La maschera protagonista di Baleni - Cronache ...
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La maschera protagonista di Baleni Successo di critica e pubblico per il nuovo spettacolo di Francesca Pica che ha illuminato la “Notte dei Barbuti” Di Gemma Criscuoli I Greci, a cui dobbiamo tutto, lo sapevano con spiazzante chiarezza. La maschera rivela nell’esatto momento in cui occulta: è via d’accesso (privilegiata e spesso terribile) a quello che si annida nei sensi e li eccede. È un varco da percorrere, chiedendosi se ciò che chiamiamo “io” abbia davvero più consistenza di un fantasma. Attraversa esistenze differenti la donna mascherata di “Baleni”, lo spettacolo di e con Francesca Pica, proposto nell’ambito di La notte dei Barbuti, la rassegna a cura di Brunella Caputo. All’allestimento, supervisionato da Elena Bucci e basato sul disegno luci di Elena Vastano e sugli oggetti di scena di Domenico Latronico (la sarta è Rita Rubino), ha collaborato Valerio Pietrovita, in un progetto tutorato da Le belle bandiere. La figura in scena accoglie molteplici suggestioni: è lo spirito che ha urgenza di divenire forma, la coscienza in cerca di risposte al proprio mistero, la vita stessa, che è facile rinchiudere in una categoria, per poi capire che non sarà mai sufficiente a definirla. Le vite in cui si trasforma questo personaggio, che vorrebbe riconoscersi in un volto, sono solo all’apparenza prive di un nesso coerente: una bambina, Picciridda, che cerca invano di nascondere le proprie inquietudini dietro una filastrocca; Lella, una zitella stravagante che si uccide; We, una scrittrice che sogna amore e libertà; Mena la dannata, una donna del popolo in grado di predire il futuro dalla tomba. Queste presenze, che balenano appunto sul palco, sono accomunate dalla collisione con il
limite, che, non a caso, coincide con la paura, a cui l’attrice dona le fattezze di una bambola beffarda, perché certa della sua vittoria su chi ha la sfortuna di incontrarla. Per Picciridda, una papera uccisa dal nonno è più che sufficiente a capire come l’infanzia non sia un’oasi felice, ma un luogo in cui il buio amplia la solitudine di chi lo respira. Nella piccola, tuttavia, a cui piace fingersi un maschio, è già nascosta l’essenza di quel che tutti siamo, o meglio, potremmo essere, quando afferma che “La vera bugia è che siamo tutti uguali”. Lella, che si potrebbe definire un’Anna Cappelli più ironica (esilarante il momento in cui, gettandosi dal palazzo, fa in tempo a mietere pettegolezzi sui condomini) brucia il suo appartamento ingombro di oggetti, prima di farla finita, perché ha sperimentato l’avere, ma non l’essere. Il ruolo di donna sola cucitole addosso non è certo paragonabile con la parte assegnata all’attore dirimpettaio, che sta provando un suicidio: se la vita fosse davvero un palcoscenico, non sarebbe un incubo svegliarsi in una pelle che non si è scelta. Nel caso di We, la paura fa capolino nelle tante camere d’albergo in cui soggiorna, luoghi vissuti da chissà chi, che potrebbero appartenere anche a lei: conoscersi non è forse un’impresa che incute timore? Il buio, dove sonno e veglia si confondono, è però il momento in cui la scrittrice ascolta e interroga i defunti, perché la scrittura è il territorio in cui rimescolare tutte le coordinate. Attendersi un conforto dai morti è in ogni caso un’illusione. Mena, agguerrita e dolente forza ctonia, madre e levatrice (morte e vita si equivalgono, i Greci lo sanno) ha fatto a pezzi una statua di Gesù dopo la morte di sua figlia: le sue previsioni non possono che riguardare quel che più terrorizza, il dolore. “Voglio essere viva!” dice la protagonista, che si libera dalla paura grazie a un bambino che accoglie in sé il maschile e il femminile, come un novello Dioniso. Dissoluzione e rinascita devono coesistere, perché l’inganno dell’identità possa trovare nuova linfa in sé.
