L'indebitamento esterno dei Paesi in Via di Sviluppo: situazione e prospettive - Banca d ...

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L'indebitamento esterno
dei Paesi in Via di Sviluppo:
   situazione e prospettive

         Esposizione del Governatore onorario
                  della Banca d'Italia

                  PAOLO BAFFI

         Introduzione del Presidente del Senato

            AMINTORE FANFANI

 PALAZZO GIUSTINIANI -     SALA ZUCCARI -         26-II-1986
SENATO         DELLA        REPUBBLICA
INTEGRAZIONI CONOSCITIVE AL DIALOGO PARLAMENTARE

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INDICE

Introduzione del Presidente del Senato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.        7
Esposizione del Prof. Paolo Baffi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .   "   13

Interventi sulla esposizione:
      Defraigne ................................................ .                                      43
                                                                                                    "
      Carli .................................................... .                                  »   47
      Baffi. ......................... · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·      »   so
      Petrilli. .................................................. .                                »   52
      Sarcinelli ................................................ .                                 "   54
      Castriota .............................................. · . ,                                »   56
      Masera .................................................. .                                   »   58
      Taviani ........... ·....................................... .                                »   61
     _Senghor ................................................. .                                   »   64
      Baffi .......................... · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·      »   67
      Fanfani .................................................. .                                  »   69
AMINTORE FANFANI

   INTRODUZIONE ALLA INTEGRAZIONE CONOSCITIVA SU
«L'INDEBITAMENTO ESTERNO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO:
             SITUAZIONE E PROSPETTIVE»
Con la riforma dei propri regolamenti avvenuta nel 1971 il
Senato apri le aule delle proprie Commissioni ad incontri con
competenti cittadini estranei all'ambito parlamentare, per accre-
scere concretezza ed equilibrio alle deliberazioni legislative dei
propri organi.
     Dal dicembre 1981 il Senato ha allargato quella iniziativa,
principiando proprio in questa restaurata Sala Zuccari con una
serie di incanti-i di esperti italiani e stranieri, particolarmente
capaci di integrare le conoscenze specifiche dei senatori, a loro
necessarie per concludere nel migliore dei modi il dialogo
parlamentare sui problemi aperti.
     Cosi le 16 integrazioni conoscitive, svolte in questa Aula
sinora da esperti italiani e stranieri, hanno aiutato il Senato ad
accertare nel modo migliore cause, riflessi, risolubilità di diversi
problemi. Tra essi, quelli riguardanti la disputa tra monocame-
ralismo e bicameralismo e sulle carenze presenti, gli attesi
accrescimenti delle risorse energetiche ed alimentari nell'ambito
mondiale, quelli infine concernenti il rallentamento recato allo
sviluppo ed alla pace dalla sempre crescente corsa agli arma-
menti.
     Diverse delle più incisive integrazioni sinora svolte hanno
messo in rilievo che senza armonico sviluppo non si consolide-
rà la pace, senza adeguata cooperazione internazionale non
perdurerà l'auspicato sviluppo, senza un adeguamento anche
delle istituzioni alle innovazioni tecnologiche, il sostegno popo-
lare alle istituzioni civili e democratiche diminuirà, rendendo
vani i propositi di assicurare quella stabilità di cui qualsiasi
organo dirigente di umane consociazioni ha bisogno per tempe-
stivamente programmare e concretamente attuare le scelte pro-
poste per risolvere i problemi incombenti.

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Quindici giorni fa esperti di tutto il mondo, nella sede loro
offerta dalle due Camere della Repubblica, hanno richiamato
l'attenzione sulla gravità umanitaria sociale e politica del pro- .
blema della fame. In molti degli interventi fatti in quella sede è
stata sottolineata l'ipotesi che al suo persistente aggravamento
stia concorrendo il crescente indebitamento dei Paesi a ritarda-
to sviluppo. In quella sede, annunziai che prossimamente il
Senato avrebbe dedicato una delle intercorrenti integrazioni
conoscitive alla individuazione della sostanza, delle cause, dei
riflessi del suddetto grave problema.
      Ho invitato ad aprire l'odierno discorso un uomo che da
decenni ha prestato particolarmente attenzione ai diversi aspetti
dei problemi che si intrecciano con quello che è al centro di
questo incontro.
      La mia richiesta a Paolo Baffi, di integrare le conoscenze
che noi politici riteniamo di avere in materia, non è nata
soltanto dal vivo ricordo degli studi ai quali, a cavallo degli
 anni 20-30, sia pure in due distinte università milanesi, ci
 awiarono Giorgio Mortara e Gustavo Del Vecchio, Marcello
Boldrini e Giovanni De Maria. Mi ha consigliato di ricorrere in
 questa occasione a Paolo Baffi la conoscenza, spesso diretta e
personale, che negli ultimi venti anni ho potuto avere della
 qualità del suo concorso alla precisazione e soluzione di ardui
 problemi politici ed economici da risolvere in campo nazionale
 e internazionale.
      Del resto, anche per questa persistente stima, il professor
 Baffi, dopo la cessazione dalle sue funzioni di Governatore della
 Banca d'Italia, si è visto posto in preminenti posizioni di
 consiglio e di dirigenza di importanti enti di studi monetari,
 bancari, economici.
      La graditissima larga affluenza di esperti italiani e stranieri
 e di rappresentanti della stampa all'odierno incontro conferma
 l'autorevolezza di Paolo Baffi e autorizza a presagire che, come
 sempre awenuto al termine dell'esposizione introduttiva, richie-
 ste di chiarimento su quanto udito renderanno particolarmente
 utile questa XVI I Integrazione Conoscitiva.

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A tal fine, l'oratore ci ha chiesto di far venire a questo
 tavolo il senatore Guido Carli, il Direttore Generale del Tesoro
Mario Sarcinelli ed il dirigente della Banca d'Italia Rainer
Masera per evenutali chiarimenti supplementari sulle richieste
 degli uditori.
      Sono in grado di preannunciare che, nel corso del prossimo
 mese di marzo, quanto qui udremo oggi potrà aiutare i senatori
a sostenere nella loro Assemblea il dialogo con il Governo
 richiesto da documenti già presentati alla Presidenza.
     Il verificare in Aula il dibattito che qui si è cercato di
orientare potrebbe consentire alle forze politiche di dimostrare
che esse possono trovare punti di saldo incontro su precisi
impegni programmatici con il sostegno parlamentare necessario
a trasferire la stabilità, ambita da qualsiasi Governo, dal campo
degli auspici ricorrenti al campo di seri impegni generatori di
attuazioni che accrescano l'autorevolezza del Governo e renda-
no chiara l'esistenza di una maggioranza parlamentare.
     Il dovere che i rappresentanti del popolo hanno di favorire
la ripresa economica del nostro paese, lo svolgimento positivo
del dialogo che le due massime potenze dicono di voler portare a
benefiche conclusioni, impongono decisioni costruttive per la
soluzione anche di molti altri problemi. Essi possono sembrare
minori come quello oggi affrontato; .ma invece sono in stretta
correlazione con quelli massimi del disarmo, del trasferimento
di enormi investimenti dal settore della difesa a quel/~ dello
sviluppo. Sotto questo profilo, anche il discorso che ci accingia-
mo ad ascoltare non è diverso per fine ultimo rispetto a quelli di
Ginevra, a quelli del Medio Oriente, del Mediterraneo, del Ciad,
del Sud Africa, di Haiti, dell'America Latina e delle Filippine. Il
discorso che il professor Baffi sta per iniziare, e per il quale gli
ripeto la nostra gratitudine, è basilare per la politica da sv?lge-
re, diretta ad eliminare o almeno a ridurre ogni causa di
inquietitudine, di rivolte interne, di scontri internazionali e di
altre awenture più temibili. ·

