L'azienda dell'assessore imprenditore accusata di frode e corruzione a Ragusa - Anci Fvg
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IL MESSAGGERO VENETO 15 NOVEMBRE La Euro&Promos nel mirino dei Pm: contestato danno erariale di 3,5 milioni. Tra i 26 indagati anche un manager friulano L'azienda dell'assessore imprenditore accusata di frode e corruzione a Ragusa Anna Rosso / udine È coinvolta anche Euro&Promos, una delle più grandi aziende di pulizie e servizi del Friuli, nella maxi inchiesta della Procura di Ragusa che vede indagate 26 persone per ipotesi che vanno dalla corruzione alla frode al falso. Si tratta di dirigenti, tecnici, collaudatori e rappresentanti di imprese legate alla gestione dell'Azienda sanitaria della provincia siciliana (Asp).Le Fiamme gialle hanno individuato anche condotte di frode nell'ambito dell'appalto pulizie e hanno stimato un danno per l'Asp di oltre 3,5 milioni di euro. Fra i ventisei indagati figura, per un'ipotesi di frode, un dirigente di Euro&Promos, il friulano Stefano Sedrani, 48 anni.L'operazione "Ethos" è stata illustrata ieri durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il procuratore capo di Ragusa Fabio D'Anna, il colonnello Giorgio Salerno, comandante provinciale delle Gdf e il capitano Antonio Schiazza, responsabile della Compagnia ragusana. A capo di Euro&Promos, nel ruolo di presidente e amministratore delegato, fino al suo ingresso nella giunta del Friuli Venezia Giulia con il governatore Massimiliano Fedriga, c'era l'attuale assessore alle Attività produttive e Turismo Sergio Bini, che si è successivamente dimesso, ma che è tuttora socio di riferimento dell'azienda.L'indagine è cominciata circa un anno e mezzo fa a seguito di segnalazioni relative a presunte anomalie per quanto riguarda le pulizie eseguite negli ospedali e negli uffici dell'Asp dell'intera provincia. Successivamente si è aperto un altro filone investigativo riguardante il completamento del nuovo ospedale di Ragusa e, in quell'ambito, sono stati ipotizzati i reati di corruzione, falso, e interruzione di pubblico servizio. Complessivamente è poi stato segnalato alla Corte dei Conti un danno erariale di circa 4,5 milioni di euro. Ma torniamo al servizio di pulizie. L'appalto, del valore di 32 milioni di euro, è stato assegnato nel 2014 a Euro&Promos: era la prima volta che in provincia di Ragusa veniva affidato un servizio di questo tipo a un unico soggetto economico. Attraverso la ricostruzione dei servizi prestati, i finanzieri hanno verificato che a fronte di una fatturazione eseguita sulla base delle superfici da pulire (così come indicate nel capitolato d'appalto), l'azienda appaltatrice forniva però una prestazione diversa rispetto a quanto previsto dal capitolato e dal successivo progetto tecnico. E ciò sia per numero di dipendenti impiegati (il monte ore effettuato è risultato inferiore di oltre il 20% rispetto a quello previsto), sia per quantità e qualità dei macchinari forniti (accertata una dotazione inferiore dell'80% rispetto a quella indicata nell'appalto).In questo quadro, come spiegano le Fiamme gialle in una nota, «le attività di "controllo qualità" sul servizio, che secondo quanto indicato avrebbero dovuto avvenire mediante strumenti innovativi per rilevare "lo sporco biologico", nella pratica venivano eseguite sporadicamente e assicurate da una dipendente che eseguiva il tutto utilizzando metodi molto più tradizionali: vista, olfatto e un fazzoletto di carta». La rielaborazione nel calcolo degli importi delle centinaia di fatture emesse, nel periodo giugno 2014 - febbraio 2018 e liquidate dall'Asp, ha fatto emergere il reato di frode nelle
pubbliche forniture, per indebito pagamento di pulizie non reso di oltre 3,5 milioni di euro.La Procura ha ravvisato un'ipotesi di corruzione legata all'assunzione da parte di Euro&Promos di due dipendenti parenti o vicini alla vecchia dirigenza dell'Asp. Le assunzioni, infatti, sarebbero state effettuate, secondo gli inquirenti, in cambio di un comportamento «morbido» degli Enti competenti che non procedevano a far rilevare le irregolarità nell'esecuzione delle pulizie. Tale ipotesi corruttiva viene formulata solo nei confronti di Maurizio Di Mauro, classe 1959, residente a Modica. Quest'ultimo, nella sua veste di responsabile unico della commessa per conto di Euro&Promos, nel 2015 avrebbe stretto il «patto corruttivo» con gli ex dirigenti dell'Asp. Di Mauro inoltre, risulta indagato insieme al manager Stefano Sedrani e al consulente esterno dell'azienda friulana Giovanni Giuseppe Antonio Tranquillo, 59 anni, di Catania. L'attività investigativa, sviluppata durante le fasi di completamento del nuovo ospedale, ha fatto emergere irregolarità nella realizzazione di alcuni impianti tecnologici, tra questi anche le Unità di trattamento d'aria. False attestazioni hanno riguardato anche il collaudo e la revisione di parti dell'impianto antincendio. La mancanza dei requisiti per l'apertura del nuovo ospedale, ha provocato l'interruzione delle operazioni di trasloco. Il personale ha dovuto tornare nelle vecchie strutture e ciò ha avuto come conseguenza il blocco dei ricoveri. la storia Da piccola coop a Spa: un'ascesa lunga 23 anni UDINE Una storia cooperativa lunga oltre vent'anni, nacque infatti nel 1994 con la fondazione di Eurocoop, poi cresciuta per acquisizioni sino a diventare un piccolo colosso nei servizi per i settori igienico sanitario, logistico, energetico e culturale. Nel 2017 quindi il grande salto con la trasformazione in Spa, evento che fa da spartiacque tra passato e futuro. Parliamo di Euro&Promos, così familiarmente viene conosciuta, riassumendo una denominazione un po' più complessa: Euro&Promos