Le Concert des Nations Accademia Beethoven 250 Jordi Savall direttore
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Le Concert des Nations Accademia Beethoven 250 Jordi Savall direttore venerdì 18 ottobre ore 20:30 Beethoven Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 Foto © David Ignaszewski 155A STAGIONE 2019 | 20 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO via Conservatorio 12, Milano
CONSIGLIO DIRETTIVO Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivo Lodovico Barassi, Mario Bassani, Anna Calabro, Gianluigi Chiodaroli, Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri CONSIGLIERI DI TURNO DIRETTORE ARTISTICO Ilaria Borletti Buitoni Paolo Arcà Marco Bisceglia SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO LE PROVE APERTE SONO SOSTENUTE DA COLLABORANO CON LA LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A MEDIA PARTNER PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti del corso di formazione avanzata tenuto da Silvia Lelli È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici • evitare colpi di tosse e fruscii del programma • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto. 2
Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827) Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” (ca. 45’) I. Allegro con brio II. Marcia funebre: Adagio assai - Maggiore III. Scherzo: Allegro vivace - Trio - Alla breve - Coda IV. Finale: Allegro molto I N T E RVA L LO Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 (ca. 35’) I. Allegro con brio II. Andante con moto - Più moto - Tempo I III. [Scherzo:] Allegro - Trio IV. Allegro - Tempo I - Allegro - Presto 3
Gli strumenti di Beethoven “Sinfonia”: … una generica idea di armonia, una composizione per orchestra, il ta-ta-ta-tan più noto della storia e il suo autore dalla chioma scompigliata, Beethoven… Sono queste le prime associazioni e gli stereotipi più scontati che la parola “sinfonia” richiama alla mente di tutti. Proprio questa pervasiva popolarità rende difficile, quasi imbarazzante, affrontare un programma come quello di questa sera in poche pagine, in bilico tra il rischio di cadere nel banale e il timore di tralasciare l’essenziale. Dopo più di due secoli di storia, esecuzioni e interpretazioni si sono stratificate nel tempo, arricchendo la mitologia dell’opera beethoveniana e talvolta usurando l’immediatezza del suo ascolto. La scelta del Maestro Savall di utilizzare strumenti dell’epoca e di mantenersi fedele alla prassi esecutiva del tempo non è un puro esperimento filologico volto a storicizzare la musica di Beethoven, come a volerne ridurre la portata universale, e a purificarne l’immagine “… la realtà è che gli strumenti che Beethoven utilizzò erano quelli limitati della sua epoca, ed è questa limitazione che mette in risalto tutto il suo genio e il suo potere creativo” (Savall) sonora dagli accumuli della storia. Piuttosto, riportandoci musicalmente all’origine di quelle associazioni tanto saldate nell’immaginario collettivo, dà risalto all’originalità e alla modernità del compositore tanto nella creazione musicale quanto nell’uso dell’orchestra nel genere sinfonico. Emancipata dall’imitazione e dall’accompagnamento della voce solo 4
a fine Cinquecento, la musica strumentale aveva sperimentato la sua piena autonomia nel Barocco, sostenuta da un’ininterrotta evoluzione organologica. Nell’orchestra barocca gli strumenti si contrapponevano numericamente (solo-pochi-tutti), “concertando” tra loro con una divisione netta dei ruoli. La sinfonia, invece, intesa come genere del Classicismo, ricercava una sonorità più omogenea ed equilibrata, in cui le sezioni strumentali si scambiavano le parti e dialogavano tra loro. Agli archi si affiancavano sempre più stabilmente i fiati a coppie, mentre i timpani venivano integrati a sostegno ritmico e armonico. Era questa l’orchestra che Beethoven ereditava da Haydn e Mozart: gli archi utilizzavano corde di budello capaci di contrasti più forti, i legni erano interamente in legno