Ufficio diocesano di pastorale con la Famiglia - Itinerario per famiglie che si preparano a celebrare il Battesimo in Parrocchia
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Ufficio diocesano di pastorale con la Famiglia Itinerario per famiglie che si preparano a celebrare il Battesimo in Parrocchia 1
Il battesimo è per il cristiano ciò che la sorgente è per il fiume: è l’atto da cui sgorga la sua vita in Cristo. È l’inizio di una realtà che non avrà fine. È il più bello e il più magnifico dei doni di Dio (s. Gregorio Nazianzeno). Un dono così ricco che tutto quello che ci è donato dopo, non fa che perfezionare ciò che ci è stato dato allora: è quello che fa la cresima in ordine al dono dello Spirito Santo, e l’eucaristia in ordine alla vita divina e all’incorporazione a Cristo. È quello che avviene per la vita dell’uomo al momento della nascita: c’è già in germe tutto l’uomo di domani: energie vitali, facoltà, attitudini, propensioni sono tutte raccolte in quel fragile essere che si affaccia alla vita, e non avranno che da svilupparsi e da maturare attraverso quel gioco complesso di esperienze che è la vita. Raramente una analogia umana si rivela così pertinente ad illustrare un dato di fede. Se ne è servito lo stesso Gesù che ha detto a Nicodemo: Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto (Gv 3,7). In quell’atto è riassunta tutta la vita cristiana: il seguito non è che sviluppo, esplicitazione, compimento. Tutto l’arco del nostro destino soprannaturale, dalla prima iniziativa con cui Cristo afferra la nostra vita, fino alla conclusione gloriosa, ha nel battesimo il suo fondamento e il suo fulcro. Là sono già presenti tutte le tappe del cammino, tutte le virtualità da sviluppare, e sono già fissate le leggi fondamentali di questo stesso progresso che deve portare a perfezione nel cristiano la pasqua di Cristo. Questo sussidio per la catechesi battesimale è una proposta studiata in comunione con l’Ufficio Diocesano per la Pastorale con la Famiglia, dall’Ufficio Diocesano per la Catechesi e dall’Ufficio Diocesano per la Liturgia, destinato alla sperimentazione nelle parrocchie per il triennio 2017-2020. La collaborazione tra Uffici diocesani è un metodo, nella logica di una pastorale integrata, che mette al centro le persone e le loro situazioni, scavalcando i confini tra 3
le strutture ecclesiali e i recinti pastorali. Il sussidio presenta l’opera pastorale che le parrocchie possono mettere in atto per accompagnare i genitori, i padrini e le madrine e la comunità tutta, al Battesimo dei loro figli e si propone come un primo strumento di pastorale battesimale per aiutare il Parroco e i suoi collaboratori a dire la bellezza della vita nuova in Cristo, a ravvivare la fede nella famiglia che chiede il battesimo e a far prendere coscienza della responsabilità che i genitori hanno nell’educazione cristiana dei figli: in quell’educazione la Chiesa non intende lasciare soli i genitori. Questo sussidio contiene ciò che è utile a livello parrocchiale e familiare, alcuni materiali (presenti anche su siti Internet ma modificati per la nostra realtà) e proposte per sostenere la fede e l’educazione cristiana a livello comunitario. Esso si compone di tre parti: 1. Riguarda il primo incontro tra i genitori che chiedono il Battesimo e il Parroco. Riteniamo che questo sia un momento fondamentale e come tale ha bisogno di una attenzione speciale; 2. Riguarda la celebrazione del Battesimo, con indicazioni per i Parroci, le comunità e i collaboratori, utili a fare della celebrazione del sacramento la migliore catechesi possibile sulla consapevolezza di diventare ed essere figli di Dio e vivere la fede cristiana; 3. Riguarda alcuni temi di fondo da approfondire e che ci sembrano attinenti alla richiesta di Battesimo: la famiglia cristiana, la fede, la comunità cristiana, il battesimo. Questi materiali vanno tenuti presenti negli incontri di preparazione al Battesimo; Siamo convinti che tutte le volte che viene celebrato un Battesimo, i genitori e la comunità cristiana, sono invitati a ravvivare il dono della grazia ricevuta e della responsabilità connessa. Celebrare un sacramento è un momento importante per, dire e testimoniare, la nostra fede in Gesù Cristo e per quanto riguarda in specifico il battesimo il volere trasmettere ai propri figli il dono ricevuto da Dio. E per questo, che ancora una volta, dobbiamo dire una parola di chiarezza ai nostri fratelli e sorelle in Cristo che concepiscono la 4
richiesta e la celebrazione dei sacramenti, quindi anche il Battesimo, come un momento per organizzare una bella festa. Tutti conosciamo lo sfarzo di vestiti, di bomboniere, di ristorante, di fiori e di fotografo. Sembra proprio, che per molti genitori cristiani, questo sia l’unico intento, voluto e perseguito, quando si fa richiesta di un sacramento. Certo, non neghiamo la festa, anzi è necessaria e importante. Ma tutti sappiamo accorgerci, purtroppo, quando questa diventa più importante di qualsiasi altra cosa, più importante della testimonianza di fede. Se in una comunità i battesimi che vengono celebrati, sono preceduti da una adeguata catechesi, si potrà andare oltre la festa che coinvolge il nucleo familiare interessato e nella comunità stessa si matura la persuasione di essere sempre in stato di missione, obbedienti al comando di Gesù risorto: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Mt. 28,19). Un augurio a tutti a non trascurare il dono di Dio, e un invito chiaro e sincero verso i genitori perché finalmente sappiano trasmettere valori appropriati, umani e cristiani, ai propri figli tralasciando ogni vana apparenza e consolidando ciò che veramente ha significato per crescere. Infine, un ringraziamento particolare a don Nicola Commisso direttore dell’Ufficio Liturgico; a don Bruno Cirillo direttore dell’Ufficio Catechistico; a Suor Mira Comi per il loro apporto significativo in questo Sussidio Diocesano che aiuta alla preparazione del Battesimo. Sac Romeo Pietro Vicario per la Pastorale Familiare 5
