Ufficio diocesano di pastorale con la Famiglia - Itinerario per famiglie che si preparano a celebrare il Battesimo in Parrocchia

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Ufficio diocesano di pastorale con la Famiglia - Itinerario per famiglie che si preparano a celebrare il Battesimo in Parrocchia
Ufficio diocesano di pastorale
           con la Famiglia

 Itinerario per famiglie
    che si preparano
a celebrare il Battesimo
      in Parrocchia
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Ufficio diocesano di pastorale con la Famiglia - Itinerario per famiglie che si preparano a celebrare il Battesimo in Parrocchia
In copertina:
Fonte battesimale
Parrocchia “San Nicola di Bari” – Marina di Gioiosa Jonica

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Il battesimo è per il cristiano ciò che la sorgente è per il fiume: è
l’atto da cui sgorga la sua vita in Cristo. È l’inizio di una realtà che non
avrà fine. È il più bello e il più magnifico dei doni di Dio (s. Gregorio
Nazianzeno). Un dono così ricco che tutto quello che ci è donato
dopo, non fa che perfezionare ciò che ci è stato dato allora: è quello
che fa la cresima in ordine al dono dello Spirito Santo, e l’eucaristia in
ordine alla vita divina e all’incorporazione a Cristo. È quello che
avviene per la vita dell’uomo al momento della nascita: c’è già in
germe tutto l’uomo di domani: energie vitali, facoltà, attitudini,
propensioni sono tutte raccolte in quel fragile essere che si affaccia
alla vita, e non avranno che da svilupparsi e da maturare attraverso
quel gioco complesso di esperienze che è la vita. Raramente una
analogia umana si rivela così pertinente ad illustrare un dato di fede.
Se ne è servito lo stesso Gesù che ha detto a Nicodemo: Non ti
meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto (Gv 3,7). In
quell’atto è riassunta tutta la vita cristiana: il seguito non è che
sviluppo, esplicitazione, compimento. Tutto l’arco del nostro destino
soprannaturale, dalla prima iniziativa con cui Cristo afferra la nostra
vita, fino alla conclusione gloriosa, ha nel battesimo il suo fondamento
e il suo fulcro. Là sono già presenti tutte le tappe del cammino, tutte le
virtualità da sviluppare, e sono già fissate le leggi fondamentali di
questo stesso progresso che deve portare a perfezione nel cristiano la
pasqua di Cristo.
      Questo sussidio per la catechesi battesimale è una proposta
studiata in comunione con l’Ufficio Diocesano per la Pastorale con la
Famiglia, dall’Ufficio Diocesano per la Catechesi e dall’Ufficio
Diocesano per la Liturgia, destinato alla sperimentazione nelle
parrocchie per il triennio 2017-2020. La collaborazione tra Uffici
diocesani è un metodo, nella logica di una pastorale integrata, che
mette al centro le persone e le loro situazioni, scavalcando i confini tra

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le strutture ecclesiali e i recinti pastorali. Il sussidio presenta l’opera
pastorale che le parrocchie possono mettere in atto per
accompagnare i genitori, i padrini e le madrine e la comunità tutta, al
Battesimo dei loro figli e si propone come un primo strumento di
pastorale battesimale per aiutare il Parroco e i suoi collaboratori a dire
la bellezza della vita nuova in Cristo, a ravvivare la fede nella famiglia
che chiede il battesimo e a far prendere coscienza della
responsabilità che i genitori hanno nell’educazione cristiana dei figli: in
quell’educazione la Chiesa non intende lasciare soli i genitori. Questo
sussidio contiene ciò che è utile a livello parrocchiale e familiare,
alcuni materiali (presenti anche su siti Internet ma modificati per la
nostra realtà) e proposte per sostenere la fede e l’educazione
cristiana a livello comunitario. Esso si compone di tre parti:
      1. Riguarda il primo incontro tra i genitori che chiedono il
         Battesimo e il Parroco. Riteniamo che questo sia un momento
         fondamentale e come tale ha bisogno di una attenzione
         speciale;
      2. Riguarda la celebrazione del Battesimo, con indicazioni per i
         Parroci, le comunità e i collaboratori, utili a fare della
         celebrazione del sacramento la migliore catechesi possibile
         sulla consapevolezza di diventare ed essere figli di Dio e vivere
         la fede cristiana;
      3. Riguarda alcuni temi di fondo da approfondire e che ci
         sembrano attinenti alla richiesta di Battesimo: la famiglia
         cristiana, la fede, la comunità cristiana, il battesimo. Questi
         materiali vanno tenuti presenti negli incontri di preparazione al
         Battesimo;
      Siamo convinti che tutte le volte che viene celebrato un
Battesimo, i genitori e la comunità cristiana, sono invitati a ravvivare il
dono della grazia ricevuta e della responsabilità connessa. Celebrare
un sacramento è un momento importante per, dire e testimoniare, la
nostra fede in Gesù Cristo e per quanto riguarda in specifico il
battesimo il volere trasmettere ai propri figli il dono ricevuto da Dio.
      E per questo, che ancora una volta, dobbiamo dire una parola di
chiarezza ai nostri fratelli e sorelle in Cristo che concepiscono la

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richiesta e la celebrazione dei sacramenti, quindi anche il Battesimo,
come un momento per organizzare una bella festa. Tutti conosciamo
lo sfarzo di vestiti, di bomboniere, di ristorante, di fiori e di fotografo.
Sembra proprio, che per molti genitori cristiani, questo sia l’unico
intento, voluto e perseguito, quando si fa richiesta di un sacramento.
Certo, non neghiamo la festa, anzi è necessaria e importante. Ma tutti
sappiamo accorgerci, purtroppo, quando questa diventa più
importante di qualsiasi altra cosa, più importante della testimonianza
di fede.
     Se in una comunità i battesimi che vengono celebrati, sono
preceduti da una adeguata catechesi, si potrà andare oltre la festa
che coinvolge il nucleo familiare interessato e nella comunità stessa si
matura la persuasione di essere sempre in stato di missione, obbedienti
al comando di Gesù risorto: “Andate dunque e ammaestrate tutte le
nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
santo” (Mt. 28,19). Un augurio a tutti a non trascurare il dono di Dio, e
un invito chiaro e sincero verso i genitori perché finalmente sappiano
trasmettere valori appropriati, umani e cristiani, ai propri figli
tralasciando ogni vana apparenza e consolidando ciò che
veramente ha significato per crescere.
     Infine, un ringraziamento particolare a don Nicola Commisso
direttore dell’Ufficio Liturgico; a don Bruno Cirillo direttore dell’Ufficio
Catechistico; a Suor Mira Comi per il loro apporto significativo in
questo Sussidio Diocesano che aiuta alla preparazione del Battesimo.

