La maschera protagonista di Baleni - Cronache ...

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La maschera protagonista di
Baleni

Successo di critica e pubblico per il nuovo spettacolo di
Francesca Pica che ha illuminato la “Notte dei Barbuti”

Di Gemma Criscuoli

I Greci, a cui dobbiamo tutto, lo sapevano con spiazzante
chiarezza. La maschera rivela nell’esatto momento in cui
occulta: è via d’accesso (privilegiata e spesso terribile) a
quello che si annida nei sensi e li eccede. È un varco da
percorrere, chiedendosi se ciò che chiamiamo “io” abbia
davvero più consistenza di un fantasma. Attraversa esistenze
differenti la donna mascherata di “Baleni”, lo spettacolo di e
con Francesca Pica, proposto nell’ambito di La notte dei
Barbuti, la rassegna a cura di Brunella Caputo.
All’allestimento, supervisionato da Elena Bucci e basato sul
disegno luci di Elena Vastano e sugli oggetti di scena di
Domenico Latronico (la sarta è Rita Rubino), ha collaborato
Valerio Pietrovita, in un progetto tutorato da Le belle
bandiere. La figura in scena accoglie molteplici suggestioni:
è lo spirito che ha urgenza di divenire forma, la coscienza in
cerca di risposte al proprio mistero, la vita stessa, che è
facile rinchiudere in una categoria, per poi capire che non
sarà mai sufficiente a definirla. Le vite in cui si trasforma
questo personaggio, che vorrebbe riconoscersi in un volto,
sono solo all’apparenza prive di un nesso coerente: una
bambina, Picciridda, che cerca invano di nascondere le proprie
inquietudini dietro una filastrocca; Lella, una zitella
stravagante che si uccide; We, una scrittrice che sogna amore
e libertà; Mena la dannata, una donna del popolo in grado di
predire il futuro dalla tomba. Queste presenze, che balenano
appunto sul palco, sono accomunate dalla collisione con il
limite, che, non a caso, coincide con la paura, a cui
l’attrice dona le fattezze di una bambola beffarda, perché
certa della sua vittoria su chi ha la sfortuna di incontrarla.
Per Picciridda, una papera uccisa dal nonno è più che
sufficiente a capire come l’infanzia non sia un’oasi felice,
ma un luogo in cui il buio amplia la solitudine di chi lo
respira. Nella piccola, tuttavia, a cui piace fingersi un
maschio, è già nascosta l’essenza di quel che tutti siamo, o
meglio, potremmo essere, quando afferma che “La vera bugia è
che siamo tutti uguali”. Lella, che si potrebbe definire
un’Anna Cappelli più ironica (esilarante il momento in cui,
gettandosi dal palazzo, fa in tempo a mietere pettegolezzi sui
condomini) brucia il suo appartamento ingombro di oggetti,
prima di farla finita, perché ha sperimentato l’avere, ma non
l’essere. Il ruolo di donna sola cucitole addosso non è certo
paragonabile con la parte assegnata all’attore dirimpettaio,
che sta provando un suicidio: se la vita fosse davvero un
palcoscenico, non sarebbe un incubo svegliarsi in una pelle
che non si è scelta. Nel caso di We, la paura fa capolino
nelle tante camere d’albergo in cui soggiorna, luoghi vissuti
da chissà chi, che potrebbero appartenere anche a lei:
conoscersi non è forse un’impresa che incute timore? Il buio,
dove sonno e veglia si confondono, è però il momento in cui la
scrittrice ascolta e interroga i defunti, perché la scrittura
è il territorio in cui rimescolare tutte le coordinate.
Attendersi un conforto dai morti è in ogni caso un’illusione.
Mena, agguerrita e dolente forza ctonia, madre e levatrice
(morte e vita si equivalgono, i Greci lo sanno) ha fatto a
pezzi una statua di Gesù dopo la morte di sua figlia: le sue
previsioni non possono che riguardare quel che più terrorizza,
il dolore. “Voglio essere viva!” dice la protagonista, che si
libera dalla paura grazie a un bambino che accoglie in sé il
maschile e il femminile, come un novello Dioniso. Dissoluzione
e rinascita devono coesistere, perché l’inganno dell’identità
possa trovare nuova linfa in sé.
Il viaggio iniziatico di
Chiara Muti ed Elena Bucci
di Lucia D’Agostino

