L'Amuleto TOLAS TALES OF LIGHTS AND SHADOWS
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Z. D’Aleo TOLAS TALES OF LIGHTS AND SHADOWS L’Amuleto Libro Primo ______________________________ TriskEdizioni
ARC – Tolas – L’Amuleto Tales of Lights And Shadows – L’Amuleto Advance Reading Copy ©Z. D’Aleo TriskEdizioni by Triskelion srl – 2020 Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi riproduzione dell’opera. Questo romanzo è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualsiasi riferimento a fatti, luoghi o persone, esistenti o esistite è puramente casuale. 2
ARC – Tolas – L’Amuleto Prologo – L’arrivo dell’elfo a Sol Anno 3079, prima luna Sol, capitale di Ignis, cittadella accademica, Sala Rossa «Q uesta storia inizia agli albori, tempi di cui si è persa memoria. Il culto principale era ancora quello dei quattro elementi. Prima di allora vi era solo il caos…» Il Magister parlava con tono solenne, la sua voce rauca risuonava forte all’interno della sala grande dal legno rosso. Gli astanti ascoltavano in silenzio, ma non tutti erano realmente interessati. «Mi chiedo perché si ostini a utilizzare la stessa frase ogni anno.» «Sam, è un memoriale, ci sarà un copione da… seguire.» «Finisce che mi addormento veramente.» «Male per te che non dormi la notte…» Un’occhiataccia arrivò fulminea e i due ragazzi abbassarono subito il capo, ridacchiando tra loro. La cerimonia di inizio anno accademico era uguale da secoli e i due ragazzi ne avevano già vissute fin troppe, ma mai la sala era sembrata loro così piccola; il numero degli allievi iscritti negli ultimi anni era salito vertiginosamente, arrivavano ormai da ogni dove. La sala grande dal legno rosso si trovava in un edificio a pianta pentagonale posto al centro della cittadella accademica, del quale la sala costituiva l’unico ambiente. Il colonnato esterno, i pilastri e buona parte delle mura erano di granito rosso imperiale, le due porte di aramen verde, mentre il resto, come suggeriva il nome stesso della sala, era in legno rosso. Erano in legno il pavimento, il porticato e perfino la cupola a cassettoni, che terminava all’apice con una grande apertura, detta occhio di luna, che consentiva l’illuminazione dell’ambiente interno. La moltitudine 3
ARC – Tolas – L’Amuleto di ragazzi in uniformi rosse, blu e bianche, tutti seduti a gambe incrociate in anelli concentrici, veniva riflessa dagli specchi presenti su tre delle cinque pareti. Esattamente in corrispondenza dell’occhio di luna una cinquantina di uomini vestiti in nero faceva da corona al Magister. Gli allievi sedevano direttamente sul legno, mentre i maestri sedevano su delle stole, ed erano tutti scalzi, indistintamente. Secondo la tradizione, nell’intera cittadella bisognava camminare a piedi nudi; erano i ragazzi stessi a occuparsi, con meticolosità, della pulizia dei locali, con particolare attenzione alla lucidatura e alla manutenzione delle passerelle di legno. Come insegnavano i maestri: il sudore sulla fronte di un ragazzo oggi, rende nobile l’uomo che sarà domani. Dopo pochi attimi di silenzio meditativo, il vecchio Califa riprese il proprio eloquio: «Anno 0, un tempo di pace, ripresa e crescita segnò l’intera umanità. Un grande Impero emerse e, a capo, un solo sovrano…». «…Taaf» continuò la sala. «Tutti indistintamente nutrivano grande stima e ammirazione per Taaf, l’Imperatore che riunì le terre, che istituì il gran consiglio e che per la prima volta convocò i tribali a Sol. Fu Taaf a suddividere l’Impero in cinque regioni, assegnando un nome a ciascuna delle cinque Terre. Nacquero così: Petram, Aer, Aqua, Ignis e Nemo. Infine, per decisione del consiglio, l’Imperatore prese in sposa Emalaya, l’erede della maggiore dinastia tribale, al fine di onorare le loro tradizioni, garantendo una nuova discendenza al suo popolo. La principessa giunse a Sol scortata da un corteo della sua gente. Le persone giungevano da ogni dove per portare doni e offerte alla coppia. Solo una pazza si oppose. Durante la festa di nozze, che avrebbe dovuto segnare per sempre la fine dei conflitti con le popolazioni tribali ristabilendo la pace con l’amore e non col sangue, la donna accusò il giovane re di aver fondato il suo Impero abusando dell’Amuleto della Luce, un amuleto leggendario in grado di richiamare i poteri degli elementi e a lui donato per uno scopo più grande. Prima ancora che potessero allontanarla dalla vista dell’Imperatore 4
ARC – Tolas – L’Amuleto prese a cantare: “Tu che buon re ti credi e intendi mescolare col tuo il sangue della mia gente, ascolta attentamente le mie parole” disse la donna. L’Imperatore decise di ascoltarla, facendo segno ai suoi uomini di non intervenire. “Il ventre fertile della tua giovane moglie ti darà due eredi” riprese lei “saranno tanto uguali quanto diversi. Uno sarà il Sole, l’altro la Luna. Ogni giorno il Sole nascerà spodestando la sorella che morirà sui monti. La vita del Sole alla sera si spegnerà e la Luna riprenderà il suo posto, per poi avvicendarsi nuovamente in una lotta eterna. Un solo Sole e una sola Luna. Verrà il giorno in cui il potere nelle tue mani passerà ai tuoi figli.” Disse indicando l’Amuleto: “in quel giorno gli elementi riprenderanno il sopravvento e allora sarà solo l’inizio del caos. Dei due eredi, uno sopravvivrà, l’altro perirà e, con lui, ognuno al suo seguito. Un solo Sole, una sola Luna, un solo Impero”. E con l’ultima parola, in uno scatto fulmineo, la donna afferrò la lama della guardia più vicina e, sotto gli occhi increduli della folla, si tolse la vita, suggellando quanto detto col suo stesso sangue. Dal matrimonio nacquero due figli, Yin e Yang. I fratelli, col tempo, come predetto, iniziarono a odiarsi. Giunto all’età adulta il maggiore, Yin, decise di partire alla conquista delle terre dell’estremo Nord, rimaste in mano ai tribali ribelli. Anni dopo tornò come loro capo a reclamare il trono e ne seguì una guerra che durò molti anni mettendo a dura prova l’intera popolazione. Taaf ne uscì annientato. Non riuscendo a parteggiare per uno dei due figli e a ristabilire l’ordine decise di distruggere l’Amuleto sperando di fermare la maledizione e di portare la pace, ma ciò non accadde.» Il Magister, dopo aver preso fiato, riprese: «Le ostilità cessarono solo alla morte dell’Imperatore. Yin si ritirò oltre la Cintura. Yang cercò di essere un re buono e giusto: tentò di ristabilire l’ordine istituendo un nuovo consiglio in cui i tribali del Nord, nonostante il tradimento, se avessero voluto, sarebbero stati riammessi, ma qualcosa era cambiato profondamente. Negli anni gli umani avevano visto cosa queste popolazioni fossero in grado di fare: iniziarono a chiamarli 5