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PAOLO BAFFI

L'INDEBITAMENTO ESTERNO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO:
              SITUAZIONE E PROSPETTIVE
Ritengo doveroso indica:çe in apertura di discorso lo
stato d'animo col quale mi accinga' a trattare il tema asse-
gnatomi dal Presidente Fanfani. La letteratura riguardante il
debito internazionale si è venuta accrescendo, nel corso
dell'ultimo decennio, ad un ritmo paragonabile con quello
del proprio oggetto. Di questa Jjcca fioritura è indice l'esi-
stenza di oltre settanta diversi piani di attacco ai problemi
che il debito pone.
     Il tempo di cui ho potuto disporre per approfondire la
conoscenza di un materiale così vasto e recente ai fini
dell'odierno contributo si è rivelato nettamente insufficiente.
Lo sforzo conoscitivo ha dovuto per giunta applicarsi a testi
sempre un poco in ritardo rispetto a una realtà in rapido
movimento ed a statistiche che, in questo mese di febbraio,
offrono soltanto, per lo scorso anno, dati parziali e stime.
     Nella ricerca, presentazione e interpretazione dei dati
sono stato aiutato dai dottori Falchi e Micossi, economisti
della Banca d'Italia, cui esprimo la mia gratitudine. Sono
anche obbligato verso la Morgan Guaranty che mi ha comu-
nicato i dati, raccolti nella tavola 4, aggiornati al 1985, con
qualche anticipo sulla pubblicazione, avvenuta appena ora.
     Il flusso dell'informazione che accompagna l'incessante
cangiare dello stato dei rapporti di credito fra paesi e del
loro contesto nasce da tre ordini di fonti, che sono la stampa
periodica, le relazioni annuali degli istituti ed organizzazioni
internazionali, il Fondo monetario, la Banca mondiale, la
Banca interamericana, la BRI, l'ONU, l'OCSE, l'UNCTAD;
infine, le analisi degli istituti di ricerca e degli accademici,

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nelle quali si toccano talora elevati gradi di astrazione, fino
alla costruzione di teorie pure del debito internazionale,
fondate su raffinate applicazioni della logica matematica,
della teoria dei mercati di credito, della teoria dei giochi, di
quella dell'informazione. Tra le analisi dovute agli istituti di
ricerca merita ricordo - per novità, intelligibilità e pregio
intrinseco - quella appena uscita, a cura dell'Istituto Italo
Latino Americano sulle prospettive finanziarie a medio ter-
mine di quel sub-continente.
     Alle fonti esterne d'informazione si aggiunge, per alcuni
l'esperienza diretta che dei fatti essi acquisiscono nella veste
di protagonisti dei rapporti economici internazionali: quali
operatori economici, uomini politici, funzionari di governo.
     Da qualche anno non appartengo ad alcuno di questi
gruppi. La mia informazione poggia dunque essenzialmente
sulle prime due fonti, solo in parte sulla terza, e presenta
vuoti che avrebbero dovuto forse indurmi a declinare l'ami-
chevole invito del Presidente Fanfani. Ma al rischio di dispia-
cergli ho preferito l'altro, di presentarmi a questo eletto
uditorio pur nel timore di non corrispondere alla sua attesa
e di non saper ripagarlo del tempo sottratto ad altre cure
con la cortese presenza in questo luogo.
     Il processo di accumulazione del debito dei paesi in via
di sviluppo ha preso impeto a partire dal 197 3, quando il
cartello dei paesi produttori di petrolio decise di quasi
quadruplicare il prezzo del barile, con un colpo brutale che
pose ai paesi importatori l'alternativa tra finanziamento e
aggiustamento, ossia tra far fronte al maggior costo con l'uso
delle riserve valutarie e del credito estero, o adottare politi-
che restrittive, di ordine monetario e fiscale, atte a contenere
 il volume complessivo delle importazioni, a prezzo di far
cadere il ritmo dell'attività economica interna.
     I paesi. sviluppati ricorsero a politiche composite, nelle
 quali fecero posto, in vario grado, all'uno e all'altro strumen-
 to. Se l'approccio della restrizione fosse stato scelto in via

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esclusiva o dominante, esso avrebbe sortito l'effetto di una
caduta verticale della domanda mondiale, che avrebbe colpi-
to le correnti di esportazione degli stessi paesi deficitari.
Nella situazione finale, lo sforzo di correzione del disavanzo
esterno posto in atto da ciascun paese sarebbe stato vanifica-
to, in gran parte, dall'analogo tentativo degli altri: alla fine
del generale processo deflattivo sarebbe sussistita soltanto,
come effetto residuale, una riduzione globale del fabbisogno
di fonti di energia, ottenuta da un prezzo altissimo in termi-
ni di minor reddito prodotto.
     Seppure temperato, il ricorso alla restrizione fu abba-
stanza importante e diffuso da collocarsi fra le cause mag-
giori della recessione economica mondiale del 1975, che
colpì gravemente anche il nostro paese. Il reddito nazionale
dell'Italia si contrasse in quell'anno di quasi un 4 per cento,
e il tentativo di rilancio della domanda, attuato per uscire
dalla crisi produttiva, ci precipitò in un'altra: quella del
cambio, apertasi all'inizio del 1976.
     L'impiego dello strumento alternativo, il finanziamento,
fu agevolato, nella seconda metà degli anni Settanta, dalla
presenza di alcune condizioni, anche nuove, di ordine istitu-
zionale e congiunturale. L'abbandono del tallone aureo da
parte degli Stati Uniti, avvenuto nell'agosto 1971, precludeva
ai paesi produttori di petrolio l'investimento della valuta che
venivano acquisendo in oro tratto dalle riserve ufficiali ed
evitava quindi l'effetto di contrazione dell'offerta di moneta
che si sarebbe avuto in vigenza del tallone aureo. La valuta
si riversò invece sul mercato monetario internazionale, solle-
citando una corrispondente offerta di credito a favore dei
paesi deficitari.
     La storica decisione dell'agosto 1971 aveva creato una
condizione di facilità monetaria, che ebbe tra le sue manife-
stazioni l'aumento dei prezzi dei prodotti primari e fu tra le
cause che spinsero i produttori a moltiplicare, per reazione,
il prezzo del petrolio. Ma insieme con questi mali essa

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potenziò l'antidoto dei nuovi circuiti di finanziamento dei
disavanzi insorgenti.
     In un primo circuito, la valuta incassata dai paesi espor-
tatori netti di petrolio, in eccedenza rispetto alla loro capaci-
tà di assorbimento di merci e servizi forniti dal!' estero, si
diresse al mercato internazionale dei capitali, in parte alle
stesse istituzioni multilaterali di finanziamento - il Fondo,
la Banca - e dal mercato venne convogliata ai paesi svilup-
pati importatori di fonti energetiche, quale mezzo di regola-
mento dei loro disavanzi esterni. In un secondo circuito, essa
venne offerta ai paesi in via di sviluppo, più specialmente a
quelli dell'America latina, da zelanti banchieri impegnati, i
maggiori, a scavalcarsi in termini di dimensioni di bilancio e
di profitti, i minori, ad acquistare spazio e lustro entrando
sul mercato internazionale con l'assistenza al lavoro estero
della clientela, l'insediamento sulle grandi piazze, la parteci-
pazione a sindacati di prestito. L'offerta di facilitazioni cre-
ditizie ai paesi in via di sviluppo andò oltre i loro bisogni
 immediati di bilancia dei pagamenti, sollecitando l'adozione
 di politiche espansive che li dilatarono. La valuta presa a
 prestito, rimessa in circolo dai paesi in via di sviluppo come
 domanda d'importazioni, rifluiva ai paesi sviluppati e da
 questi agli esportatori di petrolio che la rioffrivano sui
 mercati internazionali, la crescita del volume di credito in
 essere su questi ultimi riflettendo la cumulazione di saldi
 passivi da parte dei paesi in via di sviluppo non esportatori
 netti di petrolio.
      Verso il 1978 il surplus dei paesi esportatori di petrolio
 era in via di assorbimento, ma l'anno seguente intervenne il
 secondo shock, con la triplicazione del prezzo del barile.
 Esso ricreò un enorme avanzo esterno dei paesi esportatori:
 il balzo all'insù è osservabile nella tavola e nella figura
 contrassegnate con il numero 1. Lo shock riportò nuovamen-
 te in rosso, nel 1980, il saldo di parte corrente della bilancia
 dei pagamenti dei paesi industriali; ma le politiche di aggiu-

