggruppata con l’albero.
   4. buona continuità (tutti gli elementi sono percepiti come appartenenti ad un insieme coerente
      e continuo): un gruppo di persone vicine può essere percepito come un unico gruppo e un
      unico oggetto.
   5. destino comune (se gli elementi sono in movimento, vengono raggruppati quelli con uno
      spostamento coerente);
   6. figura-sfondo (tutte le parti di una zona si possono interpretare sia come oggetto sia come
      sfondo); valutazione delle distanze per un cane sordo;
   7. movimento indotto (uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la
      percezione degli oggetti);
   8. pregnanza (nel caso gli stimoli siano ambigui, la percezione sarà buona in base alle
      informazioni prese dalla retina). La pregnanza è la capacità espressiva di una forma. Il
      sistema percettivo tende a organizzare gli elementi di una immagine secondo la struttura più
      significativa e coerente.

Queste regole sono utili per spiegare diverse illusioni ottiche.

Tutto ciò per spiegare che nel linguaggio visivo si può incorrere ad errori e fraintendimenti. Per
es. la mano o il braccio che fanno il gesto di richiamare a sé il cane sordo devono essere fuori dalla
figura corporea, altrimenti non risultano visibili o comunque mal percepite; quindi un comunicatore
deve conoscere gli inganni visivi ed imparare sia ad evitarli, sia a saperli utilizzare, secondo l’
esigenza e la particolarità della comunicazione.

                               LA PERCEZIONE VISIVA
Che cosa vedi nella figura sottostante?

Probabilmente hai risposto: un quadrato! Come mai vediamo un quadrato e non semplicemente 12
puntini separati? La risposta è nel meccanismo della PERCEZIONE (la quale come vedremo tende
a unificare, cioè a considerare insieme, elementi che sono tra loro separati).

                                                  15
Facciamo un esempio più complesso tratto dalla vita quotidiana: guardando il foglio che stiamo
leggendo riceviamo molti stimoli (chiazze bianche, segni neri), tuttavia per noi quell’insieme di
stimoli rappresenta un unico oggetto (il foglio scritto, appunto), proprio come guardando la figura
sopra vediamo un quadrato, non semplicemente 12 puntini.
Un altro esempio: quando ascoltiamo una canzone, non percepiamo le singole note, ma l’insieme
delle note, che combinate tra loro in un determinato modo, formano una melodia piacevole.
Ogni oggetto è fonte per noi di moltissimi stimoli sensoriali: come è possibile che a partire da
questa moltitudine di stimoli arriviamo a percepire un unico oggetto? Che cosa fa in modo che
questa molteplicità (gli stimoli) diventi un’unità (l’oggetto)?
La risposta sta nella natura della percezione, la quale organizza i dati separati seguendo delle leggi
precise. I primi a individuare queste leggi furono gli psicologi della Gestalt (fra i quali il più
importante fu Max Wertheimer).

Le leggi della Gestalt

….. sono il passo successivo all’acquisizione: dopo che gli occhi hanno convertito gli stimoli
luminosi in informazioni neurali, il nostro cervello ( e quello animale) deve codificare queste
informazioni per ricostruire internamente l’immagine che gli occhi hanno acquisito e interpretarla al
fine di estrarne rappresentazioni utili del mondo che ci circonda.
Infatti noi non vediamo ‘gradazioni di luce’ o un insieme di linee curve o rette, ma vediamo facce,
persone, oggetti, scritte, paesaggi, ecc.
Come vengono riconosciuti gli oggetti?

 Le regole che il cervello segue per raggruppare degli elementi e considerarli come oggetti:

1. Regola della prossimità (o vicinanza):

Gli elementi più vicini vengono percepiti come parte di un insieme.
Tendiamo a vedere tre colonne strette piuttosto che due larghe, tre colonne di puntini anziché 15
puntini.