ARC – Tolas – L’Amuleto maghi e, spaventati, decisero di sterminarli. La guerriglia che seguì fu peggiore della guerra stessa. Da allora i maghi si nascosero tra la gente occultando i loro poteri e dei domatori di elementi, dei leggendari guerrieri di Taaf che crearono l’Impero e lo difesero dai pericoli dell’Oltre, si perse memoria. L’Impero si divise nuovamente e le cinque regioni divennero cinque regni di cui solo il regno del fuoco, Ignis, rimase in mano alla dinastia Yang, per volere dei suoi sudditi. Negli altri si susseguirono lotte per la supremazia tra i potenti delle nobili case. L’Impero di Taaf era morto per sempre… ma è proprio qui che inizia la dinastia…». «Ti prego svegliami quando sarà tutto finito» disse ancora Samas, sbuffando. L’amico ridacchiò. La voce del Magister era monotona e tutto procedeva lentamente, molto lentamente, troppo lentamente… I suoni pian piano divennero sempre più distanti e, tanto più Samas cercava di concentrarsi sulla voce del Magister, tanto più forze invisibili tentavano di chiamarlo a loro nel dolce mondo onirico. E ci riuscirono. Giochi di fuoco apparvero a illuminare il tetto che si era trasformato in un cielo stellato di tii-kandram, luminoso e lontano. Samas era disteso sull’erba a contemplare le stelle e una brezza tiepida gli accarezzava il volto quando si rese conto di non essere sveglio; sapeva gestire quel dono, navigava spesso nei sogni. Si guardò attorno. La moltitudine di ragazzini era svanita, l’intera sala grande dal legno rosso si era dissolta; tuttavia, suo malgrado, la voce del Secondo Magister, Califa, riprese a risuonare limpida nella sua mente e il sogno gli apparve come un ricordo lontano: “Passarono molti anni” diceva la voce “un nuovo tradimento segnò la fine della dinastia Yang. Correva l’anno 3063, l’anno del drago di fuoco; il consiglio a Sol si riunì d’urgenza…”. Il cielo stellato si squarciò, una luce tenue entrò dall’alto a illuminare un tavolo rotondo in pietra nera lucida e una quantità indefinita di figure, come ombre, vi si riunirono attorno, in una lenta danza macabra. Le ombre erano avvolte in mantelli 6
ARC – Tolas – L’Amuleto fluttuanti e neri che a ogni passo liberavano scie fuligginose, dense e scure. Le ombre nascondevano il capo sotto larghi cappucci. «Dal regno di Petram, un infante porta il sigillo» annunciò una delle ombre. «Un solo Sole, una sola Luna. Un figlio di Yang segnerà la fine della nostra storia» disse un’altra. «Non è ammissibile» aggiunse un’altra ancora. Poi le voci iniziarono ad accavallarsi freneticamente. «Non succederà davvero.» «Concordo.» «Pazzie!» «La storia sta per ripetersi. La guerra dei mondi è vicina.» «Non siamo sciocchi!» «I nostri antenati ci tramandano forse sciocchezze?» «Se non ci fossero più discendenti di Yin?» «Le terre del Nord sono inaccessibili!» «Prima che sia troppo tardi, la dinastia deve interrompersi» sentenziò, infine, una delle ombre. «Yang e i suoi discendenti hanno fatto sempre del bene per i popoli» replicò velocemente un’altra. «Ma uno di loro segnerà la nostra fine. Erano secoli che non nascevano domatori di elementi.» Il Magister Califa continuava: “Il mito era storia e, tra i consiglieri a Sol, la paura della maledizione sfociò presto in terrore: la dinastia Yang doveva essere interrotta prima che la maledizione potesse compiersi. Il verdetto arrivò veloce…”. «Zelda deve morire.» “Il Primo Magister, il maestro Yoshiaki, il consigliere del re, avvertì la regina Zelda Yang del pericolo, ma fu inutile. Zelda e il suo neonato Armes furono uccisi per il volere del gran consiglio e per il bene del regno. Tutti i nati in quello stesso anno vennero strappati dalle loro madri e uccisi, fu una strage inutile. Il 3063 fu denominato l’anno del drago di sangue per mantenere memoria dell’eccidio. E tu s…” 7
ARC – Tolas – L’Amuleto Uno strepito di pianti sovrastò la voce del Secondo Magister, le ombre si dissolsero e tutto divenne rosso. Qualcosa lo afferrò per un braccio e iniziò a scuoterlo… «Sam!» L’amico gli diede pesantemente di gomito. «Samas!» Samas si destò, stiracchiando le braccia ancora intontito; un’eco di voci saturava la sala grande dal legno rosso. Il Magister Califa doveva aver finito di raccontare anche l’ultimo episodio della dinastia già da tempo, forse aveva anche già letto i nomi di coloro che avrebbero potuto ottenere la licenza in quell’anno, e forse avrebbero potuto già suddividersi per classi per iniziare finalmente le lezioni. Strofinandosi le ginocchia, indolenzite per la posizione assunta da troppo tempo, si tirò su, come gli altri. Si sentiva osservato: talvolta le ombre in nero continuavano a perseguitarlo anche da sveglio. Quel sogno era un sogno antico, ricorrente esattamente quanto la luna piena nel cielo scuro. Cercò sguardi invadenti tra la folla, ma, sospeso tra il tirare un sospiro di sollievo e una nuova delusione, per l’ennesima volta, non ne trovò. «Ho dormito, vero?» chiese. «Non per troppo tempo. Credo» suppose l’amico, distratto. «Maestro Califa… non lo reggo» si giustificò sbadigliando. «Fortuna che non ti ha beccato Yoshiaki, altrimenti…» «Tarau!» lo bloccò Sam. «Cosa?» chiese Tarau cercando di interpretare l’espressione accigliata di Sam e di capire cosa o chi indicasse. «In bianco?» chiese perplesso. Samas stava indicando una ragazzina dalla corporatura esile e dai capelli rossicci distrattamente legati in una crocchia sul capo. Indossava anche lei l’uniforme chiara, simbolo di appartenenza alla Scuola Bianca, ma non era certamente della sua misura: la camicia era troppo larga e i pantaloni troppo lunghi ma nonostante ciò manteneva il comportamento serio che si addice a un maestro. Tarau individuò la ragazzina dall’uniforme bianca e fatto un respiro profondo, sbuffò. Le classi delle scuole inferiori avevano già lasciato ordinatamente e in silenzio la sala, accompagnati dai loro 8