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stamento prontamente adottate lo ricondussero all'attivo
negli anni 1981-83; il deficit riemerso nel 1984-85 è dovuto
interamente agli Stati Uniti.
     Il carosello dei finanziamenti internazionali riparti dun-
que, fattosi più grandioso, dopo il nuovo shock. Quando, nel
1982, gli avanzi degli esportatori di petrolio presero nuova-
mente a ridursi, essi vennero sostituiti da una diversa fonte
di alimentazione della liquidità internazionale, cioè dai saldi
attivi di contropartita del disavanzo della bilancia dei paga-
menti degli Stati Uniti, che apparve allora ed assunse, nel
triennio 1983-85, dimensioni colossali. Il gioco alterno dei
contrapposti sbilanci riceve evidenza grafica nella figura già
richiamata. Un circuito deprecabile che si innestò su quello
principale fu l'esportazione, aperta o clandestina, dai paesi
dell'America latina, di una parte sostanziale dei fondi loro
prestati per scopi di sviluppo.
     Sollecitati ad indebitarsi, a tassi reali che nella seconda
metà degli anni Settanta furono anche largamente negativi,
e premuti dalla domanda di investimento e consumo di
popolazioni crescenti, i paesi in via di sviluppo, quelli dell'A-
merica latina in ispecie, non posero sufficiente attenzione
all'accrescimento dei rischi di illiquidità e di insolvenza cui
si esponevano, rischi che sono riflessi nell'innalzamento oltre
ogni misura storica dei vari indici di vulnerabilità: i rapporti
del debito in essere al prodotto nazionale e all'esportazione,
gli analoghi rapporti per il servizio del debito (costituito da
interessi e ammortamenti) e per i soli interessi. L'andamento
di tali rapporti è rappresentato nelle tavole e nelle figure
contrassegnate con i numeri 2 e 3 distintamente per il
complesso dei paesi in via di sviluppo ed il gruppo più
indebitato, il latino-americano.
     Quei rischi erano ulteriormente aggravati dalla evoluzio-
ne in atto nelle politiche economiche del resto del mondo,
caratterizzate come esse erano da un prevalente intento
disinflazionistico, da difetto di coordinamento, dalla trascu-

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ranza delle ripercussioni esterne delle politiche nazionali e
quindi dei possibili effetti di ritorno, da una conseguente
accentuata ed in parte erratica variabilità dei tassi di inte-
resse e di cambio; in termini si.::i nominali che reali, e dei
flussi internazionali di fondi.
     In un contesto così poco cooperativo, il tasso di sviluppo
del prodotto nazionale dei sette maggiori paesi industriali
cadde dal 4 per cento nella media del 1977-79 all'l per cento
in quella del successivo triennio 1980-82. Il livello dei prezzi
delle materie prime non energetiche scese lungo l'intero
corso del biennio 1981-82, secondo appare dalla figura 4. I
tassi reali d'interesse (cioè i tassi depurati del tasso di
inflazione) si impennarono dal 2-3 per cento nel 1980 al 7
per cento circa nel 1982 per l'aumento dei tassi nominali;
nel 1983-85, essi si sono mantenuti invece sugli altri livelli
raggiunti per effetto della caduta dei tassi d'inflazione. Il
cambio medio effettivo del dollaro, cioè della valuta nella
quale è stilata gran parte del debito dei paesi in via di
sviluppo, salì di un 25 per cento circa tra 1'80 e 1'82 e di un
altro 25 per cento tra 1'82 e l'inizio dell'85. Il suo andamen-
to, in termini nominali e reali, è rappresentato, accanto a
quello del marco, nella figura 5.
     La recessione economica fece cadere il volume dell' e-
sportazione dei paesi in via di sviluppo: dopo essersi accre-
sciuto ad un ritmo annuo del 4 per cento nel 1977-79 esso si
contrasse di un 5 per cento annuo nel suçcessivo triennio
1980-82. I paesi in via di sviluppo non esportatori di petrolio,
insieme con la contrazione del volume dell'esportazione
subirono il peggioramento della ragione di scambio che nel
triennio 1980-82 fu, cumulativamente, di un 13 per cento.
     Il rialzo del corso del dollaro, il rincaro del denaro, il
restringimento degli sbocchi, la caduta dei prezzi di esporta-
zione, il peggioramento della ragione di scambio, costituiro-
no per i paesi in via di sviluppo un campo di forze agenti,
alcune, nel sensò della riduzione degli incassi di valuta, altri,

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in quello dell'aumento delle erogazioni, in definitiva coope-
ranti tutte alla maturazione di una crisi dei trasferimenti,
che colpì prima il Messico, nell'agosto del 1982, indi molti
altri paesi. La reazione della comunità finanziaria interna-
zionale fu insieme sollecita e composta. Le banche centrali,
riunite nella BRI, insieme con il Tesoro americano, riusciro-
no a montare un certo numero di operazioni ponte che
diedero tempo, al Fondo monetario internazionale di definire
programmi di assistenza finanziaria e di aggiustamento,
intorno ai quali si ordinarono le operazioni di riscadenza-
mento e rinegoziazione dei prestiti delle banche commercia-
li. Operazioni di riscadenzamento erano state poste in atto,
fin dagli anni Cinquanta, per i crediti di stato o garantiti
dallo Stato, ad opera del Club di Parigi.
     L'insieme degli interventi attuati nel 1982-83 evitò che il
sistema dei rapporti finanziari internazionali entrasse in
crisi. Il pericolo fu ulteriormente allontanato dal migliora-
mento che la congiuntura economica mondiale, e quella dei
paesi in via di sviluppo in ispecie, segnò nel biennio 1983-84.
     La congiuntura del 1985 ha purtroppo riproposto alcuni
degli andamenti negativi del 1980-82: il tasso di sviluppo
dell'area OCSE è caduto dal 5 per cento del 1984 al 2 1/2 del
1985, quello del commercio mondiale dall'8 al 3; le ragioni
di scambio dei paesi in via di sviluppo sono nuovamente
peggiorate; lo stesso è avvenuto dei loro saldi correnti,
nonostante i tagli effettuati sulle importazioni dal 1983 in
poi; il peso del debito e del suo servizio, in rapporto àlle
esportazioni, è risalito. Intanto, la pressione di alcuni dei
maggiori paesi industriali induceva il Fondo monetario a
ridurre alquanto l'accesso ai suoi finanziamenti, la Banca
mondiale e l'IDA a diminuire le loro erogazioni.
     La percezione della serietà delle possibili conseguenze di
questi sviluppi nei paesi da essi colpiti, come sul piano dei
rapporti internazionali, ha finalmente portato, nello scorso
autunno, alla svolta costituita dalla presentazione del cosid-

