L'inutile strage - Associazione Culturale MittelEuropa
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Atti del VIII Forum d a l 19 7 4 Periodico trimestrale informativo dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE MITTELEUROPA - ANNO 35° - N. 2 AGOSTO 2015 Autorizzazione del Tribunale di Udine n. 456 del 12/9/1979 - Redazione: via San Francesco, 34 - 33100 Udine - Poste Italiane spa Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB UDINE L’inutile strage
Periodico trimestrale dell’Associazione Culturale Mitteleuropa INDICE Direttore responsabile XI Forum Mitteleuropeo dell’Euroregione Aquileiese pag. 3 Paolo Petiziol 24 Maggio 1915. L’Italia nella prima guerra mondiale pag. 5 Responsabile di redazione Edoardo Petiziol I nostri caduti Asburgici pag. 9 Redazione via San Francesco, 34 33100 UDINE Itinerario mostra “Aquileia crocevia dell’Impero pag. 10 tel e fax +39 0432 204269 Romano” info@mitteleuropa.it www.mitteleuropa.it Ancora l’aquila vola alta sulle terre di Boemia pag. 12 Segreteria di Redazione Eva Suskova Josef Maria Auchentaller a Grado pag. 14 Editore Associazione Culturale Mitteleuropa Corrispondenza con i Presidenti della Repubblica pag. 15 via Santa Chiara, 18 d’Ungheria e Croazia 34170 Gorizia Fotografie Il Presidente della Repubblica Ungherese in visita pag. 16 Laura Sojka, sui luoghi della Grande guerra Sergio Petiziol, Martino De Faccio, Archivio Associazione Mitteleuropa La Centralità della Germania e il futuro dell’Europa pag. 17 Coordinamento organizzativo e progetto grafico Il nostro Presidente a Varese per l’annuale pag. 18 Art& Grafica (Ud) convegno “Insubria terra d’Europa” Stampa Tipografia Menini Expo 2015 a Milano pag. 19 Spilimbergo (PN) Autorizzazione del Tribunale di Udine Una Riflessione pag. 21 n.456 del 12/09/1979 “Mitteleuropa” viene pubblicato La vittoria pag. 23 con il sostegno finanziario della Noam Chomsky: i 10 modi per capire tutte le pag. 24 menzogne che ci dicono Fra cent’anni (ma cent’anni fa) pag. 25 Abbonamento Per ricevere "Mitteleuropa" associati Pilsen due volte capitale pag. 26 all’Associazione Culturale Mitteleuropa. Per informazioni puoi scrivere a Redazione Mitteleuropa Commemorazione a Redipuglia pag. 28 via San Francesco, 34 33100 Udine tel. +39 0432 204269 FVG: specialità in pericolo pag. 30 info@mitteleuropa.it I kosovari abbandonano la Patria indipendente pag. 31 Si informa che i simboli dell’Associazione Culturale Mitteleuropa, nella loro particolare veste grafica e nella specifica intestazione della testata giornalistica, sono stati regolarmente depositati e registrati. Secondo le norme delle leggi vigenti, pertanto, sono vietati qual- siasi loro uso improprio rispetto alle finalità statutarie dell’Associazione Culturale Mitteleuropa e qualsiasi loro fruizione priva delle necessarie autorizzazioni da parte del rappresentante legale della stessa. Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 PER I SOCI: per rinnovare l’iscrizione per l’anno 2015 ti preghiamo di utilizzare il bollettino allegato. La quota associativa è sempre invariata di 20,00 euro. Naturalmente sei libero/a di contribuire come meglio ritieni! Grazie!
CENTRAL EUROPEAN INITIATIVE CASSA DI RISPARMIO DI UDINE E PORDENONE XI Forum Mitteleuropeo dell’Euroregione Aquileiese dalla geopolitica all’economia LE NUOVE FRONTIERE D’EUROPA Udine, 22-24 ottobre 2015 L’attualità dei temi affrontati nei nostri forum 2013 e 2014 è Bosnia-Herzegovina, mentre la Macedonia evidenzia perico- stata premonitrice degli eventi verificatisi nei mesi seguen- losi focolai di fondamentalismi religiosi. E ancora, ed è questa ti. Un’accelerazione della storia cui molti esperti si sono di- forse la parte di cui non si è ancora colta tutta la rilevanza, mostrati impreparati. Avevamo già ricordato come nel 1957, la ridefinizione degli spazi geopolitici ad Est, che è divenuto anno di sottoscrizione del trattato di Roma, l’Europa fosse uno dei grandi temi di tutta la politica internazionale, che però costituita “solo” da 33 Stati. Avevamo evidenziato lo straordi- continua a guardare ai conflitti anziché agli elementi di unità nario incremento a 45, più altri tre autoproclamatosi indipen- antica delle culture che da Vladivostok corrono, sottili e pro- denti: il Kosovo, la Repubblica Turca di Cipro del Nord e la fonde, sino al golfo di Finlandia, ma che oggi si sono spinte Transnistria. Totale: 48. fino a Dublino. Un vento dell’est che sta investendo l’intera Pur consapevoli che nessuno dei firmatari del trattato del 1957 Europa. avrebbe potuto immaginare una simile evoluzione geo-poli- A fronte di ciò prendono sempre più importanza le macro-aree tica, ci siamo però resi conto che questa proliferazione non (danubiana, baltica, adriatico-ionica, alpina) e proliferano eu- appare affatto esaurita, come pure quella ricomposizione sta- ro-regioni transnazionali. In tale confuso contesto, si è pure tuale che nessun trattato potrà mai inibire se trae origine dalla inserito, dopo quasi un millennio, un inaspettato e sorpren- volontà popolare. dente cambiamento nelle Chiese cristiane, ed in particolare Un processo inatteso quanto repentino, determinato dalla defi- nelle relazioni fra le Chiese di Oriente e d’Occidente, dove nitiva uscita di scena dei totalitarismi del XX secolo. il cattolicesimo e l’ortodossia riaprono porte chiuse da secoli Un anelito di libertà, autodeterminazione, indipendenza ed in vista di una nuova alleanza, non più conciliatrice di diversi emancipazione che pare aver contaminato l’intero continente. pensieri (sincretiste) ma di una ecumenica “visione” euroa- Non necessita certo essere degli esperti per prevedere che le siatica. evoluzioni in atto in Ucraina, come le rivendicazioni in Spa- Molti vivono questo cambiamento epocale con il panico di gna (Baschi e Catalani), Belgio (Fiamminghi e Valloni), Re- una frantumazione continentale, altri come una ricomposizio- gno Unito (Irlandesi e Scozzesi) e Italia, potranno riservarci ne europea determinata dal superamento delle Stato naziona- ulteriori variazioni ai colori della carta politica d’Europa. Ma le ottocentesco e dal riemergere di reali identità e culture dei anche il tormentato scacchiere balcanico sta mostrando tut- popoli europei. ta la superficialità e fragilità degli accordi di Dayton per la Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 3