ALL’INIZIO C’È IL PARROCO Quando due genitori pensano al Battesimo del proprio bambino, in genere vanno in cerca del Parroco, magari senza preavviso, senza sapere bene che cosa devono fare o che cosa potrà accadere una volta fatta la loro richiesta. Qualcosa, in quel papà e in quella mamma, sente che il Parroco è il padre dell’intera comunità. La gioia evidente del Parroco, il suo sorriso e la cordialità che egli saprà far percepire in modo chiaro ed evidente, nonostante ogni circostanza discutibile, conferma in loro un’intuizione corretta, diventa il segno visibile di una accoglienza che supera immediatamente quella del singolo sacerdote che ti ha aperto la porta: «è la Chiesa che ci accoglie e accoglie nostro figlio», percepiranno quei genitori. Indubbiamente, in alcuni casi quei genitori arriveranno dal Parroco in uno dei momenti meno adatti per lui, quando gli sarà quasi impossibile dedicare loro il tempo e la calma che lui stesso vorrebbe e saprebbe offrire in migliori circostanze. Talvolta, inoltre, l’atteggiamento stesso con cui i genitori si presentano potrebbe non essere il più ammirabile, mostrando o un’evidente mancanza di senso religioso o una certa velocità nel dare per scontato e per deciso ciò che invece è frutto di un dono di Dio e della disponibilità della Chiesa. Se chi abbiamo davanti avesse uno stile un po’ trascurato, la migliore reazione è che il Parroco presenti loro nei propri gesti e nelle proprie parole l’umanità e la spiritualità che quei genitori dovranno ritrovare. Poi, se il momento è effettivamente inadeguato a un primo incontro approfondito, sarà possibile subito accordarsi per un appuntamento successivo. Non dimentichiamo, poi, che la nascita di un figlio comporta anche in concreto uno sconvolgimento delle abitudini, dei ritmi, del mondo interiore, tale che non c’è da meravigliarsi troppo, specie in 6
quest’epocache non aiuta molto i giovani a custodire un ordine dei tempi, delle idee e degli affetti, se due giovani genitori si presentassero dal Parroco a chiedere il Battesimo del loro figlio senza preavviso e con alcune idee e convinzioni che dovranno fare qualche progresso. Non bisogna pensare che i nostri tempi e ritmi di vita siano i tempi e i ritmi di vita di quella famiglia che viene a chiedere il battesimo. COSA POSSIAMO OFFRIRE La giusta preoccupazione che il percorso di fede inaugurato dal Battesimo di un neonato sia fruttuoso si manifesta nella preoccupazione suscitata da quei genitori che hanno un evidente bisogno di ricominciare il cammino di fede loro per primi,manifestando di non avere piena coscienza di quel che stanno domandando quando bussano alla porta della parrocchia per “organizzare quel Battesimo”. Per alcuni adulti, pur battezzati, il cristianesimo è semplicemente sconosciuto, per altri è come uno scrigno ereditato ma mai aperto, lasciato da anni in attesa del momento in cui estrarne le ricchezze. A questa situazione, magari rimessa in discussione o almeno resa più “vulnerabile” alla grazia di Dio proprio dall’evento della nascita di un figlio, si risponde non tanto individuando «cosa dobbiamo domandare a quei genitori», quanto piuttosto «cosa dobbiamo offrire a quei genitori per creare le condizioni giuste di un buon Battesimo». I figli si battezzano nella fede della Chiesa. La fede della Chiesa non è solamente quella che si manifesta nel rito del Battesimo, accogliendo Dio che si rivela in Cristo come la Chiesa ci trasmette: è la fede che prende forma negli interventi di grazia che accompagnano, sostengono e stimolano i genitori quando chiedono quel Battesimo. Lo sguardo in avanti, quindi, si concentra su ciò che è possibile mettere in atto, proporre e chiedere a quei genitori, per aiutarli a ravvivare la loro fede, comunque siano arrivati a quel momento. Ricordiamo che papa Francesco in Amoris Laetitia afferma che: “Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (37) e che: “L’amore dei genitori è strumento dell’amore di 7
Dio Padre che attende con tenerezza la nascita di ogni bambino, lo accetta senza condizioni e lo accoglie gratuitamente” (170). IL PROBLEMA DELLE CONDIZIONI MINIME Certo, in questo momento storico, ci si può e ci si deve chiedere se individuare e porre qualche condizione minimale per ammettere al Battesimo un neonato. Per poter ricevere l’Eucaristia, ad esempio, la Chiesa pone ai fanciulli la condizione minima che abbiano raggiunto l’età dei 7 anni, che abbiano uno sviluppo della ragione sufficiente per distinguere il pane normale da quello che la consacrazione eucaristicaha reso una nuova realtà, che conoscano le verità principali della fede e che si siano accostati al sacramento della Riconciliazione. Di per sé, la ragione di queste condizioni è pastorale, poiché dal punto di vista teologico al battezzato non manca nulla di essenziale per poter riceve l’Eucaristia (infatti nell’oriente cristiano l’Eucaristia viene data immediatamente al neonato battezzato). Analogamente, si può pensare che ragioni di saggezza pastorale e spirituale consiglino di individuare qualche condizione minima che non può mancare per poter giungere alla celebrazione del Battesimo di un neonato: evidente, trattandosi di neonati, che le condizioni riguarderebbero il cammino di fede dei genitori nella comunità cristiana. La questione è delicata occorre un sano discernimento. ALCUNI CRITERI PER SITUAZIONI PARTICOLARI Su alcune situazioni, però, è già sufficientemente chiaro come agire. In primo luogo, è illecito negare il Battesimo di un figlio per il fatto che i genitori non sono tra loro congiunti dal sacramento del matrimonio. Sicuramente, se due genitori domandano per il figlio il Battesimo, è opportuno e necessario invitarli a rivedere cristianamente anche la loro vita di adulti e di coppia, aiutandoli a guardare se possibile al matrimonio; ma anche se quei due genitori fossero conviventi, o non potessero sposarsi sacramentalmente, la Chiesa 8