Fm società per azioni. L'atto costitutivo è della fine del 2016, iscritta al registro imprese il 2 gennaio 2017, ha un capitale sociale di 1,85 milioni di euro costituito da altrettante azioni del valore nominale di 1 euro ciascuna. Conta 50 soci, tutte persone fisiche, 5.455 dipendenti (al 30 giugno scorso), e 14 sedi o unità locali sparse per il Paese, da Udine a Roma, da Torino a Belluno, da Cagliari a Trieste. Tanti i soci, pochi quelli che "contano". L'azionista di riferimento, con 749 mila 624 azioni, 40,38%, è Sergio Emidio Bini, già presidente e tra i fondatori della Coop. Quindi Stefano Sedrani, con 239 mila 709 euro di capitale, 12,91%, a seguire Massimiliano Cotti Cometti con 238 mila 519 quote, 12,85%, Alberto Sbuelz con 214 mila 906 azioni, 11,58%, Alberto Tavano Colussi con 185 mila 379 azioni, 9,98%. La parte restante del capitale (227 mila azioni, il 12,28%) è suddivisa, con un numero di azioni variabile da oltre 36 mila (la cui proprietaria è Gloria Querini, attuale presidente del consiglio di amministrazione) a 500, tra gli altri 45 soci.E ancora, per quel che riguarda l'organo di gestione della società, presidente - come detto - è la dottoressa Gloria Querini, l'ad è Alberto Tavano Colussi, il vicepresidente del Cda è Alberto Sbuelz. Nel Cda siedono Massimiliano Cotti Cometti, Patrizia Sacilotto, Stefano Sedrani, Giacinto Pezzutti e Federica Zerman.Nella primavera dello scorso anno l'assemblea dei soci della Coop aveva approvato la trasformazione in cooperativa a mutualità prevalente in cooperativa a mutualità non prevalente e subito dopo la trasformazion in Spa. Euro& Promos è oggi un gruppo di più società, di cui
una con sede in Germania, che si occupano della gestione di servizi di lavanderia per ospedali e strutture sanitarie, di gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, e di logistica. Il governatore: «Se l'azienda ha sbagliato pagherà, ma l'esecutivo non c'entra» Il leader di ProgettoFvg si dice «tranquillo». L'avvocato Ponti: posizione stralciata Fedriga fa quadrato su Bini: vicenda estranea alla giunta Mattia Pertoldie Maura Delle Case / UDINE Nessuno tsunami politico, né maremoti in giunta, dopo le notizie del coinvolgimento della società Euro&Promos - di cui l'assessore Sergio Bini è azionista di riferimento - nell'indagine della Guardia di finanza di Ragusa legata a presunte irregolarità nella gestione di un appalto pubblico in sanità.La notizia della conclusione delle indagini, infatti, ha raggiunto Bini nel corso della seduta di giunta in cui il centrodestra stava predisponendo la legge di Bilancio per il prossimo anno. L'assessore - che non è indagato, vale la pena evidenziarlo - si è limitato a dirsi «sereno e tranquillo» per poi passare la palla, metaforica ovviamente, al suo legale: quel Luca Ponti che - assieme al professor Alfredo Antonini recentemente nominato al vertice di Mediocredito Fvg - ha curato lo scorso anno la trasformazione di Euro&Promos da coop a spa. «Quando si sono aperte le indagini in Sicilia - ha spiegato -, Bini non rivestiva alcuna carica politica né era impegnato in attività di partito. Nel momento in cui ricevette le informazioni di garanzia, tuttavia, decise con la massima trasparenza, nonostante il segreto legato alle indagini e l'assenza di conoscenza degli atti del procedimento, di presentare una memoria per chiarire la propria estraneità ai fatti contestati».Una decisione, ha ricordato Ponti, tale da portare «allo stralcio della sua posizione» tanto è vero che «oggi (ieri ndr) registriamo come non sia tra i destinatari dell'avviso di conclusione delle indagini», mentre per il futuro il legale udinese conta di «dimostrare l'estraneità dei fatti anche di Euro&Promos nel corso dell'udienza preliminare».Ponti, quindi, ha puntato su una rassicurazione da un punto di vista legale, ma da quello strettamente politico la "pacca sulla spalla" principale - e probabilmente più importante per Bini vista la sua "nuova vita" - è arrivata direttamente da Massimiliano Fedriga. Il governatore, a margine di un convegno a Udine, ha difeso, in maniera indiretta ma tremendamente chiara, il suo assessore alle Attività Produttive e al Turismo. «Sono questioni aziendali che non riguardano la giunta. Spero in una giustizia veloce come per qualsiasi impresa che venga coinvolta in fatti di questo tipo - ha detto - e che nel caso in cui avrà sbagliato dovrà pagare. Ma non è qualcosa che coinvolge l'esecutivo regionale». Netta, dunque, e pure logica la posizione del presidente. Nell'elenco degli indagati, infatti, non c'è Bini, ma, per quanto riguarda l'area friulana, soltanto Stefano Sedrani che sarà pure un fedelissimo dell'imprenditore in Euro&Promos - e fratello di quel Luca scelto come caposegreteria dello stesso Bini -, ma certamente non ha alcun rapporto diretto con la giunta.C'è di più, inoltre. Al di là della fiducia che Fedriga non ha mai fatto mancare - compresa questa occasione - a Bini. Politicamente sarebbe infatti devastante, e difficilmente sostenibile, pensare di togliere a Bini le deleghe e quindi escluderlo da ogni forma di Governo considerato come dopo le dimissioni da consigliere regionale sia rimasto "semplice" assessore e non possa più contare sull'eventuale paracadute dell'Aula. Prima di
