La Città dell'uomo - PERIODICO D'INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI RAGUSA GENNAIO 2020 ANNO XXXVI - N. 646 - Insieme Ragusa
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Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (cov. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCBRagusa Pubbl. inf. 45% CAMPIONE GRATUITO DELLA DIOCESI DI RAGUSA PERIODICO D’INFORMAZIONE La Città dell’uomo GENNAIO 2020 ANNO XXXVI - N. 646
La Città dell’uomo 3 Politica come carità impegno sociale come vocazione Mario Cascone 4 Ricostruire la città dell’uomo Emanuele Occhipinti 6 Il presente e il futuro delle città Ufficio per la Cultura 7 Preparare con cura le fondamenta morali per Vittoria Piero Gurrieri 8 È prossimità la parola-valore cui deve tendere la città del futuro Giorgio Massari 10 Una nuova cittadinanza dei doveri Antonella Napoli Reg. Trib. RG n.71 del 6.12.1977 11 Iniziamo a lavorare nel cantiere della speranza concreta ROC n. 1954 Paolo Bustaffa 13 Ripartiamo da Sturzo e dalla Laudato si’ Direttore Responsabile Renato Meli Mario Cascone 14 Giorgio La Pira il sindaco dagli orizzonti infiniti 15 L’arte ci aiuta a leggere il territorio Condirettore Annapaola Giannelli Alessandro Bongiorno 17 CelebriAMO. La nostra salvezza ogni volta che celebriamo i sacramenti. Rubrica a cura di don Girolamo Alessi In redazione, segreteria e In Diocesi amministrazione 18 Perché i giovani si allontanano dalla vita cristiana Gabriella Chessari Salvatore Mercorillo Via Roma, 109 Ragusa 19 Trent’anni del gruppo Agesci Vittoria 3 Tel. 0932646419 Orazio Rizzo insieme@diocesidiragusa.it 20 La lettera dalla Guinea Bissau Sr Maria Raudino 21 La “luce di Betlemme” a Giarratana Stampa Carmelo Ferraro NonsololibriSrls 22 Un pasto e il calore della famiglia Tel. e Fax 0932621130 Alessia Giaquinta Impaginazione a cura di 23 Brevi diocesane Gabriella Chessari Chiesa e società 25 Oltre 30mila i ragusani all’estero Numero chiuso il Eleonora Pisana 7 Gennaio 2020 26 La leggenda dei due abeti del Vescovado II A Istituto Salvatore Quasimodo 28 La testimonianza di Giovanni Gulino Attualità 29 Vittoria non più schiava del traffico? Maria Teresa Gallo 30 La collezione di Piero Murè ci restituisce la Ragusa che fu Saro Distefano 31 La vetrina degli autori e degli editori iblei Vito Piruzza 32 I nostri quartieri si trasformano in dormitori senz’anima Nicola Salvagnin 33 “Mamma stasera esco da solo” Silvia Rossetti 34 La matura giovinezza degli over 65 Andrea Casavecchia
in3 La città dell’uomo La politica come carità in grande e l’impegno sociale come vocazione L a politica trova la sua ragion d’essere nel costruire il bene della “polis”, ossia della città in cui gli uo- mini e le donne quotidianamente abitano. Chi viene Risulta perciò sempre più urgente lo sforzo di ridare nobiltà etica alla politica. Giorgio La Pira, soleva dire che fare politica significa dare lavoro ai disoccupati e co- eletto ad amministrare la città o a governare le regioni e struire case dove la gente possa abitare, ospedali in cui la nazione si deve porre al servizio del bene comune, che i malati possano curarsi, scuole in cui i giovani vengano è il bene di tutti e di ciascuno, bandendo dalla sua azione istruiti. Ed aggiungeva che, dopo l’unione con Dio, la ogni forma di interesse personale o di parte. Utilizzare politica è la più alta forma di carità! Anche Paolo VI af- il potere per costruire il bene della città è il fine della fermava che la politica è la carità in grande, cioè una politica, servirsi del potere per fare i propri interessi è forma di amore, che cerca di dare risposte strutturali ai il male per eccellenza, che porta facilmente la gente a problemi della povertà, dell’occupazione, dell’ordine non avere più fiducia nei politici di professione e a de- pubblico, della sanità, della pubblica istruzione, del- plorarne il comportamento immorale. l’ambiente. Oggi purtroppo la classe politica brilla per la sua me- Naturalmente le vocazioni ad un impegno politico diocrità. Qualcuno si distingue per la capacità di gridare serio e moralmente rigoroso non si inventano, ma de- in modo rozzo e volgare alcuni slogan di facile impatto vono essere ricercate attraverso un adeguato percorso sulla pubblica opinione; qualche altro utilizza con dia- di formazione delle coscienze e delle intelligenze, nel bolica scaltrezza i mass media, al fine di propagandare quale anche la comunità ecclesiale può e deve fare la sua in modo pervasivo e assillante le proprie idee, anche parte. I cristiani infatti non possono rinchiudersi nel quando sono apertamente censurabili; qualcuno infine sacro tempio, limitandosi a celebrare belle liturgie. Essi ha sempre di mira un nemico da demonizzare e da com- sono chiamati ad inserirsi come sale e come lievito nella battere, ingaggiando un’azione politica violenta e inte- vita sociale, per portare in essa i valori del Vangelo. gralista, che sfocia talora nel fanatismo. L’impegno temporale dei cristiani è ineludibile, se non A fronte di queste situazioni si alimenta nella gente la si vuole ridurre la fede a qualcosa di privatistico e di in- convinzione che la politica sia una cosa sporca, un am- timistico. È indilazionabile che la Chiesa, in sinergia bito in cui sono tutti ladri e corrotti. Di conseguenza con altre istituzioni educative, possa contribuire a for- aumenta il disinteresse per l’impegno politico da parte mare una nuova classe dirigente del nostro Paese, me- di tante persone, che potrebbero dare il proprio pre- more anche della sua tradizione, che annovera zioso contributo in ordine alla costruzione del bene co- personaggi come Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi, mune. In questo modo si lascia libero spazio ai peggiori don Luigi Sturzo, Aldo Moro: sono tutte persone delle e ai mediocri oppure ai forti di turno. quali è in corso il processo di beatificazione, a testimo- nianza del fatto che, attraverso un impegno politico in- C’è bisogno terpretato in termini di carità e di servizio al bene della testimonianza dei cristiani comune, ci si può anche santificare. portando il Vangelo Mario Cascone nelle città dove si vive