Ma allora: Un modello che oggi tutti fanno a gara nel disconoscere. - É la forza delle radici o è un cannibalismo tribale? Ci è parso quindi particolarmente attuale e opportuno che il - É una nemesi storica o una meschina vendetta di mai sopiti nostro annuale forum si soffermasse ad esplorare ed analizza- soprusi? re una ri-formattazione continentale che è in corso ma di cui - É l’alba dell’Europa dei Popoli o il tramonto dell’occidente? nessuno azzarda ipotesi sugli esiti finali. Come per le scorse edizioni, saranno coinvolte istituzioni, di- plomazie, esponenti politici e rappresentanti del mondo acca- demico di tutti i Paesi dell’area centro-est europea e balcanica. L’Associazione Mitteleuropa ringrazia il Ministero degli Af- fari Esteri, la CEI-Central European Initiative, la Regione Au- tonoma Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Cassa di Rispar- mio di Udine e Pordenone e tutti coloro che, in vario modo, sono co-attori o sostenitori di questo appuntamento. Paolo Petiziol Appare evidente che, in un simile contesto, sovranità, poteri ed equilibri (politici, economici, finanziari), come pure i rap- porti di forza e le aree d’influenza, siano destinati ad una revi- sione e riassetto generale. Riflettere su questi temi è importante per tutti, ma essenzia- le per le istituzioni politiche, diplomatiche, sociali e culturali deputate all’edificazione del nostro comune futuro europeo. L’Unione che s’intravede, infatti, non potrà certo essere quella burocratico-finanziaria sinora proposta. 4 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
24 Maggio 1915 L’Italia nella prima guerra mondiale di Paolo Petronio sistono due tipi di storia, quella con la s minu- tica avventura nella prima guerra mondiale, iniziata a Forte E scola, la “storia”, e quella con la S maiuscola, Verle, nella linea difensiva degli altipiani di Lavarone-Forga- la “Storia”. ria in Trentino. A lui la parola: “...squilla l’allarme. Voci ecci- La prima, la “storia”, è la storia di comodo, tate risuonano nei corridoi. Ci precipitiamo giù per le scale… scritta secondo convenienze statali e poli- nel lungo corridoio sono radunati tutti gli uomini. Silenzio tiche, manipolata allo scopo di dare di certi di tomba. Con voce tremante il comandante legge un dispac- avvenimenti l’immagine che si ritiene adatta agli scopi di chi cio: “Dalle 18 di questa sera stato di guerra con l’Italia… l’ha manipolata, e che certamente piace a chi più o meno tro- attacchi si attendono da un momento all’altro… Comandante va in essa una soddisfazione di certi concetti o ideali in cui supremo”. Quel giorno è rimasto indelebile nella memoria ingenuamente crede. La seconda, la “Storia”, invece è una ri- di tutti coloro che lo vissero, tra l’Ortles e l’Adriatico: 23 costruzione della realtà storica, basata su ricerche e documenti maggio 1915”. E più avanti: “Sono le 18. Le ombre avvolgono spesso di difficile ritrovamento, ricostruzione di verità mol- lentamente le valli che stanno davanti al forte, le verdi colline, to spesso scomode. Il tempo, il più grande giustiziere, piano le foreste di pini, divenute adesso paese nemico”. E ancora un piano consente sempre alla vera Storia di poter riemergere e poco più avanti: “Penso che le cinque persone le quali, me presentare le cose come erano effettivamente. Certo occorre compreso, si trovano nella torretta, stanno per commettere un molto tempo, a volte un secolo, ma alla fine la vera Storia delitto terribile. L’uomo vicino all’affusto tiene in pugno la riemerge e riemergerà sempre. morte. Quello che sta per accadere non potrà venir mai più cancellato. Un tuono: il primo colpo è partito!” Non vi è ragione per dubitare di quello che Weber ha scritto, oltretutto lui non aveva motivo di mentire. Quindi, in realtà, la guerra per l’Italia cominciò il 23 maggio 1915 alle ore 18. Occorre ora una riflessione sull’inizio di questa guerra. L’ Ita- lia come nazione esisteva dal 1861. E subito, da nazione op- pressa che voleva la sua libertà, dimostrò invece un desiderio imperialistico, un desiderio di farsi avanti, quella che chi scri- ve ha battezzato “La sindrome dell’Impero romano”. Nono- stante gli italiani siano soltanto assai ma assai lontani parenti degli antichi romani (che si potrebbero definire “i tedeschi di quel tempo”), di fronte ad un popolo sostanzialmente pacifico troviamo invece dei governi bellicosi e guerrafondai. Il primo tentativo di espansione imperialistica avvenne nel 1866, la cosiddetta “Terza guerra per l’indipendenza”. Sicco- me l’Austria aveva i suoi guai con la Prussia, decise di rinun- È passato il famoso 24 maggio, con l’Italia nella prima guerra ciare al Veneto-Friuli, ormai più un peso che un vantaggio, mondiale, il famoso 24 maggio cui sono dedicate un po’ ovun- offrendolo all’Italia in cambio della neutralità. La proposta que tante vie e piazze. fu rifiutata, ufficialmente perché Vittorio Emanuele II dis- A dire il vero, sulla data dell’inizio effettivo della guerra si se che i territori si conquistano con le armi e non si accet- potrebbero fare delle obiezioni. Ricorriamo ad un testimone tano in regalo, ma in realtà perché l’ Italia mirava al Tirolo assolutamente attendibile, il tenente Fritz Weber dell’esercito meridionale, alla Venezia Giulia, all’Istria e alla Dalmazia, austro-ungarico, autore di un celebre, drammatico ed avvin- quindi ben più del Veneto, territori che comunque - incredi- cente libro “Tappe della disfatta”, dove narra la sua dramma- bile l’ignoranza dei politici di allora - la Prussia non poteva Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 5
dilettantesco, senza piani, senza carte e persino con i soldati in divisa invernale in Africa! La sconfitta fu inevitabile, non era mai successo che uno stato africano respingesse gli euro- pei (da questo fatto derivò che i colori della bandiera etiopica divennero il simbolo della libertà africana). Visto che di fronte all’Italia stava la Libia, possedimento dell’Impero ottomano, ecco nel 1911/12 la guerra alla Tur- chia, che portò alla occupazione del Dodecaneso greco (dove l’Italia conquistò subito l’odio dei greci ai quali fu proibito di parlare greco - cosa che i turchi mai avevano fatto - ma solo italiano) e della Libia. Anche qui si sarebbe potuto evitare uno spargimento di sangue: il governatore turco di Tripoli offrì su- bito la resa, chiese solo l’onore delle armi; si rifiutò e bisognò combattere e i turchi cedettero ma dopo una forte resisten- za. In realtà la Libia fu conquistata per modo di dire; oltre la costa le popolazioni arabe, musulmane, opposero resistenza ai nuovi arrivati, cristiani; Omar al Mutar guidò la resisten- za che sarà stroncata appena nel 1931 dallo spietato generale Graziani con metodi definibili “nazisti” e l’impiccagione del condottiero (e dieci giorni di cella di rigore al suo avvocato difensore che al processo tentò di difenderlo invece di rimet- tersi semplicemente alla clemenza della corte come era stato previsto nella logica del processo-farsa). Continuando il discorso, nella prima guerra mondiale l’Italia concedere né avrebbe concesso perché territori