tutto, infatti, qui non siamo di fronte a un rinvio a giudizio, bensì a una chiusura delle indagini dove è coinvolta la società di Bini e un suo socio in Euro&Promos, ma non direttamente l'imprenditore. Non va dimenticato, poi, come in maggioranza Fedriga governi assieme a due consiglieri regionali - gli azzurri Piero Camber e Mara Piccin - sotto processo per l'inchiesta legate alle "spese pazze" della legislatura 2008-2013.Pare quindi difficile, per non dire impossibile, anche soltanto pensare di "defenestrare" in questo momento Bini - tra l'altro tra i principali sostenitori della candidatura di Fedriga alla presidenza e parte integrante di quel Progetto Fvg che in virtù dell'azione di Ferruccio Saro pesa sempre di più a centrodestra - senza scatenare un polverone e mettere in subbuglio l'intera tenuta della maggioranza. Fedriga va avanti con Bini che potrà dunque concentrarsi sullo sviluppo industriale e turistico del Fvg. Lasciando a Ponti il compito di provare a trascinare la sua creatura imprenditoriale fuori dall'inchiesta siciliana. le reazioni Spitaleri: «Noi siamo garantisti da sempre» UDINE Rinuncia all'attacco diretto e, almeno per il momento, pure politico a Sergio Bini, nella doppia veste di imprenditore e di assessore regionale, il Pd del Fvg che sceglie il basso profilo nel commentare la vicenda che ha interessato l'azienda friulana Euro&Promos.«Noi siamo da sempre garantisti e restiamo tali - ha detto il segretario regionale dem Salvatore Spitaleri -. Non ci lanciamo in speculazioni del tutto inutili anche perché pare che l'assessore non rientri nel novero degli indagati e dunque evitiamo ogni facile semplificazione. Attendiamo, però, che l'assessore abbia modo, a sua garanzia e per il bene dell'istituzione regionale, di chiarire la situazione in ogni sede opportuna. Allo stesso tempo, poi, ci auguriamo che una società importante come Euro&Promos possa dimostrare completa estraneità alla vicenda». Nella maggioranza, invece, ha parlato il neo segretario regionale di Fratelli d'Italia Walter Rizzetto che si definisce come uno che «pensa alle garanzie prima che alle ghigliottine». Cancellata l'imposta regionale nei Comuni più svantaggiati Dopo toccherà per tre anni ai nuovi insediamenti in Fvg L'azzeramento Irap parte dalla montagna Tagli per 4,5 milioni Mattia Pertoldi / UDINE L'azzeramento dell'Irap, cavallo di battaglia di Massimiliano Fedriga per tutta la campagna elettorale, parte dalla montagna ed esattamente da quella settantina di Comuni del Fvg che sono stati inseriti nelle fasce più svantaggiate della Regione - quelle "B" e "C" - e dove fare impresa è più complicato.La giunta di centrodestra, infatti, nella seduta di ieri - successiva al via libera da parte del Cal alla "bozza" approvata in via preliminare nei giorni scorsi - ha analizzato nel dettaglio ogni singolo articolo della legge di Bilancio inserendovi una serie di nuovi emendamenti tra cui, appunto, il taglio dell'Irap nei Comuni montani. Dal prossimo anno, quindi, verrà cancellato l'attuale 0,92% per le
imprese operanti in quelle zone con un costo complessivo - inteso come minor gettito per le casse regionali - di 4,5 milioni di euro. «La novità importante - ha detto l'assessore alle Finanze Barbara Zilli - è che viene allargata l'agevolazione per gli esercenti arti e professioni. È un segnale forte che vogliamo garantire ai territori montani e ai professionisti perché crediamo che attraverso il loro rafforzamento deriverà un vantaggio indubbio per l'intero territorio regionale».È una prima mossa, dunque, cui dovrebbe a breve seguirne un'altra. L'assessorato alle Finanze sta infatti completando i calcoli in materia prima di portare in giunta - probabilmente nella seduta di domani - un altro taglio dell'Irap. Azzeramento, valido per tre anni, destinato ai nuovi insediamenti che nasceranno sul territorio regionale cui farà seguito un'imposta agevolata all'1% per i successivi 24 mesi. Non soltanto, però, perché l'intenzione di Zilli e Fedriga è quella di intervenire anche a favore di quelle imprese che assorbiranno uno o più lavoratori che hanno perso il posto in seguito a crisi aziendali. La giunta, in questo caso, procederà all'applicazione di una deduzione Irap calcolata in base all'età del nuovo dipendente.La legge di Bilancio, la prima della giunta Fedriga e dunque la più importante, continua intanto il proprio iter. Domani, come accennato, tornerà in giunta con la presentazione di nuovi emendamenti mentre lunedì sarà al centro di un nuovo vertice di maggioranza in cui si dovrà anche prendere una decisione importante: scegliere in quali settori accendere nuovi mutui, e di quale valore, per finanziare l'opera di investimento che ha in mente il centrodestra. Dopodiché ci sarà il tempo per ancora una settimana di analisi, approfondimenti e variazioni prima dell'avvio della discussione vera e propria in Consiglio.Un'analisi dei testi che comincerà lunedì 26 novembre con le varie Commissioni antecedenti l'arrivo in Aula previsto per metà dicembre. Non prima, infatti, considerato come in agenda, a inizio mese, ci sia l'approvazione della riforma complessiva della governance del sistema sanitario regionale che deve essere varata in anticipo rispetto alla legge di Bilancio in modo tale da poter finanziarie, proprio attraverso la Stabilità, il comparto così come stabilire la nuova architettura disegnata da Riccardo Riccardi. consiglio delle autonomie locali Ok alla legge di Stabilità Meno fondi ai migranti Maura Delle Case / UDINE Meno soldi alle Uti, più fondi ai Comuni. Per la finanza locale le risorse regionali complessive ammontano a 1,65 miliardi di euro nel triennio 2019-2021 mentre il fondo ordinario, transitorio delle Uti è stato ridotto di 40 milioni.Questo il perimetro della manovra finanziaria per quanto riguarda le autonomie locali che ieri ha ottenuto il parere favorevole del Cal chiamato ad esprimersi su legge di Stabilità 2019 e sulla legge di bilancio 2019-2021. Voci di dissenso si sono levate da parte dei sindaci di Vito d'Asio, Tolmezzo, Grado e Palmanova, in particolare il primo cittadino della città stellata ha rilevato alcune ingiustificate riduzioni di risorse, tra cui 32 milioni in meno sui piani casa. «I budget delle singole direzioni sono inalterati - hanno evidenziato dal canto loro gli assessori alle Autonomie Locali, Pierpaolo Roberti, e alle Finanze, Barbara Zilli - in attesa di reperire ulteriori risorse dalla manovra che è ancora in discussione in questi giorni. All'interno delle attuali disponibilità - hanno aggiunto - sono già state operate delle modifiche significative per sostenere i Comuni, lo sviluppo economico e la sicurezza».Come ampiamente annunciato sono stati tagliati i fondi per