e gli ottoni senza pistoni, i timpani erano percossi da bacchette di legno duro. Sonorità meno morbide di quelle cui siamo abituati ai giorni nostri e limiti tecnici non trascurabili. “Tuttavia la realtà è che gli strumenti che conobbe e utilizzò erano proprio quelli della sua epoca, ed è questa limitazione che mette in risalto tutto il suo genio e il suo potere creativo” (Savall). In un’epoca di rivoluzioni e transizioni, Beethoven compì la propria rivoluzione musicale anche dentro l’orchestra e nella sinfonia, l’una attraverso l’altra in una indissolubile coerenza di forme e mezzi. L’orchestra beethoveniana non era più un organico standard per cui comporre un certo numero di “esemplari sinfonici”, ma diventava campo di precise scelte timbriche per caratterizzare l’identità di ogni sinfonia considerata nella sua individualità. Il compositore di Bonn poneva così le basi della futura orchestra romantica, non tanto ampliando l’organico, ma piuttosto lavorando sia sulla strumentazione, ossia sulle possibilità del singolo strumento, sia sull’orchestrazione, ovvero sullo studio degli accostamenti e degli impasti sonori nell’insieme orchestrale. Ogni strumento veniva così valorizzato e connotato a livello espressivo, e l’intera composizione raggiungeva la monumentalità nella continua elaborazione tematica e timbrica di materiali spesso di per sé minimi. Era questa la “via nuova” che Beethoven inaugurava in campo sinfonico con la sua Terza Sinfonia (op. 55), composta tra il 1802 e il 1804. Dopo due accordi risoluti dell’intera orchestra, lo spazio sonoro si svuota e i violoncelli – promossi a pieno titolo come strumenti melodici – presentano il primo tema: la semplicità di un arpeggio sulla triade di tonica, icastico come uno squillo di tromba, viene contraddetta da un cromatismo di segno opposto. Tre ripetizioni e il tema si amplia anche 5
nella sonorità: Beethoven non presenta solo il materiale tematico ma la stessa orchestra, per accumulazione fino al tutti della terza ripetizione. Fin dall’esposizione l’Allegro con brio si costruisce in un susseguirsi di ondate di tensione e distensione, di saturazione e rarefazione dello spazio sonoro nella dinamica e nella massa orchestrale, dilatando la forma oltre misura in un continuo divenire. Il secondo tema si snoda attraverso una sorta di “staffetta” timbrica – il cosiddetto “stile spezzato” – passando dai legni ai violini, mentre una terza idea tematica nella tonalità remota di mi minore fa la sua apparizione agli oboi addirittura all’interno dello sviluppo, annunciato dallo stridore degli ottoni e dall’eco degli archi. Una continua sorpresa a livello formale che disattende e prolunga le aspettative dell’ascoltatore. La famigerata entrata del corno, considerata un errore dell’infelice strumentista della prima, anticipa la ripresa in una forte dissonanza con tutto il resto dell’orchestra, in una sorta di dissolvenza incrociata. “Al pubblico è parsa troppo difficile, troppo lunga”. La Sinfonia venne eseguita per la prima volta in forma privata nel 1804 nel palazzo viennese del principe Lobkowitz, dedicatario della stessa, e venne pubblicata nel 1806 con il titolo ben noto di Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo. La letteratura e l’aneddotica a riguardo sono sconfinate. Ispirato dalla figura di Napoleone primo console, portatore della rivoluzione in Europa, Beethoven pare ne avesse stracciato rabbiosamente la dedica alla notizia dell’incoronazione a Imperatore, deluso dal tradimento di quegli ideali illuministici che aveva visto incarnati nella sua figura: non più eroe, ma “uomo comune”. Se la dedica però aveva carattere economico, comportando spesso la cessione dei diritti per uso privato, il titolo si riferiva al contenuto estetico dell’opera: “intitulata Bonaparte”, “scritta su Bonaparte” si leggono tra gli scritti di Beethoven fino alla denominazione definitiva che trascende la figura storica di Napoleone, in nome di un ideale astratto di eroe. La Marcia funebre (Adagio assai), secondo movimento della Sinfonia, ne commemora la memoria: il corteo militare sfila accompagnato dal ritmo di un rullo di tamburi tradotto, in maniera del tutto originale, sull’arco dei contrabbassi. Il trio centrale in maggiore, l’episodio consolatorio, si apre con la triade di speranza dell’oboe, strumento che connota i momenti di pathos nella scrittura beethoveniana. La ripresa della marcia è accennata ma continuamente rimandata: una fuga solenne coinvolge progressivamente tutta l’orchestra. Alla fine il tema principale si 6