ARC – Tolas – L’Amuleto maestri dalle uniformi nere con le cinte blu o rosse. Ora erano rimasti in venti, quindici ragazzi in uniforme bianca e cinque maestri in alta uniforme nera e cinta bianca. Quattro uomini e una donna dal portamento fiero, tre dei quali molto avanti con l’età. Al centro, il Primo Magister, Yoshiaki, indossava la tunica lunga in satin nero dai bordi argento. Torreggiavano su di loro a distanza, gambe leggermente divaricate e braccia dietro la schiena, pancia in dentro e petto in fuori. La sala dal legno rosso era, ora, tornata immensa. Quando ci fu silenzio i ragazzi avvolsero la mano destra sulla sinistra, chinando leggermente il busto, facendo attenzione a mantenerlo perfettamente allineato con la testa, porgendo il saluto formale. «La cerimonia è durata troppo» continuò a lamentarsi Samas. Avevano appena lasciato la scuola. Era una giornata grigia e fredda, tipica della prima luna dell’anno. Pioveva e camminavano velocemente sotto il pergolato della cittadella accademica. Sol, esattamente così come si raccontava per i draghi, possedeva tre grandi cuori e la cittadella, che ospitava allievi provenienti da quasi tutto il regno, era uno di questi. Fin da piccoli avevano ascoltato storie che parlavano di come la cittadella fosse stata fondata ancora prima della costruzione del castello superiore e, nel tempo, avevano constatato loro stessi come le tradizioni accademiche non si fossero ancora interrotte, bensì arricchite. «No, Sam! È la stessa identica da centinaia di anni.» «Beh, comunque è stata stancante» rispose il ragazzo con fare assonnato. Profonde occhiaie gli segnavano il volto. «Sam! Per gli dei! Ora basta!» Tarau gli si avvicinò marcando il più possibile la differenza di altezza. «Dimmi cosa fai di notte o falla finita con queste stupide allusioni!» Samas sorrise, in realtà non aspettava domanda migliore. «Mi alleno» disse lui, aprendo il volto in un ampio sorriso e allontanandosi. «E perché di notte?» domandò l’amico perplesso, seguendolo. «Perché di giorno ho da fare» rispose Sam, ridendo. 9
ARC – Tolas – L’Amuleto «Cioè?» Samas si fermò. «Mi alleno.» Tarau scoppiò a ridere. Samas riusciva a fare perdere la pazienza a tutti meno che a lui: Tarau preferiva ridere. «Mi alleno… diversamente» continuò Samas col mezzo ghigno e una particolare luce negli occhi. Si stavano dirigendo ai cancelli Nord, quelli che portavano alla Strada Perduta. Si erano già cambiati, ma continuavano a percorrere la passerella scalzi. Avrebbero recuperato le scarpe nei gabbiotti prima dei cancelli. «Se vuoi, più tardi ti faccio vedere» continuò Samas. «Vedere cosa?» esclamò entusiasta una voce alle loro spalle. «Mizu! Tu non c’entri!» La ragazzina li aveva seguiti di nascosto e, a un certo punto, colti di sorpresa. «Ora sono vostra compagna di scuola» osservò lei con un sorriso a trentadue denti. «E quindi?» sbottò Tarau. «E quindi possiamo studiare assieme.» Tarau e Samas scoppiarono a ridere. «Lo so come funziona alla Scuola Bianca, saremo nella stessa classe!» «Ovvio, Mizu, tutti alla Scuola Bianca sono nella stessa classe! Tuttavia, ognuno viene seguito individualmente, quindi in realtà siamo tutti con tutti, ma tutti con nessuno.» «Sì, ma…» «Sì, ma?» fece Tarau chinandosi per mettersi alla sua stessa altezza e imitando la voce infantile di lei. «È giusto che io sappia degli allenamenti nascosti» concluse lei in un soffio. Tarau e Samas si scambiarono uno sguardo. «Tu origli troppo» la rimproverò il fratello. «E male» aggiunse Samas. Mizu si voltò offesa incrociando le braccia, il naso per aria. I lunghi capelli ramati seguirono fluenti il movimento del capo. «Sei troppo piccola» rincarò Tarau. «Tarau ha ragione: ci vogliono sedici anni per affrontare la prova. Tu quanti ne hai, tredici?» domandò Sam. 10
ARC – Tolas – L’Amuleto «Tu neanche li avevi, sedici anni.» «Li avrei compiuti nello stesso anno» precisò subito Samas. «Non è vero» sbraitò lei seria, sempre a braccia conserte e con il muso proteso in avanti. Samas si girò di scatto verso Tarau e, senza più considerare la presenza di Mizu, in un balzo gli fu al collo. Tarau non sapeva se difendersi o ridere. Alla fine, per necessità, si ritrovò a fare entrambe le cose. «Scusa!» cercò di dire nel tentativo di bloccare gli attacchi di Samas. «Tu! Lo! Sai! Che! Rischio la vita!» gridò menando colpi a destra e sinistra, calci e pugni. Tarau scansò il primo, deviò il secondo, ma incassò il terzo e anche il quarto. A un certo punto si ritrovarono entrambi fuori dalla passerella, scalzi, sul fango e sotto la pioggia. Samas era molto veloce, ma qualsiasi dei suoi colpi aveva poco effetto sull’amico vista la stazza di lui, due volte tanto la sua. «Solo lei!» disse rialzandosi Tarau. Aveva sul volto un’espressione a metà tra un sorriso e una smorfia di dolore. «Me l’ha chiesto» continuò il biondo per giustificarsi, avanzando verso l’amico ancora a terra nel fango. «Sei un traditore!» ringhiò Sam rifiutando la mano protesa in suo aiuto. «Ma è mia sorella!» «Non mi importa! Devi tenere la bocca chiusa!» gridò puntellando le mani sul fango per rialzarsi. «Dai Sam!» «Avevi giurato!» «Lo avrebbe scoperto comunque. È Mizu! Non lo dirà a nessuno!» «Così come avresti dovuto fare tu?» gridò Samas, avvicinandosi nuovamente al ragazzo. «Yoshiaki non mi ha raccomandato altro! Se lo scoprono sono finito. E tu dovresti essere il mio migliore amico?» In tutto questo, Mizu, dopo essersi goduta tutta la scena e ridendo a crepapelle, riuscì a convincere Samas a far vedere loro il posto in cui si allenava tutte le sere. 11