Il viaggio iniziatico di Chiara Muti ed Elena Bucci di Lucia D’Agostino Un viaggio all’interno di un altro viaggio, che poi è “il viaggio”, esistenziale, per antonomasia, quello dantesco della Divina Commedia, dal buio delle passioni umane e terrene alla luminosità della ragione teologica. Villa Rufolo, sabato scorso, è diventato il palco dell’unica performance teatrale in programma al Ravello Festival 2021 con uno spettacolo, “Lumina in tenebris” – Luci dalla Divina Commedia prima e dopo Dante”, che ha visto in scena Elena Bucci e Chiara Muti, anche autrici del lavoro, complice il suggestivo panorama serale a strapiombo sul mare della Città della Musica della Divina Costiera illuminato solo dalle luci di Vincent Longuemare. A partire dalla Commedia che altro non è che il percorso che accompagna l’uscita dalla “selva oscura”, quella dell’ignoranza e dei peccati dell’essere umano che si lascia guidare dall’istinto ferino, per ascendere alla luminosità del cielo attraverso la consapevolezza della propria coscienza e una ragione più alta, Bucci e Muti accolgono e si fanno accompagnare da altri maestri che hanno attraversato la Storia, come Pier Paolo Pasolini e Honoré de Balzac. A settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta nel 1321, le due attrici, non nuove ad un sodalizio drammaturgico, compiono ancora una volta il viaggio ideale che ciascuno di noi, ciascuna epoca, ciascun Paese, ciascun popolo, la stessa umanità ha compiuto e dovrebbe compiere per dirsi pienamente tale grazie al superamento dell’egoismo, all’impegno collettivo, politico e sociale, e all’apertura dell’animo attraverso la cultura e la sua espressione più alta, la Poesia. E se Virgilio e Beatrice sono le guide eccellenti per
ripercorrere a tentoni, tra ricadute e rialzate, il percorso accidentato dell’esistenza umana, anche altri protagonisti con il loro vissuto e la loro opera, tra tutti Primo Levi e Boezio, ci spronano a non farci trascinare nel baratro del male, quel male nato a partire dalla Genesi e dal libero arbitrio. E sono proprio i protagonisti dell’Inferno dantesco a ricordare come l’amore può diventare lussuria, attraverso le figure di Paolo e Francesca e Didone, per citare solo le più simboliche, e il coraggio e la curiosità possono diventare “hybris” come nella sfida tracotante di Ulisse. E se dall’esaltazione della normalità può avere origine la malvagità assoluta dell’Olocausto e di Auschwitz, è la Poesia che potrà salvarci e l’Amore, l’Agape, nella sua accezione più alta e assoluta. Ai Barbuti “La donna più bella del mondo” Giovedì 5 agosto, alle ore 22, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, per la XXXVI edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, Foglie di Teatro e Casa del Contemporaneo presentano “La donna più bella del mondo” (La fantastica vicenda di Hedy Lamarr). Regia di Andrea Carraro. Ingresso 10 euro. Con lo stesso biglietto, un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, alle ore 21, sarà possibile partecipare gratuitamente ad una visita guidata per le strade della città antica, con itinerari sempre diversi, a cura dell’associazione Erchemperto (appuntamento dinanzi al Duomo di Salerno). Sul filo della memoria della incredibile vita della viennese Hedwig Kiesler, diva di prima grandezza ad Hollywood, che, ottanta anni fa, realizzò una invenzione che, oggi, è alla base della nostra esistenza. “Gli uomini mi