Un viaggio all’interno di un altro viaggio, che poi è “il
viaggio”, esistenziale, per antonomasia, quello dantesco della
Divina Commedia, dal buio delle passioni umane e terrene alla
luminosità della ragione teologica. Villa Rufolo, sabato
scorso, è diventato il palco dell’unica performance teatrale
in programma al Ravello Festival 2021 con uno spettacolo,
“Lumina in tenebris” – Luci dalla Divina Commedia prima e dopo
Dante”, che ha visto in scena Elena Bucci e Chiara Muti, anche
autrici del lavoro, complice il suggestivo panorama serale a
strapiombo sul mare della Città della Musica della Divina
Costiera illuminato solo dalle luci di Vincent Longuemare. A
partire dalla Commedia che altro non è che il percorso che
accompagna l’uscita dalla “selva oscura”, quella
dell’ignoranza e dei peccati dell’essere umano che si lascia
guidare dall’istinto ferino, per ascendere alla luminosità del
cielo attraverso la consapevolezza della propria coscienza e
una ragione più alta, Bucci e Muti accolgono e si fanno
accompagnare da altri maestri che hanno attraversato la
Storia, come Pier Paolo Pasolini e Honoré de Balzac. A
settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta nel
1321, le due attrici, non nuove ad un sodalizio drammaturgico,
compiono ancora una volta il viaggio ideale che ciascuno di
noi, ciascuna epoca, ciascun Paese, ciascun popolo, la stessa
umanità ha compiuto e dovrebbe compiere per dirsi pienamente
tale grazie al superamento dell’egoismo, all’impegno
collettivo, politico e sociale, e all’apertura dell’animo
attraverso la cultura e la sua espressione più alta, la
Poesia. E se Virgilio e Beatrice sono le guide eccellenti per
ripercorrere a tentoni, tra ricadute e rialzate, il percorso
accidentato dell’esistenza umana, anche altri protagonisti con
il loro vissuto e la loro opera, tra tutti Primo Levi e
Boezio, ci spronano a non farci trascinare nel baratro del
male, quel male nato a partire dalla Genesi e dal libero
arbitrio. E sono proprio i protagonisti dell’Inferno dantesco
a ricordare come l’amore può diventare lussuria, attraverso le
figure di Paolo e Francesca e Didone, per citare solo le più
simboliche, e il coraggio e la curiosità possono diventare
“hybris” come nella sfida tracotante di Ulisse. E se
dall’esaltazione della normalità può avere origine la
malvagità assoluta dell’Olocausto e di Auschwitz, è la Poesia
che potrà salvarci e l’Amore, l’Agape, nella sua accezione più
alta e assoluta.

Ai Barbuti “La                         donna           più
bella del mondo”
Giovedì 5 agosto, alle ore 22, in largo Santa Maria dei
Barbuti, nel centro storico di Salerno, per la XXXVI edizione
della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, Foglie di
Teatro e Casa del Contemporaneo presentano “La donna più bella
del mondo” (La fantastica vicenda di Hedy Lamarr). Regia di
Andrea Carraro. Ingresso 10 euro. Con lo stesso biglietto,
un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, alle ore 21, sarà
possibile partecipare gratuitamente ad una visita guidata per
le strade della città antica, con itinerari sempre diversi, a
cura dell’associazione Erchemperto (appuntamento dinanzi al
Duomo di Salerno). Sul filo della memoria della incredibile
vita della viennese Hedwig Kiesler, diva di prima grandezza ad
Hollywood, che, ottanta anni fa, realizzò una invenzione che,
oggi, è alla base della nostra esistenza. “Gli uomini mi
guardavano pensando che sia bella ma stupida e devo faticare
non poco per dimostrare che ho un bel cervello”, è l’aforisma
che la diva amava ripetere e che ne sottende la levatura
culturale. Cinzia Ugatti vestirà i panni di Hedy Lamarr,
Progetto video di Angelo Ruocco; Audio/Video/Luci Virna
Prescenzo ; Elementi di scena di Iolanda Di Lorenzo