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detto piano Baker. Il piano fissa, per i paesi in via di svilup-
po, un obiettivo di crescita del 5 per cento annuo nel trien-
nio 1986-88, il quale appare realizzabile a condizione che le
economie dei paesi industriali crescano in ragione del 3 per
cento annuo, e il commercio in ragione del 5; che i paesi
debitori attuino appropriate politiche macroeconomiche e
strutturali; che il flusso dei finanziamenti sia mantenuto in
misura fissata dal piano per i 15 paesi su cui grava la metà
circa dell'indebitamento totale dei paesi in via di sviluppo in
20 miliardi di dollari dalle banche commerciali - corrispon-
denti ad un incremento del 21/2 annuo nella consistenza del
debito in essere - e in 9 aggiuntivi nell'insieme del triennio,
rispetto a un flusso normale di 6 annui, dalla Banca mondia-
le e dalla Banca interamericana.
     L'annuncio del piano ha attenuato il clima di tensione
dei rapporti Nord-Sud, ma la sua attuazione è ostacolata dal
deterioramento intervenuto in quelli tra il Fondo monetario
e alcuni paesi debitori, da problemi di gestione interna alla
Banca Mondiale, dalla difficoltà di formulare programmi nei
quali gli obiettivi dell'aggiustamento e dello sviluppo con-
vergano e di modificare e coordinare in questa nuova ottica i
criteri operativi dei due istituti.
     Successivamente all'annuncio del piano, la caduta del
prezzo del barile di petrolio a 15 dollari e quella del cambio
del dollaro hanno sostanzialmente mutato il quadro in cui
esso si colloca. Le prospettive di crescita dell'economia
mondiale appaiono ora più favorevoli: secondo l'OCSE, l' ef-
fetto di impatto della caduta del prezzo del petrolio è infatti
stimabile ad oltre un punto percentuale di crescita del
prodotto nazionale dei paesi industriali. Il connesso abbassa-
mento della tensione inflazionistica apre la strada ad un calo
dei tassi d'interesse. Questo probabile calo e quello del
numerario in cui il debito è espresso offrono ai debitori un
duplice beneficio.
     Il calo del prezzo del petrolio conduce ad un migliora-

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mento del saldo estero dei paesi in via di sviluppo, che non
ne sono esportatori netti, dell'ordine di 10 miliardi di dolla-
ri, ma al tempo stesso rende più drammatica la situazione di
un gruppo ristretto di paesi in via di sviluppo indebitati, i
quali dipendono dal petrolio per un quota elevata delle
proprie esportazioni: il Messico, indebitato per 100 miliardi
di dollari, l'Equador, la Nigeria, l'Egitto; in un futuro non
lontano, anche il Venezuela, che ancora dispone di ingenti
riserve, l'Algeria e l'Indonesia potrebbero trovarsi in difficol-
tà. La parte del petrolio nel valore della esportazione totale
di sei paesi fortemente indebitati è indicata nella tavola 5:
essa arriva ai nove decimi ed oltre per il Venezuela e la
Nigeria.
     La strategia rafforzata, reinforced strategy, entro la quale
si colloca l'iniziativa Baker dovà modellarsi secondo questa
nuova configurazione dei punti di crisi, e ridisegnare i ruoli
dei vari attori secondo gli insegnamenti del recente passato.
Fra essi, collocherei l'acquisita nozione dei limiti che vari
fattori pongono ali' efficienza di un sistema di finanziamento
dei paesi in via di sviluppo fondato in prevalenza su prestiti
concessi dalle banche commerciali ai governi ed agli enti di
settore pubblico. Le banche commerciali sono esperte nella
valutazione del rischio di credito a livello microeconomico,
della singola impresa, piuttosto che in quella del rischio
sovrano, nel quale sono diversi la destinazione dei fondi, il
grado di trasformazione delle scadenze, la possibilità di
escussione del debitore. In un recente saggio, Rainer Masera
ha ricordato le rovine che il rischio sovrano recò, nel Me-
dioevo, allè case dei Bardi, dei Peruzzi e dei Medici. La sola
penalità in effetti applicabile dalle banche allo stato stranie-
ro debitore è la sospensione dei finanziamenti: arma a dop-
pio taglio perchè, chiudendo al debitore la prospettiva di
una futura assistenza, fa cadere il suo interesse maggiore ad
onorare il debito in essere. Quello di gettare il denaro buono
dietro il cattivo, throwing good money after bad, non è neces-

                                                              23
sariamente un comportamento irrazionale. E l'eventuale
applicazione di forme di penalizzazione diverse dal ritiro del
credito, quali i vincoli al commercio ed ai trasferimenti
internazionali del debitore, è affare di governo. Ancora, il
concorso di troppe banche nel finanziamento di uno stesso
debitore sovrano può dar luogo a fenomeni competitivi non
solo in entrata ma anche in uscita, cioè a tentativi individua-
li di ricuperare il credito per primi, quando insorgano dubbi
sulla solvibilità, liquidità o buona disposizione del debitore:
cioè a fenomeni non dissimili da quelli che le stesse banche
subiscono, i runs dei depositanti.
     È bensì vero che l'azione pronta e responsabile posta in
atto dalle tesorerie e dalle banche centrali, con il concorso
delle maggiori banche commerciali creditrici, nel 1982-83
evitò che siffatti comportamenti acquistassero ampiezza e
minacciassero la stabilità del sistema dei rapporti finanziari
internazionali; ma è anche vero che l'afflusso di fondi dalle
banche commerciali ai paesi in via di sviluppo è stato
caratterizzato da un elevato grado di variabilità; dopo la
bonanza della seconda metà degli anni Settanta e dei primi
anni Ottanta, esso si è fortemente ridotto nel 1984 ed inaridi-
to nell'85; dal 1983, i pagamenti di interessi effettuati dai
paesi in via di sviluppo debitori hanno superato i finanzia-
menti netti ricevuti dal mercato. Si è verificata dunque una
inversione di ruoli, con trasferimento finanziario netto ai
paesi creditori: nel triennio 1983-85, esso si è avvicinato agli
80 miliardi di dollari e, per l'anno in corso, le carte ne
segnano altri 40. Rispetto ai paesi a medio grado di sviluppo
economico che, indebitandosi sul mercato (i market borro-
wers) si sono esposti a queste violente alternanze, gli officia/
borrowers, ai quali la povertà preclude l'accesso al mercato,
hanno beneficiato di una maggiore stabilità nei flussi di
finanziamento ricevuti.
     Il servizio del debito estero ha imposto ai paesi in via di
sviluppo, nel corso dell'ultimo triennio, un processo di aggiu-

24
stamento di carattere prevalentemente negativo, cioè fonda-
 to sulla riduzione delle importazioni, degli investimenti e dei
 consumi. Questi suoi tratti altamente preoccupanti sono
 messi in evidenza dalla tavola 4 che raccoglie le informazio-
 ni fornite dalla Morgan Guaranty. I dati sono limitati a dieci
 paesi dell'America latina; ma da altre fonti si trae che nei
 paesi africani debitori, la Nigeria in ispecie, l'aggiustamento
 ha seguito la stessa strada, di forte contrazione delle risorse
 applicabili agli usi interni.
      Chi scorra la tavola, osserverà che per i dieci paesi
 insieme presi, l'avanzo ·della bilancia commerciale è miglio-
 rato, in modo abbastanza diffuso, da 12 miliardi di dollari
 nel triennio 1980-82 a 110 nel 1983-85; che il saldo passivo
 delle partite correnti è calato, fino quasi ad annullarsi, da 98
 a 5 miliardi; che questi risultati sono stati ottenuti in virtù
 di una contrazione del 30 per cento nel volume dell'importa-
 zione e di un'espansione del 12 in quello dell'esportazione;
 che i redditi pro-capite di quelle popolazioni, nel 1985, sono
_state mediamente inferiori di un sette per cento ai massimi
 che avevano toccato agli inizi degli anni 80; che questa
 contrazione della spesa in termini reali solo in alcuni casi,
 quello dell'Argentina in ispecie, è valsa ad abbattere l'infla-
 zione.
     Appare dal già detto come l'instabilità dei flussi di
credito e dei tassi d'interesse sia stata in parte responsabile
della forma, assai costosa in termini di benessere, che il
processo di aggiustamento ha assunto nei paesi in via di
sviluppo. Quella instabilità è essa stessa funzione dell'attuale
distribuzione di ruoli, la quale pecca per un'eccessiva pre-
senza di debitori di settore pubblico e di creditori di settore
privato. L'eliminazione di tale squilibrio esige due correzioni
di opposto senso: ossia, che da parte dei paesi debitori si
attuino politiche - non solo di assetti proprietari, ma di
prezzi, tariffe, tassi di interesse e di cambio - le quali
consentano l'allargamento del settore privato ed incentivino