                                       Sac Romeo Pietro
                               Vicario per la Pastorale Familiare

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ALL’INIZIO C’È IL PARROCO

      Quando due genitori pensano al Battesimo del proprio bambino,
in genere vanno in cerca del Parroco, magari senza preavviso, senza
sapere bene che cosa devono fare o che cosa potrà accadere una
volta fatta la loro richiesta. Qualcosa, in quel papà e in quella
mamma, sente che il Parroco è il padre dell’intera comunità. La gioia
evidente del Parroco, il suo sorriso e la cordialità che egli saprà far
percepire in modo chiaro ed evidente, nonostante ogni circostanza
discutibile, conferma in loro un’intuizione corretta, diventa il segno
visibile di una accoglienza che supera immediatamente quella del
singolo sacerdote che ti ha aperto la porta: «è la Chiesa che ci
accoglie e accoglie nostro figlio», percepiranno quei genitori.
Indubbiamente, in alcuni casi quei genitori arriveranno dal Parroco in
uno dei momenti meno adatti per lui, quando gli sarà quasi impossibile
dedicare loro il tempo e la calma che lui stesso vorrebbe e saprebbe
offrire in migliori circostanze. Talvolta, inoltre, l’atteggiamento stesso
con cui i genitori si presentano potrebbe non essere il più ammirabile,
mostrando o un’evidente mancanza di senso religioso o una certa
velocità nel dare per scontato e per deciso ciò che invece è frutto di
un dono di Dio e della disponibilità della Chiesa. Se chi abbiamo
davanti avesse uno stile un po’ trascurato, la migliore reazione è che il
Parroco presenti loro nei propri gesti e nelle proprie parole l’umanità e
la spiritualità che quei genitori dovranno ritrovare. Poi, se il momento è
effettivamente inadeguato a un primo incontro approfondito, sarà
possibile subito accordarsi per un appuntamento successivo.
      Non dimentichiamo, poi, che la nascita di un figlio comporta
anche in concreto uno sconvolgimento delle abitudini, dei ritmi, del
mondo interiore, tale che non c’è da meravigliarsi troppo, specie in

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quest’epocache non aiuta molto i giovani a custodire un ordine dei
tempi, delle idee e degli affetti, se due giovani genitori si presentassero
dal Parroco a chiedere il Battesimo del loro figlio senza preavviso e
con alcune idee e convinzioni che dovranno fare qualche progresso.
Non bisogna pensare che i nostri tempi e ritmi di vita siano i tempi e i
ritmi di vita di quella famiglia che viene a chiedere il battesimo.

COSA POSSIAMO OFFRIRE

     La giusta preoccupazione che il percorso di fede inaugurato dal
Battesimo di un neonato sia fruttuoso si manifesta nella
preoccupazione suscitata da quei genitori che hanno un evidente
bisogno di ricominciare il cammino di fede loro per primi,manifestando
di non avere piena coscienza di quel che stanno domandando
quando bussano alla porta della parrocchia per “organizzare quel
Battesimo”. Per alcuni adulti, pur battezzati, il cristianesimo è
semplicemente sconosciuto, per altri è come uno scrigno ereditato
ma mai aperto, lasciato da anni in attesa del momento in cui estrarne
le ricchezze. A questa situazione, magari rimessa in discussione o
almeno resa più “vulnerabile” alla grazia di Dio proprio dall’evento
della nascita di un figlio, si risponde non tanto individuando «cosa
dobbiamo domandare a quei genitori», quanto piuttosto «cosa
dobbiamo offrire a quei genitori per creare le condizioni giuste di un
buon Battesimo». I figli si battezzano nella fede della Chiesa. La fede
della Chiesa non è solamente quella che si manifesta nel rito del
Battesimo, accogliendo Dio che si rivela in Cristo come la Chiesa ci
trasmette: è la fede che prende forma negli interventi di grazia che
accompagnano, sostengono e stimolano i genitori quando chiedono
quel Battesimo. Lo sguardo in avanti, quindi, si concentra su ciò che è
possibile mettere in atto, proporre e chiedere a quei genitori, per
aiutarli a ravvivare la loro fede, comunque siano arrivati a quel
momento. Ricordiamo che papa Francesco in Amoris Laetitia afferma
che: “Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di
sostituirle” (37) e che: “L’amore dei genitori è strumento dell’amore di

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Dio Padre che attende con tenerezza la nascita di ogni bambino, lo
accetta senza condizioni e lo accoglie gratuitamente” (170).

IL PROBLEMA DELLE CONDIZIONI MINIME

    Certo, in questo momento storico, ci si può e ci si deve chiedere se
individuare e porre qualche condizione minimale per ammettere al
Battesimo un neonato. Per poter ricevere l’Eucaristia, ad esempio, la
Chiesa pone ai fanciulli la condizione minima che abbiano raggiunto
l’età dei 7 anni, che abbiano uno sviluppo della ragione sufficiente
per distinguere il pane normale da quello che la consacrazione
eucaristicaha reso una nuova realtà, che conoscano le verità
principali della fede e che si siano accostati al sacramento della
Riconciliazione. Di per sé, la ragione di queste condizioni è pastorale,
poiché dal punto di vista teologico al battezzato non manca nulla di
essenziale per poter riceve l’Eucaristia (infatti nell’oriente cristiano
l’Eucaristia viene data immediatamente al neonato battezzato).
Analogamente, si può pensare che ragioni di saggezza pastorale e
spirituale consiglino di individuare qualche condizione minima che non
può mancare per poter giungere alla celebrazione del Battesimo di un
neonato: evidente, trattandosi di neonati, che le condizioni
riguarderebbero il cammino di fede dei genitori nella comunità
cristiana. La questione è delicata occorre un sano discernimento.

ALCUNI CRITERI PER SITUAZIONI PARTICOLARI

    Su alcune situazioni, però, è già sufficientemente chiaro come
agire. In primo luogo, è illecito negare il Battesimo di un figlio per il
fatto che i genitori non sono tra loro congiunti dal sacramento del
matrimonio. Sicuramente, se due genitori domandano per il figlio il
Battesimo, è opportuno e necessario invitarli a rivedere cristianamente
anche la loro vita di adulti e di coppia, aiutandoli a guardare se
possibile al matrimonio; ma anche se quei due genitori fossero
conviventi, o non potessero sposarsi sacramentalmente, la Chiesa

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battezza i loro figli. Solo l’opposizione dei genitori all’educazione
cattolica del figlio (cioè: quando intendono impedirla) è motivo chiaro
per non battezzare quel bambino. Se poi la condizione religiosa e di
vita di due genitori non garantisce che il figlio possa ricevere
un’educazione cattolica, prima di negare il Battesimo si deve fare
tutto il possibile per offrire a quel bambino la prospettiva di tale
educazione (ad esempio, “lavorando” alla scelta di padrini e madrine
che si assumano efficacemente il compito di educare nella fede il
piccolo).Bisogna invece evitare il Battesimo di un bambino, nel caso di
genitori di religioni differenti, quando il genitore non cattolico si
opponga a che il genitore cattolico faccia tutto ciò che gli è possibile
per educare nella fede cattolica il figlio, o quando addirittura
pretendesse che quel figlio venga educato ad altra religione o
all’ateismo.
    A parte questi pochi casi, quindi, vale il principio che nessun
Parroco porrà condizioni restrittive e selettive per il Battesimo di un
neonato,accogliendo con affetto e pazienza i genitori da riavviare a
una vita di fede: da questo punto di vista, comunque, è positivo offrire
a quei genitori l’occasione di un serio cammino di fede, rispondendo
positivamente ma non sbrigativamente alla loro richiesta e stabilendo
quei passi che sembra possibile chiedere loro di fare prima di
celebrare quel Battesimo. Molte volte, spiegando la bellezza del
giungere al Battesimo del bambino avendo percorso un cammino
adeguato, I genitori sanno rivedere il “programma” che si erano già
figurati espesso si entusiasmano, strada facendo, ringraziando chi li ha
aiutati anon precipitare una scelta così importante e un momento così
prezioso.