ARC – Tolas – L’Amuleto Camminarono per più di quattro giri di clessidra a passo veloce, giungendo al confine Nord della Foresta Perduta che fungeva da collegamento tra il regno di Ignis e quello di Aqua. «Qui non siamo solo fuori da Sol!» esclamò Mizu entusiasta. «Vuoi tornare dalla mamma?» la schernì Tarau. «No, assolutamente. Tu?» «No, ovviamente. E comunque siamo ancora a Ignis.» Samas faceva finta di non ascoltarli: i fratelli Ston sapevano essere alquanto fastidiosi. «Allora, siamo ancora distanti?» chiese Mizu. «No, ci siamo quasi» rispose Sam avanzando. «La grotta è proprio qui vicino.» Gli occhi di Mizu brillarono. «Grotta?» chiese, mentre stormi di corvi si libravano in cielo, riempiendo la foresta delle loro grida. «Forse sarebbe meglio tornare indietro» suggerì a quel punto Tarau. Mizu scoppiò a ridere. Aveva ripreso a piovigginare e tuoni in lontananza annunciavano l’arrivo imminente del brutto tempo. «Allora sei tu che vuoi tornare!» «Finiremo per bagnarci!» si giustificò il ragazzo. «Tu, forse» lo schernì Mizu. «Siamo arrivati» Samas li interruppe, seccato, indicando un punto nella roccia lì di fianco. Una fessura, nascosta da una fitta e confusa vegetazione, si apriva nella parete rocciosa. Samas si avvicinò, spostò un mucchio di trecce di foglie e fece loro segno di entrare. Mizu si avviò per prima e, esile com’era, riuscì a entrare con estrema facilità, il secondo fu Tarau che la seguì con difficoltà, infine passò Samas che, una volta dentro, lasciò scivolare dietro di sé le foglie a nascondere nuovamente l’uscio. I pochi raggi di sole che penetravano attraverso il passaggio costituivano l’unica fonte luminosa all’interno della caverna, dove diffondevano una luce debole e verdognola. «E dunque?» chiese la ragazzina. «Questa è una grotta di drago» annunciò loro Samas. «Come fai a dirlo?» domandò ancora la ragazza. 12
ARC – Tolas – L’Amuleto «Guarda le pareti! Sono lisce, lucide e nere. E non è tutto…» Samas avanzò nella penombra. «Qui c’è un corridoio che porta dall’altra parte delle rocce gemelle.» «Un passaggio segreto?» chiese Mizu entusiasta. «Una specie» rispose Samas con un mezzo sorriso. «Forte! Ma com’è che nessuno ne è al corrente?» La luce era sempre più fievole, quasi impercettibile. I tre si addentrarono nel buio, lentamente. «In realtà non sono sicuro che sia così. E non è ancora tutto.» Giunto alla fine della galleria si fermò e, inginocchiatosi, iniziò a tastare il terreno quasi alla cieca. «Cosa… cosa stai facendo?» tentò di domandare Mizu. «Questa.» Samas trovò una torcia, l’aveva lasciata lui stesso lì. Afferrò anche una pietra che sfregò velocemente sulla parete esattamente sopra la fiaccola. Quella si accese. «Eh?» Ghignò con fare soddisfatto. «Sam, non te lo vorrei dire, ma ci riusciamo anche noi ad accendere una torcia. Corso di sopravvivenza, parte prima» lo canzonò Mizu. «Non così!» tagliò corto lui, quasi offeso. Le loro voci rimbombarono nella galleria. Alla luce della torcia, Mizu e Tarau videro quanto immensa fosse la seconda caverna su cui si apriva il corridoio. Dentro la grotta la temperatura sembrava ancora più bassa. «Lungo le pareti ci sono dei disegni e delle scritte» riprese Samas, illuminando i simboli con la fiaccola. «Le scritte sono in brahma.» Mizu ripassava con le dita quei disegni di aria, acqua, fuoco e terra. «Sembra quasi familiare» disse in un fiato. «Perché certamente sei stata anche qui, vero?» domandò Tarau cinico. «E dunque? Cos’è che fai qua?» chiese Mizu ignorando la provocazione del fratello. «Vi faccio vedere.» Samas lasciò la fiaccola alla parete dove vi era una specie di incavo adatto a sorreggerla. Fece loro cenno di allontanarsi e lui 13
ARC – Tolas – L’Amuleto stesso si allontanò dalla fiaccola di almeno dieci passi. Allargò le braccia, poi poggiò la mano sinistra sulla spalla destra, portò il gomito sinistro all’altezza del mento, l’altro braccio dritto e la mano a formare un angolo retto col resto dell’arto. Si concentrò intensamente su quel fuoco. La fiaccola, al suo comando, iniziò a bruciare più velocemente, scoppiettando. La fiamma divenne sempre più luminosa fino a quando Samas lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e la torcia di colpo si spense. «Beh… sì… sorprendente» esordì Tarau, con una punta di delusione nella voce. «E basta?» chiese Mizu perplessa. «Riesci a spegnere una torcia? Comodo per quando si va a dormire» disse lei ridendo. «Non avrei dovuto portarvi qui!» rispose freddo Samas. «E tu sei troppo piccola.» Mizu continuò a ridere. «Sei solo invidioso, Sam.» «No, niente affatto!» «Sì, invece!» «Ora che si fa?» chiese Tarau. Erano al buio e avevano già iniziato a percepire il freddo. La grotta era satura di quell’aria umida che riesce a penetrare sgradevolmente al di sotto della pelle e che resta lì a consumare le ossa poco per volta. Per raggiungere le rocce gemelle avevano dovuto attraversare il fiume Arx in piena da giorni e, per accorciare i tempi, avevano passato il fiume all’altezza del ponte piccolo che, nonostante le kaa kandram fossero terminate, era ancora sommerso. Si erano così inzuppati scarpe e calzoni, ma non tutti e tre, solo Tarau e Sam. Mizu avrebbe potuto impedirlo ma aveva deciso di non aiutarli; in quella giornata l’avevano chiamata “piccola” troppe volte. A un tratto, un lampo li accecò. Fu così sfolgorante da illuminare a giorno l’intera grotta per una frazione di secondo. Il boato che seguì fu terribile, come se fosse stata tirata giù mezza montagna. Quando fu nuovamente buio si accorsero di un sottile raggio di luce proveniente dalla parete opposta. Vi era un’apertura. Mizu fu la prima ad andare a vedere. Si muoveva a passi lenti sulla roccia scivolosa, facendosi guidare un po’ dalla 14
ARC – Tolas – L’Amuleto vista, un po’ dal tatto e dall’udito. Oltre alla luce e ai forti boati, infatti, a richiamare la sua attenzione fu un suono cadenzato, dolce, di acqua che scorre e non si arresta. Il mondo fuori dalla caverna era in tempesta: tuoni e lampi si abbattevano sulla terra di Aqua e una nebbia fitta e densa avvolgeva il basso bosco. Mizu raggiunse la seconda estremità del passaggio tra le rocce e guardò fuori. L’apertura si trovava a circa tre iarde da terra dunque, diversamente da quello che avevano pensato, non erano scesi di livello, bensì saliti. Mizu attendeva l’arrivo del nuovo tuono per misurare la distanza del temporale, quando a un tratto delle urla attirarono la sua attenzione. «Lasciatemi!» gridava una donna. Mizu lì per lì non riuscì a scorgere da dove provenisse la voce, la nebbia le impediva di vedere qualsiasi cosa a più di dieci passi da lei. «Sam! Tarau! C’è una ragazza che grida!» li avvertì. Samas e Tarau accorsero immediatamente. «Allora?» «Ero convinta di aver sentito…» «Te