frammenta e la marcia funebre si spegne sui frammenti del ritmo iniziale. Lo Scherzo: Allegro vivace, leggero e cromatico, è un richiamo all’azione con la sua carica ritmica e la magistrale orchestrazione. Nel Trio un richiamo militare di ben tre corni – uno in più rispetto alla coppia dell’organico tradizionale – procede sull’accordo perfetto e sui suoi rivolti, avviando una festosa fanfara. Un’introduzione orchestrale, quasi operistica, apre il sipario sull’ultimo movimento: Finale. Allegro molto, un tema e variazioni di originale concezione. Lo spunto tematico riprende un motivo già utilizzato nell’op. 35 per pianoforte e nell’episodio conclusivo delle Creature di Prometeo. Che sia o meno una citazione anche ideale all’eroe portatore di conoscenza e civiltà, il rimando musicale sottopone il tema a una La Terza Sinfonia venne eseguita per la prima volta in forma privata nel 1804 e pubblicata nel 1806 con il titolo ben noto di “Eroica” composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo sorta di dissezione, che pare voler svelare il processo compositivo stesso: il basso del tema viene trattato come soggetto ostinato per le prime due variazioni contrappuntistiche, mentre la melodia vera e propria farà la sua comparsa solo dalla terza variazione. Sembra una riflessione ad alta voce, in cui la musica si costruisce stratificandosi e complicandosi gradualmente fino a un episodio fugato a 5 entrate, la quarta variazione del movimento. Una parentesi riflessiva e recitativa (Poco andante) precede la fastosa conclusione della coda in presto, vera e propria apoteosi dell’eroe. “Così il fato bussa alla porta. Ma sono solo le prime due battute” (Adorno). La forza di quel gesto iniziale che apre la Quinta Sinfonia (op. 67) è uno dei più grandi esempi di sopravvivenza culturale, il cui segreto sfugge forse ancora oggi dopo secoli di riflessioni esegetiche. L’incipit più noto della storia della musica, riverito fino al feticcio e parodiato solo al pari della Monnalisa di Leonardo, si costituisce semplicemente di quattro note, un ritmo più che un motivo, tre brevi e una lunga, suonate all’unisono dall’orchestra. La genialità non sta in uno spunto tanto minimale ma nell’averne fatto un’intera sinfonia: la cellula, infatti, permea 7
tutti e quattro i movimenti, costruiti secondo una logica ferrea e diretta che non si concede momenti morti o sezioni di passaggio. Ne risulta una forma concentrata e monolitica mai sperimentata prima. Frutto di quattro anni di lavoro, i cui primi abbozzi risalgono al 1804 e sono raccolti nello stesso quaderno dell’Eroica, la prima esecuzione della sinfonia, nel dicembre del 1808 al Theater an der Wien, fu un parziale insuccesso, complici l’eccessiva novità della sua musica e la litigiosità del suo compositore. Da allora, però, ha conquistato senza esitazione le più alte vette dell’umano. La Sinfonia “dischiude il regno del mostruoso e dell’incommensurabile […] trascina irresistibilmente l’ascoltatore […] nel regno spirituale dell’infinito”. Che sia la penna visionaria di Hoffmann o il simbolismo kantiano della lotta titanica dell’uomo contro la propria fragilità e contro quel destino che ossessivamente martella alla porta, non è possibile fornire una esaustiva guida ermeneutica all’opera né censurare le suggestioni che legittimamente suscita il suo ascolto, evitando tuttavia descrizioni contenutistiche forzate e di bassa lega. Nel primo movimento, Allegro con brio, al tema del fato che incede in do minore