in 4 Comunità e cura dei beni comuni G iuseppe Lazzati pubblicava nel 1984 “La città dell’uomo. Co- struire, da cristiani, la città del- l’uomo a misura d’uomo”. Lazzati sosteneva il significato e il valore di un impegno cui ogni uomo, in un modo o in nell’altro, non può sot- Nato nel 1909 a Milano vive adolescenza e gio- trarsi: «Dire “città dell’uomo a mi- vinezza nel clima di drammatico radicalismo e sura d’uomo” – scriveva il rettore violenza del primo dopoguerra italiano che porta della Cattolica – è fissare l’atten- all'ascesa e all'affermazione del fascismo. Si zione sull’uomo dal quale la città iscrive alla Facoltà di Lettere classiche dell'Uni- prende vita e verso il quale la città è versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano e a soli 22 anni, si laurea con lode. Nel 1934 comin- volta come a proprio fine». cia la carriera universitaria, nello stesso anno di- La città dell’uomo non è né una venta presidente diocesano della «Gioventù città da interpretare secondo i criteri Italiana di Azione Cattolica» (G.I.A.C.), man- della cristianità, né una città total- terrà l'incarico fino al 1945; dal 1939 è docente mente separata dalla fede e dalla re- incaricato di letteratura cristiana antica alla Cat- ligiosità; è una realtà umana avente tolica. Partecipa alla seconda guerra mondiale come tenente del 5º Reggimento alpini, e dopo per fine il bene comune, la quale l'8 settembre 1943, avendo rifiutato il giura- chiede ai suoi abitanti l’impegno alla mento alla Repubblica Sociale Italiana, viene ar- costruzione. «L’uso del termine “co- restato a Merano e internato nei campi di struire” esprime un’azione che è concentramento nazisti. Rientrato in Italia nel- frutto di molti e diversi apporti (…), a farla crescere. Diviene necessario l'agosto del 1945, è immediatamente coinvolto, con Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, nel- espressivo di un lavorare insieme che saperlo fare insieme a quanti hanno l'opera di ricostruzione della vita civile del esige coscienza di quello che si fa e concezioni diverse dell’uomo; in- Paese, prima nella fase costituente, poi in quella impegno a farlo nel modo migliore». sieme, in un forte patto generazio- più direttamente politica. Nel 1946 entra nella La selezione delle parole e dei con- nale tra la generazione dell’impegno direzione nazionale della Democrazia Cristiana cetti aveva un preciso fine: l’urgenza – che ha assaporato i pensieri di Laz- ed è eletto all'Assemblea costituente (1946- 1948) e alla Camera dei deputati nella I Legisla- operativa. E per lo stesso fine, quelle zati – la generazione dell’identità e tura (1948-1953). Dopo il mandato pagine restano in qualche modo affi- della transizione fino a coinvolgere i parlamentare si trasferisce da Roma nella natia date a noi, anche a più di trent’anni millennials; insieme, donne e uo- Milano, dove si dedica alla formazione del lai- di distanza. In un contesto del tutto mini. Insieme, nel pluralismo degli cato. Tornato all'insegnamento (aveva ottenuto diverso ma che in qualche modo fa esseri umani di cui Lazzati è profon- l'ordinariato nel 1958) nel 1968, nel pieno della contestazione universitaria, è chiamato a ancora i conti con gli esiti di crisi damente conscio. sostituire Ezio Franceschini come rettore del- molteplici e connesse tra loro. Ancora una volta la parola chiave l'Università Cattolica carica che mantiene per La memoria diviene prospettiva; pare essere Comunità. Dal volonta- cinque mandati triennali, fino al 1983. Gli ultimi oggi più che mai la città non è solo riato all’impegno politico, dall’am- anni della sua vita sono dedicati, in una fase di uno spazio urbano ma anche il luogo biente alla formazione, si rende grave crisi della politica italiana, al rilancio di delle relazioni, della cittadinanza, urgente lavorare per ricostruire il un'idea alta della politica attraverso la fonda- zione dell'associazione «Città dell'uomo» dell’inclusione o dell’esclusione, tessuto comunitario. (1985), i cui contenuti riprendevano quanto già delle opportunità o delle ingiustizie, Due piste appaiono utili per recu- proposto fin dal dopoguerra con "Civitas Hu- della solidarietà o dell’egoismo, della perare il neo-progetto lazzatiano. La mana". paura o della fiducia. Da qui l’ur- prima è sicuramente l’indicazione di Muore a Milano il 18 maggio 1986, festa di Pen- genza e l’intenzione di affinare lo Papa Francesco per la Giornata delle tecoste, all'età di quasi 77 anni. Il 5 luglio 2013 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione sguardo e raccontare al meglio la Comunicazioni sociali 2019: è ne- per le Cause dei Santi a promulgare il decreto città umana, consapevoli che la qua- cessario operare per passare “dalle che riconosce le virtù eroiche del Servo di Dio lità del racconto è di per sé un aiuto community alle comunità”, risco- Giuseppe Lazzati. Da quel momento Lazzati di- viene Venerabile.
per ricostruire la città dell’uomo in5 La città dell’uomo prire quelle interconnessioni della arricchiscono tutti. Sono l’acqua, nomie circolari e richiamare la capa- vita sociale della città che i social l’aria, lo spazio, l’energia, la biodi- cità abilitante delle istituzioni. possono favorire e che attualmente versità, il territorio e il paesaggio, i Che sia attiva, distratta o solo in- sono più tentati a distruggere. mari, i fondali e le coste, le risorse curiosita, la cittadinanza passa per la «Quello che vediamo emergere ra- agroalimentari, i beni artistici e cul- cura dei beni comuni. pidamente – scrive il Papa – è un bi- turali, i saperi ed in particolare le Conoscere l’intima novità e pie- sogno di comunità (…) È importante scoperte scientifiche, la letteratura nezza del messaggio cristiano non passare da community fondate su re- e le arti, la salute e l’istruzione. La dava, secondo Lazzati, al credente, lazioni fasulle, su una falsa rappre- politica – a differenza degli anni ’80 quasi per mistica effusione, la com- sentazione della realtà, su finte – non si esaurisce nei partiti e nelle petenza per impostare e risolvere a amicizie che si possono cancellare istituzioni: si aprono spazi nei quali misura d’uomo i problemi della con un clic, alla bellezza – e anche i cittadini possano esprimersi e de- città. Tale competenza va piuttosto alla fatica – della verità e dell’incon- cidere. La cura dei beni comuni continuamente costruita nella for- tro». equivale, quindi, alla cura delle città mazione. Città e formazione sa- La seconda è di sicuro la cura dei e delle persone che le abitano. ranno oggetto di riflessione beni comuni e l’esperienza innova- Questo appare un esercizio con- all’interno della nostra Chiesa dio- tiva dell’amministrazione condivisa. creto della sussidiarietà orizzontale, cesana; lo auspichiamo con emo- Questa prospettiva di pensiero e di tanto cara alla dottrina sociale della zione e sentimenti di gratitudine, azione consente di strappare i citta- Chiesa; un esercizio per generare amplificando un vero e proprio ap- dini fermamente radicati al loro coesione sociale, senso di apparte- pello alle comunità cristiane in que- “particolare” interesse. Cosa sono i nenza, saldi legami di comunità, svi- sta direzione, nella prospettiva beni comuni? Sono beni materiali luppo locale, rigenerazione urbana, sempre intensamente mirata della ed immateriali di proprietà privata o i quali rafforzano la comunità sociale Città celeste, della Nuova Gerusa- pubblica destinati alla collettività e e creano vantaggio competitivo. lemme. quindi comuni che, se valorizzati, Una via praticabile per creare eco- Emanuele Occhipinti Rileggere il messaggio di Giuseppe Lazzati fissando l’attenzione sull’uomo di oggi