l'accoglienza e l'immigrazione, ma il pacchetto sicurezza nel suo complesso è aumentato. «Nel 2018 - ha rilevato Roberti - passiamo da 2,5 milioni di euro a circa 6,5 milioni». Tra le novità, ci sono l'istituzione di un fondo destinato ad alimentare interventi di installazione di sistemi di sicurezza nelle abitazioni private (10 milioni di euro), confermati invece confermati i trasferimenti per l'Arlef (225 mila euro nel triennio). Tra le altre poste, da segnalare le risorse a sostegno dei treni storici per iniziative in collaborazione con Fondazione Fs (450mila) e i fondi al Comune di Sappada per il miglioramento dei servizi di istruzione, sanità e trasporto (600 mila). Zilli ha infine anticipato l'intenzione della giunta regionale, concretizzatasi nel pomeriggio, di azzerare l'Irap per gli insediamenti produttivi e per i professionisti nei Comuni montani posizionati nelle fasce B e C. Ci sono mille cuori di donne da salvare in Fvg entro il 2022 Cristina Savi Mille cuori di donne da salvare, in Friuli Venezia Giulia, entro il 2022: è la sfida lanciata a Pordenone - città (e territorio) che vuole avere una marcia in più rispetto a tutto ciò che riguarda l'universo femminile, salute compresa - ieri nel corso del convegno "Il cuore delle donne. Salute, medicina di genere e ruolo dell'informazione", organizzato nell'auditorium della Regione, inserito nell'ampio programma che accompagna la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le mille donne sono quelle che muoiono in più, ogni anno, in regione, rispetto agli uomini (tremila contro duemila), per malattie cardiovascolari. Patologia che per le over 50, in generale, rappresenta la prima causa di mortalità, superando di gran lunga tutte le neoplasie. Da qui la sollecitazione venuta da Paola Ferrari, presidente Nfbpwc Houston, che in marzo ha presentato, assieme allo Houston Methodist De Bakey Heart & Vascular Centre, uno dei più prestigiosi istituti al mondo per questi temi, il progetto, rivolto alle donne del pianeta, per battere i rischi delle patologie cardiache. È, questa, una delle sfide più importanti legate alla medicina di genere e cioè alla necessità, non più rinviabile, di introdurre diagnosi, cure e soprattutto prevenzione che tengano conto dell'influenza del sesso sulla salute. Una sfida che ha bisogno, per essere vinta, di investimenti, strategie, programmi interdisciplinari, formazione. E di corretta informazione, per evitare la diffusione di stereotipi, pregiudizi e disuguaglianze, come hanno sottolineato Paola Dalle Molle e Cristiano Degano, rispettivamente consigliera nazionale e presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, che con Daniela Pavan, direttrice della cardiologia di San Vito al Tagliamento e Spilimbergo, formavano il comitato scientifico del convegno. E proprio Pavan già nel 2009 aveva attivato a San Vito la "cardiologia di genere", fra le prime in Italia, cui ha fatto seguito, in agosto, la nascita, nell'ambito dell'Aas 5, del gruppo di lavoro interdisciplinare "Go red for women", dedicato alla medicina di genere (fra le novità conseguenti: da novembre è stata introdotta al pronto soccorso, per gli accessi legati al dolore toracico, la richiesta di informazioni specificamente collegate al genere).Tanti gli intervenuti, ieri, fra i quali quelli di Guglielmina Cucci, assessore alle pari opportunità del Comune di Pordenone, Giuseppe Napoli, presidente Federsanità Anci Fvg, Giorgio Simon, direttore generale Aas 5, Alessandra Carè, dell'Istituto superiore di sanità, Fabio Samani (direzione centrale regionale salute), Annamaria Poggioli, presidente della commissione regionale pari opportunità, Paola Cogo, direttrice della Clinica pediatrica università di
Udine, Lavinia Clarotto, sindaco di Casarsa, Luciana Ceciliot, presidente Fidapa di Pordenone, e Pierfrancesco Scatà, presidente del Lions club Naonis Pordenone. La proposta è stata al centro del dibattito della Consulta dei piccoli Comuni Elena Cecotti: «Agli amministratori serve più tempo per completare i progetti» Sindaci in pressing sulla giunta per l'ok al terzo mandato Maura Delle Case / UDINE Ai sindaci la legge elettorale dei Comuni così com'è stata rivista nel 2013 non piace. Non è mai piaciuta a onor del vero visto che la novità introdotta dall'ex amministrazione regionale penalizza proprio loro. Una volta in più. All'incandidabilità dei primi cittadini per uno scranno in consiglio regionale la norma vigente ha aggiunto infatti pure il tetto massimo dei due mandati. Esauriti quelli, i sindaci non possono ricandidarsi in Comune. Una parola, specie nei piccoli enti dove trovare chi voglia farsi carico di un simile impegno è una vera e propria impresa. Così, dinnanzi al cambio di guardia in Regione, la speranza di ritoccare quel tetto all'insù si è riaccesa. Spinta soprattutto dai sindaci dei municipi minori che amministrano comunità fino a 3.000 abitanti e rivendicano il ripristino del terzo mandato. Almeno per i municipi di taglia small. Se n'è parlato durante l'ultima seduta della Consulta dei Piccoli Comuni del Friuli Venezia Giulia riunita a Visco dal sindaco nonché