lo sarai immaginato» concluse Tarau, riportando indietro la testa e scrollando i biondi capelli grondanti. «Aiuto!» tornò a supplicare la voce, alla ricerca disperata di orecchie che potessero udirla. «Ora avete sentito?» li rimproverò la rossa. I tre si tennero schiacciati sulla parete esterna per cercare di vedere oltre la pioggia fortissima, oltre la vegetazione, oltre la nebbia, ma non fu possibile. «Scendo a vedere» sussurrò Samas e, senza aspettare consulto alcuno, si tirò giù. Scivolò lungo la parete aggrappandosi a foglie e ceppi. Giunto a terra iniziò a correre nella direzione delle grida e individuò subito una ragazza che correva goffamente tra gli alberi, inciampando tra le radici, zigzagando tra le pozzanghere. Aveva capelli argentei fradici e indossava una veste una volta bianca, ora logora e sporca. La ragazza continuava a gridare, cercando pietà nei suoi assalitori: due guardie a cavallo; la goccia azzurra, simbolo dell’affiliazione alla regione di Aqua, ricamata all’altezza delle spalle sui mantelli di satin blu, sventolava al loro passaggio. 15
ARC – Tolas – L’Amuleto Le guardie dall’armatura argentea l’avevano quasi raggiunta, sembrava non esserci più speranza per lei. Era quasi spalle a muro lungo la stessa parete rocciosa dove c’era l’ingresso della grotta. Samas intervenne: di gran corsa le si pose davanti, dandole le spalle e impedendo alle guardie di assalirla. «Lasciatela!» gridò Samas, agitando le braccia e spaventando i cavalli. Questi si impennarono. «Via ragazzo! Non ti intromettere. Noi siamo la legge. La donna argento viene con noi» rispose una delle guardie a gran voce senza togliere l’elmo. Anche Mizu e Tarau si erano avvicinati. «Che male avrà mai fatto? È indifesa!» Una delle due guardie portò la mano destra ad accarezzare l’elsa della spada in modo minaccioso. L’altro teneva strette le redini. Forti boati continuavano a spaventare gli animali. Samas vide Mizu a pochi passi da lui: si nascondeva dietro un’alta quercia bianca dal fusto spesso, aveva appena alzato le braccia in direzione di Samas. Samas capì cosa stava per accadere, avrebbe dovuto temporeggiare ancora per poco; Mizu avrebbe sfruttato la pioggia, come solo lei sapeva fare. «Perché volete arrestarla? Se avete un’accusa pronunciatela e io mi farò da parte» gridò, continuando a guardare Mizu con la coda dell’occhio. Mizu portò il braccio destro al petto, chiudendo le dita in pugno e la pioggia cadde al suo comando in un vortice. «Torna da dove sei venuto, è l’ultimo avvertimento…» continuò a gridare la guardia, ma non riuscì a finire di pronunciare la minaccia che una barriera d’acqua si frappose tra i cavalieri e gli altri due. «Presto! Non avere paura, afferra la mia mano!» disse Samas. La ragazza lo guardò spaventata. Forse non conosce la lingua pensò Samas. «Vieni con me, sarai al sicuro.» Scandì bene ogni parola e le sorrise. Lei accettò la mano e iniziarono a correre lungo la parete. Una volta che Samas e la fuggiasca furono al sicuro, Mizu lasciò che la barriera d’acqua si scatenasse contro i cavalieri. Questi iniziarono a dare di speroni scappando e, scossi e increduli, 16
ARC – Tolas – L’Amuleto dopo aver calmato gli animali, decisero fosse assai più saggio interrompere l’inseguimento. Con l’aiuto di Tarau, Samas portò la ragazza al sicuro nella grotta dove Mizu li raggiunse. La ragazza lasciò la mano del suo salvatore e indossò nuovamente il cappuccio, lasciandosi scivolare in un angolo, ginocchia alte e mani a nascondere il volto. Nessun grazie, nessuna parola. Mizu, scuotendo i capelli bronzei zuppi d’acqua, cercò di avvicinarsi per fare conoscenza. «Ciao, io sono Mizu!» disse tutta contenta. «Sono di Kyla, ma viviamo a Sol… e tu?» La ragazza non rispose. «Loro sono mio fratello Tarau e Samas» continuò la ragazzina. «Tarau è quello bello, alto, muscoloso; quello più basso è Sam, sembra antipatico, ma in realtà…» Un brusco movimento di Tarau le impedì di continuare a infierire sul silenzio della ragazza. Lei si oppose, strappandosi via la mano dalla bocca e, offesa, si sedette di botto. «Non stavo facendo nulla di male» brontolò. «Puoi fidarti di noi...» tentò anche Samas, inutilmente. Le uniche parole di lei furono: «Devo raggiungere Sol, devo vedere il Gran Maestro Yoshiaki, devo arrivare in tempo per la cerimonia. Se è vero ciò che dici, portami da lui, ti prego». I ragazzi si guardarono con aria perplessa. Samas le promise quanto voleva. Quando terminò il diluvio era già pomeriggio inoltrato e, infreddoliti e stanchi, s’incamminarono tutti e quattro verso il distretto di Sol. Usciti dalla grotta Tarau e Samas rimasero incantati dalla bellezza della ragazza. La fanciulla, più che muoversi, sembrava danzare. Ogni suo movimento era leggiadro e aggraziato. Doveva venire da molto lontano, una bellezza così da quelle parti non era usuale, non sembrava neanche umana. Pelle chiarissima, lunghe trecce argentee che le uscivano dal cappuccio e occhi di ghiaccio. 17
ARC – Tolas – L’Amuleto Era quasi sera: le nubi scure e minacciose che avevano avvolto il pomeriggio ora lasciavano il posto a un cielo terso e luminoso, un alone purpureo avvolgeva le strade di Sol. Samas sorrise guardando il sole sprofondare oltre il promontorio su cui si ergeva il castello. Sol era casa, l’unica che Samas avesse mai avuto. Arrivarono alle porte del palazzo e ad accoglierli con un imbarazzante rimprovero li aspettava Tessa, la madre dei fratelli Ston. «Dove siete stati? Ero in pensiero per voi!» gridò. «Che cosa avrei dovuto pensare? Con questo freddo! E questa nebbia! Siete tutti bagnati e… l’argine del fiume che confina con Arx ha ceduto… e le strade per il ritorno sono del tutto allagate e piene di fango. Sareste potuti non tornare a casa!» Non aveva ancora finito di rimproverare i figli che sopraggiunse Yoshiaki, il Gran Maestro. «Suvvia Tessa, non vi adirate con loro, sono sani e salvi. Tarau è un uomo ormai e Mizu adora l’acqua: stanno entrambi bene. Per quanto riguarda il fiume… sai bene che se anche fossero tornati prima, le strade non sarebbero state percorribili. Il fiume è in piena da giorni! Tessa cara, ora andate, devo parlare con i ragazzi, tutti e quattro.» Samas e Tarau tirarono un sospiro di sollievo, Mizu scoppiò in una risatina isterica. Non capivano perché avesse reagito così, non si era mai adirata tanto nei loro confronti. Che pericolo potevano mai correre? Conoscevano bene la foresta! E poi per un po’ di pioggia! Mizu domava l’acqua come elemento e, con lei al loro fianco, non avrebbero avuto alcun problema. Nel frattempo, la ragazza argentata si era inchinata alla vista del maestro Yoshiaki: «Gran Maestro, sono Mayra Leveris del regno di Aer, figlia di Arthur Leveris di Ventus e di Clearnn maga del Sud…». «Allora lo hai un nome…» si lamentò Mizu prima che il fratello riuscisse a zittirla tirandole una leggera pacca sulla spalla. «Se sua madre è una maga… potrebbe esserlo anche lei» bisbigliò subito Samas a Tarau. «So bene chi sei: ho detto io a tuo zio di condurti da me, qui a Sol. Ora andate a cambiarvi, indossate pure qualcosa di caldo 18