in 6 Il presente e il futuro delle città L’itinerario della Cattedra di dialogo La città dell’uomo C rocifissa e benedetta dall'inestricabile sviluppo del globale e del locale, oggi la città contemporanea costruisce o subisce le folle desertiche del “black Fri- di Ragusa Ibla), hanno inteso avviare un percorso cul- turale in alcuni comuni della provincia di Ragusa. Non una serie di conferenza o di tavole rotonde, ma un per- day” e insieme offre le sue strade ai movimenti sociali corso di “conversazioni prolungate”, non necessaria- per la giustizia climatica; esibisce il peggio della cura mente tra pari, ma estesa nel tempo e tale da coprire una (dell'incuria) per il bene comune e lascia fiorire comu- vasta gamma di argomenti, affinché il pluralismo che ca- nità spontanee ed informali che di frammenti di quel ratterizza le nostre città complesse possa sprigionare bene -- spazi di assistenza, di gioco, di memoria -- e tutta la sua dinamica. Punto di partenza Comiso, città della sua necessità si fanno volontariamente carico; si della pace, con un primo incontro dal titolo “Dire la chiude nell'immaginario buio dell'ansia di sicurezza e città: conversazioni urbane per progettare il futuro”, di identità e intanto, e in tanti suoi cittadini, non arretra che si è svolto lunedì 16 dicembre. dinanzi alle possibilità della città interculturale. La metodologia sarà quella di dar spazio agli inter- Dire e raccontare la città, significa prima di tutto venti del pubblico presente, ovvero rappresentanti di saper riconoscere la specificità dello spazio urbano e le diverse associazioni del terzo settore, dell’amministra- peculiarità della vita urbana. Significa declinare, con zione, delle realtà ecclesiali, delle comunità islamiche, modi e stili differenti, il “comune”, inteso come umano di enti pubblici e privati che a diverso titolo vivono il che tutti ci riguarda. Infine saper dire la città significa territorio urbano; ognuno, in un suo modo unico e pe- leggere e raccontare le sue periferie, significa appros- culiare, può testimoniare di usi condivisi, imprese col- simarsi al periferico in quanto “margine”. Proprio per lettive, forme di creatività popolare, per riflettere sui questo, per meglio comprendere la categoria di perife- tanti modi di declinare il comune urbano e di gestire ria, usata da papa Francesco, occorre interrogare i re- beni comuni. Un complesso lavoro di comunità che centi studi di filosofia politica e sociale sulla vede coinvolti diversi soggetti, appartenenti al mondo marginalità. ecclesiale, scolastico, universitario e urbanistico, il cui Al fine di cogliere i segni di “una cultura inedita che obiettivo principale è quello di riportare l’humanum al palpita nella città”, di conversare da cittadini responsa- “centro”, sia in senso spaziale, come cuore della città, bili su progettualità condivise, e tessere nodi e legami sia in senso esistenziale, ovvero come riscoperta di una tra le diversità presenti, l’Ufficio per la cultura della dimensione personale integrale. Diocesi di Ragusa, la Cattedra di Dialogo tra le culture e l’Università degli Studi di Catania (struttura didattica Ufficio per la cultura In programma una serie di conversazioni per sprigionare la dinamica del pluralismo
Preparare con cura le fondamenta morali in7 di una Vittoria che chiuda con il passato «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: tenute tali anche dalla magistratura. Ma che, per l’ap- se ce n’è uno è quello che è già qui, punto, sono individuali. Il commissariamento, quindi, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, non è affatto una sanzione per la città come qualcuno La città dell’uomo che formiano stando insieme. vorrebbe, ma una garanzia di legalità, fermo restando Due modi ci sono per non soffrirne. l’auspicio che al più presto la parola sia restituita agli Il primo riesce facile a molti: elettori. accettare l’inferno e diventarne parte Un appuntamento, quest’ultimo, che chiama in causa fino al punto di non vederlo più. la coscienza di tutti i cittadini e, in special modo, della Il secondo è rischioso ed esige attenzione Chiesa e dei credenti. Ai quali spetta, insieme a tutte le e approfondimento continui: componenti vive della città, mondi dell’istruzione e del- cercare e saper riconoscere chi e che cosa, l’impresa in primis, preparare con cura le fondamenta in mezzo all’inferno, morali di un governo della città che marchi una discon- non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». tinuità rispetto ai comportamenti del passato che hanno condotto allo scioglimento, a partire dall’intransigenza Così scriveva Italo Calvino nel 1972, ne “Le città invi- nei confronti di ogni contiguità illecita e dal contrasto ai sibili”. Un’opera, se ci pensiamo, che ci riporta a quanto poteri criminali, presenti anche nella città di Vittoria, sta ultimamente vivendo la città di Vittoria. Una città im- che rappresentano una intollerabile ipoteca sul vivere ci- portante, con alle spalle una storia edificante di intra- vile e sul suo sviluppo. prendenza, di coraggio, di laboriosità, i cui organi sono Nessuno, insomma, può e deve tirarsi indietro dal dare però stati sciolti dallo Stato per condizionamento ma- un contributo di pensiero e di operosità. Rifiutarsi di fioso. Una città, dunque, chiamata a rinascere, a riappro- farlo, anche attraverso deleghe in bianco a qualche pro- priarsi delle proprie radici, evitando due tentazioni, che fessionista della politica, sarebbe una imperdonabile in questi ultimi mesi sovente ritornano nel dibattito cit- omissione che ricadrebbe sulle nostre coscienze e po- tadino: quella del giustificazionismo ad oltranza, e quella trebbe condannare la città e le generazioni che verranno delle generalizzazioni indebite. Se gli organi della città ad un ulteriore degrado ed isolamento. sono stati sciolti, non è stato certo per una sorta di com- Piero Gurrieri plotto, ma per responsabilità precise, che sono state ri- Avvocato, Giornalista Vittoria è chiamata a rinascere e a riappropriarsi della sua identità di intraprendenza e laboriosità Via Cavour, Vittoria