Albanian                  Dance              Theater
Company
Oggi alle ore 21, sul palco dell’Arena del Teatro Ghirelli
nell’ambito della rassegna di danza contemporanea “Incontri”
l’Albanian Dance Theater Company presenta “Let’s go”
coreografie di Gjergj Prevazi: un oggetto, qualcosa che fa
parte del nostro quotidiano, due danzatori sono sufficienti
per trasmettere l’idea della ricerca di un nuovo percorso, una
nuova direzione o meglio un’opportunità, un’alternativa, la
continua ricerca di un’avventura. I due danzatori Fjorald Doci
and Elton Cefa, riescono a comunicare attraverso la danza
l’effettivo tema della partenza dei giovani verso una vita
migliore, un fenomeno molto diffuso nella nostra società. Le
compagnie in programma sono diciotto, ventitré invece gli
spettacoli che fino all’11 dicembre 2021 tracciano di
palcoscenico in palcoscenico il percorso pensato per la terza
edizione della rassegna di danza “Incontri” per la direzione
artistica di Antonella Iannone. Se Salerno con l’Arena
Ghirelli, il Teatro dei Barbuti, la Sala Pasolini e
l’Auditorium del Centro Sociale in questo anno ospita gran
parte degli spettacoli in cartellone, Gioi Cilento e Vallo
della Lucania completano di fatto quello che è stato pensato
come un vero e proprio viaggio tra i linguaggi dell’arte
tersicorea. La formula è sempre quella di lasciare spazio alle
sperimentazioni con una parentesi dedicata ai piccoli grazie
alla sezione “Kids”.

Il “respiro”                    della           grande
musica
di Olga Chieffi

Le note della Sonata per violino e pianoforte n°1 in Sol
minore op.1 di Ermanno Wolf-Ferrari e la celebre Sonata “a
Kreutzer”, n°9 in La Maggiore op.9 di Ludwig van Beethoven,
risuoneranno domani alle ore 21, nel bosco di Palazzo
Belvedere, in Sicignano degli Alburni. Il concerto, che si
rinnova da qualche anno, promosso dalla Proloco Monti Alburni,
diretta    da   Carmen    Orco,   in   collaborazione      con
l’amministrazione comunale, e si pone quale vento centrale del
cartellone estivo di Sicignano, saluterà protagonisti il
violinista Davide Alogna in duo con il pianista “di casa”
Costantino Catena. Il duo proporrà il programma che è stato
inciso lo scorso anno e che è divenuto disco copertina della
rivista specializzata Suonare. La serata verrà aperta
dall’esecuzione della prima sonata per violino di Ermanno
Wolf-Ferrari, un’opera composta a soli diciannove anni, mentre
stava ancora studiando con Joseph Rheinberger a Monaco di
Baviera. Tuttavia, le sue melodie e la comprensione della
forma su larga scala nascondono la relativa inesperienza del
suo compositore. L’eminente musicologo Wilhelm Altmann ne
riconobbe le qualità: “La Sonata merita attenzione a causa
della sua straordinaria freschezza e bellezza del colore
tonale… Un effetto del tutto originale ed estremamente
affascinante è prodotto dal secondo movimento”. Seguirà,
l’esecuzione della celeberrima Sonata a Kreutzer composta da
Ludwig Van Beethoven. Un critico dell’Allgemeine musikalische
Zeitung arrivòa scrivere che Beethoven, in questa Sonata, “si
scapriccia per apparire a tutti i costi sempre diverso dagli
altri”. Ma il commento più duro e forse più significativo
arrivò , paradossalmente, dal dedicatario della Sonata:
Rodolphe Kreutzer, che definı̀ il lavoro “oltraggiosamente
incomprensibile”. In realtà , Kreutzer non fu il dedicatario
originale del lavoro; questi fu invece il violinista George
Polgreen Bridgetower, che eseguı̀ la Sonata assieme all’autore
all’Augarten il 24 maggio 1803. E’ interessante esaminare il
titolo della composizione, così come apparve nella prima
edizione di Simrock del 1805: Sonata per pianoforte e un
violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante,
quasi come di un concerto, composta e dedicata al suo amico R.
Kreutzer, membro del Conservatorio di Musica in Parigi, primo
violino dell’Accademia delle Arti e della Camera Imperiale,
per L. v. B., op. 47. Si possono dedurre agevolmente, dalla
lettura di questo frontespizio, le condizioni, o meglio, le
convenzioni storiche della sonata per pianoforte e violino
nell’anno in cui apparve l’op.47, e in che cosa consistesse la
portata rivoluzionaria del lavoro beethoveniano. E’ evidente
infatti che, ancora nel 1805, si riteneva necessario precisare
nel titolo di una sonata come la “A Kreutzer” che la parte del
violino era da considerarsi “obbligata”, rendendo, dunque,
virtualmente plausibile per l’editoria europea l’ipotesi di
una sonata per pianoforte con “accompagnamento ad libitum” di
violino, nonostante l’esperienza di Mozart e delle precedenti
otto sonate di Beethoven. Ma questo apparentemente incongruo
collegamento con il passato è subito smentito dall’insistere
dell’autore sul carattere “molto concertante” del lavoro, che,
in effetti, forza i limiti dell’equilibrio raggiunto da Mozart
tra carattere concertante e carattere cameristico. La musica
però non trasuda qui né eroismo, né volontà prometeica, bensì
aspira a ripiegarsi su se stessa in una dimensione riflessiva
ed elegiaca. Il violino dunque accompagna solo una parte del
grande viaggio spirituale di Beethoven, fermandosi alle soglie
della profonda trasformazione psicologica dell’ultima fase
della sua arte. È stato comunque un compagno di strada al
quale confidare le impressioni intime, affidando a questo
amico fedele pensieri che, forse, non avrebbe mai espresso in
lavori meno riservati.