inclusi nella dichiarò guerra all’ Austria-Ungheria, ma anche in seguito a Confederazione germanica della quale voleva solo togliere il Germania, Turchia e Bulgaria alleate di questa, poi negli anni predominio all’Austria. La battaglia navale di Lissa pose la successivi dichiarerà guerra all’Etiopia nel 1935/36, nel 1939 parola fine a questo primo tentativo di espansione. Il Veneto all’Albania, nel 1940 a Francia e Gran Bretagna, nel 1941 a arrivò comunque in regalo tramite Napoleone III e chi morì in Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, quelle inutili battaglie morì per niente. quindi dopo il ribaltone dell’8 settembre 1943 nel 1944 di- La guerra successiva del 1870 vide la facile conquista di chiarerà guerra alla Germania e nel 1945 al Giappone. Roma e la soppressione dello stato pontificio. Il Papa si ar- Da tutte queste dichiarazioni di guerra emerge una sorpren- rese, come padre spirituale dei popoli, e si coreografò il tutto dente constatazione: mai l’Italia entrò in una guerra perché con la “breccia di Porta Pia” per dare alla vicenda un aspetto attaccata da altri che le dichiararono guerra (quindi in posizio- glorioso e bellicoso. ne di stato aggredito), fu sempre l’Italia a dichiarare guerra e E queste due guerre comunque vanno viste e quindi si possono intromettersi in guerre cominciate da altri, quindi in posizione accettare come compimento del disegno dell’unità nazionale. di “stato aggressore”. La “sindrome dell’Impero romano” ap- Quindi la nuova Italia cercò di inserirsi nel gioco delle grandi punto, continuata in seguito con le varie missioni di pace (o di potenze europee. Ma Francia e Gran Bretagna, impegnate a guerra?) fino ai nostri giorni nella logica del “ci siamo anche spartirsi il mondo nella corsa coloniale, non la vollero e così si noi!”. Esaminando questo curriculum, l’Italia risulta il paese arrivò nel 1882 alla “Triplice alleanza” con il vecchio nemico, più bellicoso del mondo dopo gli Stati Uniti d’America, con i l’Austria-Ungheria e la nuova potenza emergente, la Germa- quali, ovviamente c’è una bella differenza. Sia di dotazioni di nia. Alleanza che subito fu vista da molti equivoca e foriera di mezzi che di spirito bellico della popolazione. spiacevoli novità. Sull’inizio della prima guerra mondiale venne poi costruito un L’Italia quindi cercò di inserirsi nel gioco coloniale, con scarsi falso storico, la celebre “Canzone del Piave” musicata da E.A. risultati, l’Eritrea e la Somalia. Nel 1896 tentò di conquistare Mario, pseudonimo di Giovanni Gaeta. l’Etiopia, dopo aver stipulato col Negus Menelik un trattato Analizziamo: “Il Piave mormorava calmo e placido al pas- che si scoprì contenere nella versione in italiano situazioni saggio dei primi fanti il 24 maggio”. Qui a pensarci bene vi completamente diverse dalla versione in aramaico, quindi fat- è un evidente errore militare, se sta per iniziare una guerra il to con l’inganno. L’inevitabile guerra fu combattuta in modo giorno 24 l’esercito deve già essere sul confine, non passare 6 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
appena il Piave a 100 chilometri dal confine! di lingua tedesca (poi chiamata Alto Adige o Sud Tirolo), la Ma concediamo la licenza poetica. Però il seguito è una fal- Venezia Giulia fino allo spartiacque alpino con due zone oltre sità “L’esercito marciava per raggiunger la frontiera, per di questo, una parte della Carinzia di lingua tedesca e una par- far contro il nemico una barriera”. Quindi l’esercito doveva te della Carniola di lingua slovena, l’Istria, la costa dalmata e difendere l’Italia dall’invasore austriaco. Ma se era l’Italia a tutte le isole adriatiche, territori questi misti con una presenza dichiarare la guerra, cioè era lo stato aggressore, era l’Austria italiana ex veneta ma a maggioranza croata, l’isola albanese di che doveva difendersi! Ed, infatti, per due anni si difenderà. Saseno all’inizio del canale d’Otranto, il protettorato sull’Al- Fino a Caporetto. bania e il definitivo possesso del Dodecaneso greco. Inoltre in Alla guerra si arrivò in modo assai poco democratico. La mag- Africa dei compensi nelle colonie tedesche, non ben specifica- gioranza della popolazione e quindi anche la maggioranza dei ti, da concordare a guerra finita. Piuttosto difficile presentare parlamentari (che all’epoca rappresentavano veramente chi li il tutto come “il completamento dell’unità nazionale” come si aveva eletti, altri tempi...) era per la neutralità. Anche illustri decise di dire all’opinione pubblica per giustificare la guerra. uomini politici come il vecchio Giolitti erano sulle stesse po- Il patto di Londra era talmente segreto che ne erano a cono- sizioni. Alla guerra spingevano delle teste calde come D’An- scenza soltanto il re, il primo ministro e alcuni ministri, cioè nunzio, e anche la regina Elena, che montenegrina e quindi di meno della metà dei componenti del governo. etnia serba e ortodossa parteggiava ovviamente per la Serbia. Qui l’Italia realizzò un “capolavoro diplomatico” rimasto uni- Il concetto degli interventisti era lo stesso del 1866: frontiera co nella storia: il patto fu firmato il 26 aprile 1915 mentre alla cresta delle Alpi e dominio dell’Adriatico. l’uscita dalla Triplice Alleanza venne dichiarata il 7 maggio Al momento dello scoppio effettivo della prima guerra mon- 1915. Quindi per 12 giorni l’Italia fu alleata di entrambe le diale, 1 agosto 1914, l’Italia era alleata di Germania e Austria- parti in guerra! La guerra in seguito con l’appoggio tacito Ungheria, ma si tirò indietro con la clausola (in questo caso dell’esercito fu praticamente imposta al parlamento, e la na- vera) che l’alleanza era “difensiva” cioè nel trattato era pre- zione così si trovò in guerra nonostante la maggioranza della visto di entrare in guerra in soccorso dell’alleato aggredito, popolazione non la desiderasse. Ma erano altri tempi e in pra- mentre la guerra era scoppiata a causa delle dichiarazioni di tica l’opinione pubblica si adeguò al saggio motto napoletano guerra di Austria e Germania, che quindi erano in posizione di “La guerra s’a da fare perché o re vuole cussì”. “stati aggressori”. Entrare in guerra comporta dei problemi. L’esercito non era Cominciò da subito un darsi da fare diplomatico di entrambe ben messo, reduce e ancora in parte impegnato con i problemi le parti in guerra per convincere l’Italia ad entrarvi; ovvia- della Libia, con una mobilitazione generale non ancora ben mente si parlò di concessioni. avviata causa tutti questi segreti delle trattative. Ma soprattut- In sostanza, alla breve, l’Austria offrì (e senza consultare le to vi era un enorme problema. Nel luglio 1914 era morto d’in- popolazioni interessate) il Wels-Tirol, cioè il il Tirolo