in È prossimità la parola-valore 8 cui deve tendere la città del futuro D obbiamo partire da una premessa: la conoscenza del mondo, la possibilità di interpretare il tempo presente oggi è possibile solo partendo dalla conoscenza Per non perderci nella complessità, dobbiamo dotarci di una visione di città, di un nuovo paradigma culturale, antropologico e politico. La città dell’uomo della città. Punto di origine di questo paradigma è riconoscere Il mondo può essere letto e compreso solo con gli l’ontologia della città come lo “stare insieme sponta- occhi delle città, che si impongono come il luogo più neo”, caratterizzato, come scrive Ash Amin, dalla pre- adatto per osservare ed interrogare il tempo presente e senza di un gran numero di esseri umani e non umani, descriverne con realismo le dinamiche sociali, culturali, dall’imitazione e dall’apprendimento facilitati dalla pros- economiche, politiche e religiose. simità, dalla concentrazione di molte forme di autorità, La forza euristica delle città come chiave di lettura della potere, abilità e competenze. Ciò significa avere consa- modernità, è data dal fatto che nel tessuto urbano si con- pevolezza che la città è sempre più una rete relazionale. centra già ora e lo sarà ancora di più nel futuro prossimo, Una esplicitazione di questo paradigma la trovo nel la maggior parte degli insediamenti umani, della forza pensare la città come comunità di comunità, concetto dell’economia e della produzione culturale. che ha in se il pensare la città come plurale, perché le di- Le città saranno il principale luogo generativo socio- versità e le differenze sono una risorsa per la coltivazione culturale ed economico e religioso. «Il locale sarà il dell’umanità di ogni uomo; libera, perché in essa si in- nuovo spazio dell’universale». Come aveva previsto tersecano tante vie alla ricerca della verità; aperta, perché Mumford, stiamo passando nella nostra storia comune, necessariamente fondate sul dialogo, che porta a sco- da una città che era il mondo, ad mondo che è una città. prire l’altro; informale, perché la rigidità e l’utilitarismo Secondo l’Un-habitat, che è un’agenzia specializzata rischiano di renderla disumana. dell’Onu, entro il 2050 il 70% dei 9 miliardi di persone La prospettiva è quella di elaborare e pensare un co- che saranno in quel tempo, vivrà in aree urbane e la vita mune destino, cioè ridefinire una base condivisa di valori umana si condenserà in non più del 2% della superficie che possa tenere insieme le comunità politiche con la terrestre, mentre il 60% del Pil mondiale sarà prodotto, promozione e la forza di condividere potenzialità ed op- entro il 2025, da 600 città globali . portunità dell’essere corpo sociale. Le città saranno dunque, sempre più un concentrato di persone, potere, conoscenza, creatività, innovazione, ricchezza e povertà. A fronte di questo futuro, oggi i poteri veri ed autentici che condizionano la vita quotidiana delle persone, flui- scono nello spazio globale, mentre le istituzioni politiche rimangono ancorate ai luoghi. La ricchezza continua ad essere globale, mentre la povertà continua ad essere lo- cale. Per farla breve, come scrive Bauman, le città sono diventate le discariche di problemi generati a livello glo- bale. I cittadini ed i loro amministratori si trovano nella missione impossibile di trovare soluzioni locali a con- traddizioni globali. Come possiamo cambiare il presente alla luce del fu- turo? Partendo dalla consapevolezza che società, poli- tica, economia, cultura e religione abiteranno nella città e questa sarà lo spazio se non unico, sicuramente prin- cipale in cui giocare la partita della umanizzazione. Il mondo può essere letto e compreso solo con gli occhi delle città
Mi piace ricordare uno scritto sulla cittadinanza del 2010, di Bergoglio, allora cardinale di Buenos Aires, in cui suggeriva di pensare al poliedro, immaginate un dia- travedendo in lui un essere che sceglie e decide, allora l’aspirazione alla vita buona va declinata attraverso la sol- lecitudine per l’altro e la richiesta di ottemperare ai do- in9 mante, come modello di riferimento per rappresentare veri di reciprocità. la città. Il poliedro infatti, è l’unione di tutte le parzialità Prossimità è disponibilità verso l’altro, è ben-volere che nella unità mantiene l’originalità delle singole par- l’altro nella sua autonomia, libertà, alterità, è attivare re- zialità. Un cittadino che conservi la sua peculiarità per- lazioni di fraternità, di comunità, di amicizia, di socialità sonale, la sua idea personale, ma inserito in una veramente rinnovatrici e creatrici. La città dell’uomo comunità non si annulla più come in una sfera, bensì Prossimità è empatia, significa allargare l’esperienza mantiene le diverse parti del poliedro. Abbiamo detto individuale e renderla capace di accogliere il dolore, la che pensiamo la città come una comunità di comunità e gioia altrui, mantenendo la distinzione e la diversità con per certi versi un aggregato di aggregati. Questa è la mia l’altro (Edith Stein). immagine di città. Ma questa idea di città ha bisogno di Una cultura prossima è quella che lega il principio di parole per essere detta. Una parola che interpreta e giustizia alla nozione di care, cioè all’attenzione agli altri orienta la città futura è prossimità. e al farsi carico delle situazioni ordinarie e una sensibilità È la parola-valore che ci permette di tornare a legare ai dettagli della vita. l’uomo all’altro, alla comunità, al territorio e al mondo; La politica prossima consiste nello scrivere un rac- è la consapevolezza che l’uomo singolo, considerato in conto comune ed assume un significato pienamente de- se stesso, non racchiude l’essenza dell’uomo in sé, che mocratico soltanto se si lega ad una strategia di invece è contenuta soltanto nella comunione, nell’unità costruzione di una città giusta. dell’uomo con l’uomo. La politica prossima è la politica del superamento della Come ci suggerisce Levinas, l’esperienza della pros- distinzione classica della democrazia partecipativa e de- simità è la categoria centrale per la comprensione del- liberativa, per una politica interattiva, ovvero della rap- l’umano, in quanto soppressione della distanza, presentanza permanente basata sul fatto che c’è bisogno assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro. di un lavoro ininterrotto di generalizzazione del sociale. Prossimità è libertà, perché l’approssimarsi all’altro Il lavoro da fare è quello di generare istituzioni che ren- implica pure un differire, un lasciare spazio, in quanto dano possibile l’interazione tra società e potere, ma il l’essenza della prossimità è fare differenza, è moltepli- punto di origine è renderci conto che una città per cità. Essere prossimi ma non impadronirsi dell’altro. l’uomo oggi passa prima di tutto nel pensare un uomo Prossimità implica l’aver cura dell’altro. per la città. Dato che ogni uomo è capace di riconoscere l’altro in- Giorgio Massari