battezza i loro figli. Solo l’opposizione dei genitori all’educazione cattolica del figlio (cioè: quando intendono impedirla) è motivo chiaro per non battezzare quel bambino. Se poi la condizione religiosa e di vita di due genitori non garantisce che il figlio possa ricevere un’educazione cattolica, prima di negare il Battesimo si deve fare tutto il possibile per offrire a quel bambino la prospettiva di tale educazione (ad esempio, “lavorando” alla scelta di padrini e madrine che si assumano efficacemente il compito di educare nella fede il piccolo).Bisogna invece evitare il Battesimo di un bambino, nel caso di genitori di religioni differenti, quando il genitore non cattolico si opponga a che il genitore cattolico faccia tutto ciò che gli è possibile per educare nella fede cattolica il figlio, o quando addirittura pretendesse che quel figlio venga educato ad altra religione o all’ateismo. A parte questi pochi casi, quindi, vale il principio che nessun Parroco porrà condizioni restrittive e selettive per il Battesimo di un neonato,accogliendo con affetto e pazienza i genitori da riavviare a una vita di fede: da questo punto di vista, comunque, è positivo offrire a quei genitori l’occasione di un serio cammino di fede, rispondendo positivamente ma non sbrigativamente alla loro richiesta e stabilendo quei passi che sembra possibile chiedere loro di fare prima di celebrare quel Battesimo. Molte volte, spiegando la bellezza del giungere al Battesimo del bambino avendo percorso un cammino adeguato, I genitori sanno rivedere il “programma” che si erano già figurati espesso si entusiasmano, strada facendo, ringraziando chi li ha aiutati anon precipitare una scelta così importante e un momento così prezioso. SUGGERIMENTI PER IL PRIMO INCONTRO TRA PARROCO E GENITORI 1) Ricordiamo che per i genitori la loro visita al Parroco per parlare di quel Battesimo è per la Chiesa l’occasione di una grande gioia e domanda anzitutto atteggiamenti di accoglienza e di ascolto. Quando all’arrivo dei genitori sono dei collaboratori laici della parrocchia ad accogliere per primi quelle persone, sappiano dare 9
immediatamente la percezione che la parrocchia accoglie in modo diverso da un ufficio di altra natura, e si preoccupino di mettere a loro agio i genitori, che non di rado non sono abituati alla familiarità con il Parroco e con gli ambienti della parrocchia stessa. 2) Prima ancora di ragionare subito sul Battesimo del neonato o di affrontare questioni delicate, il Parroco o chi per lui, dedica qualche momento a conoscere le persone che ha davanti. La prima percezione che un genitore riceve, a quel punto, è che al sacerdote – e quindi alla comunità parrocchiale e alla Chiesa stessa – stanno a cuore le persone, con le loro storie e nella loro condizione concreta. Conoscere le origini, il lavoro, la condizione affettiva e familiare di quei genitori potrà essere utile anche per contestualizzare meglio la loro richiesta del Battesimo del figlio. Naturalmente senza essere troppo invadenti o facendo domande troppo specifiche. Un’importante passaggio in questa fase di dialogo preliminare sarà quello dedicato all’arrivo di quella nuova creatura che è un grande dono di Dio: com’è stata la sua attesa, il tempo che ha preceduto il parto? Che cosa avete pensato e avete provato voi genitori di fronte al miracolo di questa piccola grande vita? e nessuno vi aveva mai detto che eravate folli a mettere al mondo un bambino, di questi tempi? e il bambino è sano, cresce bene? Allora, sarà possibile “risalire” nel colloquio alle radici d’amore di quella nuova vita: qual è la vostra storia di coppia? com’è accaduto che vi siate incontrati e che abbiate capito di amarvi? Anche nel caso che a monte della nascita di un bambino ci siano storie dolorose, è importante creare le condizioni umane per aiutare il genitore ad aprirsi e a confidare ciò che ha vissuto e ciò che l’ha aiutato ad arrivare a questo momento, con quel bambino in braccio, nonostante tutto. 3) Cominciando a reagire a quanto il Parroco, o chi per lui, ha potuto ascoltare dai genitori, cercherà di aprire loro il cuore allo stupore e al senso religioso, aiutandoli a rileggere “con gli occhi di Dio” alcuni passaggi che loro stessi hanno raccontato. Capiamo bene che se questo primo incontro è animato da una coppia di genitori con 10
una fede provata e con dei figli possono mettere a disposizione la loro esperienza in modo più completo e condividerla con i genitori che chiedono il Battesimo. È importante condurre i genitori alla percezione che il figlio è dono di Dio, che la vita è mistero e benedizione, che senza la grazia del Signore non ne saremmo all’altezza e non sapremmo essere nemmeno buoni educatori, che Dio infine è infinita tenerezza, quella che loro stanno provando con il proprio figlio. Vengono così poste le premesse per l’annuncio esplicito di Gesù nostra salvezza, conducendo i genitori stessi a comprendere più chiaramente per quale motivo il loro cuore desidera il Battesimo per quella creatura. Potrebbe a quel punto del discorso chiarirsi un po’ meglio anche la condizione spirituale dei genitori stessi, che magari manifesteranno il bisogno e il piacere di riscoprire la fede talvolta accantonata nel cammino che avevano fin qui percorso. Per questo, in questo primo incontro, i genitori che chiedono il battesimo, non devono percepire in nessun modo di essere giudicati, non devono sentire nessuna parola moralistica di ciò che è giusto o non giusto, non devono percepire minimamente che chi hanno davanti è il perfetto di turno e loro poverini sono “nulla”. Se abbiamo imparato la delicatezza di Dio questo è il momento giusto per metterla in pratica. Sentiamo le parole incantevoli di papa Francesco al numero 99 di Amoris Laetitia: “Essere amabile non è uno stile che un cristiano possa scegliere o rifiutare: è parte delle esigenze irrinunciabili dell’amore, perciò «ogni essere umano è tenuto ad essere affabile con quelli che lo circondano». Ogni giorno, «entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. […] E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore”. 4) Su questa base, il Parroco può spiegare come si arriva al Battesimo di un figlio in questa parrocchia. La Chiesa ha così a cuore ogni uomo, fin dalla sua nascita, e i genitori nel loro impegnativo compito, che desidera aiutarli offrendo momenti, strumenti e persone che accompagneranno i genitori stessi e i piccoli nel cammino fino al 11