coordinatore della Consulta, Elena Cecotti, che - a distanza di un anno - ha riproposto il tema e il relativo ordine del giorno trovando nei colleghi la stessa condivisione e determinazione. Da qui l'intenzione di chiedere a stretto giro un incontro al presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga con l'auspicio di una risposta diversa dalla precedente. «Nel febbraio 2017 - ricorda Cecotti - l'esecutivo semplicemente non aveva dato riscontri». «L'estensione della permanenza in carica degli amministratori - spiega la coordinatrice - potrebbe garantire una migliore "governabilità" dell'ente, poiché i sindaci avrebbero a disposizione più tempo per portare a termine politiche di risanamento o di sviluppo». «Nei comuni minori - sottolinea Cecotti - la scelta del sindaco si basa sulle sue competenze personali, più che sull'appartenenza politica». Competenze personali, disponibilità, amore per il proprio paese sono le ragioni che spingono un cittadino, non per forza appartenente a uno schieramento politico, a mettersi a disposizione della comunità. Nel senso letterale del termine perché i piccoli Comuni, molto più che quelli spallati, hanno pagato un alto prezzo al blocco del turnover, al personale andato in pensione e non sostituito, che spesso ha costretto i sindaci ad assumersi la temporanea responsabilità di un dato servizio, se necessario facendo loro stessi front office con i cittadini. Questo per dire che chi oggi decide di mettersi a disposizione della propria comunità lo fa sapendo di andare incontro a tutta una serie di complicazioni che un tempo non c'erano. Pochi soldi, burocrazia soffocante, personale sempre più ridotto. E se piove, non è difficile trovare ancora una volta i sindaci a dare una mano. Anche di questo hanno parlato gli amministratori locali durante la riunione della Consulta. Non solo quelli presenti, molti hanno infatti inviato la propria testimonianza via email a dimostrazione di quanto il tema sia sentito. la testimonianza
Molinaro: «Secondo me da abolire ogni limite» UDINE Al tetto dei due mandati per i sindaci, disse no nel 2013 e continua a dirlo oggi anche se sindaco non lo è più. Pierluigi Molinaro, già primo cittadino di Forgaria nel Friuli, fa un passo oltre: «A mio giudizio per i piccoli Comuni non dovrebbe esserci proprio limite perché oggi per candidarsi alla guida di un Comune ci vuole una nutrita dose di amore per il proprio territorio e di incoscienza, viste le responsabilità civili e penali. A fronte di cosa? Non certo degli emolumenti: quando ero sindaco prendevo 809 euro netti al mese, dai quali dovevo togliere il costo dell'assicurazione e di tutte le trasferte che mi sono sempre pagato». «Ai sindaci dei piccoli Comuni - rilancia Molinaro - bisognerebbe dare un premio. Cos'ha fatto invece Serracchiani? Ha limitato i mandati a due, mentre il resto d'Italia saliva a tre. Tempismo perfetto». Una delle targhe d'eccellenza alle categorie economiche di entrambe le province Riconoscimenti al professor Maseri, a Pratic, Pnlegge, Maieron e Vigili del fuoco Camera Pordenone-Udine premi del lavoro bipartisan Maura Delle Case / udine Sessantacinque edizioni, sessantasei premiati. Torna domani pomeriggio il tradizionale appuntamento con le "Premiazioni del lavoro e del progresso economico", cerimonia con cui la Camera di Commercio, oggi di Pordenone-Udine, rende omaggio a lavoratori, imprenditori, personaggi e istituzioni che hanno reso grande il Friuli. Un tributo a loro e al contempo un momento per riflettere sullo stato di salute e le prospettive dell'economia e della società. Ognuno dei 66 premiati che domani salirà sul palco del teatro nuovo Giovanni da Udine ha contribuito alla costruzione di quel che oggi è il sistema economico regionale. Dalla piccola bottega alla grande industria, passando per i più svariati settori, sul filo della tradizione eppure sempre un passo oltre, in quella che si chiama Impresa 4.0, perché la forza del sistema sta in questa complessità dialogante. «I nostri premiati - commenta il presidente dell'ente Giovanni Da Pozzo - si caratterizzano per la capacità di valorizzare le proprie identità e competenze, sapendo cambiare per crescere e fare sempre meglio». Ad aprire la festa, ospitata al teatro dalle 17, sarà il sindaco del capoluogo friulano Pietro Fontanini, cui seguirà l'intervento di Da Pozzo e in chiusura quello del presidente della Regione Massimiliano Fedriga.Il cuore della cerimonia sarà naturalmente costituito dalle premiazioni: 66 in tutto, di cui 6 targhe di eccellenza che onoreranno la Camera Pordenone-Udine appena nata. Da Pozzo parla di «cerimonia storica». Si tiene infatti a poche settimane dall'accorpamento tra le camere di Udine e Pordenone e per questo «abbiamo voluto ampliare le nostre sei Targhe dell'eccellenza al territorio pordenonese, conferendo una di esse - spiega Da Pozzo - alle associazioni di categoria di entrambe le province, che insieme si sono impegnate per portare a compimento questo complesso, ma significativo percorso». Le medaglie d'oro andranno infatti a Pordenonelegge (premio divulgazione del sapere), a Luigi Maieron (cultura) ai Vigili del Fuoco (istituzioni), alla Pratic dei fratelli Orioli (internazionalizzazione), ad Attilio Maseri