del Sud farto il Capo di stato maggiore generale Alberto Pollio. Il re di allora, cioè il Trentino di lingua italiana, e il Friuli austria- scelse come suo successore il generale conte Luigi Cadorna. co. Di più non poteva offrire senza compromettere l’integrità Sia perché era nobile, sia perché Vittorio Emanuele III si era e la situazione economica della nazione. convinto che era l’uomo giusto. Ma purtroppo non era così. Ovviamente gli alleati dell’intesa (Francia, Gran Bretagna, Cadorna innanzitutto era un generale che sprezzava i soldati, Russia) si trovavano in posizione assai più favorevole: pote- che per lui erano soltanto carne da cannone, da mandare al vano offrire cose non loro, ma di altri. Non va poi trascurato macello con l’idea che se ne mandavi all’assalto mille, nove- il fatto che, mentre l’Italia pensava di poter così entrare nel cento moriranno ma gli ultimi cento ce la faranno; e perciò da giro delle grandi potenze, invece Francia e Gran Bretagna, subito appena nominato impose una disciplina di ferro, senza all’epoca dominatrici del mondo con i loro imperi coloniali, attenuanti, che con lo scoppio della guerra diverrà ancora più pensavano che promettere non costa nulla, poi al momento di oppressiva, feroce. Poi Cadorna mostrava disprezzo anche per concedere a guerra finita sarebbe stato tutto un altro discorso. gli ufficiali; con lo scoppio della guerra comincerà l’era dei A loro insomma serviva qualcuno che impegnasse l’Impero siluramenti improvvisi, il che renderà gli ufficiali inetti perché austro-ungarico su un secondo fronte, alleggerendo la pres- la paura del siluramento li rese inerti, rassegnati agli ordini più sione sulla Russia. assurdi, mentre i soldati si demoralizzarono perché si sentiva- Dopo lunghe discussioni e intese segrete si arrivò così al patto no guidati da gente incapace. segreto firmato a Londra (il c.d. “Patto di Londra”) rimasto se- Cadorna poi era un vanaglorioso; si riteneva più grande di greto fino alla presa di potere in Russia del governo bolscevi- Napoleone, ed infatti nominò un certo colonnello Gatti quale co che lo renderà di dominio pubblico. In sostanza all’Italia si suo biografo. Gatti doveva prendere nota di ogni gesto e mos- offriva: Il Trentino e la parte del Tirolo sino al Brennero, zona sa di Cadorna in modo da poter poi, a guerra finita, pubblicare Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 7
il libro delle gesta del novello Napoleone (che a differenza disporre di maggiori risorse per tirare avanti. E sarà proprio del vero Napoleone non fu mai presente in prima linea, se ne così. In quei dieci mesi tutto questo era divenuto chiaro, ad- stava tranquillo alla sede del Comando Supremo insediata a dirittura lampante. Ma Cadorna non lo capì. Il suo piano era Udine e se si muoveva faceva ispezioni a dovuta distanza dal questo: sfondare sull’Isonzo (la “spallata” di chi butta giù la fronte). Appunti che invece poi mostreranno chi era veramen- porta), avanzare fino alla pianura di Lubiana, fare qui la gran- te Cadorna, anche se per molto tempo verranno tenuti segreti, de battaglia decisiva e vincere la guerra. Presto e bene. Non e nei quali si può leggere una frase come questa: “Napoleone sarà così. Le “spallate” saranno ben undici, con scarsi risultati agì in questo modo, ma Cadorna, più grande di Napoleone, (massima penetrazione dodici chilometri, in molti punti pochi metri). Cadorna poi commise ancora un grave errore. A fine Ottocento nell’Impero sloveni e croati avevano cominciato a far valere la propria nazionalità ed ottenuto dallo stato austria- co molte importanti concessioni. Cadorna pensò che quindi sloveni e croati avrebbero spalancato le porte all’esercito italiano accogliendolo come un liberatore. Invece sloveni e croati avevano capito che l’Italia voleva impossessarsi delle loro terre e perciò non combatterono tanto per l’Austria, ma piuttosto per difendere sé stessi. Cominciò così la guerra per l’Italia. Francesco Giuseppe la annunziò con un manifesto “Ai miei popoli” che cominciava così: “Il re d’Italia con un tradimento che non ha uguali nella storia mi ha dichiarato la guerra”. E cominciò così (e ancor più si rinsalderà nella seconda guerra mondiale) la fama che dispose diversamente”. accompagnerà l’Italia nel nuovo millennio. Onestamente bisogna dire che molti ministri e lo stesso pre- sidente del consiglio Salandra sconsigliarono la nomina di Cadorna, fecero opposizione ferma, ma Vittorio Emanuele III tenne duro, lui era il re e a lui andava bene Cadorna. Fu questa la grande seconda colpa che il re ebbe nei confronti della na- zione; la prima fu il numero notevole di morti in più in guerra che la sua presenza sul trono causò. Infatti, prima dell’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III vi era un’altezza minima per venire dichiarati abili al servizio militare. Ma con lui re, dato che non raggiungeva l’altezza minima prevista, che era di ben dieci centimetri più di lui, non si ritenne corretto che il coman- dante supremo fosse più basso di tutti i militari, quindi que- sta altezza minima fu abbassata di quindici centimetri, e così si ebbe un gran numero di militari più bassi di lui di cinque centimetri. Tutti quelli compresi in questi quindici centimetri sarebbero quindi stati esenti dalle disgrazie della guerra con un re di altezza normale. Ma il vero problema di Cadorna fu nella sua ottusità. La guer- ra era cominciata dieci mesi prima, all’insegna del “a Natale tutti a casa”; fino ad allora tutte le guerre erano consistite in una grande battaglia decisiva, chi vinceva la battaglia vinceva la guerra. E siccome erano state inventate nuove armi “parti- colarmente la mitragliatrice”, si pensava che tutto sarebbe sta- to molto più facile. Non sarà così: le nuove armi posero tutti su un piano di parità. Le illusioni svanirono subito e la guerra divenne statica, logorante, di trincea. I più intelligenti capiro- no ben presto che alla fine avrebbe vinto chi avrebbe potuto 8 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