in 10 Una nuova cittadinanza dei doveri Il benessere dell’umanità inizia da qui E se l’oggi non fosse il tempo dei diritti, così come proclamato da Dichiarazioni universali, Costitu- La città dell’uomo zioni e Carte dei diritti fondamentali dell’Ue, ma fosse il tempo dei diritti “violati”, cosi come tragicamente documentato dal bombardamento costante delle nostre fonti d’infor- mazione, che elencano ed antepon- gono alla dignità dell’uomo ed alla ricerca della felicità, povertà, vio- lenza, persecuzioni, torture, migra- zioni forzate, sfruttamento, disastri naturali ed ambientali, corruzioni, speculazioni finanziarie, mistifica- zioni sulle libertà che tali non sono, ma rimangono dominio di algoritmi di cui pochi hanno le chiavi d’inter- pretazione? Come spiegare dunque al citta- apolitici ed apartitici, passasse attra- degli altri esseri umani deve esistere dino, al giovane, all’uomo comune, verso l’acquisizione di una semplice in assoluto prima di qualsiasi diritto, che i diritti non giovano a tutti allo consapevolezza? cioè in relazione non ad una pretesa stesso modo, che la loro rivendica- È il tempo dei doveri, ma non dei ma a principi di giustizia oggettiva. zione invece che promuovere diver- doveri come rovescio dei diritti, non Abbiamo dei doveri da assolvere sità nell’uguaglianza sostanziale, come soggezione o schiavitù, ma affinché le generazioni future pos- spinge all’uniformità ed all’omologa- come doveri di reciprocità, doveri di sano godere ancora di diritti! zione, e che la ricerca della propria solidarietà fra uguali, per un benes- Le questioni così sollevate trovano libertà non può esistere ed affer- sere prima per noi stessi, laddove gli risposta anche in una visione costi- marsi se si prescinde dalla società in imperativi “non rubare”, “non ucci- tuzionale della vita, il cui fulcro e la cui si vive? dere”, “non distruggere il mondo” cui ragion d’essere sono la prote- Il mondo reale mette a nudo la di- prima che norme giuridiche sono zione del diritto di tutti all’uguale ri- stanza tra ciò che deve essere e le norme morali, fuori dal tempo, e poi spetto, perché uguale è la loro aspettative, i proclami e le dichiara- per il nostro futuro. dignità quale che sia il loro momento zioni programmatiche attraverso cui Occorre avere consapevolezza che o il luogo da cui provengono. il diritto si enuncia e si manifesta. è la categoria del dovere quella che Come non riconoscere quindi alla E se fosse errata la prospettiva? Se potrà salvare l’umanità, quella che nostra Costituzione di essere la de- l’affannosa ricerca di libertà e di di- potrà assicurare ai cittadini di do- positaria di queste affermazioni, di ritti, che chiamiamo civiltà in questa mani dei diritti. queste convinzioni, e dello spirito epoca moderna, se l’esaltazione dei Occorre non dimenticare che es- stesso dell’essere e del sentirsi citta- principi enunciati nella nostra Costi- sere cittadini vuol dire essere al ser- dino di questo tempo e di questo tuzione, il senso stesso del nostro es- vizio della collettività, della società, Stato? sere cittadini, non cittadini passivi, che il dovere di non rubare, di non indifferenti, scettici e demotivati, uccidere di non calpestare la dignità Antonella Napoli Abbiamo dei doveri da assolvere affinché le generazioni future possano ancora godere dei diritti
Dal monte alla città, iniziamo a lavorare in11 nel cantiere della speranza concreta V orrebbero rimanere sul monte e piantare le loro tende nella tran- quillità e nel silenzio. La storia dei cattolici nel nostro Paese è ricca di testimonianze di amore alla città ma richiamare la sto- colmata da altri. Da dove ripartire? Soprattutto dalla formazione delle nuove gene- La città dell’uomo Invece sono invitati da Qualcuno a ria può ridursi ad esercizio della me- razioni che, senza più “padri in scendere nella città per condividere moria, incapace di rinnovare la politica”, comprendono che la do- la fatica “rumorosa” del vivere quo- cronaca. manda di giustizia e di solidarietà del tidiano. Più volte, nei documenti come volontariato esige un interlocutore Vengono invitati, scriveva padre negli interventi del Papa e della Cei, che sia al servizio di tutta la città e Turoldo, a rompere una pace appa- è risuonato il richiamo alla responsa- non di una sua parte. rente, ad uscire dall’ambiguità di una bilità specifica dei fedeli laici nel Questo non nasce dal nulla e nep- “inquietudine serena” per far nascere contribuire con coraggio alla costru- pure il volontariato si ritiene esone- le grandi domande sulla vita e sulla ve- zione della città dell’uomo. rato da qualche ulteriore rità e cercarne, con altri, le risposte. Non senza preoccupazione nel approfondimento al riguardo. Per dire che non ha senso chiudersi in confrontare la visibilità e la concre- Si può ripartire: ci sono educatori piccolo gruppo per gustare da soli tezza dei laici di un tempo con quelle non rassegnati, non “astensionisti”, una bellezza che è per tutti. dei laici di oggi. capaci di comunicare il significato e Tra i molti rumori della città non Non un rimprovero, perché la suscitare il desiderio di prepararsi può mancare quello che il sociologo complessità é davanti agli occhi di alla responsabilità di un potere che americano Peter Berger chiama «il tutti, ma uno stimolo a riscoprire e si traduce in servizio. brusìo degli angeli», una presenza di riamare la politica coniugata con Non sono molti, ne occorrono uomini e donne capaci di comuni- l’etica come irrinunciabile testimo- altri. Il lavoro non manca alla comu- care con il linguaggio delle opere, nianza di carità alla quale i laici sono nità cristiana, all’associazionismo del pensiero e della fede le ragioni di chiamati per primi. laicale, agli stessi sacerdoti, ai media una «speranza concreta». La loro assenza non può essere cattolici, al cantiere del progetto cul- turale: non va rinviato a “tempi mi- Non ha senso chiudersi nelle sagrestie gliori”. o in piccoli gruppi per vivere a pieno la fede Paolo Bustaffa
12 La città dell’uomo in