si contrappone la cantabilità luminosa del secondo tema in mi bemolle maggiore, ma rimane sotterraneo nell’accompagnamento il ritmo ossessivo delle quattro note. Lo sviluppo rimane circoscritto L’incipit della Quinta Sinfonia è il più noto della storia della musica e si costituisce semplicemente di quattro note, un ritmo più che un motivo, tre brevi e una lunga, suonate all’unisono dall’orchestra e condensato e il richiamo del corno conduce alla ripresa. Ecco una sorpresa tutta beethoveniana: dopo il ritorno del motto iniziale, un recitativo improvviso dell’oboe solo interrompe con una sorta di cadenza e di riflessione (Adagio). La coda è una quarta sezione a tutti gli effetti, addirittura più estesa delle precedenti, conclusa da tre stringate battute che semplificano tutto il travaglio degli abbozzi. Nell’Andante con moto il dualismo si materializza nel contrasto tra il tema sottoposto a variazioni e la fanfara di collegamento in do maggiore, la tonalità del trionfo finale dell’intera sinfonia. I timpani, non più trattati solo come strumenti ritmici, partecipano alla formazione della linea melodica. 8
Nell’Allegro, ossia lo Scherzo posto al terzo movimento, la contrapposizione dialettica è esplicita fin dall’inizio: un tema arpeggiato, misterioso e vagante, si giustappone a un tema marziale in forte che riprende in metro ternario il ritmo ribattuto del motto del destino. I due si alternano, dialogano e si confrontano nelle diverse regioni orchestrali. Il Trio è una vivace sezione imitativa in do maggiore a partire dal solo di violoncelli e contrabbassi che espongono il soggetto. Quando lo Scherzo riprende, il carattere è del tutto trasformato, quasi fosse un fantasma di se stesso. Beethoven rende palpabile lo scorrere del tempo. È l’orchestrazione che porta i segni di quanto accaduto e del mutamento che ne consegue: il materiale si disgrega e si rarefà nei pizzicati e nel registro acuto, quasi diafano, dell’orchestra. Il motto iniziale riecheggia in pianissimo ai timpani sul pedale degli archi. Un crescendo conduce per la prima volta direttamente al quarto movimento senza soluzione di continuità: attacca il Finale (Allegro), un tripudio luminoso duramente conquistato, la catarsi verso cui tutta la sinfonia tende. Beethoven fa delle precise scelte di orchestrazione per questo momento culminante. Introduce un controfagotto, un ottavino e tre tromboni (tipici della musica sacra): “non tre timpani, ma faranno più rumore di sei timpani e un rumore più gradevole”, dirà il compositore. Il maggiore sembra trionfare definitivamente sul minore, solo una reminiscenza dello Scherzo allunga ancora la sua ombra. Beethoven rinvia le aspettative dell’ascoltatore e il movimento appare sproporzionato rispetto alla concisione dei tre precedenti. La conclusione conta ben due code: i trilli di giubilo dell’ottavino, la reiterazione ossessiva del do maggiore, approdo di tanta fatica, l’accelerazione alla stretta conclusiva in Presto. La sinfonia beethoveniana si rivolge non più ad un pubblico contingente ma universale. Il suo messaggio trascendente si confronta con la storia e ne porta i segni. La spiritualità e la dignità che Beethoven è stato in grado di conferire alla musica passano attraverso un preciso stile compositivo, fatto non solo di innovative scelte formali ma anche di strumenti concreti per realizzarle. Il fine non è mai indifferente ai mezzi. Maria Grazia Campisi Laureata in Discipline storiche, critiche e analitiche della musica al Conservatorio “G. Verdi” di Milano 9