I caduti goriziani in divisa asburgica Ma perchè un monumento che si vergogna di sé? di Diego Kuzmin empo fa, è apparsa l’iniziativa di ricordare T con un manufatto celebrativo i goriziani ca- duti nella grande guerra, quelli con la divisa asburgica addosso. L’iniziativa è senz’altro degna, perché non possiamo dimenticare che i nostri nonni, cit- tadini dell’Austria-Ungheria, sono stati chiamati a combattere in Ucraina, in Galizia e nella Bukovina, in un mondo diverso, che dire lontano da casa, è poco. no, con troppe scritte e senza l’Aquila bicipite, perché simbo- logia troppo evocativa! Ma scherziamo? Nella nuova Europa dobbiamo confrontar- ci con la Storia o ancora con la demagogia nazionalistica di stampo ottocentesco, vetera ed obsoleta? È al Parco della Rimembranza che va collocato il monumento a ricordo dei nostri nonni, e proprio sull’aiuola di sinistra, che Quello che non è accettabile, però, è l’idea di realizzare que- è ancora libera, quasi appositamente. sto monumento sotto tono, in periferia o in zone marginali Un manufatto che non deve essere isolato e avulso, ma solle- della città, come la piazza della Transalpina. varsi dal suolo, fuoriuscire dal verde dell’erba, una piastra di Perché in periferia? Ci dobbiamo forse vergognare di qual- pietra carsica, una memoria finalmente libera dalle oscurità cosa del nostro passato? Dobbiamo continuare a fingere che del passato, con in grande e bella evidenza proprio l’Aqui- non eravamo ciò che siamo stati? È la nostra storia, quella che la bicipite, con una è stata vissuta. Non dobbiamo portare vergogna di nulla e il scritta commemora- monumento ai nostri nonni caduti va posizionato là dove è il tiva nelle varie lin- luogo della nostra memoria. gue della Gorizia di E il luogo della nostra memoria è il parco della Rimembranza, sempre e la memo- progettato appositamente per custodire i ricordi dei goriziani ria delle vittime, tut- e, in quanto luogo deputato, è lì che vanno accolte -tutte- le te- te quante, con nome stimonianze della nostra città, quelle di dopo la Prima guerra e cognome, data di che già sono abbondanti, ma pure quelle di prima dell’evento nascita e di morte. bellico, che riguarda un millennio ben amministrato dall’Au- Erano i nostri avi, stria, che già fino dal novembre del 1918 si è cercato di far di- non possiamo fare menticare nell’oblio di una italianità forzata, ma che è esistito, come non fossero ci si viveva bene e non è che si possa far finta di nulla. mai esistiti… Non piace poi la proposta di questo metro e mezzo in pietra d’Aurisina, a piramide tronca. Troppo simile ai monumenti del 1916, come quello di Salca- Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 9
con il patrocinio ed il sostegno di Aquileia crocevia dell’Impero romano Premessa Questo progetto, nato nel 2009, ha al suo attivo una decina di esposizioni che ne hanno confermato la felice intuizione promo- zionale ed un successo istituzionale e mediatico senza precedenti per il sito turistico culturalmente più rilevante della Regione Friuli Venezia Giulia. La Mostra infatti ha già toccato le seguenti tappe centro-europee: Budapest – Ungheria - Istituto Italiano di Cultura (2009), Cracovia – Polonia - Istituto Italiano di Cultura (2009), Università di Varsavia – Polonia (2011), Bratislava – Slovacchia - Museo Archeologico Nazionale (2011), Bruxelles – Belgio - Uffici di rappresentanza della Regione Friuli Vene- zia Giulia (2011), Lubiana – Slovenia - Istituto Italiano di Cultura (2012), Zagabria - Croazia - Museo Archeologico Nazionale (2012), Novi Sad – Serbia - Palazzo del Governo regionale della Vojvodina (2012), Praga – Repubblica Ceca – Istituto Italiano di Cultura (2013). Il prestigio delle sedi internazionali che hanno ospitato la Mostra hanno certamente contribuito al gratificante successo delle esposizioni, ma anche la conferma della validità e dell’originalità della proposta, che ha saputo richiamare mi- gliaia di visitatori come pure una non comune considerazione delle istituzioni e del mondo dell’arte, dell’economia e dei media. Inaugurazione della mostra a Ostrava alla presenza del Vice Presidente della Regione di Moravia-Slesia, Ing. Ivan Strachoň Navata centrale della Basilica di Aquileia Inaugurazione a Kroměříž alla presenza del Vice Presidente della Regione di Zlín, Ing. Ladislav Kryštof, e del Sindaco della città di Kroměříž, Mgr. Daniela Hebnarová Il Progetto 2014 Il tour in Repubblica Ceca. La mostra è proseguita di tappa in tappa con un crescendo d’interesse e di autorevoli visitatori del mondo della politica, cultura e giornalismo. Dopo il grande successo riscosso a Praga, con una affollatissima serata presso l’Istituto Italiano di Cultura, la Mostra “Aquileia Crocevia dell’Impero Romano” è proseguita il 18 febbraio 2014 per Ostrava, capitale della Regione Moravia-Slesia e terza città della Repubblica Ceca. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza delle massime autorità regionali e dell’ambasciatore d’Italia S.E. Pasquale D’Avino. Il Museo di Ostrava, sede dell’esposizione, ha inoltre inteso arricchire l’esposizione proponendo un confronto con la storia locale, allestendo una sezione parallela in cui è stata presentata una comparazione del territorio di Ostra- va in diversi periodi storici. 10 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
La Mostra è rimasta ivi esposta sino al 21 marzo 2014, per trasferirsi poi, dal 3 aprile al 29 maggio, a Kroměříž, città UNESCO della Regione di Zlín, nella splendida location del- la Casa della Cultura. Anche in questa sede si sono registrati migliaia di visitatori, ulteriore conferma del richiamo che il nome di Aquileia sa evocare. Successivamente la Mostra è stata trasferita nel castello di Uherské Hradistě (Moravia me- ridionale), ultima tappa di un tour che ha interessato tanto la Boemia quanto la Moravia, completando così una promozio- ne culturale e turistica del territorio della Regione Friuli Vene- zia Giulia che mai si era vista in Repubblica Ceca. delle Regioni di Moravia e Slesia e di Zlín. Tutto il materiale Vienna promozionale è stato distribuito ai visitatori, mentre alle Auto- L’inaugurazione della Mostra nella capitale austriaca ha rap- rità sono state donate delle belle pubblicazioni edite dall’As- presentato un momento di rilevante importanza e visibilità per sociazione Nazionale per Aquileia. Anche tutti i cataloghi il Friuli Venezia Giulia. L’esposizione, infatti, ha aggregato sono stati esauriti, a conferma dell’interessato pubblico che attorno al progetto dell’associazione Mitteleuropa l’intero nelle varie sedi ha visitato la Mostra. Una promozione inter- sistema culturale e turistico regionale, con l’assessorato alla nazionale che si è dimostrata efficace non solo per Aquileia, cultura, l’Agenzia regionale Turismo FVG e la Provincia di ma per l’intero Friuli Venezia Giulia, presentando un’Aquileia Udine, presente alla serata inaugurale con il Presidente, on. inedita, grande capitale del centro-est Europa, con funzioni e Pietro Fontanini, e Vice presidente Franco Mattiussi. Al taglio compiti che oggi si ripropongono in tutta loro la modernità del nastro, avvenuto negli storici locali di Palazzo Sternberg, ed opportunità. Un tema abituale per “Mitteleuropa”, cui da sede dell’Istituto Italiano di Cultura, hanno presenziato l’Am- decenni dedica un appassionato impegno che oggi non manca basciatore d’Italia a Vienna, S.E. Giorgio Marrapodi, e ben