SUGGERIMENTI PER IL PRIMO INCONTRO TRA PARROCO E GENITORI

    1) Ricordiamo che per i genitori la loro visita al Parroco per parlare
di quel Battesimo è per la Chiesa l’occasione di una grande gioia e
domanda anzitutto atteggiamenti di accoglienza e di ascolto.
Quando all’arrivo dei genitori sono dei collaboratori laici della
parrocchia ad accogliere per primi quelle persone, sappiano dare

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immediatamente la percezione che la parrocchia accoglie in modo
diverso da un ufficio di altra natura, e si preoccupino di mettere a loro
agio i genitori, che non di rado non sono abituati alla familiarità con il
Parroco e con gli ambienti della parrocchia stessa.

     2) Prima ancora di ragionare subito sul Battesimo del neonato o di
affrontare questioni delicate, il Parroco o chi per lui, dedica qualche
momento a conoscere le persone che ha davanti. La prima
percezione che un genitore riceve, a quel punto, è che al sacerdote –
e quindi alla comunità parrocchiale e alla Chiesa stessa – stanno a
cuore le persone, con le loro storie e nella loro condizione concreta.
Conoscere le origini, il lavoro, la condizione affettiva e familiare di quei
genitori potrà essere utile anche per contestualizzare meglio la loro
richiesta del Battesimo del figlio. Naturalmente senza essere troppo
invadenti o facendo domande troppo specifiche. Un’importante
passaggio in questa fase di dialogo preliminare sarà quello dedicato
all’arrivo di quella nuova creatura che è un grande dono di Dio:
com’è stata la sua attesa, il tempo che ha preceduto il parto? Che
cosa avete pensato e avete provato voi genitori di fronte al miracolo
di questa piccola grande vita? e nessuno vi aveva mai detto che
eravate folli a mettere al mondo un bambino, di questi tempi? e il
bambino è sano, cresce bene? Allora, sarà possibile “risalire” nel
colloquio alle radici d’amore di quella nuova vita: qual è la vostra
storia di coppia? com’è accaduto che vi siate incontrati e che
abbiate capito di amarvi? Anche nel caso che a monte della nascita
di un bambino ci siano storie dolorose, è importante creare le
condizioni umane per aiutare il genitore ad aprirsi e a confidare ciò
che ha vissuto e ciò che l’ha aiutato ad arrivare a questo momento,
con quel bambino in braccio, nonostante tutto.

    3) Cominciando a reagire a quanto il Parroco, o chi per lui, ha
potuto ascoltare dai genitori, cercherà di aprire loro il cuore allo
stupore e al senso religioso, aiutandoli a rileggere “con gli occhi di
Dio” alcuni passaggi che loro stessi hanno raccontato. Capiamo bene
che se questo primo incontro è animato da una coppia di genitori con

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una fede provata e con dei figli possono mettere a disposizione la loro
esperienza in modo più completo e condividerla con i genitori che
chiedono il Battesimo. È importante condurre i genitori alla percezione
che il figlio è dono di Dio, che la vita è mistero e benedizione, che
senza la grazia del Signore non ne saremmo all’altezza e non
sapremmo essere nemmeno buoni educatori, che Dio infine è infinita
tenerezza, quella che loro stanno provando con il proprio figlio.
Vengono così poste le premesse per l’annuncio esplicito di Gesù
nostra salvezza, conducendo i genitori stessi a comprendere più
chiaramente per quale motivo il loro cuore desidera il Battesimo per
quella creatura. Potrebbe a quel punto del discorso chiarirsi un po’
meglio anche la condizione spirituale dei genitori stessi, che magari
manifesteranno il bisogno e il piacere di riscoprire la fede talvolta
accantonata nel cammino che avevano fin qui percorso. Per questo,
in questo primo incontro, i genitori che chiedono il battesimo, non
devono percepire in nessun modo di essere giudicati, non devono
sentire nessuna parola moralistica di ciò che è giusto o non giusto, non
devono percepire minimamente che chi hanno davanti è il perfetto di
turno e loro poverini sono “nulla”. Se abbiamo imparato la delicatezza
di Dio questo è il momento giusto per metterla in pratica. Sentiamo le
parole incantevoli di papa Francesco al numero 99 di Amoris Laetitia:
“Essere amabile non è uno stile che un cristiano possa scegliere o
rifiutare: è parte delle esigenze irrinunciabili dell’amore, perciò «ogni
essere umano è tenuto ad essere affabile con quelli che lo
circondano». Ogni giorno, «entrare nella vita dell’altro, anche quando
fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento
non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. […] E l’amore, quanto
più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la
capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore”.

    4) Su questa base, il Parroco può spiegare come si arriva al
Battesimo di un figlio in questa parrocchia. La Chiesa ha così a cuore
ogni uomo, fin dalla sua nascita, e i genitori nel loro impegnativo
compito, che desidera aiutarli offrendo momenti, strumenti e persone
che accompagneranno i genitori stessi e i piccoli nel cammino fino al

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Battesimo e oltre il Battesimo. Il Parroco spiega così (magari
consegnando ai genitori la lettera che spiega il percorso di
accompagnamento fino al Battesimo e oltre il Battesimo la bellezza di
un tale cammino e le sue tappe (le catechesi prima del Battesimo, la
celebrazione, il percorso fino ai sei anni, per poi continuare in
parrocchia con la catechesi dei fanciulli e dei genitori). Se la
parrocchia già può disporre di “catechisti zero-sei anni”, il
Parroco annuncia fin da questo primo colloquio che ci sono dei
catechisti, laici, preparati, che a nome della parrocchia incontreranno
i genitori per le catechesi di preparazione e, magari, per continuare
anche oltre il cammino. Tali catechisti prenderanno contatto con i
genitori per il primo incontro, magari anche nelle loro case.

      5) A quel punto il Parroco può fissare la data del Battesimo,
avendo presente il calendario della vita parrocchiale e liturgica,
specialmente sein quella parrocchia i Battesimi sono celebrati in
alcune domeniche dell’anno per diversi bambini insieme. È chiaro che
le situazioni d’eccezione possono presentarsi, perciò dove la saggezza
pastorale lo esige è giusto concordare la data del Battesimo al di là
delle indicazioni ordinariamente seguite in quella parrocchia.