guardavano pensando che sia bella ma stupida e devo faticare non poco per dimostrare che ho un bel cervello”, è l’aforisma che la diva amava ripetere e che ne sottende la levatura culturale. Cinzia Ugatti vestirà i panni di Hedy Lamarr, Progetto video di Angelo Ruocco; Audio/Video/Luci Virna Prescenzo ; Elementi di scena di Iolanda Di Lorenzo Albanian Dance Theater Company Oggi alle ore 21, sul palco dell’Arena del Teatro Ghirelli nell’ambito della rassegna di danza contemporanea “Incontri” l’Albanian Dance Theater Company presenta “Let’s go” coreografie di Gjergj Prevazi: un oggetto, qualcosa che fa parte del nostro quotidiano, due danzatori sono sufficienti per trasmettere l’idea della ricerca di un nuovo percorso, una nuova direzione o meglio un’opportunità, un’alternativa, la continua ricerca di un’avventura. I due danzatori Fjorald Doci and Elton Cefa, riescono a comunicare attraverso la danza l’effettivo tema della partenza dei giovani verso una vita migliore, un fenomeno molto diffuso nella nostra società. Le compagnie in programma sono diciotto, ventitré invece gli spettacoli che fino all’11 dicembre 2021 tracciano di palcoscenico in palcoscenico il percorso pensato per la terza edizione della rassegna di danza “Incontri” per la direzione artistica di Antonella Iannone. Se Salerno con l’Arena Ghirelli, il Teatro dei Barbuti, la Sala Pasolini e l’Auditorium del Centro Sociale in questo anno ospita gran parte degli spettacoli in cartellone, Gioi Cilento e Vallo della Lucania completano di fatto quello che è stato pensato come un vero e proprio viaggio tra i linguaggi dell’arte tersicorea. La formula è sempre quella di lasciare spazio alle
sperimentazioni con una parentesi dedicata ai piccoli grazie alla sezione “Kids”. Il “respiro” della grande musica di Olga Chieffi Le note della Sonata per violino e pianoforte n°1 in Sol minore op.1 di Ermanno Wolf-Ferrari e la celebre Sonata “a Kreutzer”, n°9 in La Maggiore op.9 di Ludwig van Beethoven, risuoneranno domani alle ore 21, nel bosco di Palazzo Belvedere, in Sicignano degli Alburni. Il concerto, che si rinnova da qualche anno, promosso dalla Proloco Monti Alburni, diretta da Carmen Orco, in collaborazione con l’amministrazione comunale, e si pone quale vento centrale del cartellone estivo di Sicignano, saluterà protagonisti il violinista Davide Alogna in duo con il pianista “di casa” Costantino Catena. Il duo proporrà il programma che è stato inciso lo scorso anno e che è divenuto disco copertina della rivista specializzata Suonare. La serata verrà aperta dall’esecuzione della prima sonata per violino di Ermanno Wolf-Ferrari, un’opera composta a soli diciannove anni, mentre stava ancora studiando con Joseph Rheinberger a Monaco di Baviera. Tuttavia, le sue melodie e la comprensione della forma su larga scala nascondono la relativa inesperienza del suo compositore. L’eminente musicologo Wilhelm Altmann ne riconobbe le qualità: “La Sonata merita attenzione a causa della sua straordinaria freschezza e bellezza del colore tonale… Un effetto del tutto originale ed estremamente affascinante è prodotto dal secondo movimento”. Seguirà, l’esecuzione della celeberrima Sonata a Kreutzer composta da