di riscontri. Il giorno successivo, tutta la delegazione giunta altri tre ambasciatori del Ministero Affari Esteri austriaco, ol- dal Friuli Venezia Giulia è stata ricevuta a palazzo Metternich, tre ad una nutrita schiera di giornalisti, archeologi, studiosi e sede dell’Ambasciata d’Italia, dall’Ambasciatore Giorgio curiosi per oltre 250 persone. Un successo amplificato dalle Marrapodi per un lungo e cordiale incontro ove analisi, scam- specialità eno-gastronomiche regionali che sono state offerte bio d’opinioni e possibili progetti hanno dato un senso ancor a conclusione della serata. più concreto alla missione istituzionale. La Mostra è rimasta visitabile a Palazzo Sternberg sino al 10 ottobre per rientrare quindi in Italia. Per l’Associazione Mitteleuropa un successo felicemente condiviso con i partners che l’hanno sostenuto. L’iniziativa, oltre che un indubbio valore politico e culturale, ha avuto pure una non comune valenza per il turismo regiona- le. Ampia è stata infatti la diffusione mediatica sia in Repub- blica Ceca che in Regione FVG e più in generale in Italia. La notizia è stata infatti divulgata sia in Repubblica Ceca, tramite le Istituzioni coinvolte, sia in Italia a cura dell’Associazione Mitteleuropa, ed è stata ripresa a livello nazionale dall’Agen- zia ANSA, dall’ANSA Nuova Europa per i Paesi dell’Europa centro-orientale, dall’AISE (Agenzia Internazionale Stampa Estero), dalla Farnesina, Ufficio Stampa del Ministero Affari Esteri della Repubblica Italiana, è stata pure riportata dalla Stampa locale, da Euroregione News, e dagli Uffici Stampa Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 11
Ancora l’aquila vola alta sulle terre di Boemia di Sergio Petiziol aquila di cui parliamo è quella che la tradi- la narrazione testuale e iconografica delle vicende delle “Terre L’ zione ci consegna come simbolo delle nostre dei Patriarchi” nelle terre ceche e viene dopo Praga nel 2013, terre sin dagli albori della città di Aquileia Ostrava, Kroměříž e Uherské Hradistě nel 2014, tutte località alla quale qualcuno, in passato, ha attribuito dove ha incontrato vivo interesse che non potrà che confer- un legame con la stessa radice del nome. A marsi nella quarta città della Repubblica Ceca. Sottolineando parte tale coincidenza, probabilmente del tut- che Pilsen ricopre il ruolo di Capitale Europea della Cultura to casuale, è in realtà piuttosto deliberata la coincidenza di per l’anno in corso, non potevamo cogliere occasione più pro- associare il regale volatile alla nostra storia e tradizione tanto pizia per tuffarci nel vivo della kermesse culturale che vede lontana quanto prossima. L’uccello stilizzato che, da bassori- un vastissimo e articolato programma di eventi nel corso di lievo romano, diviene il simbolo ufficiale della nostra regio- tutto il 2015. ne, poi l’aquila del Patriarca provenzal-aquileiese Bertrand de La mostra, autentica business card del “made in FVG”, gode Saint Geniès che diventa animale, quasi totemico, nel quale le di un vasto e autorevole patrocinio a partire dal Ministero popolazioni del Friuli storico e quello contemporaneo si sono degli Affari Esteri, dal Consolato Onorario della Repubblica ritrovate e si riconoscono profondamente, tanto da assumerlo Ceca di Udine, dalla Regione di Pilsen, all’Istituto Italiano di a simbolo ufficiale della nostra “nazione” nei secoli passati Cultura di Praga, alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giu- e, più vicino a noi, della provincia di Udine e dell’Università lia, alla Provincia di Udine, alla Biblioteca dell’Istruzione e degli Studi della stessa città. ricerca della Regione di Pilsen, all’Agenzia Regionale per Tu- Ricordiamo che la stessa aquila, sorretta da cavalieri e prelati rismo del Friuli Venezia Giulia ed all’Associazione Nazionale del Patriarca Nicolò di Lussemburgo, affiancò verosimilmen- per Aquileia. te le insegne reali del fratellastro, il mitico re boemo Carlo IV, Il nostro evento ha avuto luogo negli storici locali della pre- nella strada verso l’incoronazione a Imperatore del Sacro Ro- stigiosa “Biblioteca dell’istruzione e ricerca della Regione mano Impero nel 1355 a Roma. Siamo perciò lieti che il suo di Pilsen”, un bellissimo edificio, sede di un antico convento profilo si stagli ancora idealmente nei cieli di Boemia siglando domenicano in stile barocco con un’ala neoclassica, deposita- di nuovo, dopo moltissimi secoli, un’antica fratellanza. ria di prestigiose collezioni fra cui l’intera biblioteca del con- vento francescano della città che conta 187 prime edizioni e 3500 preziosi libri antichi. La mostra sarà visitabile in questa elegante e autorevole cornice fino al prossimo 31 agosto. La mostra a Pilsen L’occasione è data dall’inaugurazione della Mostra “Aquile- ia crocevia dell’impero romano” tenutasi il giorno 25 giugno Biblioteca dell’istruzione e ricerca della Regione di Pilsen nella ridente e accogliente città boema di Plzen/Pilsen, nota in tutto il mondo per la deliziosa bevanda ambrata che qui viene Il giorno precedente l’inaugurazione la delegazione di Mitte- prodotta, in enormi quantità, con plurisecolare e insuperata leuropa era stata accolta con grande spirito di collaborazione maestria e per ospitare un noto marchio industriale. che ha consentito di allestire l’intera mostra in un lungo cor- Questa è la quinta volta che la “nostra” insegna accompagna ridoio sovrastato da antiche volte a botte, elemento caratte- 12 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
ristico dell’antica costruzione ora occupata dalla Biblioteca, gica. e di utilizzare delle vetrine espositive illuminate che hanno Al termine della consegna degli omaggi siamo stati lette- accolto decorosamente le riproduzioni di fregi e altorilievi. ralmente e piacevolmente presi alla sprovvista dalla replica La cerimonia di apertura è stata onorata dalla presenza di dei nostri ospiti. Nelle mani della gentilissima Hana Šiková, autorevoli rappresentanze istituzionali e naturalmente dal di- Segretaria della Biblioteca, si è materializzata una splendida rettore della Biblioteca Mgr. Daniel Bechný, che ha fatto gli torta, degna della migliore pasticceria tradizionale, che recava onori di casa, ed è stata seguita da una folta cornice di pubbli- come ornamento proprio l’aquila patriarcale aquilejese, per- co, al quale crediamo si aggiungerà un buon numero di visi- fettamente riprodotta dai maestri pasticceri locali. tatori, considerata l’elevata frequenza alla Biblioteca da parte Al nostro brindisi si sono amichevolmente uniti i presenti che di studenti e lettori e la collocazione strategica dell’istituzione anno così avuto modo di apprezzare le qualità dei vini da noi in uno dei più frequentati e caratteristici parchi