Cala   il  sipario  sull’XI
edizione di Teatrando
di Rosa Pia Greco

Si è abbassato domenica 1 agosto il sipario sull’edizione
2021, l’undicesima, della rassegna “Teatrando al
Quadriportico”, organizzata dall’associazione Planum Montis e
della compagnia teatrale ‘E Sceppacentrella, con il patrocinio
del Comune di Salerno. Bilancio più che positivo, fa sapere il
direttore artistico Giuseppe Giardullo, che al termine della
rassegna, che ha preso il via lo scorso 12 luglio, offrendo 4
spettacoli a settimana, ha così commentato… “Siamo davvero
molto soddisfatti. Il pubblico anche per questa edizione ha
risposto benissimo. A causa delle restrizioni covid, potevamo
ospitare solo 130 persone a spettacolo. Ebbene abbiamo chiuso
contando oltre 1500 presenze in totale. Ogni sera sold out, e
questo ovviamente ci ha riempito il cuore di gioia. Voglio
ringraziare l’amministrazione comunale per averci dato anche
quest’anno il suo appoggio e tutte le compagnie che hanno
accettato il nostro invito, oltre ovviamente al pubblico che
come sempre non ci lascia mai soli”. Dodici in tutto gli
spettacoli che sono stati proposti al pubblico, di questi due
quelli offerti dagli allievi della “On Teatro Formazione
Creativa” di Salerno, poi ancora, sul palco si sono alternati
la compagnia “I Matt…Attori” di Nola, la compagnia
“Zerottantuno” di Napoli, la compagnia “La proposta” di
Altavilla, la compagnia “Stabile di Bellizzi”, la compagnia
“Quelli che… il Teatro” di Napoli, la compagnia “La Quercia”
di Salerno, la compagnia “Samarcanda Teatro” di Battipaglia,
la compagnia “I gabbiani” di Baronissi, la compagnia “Le voci
di dentro” di Salerno e la compagnia “Arcoscenico” di Salerno.
“Gli spettacoli che le compagnie hanno offerto al nostro
pubblico – prosegue ancora Giardullo – sono stati molto
divertenti e apprezzati da tutti. Gli applausi, che voglio
ricordare ancora una volta sono stati tutti ad ingresso
gratuito, e i commenti positivi sono la nostra vera vittoria.
Sono la spinta che volevamo e che ci porta oggi a dire che
siamo pronti a lavorare per la prossima edizione, quella del
2022, sperando di poter ritornare alla piena capienza e
ospitare il doppio del pubblico che abbiamo avuto in
quest’edizione. Questo vorrebbe dire che l’emergenza sanitaria
sarà passata e sarà solo un brutto, bruttissimo ricordo”.