ARC – Tolas – L’Amuleto e asciutto. Domani mattina all’alba vi farete trovare qui. Tutti e quattro!» Mizu stava per congedarsi, quando… «Non così in fretta, Mizu Janey Ston.» Mizu rabbrividì. Non era mai un buon segno quando veniva chiamata col suo nome per intero e soprattutto dal Gran Maestro. «Sì, Maestro!» bofonchiò. «Mostra gentilmente alla nuova ospite la sua stanza.» «Come faccio a sapere…» Sbiancò. «Non vorrà dire…» «Prima stanza in cima alle scale di legno della torre Ov...» «…Ovest» completò la frase lei. «Sì, Maestro.» Tarau e Samas a stento si trattennero dal ridere. Tutti e quattro porsero il saluto formale e si congedarono. «No! Non se ne parla nemmeno!» continuò a protestare la rossa. «Mizu, forse non hai capito bene, non è una richiesta, è un obbligo.» «No! No! E no!» «Ma dai! Sono anni che ti lamenti perché vuoi anche tu un compagno di stanza!» «Io voglio un compagno di stanza come Sam! Non quella! Non lei! Ti prego Tarau, fai qualcosa! Qualunque cosa!» «Sai che farei volentieri cambio…» ridacchiò il fratello. «Beh, se volessi prenderti tuo fratello, l’elfo me lo accollo io» disse Sam, con un ghigno stampato sul volto. «No, non è giusto.» Mizu aveva cambiato espressione, iniziava a capire che non esistevano alternative, avrebbe dovuto condividere la sua stanza con un’altra persona, un’altra ragazza. Avrebbe dovuto condividere la stanza con la bella Mayra, l’elfo scorbutico. Su una cosa erano tutti e tre d’accordo: Mayra era una creatura magica. «Forza, Mizu! Torna a dormire, tra un po’ dovremo alzarci.» Mizu, di malavoglia, lasciò il letto del fratello e si avviò verso l’uscio, lentamente, con sguardo triste e in cerca di compassione. «E se russa?» 19
ARC – Tolas – L’Amuleto «Non credo che gli elfi russino» rispose Sam, ridendo. «Ma di sicuro lo scopriremo domani mattina» continuò Tarau. «E se mi fa un incantesimo?» «Non credo tu possa diventare più insopportabile di così, di sicuro ti sistemerebbe in meglio.» Mizu lasciò la stanza con le braccia conserte e il broncio e fece come per socchiudere la porta, quando: «E se mi uccidesse nel sonno?». I due scoppiarono a ridere. «Ti vendicherò, sorellina mia adorata. Ma ora, ti prego Mizu, vai a dormire!» Mizu lasciò la stanza chiudendo la porta alle sue spalle e, sbuffando, si allontanò a passi pesanti lungo il corridoio. «Ci pensi tu?» Tarau indicò la candela posta sullo scrittoio in fondo, l’unica luce rimasta accesa nella stanza e si lasciò cadere sul letto. «Certamente!» Samas si concentrò sulla fiamma, questa iniziò a tremolare e subito si spense. La voce di Mizu risuonò limpida nella sua mente: «Utile per quando si va a dormire». Aveva ragione. Samas sorrise, pensando a una Mizu imbronciata che tornava nella sua stanza infestata dall’elfo. Con questo pensiero si addormentò. Sognò una morsa allo stomaco e la sensazione di quando si fiutano i lampi. Sognò la sensazione del calore improvviso, dell’aria che brucia. Sognò la sensazione del fuoco nelle vene, sognò la pelle che arde. Un sogno che ovviamente a chiunque sarebbe potuto sembrare più un incubo, il più terribile forse, ma non a Sam: era il suo preferito. Aprì gli occhi. La stanza di allenamento gli stava attorno. Lasciò che il calore prendesse il sopravvento. E sorrise, ancora. Quando riaprì gli occhi, nel mondo reale, la fievole luce fredda di nuova Kandram illuminava la stanza entrando copiosamente attraverso le grandi vetrate, lasciando sulla pavimentazione le ombre nere delle guide tra i vetri multicolori. Il vento ululava facendo sbattere le finestre, ma non era l’unico rumore nella notte. 20
ARC – Tolas – L’Amuleto Uno strepitio di tavole che cigolano lo svegliò del tutto dallo stato di dormiveglia. Poi, a un tratto, il pomello della porta inizio a ruotare; destra, sinistra, destra, ancora destra, sinistra, sinistra. «Tar!» Cercò di avvisare l’amico. Tarau tirò su con il naso, cambiò posizione; ora era supino con un braccio che gli penzolava giù dal materasso, il suo sonno proseguiva indisturbato. Samas sbuffò lasciando il letto con un balzo e si avvicinò alla porta in punta di piedi. «Per gli dei! È chiusa!» imprecò una voce lieve da dietro la porta. Sam la riconobbe all’istante. «No, Mizu, è aperta.» I rumori dietro la porta cessarono. La ragazzina era stata presa alla sprovvista. Probabilmente non sapeva che fare, forse addirittura stava architettando una fuga veloce. Era stata colta in flagrante. Samas si avvicinò e aprì. «Destra, sinistra e una piccola spinta.» le ricordò simulando nuovamente il movimento sul pomello. Mizu divenne incredibilmente paonazza in viso; tra le lentiggini e il rosso dei capelli arruffati sarebbe sembrata un tutt’uno con la fiamma della lanterna che reggeva se non fosse stato per la candida camicia da notte e lo zainetto, azzurro. Appena vide Sam si sciolse in un sorriso a trentadue denti. Temeva, infatti, che potesse essere stato il fratello ad aprire. Lasciò la lanterna sul pavimento, giunse subito le mani e chinò il capo implorando. «Ti prego Sam! Non mandarmi via!» disse in un fiatò. Samas le riavviò i capelli. «Forza, entra! Ma non fare chiasso, altrimenti svegli Tarau che ti rimanderà in camera tua. Puoi dormire nel letto di Natan.» Mizu abbraccio Sam e corse a dormire. Da quando Natan aveva lasciato Sol per raggiungere Yokan, Mizu aveva sperato davvero di prendere quel posto, ma non solo per una notte. Stavano nascendo le prime luci dell’alba quando il Gran Maestro raggiunse le porte del palazzo di Sol. Sotto una cappa in satin bianco dal cappuccio largo Yoshiaki indossava una tunica lunga, candida, dai preziosi ricami in argento raffiguranti 21