Ludwig Van Beethoven. Un critico dell’Allgemeine musikalische Zeitung arrivòa scrivere che Beethoven, in questa Sonata, “si scapriccia per apparire a tutti i costi sempre diverso dagli altri”. Ma il commento più duro e forse più significativo arrivò , paradossalmente, dal dedicatario della Sonata: Rodolphe Kreutzer, che definı̀ il lavoro “oltraggiosamente incomprensibile”. In realtà , Kreutzer non fu il dedicatario originale del lavoro; questi fu invece il violinista George Polgreen Bridgetower, che eseguı̀ la Sonata assieme all’autore all’Augarten il 24 maggio 1803. E’ interessante esaminare il titolo della composizione, così come apparve nella prima edizione di Simrock del 1805: Sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come di un concerto, composta e dedicata al suo amico R. Kreutzer, membro del Conservatorio di Musica in Parigi, primo violino dell’Accademia delle Arti e della Camera Imperiale, per L. v. B., op. 47. Si possono dedurre agevolmente, dalla lettura di questo frontespizio, le condizioni, o meglio, le convenzioni storiche della sonata per pianoforte e violino nell’anno in cui apparve l’op.47, e in che cosa consistesse la portata rivoluzionaria del lavoro beethoveniano. E’ evidente infatti che, ancora nel 1805, si riteneva necessario precisare nel titolo di una sonata come la “A Kreutzer” che la parte del violino era da considerarsi “obbligata”, rendendo, dunque, virtualmente plausibile per l’editoria europea l’ipotesi di una sonata per pianoforte con “accompagnamento ad libitum” di violino, nonostante l’esperienza di Mozart e delle precedenti otto sonate di Beethoven. Ma questo apparentemente incongruo collegamento con il passato è subito smentito dall’insistere dell’autore sul carattere “molto concertante” del lavoro, che, in effetti, forza i limiti dell’equilibrio raggiunto da Mozart tra carattere concertante e carattere cameristico. La musica però non trasuda qui né eroismo, né volontà prometeica, bensì aspira a ripiegarsi su se stessa in una dimensione riflessiva ed elegiaca. Il violino dunque accompagna solo una parte del grande viaggio spirituale di Beethoven, fermandosi alle soglie della profonda trasformazione psicologica dell’ultima fase
della sua arte. È stato comunque un compagno di strada al quale confidare le impressioni intime, affidando a questo amico fedele pensieri che, forse, non avrebbe mai espresso in lavori meno riservati. Cala il sipario sull’XI edizione di Teatrando di Rosa Pia Greco Si è abbassato domenica 1 agosto il sipario sull’edizione 2021, l’undicesima, della rassegna “Teatrando al Quadriportico”, organizzata dall’associazione Planum Montis e della compagnia teatrale ‘E Sceppacentrella, con il patrocinio del Comune di Salerno. Bilancio più che positivo, fa sapere il direttore artistico Giuseppe Giardullo, che al termine della rassegna, che ha preso il via lo scorso 12 luglio, offrendo 4 spettacoli a settimana, ha così commentato… “Siamo davvero molto soddisfatti. Il pubblico anche per questa edizione ha risposto benissimo. A causa delle restrizioni covid, potevamo ospitare solo 130 persone a spettacolo. Ebbene abbiamo chiuso contando oltre 1500 presenze in totale. Ogni sera sold out, e questo ovviamente ci ha riempito il cuore di gioia. Voglio ringraziare l’amministrazione comunale per averci dato anche quest’anno il suo appoggio e tutte le compagnie che hanno accettato il nostro invito, oltre ovviamente al pubblico che come sempre non ci lascia mai soli”. Dodici in tutto gli spettacoli che sono stati proposti al pubblico, di questi due quelli offerti dagli allievi della “On Teatro Formazione Creativa” di Salerno, poi ancora, sul palco si sono alternati la compagnia “I Matt…Attori” di Nola, la compagnia “Zerottantuno” di Napoli, la compagnia “La proposta” di