Battesimo e oltre il Battesimo. Il Parroco spiega così (magari consegnando ai genitori la lettera che spiega il percorso di accompagnamento fino al Battesimo e oltre il Battesimo la bellezza di un tale cammino e le sue tappe (le catechesi prima del Battesimo, la celebrazione, il percorso fino ai sei anni, per poi continuare in parrocchia con la catechesi dei fanciulli e dei genitori). Se la parrocchia già può disporre di “catechisti zero-sei anni”, il Parroco annuncia fin da questo primo colloquio che ci sono dei catechisti, laici, preparati, che a nome della parrocchia incontreranno i genitori per le catechesi di preparazione e, magari, per continuare anche oltre il cammino. Tali catechisti prenderanno contatto con i genitori per il primo incontro, magari anche nelle loro case. 5) A quel punto il Parroco può fissare la data del Battesimo, avendo presente il calendario della vita parrocchiale e liturgica, specialmente sein quella parrocchia i Battesimi sono celebrati in alcune domeniche dell’anno per diversi bambini insieme. È chiaro che le situazioni d’eccezione possono presentarsi, perciò dove la saggezza pastorale lo esige è giusto concordare la data del Battesimo al di là delle indicazioni ordinariamente seguite in quella parrocchia. 6) Sarà necessario fermarsi un momento su alcuni aspetti delicati o su eventuali problemi da affrontare. Se i genitori fossero preoccupati per il fatto che non sono sposati, vanno rasserenati e al tempo stesso va colta l’occasione per aprire il discorso che riguarda la loro vita di coppia e il loro cammino religioso. Se vi fossero situazioni dolorose a monte della nascita di quel figlio, che domandano qualche attenzione particolare, è importante offrire un ascolto paziente e adattare al caso particolare la prassi normalmente adottata in parrocchia per i Battesimi. Se vi fosse una differenza religiosa tra i genitori tale da costituire un problema, occorre riflettere anche su questo punto, se serve prendendo tempo per maturare un giudizio non affrettato ed eventualmente per consultare il vescovo. In particolare, il Parroco dovrà spiegare che fin dalle origini la Chiesa domanda che accanto 12
al papà e alla mamma ci siano padrini e madrine in grado di contribuire all’educazione religiosa del battezzato, figure che a nome della Chiesa e con la grazia di Dio sono chiamate a dare una testimonianza di fede cattolica vissuta a quel bambino. Perciò la Chiesa riconosce come padrini e madrine i fedeli cattolici, sufficientemente maturi per prendersi cura di altri, che hanno una vita di fede vera. Su questo tema, ciò che potrebbe sembrare evidente al Parroco e ai parrocchiani che hanno una buona vita di fede, non lo è più per molti genitori. Da una parte, infatti, quando l’esperienza religiosa non è stata da essi sviluppata nel corso della loro vita adulta, i genitori sono disabituati a ragionare ordinatamente a partire dal Vangelo e dalle esigenze della fede stessa. D’altra parte, poi, i vincoli familiari o affettivi che li spingono spontaneamente a pensare a determinate persone come padrini o madrine di Battesimo dei loro figli, impediscono sul momento una più accurata valutazione oggettiva su ciò che Dio sta domandando a un uomo e a una donna che accettano la chiamata a essere padrino e madrina. Occorre la pazienza di far fare a quei genitori il sentiero che conduce alle conclusioni codificate saggiamente dalla Chiesa. Per la condizione di disordine affettivo e relazionale o di disaffezione religiosa in cui non pochi adulti conducono la loro attuale esistenza, spesso risulta difficile ai genitori individuare, tra le persone significative per loro, dei cristiani che vivano una vera vita di fede e che non stiano vivendo situazioni e scelte in contrasto con la volontà di Dio. Bisogna inoltre tenere conto che diversi adulti non vedono in alcune scelte umane ciò che è contrario alla volontà di Dio: ad alcuni sembra irrilevante che due battezzati non siano tra loro sposati con il sacramento del Matrimonio, ad esempio; ad altri non è nemmeno venuto in mente di chiedersi se la persona che si vorrebbe come padrino o madrina partecipi mai alla Santa Messa domenicale. Ciò che non è più chiaro, talvolta, è in cosa consista la vita cristiana e, di conseguenza, cosa significhi educare alla vita cristiana. Nel paziente lavoro di ricostruzione della coscienza cristiana, il primo aiuto viene dall’indicare con dolce chiarezza le norme date dalla Chiesa, spiegando le ragioni di fede e anche di saggezza 13
pedagogica alla base di quelle norme. La prima indicazione da dare ai genitori, se possibile, è di meditare la missione che Dio affida a chi è padrino o madrina, prima ancora di pensare quali persone concrete potrebbero avere le caratteristiche adeguate a esserlo per nostro figlio. Proprio perché quei genitori stanno chiedendo un sacramento per il figlio neonato, sarà più facile aiutarli a capire che i sacramenti fanno differenza nella vita, perciò anche rispetto agli adulti vale il discorso che aver ricevuto la Cresima o non averla ricevuta, aver celebrato il sacramento del Matrimonio o non averlo celebrato, ricevere ogni domenica l’Eucaristia o non riceverla quasi mai, non è la stessa cosa, se vogliamo vivere in grazia di Dio e se vogliamo avviare altri a una vita in grazia di Dio. Per aiutare i genitori a meditare su tutto ciò più ampiamente di quanto sia possibile nel primo incontro con il Parroco, è possibile consegnare ai genitori la Lettera sulla scelta dei padrini e delle madrine che permetterà loro di soffermarsi con calma su queste preziose indicazioni. La Chiesa, però, non si limita ad accompagnare i genitori nel discernere chi possono e chi non possono scegliere come padrino o madrina per il Battesimo del loro figlio. La Chiesa coglie ogni occasione e accoglie ogni persona per darle l’opportunità di fare un passo avanti nella fede e nella santità. Non sempre, quindi, è bene attenersi alla valutazione immediata dei genitori, quando a questi sembrasse che una determinata persona sia esclusa dal ruolo di padrino o madrina: se quella persona vivesse in una situazione delicata o sofferta, il Parroco stesso potrebbe proporre ai genitori che la invitino ad un incontro riservato con lui, nel quale chiarire cosa è possibile fare; quell’incontro, in realtà, diventa l’occasione di misericordia concreta per evitare che quella persona sia raggiunta solamente da un “no” a distanza, ma magari possa iniziare a sua volta o riprendere un cammino di fede dal quale può nascere del bene. A chi non potrà essere padrino o madrina, va suggerito che è chiamato a dare comunque la testimonianza buona che può dare. Analogamente si dica per i cristiani non cattolici, i quali non possono essere padrini o madrine ma possono essere testimoni del Battesimo, esercitare di fatto un ruolo di grande importanza affettiva ed 14