ARC – Tolas – L’Amuleto piccoli falchi in volo e stringeva in pugno il bastone bianco con un cristallo blu incastonato in cima. Con un’espressione ancor più austera del solito, attendeva. «Il tempo è giunto» proferì solennemente non appena riconobbe Samas, Mizu, Tarau e Mayra nelle quattro figure che gli vennero incontro. Seguirono il Maestro; si spinsero oltre i confini della Foresta Perduta, superarono anche i confini della Foresta dell’Est. Raggiunsero i piedi delle grandi montagne nere. Giunsero così presso una zona considerata dagli abitanti della capitale proibita e inaccessibile La vegetazione era fitta ma lasciava intravedere una maestosa struttura che i quattro ragazzi non avevano mai visto, un grande tempio nascosto dal verde, un tempio di pietra bianca, liscia e lucente. Alcune guardie in bianco stazionavano attorno al perimetro; neanche Samas, che viveva nella capitale da sempre, era in grado di capire se si trattasse di una struttura sacra o militare. Enormi colonne reggevano il maestoso edificio a pianta circolare, erano rifinite in oro e argento e tempestate di gemme colorate che alla luce del sole brillavano. Nell’aria risuonava una melodia cantata dal vento nell’attraversare le piccole fessure tra le colonne che andavano a delimitare un cortile. Una volta all’interno del cortile salirono una gradinata che portava al cuore del santuario: un’enorme struttura chiusa da una porta che non sembrava possedere né chiavistelli, né serrature, ma solo disegni. Disegni di acqua, fuoco, aria e terra, gli stessi simboli che avevano visto nella grotta. Doveva essere proprio quello, il leggendario tempio degli elementi: il Tempio della Luce. «Spesso l’apparenza inganna le giovani menti, tutte le porte hanno una chiave, e tutti i templi hanno un custode» disse il saggio, ammonendo Mizu ancor prima che aprisse bocca. Lei rimase stupefatta. Il Gran Maestro pose la sua mano al centro della porta come per accarezzarla. «Presto: avvicinatevi e fate come me, con delicatezza.» I quattro fecero esattamente quello che aveva detto Yoshiaki e, al loro tocco, con un frastuono rauco, la porta si aprì. 22
ARC – Tolas – L’Amuleto Entrando, rimasero accecati dalla luminosità di quel luogo… Era come se fosse rinchiuso lì tutto lo splendore di una stella. Piccoli fiumi argentati scorrevano tra i tasselli del mosaico che ricopriva il pavimento dell’enorme stanza circolare; le pareti erano rivestite di specchi e al centro vi era una piattaforma rotonda, simile a un altare. Tutta la luce confluiva in un unico punto chiamato Letto del Sole. Non appena furono entrati, Yoshiaki fece un gesto col bastone e la porta alle loro spalle si richiuse. «Questo è il Tempio della Luce, edificato all’inizio dei tempi per onorare il culto degli elementi» spiegò Yoshiaki. «È qui che venne forgiato il prezioso Amuleto di cui avete già tanto sentito parlare ed è anche qui che venne distrutto, poi, dall’Imperatore stesso, nella speranza di fermare la maledizione lanciata contro la propria progenie. L’Amuleto venne così diviso in quattro schegge, ognuna delle quali venne poi affidata a un domatore assieme al compito di nasconderla. Il Tempio della Luce, ormai privo del suo artefatto, fu dimenticato.» Il saggio prese fiato. «Venti anni fa, in seguito alla deviazione del fiume, il tempio venne ritrovato» disse, allisciandosi la barba. «Non pensate si tratti di una casualità. Oggi il tempio è stato riaperto e voi avete un compito importante: ripercorrere i passi dei vostri antenati, ritrovare e riportare le schegge qui, prima che avvenga il prossimo allineamento planetario. Solo così sarà possibile dare nuova vita all’Amuleto della Luce, riunire gli eserciti e proteggere il regno dalla minaccia che viene da Nord.» Yoshiaki smise di parlare e calò il silenzio. «Tuttavia,» riprese, guardando non casualmente Mizu che seguiva con molto interesse i rivoli argentei che si muovevano sinuosamente tra i tasselli del mosaico «nonostante ora conosciate il destino che vi attende, non siete ancora pronti! Avrete un anno di tempo a partire da oggi per prepararvi a questa missione. Oggi stesso, Mizu Janey Ston e Mayra Leveris, inizierà la vostra luna di noviziato. Come ben sapete alla Scuola Bianca non esiste alcuna suddivisione in classi, tuttavia esistono dei clan. Al termine di questa luna di noviziato verrete smistate, in base alle vostre più forti inclinazioni, in uno dei tre clan. Se supererete la vostra prova 23
ARC – Tolas – L’Amuleto potrete prendere le ali ed entrare a far parte del clan a cui sarete assegnate. La suddivisione in clan vi permetterà di approfondire meglio le vostre attitudini grazie al confronto diretto con gli altri membri. La vostra fedeltà al clan porterà onore a voi, alla vostra famiglia e alle famiglie che prima di voi ne hanno fatto parte.» «Sì, Gran Maestro!» risposero in coro. «Se non ricordo male, le lezioni inizieranno a breve.» «Sì, Gran Maestro!» «Mi raccomando, per il bene della causa è di fondamentale importanza che nessuno oltre a voi venga a conoscenza della missione. Sono stato chiaro?» «Sì, Gran Maestro!» Tutti e quattro porsero il saluto formale e si congedarono per raggiungere la cittadella accademica. “Mayra l’elfo” divenne Mayra e poi May, ma solo molti mesi dopo: nessuno riusciva a entrare in confidenza con lei, era come se sapesse tutto prima ancora che chiunque aprisse bocca. Mizu era molto seccata da questa cosa. Mayra era una creatura magica; era la bella Mayra, dal portamento fiero di chi sa di possedere tutta quanta la bellezza. Tarau e Samas non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso, lei lo notava e diventava esageratamente schiva, misteriosa. Tutti alla scuola erano incantati da così tanta bellezza. E, mentre i tre amici si perdevano in avventure e giochi nel bosco dopo le lezioni, l’elfica bellezza preferiva passare le sue giornate a contemplare le montagne di Petram che si intravedevano dall’altura di Sol, finestra sulla valle della roccia, oppure passeggiando sulla riva del ruscello ai margini del boschetto. Amava starsene sulle sue, sempre in compagnia di qualche libro dalle scritte strane, in brahma o in lingua antica, Yerieris. L’unica ad avere una reale possibilità di contatto con lei era la piccola Mizu, che per questo veniva spesso stressata da Samas e dal fratello, sempre in cerca di dettagli di qualsiasi genere sulla nuova inquilina del palazzo di Sol. I due, infatti, riuscivano a incontrarla solo durante gli allenamenti con Yoshiaki e, nonostante spesso provassero a inseguirla, a fermarla e a scambiare qualche parola con lei, nulla 24