Altavilla, la compagnia “Stabile di Bellizzi”, la compagnia “Quelli che… il Teatro” di Napoli, la compagnia “La Quercia” di Salerno, la compagnia “Samarcanda Teatro” di Battipaglia, la compagnia “I gabbiani” di Baronissi, la compagnia “Le voci di dentro” di Salerno e la compagnia “Arcoscenico” di Salerno. “Gli spettacoli che le compagnie hanno offerto al nostro pubblico – prosegue ancora Giardullo – sono stati molto divertenti e apprezzati da tutti. Gli applausi, che voglio ricordare ancora una volta sono stati tutti ad ingresso gratuito, e i commenti positivi sono la nostra vera vittoria. Sono la spinta che volevamo e che ci porta oggi a dire che siamo pronti a lavorare per la prossima edizione, quella del 2022, sperando di poter ritornare alla piena capienza e ospitare il doppio del pubblico che abbiamo avuto in quest’edizione. Questo vorrebbe dire che l’emergenza sanitaria sarà passata e sarà solo un brutto, bruttissimo ricordo”. Gli incontri letterali di Amalfi d’Autore di Monica De Santis “Amalfi d’Autore. Incontri letterari”, la rassegna letteraria promossa dal Comune di Amalfi in collaborazione con la Delia Agenzia Letteraria, ha rialzato il suo sipario lo scorso 30 luglio con il primo dei cinque incontri previsti nel programma che ha lo scopo di animare l’estate amalfitana, diffondendo e promuovere il valore sociale della lettura. “Non è un caso che “Amalfi d’Autore rinasca in questo particolare momento storico, così come non è un caso che il Comune di Amalfi decida di ampliare il proprio cartellone di eventi con una rassegna letteraria – ha dichiarato il Sindaco di Amalfi,
Daniele Milano, durante il primo appuntamento della rassegna – Se guardiamo alla storia del Grand Tour, Amalfi è stata, e ancora oggi continua ad essere tra le mete turistiche più ambite dagli intellettuali di tutto il mondo e non solo per le sue bellezze paesaggistiche. Ripartiamo dalla cultura perché riconosciamo in essa uno strumento di coesione sociale, fondamentale per il benessere della nostra comunità”. Il primo appuntamento, come detto si è svolto lo scorso 30 luglio, in Largo Duca Piccolomini. Ospite Marisa Laurito, autrice di “Una vita scapricciata” (Rizzoli) che ha ripercorso con l’ironia che la contraddistingue gli esordi, gli amori e le amicizie di una donna, un’artista poliedrica che vissuto molte vite. Nel corso della serata la Laurito ha anche ricordato e parlato dei compagni di quella geniale avventura corale che si sviluppò attorno a Renzo Arbore, un sodalizio importantissimo, come quello con il migliore amico Luciano De Crescenzo, con cui Marisa parla ancora oggi all’ombra del Vesuvio, il vulcano fumante che da millenni insegna ai napoletani a ridimensionare gli affanni, a godere attimo dopo attimo e a rinascere ridendo. La Laurito parla anche del suo rapporto con la città. Con quella Napoli, in cui tutto avviene in strada, dove ci si incontra, si grida, si ride, si mangia, si rappezzano i dolori. La rassegna prosegue mercoledì 11 agosto, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi, con Gennaro Arma, autore de “La lezione più importante” (Mondadori). Uomo di mare, erede di una tradizione marittima importante, Gennaro Arma ripercorrerà con Alfonso Sarno i momenti che lo hanno portato ad affrontare con rigore e umanità una «tempesta perfetta». Al comando della Diamond Princess – la nave da crociera rimasta nelle acque del Giappone per quasi un mese nel febbraio 2020, a causa del contagio da Covid-19 di oltre settecento persone fra ospiti e membri dell’equipaggio, Arma ha dimostrato raro coraggio, competenza e saggezza. D’altronde «il mare è imprevisto che incombe, è l’inatteso col quale devi convivere», e il comandante nella sua lunga carriera ha imparato che in mare «devi saperti organizzare in un istante e riorganizzarti un istante dopo perché è già tutto cambiato».