    6) Sarà necessario fermarsi un momento su alcuni aspetti delicati o
su eventuali problemi da affrontare. Se i genitori fossero preoccupati
per il fatto che non sono sposati, vanno rasserenati e al tempo stesso
va colta l’occasione per aprire il discorso che riguarda la loro vita di
coppia e il loro cammino religioso. Se vi fossero situazioni dolorose a
monte della nascita di quel figlio, che domandano qualche
attenzione particolare, è importante offrire un ascolto paziente e
adattare al caso particolare la prassi normalmente adottata in
parrocchia per i Battesimi.
    Se vi fosse una differenza religiosa tra i genitori tale da
costituire un problema, occorre riflettere anche su questo punto, se
serve prendendo tempo per maturare un giudizio non affrettato ed
eventualmente per consultare il vescovo. In particolare, il Parroco
dovrà spiegare che fin dalle origini la Chiesa domanda che accanto

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al papà e alla mamma ci siano padrini e madrine in grado di
contribuire all’educazione religiosa del battezzato, figure che a nome
della Chiesa e con la grazia di Dio sono chiamate a dare una
testimonianza di fede cattolica vissuta a quel bambino. Perciò la
Chiesa riconosce come padrini e madrine i fedeli cattolici,
sufficientemente maturi per prendersi cura di altri, che hanno una vita
di fede vera. Su questo tema, ciò che potrebbe sembrare evidente al
Parroco e ai parrocchiani che hanno una buona vita di fede, non lo è
più per molti genitori. Da una parte, infatti, quando l’esperienza
religiosa non è stata da essi sviluppata nel corso della loro vita adulta, i
genitori sono disabituati a ragionare ordinatamente a partire dal
Vangelo e dalle esigenze della fede stessa. D’altra parte, poi, i vincoli
familiari o affettivi che li spingono spontaneamente a pensare a
determinate persone come padrini o madrine di Battesimo dei loro
figli, impediscono sul momento una più accurata valutazione
oggettiva su ciò che Dio sta domandando a un uomo e a una donna
che accettano la chiamata a essere padrino e madrina. Occorre la
pazienza di far fare a quei genitori il sentiero che conduce alle
conclusioni codificate saggiamente dalla Chiesa. Per la condizione di
disordine affettivo e relazionale o di disaffezione religiosa in cui non
pochi adulti conducono la loro attuale esistenza, spesso risulta difficile
ai genitori individuare, tra le persone significative per loro, dei cristiani
che vivano una vera vita di fede e che non stiano vivendo situazioni e
scelte in contrasto con la volontà di Dio. Bisogna inoltre tenere conto
che diversi adulti non vedono in alcune scelte umane ciò che è
contrario alla volontà di Dio: ad alcuni sembra irrilevante che due
battezzati non siano tra loro sposati con il sacramento del Matrimonio,
ad esempio; ad altri non è nemmeno venuto in mente di chiedersi se
la persona che si vorrebbe come padrino o madrina partecipi mai alla
Santa Messa domenicale.
      Ciò che non è più chiaro, talvolta, è in cosa consista la vita
cristiana e, di conseguenza, cosa significhi educare alla vita cristiana.
Nel paziente lavoro di ricostruzione della coscienza cristiana, il primo
aiuto viene dall’indicare con dolce chiarezza le norme date dalla
Chiesa, spiegando le ragioni di fede e anche di saggezza

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pedagogica alla base di quelle norme. La prima indicazione da dare
ai genitori, se possibile, è di meditare la missione che Dio affida a chi è
padrino o madrina, prima ancora di pensare quali persone concrete
potrebbero avere le caratteristiche adeguate a esserlo per nostro
figlio. Proprio perché quei genitori stanno chiedendo un sacramento
per il figlio neonato, sarà più facile aiutarli a capire che i sacramenti
fanno differenza nella vita, perciò anche rispetto agli adulti vale il
discorso che aver ricevuto la Cresima o non averla ricevuta, aver
celebrato il sacramento del Matrimonio o non averlo celebrato,
ricevere ogni domenica l’Eucaristia o non riceverla quasi mai, non è la
stessa cosa, se vogliamo vivere in grazia di Dio e se vogliamo
avviare altri a una vita in grazia di Dio. Per aiutare i genitori a meditare
su tutto ciò più ampiamente di quanto sia possibile nel primo incontro
con il Parroco, è possibile consegnare ai genitori la Lettera sulla scelta
dei padrini e delle madrine che permetterà loro di soffermarsi con
calma su queste preziose indicazioni. La Chiesa, però, non si limita ad
accompagnare i genitori nel discernere chi possono e chi non
possono scegliere come padrino o madrina per il Battesimo del loro
figlio. La Chiesa coglie ogni occasione e accoglie ogni persona per
darle l’opportunità di fare un passo avanti nella fede e nella santità.
Non sempre, quindi, è bene attenersi alla valutazione immediata dei
genitori, quando a questi sembrasse che una determinata persona sia
esclusa dal ruolo di padrino o madrina: se quella persona vivesse in
una situazione delicata o sofferta, il Parroco stesso potrebbe proporre
ai genitori che la invitino ad un incontro riservato con lui, nel quale
chiarire cosa è possibile fare; quell’incontro, in realtà, diventa
l’occasione di misericordia concreta per evitare che quella persona
sia raggiunta solamente da un “no” a distanza, ma magari possa
iniziare a sua volta o riprendere un cammino di fede dal quale può
nascere del bene.
      A chi non potrà essere padrino o madrina, va suggerito che è
chiamato a dare comunque la testimonianza buona che può dare.
Analogamente si dica per i cristiani non cattolici, i quali non possono
essere padrini o madrine ma possono essere testimoni del Battesimo,
esercitare di fatto un ruolo di grande importanza affettiva ed

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educativa per quel bambino, pur non potendo introdurlo
all’esperienza della fede cattolica che loro stessi non stanno vivendo.

    7) Raccogliere qualche dato per l’anagrafe parrocchiale, sia sulla
nuova creatura sia sui suoi genitori, permette di facilitare i contatti
successivi con la famiglia e consente più facilmente di segnalare alla
comunità parrocchiale, ad esempio attraverso lo strumento del
bollettino parrocchiale, la nascita e il Battesimo di quel bambino. A
talescopo, può essere utile una “scheda” che ordinatamente
permetta di annotare i dati fondamentali.

     8) Il Parroco, concludendo il primo incontro con i genitori,
benedica sempre la creatura e i suoi genitori, in modo da completare
il colloquio con un breve momento di preghiera. Così facendo, il
Parroco spiegherà ai coniugi cristiani che, in virtù del sacramento del
Matrimonio, essi possono benedire allo stesso modo il loro bambino,
specialmente nei momenti più solenni della sua vita futura. Si può
invocare la protezione speciale della santissima Madre di Dio, con
un’Ave Maria, per poi benedire il piccolo con un segno di croce sulla
fronte, anche silenzioso, o magari accompagnato dalle formule
previste sul Benedizionale:
     Il Signore Gesù, che predilige i bambini,
     ti benedica e ti custodisca nel suo amore.

oppure:
   Dio, Padre onnipotente, fonte di ogni benedizione
   e provvido custode dei piccoli,
   che arricchisci e allieti la vita coniugale conil dono dei figli,
   guarda con bontà questo bambino,
   che attende di rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo:
   accoglilo fin da ora nel tuo popolo,
   perché ricevendo il dono del Battesimo
   diventi partecipe del tuo regno
   e insieme con noi impari a benedirti nella tua Chiesa.