                                                 16
2. Regola della somiglianza:

Tendenza a “mettere insieme” elementi che sono simili o ripetuti: vediamo righe di punti neri
alternate a righe di punti bianchi

3. Regola della continuità:

Una serie di elementi posti uno di seguito all’altro, vengono uniti in forme in base alla loro
continuità di direzione. In una configurazione tendono a unificarsi le linee con la stessa direzione
(orientamento, movimento), secondo l’andamento più coerente. Nella figura percepiamo come unità
TZ e XY e non TX e YZ o ancora TY e XZ.

4. Regola della chiusura:

Tendenza a vedere le forme come delineate da un margine continuo ed ignorare eventuali
interruzioni di tale continuità:

Viene completato il riquadro delimitato dai cerchi neri, anche se non esiste.

                                                 17
Nelle due figure vediamo ugualmente dei quadrati anche se non sono completi.

5. Regola della buona forma:

Figure diverse quando si uniscono, finiscono per avere ciascuna la propria forma, anche se questa in
realtà non compare.

6. Regola dell’esperienza:
Anche l’esperienza passata favorisce l’organizzazione strutturale di figure a noi familiari.

                       Osservando ad esempio la figura del profilo della vecchia e della donna
giovane, chi la vede per la prima volta, è probabile che giunga per caso alla scelta della struttura
figurale: giovane o vecchia. La scelta è determinata dal punto su cu si fissa lo sguardo: la linea che
congiunge naso e orecchio per la giovane e quella che congiunge naso e bocca per la vecchia.

Il Senso:

Tendenza, dopo aver percepito l’essenza di un disegno, ad osservarlo secondo la nuova
interpretazione e non più come lo si vedeva prima.
Una coppa o l’ombelico di un bimbo.

                                                 18
Tra i principi fondamentali della percezione visiva il più affascinante è il cosiddetto
“organizzazione figura – sfondo”: guardando un’immagine percepiamo l’oggetto che sta in primo
piano come figura principale e quello che sta dietro come sfondo, quando però le forme sono
ambigue sia gli spazi negativi che quelli positivi assumono forme compiute e la mente può trovare
difficile decidere quale sia quella in primo piano, dando vita così ud un fenomeno di illusione ottica
(due volti o una coppa?).

Nel comunicare a gesti con un cane sordo perciò è sempre bene distinguersi dallo sfondo, quindi
emergere come figura, tenendosi lontani (per quanto possibile) da alberi, gruppi di persone vicini,
ecc. in modo da poter essere percepiti come figura di primo piano… e tener presente che spesso
quello che noi crediamo di far vedere al cane attraverso la comunicazione gestuale non corrisponde
sempre a ciò che realmente percepisce.

“…………………….tutto ciò semplicemente per spiegare che ciò che si
vede è a volte diverso da ciò che si percepisce e poi a volte diverso da ciò
che è reale …..e questo vale anche per il cane.” (E. de Leonardo)

                                                 19
B) LA PERCEZIONE IN UN CANE CIECO

                        Essenzialmente sonora e tattile/olfattiva

Sembrerebbe molto semplice comunicare verbalmente con un cane cieco, ma dobbiamo tener
presente alcuni concetti sulla propagazione del suono, perché possono influire sulla percezione
dello stesso.

La propagazione del suono è limitata e forviata da diversi fattori. C’è innanzitutto una dissipazione
dell’energia meccanica che si trasforma in calore man mano che l’onda sonora si diffonde a causa
dell’attrito con le molecole del mezzo di trasmissione. Inoltre l’energia del suono allontanandosi
dalla sorgente si distribuisce su una superficie sempre più ampia, per cui diviene sempre più rarefatta.
S’immagini un emissione sonora da una sorgente puntiforme che può diffondersi senza ostacoli in
tutte le direzioni; in questo caso la quantità di energia si distribuisce su una superficie sferica
progressivamente maggiore e, pertanto, diviene sempre più rarefatta. Per questo motivo l’emissione
del suono in un tubo chiuso, che costringe il suono in una certa direzione, arriva molto più lontano.
Allontanandosi dall’emissione si avverte un suono con un’intensità sempre più piccola fino a zero .