                                                              25
l'investimento diretto da parte dell'estero; che da parte dei
creditori si irrobustisca la capacità di credito· degli istituti
internazionali e dei sistemi di finanziamento all'esportazio-
ne. Questo irrobustimento postula, a sua volta, la rapida
approvazione dell'aumento di capitale della Banca mondiale
ed il completamento della VIII Ricostituzione delle risorse
dell'IDA. Il Fondo monetario ha la possibilità di utilizzare
canali e risorse già disponibili: si ricorderà che nel 1983 i
paesi del Gruppo dei Dieci rinnovarono l'Accordo di prestito
al Fondo, ampliandone l'ammontare totale da 6 a 17 miliardi
di dollari ed aprendone l'eventuale utiHzzo anche a favore di
paesi esterni al Gruppo, qualora la stabilità finanziaria mon-
diale apparisse minacciata. Le novetoli risorse liquide del
Fondo possono dunque essere aumentate, al bisogno, attivan- ·
do quella del GAB.
     Circa il ruolo dei crediti ali' esportazione, si può osserva-
re come la realizzazione dei programmi di sviluppo che la
nuova strategia colloca, in rapporto di mutua dipendenza,
accanto a quelli di aggiustamento, sia necessariamente fon-
data sull'investimento. Il credito all'esportazione, per essere
concentrato sulla fornitura di beni strumentali, è dunque
omogeneo a quei programmi e contiene in se stesso un
elemento di verifica della loro congruità. Anche per il credito
all'esportazione, che si è sviluppato come strumento di com-
petizione commerciale, si pone forse il problema della ricer-
ca di assetti più cooperativi.
      È quasi superfluo ricordare, infine, tanto di essa si
 discorre, l'esigenza che i paesi sviluppati mantengano ed
accrescano l'apertura dei loro mercati ai produttori primari:
l'Argentina e l'Uruguay hanno nei giorni scorsi lamentato, a
 ragione, che la CEE pratichi non solo la protezione, ma
 anche il dumping dei prodotti agricoli.

    Nel corso di questa esposizione ho indicato una delle
cause di appesantimento della situazione debitoria dei paesi

26
in via di sviluppo nell'innalzamento dei tassi d'interesse. Il
 tasso di riferimento più usato, il cosiddetto LIBOR, per la
 scadenza a tre mesi sul dollaro, è salito dal 6 per cento nel
 1977 al 17 nel 1981. Ho già accennato che in seguito, pur
 cadendo i tassi nominali, la simultanea flessione dell'infla-
 zione ha mantenuto quelli reali a livelli storicamente elevati.
 Poichè questi tassi superano i saggi di crescita della quasi
 generalità dei paesi in via di sviluppo, essi impongono sul
 loro prodotto nazionale un prelievo crescente e alla lunga
 insostenibile.
     Tra i vari piani intesi ad alleviare l'onere del debito dei
paesi in via di sviluppo che ho ricordato all'inizio, alcuni
 toccano il problema dell'altezza dei tassi, con riflessioni che
mi paiono meritevoli di richiamo e commento. Mi riferisco
più specialmente ai piani del danese Hoffmeyer, governatore
di quella banca centrale, e dello svedese Lindbeck. Hoffme-
yer propone che i governi dei paesi ricchi concorrano con un
sussidio diretto al pagamento degli interessi sui debiti in
essere dei paesi poveri e indica due possibili modalità: la
prima, consistente in un prelievo fiscale sugli interessi frut-
tati dalle riserve in valuta, il cui gettito verrebbe distribuito
ai paesi in via di sviluppo in proporzione al carico d'interessi
loro incombente sul debito estero; la seconda, consistente
nella restituzione diretta di una frazione degli interessi
percepiti da parte dei creditori, i quali acquisterebbero un
corrispondente credito d'imposta. La proposta è motivata
con la considerazione che i sistemi fiscali dei paesi sviluppa-
ti, nei quali gli interessi passivi vengono dedotti dal reddito
tassabile, creano un incentivo ad indebitarsi che spinge i
tassi verso l'alto. Pare a me che Hoffmeyer abbia colto una
soltanto delle sollecitazioni verso l'alto che la finanza pub-
blica imprime ai tassi. Gli imprenditori, di regola, non
prendono denaro a tassi superiori al rendimento atteso sul-
l'investimento che faranno; i governi ignorano questo vinco-
lo, anzi si indebitano anche per finanziare spese correnti. La

                                                              27
loro domanda spiazza quella del settore privato, che troverà
spazio, a tassi innalzati, per una frazione soltanto degli
investimenti che avrebbe fatto ove avesse potuto finanziarli
a tassi più bassi. Della prelazione che i governi esercitano
sul risparmio, con scarso riguardo ai costi immediati e agli
effetti sullo sviluppo, sono chiamati a soffrire anche i paesi
in via di sviluppo. La proposta Hoffmeyer mi sembra trova-
re, nel rialzo dei tassi che segue a questa diversione del
risparmio verso fini improduttivi, una seconda e più robusta
radice.
     Ognuno sa come l'esempio maggiore della forzatura dei
tassi d'interesse che può derivare dalla combinazione di una
politica di bilancio lassista con una politica monetaria rigo-
rista sia stato fornito, nell'ultimo quinquennio, dagli Stati
Uniti. L'innalzamento dei tassi su quel mercato ha sollecita-
to un'ampia importazione di capitali che, sul piano interno,
ha concorso a finanziare il deficit di bilancio, moderando
l'effetto di spiazzamento del settore privato, mentre su quel-
lo esterno ha finanziato l'emergere, indi il giganteggiare del
disavanzo corrente di bilancia dei pagamenti. Al tempo
stesso, essa ha fatto apprezzare il dollaro oltre ogni ragione-
vole limite, riducendo ulteriormente la competitività del]' e-
conomia americana e preparando la successiva caduta.
     L'indifferenza mostrata fino a data recente dalle autorità
americane di fronte a questi sconvolgimenti, che è andata
anche oltre il benign neglect di amministrazioni precedenti,
avrebbe avuto, secondo alcuni, gli effetti benefici di sostene-
re la domanda mondiale con l'assorbimento netto di risorse,
sia pure da parte di un paese ricco che dovrebbe avere
diversa vocazione; di aiutare i paesi in via di sviluppo a
                       0

servire i debiti in esse re; di soddisfare la domanda di attività
finanziarie in dollari espressa dal resto del mondo, e in
ispecie dai cittadini del Sol Levante. Sono qui presenti
persone di me più addentro al dibattito di questa tesi. Mi
limiterò dunque ad osservare che la domanda di attività