                                                                       15
oppure:
   Il Signore sia sopra di te per proteggerti,
   davanti a te per guidarti,
   dietro di te per custodirti,
   con te per benedirti.
   Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

     9) Il Parroco saluta i genitori consegnando loro qualche materiale
utile, che la parrocchia ha predisposto rielaborando quello suggerito a
titolo di esempio in questo Sussidio:
      la Lettera della parrocchia ai genitori, con lo schema del
         percorso di fede fino al Battesimo e oltre il Battesimo;
      la Lettera sulla scelta dei padrini e delle madrine;
      la Promessa di padrini e madrine;
      la preghiera di benedizione dei figli.

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17
1° INCONTRO:RITI DI INTRODUZIONE

  Perché chiedete il battesimo per i vostri figli?
  Gv 1, 35 -39   Che cercate?
  Rito di accoglienza - nome - segno di croce
  Educazione alla fede - responsabilità              dei genitori
   nell'educazione alla fede

2° INCONTRO: LITURGIA DELLA PAROLA

  Marco 4,1 - 9 parabola del seminatore
  Ascolto della Parola, seme della fede, grazia divina
  Incorporazione nella Chiesa corpo mistico e popolo di Dio
  Liberazione dal male con il bene (olio) salvezza forza e
   coraggio

3° INCONTRO : LITURGIA SACRAMENTALE
SALVEZZA - FIGLI NEL FIGLIO:

  Gv 3, 1-8 Nicodemo Lc 19, 1-9 Zaccheo
  Rinascere dallo Spirito - acqua - figli nel Figlio
  Vita nuova in Cristo     - rinuncia al male
                            - vivere da figli
                            - quindi da fratelli

                                                                18
4° INCONTRO: RIVESTITI DI CRISTO

  Veste bianca Lc 15        rivestiti della dignità di figli.
  Luce           Gv 8,12 Io sono la luce del mondo
  Effatà         Mc 7,34 salvezza integrale dell'uomo
  Cristo mi incontra e mi salva qui, oggi
  Sacerdoti, re e profeti
  Riti di conclusione

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PRIMO INCONTRO

La domanda dei genitori
Perché chiedete il battesimo per i vostri figli?

Partire da Gv 1, 35 -39 Che cercate?
Rito di accoglienza – nome - segno di croce

Presentazione
Ogni coppia si presenta con nome, nome del bambino/a e
parrocchia di appartenenza.

Siamo in cammino verso la celebrazione del Battesimo di
nostro figlio. È un evento importante, come importante è
stato il momento, atteso da nove mesi, della sua nascita.
Vogliamo vivere questo sacramento non come una formalità,
ma come un’occasione di riscoperta della nostra fede che, a
volte, accantoniamo un po’.
Ecco allora che ci viene proposto un itinerario affinché la
celebrazione sia frutto di una preparazione attenta e di una
piena consapevolezza di quanto sta accadendo…

                                                          20
IL NOME: Dio chiama alla vita

Ogni bambino che nasce è una speranza per tutti, è un
mistero della vita. Questo vostro bambino nasconde un
mistero: Dio continua a creare. Con il vostro atto d'amore
avete mescolato le vostre mani alle sue, l'atto più grande:
concreatori con Dio. Dio ha dato il "soffio di vita" a cellule e
cromosomi. E' Dio che vi ha reso genitori. Alleati con Dio per
costruire e produrre vita nell'universo.
Amore di Dio: Dio Creatore e Amore che ci tiene in vita.
Diventare papà e mamma aiuta a capire meglio l'amore di
Dio per me. A lui diciamo la nostra meraviglia come ci
insegna il salmo 8

                        O Signore nostro Dio
           come è grande il tuo nome nell'universo
            Se guardo il cielo opera delle tue dita
                      e le stelle che hai fissato
           Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?
            E il figlio dell'uomo perché te ne curi?

E' Dio che chiama alla vita. Quale vita? Per la morte? Per
l'eternità? Noi siamo frutto dell'amore, non del caso:
dell'amore di genitori unito all'amore di Dio creatore. Siamo
un granellino sperso nell'universo, ma un granellino pensato,
desiderato, voluto: perché? Esiste in ciascuno di noi un
bisogno, un senso, una vocazione: cercare l'Amore, la Vita, la
Gioia. Dio è Amore, Gioia, pienezza di Vita. Dio ci ama e
vuole il nostro bene autentico, la nostra realizzazione piena.
Il nostro bambino, appena nato, ci sembra unico, il più bello
di tutti … ed è così!

                                                             21
Vogliamo dargli il nome più bello. Dare il nome al bambino è
riconoscere la sua unicità, è chiamato ad essere ciò che
nessuna persona è stata o sarà. Ora il suo nome "è scritto" per
sempre nella storia della comunità cristiana.

      "Può una mamma dimenticarsi del suo bambino?
           o non amare il piccolo che ha concepito?
               Anche se ci fosse una tale donna,
                  io non ti dimenticherò mai.
      Ho disegnato sul palmo della mia mano il tuo nome,
                ho negli occhi la tua immagine."

 Il nome è fondamentale. Con esso verrà indicato molto della loro vita, quel
  nome farà battere dei cuori, con quel nome essi saranno ricordati per sempre.

 Anche Dio ha un nome, Mosè glielo chiede sul monte Oreb, il monte di Dio, ed
  Egli rispose: “Io sono colui che sono”. Sono il Dio della vita, sono il Dio che
  cammina al tuo fianco, ci sono, sono con te, se me lo permetti, per sempre.
  L’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù, che è Dio, si fa uomo per essere con
  l’uomo, in tutto.

 E' l’incontro tra i vostri figli e Dio stesso. V’ impegnate a presentarli, a chiedere
  a Dio di essere con i vostri figli sempre, anche quando non ci sarete più. Il
  nome di vostro figlio sarà scritto nella mano di Dio, così come dice la scrittura,
  sarà custodito nel suo cuore. Dio si impegna, oggi nel rispetto della vostra
  libertà e domani di quella dei vostri bimbi, ad abitare nel loro cuore. Questo il
  senso, l’alleanza che si manifesta nel segno della croce che il sacerdote
  traccia e che voi tracciate sulla fronte dei vostri figli.

                                                                                    22
La domanda ai genitori e dei genitori

Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?
Perché volete battezzare il vostro bambino?
Che cosa volete per vostro figlio?

Sollecitiamo i genitori ad interrogarsi e raccogliamo le
motivazioni.