educativa per quel bambino, pur non potendo introdurlo all’esperienza della fede cattolica che loro stessi non stanno vivendo. 7) Raccogliere qualche dato per l’anagrafe parrocchiale, sia sulla nuova creatura sia sui suoi genitori, permette di facilitare i contatti successivi con la famiglia e consente più facilmente di segnalare alla comunità parrocchiale, ad esempio attraverso lo strumento del bollettino parrocchiale, la nascita e il Battesimo di quel bambino. A talescopo, può essere utile una “scheda” che ordinatamente permetta di annotare i dati fondamentali. 8) Il Parroco, concludendo il primo incontro con i genitori, benedica sempre la creatura e i suoi genitori, in modo da completare il colloquio con un breve momento di preghiera. Così facendo, il Parroco spiegherà ai coniugi cristiani che, in virtù del sacramento del Matrimonio, essi possono benedire allo stesso modo il loro bambino, specialmente nei momenti più solenni della sua vita futura. Si può invocare la protezione speciale della santissima Madre di Dio, con un’Ave Maria, per poi benedire il piccolo con un segno di croce sulla fronte, anche silenzioso, o magari accompagnato dalle formule previste sul Benedizionale: Il Signore Gesù, che predilige i bambini, ti benedica e ti custodisca nel suo amore. oppure: Dio, Padre onnipotente, fonte di ogni benedizione e provvido custode dei piccoli, che arricchisci e allieti la vita coniugale conil dono dei figli, guarda con bontà questo bambino, che attende di rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo: accoglilo fin da ora nel tuo popolo, perché ricevendo il dono del Battesimo diventi partecipe del tuo regno e insieme con noi impari a benedirti nella tua Chiesa. 15
oppure: Il Signore sia sopra di te per proteggerti, davanti a te per guidarti, dietro di te per custodirti, con te per benedirti. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 9) Il Parroco saluta i genitori consegnando loro qualche materiale utile, che la parrocchia ha predisposto rielaborando quello suggerito a titolo di esempio in questo Sussidio: la Lettera della parrocchia ai genitori, con lo schema del percorso di fede fino al Battesimo e oltre il Battesimo; la Lettera sulla scelta dei padrini e delle madrine; la Promessa di padrini e madrine; la preghiera di benedizione dei figli. 16
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1° INCONTRO:RITI DI INTRODUZIONE Perché chiedete il battesimo per i vostri figli? Gv 1, 35 -39 Che cercate? Rito di accoglienza - nome - segno di croce Educazione alla fede - responsabilità dei genitori nell'educazione alla fede 2° INCONTRO: LITURGIA DELLA PAROLA Marco 4,1 - 9 parabola del seminatore Ascolto della Parola, seme della fede, grazia divina Incorporazione nella Chiesa corpo mistico e popolo di Dio Liberazione dal male con il bene (olio) salvezza forza e coraggio 3° INCONTRO : LITURGIA SACRAMENTALE SALVEZZA - FIGLI NEL FIGLIO: Gv 3, 1-8 Nicodemo Lc 19, 1-9 Zaccheo Rinascere dallo Spirito - acqua - figli nel Figlio Vita nuova in Cristo - rinuncia al male - vivere da figli - quindi da fratelli 18
4° INCONTRO: RIVESTITI DI CRISTO Veste bianca Lc 15 rivestiti della dignità di figli. Luce Gv 8,12 Io sono la luce del mondo Effatà Mc 7,34 salvezza integrale dell'uomo Cristo mi incontra e mi salva qui, oggi Sacerdoti, re e profeti Riti di conclusione 19
PRIMO INCONTRO La domanda dei genitori Perché chiedete il battesimo per i vostri figli? Partire da Gv 1, 35 -39 Che cercate? Rito di accoglienza – nome - segno di croce Presentazione Ogni coppia si presenta con nome, nome del bambino/a e parrocchia di appartenenza. Siamo in cammino verso la celebrazione del Battesimo di nostro figlio. È un evento importante, come importante è stato il momento, atteso da nove mesi, della sua nascita. Vogliamo vivere questo sacramento non come una formalità, ma come un’occasione di riscoperta della nostra fede che, a volte, accantoniamo un po’. Ecco allora che ci viene proposto un itinerario affinché la celebrazione sia frutto di una preparazione attenta e di una piena consapevolezza di quanto sta accadendo… 20
IL NOME: Dio chiama alla vita Ogni bambino che nasce è una speranza per tutti, è un mistero della vita. Questo vostro bambino nasconde un mistero: Dio continua a creare. Con il vostro atto d'amore avete mescolato le vostre mani alle sue, l'atto più grande: concreatori con Dio. Dio ha dato il "soffio di vita" a cellule e cromosomi. E' Dio che vi ha reso genitori. Alleati con Dio per costruire e produrre vita nell'universo. Amore di Dio: Dio Creatore e Amore che ci tiene in vita. Diventare papà e mamma aiuta a capire meglio l'amore di Dio per me. A lui diciamo la nostra meraviglia come ci insegna il salmo 8 O Signore nostro Dio come è grande il tuo nome nell'universo Se guardo il cielo opera delle tue dita e le stelle che hai fissato Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? E il figlio dell'uomo perché te ne curi? E' Dio che chiama alla vita. Quale vita? Per la morte? Per l'eternità? Noi siamo frutto dell'amore, non del caso: dell'amore di genitori unito all'amore di Dio creatore. Siamo un granellino sperso nell'universo, ma un granellino pensato, desiderato, voluto: perché? Esiste in ciascuno di noi un bisogno, un senso, una vocazione: cercare l'Amore, la Vita, la Gioia. Dio è Amore, Gioia, pienezza di Vita. Dio ci ama e vuole il nostro bene autentico, la nostra realizzazione piena. Il nostro bambino, appena nato, ci sembra unico, il più bello di tutti … ed è così! 21
Vogliamo dargli il nome più bello. Dare il nome al bambino è riconoscere la sua unicità, è chiamato ad essere ciò che nessuna persona è stata o sarà. Ora il suo nome "è scritto" per sempre nella storia della comunità cristiana. "Può una mamma dimenticarsi del suo bambino? o non amare il piccolo che ha concepito? Anche se ci fosse una tale donna, io non ti dimenticherò mai. Ho disegnato sul palmo della mia mano il tuo nome, ho negli occhi la tua immagine." Il nome è fondamentale. Con esso verrà indicato molto della loro vita, quel nome farà battere dei cuori, con quel nome essi saranno ricordati per sempre. Anche Dio ha un nome, Mosè glielo chiede sul monte Oreb, il monte di Dio, ed Egli rispose: “Io sono colui che sono”. Sono il Dio della vita, sono il Dio che cammina al tuo fianco, ci sono, sono con te, se me lo permetti, per sempre. L’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù, che è Dio, si fa uomo per essere con l’uomo, in tutto. E' l’incontro tra i vostri figli e Dio stesso. V’ impegnate a presentarli, a chiedere a Dio di essere con i vostri figli sempre, anche quando non ci sarete più. Il nome di vostro figlio sarà scritto nella mano di Dio, così come dice la scrittura, sarà custodito nel suo cuore. Dio si impegna, oggi nel rispetto della vostra libertà e domani di quella dei vostri bimbi, ad abitare nel loro cuore. Questo il senso, l’alleanza che si manifesta nel segno della croce che il sacerdote traccia e che voi tracciate sulla fronte dei vostri figli. 22