Gli incontri letterali                                      di
Amalfi d’Autore
di Monica De Santis

“Amalfi d’Autore. Incontri letterari”, la rassegna letteraria
promossa dal Comune di Amalfi in collaborazione con la Delia
Agenzia Letteraria, ha rialzato il suo sipario lo scorso 30
luglio con il primo dei cinque incontri previsti nel programma
che ha lo scopo di animare l’estate amalfitana, diffondendo e
promuovere il valore sociale della lettura. “Non è un caso che
“Amalfi d’Autore rinasca in questo particolare momento
storico, così come non è un caso che il Comune di Amalfi
decida di ampliare il proprio cartellone di eventi con una
rassegna letteraria – ha dichiarato il Sindaco di Amalfi,
Daniele Milano, durante il primo appuntamento della rassegna –
Se guardiamo alla storia del Grand Tour, Amalfi è stata, e
ancora oggi continua ad essere tra le mete turistiche più
ambite dagli intellettuali di tutto il mondo e non solo per le
sue bellezze paesaggistiche. Ripartiamo dalla cultura perché
riconosciamo in essa uno strumento di coesione sociale,
fondamentale per il benessere della nostra comunità”. Il primo
appuntamento, come detto si è svolto lo scorso 30 luglio, in
Largo Duca Piccolomini. Ospite Marisa Laurito, autrice di “Una
vita scapricciata” (Rizzoli) che ha ripercorso con l’ironia
che la contraddistingue gli esordi, gli amori e le amicizie di
una donna, un’artista poliedrica che vissuto molte vite. Nel
corso della serata la Laurito ha anche ricordato e parlato dei
compagni di quella geniale avventura corale che si sviluppò
attorno a Renzo Arbore, un sodalizio importantissimo, come
quello con il migliore amico Luciano De Crescenzo, con cui
Marisa parla ancora oggi all’ombra del Vesuvio, il vulcano
fumante che da millenni insegna ai napoletani a ridimensionare
gli affanni, a godere attimo dopo attimo e a rinascere
ridendo. La Laurito parla anche del suo rapporto con la
città. Con quella Napoli, in cui tutto avviene in strada, dove
ci si incontra, si grida, si ride, si mangia, si rappezzano i
dolori. La rassegna prosegue mercoledì 11 agosto, alle ore
21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi, con Gennaro Arma,
autore de “La lezione più importante” (Mondadori). Uomo di
mare, erede di una tradizione marittima importante, Gennaro
Arma ripercorrerà con Alfonso Sarno i momenti che lo hanno
portato ad affrontare con rigore e umanità una «tempesta
perfetta». Al comando della Diamond Princess – la nave da
crociera rimasta nelle acque del Giappone per quasi un mese
nel febbraio 2020, a causa del contagio da Covid-19 di oltre
settecento persone fra ospiti e membri dell’equipaggio, Arma
ha dimostrato raro coraggio, competenza e saggezza. D’altronde
«il mare è imprevisto che incombe, è l’inatteso col quale devi
convivere», e il comandante nella sua lunga carriera ha
imparato che in mare «devi saperti organizzare in un istante e
riorganizzarti un istante dopo perché è già tutto cambiato».
Un ritorno in Città per il Comandante, insignito del titolo di
“Magister di Civiltà Amalfitana” in occasione del Capodanno
Bizantino 2020. Mercoledì 18 agosto, alle ore 21.00, in Largo
Duca Piccolomini – Amalfi, Michele Santoro, autore di
“Nient’altro che la verità” (Marsilio) si addentrerà in un
racconto in grado di rivoluzionare trent’anni di storia del
nostro paese, tra segreti e depistaggi, mafia e antimafia,
politica e potere. Maurizio Avola non è famoso come Tommaso
Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer
qualsiasi: è il killer perfetto, obbediente, preciso,
silenzioso. Ad accendere l’interesse di Santoro è il fatto che
Avola abbia conosciuto Matteo Messina Denaro e abbia compiuto
con «l’ultimo padrino» diverse azioni. Scoprirà però che è
solo una parte, e non la più rilevante, di quanto Avola può
svelare, andando incontro a quella che è probabilmente
l’inchiesta più importante della sua vita. Mercoledì 25
agosto, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini – Amalfi,
Gabriele Bojano, autore de “I favolosi 60” (Linea edizioni),
ricorderà gli anni del secolo scorso dominati da Mina e
osannati da Minà, in cui il boom economico fece tutti più
ricchi, leggeri e spensierati, ma anche beatamente
inconsapevoli di quello che sarebbe venuto dopo. La stagione
di una vita, quella appunto crepuscolare dei neosessantenni, i
cosiddetti baby boomer, troppo giovani per tirare i remi in
barca ma troppo vecchi per tirare la barca a remi. La rassegna
chiude sabato 4 settembre, alle ore 21.00, in Largo Duca
Piccolomini – Amalfi, con Roberto Napoletano autore di “Mario
Draghi. Il ritorno del Cavaliere bianco” (La nave di Teseo +)
che insieme a Salvo Javarone, presidente Confinternational,
risponderà alle domande che interessano tutti gli italiani:
chi è Mario Draghi? Perché il Cavaliere bianco, che ha salvato
l’euro e l’Italia dal suo Cigno nero del 2011, viene chiamato
esattamente dieci anni dopo dal capo dello stato, Sergio
Mattarella, a disincagliare il Titanic Italia? Roberto
Napoletano, che ha raccolto con Alessandro Merli l’unica
intervista rilasciata a un giornale italiano da Draghi in otto
anni di presidenza della BCE, ci restituisce la figura di un
premier che vuole essere trattato alla pari, che ascolta
tutti, ma che sa prendere le decisioni importanti al momento
giusto.