Per questo bambino noi chiediamo il battesimo.
Riconosciamo così che il sacramento è un dono … Così come
nessuno di noi ha chiesto di nascere o ha scelto di vivere in un
determinato luogo, ma tutto ci è stato dato in dono, così noi
genitori vogliamo fare a nostro figlio il regalo più bello: essere
inserito in Gesù per diventare figlio di Dio. Poi sarà lui, con i
nostri insegnamenti e la nostra testimonianza, a scegliere se
confermare o meno questo dono ricevuto

Il Battesimo: una chiamata

Presentiamo il brano dal vangelo di Giovanni facendo
individuare: personaggi, cosa fanno, cosa dicono, dove,
quando, su un cartellone preparato precedentemente con lo
schema, per aiutare le persone ad entrare nel testo.

CONTESTO: Battesimo di Gesù e chiamata dei primi discepoli

Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui
rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere
come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.

Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con

                                                               23
acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e
rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io
ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi
discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse:
“Ecco l’agnello di Dio! ”. E i due discepoli, sentendolo parlare
così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo
seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che
significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e
vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel
giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del
pomeriggio.

Personaggi    cosa fanno     cosa dicono     dove / quando
Giovanni     fissa lo       ecco l’agnello sulla riva del
Battista     sguardo        di Dio         Giordano il giorno
                                           dopo (il battesimo)
Gesù         Passava        Che cercate?
             si volta       Venite e ve-
             vedendo        drete
             Disse
Discepoli    seguirono      Maestro dove
             Gesù           abiti?
             Andarono e                    dove abitava
             videro                        quel giorno

             Si fermarono                  presso di lui
                                           alle 4 del
                                           pomeriggio

                                                              24
Che cosa fa Giovanni?
I discepoli di Giovanni che cosa fanno?
Perché? Che cosa cercano?
Gesù stesso chiede loro : "Che cercate?"     E lo chiede a noi
oggi.

Figli nel Figlio
Se la nascita ci ha coinvolti emotivamente e spiritualmente,
ora, in modi diversi, siamo coinvolti nella ri-nascita di nostro
figlio, ricordando che noi siamo pro-creatori, collaboratori di
Qualcun altro che è il Creatore e l’autore di ogni Vita.
Se la nascita ha coinvolto la nostra famiglia e i nostri amici,
ora la rinascita coinvolge la Chiesa intera.
Il Battesimo infatti dà ai nostri figli il carattere battesimale
indelebile, che nessuno potrà mai togliere, ossia la
configurazione a Cristo e l’incorporazione nella grande
famiglia della Chiesa.

Il Rito: tre domande
Nel giorno convenuto le famiglie si trovano nella chiesa
parrocchiale. il giorno è la Domenica, perché è il giorno del
Signore, che ricorda la sua Risurrezione, la sua vittoria sulla
morte, il suo passaggio alla vita immortale.
Il Battesimo è un vero passaggio, è una Pasqua dal peccato
alla vita nuova.
Durante l’anno liturgico alcune domeniche hanno un
significato particolare. Prima fra tutte la Domenica di Pasqua.
E’ bello e significativo che il Battesimo dei bambini venga
celebrato durante la veglia pasquale.

                                                             25
Ogni volta che si celebra il Battesimo è festa per tutta la Chiesa e non
 soltanto per i parenti.
 La celebrazione del rito battesimale esprime la gioia della risurrezione.
 La comunità cristiana quel giorno può dire: abbiamo acquistato un figlio; la
 nostra comunità avrà un futuro.
 Questo coinvolgimento ecclesiale spiega la preferenza che viene data alla
 celebrazione comunitaria del Battesimo e nel tempo pasquale.
                                           (Lasciate che i bambini vengano a me)

Il motivo poi di celebrarlo nella chiesa parrocchiale è per
sottolineare l’appartenenza ad una comunità ben precisa,
alla quale il sacramento aggrega.
Ad esprimere l’accoglienza c’è il sacerdote. Egli fa
accomodare le famiglie nel luogo per loro predisposto,
oppure dalla porta della chiesa, le accompagna
personalmente verso l’altare. E si rivolge loro con tre
domande.

1- Che nome date al vostro bambino?

  Dare il nome ad una persona è riconoscere la sua esclusiva identità;
  chiamarla per nome è esprimere l’amore per lei. Infatti ogni bambino e ogni
  bambina sono chiamati ad essere ciò che nessun’altra persona è mai stata e
  nessun’altra persona sarà. Con i suoi genitori, tutti potranno porsi la stessa
  domanda che ci si faceva a riguardo di Giovanni Battista: “Che sarà mai
  questo bambino?” (Luca 1,66).
                                          (Lasciate che i bambini vengano a me, 75)

                                                                                   26
2- Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?

La risposta è evidente. Il tenore della domanda assomiglia a
quello di Gesù ai due discepoli, mandati dietro a lui dal
Battista. Che cercate? Non è infatti una ricerca che si
esaurisce, in una avventura o in una bella cerimonia. E’
l’itinerario del discepolo che comincia a far sua la proposta
del Messia: Vieni e seguimi. Diciamo subito fin dall’inizio, il
Battesimo non garantisce niente nella vita presente (nessuna
esenzione, nessun pregio, nessun guadagno ecc…), ma
rende simili a Gesù Crocifisso e Risorto e dunque rende vera
questa vita vissuta secondo i valori del Regno di Dio (cfr
Beatitudini). (cfr. APPENDICE: la famiglia cristiana)

3- Cari genitori, chiedendo il Battesimo per i vostri figli, voi vi
impegnate a educarli nella fede, perché, nell’osservanza dei
comandamenti, imparino ad amare Dio e il prossimo, come
Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa
responsabilità?

La terza domanda, rivolta prima ai genitori, quindi al padrino
e alla madrina, esplicita, quanto finora era solo accennato. I
genitori si impegnano ad insegnare quanto Gesù ci ha
trasmesso, non solo con la dottrina, ma anche nella vita.
Quando si diventa genitori, ci si accorge che nella vita tutto
cambia. Il tempo non lo si può più gestire come prima. E’
quella piccola creatura che è venuta al mondo che
scandisce le ore e gli impegni. Come lo capiscono quelle
coppie che devono affrontare notti in bianco perché il
bambino si sveglia e piange! E come si fa presto ad imparare!
Fare il bagnetto, cambiare i pannolini, dare il biberon, tenere
in braccio e cullare…. Quanto aumenta l’ansia, se mangia,

                                                                27
se non mangia, se piange….. E non ci si limita solo a garantire
il benessere fisico, ma subito si incomincia ad insegnare al
bambino a comunicare e a conoscere il mondo circostante
(operazione che dura parecchi anni…).
Così anche nel Battesimo inizia un percorso identico, di cure e
di attenzioni, perché il bambino un po’ per volta si renda
conto che è diventato figlio di Dio.
La madre Chiesa ne è consapevole. Per la verità anche i
genitori lo sono. Fin dal giorno del loro matrimonio lo avevano
ben chiaro. In quella circostanza essi dichiararono di
“accogliere responsabilmente i figli e a educarli secondo la
legge di Cristo. La Chiesa non si limita solo a prendere atto di
una decisione, offre un sostegno, dei cammini di crescita
nella fede. La vita non ha solo bisogno di venire alla luce, ma
di crescere e di svilupparsi dentro un ambito oltre la famiglia
naturale, cioè la comunità ecclesiale. In essa deve maturare
la conoscenza della verità e l’esperienza di una vita secondo
il modello evangelico.