Ripartiamo da Sturzo e dalla Laudato si’ in13 e progettiamo insieme le città possibili C redo che ognuno desideri la propria città perfetta, uno spazio dove si possano rea- lizzare le migliori aspettative di vita. poggi elettorali, da quelle che programmano il recupero del centro storico con ricadute sul be- nessere di tanti. La città dell’uomo Tra il desiderio e la realtà purtroppo c’è solo Inoltre se progettano di offrire risposte alle il possibile che a volte, per una innumerevole diverse marginalità sociali contribuiscono de- serie di motivi, non coincide con il minimo in- cisamente alla convivenza civile e risolvono dispensabile. problemi che indirettamente sono connessi a La città è adatta, se adeguatamente pensata e questi. progettata, a creare con i propri spazi, con l’in- Il cambio epocale che stiamo faticosamente tegrazione delle varie funzioni, le condizioni attraversando chiede che siano ricalibrati gli in- per favorire il benessere della comunità. terventi sulle povertà: i minori, le persone tra i Basti ripensare alla civiltà rinascimentale, dal cinquanta e i sessant’anni, e non più gli anziani punto di vista architettonico, per comprendere che hanno reddito stabile da pensione. l’intreccio di contaminazioni e sovrapposi- Andrebbero ritarati sulle categorie deboli, zioni, tra l’orizzonte dell’idealità e la realizza- tra questi, anche i giovani. zione praticabile. Consideriamo anche cosa possono e devono Oggi spesso siamo di fronte a degli habitat fare i cittadini. Tantissimo! Innanzitutto non informi, privi di un ordine, non compatibili con chiedere favori personali ma il rispetto dei pro- il desiderio di qualità della vita. Ed è diventata pri diritti e quello dei loro concittadini. un’ardua impresa governare una città, sia per- Aiutare, nelle varie forme, associate (ad ché si è impreparati, sia per la carenza di risorse esempio i comitati civici) ma anche spontanee economiche, ma quasi sempre perché coloro e di scopo, l’amministrazione della propria che la vivono cercano solo qualcosa per se città, di qualsiasi colore politico, nella solu- stessi. zione dei problemi comuni. Mettersi a dispo- Laddove ognuno di noi ha precise e non de- sizione! Protestare civilmente, se occorre. legabili responsabilità. Trattare la “casa comune” come fosse la pro- Ma allora cosa potrebbero e dovrebbero fare pria. Informarsi, documentarsi prima di in- gli amministratori? Innanzitutto avere un pro- veire! Prendersi cura degli spazi comuni, getto di città, di comunità che abbia un respiro simboli del vivere civile. lungo, non orientato alle prime ri-elezioni utili, Molto sinteticamente: contribuire alla qualità ma solo al benessere di tutti i cittadini. della politica, essenza del bene comune, che è Rimando a Sturzo per richiamare alcune il modo in cui una comunità vive, e vive bene. delle virtù di cui dovrebbero essere dotati: one- Scrive E. De Luca: “chi sta solo è meno di stà e sincerità, non promettere ciò che sanno uno”. di non poter esaudire, non sprecare denaro Gli elenchi potrebbero dilungarsi, ma ci di- pubblico, rimuovere dagli incarichi dirigenti cono le statistiche che il lettore medio legge, incapaci, non affidare incarichi a professionisti forse, le prime sette righe di un articolo, poi solo perché si tratta di amici e parenti… e «in- passa ad altro. formarsi, studiare, discutere serenamente, Quindi concludo con un consiglio (a tutti, obiettivamente, mai credere di essere infalli- credenti e non): leggere e studiare la “Laudato bili» sii”, dove c’è tanto da attingere! Sono ben diverse le visioni degli amministra- tori che adottano un piano regolatore frutto di Renato Meli, “affari” con pochi privilegiati in cambio di ap- direttore ufficio problemi sociali e lavoro Attenzione alle nuove povertà. I giovani soffrono più degli anziani
in 14 Giorgio La Pira da Pozzallo al mondo Il sindaco dagli orizzonti infiniti Q uando si parla di santità in politica il primo pen- siero va a Giorgio La Pira. Le sue origini pozzallesi lo aiutarono a specchiarsi nel Mediterraneo e ad aprirgli La vita di La Pira offre aspetti di grande fascino: è un uomo che ha saputo parlare con i grandi della terra; ha dato un contributo determinante alla stesura della Co- La città dell’uomo orizzonti senza confini. Ma è nella città, da sindaco, che stituzione italiana, ed è stato il primo politico occiden- ha manifestato al mondo la sua santità. tale a varcare la “cortina di ferro”, invitato dal sindaco di La formazione culturale a Messina, l’amicizia con Sal- Mosca. Ma non ha mai dimenticato, nel suo impegno di vatore Quasimodo, la conversione al cristianesimo, la amministratore, le esigenze e i bisogni della città, si è “vestizione” come terziario domenicano sempre a Mes- speso in ogni modo per i poveri, i senzatetto, i disoccu- sina hanno consegnato a Firenze, all’Italia e al mondo pati. Il suo stile di vita sobrio, quasi ascetico, unito a una un politico che non ha mai scisso il suo impegno dalla carica dirompente di simpatia, ne fanno una figura di preghiera. grande attualità. La Pira diceva che oggi, se si vuole bene «Dobbiamo imparare a pregare con il mappamondo alle persone, bisogna fare politica. Per i laici cristiani la sul comodino» amava ripetere. politica non è un optional, ma un impegno necessario. «Tutto quello che la Pira diceva e faceva – afferma Mario Primicerio, suo allievo e oggi presidente della fon- dazione La Pira – era permeato da una prospettiva di fede. Una fede, la sua, che sfociava in un atteggiamento di obbedienza nei confronti della Chiesa, che andava però di pari passo con l’assunzione di responsabilità. Un vero modello di laico che giustamente la Chiesa ha voluto proporre in tutta la sua esemplarità attraverso l’apertura della causa di beatificazione. Per la Pira – continua Pri- micerio – la politica è intesa come servizio. La Pira è stato innanzitutto membro della Costituente e il suo con- tributo fu fondamentale nell’elaborazione della nostra Costituzione, per esempio nella formulazione della no- stra Repubblica come “fondata sul lavoro”. Anche grazie a lui i diritti della persona figurano al primo posto nella nostra Carta. La massima espressione di impegno poli- tico si ebbe poi, come è noto, nel lungo periodo nel quale fu sindaco di Firenze». Uno degli aspetti più conosciuti di La Pira è il suo im- pegno per la pace. «Fu un grande protagonista – ricorda ancora Primicerio – in tutte le questioni calde di quegli anni: il Mediterraneo, il dialogo in Europa nel momento di massima incomunicabilità tra Est e Ovest, il trattato di Helsinki… Tenne aperto un dialogo che all’epoca sembrava senza sbocchi. Profetica anche la sua atten- zione al Mediterraneo ed alla Terra Santa. Egli ha sem- pre pensato che non poteva esistere l’Europa senza il Mediterraneo, da lui definito il “grande lago di Tibe- riade”, e riteneva che l’Italia avesse in questo un ruolo centrale». Le esigenze e i bisogni della città al centro della sua azione amministrativa