Brownlee & Spyres: l’eredità
americana di Don Enrico
di Olga Chieffi

Due tenori americani sono i protagonisti dell’atto finale
dell’omaggio ad Enrico Caruso, che andrà in scena stasera,
alle ore 20, sul Belvedere di Villa Rufolo. Lawrence Brownlee
e Michael Spyres, rappresentano il seme gettato da Don Enrico
oltreoceano. Due voci complementari che si sfideranno in un
duel tra amici veri, ricordandoci il Caruso americano e la sua
sfida con il cesenate Alessandro Bonci. I due spaccavano il
pubblico: il primo, “signor tenore”, simbolo dell’ assoluto
privilegio della linea vocale e del rispetto della grammatica
musicale, l’altro più incline all’estroversione passionale e
al segno del repertorio verista, soppianta il tenorismo
idealizzato ottocentesco, incarnato proprio da Bonci. I due
tenori cantavano al Met, mostrandosi al pubblico nemici ma,
mentre nel dopo-spettacolo scoppiavano dispute e risse, i due
amici-rivali si ritrovavano in qualche buon ristorante
italiano. Le due stelle dei palcoscenici internazionali, si
porranno non solo sulle tracce di Caruso e Bonci, ma saranno
interpreti di ruoli creati da Rossini per Andrea Nozzari e
Giovanni David, divi del Massimo partenopeo. Spyres si impone
per l’impressionante estensione vocale che gli permetterà di
affrontare senza esitazioni i “ruoli Nozzari”, Brownlee si
cimenterà con i personaggi di David, grazie alla luminosità e
la freschezza della voce, accompagnati dall’Orchestra
Filarmonica Salernitana del Verdi, diretta da Michael Balke,
direttore Principale del Teatro di St. Gallen. Si comincerà
col Rossini dell’ Otello. La Cavatina, in ritmo di Marcia, “Ah
sı̀, per voi già sento”, misurata nelle colorature vocali dal
c a r a t t e r e e r o i c o a n c o r p i ù c h e e r o t i c o , q u i n d i l a
virtuosistica aria di Rodrigo “Che ascolto?” Seguirà
l’ouverture dell’ “Elisabetta, Regina d’Inghilterra”, nota
come la sinfonia del Barbiere di Siviglia, in realtà dell’
Aureliano in Palmira, simbolo che la musica del pesarese si
adatta alle situazioni drammaturgiche più disparate. Poi, il
duetto dall’Elisabetta “Deh! scusa i trasporti”, con i suoi
incastri certosini, prima di passare a “Ricciardo e Zoraide”,
in cui le due voci si fonderanno in “Donala a questo core”,
dai toni eroici e dall’ampio respiro, prima di chiudere con
una pagina di raro ascolto, la Sinfonia del Conventello, uno
dei primi cimenti di un Rossini quattordicenne, già crocevia
di grandi cambiamenti. Passaggio al Donizetti di “Dom
Sébastien, roi de Portugal”, in cui il protagonista in “Seul
sur la terre”, passa dalla distaccata regalità, all’umanità
senza riserve dell’eroe romantico. Si continua con
“L’Africaine” di Giacomo Meyerbeer per la grand air di Vasco,
dall’impasto delicatissimo ed evocativo: una rapita melodia a
tradurre lo stupore di fronte alla bellezza del luogo, in
“Pays merveilleux…O paradis”. L’ouverture di un’opera buffa di
Ambroise Thomas, “Raymond”, dal finale brillante, farà da
preludio al Rossini delle Soirées musicales e della Danza, la
tarantella, intrecciata nel più infuocato dei moonlights
napoletani. Una Serenata scritta dal mandolinista Calogero
Adolfo Bracco per Don Enrico e, ancora il Rossini dell’ Otello
con “Ah! vieni, nel tuo sangue”, duetto in cui si ascenderà ad
un Re sopracuto, prima d’intonare il secondo inno d’Italia,
“’O sole mio”, talismano di Napoli nel mondo.
Il piano scuola estate del
Confalonieri
di Olga Chieffi