A questo scopo giocano un ruolo fondamentale nella
celebrazione la comunità e i padrini e le madrine. Così viene
descritta la loro responsabilità:

Perché la grazia battesimale possa
svilupparsi è importante l'aiuto dei
genitori. Questo è pure il ruolo del
padrino o della madrina, che
devono essere dei credenti solidi,
capaci e pronti a sostenere nel
cammino della vita cristiana il neo-
battezzato, bambino o adulto.

                                                             28
Il loro compito è una vera funzione ecclesiale L'intera
comunità ecclesiale ha una parte di responsabilità nello
sviluppo e nella conservazione della grazia ricevuta nel
Battesimo.( CCC 1255).

Il loro compito non è coreografico Essi sono degli autentici
garanti nella formazione dei bambini. Nella scelta di chi
adempirà a questo ruolo i genitori dovrebbero orientarsi su
persone che davvero staranno vicini, non solo con dei regali
o con l’amicizia, ma con l’esempio.

Persone dunque significative. A loro la Chiesa chiede questa
collaborazione che essi non possono smentire con una
condotta incoerente nelle scelte di vita.
Essi non dovranno mai sostituire la famiglia, anche se in certi
casi ne verranno coinvolti. Tuttavia il compito di “madrina”
per eccellenza, spetta alla comunità locale, cioè alla
parrocchia. (cfr. APPENDICE: la comunità ecclesiale)

Il segno della croce sulla fronte…

I riti di accoglienza terminano con il
segno della croce, tracciato sulla
fronte del bambino, prima dal
sacerdote, poi dai genitori e dai
padrini, con queste parole:
“ Caro bambino… la nostra comu-
nità ti accoglie… “
È una carezza particolare, è un
gesto       di   benedizione   e   di
accoglienza, nel segno della vita donata da Gesù.

                                                            29
La croce non è strumento di morte, ma segno di una vita che
non morirà mai. Per questo sarebbe bello prenderci
l’impegno di fare ogni giorno su nostro figlio, la mattina e la
sera, questo gesto che ricorda anche a noi che questo
bambino ci è affidato da Dio, è soprattutto suo figlio, prima
che nostro.
Perché il segno di croce? E’ chiara fin dall’inizio l’identità del
battezzato. La sua croce, le sue braccia aperte e stese, si
allargano sul mondo intero. Il suo amore si diffonde ovunque.
La sua ansia fa’ sì che da buon pastore, lasci le novantanove
pecore e vada alla ricerca di quella perduta, per trovarla e
caricarla sulle spalle e ricondurla all’ovile.
Può una madre abbandonare il proprio figlio? Se anche lo
facesse, io non ti abbandonerò, dice il Signore.
La croce è il segno di questa permanente volontà di
accogliere, senza che nulla vada perduto di quanto il Padre
ha consegnato al Figlio.

I nomi del Battesimo

Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il
vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre
l'accesso agli altri sacramenti.
Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati
come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo
incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: «Il
Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione
cristiana mediante l'acqua e la
parola».
Lo si chiama Battesimo dal rito
centrale con il quale è compiuto:

                                                               30
battezzare significa «tuffare», «immergere»;
l'«immersione» nell'acqua è sim-bolo del seppellimento del
cate-cumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui,
quale «nuova creatura» (2 Cor 5,17; Gal 6,15).

Questo sacramento è anche chiamato il «lavacro di
rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo » (Tt 3,5),
poiché significa e realizza quella nascita dall'acqua e dallo
Spirito senza la quale nessuno « può entrare nel regno di Dio»
(Gv 3,5).

«Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che
ricevono questo insegnamento [catechistico] vengono
illuminati nella mente». Poiché nel Battesimo ha ricevuto il
Verbo, «la luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), il
battezzato, dopo essere stato «illuminato», è divenuto «figlio
della luce» e «luce» egli stesso (Ef 5,8):

     II Battesimo «è il più bello e magnifico dei doni di
     Dio. [...] Lo chiamiamo dono, grazia, unzione,
     illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di
     rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più
     prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non
     portano nulla; grazia, perché viene elargito
     anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato
     viene seppellito nell'acqua; unzione, perché è
     sacro e regale (tali sono coloro che vengono
     unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante;
     veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro,
     perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il
     segno della signoria di Dio» (San Gregorio
     Nazianzieno).(cfr. CCC 1213-1216).

                                                             31
SECONDO INCONTRO

Cosa fa il battesimo: Apre la porta, getta un seme.

La scelta delle letture bibliche

                           Nella celebrazione del Battesimo si
                           possono fare tre letture, come nelle
                           messe domenicali, oppure due o
                           addirittura anche una sola, quella
                           del testo evangelico.

1. Ascolto della Parola, seme della fede, grazia divina
   Incorporazione nella Chiesa corpo mistico e popolo di
   Dio: iniziazione cristiana, è una progressiva e permanente
   esperienza di Dio e del suo amore.
2. Responsabilità dei genitori nell'educazione alla fede: Cosa
   fare: essere cristiano - Cammino di fede dei genitori.

                                                             32
3. Liberazione dal male con il bene
4. Salvezza (olio) forza e coraggio per lottare contro il male.

Dopo che il bambino è stato accolto dalla comunità con il
suo nome che lo identifica e lo distingue come persona da
sempre e per sempre pensato e amato da Dio, i genitori e
tutti i presenti sono invitati a mettersi all'ascolto della Parola di
Dio per risvegliare la loro fede e mettersi al seguito di Gesù
come discepoli.

DIO PARLA: siamo abituati a sentirci dire alla fine delle letture:
"è parola di Dio."
       Che cosa significa che Dio parla?
       In realtà noi siamo ogni giorno colpiti dal silenzio di
        Dio: Dio tace, non si difende.
       Chiarifica… Giobbe, i salmi…

La BIBBIA: è testimonianza che generazioni di uomini hanno
creduto di cogliere una parola che veniva da Dio.

COME parla Dio? Attraverso gli avvenimenti, è il Dio della
storia, la Parola è azione:
        vuole cambiare le cose, non ci lascia come ci ha
          trovati;
        attraverso la vita stessa dell'uomo;
        con il Figlio, parola del Padre, il Verbo: parola
          incarnata nella storia dell'umanità.