Foto © David Ignaszewski Jordi Savall direttore Nato a Igualada (Barcellona) nel 1941, Jordi Savall ha iniziato gli studi musicali all’età di sei anni prima come corista nel coro di voci bianche della sua città natale e poi nella classe di violoncello al Conservatorio Superiore di Musica di Barcellona. Curioso esploratore di nuovi orizzonti, si è dedicato giovanissimo alla musica antica riscoprendo la viola da gamba e il patrimonio musicale della penisola iberica. Ha poi completato la sua formazione presso la Schola Cantorum Basiliensis dove nel 1973 succede al suo maestro August Wenzinger. Scopritore instancabile di opere dimenticate, tra il 1974 e il 1989 ha fondato diversi complessi che gli hanno permesso di interpretare un repertorio molto vasto che spazia dal Medio Evo ai primi anni del XIX secolo: nel 1974 l’Ensemble Hespèrion XXI con il soprano Montserrat Figueras, Hopkinson Smith e Lorenzo Alpert, La Capella Reial de Catalunya nel 1987 e nel 1989 Le Concert des Nations. Unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori interpreti di musica antica, Jordi Savall si dedica con particolare passione all’attività didattica oltre che allo studio e alla divulgazione del repertorio che interpreta. 10
Personalità musicale tra le più polivalenti della sua generazione, in quarant’anni di attività, Jordi Savall ha ricevuto numerosi riconoscimenti e lauree honoris causa (Evora, Barcellona, Lovanio e Basilea). Nel 2008 è stato nominato “Ambasciatore dell’Unione Europea per il dialogo interculturale” e “Artista per la pace” nell’ambito del programma “Ambasciatori di buona volontà” dell’UNESCO. Nel 2009 è stato nominato dall’Unione Europea “Ambasciatore della creatività e dell’innovazione”. Nel 2010 ha meritato il “Praetorius Musikpreis Niedersachsen” del Ministero della Cultura e della Scienza della Bassa Sassonia, nel 2012 il premio “Léonie Sonning”, considerato il Premio Nobel della musica, il titolo di “Chevalier dans l’Ordre national de la Légion d’Honneur” della Repubblica francese per i suoi meriti musicali e umani e la Medalla d’Or del Governo Regionale della Catalogna. Ha al suo attivo più di duecento registrazioni che hanno meritato numerosi riconoscimenti (Midem Award, International Classical Music Award, Grammy Award). Ospite regolare di Musica e poesia a San Maurizio, è stato ospite della nostra Società nel 2001, 2013, 2015, 2016 e 2018. Le Concert des Nations Le Concert des Nations è stato costituito da Jordi Savall e Montserrat Figueras nel 1989 per l’esecuzione del Canticum Beatae Virginis di M.A. Charpentier con l’idea di poter disporre di un ensemble di musicisti che fosse in grado di interpretare su strumenti d’epoca un repertorio che spazia dal Barocco fino al Romanticismo. Il nome è ispirato dall’opera di François Couperin, Les Nations, e vuole rappresentare un’unione di stili e la premonizione di un’Europa artistica unita che risale all’Illuminismo. Diretto fin dagli inizi da Jordi Savall, Le Concert des Nations è stato il primo ensemble a essere formato da musicisti, tutti specialisti a livello 11
internazionale nell’interpretazione della musica antica con strumenti originali d’epoca e criteri storici, provenienti per la maggior parte da Paesi latini (Spagna, America latina, Francia, Italia, Portogallo). Fin dagli esordi, Le Concert des Nations ha avuto come obiettivo la divulgazione e la rivalutazione del repertorio storico attraverso interpretazioni rigorose ma allo stesso tempo innovative. Ne sono buoni esempi le prime registrazioni di Charpentier, J.S. Bach, Haydn, Mozart, Händel, Marais, Arriaga, Beethoven, Purcell, Dumanoir e più recentemente le opere registrate con la casa discografica Alia Vox, di Lully, Biber, J.S. Bach, Boccherini, Rameau e Vivaldi. La scelta del repertorio, la qualità delle registrazioni e i numerosi concerti nelle principali città e festival musicali in tutto il mondo, l’hanno accreditata come una delle migliori orchestre con strumenti d’epoca, in grado di affrontare un repertorio eclettico e variato che spazia dalle prima musica per orchestra (L’Orchestra di Luigi XIII, 1600-1650) ai capolavori del Romanticismo e del Classicismo. Nel 1992 Le Concert des Nations ha debuttato in campo operistico con Una Cosa Rara di Martín y Soler. Ha poi curato la produzione di Orfeo di Monteverdi al Gran Teatro del Liceu di Barcellona, Gran Teatro Real di Madrid, a Beaune, Vienna e Metz, registrato in DVD dalla BBC/ Opus Arte (2002). Nel 1995 ha rappresentato a Montpellier Il Burbero di