La domanda ai genitori e dei genitori Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio? Perché volete battezzare il vostro bambino? Che cosa volete per vostro figlio? Sollecitiamo i genitori ad interrogarsi e raccogliamo le motivazioni. Per questo bambino noi chiediamo il battesimo. Riconosciamo così che il sacramento è un dono … Così come nessuno di noi ha chiesto di nascere o ha scelto di vivere in un determinato luogo, ma tutto ci è stato dato in dono, così noi genitori vogliamo fare a nostro figlio il regalo più bello: essere inserito in Gesù per diventare figlio di Dio. Poi sarà lui, con i nostri insegnamenti e la nostra testimonianza, a scegliere se confermare o meno questo dono ricevuto Il Battesimo: una chiamata Presentiamo il brano dal vangelo di Giovanni facendo individuare: personaggi, cosa fanno, cosa dicono, dove, quando, su un cartellone preparato precedentemente con lo schema, per aiutare le persone ad entrare nel testo. CONTESTO: Battesimo di Gesù e chiamata dei primi discepoli Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con 23
acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio! ”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Personaggi cosa fanno cosa dicono dove / quando Giovanni fissa lo ecco l’agnello sulla riva del Battista sguardo di Dio Giordano il giorno dopo (il battesimo) Gesù Passava Che cercate? si volta Venite e ve- vedendo drete Disse Discepoli seguirono Maestro dove Gesù abiti? Andarono e dove abitava videro quel giorno Si fermarono presso di lui alle 4 del pomeriggio 24
Che cosa fa Giovanni? I discepoli di Giovanni che cosa fanno? Perché? Che cosa cercano? Gesù stesso chiede loro : "Che cercate?" E lo chiede a noi oggi. Figli nel Figlio Se la nascita ci ha coinvolti emotivamente e spiritualmente, ora, in modi diversi, siamo coinvolti nella ri-nascita di nostro figlio, ricordando che noi siamo pro-creatori, collaboratori di Qualcun altro che è il Creatore e l’autore di ogni Vita. Se la nascita ha coinvolto la nostra famiglia e i nostri amici, ora la rinascita coinvolge la Chiesa intera. Il Battesimo infatti dà ai nostri figli il carattere battesimale indelebile, che nessuno potrà mai togliere, ossia la configurazione a Cristo e l’incorporazione nella grande famiglia della Chiesa. Il Rito: tre domande Nel giorno convenuto le famiglie si trovano nella chiesa parrocchiale. il giorno è la Domenica, perché è il giorno del Signore, che ricorda la sua Risurrezione, la sua vittoria sulla morte, il suo passaggio alla vita immortale. Il Battesimo è un vero passaggio, è una Pasqua dal peccato alla vita nuova. Durante l’anno liturgico alcune domeniche hanno un significato particolare. Prima fra tutte la Domenica di Pasqua. E’ bello e significativo che il Battesimo dei bambini venga celebrato durante la veglia pasquale. 25
Ogni volta che si celebra il Battesimo è festa per tutta la Chiesa e non soltanto per i parenti. La celebrazione del rito battesimale esprime la gioia della risurrezione. La comunità cristiana quel giorno può dire: abbiamo acquistato un figlio; la nostra comunità avrà un futuro. Questo coinvolgimento ecclesiale spiega la preferenza che viene data alla celebrazione comunitaria del Battesimo e nel tempo pasquale. (Lasciate che i bambini vengano a me) Il motivo poi di celebrarlo nella chiesa parrocchiale è per sottolineare l’appartenenza ad una comunità ben precisa, alla quale il sacramento aggrega. Ad esprimere l’accoglienza c’è il sacerdote. Egli fa accomodare le famiglie nel luogo per loro predisposto, oppure dalla porta della chiesa, le accompagna personalmente verso l’altare. E si rivolge loro con tre domande. 1- Che nome date al vostro bambino? Dare il nome ad una persona è riconoscere la sua esclusiva identità; chiamarla per nome è esprimere l’amore per lei. Infatti ogni bambino e ogni bambina sono chiamati ad essere ciò che nessun’altra persona è mai stata e nessun’altra persona sarà. Con i suoi genitori, tutti potranno porsi la stessa domanda che ci si faceva a riguardo di Giovanni Battista: “Che sarà mai questo bambino?” (Luca 1,66). (Lasciate che i bambini vengano a me, 75) 26
2- Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio? La risposta è evidente. Il tenore della domanda assomiglia a quello di Gesù ai due discepoli, mandati dietro a lui dal Battista. Che cercate? Non è infatti una ricerca che si esaurisce, in una avventura o in una bella cerimonia. E’ l’itinerario del discepolo che comincia a far sua la proposta del Messia: Vieni e seguimi. Diciamo subito fin dall’inizio, il Battesimo non garantisce niente nella vita presente (nessuna esenzione, nessun pregio, nessun guadagno ecc…), ma rende simili a Gesù Crocifisso e Risorto e dunque rende vera questa vita vissuta secondo i valori del Regno di Dio (cfr Beatitudini). (cfr. APPENDICE: la famiglia cristiana) 3- Cari genitori, chiedendo il Battesimo per i vostri figli, voi vi impegnate a educarli nella fede, perché, nell’osservanza dei comandamenti, imparino ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa responsabilità? La terza domanda, rivolta prima ai genitori, quindi al padrino e alla madrina, esplicita, quanto finora era solo accennato. I genitori si impegnano ad insegnare quanto Gesù ci ha trasmesso, non solo con la dottrina, ma anche nella vita. Quando si diventa genitori, ci si accorge che nella vita tutto cambia. Il tempo non lo si può più gestire come prima. E’ quella piccola creatura che è venuta al mondo che scandisce le ore e gli impegni. Come lo capiscono quelle coppie che devono affrontare notti in bianco perché il bambino si sveglia e piange! E come si fa presto ad imparare! Fare il bagnetto, cambiare i pannolini, dare il biberon, tenere in braccio e cullare…. Quanto aumenta l’ansia, se mangia, 27