E’ partito l’appuntamento “Musica Estiva” a Campagna con il
Liceo Musicale dell’IIS Confalonieri sotto la guida del
Dirigente Scolastico prof. Gianpiero Cerone e dei Maestri
Luciano Marchetta e Daniele Gibboni, per continuare ad onorare
un motto coniato in pandemia “Sempre connessi” che ora
possiamo finalmente trasformare in sempre aperti. Il piano
scuola estivo prevede che l’attenzione si concentri sui “Patti
educativi di comunità” quale modalità perché il territorio si
renda sostenitore, d’intesa e in collaborazione con la scuola,
della fruizione del capitale sociale espresso dal territorio
medesimo, ad esempio negli ambiti della musica d’insieme,
dell’arte e della creatività, dell’educazione alla
cittadinanza, della vita collettiva e dell’ambiente. Ed ecco
che la feracità di questa scuola, che veramente non si è mai
fermata, donandosi generosamente ad ogni richiesta e ad ogni
imput ricevuto dall’esterno, cercherà di allietare le prime
giornate agostane. Dopo i primi tre incontri basati
sull’organizzazione, la costituzione dei gruppi musicali e la
concertazione del repertorio, avvenuti in luglio, si passerà
da domani alla realizzazione degli eventi, rivivendo
finalmente il live. L’esperienza musicale permette agli
studenti di sviluppare la capacità di pensare musicalmente
durante l’ascolto o l’esecuzione musicale. Attraverso i suoni
di un brano musicale ascoltato o eseguito, si riesce a
richiamare nella mente la musica ascoltata poco o molto tempo
prima, predire, durante l’ascolto, i suoni che ancora devono
venire, cantare una musica nella testa, ‘ascoltarla’ nella
testa mentre si legge o si scrive uno spartito, improvvisare
con la voce o con uno strumento. Proprio come lo sviluppo del
linguaggio, l’intelligenza musicale può essere favorita
attraverso specifiche attività, che saranno svolte durante il
laboratorio. La musica, inoltre, è fondamentale per
contrastare ansie e paure e permette agli studenti di
allontanare i sentimenti negativi, contribuendo allo sviluppo
emotivo e alle competenze affettive. Il liceo Confalonieri è
forse una dei pochi istituti che non si è fermato in piena
estate. L’agosto musicale prevede ben cinque concerti, che si
svolgeranno dal due al 10 agosto, la Notte di San Lorenzo.
Circa una quarantina i ragazzi coinvolti in questi
appuntamenti. Domani alle ore 21, un apericena musicale in
collaborazione con l’Agriturismo Fattoria Naimoli, nelle
Spazio adiacente la chiesa di Santa Lucia in Varano. Il 4
agosto doppio appuntamento con il concerto per gli Anziani
presso l’Istituto “Lavinia Cervone”, alle ore 10, mentre alle
ore 19, la musica del Confalonieri sarà anche occasione per
visitare alle ore 19, al tramonto, il Santuario dedicato alla
Madonna di Avigliano. Il 5 agosto ore 21.00 l’incontro
musicale avverrà nel suggestivo Chiostro del Palazzo di Città,
con un programma che si ripeterà per tutti gli eventi, e vedrà
impegnati tutte le classi di strumento dalle chitarre, agli
archi, ai fiati sino all’organetto, tutti impegnati ad
eseguire una scaletta impegnativa e composita, che vedrà
impegnato il violinista Daniele Gibboni al pianoforte,
eccezionalmente, che vedrà spaziare gli strumentisti in erba
dal barocco, al classicismo, sino alla musica da film. Serata
speciale invece il 10 agosto, la “Notte di San Lorenzo”, che
vedrà i ragazzi protagonisti dell’ evento “Museo sotto le
stelle”, con un repertorio interamente tratto dall’Antologia
Musicale Concentrazionaria di Francesco Lotoro, ovvero di
opere musicali scritte in cattività civile e militare durante
la Seconda Guerra Mondiale.
Cameristi della Cherubini tra
Mozart e Gershwin
di Olga Chieffi