(filantropia) e alle associazioni di categoria di Pordenone e Udine (per l' economia). Premio, quest'ultimo, voluto proprio per evidenziare l'impegno delle categorie di entrambe le province a trovare l'accordo più rispettoso delle singole specificità per unire le forze nel nuovo ente unico. Dopo il visionario imprenditore Brunello Cucinelli, quest'anno ospite d'onore della cerimonia sarà Roberto Sommella, giornalista economico, già caposervizio economia dell'Ansa, scrittore e attualmente direttore delle Relazioni esterne e dei rapporti istituzionali dell'Antitrust, nonché fondatore de "La Nuova Europa". Scrive su Corriere della Sera, Avvenire, Milano Finanza e Huffington Post ed è autore di diversi titoli, l'ultimo dei quali "Gli Arrabbiati. La prima guerra di secessione europea" (2018, la Nuova Europa Edizioni) racconta dei milioni di persone che letteralmente non ne vogliono più sapere di Bruxelles. Tema che Sommella affronterà anche a Udine. Il tema del suo intervento, cammeo previsto a metà delle premiazioni, sarà infatti dedicato a "Concorrenza, mercato unico e futuro dell'Unione europea". Il sindaco consegnerà domani il riconoscimento nella sala giunta del municipio Laureato in ingegneria e medicina, è a capo dello Houston Methodist Institute Il sigillo della città di Udine al professor Mauro Ferrari Il sindaco Pietro Fontanini consegnerà domani al professor Mauro Ferrari (presidente, amministratore delegato e professore dello Houston Methodist Research Institute) il sigillo della città di Udine. Una benemerenza per testimoniare gratitudine a coloro che hanno saputo onorare il nome della città di Udine e ne hanno promosso l'immagine con opere concrete nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'industria, del lavoro, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico e quant'altro. La cerimonia di consegna è in programma domani alle 12.30 nella sala giunta di palazzo D'Aronco. Nato nel 1959, dopo aver frequentato il liceo il Liceo Classico "Jacopo Stellini" ed essersi laureato in matematica all'Università di Padova, Ferrari ha conseguito il master (Ph. D.) in ingegneria meccanica all'Università di Berkeley, in California. Ha studiato poi medicina presso l'Ohio State University e lavora come assistente e professore associato in Scienza ed Ingegneria dei Materiali ed in Ingegneria Civile all'Università della California a Berkeley. Diventa poi professore ordinario di Ingegneria Meccanica e di Medicina Interna e direttore del dipartimento di Ingegneria Biomedica alla Ohio State University (2000-2006). Contemporaneamente (2003-2005) viene nominato Special Advisor ed Eminent Scholar al National Cancer Institute a Bethesda, dove ha diretto la formulazione e il lancio del programma federale statunitense in nanotecnologia applicata al cancro, uno dei maggiori programmi al mondo in nanomedicina, con un investimento complessivo superiore al miliardo di dollari. In Texas (2006-2010) è stato professore ordinario di Medicina Interna e direttore del dipartimento di Nanomedicina (School of Medicine, University of Texas Health Science Center - Houston), professore ordinario di Terapie Sperimentali (University of Texas), professore aggiunto di Ingegneria Biomedica (University of Texas Austin) e di Ingegneria Meccanica (Università di Houston). È passato infine al Methodist Hospital Research Institute dove lavora tutt'oggi e dove ricopre anche le più alte cariche. Nel settore delle nanotecnologie ha pubblicato più di 350 pubblicazioni su riviste internazionali di cui 16 sulla rivista Nature e 7 libri. Ha ottenuto oltre 60 brevetti riconosciuti in Usa e internazionali; oltre 30
mila citazioni. Ha cominciato a dedicarsi alla lotta contro i tumori dopo la perdita della prima moglie Marialuisa, deceduta a causa di un tumore a soli 32 anni. È lunghissima la serie di riconoscimenti che ha ricevuto che ne fanno uno dei più illustri "Italiani nel mondo". Ha ottenuto la laurea honoris causa delle Università di Palermo e Napoli. Ha ricevuto il Premio Franca Florio, conferito agli scienziati italiani nel mondo, e il Premio Italiani nel Mondo dal Ministero degli Affari Esteri italiano. IL PICCOLO 15 NOVEMBRE La giunta scommette sui sistemi di sorveglianza per privati e Comuni. E i sindaci "portano via" i fondi ordinari alle Uti Manovra Fvg Oltre 16 milioni in un triennio per la sicurezza Marco Ballico / trieste Le aziende che producono telecamere, impianti d'allarme, porte blindate si preparino a incrementare la produzione. La giunta Fedriga, riunita pure ieri pomeriggio, aumenta, e non di poco, i fondi per la sicurezza in legge di Stabilità: 16,5 milioni per il triennio 2019-21, di cui 10,5 che i Comuni distribuiranno ai privati per la protezione delle abitazioni. Si tratta di una delle poste illustrate in mattinata in Consiglio delle Autonomie a Udine - che ha dato il via libera sull'intera manovra e sull'articolo specifico che riguarda gli enti locali - in una seduta in cui gli assessori alle Finanze Barbara Zilli e alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti hanno proseguito nell'azione di incenerimento della riforma delle Uti, dirottando la gran parte dei trasferimenti dalle Unioni ai sindaci. Sollecitato dall'assessore comunale di Pordenone Mariacristina Burgnich, Roberti conferma che nel programma sicurezza 2019 entreranno anche progetti pilota di controllo del territorio (le ronde in sostanza), ma preferisce concentrarsi sui capitoli rimpinguati rispetto all'era Serracchiani, in un contesto in cui viene annunciato il taglio ai fondi per accoglienza e immigrazione. Sulla legge per la sicurezza del 2009, i 500 mila euro del 2018 diventano così 3,5 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021: un totale di 10,5 milioni stanziati a favore degli enti locali, che apriranno bandi per interventi di installazione di sistemi di sicurezza nelle abitazioni private e nelle parti comuni dei condomini residenziali. Si aggiungeranno altri 6 milioni sempre sul triennio per investimenti da parte dei Comuni per impianti di videosorveglianza e attrezzature per la polizia locale. Sono pure previsti 30 mila euro per la formazione e l'aggiornamento del personale formatore della stessa polizia locale. La partita della sicurezza si inserisce in un contesto di risorse crescenti. Nel 2019 il sistema delle autonomie si vedrà erogare 532,1 milioni (77 in più del 2018): 1,6 miliardi nel triennio, con una riduzione, nel riparto, della quota perequativa, quella che aggancia i trasferimenti alla realtà oggettiva dei territori. Una scelta promossa dall'assessore triestino Angela Brandi e dal sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, e pure dall'Anci, ieri al Cal con il segretario Alessandro Fabbro. «Il principio è corretto - spiega il tecnico dei sindaci -, ma la