se non mangia, se piange….. E non ci si limita solo a garantire il benessere fisico, ma subito si incomincia ad insegnare al bambino a comunicare e a conoscere il mondo circostante (operazione che dura parecchi anni…). Così anche nel Battesimo inizia un percorso identico, di cure e di attenzioni, perché il bambino un po’ per volta si renda conto che è diventato figlio di Dio. La madre Chiesa ne è consapevole. Per la verità anche i genitori lo sono. Fin dal giorno del loro matrimonio lo avevano ben chiaro. In quella circostanza essi dichiararono di “accogliere responsabilmente i figli e a educarli secondo la legge di Cristo. La Chiesa non si limita solo a prendere atto di una decisione, offre un sostegno, dei cammini di crescita nella fede. La vita non ha solo bisogno di venire alla luce, ma di crescere e di svilupparsi dentro un ambito oltre la famiglia naturale, cioè la comunità ecclesiale. In essa deve maturare la conoscenza della verità e l’esperienza di una vita secondo il modello evangelico. A questo scopo giocano un ruolo fondamentale nella celebrazione la comunità e i padrini e le madrine. Così viene descritta la loro responsabilità: Perché la grazia battesimale possa svilupparsi è importante l'aiuto dei genitori. Questo è pure il ruolo del padrino o della madrina, che devono essere dei credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana il neo- battezzato, bambino o adulto. 28
Il loro compito è una vera funzione ecclesiale L'intera comunità ecclesiale ha una parte di responsabilità nello sviluppo e nella conservazione della grazia ricevuta nel Battesimo.( CCC 1255). Il loro compito non è coreografico Essi sono degli autentici garanti nella formazione dei bambini. Nella scelta di chi adempirà a questo ruolo i genitori dovrebbero orientarsi su persone che davvero staranno vicini, non solo con dei regali o con l’amicizia, ma con l’esempio. Persone dunque significative. A loro la Chiesa chiede questa collaborazione che essi non possono smentire con una condotta incoerente nelle scelte di vita. Essi non dovranno mai sostituire la famiglia, anche se in certi casi ne verranno coinvolti. Tuttavia il compito di “madrina” per eccellenza, spetta alla comunità locale, cioè alla parrocchia. (cfr. APPENDICE: la comunità ecclesiale) Il segno della croce sulla fronte… I riti di accoglienza terminano con il segno della croce, tracciato sulla fronte del bambino, prima dal sacerdote, poi dai genitori e dai padrini, con queste parole: “ Caro bambino… la nostra comu- nità ti accoglie… “ È una carezza particolare, è un gesto di benedizione e di accoglienza, nel segno della vita donata da Gesù. 29
La croce non è strumento di morte, ma segno di una vita che non morirà mai. Per questo sarebbe bello prenderci l’impegno di fare ogni giorno su nostro figlio, la mattina e la sera, questo gesto che ricorda anche a noi che questo bambino ci è affidato da Dio, è soprattutto suo figlio, prima che nostro. Perché il segno di croce? E’ chiara fin dall’inizio l’identità del battezzato. La sua croce, le sue braccia aperte e stese, si allargano sul mondo intero. Il suo amore si diffonde ovunque. La sua ansia fa’ sì che da buon pastore, lasci le novantanove pecore e vada alla ricerca di quella perduta, per trovarla e caricarla sulle spalle e ricondurla all’ovile. Può una madre abbandonare il proprio figlio? Se anche lo facesse, io non ti abbandonerò, dice il Signore. La croce è il segno di questa permanente volontà di accogliere, senza che nulla vada perduto di quanto il Padre ha consegnato al Figlio. I nomi del Battesimo Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: «Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e la parola». Lo si chiama Battesimo dal rito centrale con il quale è compiuto: 30
battezzare significa «tuffare», «immergere»; l'«immersione» nell'acqua è sim-bolo del seppellimento del cate-cumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale «nuova creatura» (2 Cor 5,17; Gal 6,15). Questo sacramento è anche chiamato il «lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo » (Tt 3,5), poiché significa e realizza quella nascita dall'acqua e dallo Spirito senza la quale nessuno « può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). «Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono questo insegnamento [catechistico] vengono illuminati nella mente». Poiché nel Battesimo ha ricevuto il Verbo, «la luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), il battezzato, dopo essere stato «illuminato», è divenuto «figlio della luce» e «luce» egli stesso (Ef 5,8): II Battesimo «è il più bello e magnifico dei doni di Dio. [...] Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell'acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio» (San Gregorio Nazianzieno).(cfr. CCC 1213-1216). 31
SECONDO INCONTRO Cosa fa il battesimo: Apre la porta, getta un seme. La scelta delle letture bibliche Nella celebrazione del Battesimo si possono fare tre letture, come nelle messe domenicali, oppure due o addirittura anche una sola, quella del testo evangelico. 1. Ascolto della Parola, seme della fede, grazia divina Incorporazione nella Chiesa corpo mistico e popolo di Dio: iniziazione cristiana, è una progressiva e permanente esperienza di Dio e del suo amore. 2. Responsabilità dei genitori nell'educazione alla fede: Cosa fare: essere cristiano - Cammino di fede dei genitori. 32
3. Liberazione dal male con il bene 4. Salvezza (olio) forza e coraggio per lottare contro il male. Dopo che il bambino è stato accolto dalla comunità con il suo nome che lo identifica e lo distingue come persona da sempre e per sempre pensato e amato da Dio, i genitori e tutti i presenti sono invitati a mettersi all'ascolto della Parola di Dio per risvegliare la loro fede e mettersi al seguito di Gesù come discepoli. DIO PARLA: siamo abituati a sentirci dire alla fine delle letture: "è parola di Dio." Che cosa significa che Dio parla? In realtà noi siamo ogni giorno colpiti dal silenzio di Dio: Dio tace, non si difende. Chiarifica… Giobbe, i salmi… La BIBBIA: è testimonianza che generazioni di uomini hanno creduto di cogliere una parola che veniva da Dio. COME parla Dio? Attraverso gli avvenimenti, è il Dio della storia, la Parola è azione: vuole cambiare le cose, non ci lascia come ci ha trovati; attraverso la vita stessa dell'uomo; con il Figlio, parola del Padre, il Verbo: parola incarnata nella storia dell'umanità. PERCHE' Dio parla? Per rivelare il Figlio perché ci fosse data la possibilità di diventare figli nel Figlio. E NOI come dobbiamo porci? Ascolto - obbedire - aderire 33