28
finanziarie in dollari è funzione anche del tasso offerto; la
scelta da parte americana di un mix più equilibrato di
politica monetaria e fiscale avrebbe messo capo a una meno
alta struttura di tassi, la quale a sua volta avrebbe contenuto
quella domanda; mentre la domanda mondiale di beni e
servizi avrebbe potuto ugualmente sostenersi ove si fosse
realizzato un elevato volume di scambi internazionali, in un
assetto più accettabile dei saldi correnti.
     Vengo a Lindbeck. Egli propone la trasformazione del
debito esistente in un consolidato, postergato nel servizio ai
prestiti nuovi, e fruttante un tasso d'interesse inferiore a
quelli di mercato, ovvero indicizzato ai prezzi di esportazio-
ne spuntati dai paesi debitori. William Gasser, che ha dedi-
cato alle varie proposte un saggio critico-tassonomico, osser-
va che l'attuazione di quella di Lindbeck sarebbe estrema-
mente difficile sul piano giuridico richiedendo il consenso di
migliaia di creditori, ovvero l'intervento della legge nei
contratti. Tuttavia, l'idea che ne ispira la seconda forma,
nella quale l'onere degli interessi verrebbe ragguagliato al
prezzo delle esportazioni dei debitori, potrebbe essere realiz-
zata per altre vie, ad esempio quella dell'intervento del
Fondo monetario internazionale. Esiste già, nell'ambito del
Fondo, una Compensatory Financing Facility intesa appunto
a compensare le deviazioni accentuate che la bilancia com-
merciale dei paesi può segnare, rispetto al proprio trend, per
effetto di eventi naturali, sociali o di mercato sfuggenti al
loro controllo i quali temporaneamente innalzino il costo
delle importazioni o abbassino il ricavo delle esportazioni.
Questa Facility potrebbe essere estesa alle oscillazioni dei
tassi d'interesse, i quali nella proposta Lindbeck verrebbero
misurati in termini non nominali bensì reali. Si potrebbe
anche pensare ad istituire una Facility ad hoc, usando ad
esempio i rientri sui prestiti in passato concessi sul Trust
Fund costituito con la vendita di una parte dell'oro del
Fondo.

                                                            29
La scelta dei prezzi di esportazione quale parametro di
riferimento per il calcolo del tasso reale appare giustificata
sul piano storico come su quello logico. Negli anni dal 1980
al 1985, i tassi nominali ponderati assolti dai paesi in via di
sviluppo sul loro debito si mantennero entro un campo di
variazione assai stretto: dall'8 al 9 e mezzo per cento. Ma
deflazionando questi tassi con l'indice dei prezzi all'esporta-
zione dei paesi debitori si osserva che il tasso reale è salito,
per il complesso dei paesi in via di sviluppo, da un valore
negativo nel 1980 al 16 per cento circa nel 1982-83, e si è
mantenuto sul 14 per cento nello scorso anno.
     Sul piano logico osservo, pur sapendo di ripetermi ri-
spetto a precedenti occasioni, che le ampie oscillazioni del
potere d'acquisto delle monete nazionali - rispetto alle
merci ed alle altre monete - tolgono determinatezza al
contenuto dei contratti che si stringono tra gli operatori di
commercio estero, tra le imprese e i loro clienti e dipenden-
ti, tra i datori e i prenditori di fondi. I meccanismi di
protezione dei contenuti reali delle obbligazioni dalle intrin-
seche debolezze e dalla volatilità del numerario, quando
siano temperati da fasce di oscillazione o cuscinetti adeguati
ad evitare il pregiudizio che potrebbe altrimenti derivarne
agli equilibri monetari interni ed esterni, operando a mio
modesto avviso in senso accrescitivo del benessere sociale.
Nella seconda forma, la proposta di Lindbeck, comunque
attuata, si colloca su questa linea.
     Essa costituisce uno dei molti possibili modi di correlare
l'onere del debito ad indici della capacità di pagamento, od
a grandezze che la influenzano, quali sono i prezzi delle
merci esportate dai paesi debitori. Questo ordine di proposte
introduce dunque nel rapporto di credito un elemento socie-
tario, di partnership, atto ad accrescere, ad un tempo, la
capacità di servire il prestito, perchè modula i pagamenti sul
flusso delle risorse, e la buona disposizione del debitore,
perchè ha un contenuto equitativo. È bensì vero che la

30
presenza nel rapporto di credito di riferimenti alla capacità
di pagamento può avere l'effetto perverso di indurre il
debitore a comportamenti che la riducono (il cosiddetto
mora! hazard) ma nella specie questo rischio non sussiste,
perchè il collegamento tasso-prezzo sollecita piuttosto i paesi
in via di sviluppo ad aumentare la produzione ed i creditori
ad aprire loro i propri mercati. La proposta riduce per il
creditore l'alea del default, che potrebbe anche essere coper-
ta da meccanismi di assicurazione del rischio paese, nell'am-
bito del Fondo, secondo idee avanzate dal suo antico Diretto-
re generale Witteveen, riprese e sviluppate da Masera.
     Nell'esposizione che ora si conclude, l'accento è stato
posto sulla esigenza che il flusso dei fondi verso i paesi in via
di sviluppo sia mantenuto e che nel rapporto di credito
vengano introdotti elementi di flessibilità ed equità. Siffatta
delimitazione del tema discende, oltre che dalle ragioni di
tempo, da due considerazioni.
     La prima, che il dibattito intorno alle linee generali
della politica economica che l'attuale momento storico pro-
pone a debitori e creditori è già stato ampliamente svolto:
una serie di conclusioni intorno alle quali si è formato largo
consenso è contenuto, quasi in forma di codice, nel discorso
tenuto dal Managing Director del Fondo, Larosière, all'Over-
seas Bankers Club di Londra, ai primi di questo mese.
     La seconda considerazione è che il servizio del debito,
prima del limite della capacità del debitore, incontra quello
della sua volontà di pagare; i suggerimenti che ho ritenuto
di esprimere sono anche intesi a sostenere questa seconda, in
linea con le buone prove che i debitori hanno fin qui dato,
tra difficoltà che gli sviluppi recenti ancora accentuano per
alcuni di essi e che sono state esposte con forza, il 21
fel;>braio scorso, nel messaggio del Preside~te de la Madrid
alla Nazione messicana.
     La: molteplicità degli accorgimenti tecnici offerti dalla
riflessione degli studiosi apre un campo fecondo all'esplica-

                                                               31
zione della volontà politica, purchè il dialogo tra Nord e Sud
prosegua con spirito costruttivo, nella consapevolezza che
tra le due parti esiste, piuttosto che una contrapposizione,
una colleganza di ì:'nteressi.
    I capi degli istituti internazionali di credito ed i grandi
argentieri dei paesi sviluppati devono spesso dirsi, come
Amleto «I must be cruel, only to be kind».
    Ma a loro, alle loro controparti ed agli altri protagonisti
del dramma che si svolge sulle scene del mondo, è lecito
ricordare che a Polonio, il quale vorrebbe trattare gli attori
secondo il loro merito, lo stesso Amleto risponde: «Molto
meglio, uomo! Se trattate ognuno secondo il suo merito, chi
sfuggirà alle frustate? Trattateli secondo il vostro proprio
onore e dignità».