Ragusa, Ibla, San Giorgio e il drago in15 L’arte ci aiuta a leggere il territorio S an Giorgio è approdato a Ragusa. A grandi passi, con le sue gambe tornite e potenti affronta il drago che lo avvinghia. La sue espressione non è più quello del La città dell’uomo puer, ma un gladiatore adulto immortalato nello sforzo di liberare la città. E la città non è più solo Ibla ma co- mincia dal quartiere Croce per poi estendersi al di sotto. San Giorgio ormai è di tutti. L’artista che ha realizzato il murales che lo rappresenta ha avuto l’intuizione e ci fa vedere quello che è già accaduto ma noi non l’abbiamo visto in quanto immersi nella “visone consueta”: Ragusa si è unificata. Questo sguardo è possibile all’artista in quanto straniero, non del luogo e quindi con la distanza giusta, senza la passione emotiva che coglie i ragusani con i simboli di San Giorgio e San Giovanni. Il murales di San Giorgio sta agli altri due che sono stati realizzati nella zona industriale lì vicino, uno è quello della carrozza ottocentesca e l’altro è lo squalo. Questi tre elementi non sono solo decorativi e non credo che nulla sia un caso. Franco Fasoli dipinge un San Gior- gio con i tratti potenti dei disegnatori dei supereroi con- temporanei, il viso non più adolescenziale ma adulto, ritratto nello sforzo di liberarsi del drago e nello stesso tempo di eliminarlo in una lotta eroica, rompendo con l’iconografia che vede San Giorgio uccidere il drago senza sforzo condotto solo dalla forza divina. È un San Giorgio umano che incarna il tormento del vivere. Gli altri due murales la carrozza ottocentesca sta all’in- terpretazione della Ragusa progressiva dell’Ottocento e lo squalo sta all’aggressività predatoria della stessa in- Mi chiedo dove può andare San Giovanni e se non sia dustria degli anni 70/80. il caso di promuovere la visone artistica dei murales Attraverso gli studi e le conversazioni che ho condiviso anche a Ibla. Forse sulle case popolari di Ibla? con l’architetto Enza Battaglia mi è stato possibile os- E dove si trova il drago? Forse non è tutta Ragusa il servare la pianta ortografica per cui Ragusa ha ottenuto drago, essere vicino agli Argonauti, all’origine del il valore aggiunto di zona Unesco. Salta agli occhi che mondo è all’origine dei Tempi? A Ibla nella chiesa all’in- essa rappresenta una “nuova” immagine di Ragusa. Le terno dei Giardini iblei vi è un quadro che rappresenta parti antiche sono riunite ed inglobate in una cornice la Madonna con il Bambino che tiene nello stesso tempo chiamata di “protezione”. Ibla e Ragusa Centro in un un piccolo drago. Al di là dell’iconografia religiosa che unicum, tanto che scompare la forma “Pisces” e com- lascio ai teologi, quello che mi preme dire riguarda la pare un’altra forma, forse di donna? Donna con un cap- possibilità d’integrare, come fa l’arte, tutti gli elementi pello orientale? A Ragusa sono presenti due elementi mitologici della rappresentazione di Ragusa, lasciando costruttivi ed architettonici; a seguito del terremoto del che questa opera d’integrazione possa fornirci una let- 1693 si sono realizzati i fenomeni della ricostruzione tura diversa del nostro territorio urbano. sullo stesso sito e la costruzione ex novo come fenomeni Anna paola Giannelli unici e contemporaneamente presenti. Quindi ne con- segue che siamo portatori di una unicità architettonica Integrare tutti gli elementi mitologici ed urbanistica, dimensione creativa e generativa del vi- vere urbano. della rappresentazione della città
in 16 PUBBLICITÀ Per la tua pubblicità su questo giornale e su www.insiemeragusa.it contattaci: 0932646419 oppure insieme@diocesidiragusa.it Via S. Anna, 127 Ragusa Tel. e Fax 0932623263 - 0932683092 ragusa@patronato.acli.it I NOSTRI SERVIZI Patronato Acli SERVIZIO DI AMBULANZA H24 CAF (servizi fiscali) C/so V. Veneto, 787 - Ragusa IMU Tel. 0932.255602 - 334.3882436 Sportello Immigrati Colf e badanti In collaborazione con l’Agenzia Vitale srl tel. 0932651818 Acliterra e Agenzia La Nazionale Giorgio Distefano tel. 0932247700 Se vuoi ricevere INSIEME direttamente a casa, abbonati! Ordinario € 30 - Amico € 50 Sostenitore € 150 Benemerito € 500 P.zza Cappuccini,21 Ragusa Conto corrente BAPR: IT74L0503617000CC0001000022 Intestato: Ufficio Comunicazioni Sociali -RG Restiamo in contatto. Noi siamo sempre on line www.diocesidiragusa.it www.radiokaris.it www.insiemeragusa.it
La nostra salvezza in si compie ancora CelebriAMO 17 ogni volta che celebriamo i sacramenti A cura di don Girolamo Alessi , direttore dell’Ufficio Liturgico I l Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 1076, ci spiega come nella Liturgia della Chiesa Cristo ci comu- compiuto per l’uomo, per tutta l’uma- nità. Nella Liturgia Sacramentale della Chiesa Cristo compie la sua salvezza e nica la sua opera di salvezza. Dalla Pen- raggiungere l’uomo nel suo tempo sto- l’uomo benedice Dio adorandolo, tecoste in poi inizia il tempo della rico. stando alla sua presenza, mettendosi Chiesa: la Chiesa vive e agisce insieme Dio Padre nella Liturgia colma dinnanzi a lui, e questo perché l’uomo a Cristo Signore. Il Cristo nella Chiesa l’uomo di ogni benedizione in Cristo. comprende che non può vivere lontano realizza l’opera della salvezza, compie La benedizione di Dio di fatto è la vera da Dio. Nel momento in cui l’uomo si cioè l’opera della salvezza nell’oggi sto- forza per la vita dell’uomo, anzi è la vita allontana da Dio, la sua vita perde il rico del credente, in ciascuno di noi e stessa dell’uomo. L’uomo vive perché punto di riferimento, entra in confu- nel Popolo santo di Dio mediante la Li- è benedetto da Dio, l’uomo vive perché sione, come Adamo ed Eva nel mo- turgia della Chiesa e tutto questo fino a Dio nel tempo dell’uomo effonde la sua mento della disobbedienza si quando non si compiranno i tempi, nel- benedizione eterna, lui benedice nascondono dalla presenza di Dio, si l’attesa della sua venuta. È di fatto l’uomo e l’uomo vive. Dio benedice nascondono dal suo volto. La Chiesa quello che affermiamo in ogni Eucari- l’uomo nel Figlio, il figlio Gesù Cristo benedice il Padre con la lode e con stia che celebriamo, all’acclamazione incarnato, morto e risorto proprio per l’azione di grazie; l’azione di grazie per del sacerdote: “Mistero della Fede” noi. Inoltre il Cristo domanda al Padre eccellenza è l’Eucaristia che cele- l’assemblea risponde dicendo: “Noi an- per l’uomo, per ciascuno di noi, il dono briamo. A conclusione della preghiera nunciamo la Tua morte, proclamiamo dello Spirito… il Padre ci benedice nel Eucaristica nella grande dossologia il la Tua Risurrezione, nell'attesa della Figlio e il Figlio domanda al Padre per sacerdote presentando al Padre il pane Tua venuta”. In modo particolare il l’uomo la perenne effusione dello Spi- e il vino, oramai divenuto Corpo e San- Cristo agisce nella Chiesa per mezzo rito Santo. La Chiesa nella Liturgia non gue di Cristo, acclama dicendo “Per dei sacramenti; l’economia sacramen- fa altro che benedire il Padre con l’ado- Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio tale fa sì che i frutti del Mistero pa- razione; la risposta dell’uomo alla be- Padre onnipotente ogni onore e Gloria squale, ovvero la salvezza che Cristo ha nedizione di Dio è benedire Dio, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli”. La Chiesa in ogni Eucaristia loda e rende grazie a Dio Padre e implora il dono dello Spirito Santo, come il Cristo domanda al Padre per la sua Chiesa l’effusione dello Spi- rito, così la Chiesa rendendo lode a Dio domanda nel contempo quotidiana- mente ed eternamente il dono dello Spirito Santo. La benedizione di Dio è la vera forza per la vita dell’uomo