Buon Cuore di Martín y Soler e nel 2000 Celos aun del Ayre matan di Juan Hidalgo e Calderón de la Barca a Barcellona e a Vienna. Tra le sue ultime produzioni vale la pena di citare Farnace di Vivaldi (Teatro de la Zarzuela di Madrid) e le Ultime sette parole di Cristo sulla croce Haydn in co-produzione con Element Productions e Alia Vox e Il Teuzzone di Vivaldi interpretato in versione semi-concertante all’Opéra Royal di Versailles. L’importante discografia di Le Concert des Nations ha ricevuto molti premi e riconoscimenti quali Midem Classical Award e International Classical Music Award. È stata ospite della nostra Società nel 2013 e 2018. 12
I musicisti de Le Concert des Nations e Accademia Beethoven 250 Jakob Lehmann primo violino Manfredo Kraemer assistente del primo violino Guadalupe Del Moral, Ricart Renart, Elisabet Bataller, Ángela Moro, Ignacio Ramal, Sara Balasch*, Noyuri Hazama*, Andrej Kapor* primi violini Mauro Lopes**, Santi Aubert, Kathleen Leidig, Angelika Wirth, Karolina Habalo*, Victoria Melik*, Gabriele Pro*, Yves Ytier* secondi violini David Glidden**, Éva Posvanecz, Giovanni De Rosa, Alaia Ferran*, Fumiko Morie*, Iván Sáez* viole Balázs Máté**, Antoine Ladrette, Dénes Karasszon, Marc Alomar*, Keiran Campbell* violoncelli Xavier Puertas**, Michele Zeoli, Peter Ferretti* contrabbassi Charles Zebley ottavino Marc Hantaï, Yi-Fen Chen flauti traversi Josep Domènech, Magdalena Karolak oboi Francesco Spendolini, Joan Calabuig clarinetti Joaquim Guerra, Carles Vallès fagotti Katalin Sebella controfagotto Thomas Müller, Javier Bonet, Mario Ortega* corni Jonathan Pia, René Maze trombe Elies Hernandis, Daniel Lassalle, Frédéric Lucchi tromboni Adrian Schmid timpani Luca Guglielmi assistente di direzione ** prime parti * allievi dell’Accademia 13
Jakob Lehmann Nato nel 1991, il violinista Jakob Lehmann si è formato all’Universität der Künste di Berlino sotto la guida di Michael Erxleben e con i preziosi contributi di Andrew Manze, Natalia Prishepenko, Elizabeth Wallfisch, Stephan Mai e Raphael Alpermann. In qualità di Konzertmeister collabora con Anima Eterna Brugge, Le Concert des Nations, Capella Augustina, Camerata Nordica, Australian Romantic & Classic Orchestra e la Junge Norddeustche Philharmonie. Si dedica anche alla musica da camera e alla direzione d’orchestra. È direttore artistico e direttore dell’ensemble Eroica Berlin da lui fondato nel 2015. Registra regolarmente per importanti emittenti radio televisive. Con Anima Eterna Brugge ha inciso per Alpha Classic due CD come primo violino e, in qualità di direttore, un CD dedicato a Mendelssohn. Con Eroica Berlin ha inciso per Ars Vobiscum. Manfredo Kraemer La sua formazione musicale inizia a Córdoba, in Argentina, e prosegue in Germania, alla Musikhochschule di Colonia. Nel 1986 entra a far parte dell’ensemble Musica Antiqua Köln, diretto da Reinhold Göbel, e inizia un’intensa attività concertistica anche come solista e direttore. Collabora con direttori quali William Christie, Mark Minkowski, Frans Bruggen, René Jacobs e con importanti ensemble quali Les Arts Florissants, Les Musicien du Louvre, Anima Eterna. Stretto collaboratore di Jordi Savall e con il suo gruppo Le Concert des Nations di cui è primo violino, si è esibito in tutta Europa, Canada, Messico, Australia, Brasile e Stati Uniti. Fondatore di diversi ensemble, nel 1996 crea The Rare Fruits Council con cui incide CD molto apprezzati dalla critica internazionale. È ideatore e direttore artistico del festival di musica barocca Camino de las Estancias di Córdoba e ha partecipato alla creazione di La Barroca del Suquia, una delle prime e più importanti orchestre con strumenti originali. 14