giunta precedente aveva avuto troppa fretta nell'aumentare la quota perequativa, mettendo in difficoltà qualche Comune in sede di bilancio. Un quadro che favoriva o sfavoriva un po' casualmente amministrazioni grandi e piccole». L'articolo 10 della manovra, quello sugli enti locali, contiene anche il cambio di rotta nella fase transitoria in cui la giunta sta pensionando le Uti e preparando la riforma. Il fondo ordinario per le Unioni si riduce così dai 315 milioni del 2018 ai 41 del 2019, che serviranno al loro funzionamento e alla gestione dell'edilizia scolastica. I Comuni invece, con un fondo ordinario pari a 360 milioni, riceveranno direttamente le risorse di parte corrente e solo nel caso in cui vorranno continuare a svolgere servizi all'interno delle Uti reindirizzeranno in quella direzione quanto necessario. «In questo modo - sottolinea Roberti - i sindaci potranno erogare più servizi ai cittadini». I due assessori, dopo un'ora e mezza di illustrazione delle norme, e con solo qualche astenuto al momento del voto (Vito d'Asio e Tolmezzo sull'articolo 10 e sulla legge di Bilancio Vito d'Asio, Tolmezzo, Grado e Palmanova, che con il sindaco Francesco Martines contesta il metodo della consegna delle carte a ridosso della seduta in Cal, senza il confronto con lo storico), parlano di «un lavoro che ha richiesto tempo e che lascia inalterati i budget delle singole direzioni in attesa di reperire ulteriori risorse dalla manovra che è ancora in discussione in questi giorni». Zilli ha informato i sindaci pure dell'intenzione della giunta di azzerare l'Irap per gli insediamenti produttivi e per i professionisti nei Comuni montani di fascia B e C: costo 4,5 milioni, che aumenteranno nei prossimi giorni per prevedere riduzioni anche a favore di nuovi insediamenti industriali e nuove assunzioni nel resto della regione. «È un provvedimento importantissimo e dirompente - commenta l'assessore alle Finanze - per creare un volano efficace per attrarre nuovi insediamenti». La petizione è stata consegnata dai consiglieri comunali di Cormons Mauri e Gasparin La battaglia sposata a Palazzo da Centis, Liguori e Moretti Già in mano a Zanin 800 firme contro l'Isontino sotto Trieste Matteo Femia / CORMONS Sono state oltre 800 le firme depositate in Regione contro l'ipotetica "annessione" del Goriziano a Trieste. La petizione a difesa dell'identità del territorio, infatti, è stata portata dai promotori, i consiglieri comunali d'opposizione di Cormons Edoardo Mauri ed Elena Gasparin, dinanzi al presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin. Sono dunque circa 800 i cittadini dell'area del Friuli goriziano («nessuna petizione presentata negli ultimi cinque anni in Regione ha ottenuto questi numeri», sottolinea Mauri) che hanno firmato contro qualsiasi progetto di unificazione delle province di Gorizia e Trieste, esprimendo la loro posizione di «contrari a riforme regionali degli enti locali e della sanità che prevedano l'inglobamento del Goriziano in un'area vasta, o provincia, e in un'azienda sanitaria della Venezia Giulia», come recita la petizione stessa. Mauri e Gasparin hanno raccolto l'appoggio dei consiglieri regionali Tiziano Centis, Simona Liguori e Diego Moretti, dando di fatto il via all'iter legislativo che porta all'illustrazione della petizione in commissione e in aula.«La petizione - così Mauri e Gasparin - è partita dal basso, da un gruppo di persone cui stanno a cuore il proprio territorio e la propria identità. Molti cittadini si sono attivati spontaneamente per sottoscrivere la
petizione e in poche settimane è stato raggiunto un ragguardevole traguardo. La nostra non è un'iniziativa contro qualcuno, ma a favore del Friuli orientale. Negli ultimi mesi, a più riprese, lo stesso presidente Fedriga e diversi esponenti politici hanno avanzato la proposta di riorganizzare la Regione in tre aree vaste con organi istituzionali elettivi. Pare si voglia creare una nuova realtà politico- istituzionale, la Venezia Giulia, che prevede di inglobare il territorio dell'ex provincia di Gorizia con Trieste. Un disegno del quale si ravvisano già tracce nella recente riforma sanitaria approvata dalla giunta regionale e ora all'esame del Consiglio». «Il Goriziano - aggiungono i promotori - ha subito troppo spesso decisioni calate dell'alto. Il declino della nostra sanità è iniziato alcuni decenni fa, quando i primi ospedali della regione ad essere chiusi furono proprio quelli di Cormons e Grado, per non parlare della chiusura in tempi recenti del punto nascita di Gorizia. Non siamo assolutamente disposti a diventare mera periferia di un territorio più vasto. Vogliamo che il nostro territorio non passi a livello amministrativo né sotto l'area triestina né sotto quella udinese, ma che al contrario mantenga una sua autonomia». La trattativa in maggioranza fa slittare il rinnovo dei due organismi Fi e Lega si contendono la futura gestione dei rapporti con lo Stato Francia in pole per il Corecom Ma la Paritetica resta un rebus LE NOMINE TRIESTE Commissione paritetica e Corecom dovranno