PERCHE' Dio parla? Per rivelare il Figlio perché ci fosse data la
possibilità di diventare figli nel Figlio.
E NOI come dobbiamo porci?
Ascolto - obbedire - aderire

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La rigenerazione viene operata dal “lavacro unito alla
parola”. Non solo la formula unita al segno-gesto
sacramentale, ma l’intera proclamazione della parola di Dio,
la quale raggiunge la sua efficacia, proprio perché non
consiste nella lettura di una antologia di brani biblici
edificanti, ma nella Parola creatrice di Colui che ha detto:
“Sia la luce. E la luce fu”. Una parola che è sempre evento,
azione, creazione. (Cfr Appendice: la FEDE)

La nostra vita ha un senso bellissimo per il fatto che Dio si è
messo in comunicazione con noi.
Dio non solo ci ha creato e ci ha redento, ma continuamente
ci parla. Il “libro della creazione” e il libro della Scrittura sono
le fonti principali di questo desiderio di dialogo.
Dio ci ha parlato in Gesù, seconda persona della Trinità,
Verbo incarnato.

Così scrive l’autore della lettera agli Ebrei: Dio, che aveva già
parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri
per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato
a noi per mezzo del Figlio.
Gesù è il Verbo fatto carne, come ci dice Giovanni nel
prologo del suo vangelo. È Parola incarnata nella storia
dell’umanità.

Quando un bambino inizia a comunicare?

I nostri figli non sanno ancora parlare, ma fin dal
concepimento comunicano con i gesti, gli sguardi, i pianti, i
sorrisi. Comunicano perché ci siamo noi genitori che entriamo
in rapporto con loro, cercando di cogliere i segnali delle
primizia della loro esistenza. Ci sarà poi un momento in cui
formuleranno le prime sillabe, componendo le due espressioni

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più semplici e più belle: mamma, papà…
Dio ci parla nella Sacra Scrittura per aiutare a formulare
anche noi le stesse parole di salvezza. Anche noi siamo
chiamati a dire a Dio “Abbà”, le prime sillabe del bimbo
ebreo che chiama così il suo “papà”.

Come genitori l’occasione del battesimo di nostro figlio ci
impegna a riprendere seriamente il libro della Sacra Scrittura.
La famiglia che si lascia guidare da Cristo non può fare a
meno della sua Parola.
Nella nostra casa la Bibbia deve avere un posto privilegiato,
magari aperta, ben visibile, fonte di ricarica e di intensità
spirituale.

La liturgia della parola è costituita da questi riti:
   proclamazione di uno o più testi biblici
   omelia
   preghiera dei fedeli
   invocazione dei santi con le litanie
   esorcismo e unzione dei bambini con                 l’olio   dei
      catecumeni.

Ascoltiamo la Parola di Dio nel vangelo di Marco

Gesù si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui
una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò
seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la
riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel
suo insegnamento: “Ascoltate.
Ecco, uscì il seminatore a seminare.
Mentre seminava,
una parte cadde lungo la strada
e vennero gli uccelli e la divorarono.

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Un’altra cadde fra i sassi,
dove non c’era molta terra,
e subito spuntò
perché non c’era un terreno profondo;
ma quando si levò il sole,
restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.
Un’altra cadde tra le spine;
le spine crebbero, la soffocarono
e non diede frutto.
E un’altra cadde sulla terra buona,
diede frutto che venne su e crebbe,
e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”.
E diceva: “Chi ha orecchi per intendere intenda.”

Analizziamo il testo In piccoli gruppi secondo lo schema:
personaggi, cosa fanno, cosa dicono, dove, quando.
Far emergere nel dialogo: la gratuità e la generosità del
seminatore che semina ovunque, sperando contro ogni
speranza, la vitalità del seme, l'abbondanza esagerata del
frutto.

Alla proclamazione del Vangelo fa seguito l’omelia del
sacerdote che offre ulteriori motivi di impegno e di
responsabilità ai genitori e padrini interessati. Quindi la
preghiera dei fedeli, che raccoglie i voti e le suppliche di tutti,
presentati a Dio dalla santa madre Chiesa.
Segue un invito ad invocare i santi. Il senso di questa litania è
l’unione tra la liturgia terrena e quella celeste, unita
all’intercessione di coloro che furono maestri di vita in terra e
ora in cielo amici potenti, quasi a sottolineare che il battesimo
di un bimbo è festa non solo per la chiesa di quaggiù, ma
anche per tutti gli abitanti del Cielo, i santi conosciuti e tanti

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altri nostri fratelli che ci precedono e ci sostengono.
Alle figure più significative di Maria e degli Apostoli, vengono
associati i santi patroni della parrocchia e quelli di cui i
bambini portano il nome.

La lotta contro il male

La liturgia della Parola termina con l’Esorcismo e l’Unzione
con l’Olio dei catecumeni.
I catecumeni sono coloro che ascoltano la Parola di Dio, si
preparano a diventare cristiano, a ricevere i sacramenti. La
parola di Dio annuncia che Dio ci ama, che ci salva
attraverso Gesù Cristo, che accoglie questo bambino
dandogli la possibilità di essere liberato dal peccato e dalla
morte. Sfuggirà al malecome unlottatore sfugge alla presa
dell'avversario.

                            Per questo il bambino viene unto
                            sul petto perché sia forte nella
                            lotta contro il male.
                                Ti ungo con l'olio,
                                segno della salvezza:
                                Ti fortifichi con la sua potenza
                                Cristo Salvatore.

Si chiede l’intervento di Dio per vincere il potere di satana e
liberare i battezzati dallo spirito del male. La parola
“esorcismo” ci può spaventare, richiamando alla mente
figure di indemoniati ben lontane dalla tenera immagine dei

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nostri figli. Perché una simile preghiera su dei bambini così
piccoli? Non sono innocenti?

Il peccato e la morte sono entrati nel mondo a motivo di
satana. Ma ciò è avvenuto per il libero assenso dell’uomo.
All’origine del male c’è perciò un peccato dell’uomo: il
peccato originale. Il racconto della Genesi, con la narrazione
di Adamo ed Eva, è una descrizione simbolica dell’origine del
peccato: pensare di mettersi al posto di Dio, di essere dio.

L’uomo e la donna creati ad immagine e somiglianza di Dio,
perdono questa somiglianza a causa del male. Nelle
tentazioni e nei peccati, nelle ingiustizie e nelle violenze,
riconosciamo ancora i segni di questa presenza del male nel
mondo. Pertanto anche i bambini, in quanto facenti parte
dell’umanità decaduta - e non ovviamente a causa di
peccati personali - hanno bisogno di rinascere a una vita
nuova, per essere figli davanti a Dio, rivestiti di grazia.
Si potrebbe riassumere l’azione del diavolo con le tre
tentazioni di Gesù: l’avere, i il potere, l'apparire.. Egli non
smette mai di tentare. E’ lo Spirito che viene in aiuto alla
nostra debolezza e ci protegge durante il cammino della vita.

L’unzione con l’olio dei catecumeni richiama proprio
l’energia necessaria da possedere nella lotta contro il
maligno. Come un antico gladiatore romano, il cristiano,
ancora catecumeno, viene cosparso nel corpo, affinché non
solo possa resistere, ma possa essere una preda che sguscia
via dalle grinfie dell’avversario.

Tale unzione, differente da quella del Crisma, di cui
parleremo fra poco, indica l’elezione avvenuta del

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