La rigenerazione viene operata dal “lavacro unito alla parola”. Non solo la formula unita al segno-gesto sacramentale, ma l’intera proclamazione della parola di Dio, la quale raggiunge la sua efficacia, proprio perché non consiste nella lettura di una antologia di brani biblici edificanti, ma nella Parola creatrice di Colui che ha detto: “Sia la luce. E la luce fu”. Una parola che è sempre evento, azione, creazione. (Cfr Appendice: la FEDE) La nostra vita ha un senso bellissimo per il fatto che Dio si è messo in comunicazione con noi. Dio non solo ci ha creato e ci ha redento, ma continuamente ci parla. Il “libro della creazione” e il libro della Scrittura sono le fonti principali di questo desiderio di dialogo. Dio ci ha parlato in Gesù, seconda persona della Trinità, Verbo incarnato. Così scrive l’autore della lettera agli Ebrei: Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Gesù è il Verbo fatto carne, come ci dice Giovanni nel prologo del suo vangelo. È Parola incarnata nella storia dell’umanità. Quando un bambino inizia a comunicare? I nostri figli non sanno ancora parlare, ma fin dal concepimento comunicano con i gesti, gli sguardi, i pianti, i sorrisi. Comunicano perché ci siamo noi genitori che entriamo in rapporto con loro, cercando di cogliere i segnali delle primizia della loro esistenza. Ci sarà poi un momento in cui formuleranno le prime sillabe, componendo le due espressioni 34
più semplici e più belle: mamma, papà… Dio ci parla nella Sacra Scrittura per aiutare a formulare anche noi le stesse parole di salvezza. Anche noi siamo chiamati a dire a Dio “Abbà”, le prime sillabe del bimbo ebreo che chiama così il suo “papà”. Come genitori l’occasione del battesimo di nostro figlio ci impegna a riprendere seriamente il libro della Sacra Scrittura. La famiglia che si lascia guidare da Cristo non può fare a meno della sua Parola. Nella nostra casa la Bibbia deve avere un posto privilegiato, magari aperta, ben visibile, fonte di ricarica e di intensità spirituale. La liturgia della parola è costituita da questi riti: proclamazione di uno o più testi biblici omelia preghiera dei fedeli invocazione dei santi con le litanie esorcismo e unzione dei bambini con l’olio dei catecumeni. Ascoltiamo la Parola di Dio nel vangelo di Marco Gesù si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 35
Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per intendere intenda.” Analizziamo il testo In piccoli gruppi secondo lo schema: personaggi, cosa fanno, cosa dicono, dove, quando. Far emergere nel dialogo: la gratuità e la generosità del seminatore che semina ovunque, sperando contro ogni speranza, la vitalità del seme, l'abbondanza esagerata del frutto. Alla proclamazione del Vangelo fa seguito l’omelia del sacerdote che offre ulteriori motivi di impegno e di responsabilità ai genitori e padrini interessati. Quindi la preghiera dei fedeli, che raccoglie i voti e le suppliche di tutti, presentati a Dio dalla santa madre Chiesa. Segue un invito ad invocare i santi. Il senso di questa litania è l’unione tra la liturgia terrena e quella celeste, unita all’intercessione di coloro che furono maestri di vita in terra e ora in cielo amici potenti, quasi a sottolineare che il battesimo di un bimbo è festa non solo per la chiesa di quaggiù, ma anche per tutti gli abitanti del Cielo, i santi conosciuti e tanti 36
altri nostri fratelli che ci precedono e ci sostengono. Alle figure più significative di Maria e degli Apostoli, vengono associati i santi patroni della parrocchia e quelli di cui i bambini portano il nome. La lotta contro il male La liturgia della Parola termina con l’Esorcismo e l’Unzione con l’Olio dei catecumeni. I catecumeni sono coloro che ascoltano la Parola di Dio, si preparano a diventare cristiano, a ricevere i sacramenti. La parola di Dio annuncia che Dio ci ama, che ci salva attraverso Gesù Cristo, che accoglie questo bambino dandogli la possibilità di essere liberato dal peccato e dalla morte. Sfuggirà al malecome unlottatore sfugge alla presa dell'avversario. Per questo il bambino viene unto sul petto perché sia forte nella lotta contro il male. Ti ungo con l'olio, segno della salvezza: Ti fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore. Si chiede l’intervento di Dio per vincere il potere di satana e liberare i battezzati dallo spirito del male. La parola “esorcismo” ci può spaventare, richiamando alla mente figure di indemoniati ben lontane dalla tenera immagine dei 37
nostri figli. Perché una simile preghiera su dei bambini così piccoli? Non sono innocenti? Il peccato e la morte sono entrati nel mondo a motivo di satana. Ma ciò è avvenuto per il libero assenso dell’uomo. All’origine del male c’è perciò un peccato dell’uomo: il peccato originale. Il racconto della Genesi, con la narrazione di Adamo ed Eva, è una descrizione simbolica dell’origine del peccato: pensare di mettersi al posto di Dio, di essere dio. L’uomo e la donna creati ad immagine e somiglianza di Dio, perdono questa somiglianza a causa del male. Nelle tentazioni e nei peccati, nelle ingiustizie e nelle violenze, riconosciamo ancora i segni di questa presenza del male nel mondo. Pertanto anche i bambini, in quanto facenti parte dell’umanità decaduta - e non ovviamente a causa di peccati personali - hanno bisogno di rinascere a una vita nuova, per essere figli davanti a Dio, rivestiti di grazia. Si potrebbe riassumere l’azione del diavolo con le tre tentazioni di Gesù: l’avere, i il potere, l'apparire.. Egli non smette mai di tentare. E’ lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza e ci protegge durante il cammino della vita. L’unzione con l’olio dei catecumeni richiama proprio l’energia necessaria da possedere nella lotta contro il maligno. Come un antico gladiatore romano, il cristiano, ancora catecumeno, viene cosparso nel corpo, affinché non solo possa resistere, ma possa essere una preda che sguscia via dalle grinfie dell’avversario. Tale unzione, differente da quella del Crisma, di cui parleremo fra poco, indica l’elezione avvenuta del 38
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