Un ritorno in Città per il Comandante, insignito del titolo di “Magister di Civiltà Amalfitana” in occasione del Capodanno Bizantino 2020. Mercoledì 18 agosto, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi, Michele Santoro, autore di “Nient’altro che la verità” (Marsilio) si addentrerà in un racconto in grado di rivoluzionare trent’anni di storia del nostro paese, tra segreti e depistaggi, mafia e antimafia, politica e potere. Maurizio Avola non è famoso come Tommaso Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer qualsiasi: è il killer perfetto, obbediente, preciso, silenzioso. Ad accendere l’interesse di Santoro è il fatto che Avola abbia conosciuto Matteo Messina Denaro e abbia compiuto con «l’ultimo padrino» diverse azioni. Scoprirà però che è solo una parte, e non la più rilevante, di quanto Avola può svelare, andando incontro a quella che è probabilmente l’inchiesta più importante della sua vita. Mercoledì 25 agosto, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi, Gabriele Bojano, autore de “I favolosi 60” (Linea edizioni), ricorderà gli anni del secolo scorso dominati da Mina e osannati da Minà, in cui il boom economico fece tutti più ricchi, leggeri e spensierati, ma anche beatamente inconsapevoli di quello che sarebbe venuto dopo. La stagione di una vita, quella appunto crepuscolare dei neosessantenni, i cosiddetti baby boomer, troppo giovani per tirare i remi in barca ma troppo vecchi per tirare la barca a remi. La rassegna chiude sabato 4 settembre, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi, con Roberto Napoletano autore di “Mario Draghi. Il ritorno del Cavaliere bianco” (La nave di Teseo +) che insieme a Salvo Javarone, presidente Confinternational, risponderà alle domande che interessano tutti gli italiani: chi è Mario Draghi? Perché il Cavaliere bianco, che ha salvato l’euro e l’Italia dal suo Cigno nero del 2011, viene chiamato esattamente dieci anni dopo dal capo dello stato, Sergio Mattarella, a disincagliare il Titanic Italia? Roberto Napoletano, che ha raccolto con Alessandro Merli l’unica intervista rilasciata a un giornale italiano da Draghi in otto anni di presidenza della BCE, ci restituisce la figura di un
premier che vuole essere trattato alla pari, che ascolta tutti, ma che sa prendere le decisioni importanti al momento giusto. Brownlee & Spyres: l’eredità americana di Don Enrico di Olga Chieffi Due tenori americani sono i protagonisti dell’atto finale dell’omaggio ad Enrico Caruso, che andrà in scena stasera, alle ore 20, sul Belvedere di Villa Rufolo. Lawrence Brownlee e Michael Spyres, rappresentano il seme gettato da Don Enrico oltreoceano. Due voci complementari che si sfideranno in un duel tra amici veri, ricordandoci il Caruso americano e la sua sfida con il cesenate Alessandro Bonci. I due spaccavano il pubblico: il primo, “signor tenore”, simbolo dell’ assoluto privilegio della linea vocale e del rispetto della grammatica musicale, l’altro più incline all’estroversione passionale e al segno del repertorio verista, soppianta il tenorismo idealizzato ottocentesco, incarnato proprio da Bonci. I due tenori cantavano al Met, mostrandosi al pubblico nemici ma, mentre nel dopo-spettacolo scoppiavano dispute e risse, i due amici-rivali si ritrovavano in qualche buon ristorante italiano. Le due stelle dei palcoscenici internazionali, si porranno non solo sulle tracce di Caruso e Bonci, ma saranno interpreti di ruoli creati da Rossini per Andrea Nozzari e Giovanni David, divi del Massimo partenopeo. Spyres si impone per l’impressionante estensione vocale che gli permetterà di affrontare senza esitazioni i “ruoli Nozzari”, Brownlee si cimenterà con i personaggi di David, grazie alla luminosità e la freschezza della voce, accompagnati dall’Orchestra
Filarmonica Salernitana del Verdi, diretta da Michael Balke, direttore Principale del Teatro di St. Gallen. Si comincerà col Rossini dell’ Otello. La Cavatina, in ritmo di Marcia, “Ah sı̀, per voi già sento”, misurata nelle colorature vocali dal c a r a t t e r e e r o i c o a n c o r p i ù c h e e r o t i c o , q u i n d i l a virtuosistica aria di Rodrigo “Che ascolto?” Seguirà l’ouverture dell’ “Elisabetta, Regina d’Inghilterra”, nota come la sinfonia del Barbiere di Siviglia, in realtà dell’ Aureliano in Palmira, simbolo che la musica del pesarese si adatta alle situazioni drammaturgiche più disparate. Poi, il duetto dall’Elisabetta “Deh! scusa i trasporti”, con i suoi incastri certosini, prima di passare a “Ricciardo e Zoraide”, in cui le due voci si fonderanno in “Donala a questo core”, dai toni eroici e dall’ampio respiro, prima di chiudere con una pagina di raro ascolto, la Sinfonia del Conventello, uno dei primi cimenti di un Rossini quattordicenne, già crocevia di grandi cambiamenti. Passaggio al Donizetti di “Dom Sébastien, roi de Portugal”, in cui il protagonista in “Seul sur la terre”, passa dalla distaccata regalità, all’umanità senza riserve dell’eroe romantico. Si continua con “L’Africaine” di Giacomo Meyerbeer per la grand air di Vasco, dall’impasto delicatissimo ed evocativo: una rapita melodia a tradurre lo stupore di fronte alla bellezza del luogo, in “Pays merveilleux…O paradis”. L’ouverture di un’opera buffa di Ambroise Thomas, “Raymond”, dal finale brillante, farà da preludio al Rossini delle Soirées musicales e della Danza, la tarantella, intrecciata nel più infuocato dei moonlights napoletani. Una Serenata scritta dal mandolinista Calogero Adolfo Bracco per Don Enrico e, ancora il Rossini dell’ Otello con “Ah! vieni, nel tuo sangue”, duetto in cui si ascenderà ad un Re sopracuto, prima d’intonare il secondo inno d’Italia, “’O sole mio”, talismano di Napoli nel mondo.