e boulevard offerti come ulteriore elemento di sottolineatura della vasta cittadini. gamma di suggestioni e proposte che il nostro territorio può offrire. Ancora una volta perciò ci sentiamo di poter affermare che il Consegna degli omaggi L’inaugurazione si è svolta in un clima di sentita amicizia ed è stata allietata da intervalli musicali all’insegna della mu- nostro messaggio è stato accolto e apprezzato, incluso il ri- sica medievale, che presenta elementi culturali di una certa chiamo turistico insito nella nostra proposta culturale. omogeneità in tutta l’Europa continentale, a partire dalle va- Insieme alle brochure in lingua ceca, sono stati messi a di- rie interpretazioni di carmina tardo-romanici e alto-tedeschi, sposizione dei visitatori degli opuscoli sulle nostre più belle musiche da taverna e strofe goliardiche. Esecutori delle mu- località regionali, in collaborazione con Turismo FVG. siche il duo composto da Milan Benedikt Karpíšek, eclettico In conclusione rimarchiamo il ruolo di ambasciatore che la polistrumentista, vecchio amico di Mitteleuropa, e dal figlio nostra associazione sta svolgendo in campo turistico-cultu- che hanno dato prova di maestria esecutiva e rigore filologico rale nell’ottica, sempre più caratterizzata dalla necessità di utilizzando svariati strumenti tipici dell’epoca. “far sistema”, di affrontare in modo organico le sfide ardue e Agli interventi ufficiali ha fatto seguito l’omaggio da parte complesse poste dalla qualificata e attraente concorrenza e dal nostra alle autorità e collaboratori di alcune monografie sulla mercato globale. nostra terra, una miniatura riproducente il sulcus primigenius Noi perciò accettiamo la scommessa e ci prepariamo... “alla esposto in mostra e un saggio della nostra produzione enolo- prossima”! Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 13
Josef Maria Auchentaller Wiener Bijoux Grado, Casa della Musica - 20 giugno/1°novembre 2015 Grazie, Per la tua scelta anticonvenzionale di lasciare i fasti viennesi e di vivere Grado. Grazie per quanto hai fatto per Grado, contribuendo a trasformarlo nella spiaggia scrigno della Mitteleuropa. Grazie per l’amore che risuona, nel tocco delle campane, nei cieli di Grado, nella donna di nero vestita che ripara la rete, nel grande così come nel piccolo il tuo amore è come un’onda che supera le barriere dell’ indifferenza. Grazie per quelle frasi che tu ed Emma ci lasciate, Per i bambini non ci si può immaginare un posto più bello e ideale. Su Maria si vedono già i benefici effetti. Grazie per la tua scelta di aver vissuto Grado e la tua decisione di essere qui sepolto. Grazie, a me piace pensare che abbia fatta tutto tu, mi hai mandato Frau Monika a dirmi chi sei, mi hai sussurrato guarda che quel gioiello della casa della musica è proprio difronte a quello che era la mia creatura il fortino, e dai svegliati è già tutto lì. Io dico sempre che non siamo stati bravi a fare questa mostra saremo stati degli ingrati a non farla… Grazie a coloro che prima di me, hanno avuto attenzione alla tua figura in primis Peter Vanheupel, la Dottoressa Sgubin, Marina Bressan e Marino Degrassi. Grazie all’architetto Festi, pensando alla tua barzelletta sull’orso, sei un treno con lo spazzaneve davanti. Grazie ai soci di Grado900, e grazie a coloro che si uniranno a questo grazie, sui nostri negozi sui ns esercizi un gesto un ricordo a quest’uomo a questo periodo è un modo per dire grazie, perché più il grazie Sarà detto in coro più alto arriverà nel cielo. Grazie. Sandro Lovato Una mostra da non perdere! 14 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
Corrispondenza con i Presidenti Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
Il presidente della Repubblica Ungherese in visita nei luoghi della grande guerra iovedì 4 giugno, giorno in cui in Ungheria si G festeggia l’unità del paese, il Presidente del- la Repubblica d’Ungheria, Janos Ader, ha onorato i caduti sul fronte del Carso con una cerimonia sul Monte San Michele. La visita, prevista da tempo, ha inteso, come riportato dalla nota diffusa dall’Ufficio Stampa della Presidenza, com- memorare gli eroi dell’Armata Ungherese e le loro gesta sui fronti del Carso e dell’Isonzo durante la grande guerra. La vi- sita, dopo la celebrazione sul monte San Michele, è prosegui- ta sull’Isonzo, con un significativo incontro con il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. duzione argentea del Sulcus primigenius di Aquileia, con un caloroso invito alla massima autorità ungherese per una visita nella città patriarcale. Il Presidente Ader è giunto a San Martino del Carso per una breve visita al locale Museo della Guerra, dove, accanto ai cimeli delle battaglie sull’Isonzo, è custodito il tronco del famoso “albero storto”. Un vecchio gelso, caro alla memo- ria degli ungheresi, che i componenti della 17ma divisione di fanteria riportarono inizialmente in patria. In seguito il corteo presidenziale si è recato sul Monte San Michele per un solen- ne momento commemorativo, deponendo una corona al cippo della divisione Honved. Il Presidente di Mitteleuropa, Paolo Petiziol, da decenni sti- mato interlocutore delle Autorità ungheresi, ha presenziato alla visita e fatto dono al Presidente di una preziosa ripro- 16 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
La centralità tedesca e il futuro dell’Europa n un celebre saggio, Terzo Reich. Il Trattato di Versailles del I “Europe Since 1870. 1919 non era infatti riuscito a stempe- An International Histo- rare la vocazione tedesca all’Impero, ry”, uscito nel 1973, anzi paradossalmente finì con l’acuirla. quando ancora la Ger- Soltanto la divisione della Germania, mania era divisa in due all’indomani del secondo conflitto mon- dalla ferrea logica di Jalta, lo storico diale, sembrò aver placato le sue mire, inglese James Joll scriveva: “Se doves- sino a quando il crollo dell’Unione So- Ed è quindi riesplosa in Europa quella se cambiare lo status della Germania vietica ha posto le condizioni per la riu- questione tedesca paventata da Joll sulla orientale, e sembrasse praticamente nificazione della Germania. quale oggi gli storici hanno cominciato possibile la riunificazione della Germa- Mitterrand allora aveva intuito meglio finalmente a richiamare l’attenzione. nia, sarebbe difficile mantenere la for- di ogni altro gli esiti ai quali avrebbe La recente crisi ucraina ha mostrato ma presente della Comunità europea, condotto una Germania di nuovo unita. ancora una volta come non esista una dato che la naturale potenza economica Da qui l’idea di legare il suo destino politica estera dell’Unione Europea, o e demografica della Germania sarebbe all’Europa, da qui il Trattato di Maa- meglio come questa si identifichi