32
TAVOLA·l

                                  ANDAMENTO DELLE BILANCE CORRENTI(!) PER GRANDI AREE
                                                    (miliardi di dollari)

                                            1973     1974 1975       1976 1977 1978 1979 1980 1981                   1982 1983         1984     1985 (I)

Stati Uniti .............                      9,1     7,6    21,2     7,5   -11,7   -12,3     2,6     6,6    10,8     - 2,6   -34,5    -93,0      -123,2

Altri paesi industriali ...                   11,2   -18,4   - 1,4   - 7,0     9,3    44,2   - 8,3   -45,4   - 7,6       5,1    38,4     57,8          71,l

PVS esportatori di petro-
  lio ......... .............                  6,7    68,3    35,4    40,3    29,4     5,7    62,1   109,4    51,9     -13,6   -14,5    - 3,5      -    5,7

PVS non esportatori di pe-
  trolio ............                        -11,3   -37,0   -46,3   -32,6   -29,6   -41,5   -61,1   -86,6 -107,8      -86,3   -53,9    -38,7      - 43,8

per memoria
  Tassi di crescita dei paesi
  industriali (%) .........                    6,1     0,5   - 0,6     5,0     3,9     4,1     3,5     1,3     1,6 -     0,2     2,6      4,9           2,8

   Fonte: FMI, World Economie Outlook.
   (1) Esclusi i trasferimenti ufficiali.
   (2) Dati parzialmente stimati.
TAVOLA 2
     DEBITO ESTERO E PRINCIPALI INDICATORI DI RISCHIO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO DEBITORI (1)
                                        Imiliardi di dollari)
                                                                                  Totale PVS debitori

                                                       I      1980
                                                                         I      1981
                                                                                            I     1982        I      1983
                                                                                                                                I      1984
                                                                                                                                                   I   1985 (2)

DEBITO ESTERO (3) ...................                        566,8             662,4              749,l             796,9             829,5              865,1
  - a medio e a lungo termine .......                        455,8             529,4              598,6             664,9             699,3              763,6
     pubblico o con garanzia pubbliM
        ca ...........................                       370,7             422,2              481,8             553,9             592,6              658,2
     di cui: da fonti ufficiali ........                     172,5             193,7              215,6             239,6             259,0              286,1
              da istituzione finanziaria                     154,8             182,7              212,9             254,9             274,9              310,6
     senza garanzia pubblica ........                         85,1             107,2              116,8             111,0             106,6              105,4
     a breve tennine .................                       111,0             133,0              150,4             132,0             130,3              101,5
debito totale/PIL(%) .................                        25,8              28,8               33,0              35,7              35,9               36,4
debito totale/esportazioni di beni e
  servizi (%) ........................                       110,4              123,l             147,7             158,2             150,7              155,5
SERVIZIO DEL DEBITO ..... , . . . . . . . . . . .             87,8              110,7             122,4             111,0             128,6              140,8
  - interessi .......................                         44,9               62,3              70,7              66,8              74,6               76,2
  - rimborsi (4) ....................                         42,9               48,3              51,7              44,1              54,0               64,6
servizio del debito/esportazioni di beM
  ni e servizi (%) ....................                        17,1              20,6              24,1              22,0               23,4              25,3
di cui: interessi/esportazioni di beni
         e servizi (%) ................                         8,7              11,6              13,9               13,3              13,6               13,7

    Fonte: FMI, World Economie Outlook.
    (1) Sono compresi tutti i paesi in via di sviluppo esportatori di petrolio e non, ad esclusione di otto paesi mediorientali esportatori di petrolio per i quali le
passività sull'estero risultano trascurabili rispetto alle attività (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Oman, Qatar).
    (2) Dati parzialmente stimati.
    (3) Escluso il debito verso il FMI.
    (4) Del debito a medio e a lungo termine.
TAVOLA     3

       DEBITO ESTERO E PRINCIPALI INDICATORI DI RISCHIO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO DEBITORI (1)
                                            (miliardi di lire)
                                                                                       America latina

                                                               1980               1981              1982              1983              1984             1985 (2)

DEBITO ESTERO (3) ................ .                           229,4             285,6             325,5             340,2             351,3              358,9
     a medio e a lungo termine ...... .                        176,2             217,2             248,6             282,6             297,3              330,5
     di cui: da fonti ufficiali ....... .                       31,5              35,2              39,9              49,8              56,7               65,2
              da istituzioni finanziarie                        80,2              98,7             115,7             147,2             160,3              185,8
     a breve termine ................ .                         53,2              68,3              76,9              57,6              54,0               28,4
debito totale/PIL(%) ............... .                          32,8              35,8              42,6               48,4              47,0              46,0
debito totale/esportazioni di beni e
  servizi (%) ...................... .                         181,8             207,7             264,7             288,0             271,5              282,2
SERVIZIO DEL DEBITO .. , . . . . . . . , . , ... .              41,6              55,8              62,0               48,l              53,8              55,8
  -      interessi ..................... .                      22,9              33,5              39,0               35,9              39,6              38,5
  -      rimborsi (4) ................... .                     18,7              22,3              23,0               12,2              14,2              17,3
servizio del debito/esportazioni di be~
  ni e servizi (%) ................... .                        33,0              40,6              50,4              40,7               41,6              44,0
  di cui: interessi/esportazioni di beni
          e servizi(%) .............. .                         18,2              24,4              31,7               30,4              30,6              30,4

      Fonte: FMI, World Economie Outlook.
      (1) Sono compresi tuÙi i paesi in via di sviluppo esportatori di petrolio e non, ad esclusione di otto paesi mediorientali esportatori di petrolio per i quali le
passività sull'estero risultano trascurabili rispetto alle attività (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Oman, Qatar).
    (2) Datì parzialmente stimatì.
    (3) Escluso il debito verso il FMI.
    (4) Del debito a medio e a lungo termine.
TAVOLA 4

                                                                    SALDO   DELLA BILANCIA                  Sviluppo in volume       Variazione
                                                                                                                                     del reddito
                     PAESI                               Commerciale           I         Corrente
                                                                                                            dal 1981-82 al 1985
                                                                                                                                      pro-capite
                                                                                                                                     rispetto ai
                                                                                                                                                    Tasso di
                                                                                                                                                   inflazione
                                                     1980-82   I    1983-85    I   1980-82   I   1983-85   Esportaz.   I Importaz.   massimi (l}

                                                                   (miliardi di dollari)                                     (per cento)
Argentina ...........................                    2,1          12,5         - 11,8        - 6,2         26,7      - 43,4       - 16,8             34
Bolivia .............................                    0,9            0,8        -   0,5       - 0,7     - 28,9        -   8,5      - 28,4           495
Brasile .............................                 - 0,8           32,0         -40,9         - 8,0         27,6      - 26,4       -    3,4         336
Cile ................................                 - 3,4             7,0        -   9,0       - 4,6         23,1      - 34,8       - 14,4             21
Colombia ...........................                  - 4,1          - 2,3         -   6,1       - 6,4         14,3      - 22,6       -    0,9           16
Ecuador ............................                     0,6            3,0        -   2,8       - 0,6         41,6      - 26,1       -    6,5           20
Messico ............. , ...............               - 1,4           34,3         - 26,0            9,7       16,2      - 28,9       -    8,0           87
Perù ...................... , .. , ......             - 0,1             2,3        -   3,3       - 1,4     -    6,7      - 45,5       - 14,2             45
Uruguay ............................                  - 1,0             0,6        -   1,7       - 0,5     - 11,6        - 46,1           18,0           73
Venezuela                                               18,8          24,4             4,6          13,7   - 21,3        - 28,1       - 19,3              8
                                    Totale ...          11,6         109,6         - 97,5        - 5,0         11,8      - 29,8       -    7,2     (3) 121

   Fonte: Morgan Guaranty, World Financial Markets (Febbraio 1986).
   (I) I massimi si collocano all'inizio degli anni ottanta.
   (2) Variazione dei prezzi al consumo negli ultimi tre mesi in ragione d'anno.
   (3) Ponderato col PIL 1984.
TAVOLA 5

              ESPORTAZIONI DEI MAGGIORI PAESI IN VIA DI SVILUPPO ESPORTATORI DI PETROLIO
                                           (miliardi di dollari)

                                                                 1978                                 1985 (*)

                    PAESI                        Esportazioni                (1) (2)   Esportazioni                 (!) (2)
                                                              Esportazioni                           Esportazioni
                                                   nette di                              nette di    di merci (2)
                                                              di merci (2)    (%)      petrolio ( I)                 (%)
                                                 petrolio (1)