Il piano scuola estate del Confalonieri di Olga Chieffi E’ partito l’appuntamento “Musica Estiva” a Campagna con il Liceo Musicale dell’IIS Confalonieri sotto la guida del Dirigente Scolastico prof. Gianpiero Cerone e dei Maestri Luciano Marchetta e Daniele Gibboni, per continuare ad onorare un motto coniato in pandemia “Sempre connessi” che ora possiamo finalmente trasformare in sempre aperti. Il piano scuola estivo prevede che l’attenzione si concentri sui “Patti educativi di comunità” quale modalità perché il territorio si renda sostenitore, d’intesa e in collaborazione con la scuola, della fruizione del capitale sociale espresso dal territorio medesimo, ad esempio negli ambiti della musica d’insieme, dell’arte e della creatività, dell’educazione alla cittadinanza, della vita collettiva e dell’ambiente. Ed ecco che la feracità di questa scuola, che veramente non si è mai fermata, donandosi generosamente ad ogni richiesta e ad ogni imput ricevuto dall’esterno, cercherà di allietare le prime giornate agostane. Dopo i primi tre incontri basati sull’organizzazione, la costituzione dei gruppi musicali e la concertazione del repertorio, avvenuti in luglio, si passerà da domani alla realizzazione degli eventi, rivivendo finalmente il live. L’esperienza musicale permette agli studenti di sviluppare la capacità di pensare musicalmente durante l’ascolto o l’esecuzione musicale. Attraverso i suoni di un brano musicale ascoltato o eseguito, si riesce a richiamare nella mente la musica ascoltata poco o molto tempo prima, predire, durante l’ascolto, i suoni che ancora devono venire, cantare una musica nella testa, ‘ascoltarla’ nella testa mentre si legge o si scrive uno spartito, improvvisare con la voce o con uno strumento. Proprio come lo sviluppo del linguaggio, l’intelligenza musicale può essere favorita
attraverso specifiche attività, che saranno svolte durante il laboratorio. La musica, inoltre, è fondamentale per contrastare ansie e paure e permette agli studenti di allontanare i sentimenti negativi, contribuendo allo sviluppo emotivo e alle competenze affettive. Il liceo Confalonieri è forse una dei pochi istituti che non si è fermato in piena estate. L’agosto musicale prevede ben cinque concerti, che si svolgeranno dal due al 10 agosto, la Notte di San Lorenzo. Circa una quarantina i ragazzi coinvolti in questi appuntamenti. Domani alle ore 21, un apericena musicale in collaborazione con l’Agriturismo Fattoria Naimoli, nelle Spazio adiacente la chiesa di Santa Lucia in Varano. Il 4 agosto doppio appuntamento con il concerto per gli Anziani presso l’Istituto “Lavinia Cervone”, alle ore 10, mentre alle ore 19, la musica del Confalonieri sarà anche occasione per visitare alle ore 19, al tramonto, il Santuario dedicato alla Madonna di Avigliano. Il 5 agosto ore 21.00 l’incontro musicale avverrà nel suggestivo Chiostro del Palazzo di Città, con un programma che si ripeterà per tutti gli eventi, e vedrà impegnati tutte le classi di strumento dalle chitarre, agli archi, ai fiati sino all’organetto, tutti impegnati ad eseguire una scaletta impegnativa e composita, che vedrà impegnato il violinista Daniele Gibboni al pianoforte, eccezionalmente, che vedrà spaziare gli strumentisti in erba dal barocco, al classicismo, sino alla musica da film. Serata speciale invece il 10 agosto, la “Notte di San Lorenzo”, che vedrà i ragazzi protagonisti dell’ evento “Museo sotto le stelle”, con un repertorio interamente tratto dall’Antologia Musicale Concentrazionaria di Francesco Lotoro, ovvero di opere musicali scritte in cattività civile e militare durante la Seconda Guerra Mondiale.