sem- tale da fare di un’Europa sotto egemo- stricht e l’intuizione di una moneta uni- plicemente con quella tedesca. nia tedesca la sola forma in cui il conti- ca che avrebbe dovuto limitare la poten- All’assoluta inconsistenza di Bruxelles nente possa unirsi”. za tedesca. sul piano internazionale fa riscontro il ritrovato dialogo tra Berlino e Mosca a suo tempo preconizzato da Henri de Grossouvre, che rilancia il tema, più che mai attuale, del blocco continentale eu- rasiatico. Parole profetiche, che anticipano quan- Il Diavolo, però, fa le pentole ma non to sta accadendo oggi. Dopo l’unifi- i coperchi, e l’Euro è diventato lo stru- cazione della Germania nel 1871 non mento che ha consentito alla Germania c’era nessuno stato in Europa che potes- di crescere sinora senza sosta. I filosofi se controbilanciare il disegno egemoni- la chiamano “eterogenesi dei fini”. Così co di Bismarck. Sotto il profilo politico al nazionalismo del marco tedesco di la volontà di potenza di nietzscheana cui parlava Habermas si è sostituito il memoria non poteva che culminare nel nazionalismo dell’Euro tedesco. Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 17
Il nostro Presidente a Varese per l’annuale convegno “Insubria terra d’Europa” chi, suoni indecifrabili E che non riescono a di- ventare una voce, ogni cosa perde la sua luce, i contorni si sfrangiano e la memoria vaga senza fermarsi su nessuna immagine. Spesso è meglio così, perchè la voce potrebbe far conoscere un dramma in- quietante se fosse diventato patrimonio delle coscienze. La Storia non apre la porta agli ospiti che non ha invitato. Sceglie protagoni- sti e comprimari, anche se gli esclusi, i Vinti, non sono da meno dei Vincitori. È ciò che accadde a quanti scelsero di nell’Ade, con un rito che consuma libagioni e accende di piccole luci prati e fo- battersi sotto le insegne dell’aquila bi- reste, e attende risposta e respira pietà – la compassione che lega finalmente in cipite. una sola voce il silenzio di Redipuglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti di Nell’agosto del 1914 migliaia di Eu- mirtilli. ropei vanno a combattere per l’Impero L’Europa è lì, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici austroungarico, di cui sono ancora sud- depositari del senso di un’identità europea che già allora poteva nascere e oggi diti. Muovono verso il fronte quando forse non è ancora cominciata. ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propa- ga in tutta Europa, il limes mitteleu- ropeo scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria. Il nostro viaggio comincia da lì, da quella rimozione e da lì continua in for- ma di viaggio verso la Galizia, la terra di Bruno Schulz e Joseph Roth, mitica frontiera dell’Impero austroungarico, oggi compresa fra Polonia e Ucraina. Alla celebrazione ufficiale contrap- poniamo l’evocazione di quelle figu- re ancestrali, in un’omerica discesa 18 Anno 35° - n. 2 Agosto 2015
di Edoardo Petiziol Expo Milano 2015 è l’Esposizione Per la durata della manifestazione, la re al mondo in quel preciso momento Universale che Milano e l’Italia stan- città di Milano e il Sito Espositivo sa- storico. no ospitando dal primo maggio al 31 ranno animati da eventi artistici e mu- Ogni Expo lascia poi alla città che la ottobre 2015. Per sei mesi il capoluogo sicali, convegni, spettacoli, laboratori ospita dei monumenti e dei palazzi che lombardo diventerà una vetrina mon- creativi e mostre. possono diventare un vero biglietto da diale in cui i Paesi mostreranno il me- Fin dalla sua prima edizione, tenutasi a visita della metropoli. Ma non solo: è glio delle proprie tecnologie per dare Londra nel 1851 e ospitata all’interno un’opportunità per cambiare il volto una risposta concreta a un’esigenza del Crystal Palace, l’Esposizione Uni- della città, per migliorare la qualità vitale: riuscire a garantire cibo sano, si- versale è stata l’occasione per condivi- della vita dei cittadini, per attirare più curo e sufficiente per tutti i popoli, nel dere innovazione, avanzamenti tecno- turisti. Le Esposizioni di Shanghai, rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. logici e scoperte di grande ispirazione, Lisbona, Brisbane, Spokane e di tan- Un’area espositiva di 1,1 milioni di progetti architettonici o movimenti te altre città hanno lasciato in eredità metri quadri, più di 140 Paesi e Orga- artistici, ma anche per creare luoghi e quartieri moderni, nuove infrastrutture, nizzazioni internazionali coinvolti, ol- spazi che si sono trasformati in veri e parchi e musei. tre 20 milioni di visitatori attesi. Sono propri simboli della cultura e della sto- Rispetto alle prime edizioni le forme questi i numeri dell’evento internazio- ria dell’epoca. Basti pensare alla Torre e modalità di esposizione adottate dai nale più importante che si terrà nel no- Eiffel, eretta a Parigi per l’Esposizione paesi, ospitanti o partecipanti, sono stro Paese. del 1889. cambiate. L’Expo rimane certamente Expo Milano 2015 sarà la piattafor- È una manifestazione di natura non una vetrina delle novità più importan- ma di un confronto di idee e soluzioni commerciale, mirata a creare una piat- ti, ma nel tempo ha focalizzato la sua condivise sul tema dell’alimentazione, taforma per un dialogo internazionale attenzione verso lo studio e la com- stimolerà la creatività dei Paesi e pro- tra i cittadini, i Paesi e le istituzioni prensione dei grandi temi dell’uma- muoverà le innovazioni per un futuro intorno a un tema d’attualità e di inte- nità. Basti pensare alle Esposizioni di sostenibile. Offrirà a tutti la possibili- resse universale. Fin dall’inizio è stato Saragozza, Yeosu e Shanghai, in cui i tà di conoscere e assaggiare i migliori il luogo privilegiato in cui rappresen- temi trattati erano rispettivamente le- piatti del mondo e scoprire le eccellen- tare la creatività e l’ingegno umano gati all’acqua, agli oceani e alla qualità ze della tradizione agroalimentare e ga- attraverso la messa in scena di quanto della vita nelle metropoli, per arriva- stronomica di ogni Paese. di meglio ogni Paese potesse presenta- re a Expo Milano 2015 dove il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” affronta il problema della nutri- zione per l’uomo nel rispetto della Ter- ra sulla quale vive. Le dimensioni fisiche e spaziali del Sito Espositivo e dei manufatti, quelle che normalmente sono l’eredità “ma- teriale” di un’Esposizione Mondiale, ora devono essere modellate sul Tema dell’evento. La monumentalità di que- sta nuova generazione di esposizioni non è più quella delle architetture ma quella del paesaggio. Dunque la loro eredità sarà “immateriale”. Anno 35° - n. 2 Agosto 2015 19
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