 A condizionare la diffusione dei suoni in maniera determinante ci sono molti altri fattori che,
talvolta, risultano particolarmente incisivi. Ad esempio il vento, le irregolarità dell’ambiente, gli
ostacoli, la presenza di altre fonti sonore in sottofondo possono condizionare la diffusione, ma anche
la direzionalità della voce.

Il vento non trasporta il suono, ma come gli altri fattori modifica il percorso delle onde.

………..questi concetti generali vanno sempre tenuti in considerazione ogni volta che si intende
comunicare vocalmente con un cane cieco, perché ciò che noi diciamo, non corrisponde sempre a ciò
che viene sentito o percepito dall’animale.

                                                  20
Importante è anche la differente trasmissione del suono in una stanza o in ambiente aperto e la
presenza o meno di silenzio o suoni di sottofondo o altre voci. In una stanza la voce si percepisce
meglio che all’aperto perché le pareti creano un ostacolo alla diffusione del suono, riflettendolo in
una certa misura, ma occorre fare attenzione all’effetto rimbalzo delle onde sonore che potrebbero
creare una sorta di eco, in questo modo l’energia tende a rimanere maggiormente presso l’ascoltatore.

Che cosa accade in situazioni ecologiche (naturali)?
Un ambiente dal punto di vista acustico può essere un luogo molto complesso, pensiamo ad un
ambiente cittadino, con rumori continui di sottofondo (clacson, auto, tram, gente che parla attorno,
sirene,….) o ad un ambiente naturale magari apparentemente più silenzioso, ma dove gli elementi
come alberi, balle di fieno, vento, cespugli o altri animali che rumoreggiano possono creare
interferenze nella propagazione e percezione delle onde sonore.
Attenzione alle fonti acustiche multiple: più persone che danno comandi contemporaneamente, altri
cani che abbaiano, ….. creano difficoltà al cane cieco nel capire chi parla , da quale direzione
proviene la voce e a che distanza si trova la fonte sonora.
C’è un effetto “cocktail party” dove si riesce a prestare attenzione a un solo suono (o una
conversazione) tra tanti, ma non possiamo prestare attenzione a più stream contemporaneamente .

• Come fa il sistema acustico a distinguere fra queste diverse fonti?

        • Segregazione della fonte o analisi della scena acustica: attraverso la separazione spaziale
        fra i suoni e la separazione sulla base dello spettro dei suoni o sulle qualità temporali.