Cameristi della Cherubini tra Mozart e Gershwin di Olga Chieffi Ultimo doppio appuntamento, oggi, con l’animazione musicale dei giovanissimi strumentisti dell’orchestra Luigi Cherubini, dei luoghi storici e caratteristici di Ravello. S’inizierà alle ore 12,30, nella sala dei Cavalieri in Villa Rufolo, ove si esibiranno Viola Brambilla al flauto e Leonardo Latona al fagotto, per il Duetto n°3 di Ludwig van Beethoven, WoO 27 n. 3, che vive di una propria vita, immediata e comunicativa, per quanto nell’ambito di una esperienza artistica giovanile. Ai due si aggiungerà l’oboista Linda Sarcuni per l’esecuzione del Trio op. 87, suddiviso nei quattro classici movimenti: il primo in forma sonata, un Adagio, un Minuetto e un Finale dal carattere energico. Sul piano del valore musicale è caratterizzato dalla piacevole cantabilità della musica mozartiana, ma in questo ambito Beethoven riuscì, comunque, a dire la sua, facendo emergere il proprio inconfondibile stile e proponendo in questa sua opera l’eleganza polifonica che contraddistingue il suo approccio alla composizione. Al trio si aggiungerà il clarinetto di Fabrizio Fadda e il corno di Xavier Soriano Cambra, mentre il flauto sarà quello di Chiara Picchi, per una rilettura particolare della Rhapsody in blue di George Gershwin, con la sua particolare idea di suono, che resta un parametro sollecitante parallelismi con la ricerca linguistica del Novecento eurocolto, in cui tanto valore è attribuito al colore, al timbro, per poi continuare con la sinfonia de “La forza del Destino” e la sua ancia evocativa, prima di chiudere con una suite dalla Carmen di Georges Bizet, musica che contiene nelle sue viscere il segreto di una fascinazione sghemba e di una carica eversiva dirompente. Appuntamento, poi, alle ore 18,30, nella Chiesa di San Giovanni del Toro, in cui verrà eseguito un programma tutto
mozartiano, a cominciare dal Quintetto per clarinetto e archi K581, affidato a Fabrizio Fadda, clarinetto, Irene Barbieri e Federica Castiglione, violini, Tommaso Morano, viola e Lucia Sacerdoni, violoncello. Il clarinetto riveste un ruolo squisitamente protagonistico, che ne mette in risalto le notevoli possibilità timbriche e dinamiche, la morbidezza e la plasticità nelle frasi legate, l’agilità e la spontaneità negli incalzanti fraseggi e nei conseguenti passaggi virtuosistici. Si tratta, come si può arguire da queste poche note, di una composizione adatta a un gruppo di virtuosi, in grado di restituire la ricchezza espressiva e le debite sfumature stilistiche, che necessitano di un perfetto equilibrio e di un notevolissimo affiatamento. A chiudere la serata i divertimenti per archi K136 e K138, dove ai violini si aggiungeranno Sergio Lambroni alla viola e Francesco Sanarico al contrabbasso, per l’esecuzione di queste pagine leggere, quasi disimpegnate, ma dalla fisionomia polifonicamente raffinata.
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