Dal 2004 insegna violino barocco alla Escola Superior de Musica de Cataluna di Barcellona. La sua discografia comprende oltre 40 CD per etichette quali Archiv e Deutsche Grammophon. Luca Guglielmi “Menzione d’Onore” al XII Concorso Internazionale d’organo di Bruges (1997), ha studiato clavicembalo con Ton Koopman e Patrizia Marisaldi, organo con Vittorio Bonotto, contrappunto antico e composizione storica con Sergio Pasteris. Da quasi vent’anni è l’assistente e il basso continuo di Jordi Savall nei suoi ensemble Hespèrion XXI, Le Concert des Nations e La Capella Reial de Catalunya, con concerti in tutto il mondo nelle formazioni più diverse. Dal 1993 è attivo internazionalmente come solista di tastiere storiche, direttore di coro e di ensemble con strumenti antichi. Ha diretto orchestre quali Royal Stockholm Philharmonic Orchestra, Orfeus Barockensemble, Orchestra Regionale Toscana, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra Filarmonica di Torino, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Orchestra Milano Classica, Arsys Bourgogne, Coro di Torino della RAI. Appassionato didatta, ha tenuto diversi corsi estivi e master class di musica antica. Dal 2013 è professore di clavicembalo, fortepiano e musica da camera presso la Escola Superior de Musica de Catalunya di Barcellona. Con un repertorio che spazia da Frescobaldi a Mozart, ha al suo attivo un’ampia discografia di oltre 50 CD. 15
Il progetto europeo “Accademia Beethoven 250” Per celebrare l’anniversario della nascita di uno dei più grandi geni della cultura musicale europea, ho pensato a un lavoro di ricerca e di interpretazione sull’integrale delle Nove Sinfonie che sarà suddiviso in 4 grandi “Accademie” dalla primavera 2019 all’autunno 2020. Questo lavoro è stato affidato a Le Concert des Nations, un’importante formazione costituita dai migliori professionisti specializzati negli strumenti e nel repertorio d’epoca che nel 2019 festeggia i trent’anni di esistenza, arricchita dalla presenza di giovani musicisti professionisti che sono stati selezionati nell’autunno 2018. Ogni Accademia prevede due tappe: la prima con master class e prove preparatorie e la seconda, un mese o tre settimane dopo, con il lavoro delle prove finali. Tutto il lavoro delle Accademie sarà registrato (in audio e video) in vista di ulteriori iniziative pedagogiche. Ogni Accademia sarà seguita da concerti nelle sale e nelle istituzioni partner del progetto, ovvero, per il momento, le Saline Reali di Arc- et-Senans (sede dell’orchestra Le Concert des Nations), la Filarmonica di Parigi, l’Auditorium di Barcellona, il Municipio di Barcellona, il Municipio di Sant Cugat del Vallès. I concerti non si terranno solamente nelle importanti sale da concerto menzionate e per il loro pubblico abituale, ma c’è la volontà di portarli anche nelle periferie, nelle città, nei teatri e negli spazi pubblici in cui questa musica non arriva mai. Strategie e priorità del progetto: · recupero del patrimonio musicale europeo mediante la ricerca e l’interpretazione rinnovata con gli strumenti originali dell’orchestra del XIX secolo; · trasmissione di una cultura musicale, intangibile ma essenziale, alle nuove generazioni, grazie a più di cinquant’anni di esperienza, di ricerca e di riflessione musicale; · diffusione internazionale di capolavori musicali; · mobilità internazionale di musicisti professionisti e di giovani professionisti; · formazione di nuovi pubblici (più giovani) nelle sale da concerto importanti; · formazione, inoltre, di altri pubblici in luoghi emarginati o poco utilizzati. Il valore aggiunto europeo è assicurato dalle diverse nazionalità dei musicisti che formano l’orchestra Le Concert des Nations (francesi, spagnoli, italiani, tedeschi, belgi, portoghesi, austriaci, olandesi, argentini, ecc.) e dalla diffusione mondiale di un patrimonio musicale essenzialmente europeo, com’è appunto il caso delle Sinfonie di Beethoven. Tutta l’azione pedagogica e di creazione musicale sarà resa disponibile online e registrata per la pubblicazione in CD e DVD, assicurandone la massima diffusione. L’interpretazione delle Nove Sinfonie di Beethoven, a partire da informazioni su tempo, articolazione, dinamica e dalla padronanza degli strumenti d’epoca, renderà possibile la scoperta di un Beethoven davvero “rivoluzionario”. Jordi Savall Direttore artistico 16