aspettare due settimane per il rinnovamento dei propri vertici. Il centrodestra sta trattando e ha deciso di far slittare le previste nomine sia per l'organismo che gestisce i rapporti tra Friuli Venezia Giulia e Stato, sia per l'ente che vigila su par condicio e controversie sul fronte telefonia e telecomunicazioni.Sebbene sia tutto rinviato, cominciano a filtrare le prime indiscrezioni su chi raccoglierà il testimone degli uscenti. Nel caso del Corecom, il più accreditato alla successione di Giovanni Marzini è il giornalista Paolo Francia, ex direttore del Piccolo e già presidente del Comitato regionale per le comunicazioni. La convinzione è che si tratti di «una personalità il cui valore non potrà che essere riconosciuto anche dalle opposizioni», spiega un esponente di spicco del centrodestra. Nato a Bologna nel 1943,Francia è stato caporedattore del Resto del Carlino, direttore del Piccolo dal 1987 al 1989, vicedirettore del Tempo, direttore dei programmi di Radio Rai e di Rai Sport. È stato inoltre vicepresidente e consigliere di Friulia tra 1993 e 1996, nonché alla guida del Corecom fra 2008 e 2013. Più complicato l'incastro per la Paritetica, dove al momento appaiono sicuri solo i tre rappresentanti dello Stato e quello dell'opposizione. Nel primo caso si tratta dell'ex funzionario di Regione e Corte dei conti Giovanni Bellarosa e dei docenti di diritto Mario Bertolissi ed Elena D'Orlando: un inedito si tratti di tre personalità provenienti dal Fvg, anche se Bertolissi è considerato veneto d'adozione. Il centrosinistra dovrebbe ottenere la nomina del segretario Pd Salvatore Spitaleri. A mancare è il nome del presidente e bisognerà capire se la casella oggi occupata dal dem Ivano Strizzolo spetterà a Lega o Fi. Tra gli azzurri avanza Renato Carlantoni, sospinto dal presidente del Consiglio Mauro Zanin, ma c'è chi vorrebbe la riconferma di Daniele Galasso e in gioco ci sono anche Renzo Francesconi e Roberto Ceraolo. Tutti nomi di bocciati alle regionali. In quota Lega prende quota Teresa Billiani, avvocato dei ricorsi al Tar contro la riforma delle Uti: profilo tecnico e cuore che batte a destra.
Il vicepresidente incassa aperture di credito dall'audizione in Consiglio regionale e raccoglie le preoccupazioni sulla durata del commissariamento delle Aziende La nuova sanità di Riccardi passa il "test" dei sindacati Diego D'Amelio / trieste L'assessore alla Salute Riccardo Riccardi passa l'esame di sindacati e operatori sul ddl di riforma della sanità. Dopo le critiche lanciate rispetto a una fase d'ascolto giudicata frettolosa e ai timori di separazione fra ospedale e territorio, l'impostazione finale incassa il placet di Cgil, Cisl e Uil, oltre a quello dei rappresentanti di medici e professionisti. Un'apertura di credito accompagnata tuttavia da una serie di paletti che le rappresentanze degli operatori hanno evidenziato nell'audizione tenutasi ieri in Consiglio regionale. Riccardi non riceve comunque nessuna opposizione esplicita e pure la Cgil approva lo schema basato sulle tre aree vaste di Trieste-Gorizia, Udine e Pordenone, nonché il mantenimento dell'unificazione ospedale- territorio. Il segretario Villiam Pezzetta evidenzia però la volontà di «non disperdere l'esperienza dei Cap» e chiede che «non si cerchi automaticamente un allargamento al privato». Positivo anche il parere della Cisl: per Luciano Bordin, «va apprezzato che la giunta abbia accolto le istanze sul mantenimento della regia unica fra ospedale e territorio, evitando ulteriore stress al sistema». Promosso pure «il passaggio da cinque a tre Aziende», ma resta la preoccupazione per «i veri nodi: liste d'attesa, 112 e sistema informatico». Disco verde pure dalla Uil, che con Magda Guarin chiede tuttavia che «la sanità sia confermata pubblica» e che «ci sia un aumento dei posti letto per la cronicità», anche se permangono i «dubbi sulle dimensioni dell'Azienda udinese». Per il sindacato degli infermieri Nursind, «il parere è positivo ma servono risorse» e l'ok arriva anche dagli ordini delle professioni sanitarie e dai medici di famiglia. La Federazione regionale degli Ordini dei medici appoggia la riforma e nota che «finora non si sono ottenuti grandi risultati per scarsa condivisione con i professionisti: bisogna ridurre lo squilibrio fra territori e quello degli investimenti fra ospedale e territorio». Poi l'invito a produrre «un'armoniosa fusione con le cliniche universitarie». Punto delicato, dopo il protocollo Regione-Università disdetto unilateralmente dall'assessore, ma sono gli stessi accademici a stemperare i toni con i direttori di dipartimento Nicolò de Manzini e Silvio Brusaferro. Per il primo, «la riduzione a tre aree vaste e la razionalizzazione della rete hub & spoke sono condivisibili». Poi la richiesta di «confermare le linee del protocollo», ribadita da Brusaferro, che sottolinea come «i nostri atenei formano i professionisti e fanno ricerca con standard molto elevati: le università vanno integrate in uno spazio armonico». Riccardi incassa ed evidenzia di «condividere soprattutto una delle preoccupazioni e cioè che la fase di transizione (il commissariamento delle Aziende durerà un anno, ndr) duri troppo. Rifletteremo sulle soluzioni tecnico-giuridiche per accorciarlo». Il Pd inatnto ironizza con Roberto Cosolini: «L'apertura di credito è sugli aspetti su cui il centrodestra ha fatto marcia indietro. Ritorno all'Azienda di coordinamento soppressa da Tondo e integrazione fra ospedale e territorio». Mariagrazia Santoro infine si chiede: «Che protocollo faranno con le università dopo che hanno rotto con gli atenei senza nemmeno avvisarli? ».
IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
Puoi anche leggere