in18 DIOCESI Motivi sociologici, spirituali, pastorali hanno fatto perdere tre generazioni di credenti Perché i giovani si allontanano dalla messa e dalla vita cristiana D opo il Christus vivit (Cristo è vivo!), documento pontificio post-sinodale, viene spontaneo pensare guere la situazione dal punto di vista so- ciologico e dal punto di vista spirituale. Dal punto di vista sociologico pos- loro opera di carità e solidarietà (papa Francesco). Non dobbiamo cadere nella trappola e ripensare a loro: i giovani, i ragazzi e siamo confermare che nel mondo euro- del pessimismo, della delusione e dello i più piccoli. peo si può parlare di crisi con questi scoraggiamento. E, soprattutto, non Un pensare preoccupato, ma non an- cinque indicatori più gravi: la crisi della possiamo dubitare che Dio si è dimen- gosciato, né ripetitivo. “C’è (di mezzo) famiglia (instabilità nel legame matri- ticato dell’uomo! una buona notizia (non inclusa nel do- moniale, incapacità educativa, calo All’oratorio Spazio, da sempre (43 cumento Christus vivit): i giovani e i ra- delle nascite), insignificanza della fede anni!) corriamo sui binari sempre te- gazzi sono idealisti come noi, goffi cristiana nel mondo giovanile, comuni- nuti lucidi, forti e aggiornati con i segni come noi (adulti!), teneri come noi, cazione mediatica superficiale e defor- dei tempi intuiti, conosciuti, interpre- stupidi come noi che (ai nostri tempi) mata (don Cesare Bissoli); forme di tati, con progetti nuovi (innovativi), con volevamo cambiare il mondo ogni mo- violenza e conflitti nel mondo, evi- programmi formativi in sincronia con le mento. dente abbassamento di credibilità nella domande evolutive della base per aiu- La cattiva notizia è questa: queste Chiesa. tarla a darsi risposte, in tempo giusto, nuove generazioni trovano noi. E noi Dal punto di vista spirituale; cioè dal per aiutarla a farsi altre domande… e, siamo un po’ cambiati” (Pierangelo Se- punto di vista dello Spirito Santo, dai così, orientarsi verso il Pianeta della queri). Gli adulti mostrano ignoranza o segni del Vangelo che, nel nome di Verità e dell’Amore infinito. di non aver capito il valore fondamen- Gesù, Egli (Spirito Santo) va spargendo Da sempre, noi educatori abbiamo tale della Parola di Dio nella vita di fede per il mondo: “la ricerca della verità da denunciato le ragioni e le cause della e quindi nell’educazione dei figli. parte di tante persone in tutto il mondo lontananza dalla vita cristiana dopo la Possiamo dire, perciò, che come cri- non solo cattolico, e il dialogo tra le re- cresima: assenteismo come trascura- stiani in Italia abbiamo perso tre gene- ligioni; l’impegno coraggioso per il rin- tezza dei genitori; mentalità che, rice- razioni e stiamo perdendo la quarta. novamento radicale della Chiesa alla vuti i sacramenti: comunione e cresima, Così crescono piccoli atei! luce del Vangelo; la disponibilità di il fanciullo/la fanciulla è “ a posto”. Anche se è bene e doveroso distin- tanti giovani a dire sì a Gesù Cristo; la Non pensiamo che con l’adolescenza si acuiscono i problemi morali e di fede. A messa, i nostri ragazzi “a posto” non vanno più perché, “la messa, non mi dice niente, mi annoia…”. Manca una pedagogia eucaristica, liturgica per mi- norenni. Ancora: la catechesi è conce- pita come un avvenimento di “passaggi” e non aggiornabile nel con- tenuto, nel tempo, nel metodo e nel ritmo dei segni dei tempi. Eppure, in Italia sono in atto tantissime esperienze positivie di cambio. Bisognerebbe che venissero fatte conoscere tra le diocesi, nella singola diocesi, nelle comunità… con la loro singolarità e con pregi e li- miti. Salvatore Mercorillo
Inserito nel tessuto sociale e pastorale della parrocchia della Resurrezione DIOCESI 19 in Dopo trent’anni ancora sulla strada Auguri al gruppo Agesci Vittoria 3 I ncontri, abbracci, sorrisi, ricordi. Il gruppo Agesci Vittoria 3, presso la parrocchia Resurrezione di Vittoria, fe- conta circa un centinaio di censiti, tra ragazzi e capi e che si attesta tra i gruppi più operativi e numerosi della città. della loro esperienza al Vittoria 3. Una cerimonia in pieno stile scout: dalla simbologia tipica della spiritualità scout steggia i suoi “primi “ 30 anni di storia Una presenza significativa nel territorio e della strada, al rinnovo comunitario e attività. L’inizio dei festeggiamenti si che, in questi lunghi anni, ha saputo della Promessa. è tenuto sabato 14 dicembre nella dare risposte concrete – in termini edu- A fine messa hanno preso la parola il chiesa Resurrezione, dove ha sede il cativi – alle centinaia di giovani che si responsabile della Zona Iblea e alcuni gruppo scout, evento partecipato dai sono avvicendati vivendo l’esperienza degli ospiti fondatori che hanno ragazzi con le loro famiglie, dei capi in proposta dallo scoutismo cattolico; espresso parole di augurio, di affetto, servizio e di tanti altri “ex” scout che molti degli attuali educatori, infatti, vicinanza, raccomandando a tutti il “ri- hanno vissuto l’esperienza in gruppo sono giovani cresciuti tra le fila del spetto della legge scout” di fare del negli anni passati. gruppo e che hanno deciso di mettere “proprio meglio”, di continuare ad es- Fondato l’11 dicembre del 1989, in la loro vita al servizio degli altri, nel- sere testimoni credibili del Vangelo e una zona di periferia, vicino al Mercato l’educazione dei più piccoli e di tra- della Promessa. Dopo la consueta foto dei Fiori di Vittoria, il gruppo ha mosso smettere quanto appreso e vissuto. finale di gruppo, la serata è proseguita i suoi primi passi inserendosi nel tes- Alla cerimonia d’apertura dei festeg- con un rinfresco offerto ai presenti. suto sociale ed ecclesiale della parroc- giamenti – avvenuta durante la celebra- Le attività giubilari continueranno chia Resurrezione, da poco istituita, zione della santa messa presieduta da nei prossimi mesi con un convegno vivendo – di pari passo con la stessa – don Tonino Puglisi, parroco e assi- sulla valenza dello scoutismo quale me- le prime esperienze educative e di evan- stente spirituale del gruppo – erano todo educativo, con una mostra foto- gelizzazione del territorio allora ancora presenti i capi“fondatori”: Salvatore grafica e storica su questi trent’anni di in piena espansione. Cilia, Ivano Caltagirone, Massimo attività e si concluderanno con la cele- Trent’anni di storie, volti, espe- Cilia, Maria Solarino, Nadia e Daniele brazione del Campo di Gruppo comu- rienze, che hanno caratterizzatola sto- Amenta e tanti tra ex capi e ragazzi che nitario in estate. ria del gruppo Vittoria 3 che adesso hanno vissuto parte della loro storia e Orazio Rizzo
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