Con il sostegno del Dipartimento della Cultura della Generalitat de Catalunya, la Diputació de Barcelona, l’Ajuntament de Barcelona, l’Institut Ramon Llull e le Fondations Edmond de Rothschild. L’attività di Le Concert des Nations è sovvenzionata dal Ministero della Cultura della Repubblica Francese. Jordi Savall e Le Concert des Nations sono in residence alla Saline Royale d’Arc-et-Senans (Doubs). Gli spazi per le prove sono stati messi a disposizione da l’Escola Municipal de Música Victòria del Àngels, il Conservatori de Sant Cugat del Vallès e l’Auditori de Barcelona. 17
Partecipa alla campagna della Società del Quartetto! Cerca Le Avventure di Pinocchio per Tutti su www.retedeldono.it Pinocchio di Augusta Gori Trucchi, giochi e scherzi! dal 12 al 17 novembre musica di Sergio Parisini Fai vivere la magia della favola più testo, interpretazione famosa di sempre a un bambino e regia di Augusta Gori che non può permetterselo! al pianoforte Alexandra Ducariu alle percussioni Matteo Savio Grazie fin da ora per ciò in collaborazione con che potrai fare. Associazione Ventizero8 Ilaria Borletti Buitoni Presidente, Società del Quartetto di Milano SALA PUCCINI DEL CONSERVATORIO Con una donazione di... via Conservatorio 12, Milano 25 euro doni la possibilità di assistere PER LE SCUOLE al concerto ad una famiglia da martedì 12 a venerdi 15 35 euro doni ad un bambino novembre, ore 9.45 e 11 la possibilità di organizzare PER TUTTI il suo compleanno al concerto sabato 16 novembre ore 16, 50 euro contribuisci ad arricchire domenica 17 novembre le scenografie ore 11 e ore 16 100 euro aggiungi uno strumento a percussione Informazioni 02 795 393 300 euro o 500 euro regali l’ingresso ad un concerto info@quartettomilano.it a 30 o 50 bambini
Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono! Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più. Soci d’Onore Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017) Soci Vitalizi Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Paola Motta, Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova, Paolo Villa Soci Benemeriti Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini I fedelissimi (soci da oltre 50 anni) Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi, Cecilia Bicchi, Giuliano Boella, Maria Lavinia Boella Ricci, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Dino Danovi, Mathias Deichmann, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Franca Gaiani, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Rosalia Manenti, Claudio Longo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Laura Poli, Roberto Poli, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Maria Grazia Scarabelli, Luciano Scavia, Francesco Sironi, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz Soci Sostenitori Mario Bassani, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Alberto Conti, Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Clara Dell’Acqa, Nora del Torre, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini, Ruth Pavese Westen, Serenella Pinto Rordorf, Renato Rordorf, Giorgio Sacerdoti, Enrico Saraval, Rosella Saraval Milesi, Lorenzo Stucchi 19
PROSSIMI CONCERTI SALA VERDI DEL CONSERVATORIO martedì 5 novembre 2019, ore 20.30 Quartetti vincitori del primo e secondo premio del Concorso Dragoni per quartetti d’archi Quartetto Echos Janáček - Quartetto per archi n. 2 “Lettere intime” zArt Quartett Colasanti - “Aria” per quartetto d’archi Debussy - Quartetto in sol minore op. 10 Serie Nuovi Talenti con il sostegno di BIGLIETTI Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 5 martedì 12 novembre 2019, ore 20.30 Quartetto Takács Ciclo Beethoven / Bartók - V Beethoven - Quartetto n. 3 in re maggiore op. 18 n. 3 Bartók - Quartetto n. 6 SZ 114 Beethoven - Quartetto n. 16 in fa maggiore op. 135 BIGLIETTI Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 30) € 5 Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it
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