                                                 21
C) LA PERCEZIONE IN UN CANE SORDO/CIECO
                             Essenzialmente somestesica e olfattiva

La percezione di questi soggetti non può basarsi su segnali visivi o comandi verbali, quindi la
comunicazione sarà costruita su segnali tattili, vibrazioni e odori. In particolare per questi soggetti
vale molto la “percezione aptica”: è un processo di riconoscimento attraverso il tatto e deriva dalla
combinazione tra la percezione tattile, attraverso il contatto e la propriocezione, cioè la posizione
del corpo (o della mano, nel nostro caso) rispetto all’oggetto stesso. È la prima che si sviluppa. Si
parla anche di un vero e proprio “sistema aptico”: sensibilità dell’individuo verso il mondo
adiacente il suo corpo, perché la percezione aptica incorpora insieme informazioni cutanee e
cinestetiche, è un apparato che estrae informazioni. La percezione aptica è ATTIVA, perché il
movimento esplorativo (naso, muso, zampe… ) entra nel conto dei risultati percettivi; la percezione
aptica è INTELLIGENTE, perché forma col movimento un circuito percettivo motorio.
Importante è poi il concetto di “somestesi” : sensibilità alle varie stimolazioni percepite dal corpo
ad eccezione di quelle provenienti dagli organi sensoriali. Essa comprende le sensazioni
esterocettive (tatto, pressione, caldo, freddo), le sensazioni propriocettive (muscolari e tendinee) e le
sensazioni dolorose. In questi cani soprattutto occorre comunque differenziare la muscolatura
dorsale da quella ventrale del tronco. La muscolatura ventrale è naturalmente sempre più rilassata e
comunica un messaggio di tranquillità (è predisposta ad un allungamento maggiore), il contrario
per la muscolatura superiore che invece è più predisposta alla protezione e quindi alla rigidità. Se
vogliamo lavorare col tatto questo non deve andare a contrarre di più, l’ azione deve essere quindi
maggiore sull’addome e torace, ma dal basso verso l’alto e verso il posteriore, seguendo la linea dei
meridiani. Se il cane non riesce a reggere il contatto può manifestare reazioni aggressive con
risposte variabili. Nel cane con doppio deficit (visivo/uditivo) avrò una reazione più intensa.
Ovviamente per evitare che ciò avvenga occorre lavorare in prevenzione, conoscendo la variabilità
del contatto di ognuno, che può essere collegata ad emozioni e rappresentazioni positive o meno.
Occorre iniziare pertanto a “proporre” e non “imporre” a questi cani un contatto corretto, per una
crescita corretta ( niente pacche sul dorso o carezze pesanti !) . Ricordiamo che il lavoro di
propriocezione sulla parte inferiore del corpo (es. i calzini o l’ elastico morbido alle zampette)
dovrebbe in generale precedere quello sulla muscolatura superiore (ostacoli, salti e passerelle),
affinché ci sia consapevolezza e che poi le due parti possano comunicare ed equilibrarsi, ma per un

                                                  22
lavoro corretto occorre tenere a mente la singolarità di ognuno, pertanto questa propedeuticità non è
detto che vada bene per tutti. Gli obiettivi saranno diversi a seconda dei soggetti e delle fragilità e
dei punti di forza di ognuno, mentre le modalità di contatto e di inizio lavoro andranno calibrate a
seconda delle risposte che si ottengono alla proposta di contatto. Ottimi risultati si ottengono con la
Thundershirt o il T-Touch (vedi obiettivi e modalità per ogni deficit nel relativo capitolo).

                                                                Cane con Thundershirt

                                                 23
Capitolo 2

                                   LA COMUNICAZIONE

La comunicazione è la trasmissione di contenuti da un emittente ad un destinatario, ha diversi
valori:

       Dialogo : in genere se cade il dialogo, il cane smetterà di cercarci e si rischia di perdere la
       comunicazione (…e nel tempo anche la relazione!). Lo stile comunicativo pertanto dovrà
       essere sempre tenuto bene a mente come stile non conativo, impositivo o assertivo, ma
       persuasivo/collaborativo e che induce curiosità .
        Per es. il “NO” dovrebbe essere tenuto solo come segnale di emergenza per evitare un
       pericolo. Per impedire ad un cane di fare qualcosa di non desiderato da noi occorre invece
       prendere la sua attenzione e proporgli un’alternativa valida rispetto all’azione indesiderata
       che sta compiendo e che sia possibilmente in linea con la sua curiosità o il suo spettro
       motivazionale. Ovviamente con un cane normale di solito inserisco un’azione incoerente
       con il suo contesto (segnale disruttivo) con l’uso della voce o il contatto diretto (molto
       meno) o visivo, mentre con i cani diversamente abili dovrò trovare una via comunicativa
       differente: es. se ho un cane sordo e sono in sua prossimità inserirò un segnale tattile, un
       tocco sulla groppa o sulla spalla, se sono lontana cercherò invece di portarmi fuori dal suo
       campo visivo per far sì che nel cercarmi debba girarsi e distrarsi dall’obiettivo precedente,
       creo quindi aspettativa e centripetazione. Per un cane cieco, dovrò proporre un suono più
       saliente del contesto in cui è immerso o sempre un tocco lieve, mentre se ho un cane
       disabile percettivo totale sarò costretta ad utilizzare un tocco più intenso ( che può essere
       anche il creare una piccola perdita di equilibrio con il fine di “estrarlo” dal suo mondo);
       Es. un cane sordo/cieco che abbaia compulsivamente                    potrebbe essere fermato
       proponendogli un piccolo tocco sulla groppa, o una lieve spinta…. Ma attenzione sempre al
       tipo di cane e al suo stato di attivazione emozionale (arousal)! Se il cane non è abituato ad
       essere toccato in un certo modo e il suo arousal è in quel momento troppo alto, potrei
       rischiare una risposta da parte sua inadeguata e pericolosa (es. aggressione ridiretta).
       Occorre quindi valutare vie alternative come il “catturare la sua attenzione” con un cono di
       odore molto saliente (a distanza adeguata) tipo un olio essenziale o un odore di selvatico con
       un pezzo di carne secca. Questo mi consente di “toglierlo dal suo mondo” mantenendo un
       margine di sicurezza. Lo stesso e anzi di più, vale se il cane (sordo o sordo/cieco) sta
       dormendo o ha un arousal eccessivamente basso. Es. sarebbe bene “non svegliare il can che
       dorme”, ma se proprio non ho alternative, mai proporre un tocco violento (nemmeno un
       tocco lieve per la mia esperienza), ma proporre un risveglio dolce con un olio essenziale non
       forte, tipo arancio dolce o lavanda.
       Significato evolutivo : il cane è stato addomesticato perché ha creato una sorta di dialogo
       con l’uomo.
       Significato relazionale.
       Assunzione di ruolo.

                                                24
…e deve rispondere ai seguenti predicati :

    a) Deve avere sempre una funzione e degli obiettivi o scopi;
    b) Si è evoluta in forma complementare nell’emittente e nel destinatario perché vantaggiosa o
    comunque utile per entrambi;
    c) È sempre codificata per favorirne l’accesso al destinatario e impedirlo a eventuali o
    potenziali riceventi pericolosi per l’ emittente e in ciò si avvale di “segni specifici”.

La comunicazione ha quindi una funzione specifica, sedimentata lungo la filogenesi di quella
particolare specie, pertanto tra emittente e destinatario deve esserci un “patto comunicativo” riferito
a 4 parametri di base :

   1) Patto di semiotica: entrambi gli interlocutori considerano quel segno in senso comunicativo;
   2) Patto di semantica: la codificazione e decodificazione ha lo stesso valore nei due
      interlocutori;
   3) Patto di mediatica: i due interlocutori si sintonizzano su uno stesso canale di
      comunicazione;
   4) Patto di pragmatica: i due interlocutori danno all’interscambio una specifica funzione.

Al di fuori del patto comunicativo ci troviamo di fronte ad un semplice monitoraggio indiziario,
purtroppo talvolta (o spesso) tra uomo e cane c’è un rapporto indiziario reciproco e non una vera
comunicazione, proprio perché manca un patto. Il monitoraggio indiziario assomiglia ad una
raccolta di informazioni col fine di ricavare un accadimento, una situazione o una previsione.

Es. quando una persona mette il muso del cucciolo dentro alla sua pipì per dirgli di non farla più in
quel posto pensa di comunicare: “ non farla più lì…”, in realtà per il cucciolo quella situazione è
solo una “irritazione del proprietario da cui ripararsi”, ma non ne deduce nulla proprio perché non è
una semplice comunicazione scorretta, ma un vero e proprio black out comunicativo perché tra i
due non c’è alcun patto. Pertanto differenziare l’evento informativo (arbitrario nell’interpretazione
che ne fa il ricevente) dall’evento comunicativo è molto importante nella relazione tra uomo e cane,
troppe differenze tra i due rischiano di derivare nell’evento informativo solo indiziario, mentre si ha
la falsa impressione di comunicare. L’evento indiziario si realizza tramite la percezione, mentre la
comunicazione è un vero e proprio interscambio che richiede un accordo, altrimenti non
esisterebbe alcuna differenza tra percezione e comunicazione. Se questa difficoltà comunicativa si
rende evidente tra uomo e cane normo dotato, figuriamoci tra una persona e un cane con disabilità
percettiva visiva e/o uditiva, dove i canali percettivi e comunicativi sono ridotti o mancanti e la
comunicazione deve far leva su canali alternativi.