Messico .............................                 1,8          6,7         27          13,3         22,9          58

Venezuela . , .......................                 8,7          9,2         95          12,8         14,2          90

Nigeria ..........................                    9,4         10,4         90          11,4          11,8         97

Algeria ..........................                    5,9          6,3         94           9,5          13,3         71

Indonesia .........................                   6,3         11,0         57           8,6          19,8         43

Ecuador ............................                  0,6          1,5         40           1,8           2,8         64

                                    Totale ...       32,7         45,1         73          57,4         84,8          68

   Fonte: FMI
   (*) Dati parzialmente stimati.
BILANCE CORRENTI PER ClRANOI                                         AREE

                                                                                        I I I I                                              ,// I
 so,t--t--l--1-+-+--1--+--+-+-l--+'--+--I
                                                                     /\                 Il                                            ,.,,

                                                       I        A       \ j                                                   /

                                                               ,/I }. Lr-- /
               S ATI                     MITI

          \t-/~
                                                  ·t·~./ .~ \ I
  o                                                                                                                ,      I
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                                                                                                                                  ·

            '          \                                   j    I         j                                            ··;~1:;1i·H: p,
                                                                                                                           I I i
                                                                                                                                             VIA       SVILUPPO

                       '                           I ,-->--,, I           I                                                                              1
                                                                                                                                                         1.
                                                           1
                                                           1    Ì''-      1                                                                        '
                                                                                                                                                         I'
                                                                                                                                        ,,l/~-1--
               I I ì', I i
                                        ..........., 1                                                                   I'
                           '-...                 ;.,...

                                       l/ i I I
                                                                       ' i                                                                    '
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               I i \ti\,,_./!
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                                   11li'I Ii I! I',r                                                      j'

1001--1--+--t--t----ll--J--+--'l-c-,4----l-+-+---,
                                   I              I        !                        I           IV1                      I               I         I     1
                                                                                             INDUSTRIALI

                                                                                              sd s1

                                                                       Fig. l
SERVIZIO      DEL DEBITO}
                                                                        ESPRESSI IN% DELLE ESPORTAZIONI
          11111,1
                    SOLI   INTERESSI                                    DI BENI  E SERVIZI

6   --%
5   --
                                                                                                                           --
                                                               /~
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    A

                                    /
                                            V
                                                    ./
                                                                                    "
                                                                                                                                 -
                                                    AMfRJCA                         L-ATIN~
 --
                                                    --- -
                                                               ,
3                                                                  ,,,. .,.uo1111                                         ,,,
                                                      ,,,,,,                                                                     ,,,,,,,
                                                  ,,,,
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2-
                                          ,, ,,,,,
                                    ~               TO' ALE                    F VS     DE s!JTORI

                                    ...
                                                               JHH1(IHHU 1111,11111111 l f l l l l l U I I I I I 1111111111111

    -
                                                                                                                                 H11u,
                                                   1 11
1   A                                           11n '   "'

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                            I

    o.i
          1978             79       80              81                   82             83            84              85               86
         * Sono compresi tutti 1 paesi in via di sviluppo esportatori di petrolio e non, ad esclusione di otto paesi
           mediorientali esportatori di petrolio per i quali la passività sull'estero risultano trascurabili rispetto alle
           attività (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Oman, Qatari).

          Fonte: FM I
                                                                             Fig. 2
J
                          DELLE ESPORTAZIONI
DEBITO TCTALE I~ PERèENTOrDI BENI E  SERVIZI_

                                    DEL        PIL                         111111111111,

                                '          !

                                                                   ...
                              T?TALE!PVS DEBITORI*
                                          '    : .
                                I          '

                                                                  J__ _J
                                                     i
                                                     i_ --
                 ....... T
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            i
                      -I
            I

                                      83       84            85      86
           *cfr. nota fig,2
            Fonte: FM I

                             Fig. 3
INDICI               DEI PREZZl IN                              COLLARI                         1980: 100

12                                                   ,                                   I                                                                   '                           .
                                                     '                                                                                                                                   I
                                                     I
                                                                                                                                 I
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                                                                                                                                                             I
                                                                                                                                                                                         i'
                                                     I            I
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INDICI DEI TASSI   DI CAMBIO ~1980:100

                             Fig. 5
FANFANI, Presidente. Secondo la consuetudine invalsa,
ha chiesto la parola il signor Pierre Defraigne, rappresentan-
te del Commissario Cheysson della CEE, venuto qui apposi-
tamente.
    Quindi prego il signor Defraigne di prendere posto al
microfono.

     DEFRAIGNE, Direttore delle Relazioni Nord-Sud della Di-
rezione Generale delle Relazioni Esterne della Commissione delle
Comunità Europee. Signor Presidente, signor Governatore,
signori ministri, signore e sognori; il signor Cheysson mi ha
incaricato di rappresentarlo a questa importante riunione ed
io gli dirò della conferenza estremamente brillante, ben
articolata e molto puntuale del Governatore Baffi.
     M. Cheysson mi ha anche pregato di aggiungere alcune
osservazioni che riflettano le sue opinioni nel momento in
cui la Comunità prepara i suoi grandi appuntamenti, soprat-
tutto quello di Tokyo, che saranno momenti importanti per
affrontare i problemi del debito pubblico.
     Allora, in due parole, signor Presidente, per non aggiun-
gere una piccola conferenza alla brillante esposizione che
abbiamo appena ascoltato, dobbiamo constatare che la situa-
zione nella quale viviamo riflette fedelmente quello che si
chiama « disordine economico mondiale», in cui si vedono i
paesi più ricchi lanciarsi in una politica di consumi facili,
utilizzando il risparmio del Giappone, e questo è normale,
della Comunità, e questo lo è un po' meno, e dei paesi più

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poveri, e questo non è assolutamente accettabile nè economi-
camente nè politicamente.
     Il merito che la Commissione ha riconosciuto immedia-
tamente al Piano Baker non è solo quello di avere impeditb
le azioni unilaterali e di avere avviato una cooperazione
internazionale al momento critico, ma è anche e soprattutto
quello di avere riconosciuto la corresponsabilità dei paesi
industrializzati e·dei paesi in via di sviluppo nella soluzione
del problema sul tappeto.
     E nei contatti che la Commissione mantiene, in modo
particolare con i paesi del gruppo di Cartagena, la nostra
preoccupazione costante è di insistere su questo loro obbligo
di adeguamento, che deve passare per una fase esteri;ia,
impostata sul breve termine, sulla riduzione delle importa-
zioni e sulla promozione delle esportazioni che, paradossal-
mente, possono incoraggiare, presso di loro e presso di noi, il
comportamento protezionista, che peraltro noi denunciamo,
e di passare da un aggiustamento in crescita, che richiede
necessariamente tempi più lunghi, e che, conseguentemente,
pone un problema finanziario.
     Questo è il messaggio che noi continuiamo a ripetere ai
partners di Cartagena, soprattutto in questo momento, in cui
si discute sul caso drammatico del Messico e sul suo tentati-
vo di collegarsi all'azione unilaterale del Presidente del Perù,
che noi consideriamo assolutamente inaccettabile, almeno in
linea di princìpio.
     Vi è poi il caso dei paesi industrializzati. A questo
 riguardo, è evidente che nel piano Baker non si dice molto
 su quanto dorebbero fare gli Stati Uniti: io credo che si sia
 molto insistito sul ruolo del loro disavanzo nei tassi di
 interesse troppo elevati, che rappresentano una chiave del
 problema, in quanto evidentemente questo avviene - ed il
 Governatore Baffi lo ha rilevato molto acutamente nella sua
 analisi - allorchè le risorse dei paesi in via di sviluppo
 indebitati sono rappresentate, per 1'80 per cento, da materie

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