Ultimo doppio appuntamento, oggi, con l’animazione musicale
dei giovanissimi strumentisti dell’orchestra Luigi Cherubini,
dei luoghi storici e caratteristici di Ravello. S’inizierà
alle ore 12,30, nella sala dei Cavalieri in Villa Rufolo, ove
si esibiranno Viola Brambilla al flauto e Leonardo Latona al
fagotto, per il Duetto n°3 di Ludwig van Beethoven, WoO 27 n.
3, che vive di una propria vita, immediata e comunicativa, per
quanto nell’ambito di una esperienza artistica giovanile. Ai
due si aggiungerà l’oboista Linda Sarcuni per l’esecuzione del
Trio op. 87, suddiviso nei quattro classici movimenti: il
primo in forma sonata, un Adagio, un Minuetto e un Finale dal
carattere energico. Sul piano del valore musicale è
caratterizzato dalla piacevole cantabilità della musica
mozartiana, ma in questo ambito Beethoven riuscì, comunque, a
dire la sua, facendo emergere il proprio inconfondibile stile
e proponendo in questa sua opera l’eleganza polifonica che
contraddistingue il suo approccio alla composizione. Al trio
si aggiungerà il clarinetto di Fabrizio Fadda e il corno di
Xavier Soriano Cambra, mentre il flauto sarà quello di Chiara
Picchi, per una rilettura particolare della Rhapsody in blue
di George Gershwin, con la sua particolare idea di suono, che
resta un parametro sollecitante parallelismi con la ricerca
linguistica del Novecento eurocolto, in cui tanto valore è
attribuito al colore, al timbro, per poi continuare con la
sinfonia de “La forza del Destino” e la sua ancia evocativa,
prima di chiudere con una suite dalla Carmen di Georges Bizet,
musica che contiene nelle sue viscere il segreto di una
fascinazione sghemba e di una carica eversiva dirompente.
Appuntamento, poi, alle ore 18,30, nella Chiesa di San
Giovanni del Toro, in cui verrà eseguito un programma tutto
mozartiano, a cominciare dal Quintetto per clarinetto e archi
K581, affidato a Fabrizio Fadda, clarinetto, Irene Barbieri e
Federica Castiglione, violini, Tommaso Morano, viola e Lucia
Sacerdoni, violoncello. Il clarinetto riveste un ruolo
squisitamente protagonistico, che ne mette in risalto le
notevoli possibilità timbriche e dinamiche, la morbidezza e la
plasticità nelle frasi legate, l’agilità e la spontaneità
negli incalzanti fraseggi e nei conseguenti passaggi
virtuosistici. Si tratta, come si può arguire da queste poche
note, di una composizione adatta a un gruppo di virtuosi, in
grado di restituire la ricchezza espressiva e le debite
sfumature stilistiche, che necessitano di un perfetto
equilibrio e di un notevolissimo affiatamento. A chiudere la
serata i divertimenti per archi K136 e K138, dove ai violini
si aggiungeranno Sergio Lambroni alla viola e Francesco
Sanarico al contrabbasso, per l’esecuzione di queste pagine
leggere, quasi disimpegnate, ma dalla fisionomia
polifonicamente raffinata.
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