“Siamo poco inclini a comprendere lo sforzo del cane nell’assumere una sorta di bilinguismo
comunicativo che gli permetta di entrare con competenza nella nostra comunicazione. In realtà è
molto più il cane che si adopera a capirci di quanto noi facciamo con lui, a dispetto della nostra
tanto decantata capacità linguistica”. (R. Marchesini)

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COMUNICARE CON UN CANE DISABILE PERCETTIVO

Non serve a nulla reagire con rassegnazione, occorre piuttosto conoscere e sperimentare la realtà,
sapendo che i cani sordo/ciechi elaborano le esperienze in modo diverso. Esplorare il loro
differente modo di percezione e apprendimento porterà a conoscere forme diverse di comunicazione
per addentrarci nel pieno del loro potenziale.

Comandi secchi, costrizioni o sottomissione sono le prime cose da abolire se si vuole riuscire ad
instaurare un minimo contatto con dei cani diversamente abili (ma questo vale anche per i
normodotati). Uno dei passi indispensabili è quello di costruire delle buone referenze al cane
accompagnate da dei permessi chiari. Con il termine “permesso” si intende l’autorizzazione ad
agire, cioè la referenzialità che il cane dovrebbe avere nei confronti del proprietario, mostrando la
voglia di chiedere prima di prendere qualsiasi iniziativa : avere delle regole da seguire crea un clima
di serenità e tranquillità che permette di valutare senza ansia l’azione corretta da compiere. Le
referenze ovviamente non si costruiscono con i permessi, ma sono diretta conseguenza di una
buona relazione, quindi richiedono di diventare per il cane delle basi sicure e buoni centri
referenziali (occorre creare uno stile di attaccamento sicuro a noi : il cane deve pensare e crearsi una
rappresentazione di questo tipo “so che ci sei , sei fidato, quindi posso affidarmi e chiederti aiuto”)
…. base per una corretta relazione interspecifica. Il permesso lavora contro l’idea di individualismo:
il cane deve comprendere che per vivere insieme o in gruppo è necessario comunicare, avanzare dei
bisogni, dei desideri e magari sentirsi negare alcune richieste. Questo comportamento permetterà di
sviluppare le abilità di ogni singolo individuo e di metterlo al servizio del gruppo piuttosto che
proiettarsi solo su stimoli esterni appagando solo ed esclusivamente i propri bisogni.

Ogni comunicazione deve prevedere :

   1) SEGNALE DI APERTURA O DI AVVIO : es. il nome (nel cieco) o alzo il braccio (sordo) o
      eseguo un tocco sul dorso vicino alla coda (sordo/cieco)..solo nei soggetti che conosco e che
      so tollerare il tocco , fatto sempre con rispetto della distanza individuale.
   2) SEQUENZA ESPRESSIVA : es. vieni, cerca, …
   3) TEMPO DI LATENZA : bisogna aspettare, non ripetere il segnale subito, ma dare al cane il
      tempo per capire e riflettere. Casomai non chiudere, ma riprendere dall’apertura per
      continuare a comunicare.
   4) SEGNALE DI CHIUSURA : es. un “bravo” o un gestuale chiaro (tipo due mani aperte
      mostrate in avanti). Il segnale di chiusura non deve mai essere violento o secco, altrimenti
      l’arousal rimane alto. Es. corro o gioco, prima dello stop rallento, mi fermo un attimo e
      guido il cane alla calma con lo sguardo o la voce (attività di ricalco e guida), un attimo di
      pausa e chiudo la comunicazione con segnale prestabilito.

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