ARC – Tolas – L’Amuleto funzionava, Mayra sapeva bene eluderli. Quel continuo fuggire nel suo rifugio elfico non faceva che far aumentare notevolmente la sua aura di mistero. Nel frattempo le lune passavano. Mizu venne affidata al clan delle Aquile, guidato da Loras Sylver e composto da Lena, Aron, Tarau, Teodor e Samas. Mayra invece venne affidata al clan delle Civette, guidato da Pit Delota. Samas, Tarau, Mizu e May riuscirono a tenere nascosti i preparativi della missione, ma non fu semplice. Gli scontri per la supremazia tra i tre clan, le Aquile, le Civette e i Falchi, si susseguirono per l’intero anno accademico e sfociarono in qualcosa di terribile: uno degli allievi perse la vita durante l’ultima missione e un altro, in risposta a questi eventi, decise di allontanarsi per sempre da Sol, da Ignis, forse da Tolas stessa. La morte di un allievo della scuola era una grave perdita non solo per amici e parenti, ma anche per l’intero regno. Samas, Tarau, Mizu e May, per quanto si ritenessero responsabili, decisero fosse più saggio non parlare di quanto accaduto nell’ultima impresa con il grande viaggio alle porte. 25
ARC – Tolas – L’Amuleto Episodio 1 – La partenza (Tessa) Anno 3070, prima luna S enza sosta, la pioggia batteva sui vetri, senza sosta. Nella terra della roccia infuriava da giorni la tempesta. Tessa, distesa su un fianco, stringeva tra le braccia il suo cuscino: troppi pensieri affollavano la sua mente precludendole ogni possibilità di dormire. Di tanto in tanto, i lampi illuminavano a giorno la stanza da letto e in quegli istanti la donna appuntava lo sguardo sul volto di Esdrom. Tessa vegliava il sonno del marito, beandosi di quella quotidianità che tanto amava. A ogni lampo la luce si rifletteva sulla sua barba chiara, ispida sul mento, sui biondi capelli lucenti. Tessa vegliava sul suo respiro, sui suoi più lievi movimenti, constatando che in quello stato di quiete il Signore di Kyla sembrava più piccolo, più giovane e quasi indifeso. Tessa avrebbe voluto avvicinarsi, stringersi a lui, intrecciare le proprie dita alle sue, percorrere la linea ferrea della sua mandibola per poi raggiungere i capelli, baciarlo sulla fronte, dolcemente, come faceva ogni sera prima di addormentarsi al suo fianco, ma non voleva svegliarlo, così si costrinse a restare immobile. Da quando gli attacchi si erano fatti più frequenti la presenza del Signore di Kyla era divenuta indispensabile in qualsiasi ora del giorno e della notte. Negli ultimi tempi il marito aveva dormito pochissimo e il suo sonno si era fatto sempre più 26
ARC – Tolas – L’Amuleto leggero e irrequieto, ogni lievissimo movimento avrebbe potuto metterlo in allarme. Il rumore della pioggia la rilassava, le ricordava casa, ma in quella pioggia Tessa udiva qualcosa di sbagliato. L’aria che si respirava quella sera era diversa. Il ticchettio monotono sui vetri sembrava quasi un’illusione, una trappola. In quell’anno così torrido, infatti, siccità e carestia avevano messo a dura prova il suo popolo, tanto da portare alla fame gli uomini di roccia. Avevano iniziato a razionare le risorse, e da quanto era riuscita a capire - nonostante non amasse intromettersi negli affari del marito - nella prospettiva migliore, quello si sarebbe rivelato un inverno particolarmente rigido e pieno di stenti, ma non le importava, l’amore per la sua famiglia, per Esdrom e per i figli le avrebbe permesso di superare tutto, ne era sicura. I suoi timori ben presto si concretizzarono, nel buio notò con la coda dell’occhio uno strano bagliore proveniente dalla finestra. Contò mentalmente fino a tre, poi si alzò così velocemente che per poco non inciampò nella veste da notte. Dagli alloggi padronali i signori di Kyla potevano vedere tutta la valle. I fuochi del confine Nord avevano iniziato ad accendersi, uno dopo l’altro. Il fronte era stato attaccato in piena notte, nonostante la tempesta. Kyla era sotto attacco da settimane, gli incursori provenivano quasi sempre da Nord. L’esercito di Petram aveva smesso di intervenire. Prima di allora, le terre della valle di roccia erano sempre riuscite a difendersi, ma la siccità, l’isolamento e le epidemie avevano contribuito alla conquista delle aree vicine a Kyla. Una dopo l’altra le varie contee avevano cambiato bandiera e si erano rivoltate contro la capitale che aveva preferito perdere dei territori piuttosto che ingaggiare una guerra che non avrebbe potuto vincere, abbandonando così i villaggi superstiti. In tutto ciò, Kyla resisteva. Da quando era cominciato l’assedio le risorse erano state ulteriormente decimate. No, no, no pensò, voltandosi verso la porta. Tessa avrebbe voluto correre verso la stanza dei bambini per prendere la più piccola tra le braccia, stringerla, tranquillizzarla, cullarla, dirle 27
ARC – Tolas – L’Amuleto che sarebbe stato tutto per sempre bellissimo, che avrebbe per sempre vissuto al sicuro nella sua fortezza felice, con la sua famiglia perfetta. Avrebbe voluto sedersi ai piedi del letto del suo figlio maggiore per dirgli che sarebbe stato sempre al sicuro tra quelle mura, che suo padre lo avrebbe protetto da tutto e da tutti per sempre e che un giorno avrebbe ereditato tutto ciò che vedeva. Il cuore le si strinse in una morsa tornando a osservare i fuochi che continuavano a illuminare a giorno il confine. Poi, a peggiorare la situazione, sopraggiunse lo sferragliare stridulo dei ferri di una carrozza i cui cavalli erano spinti al galoppo nonostante la tempesta e il fango. Le sentinelle accesero il fuoco lungo le mura. Le porte della fortezza di roccia si aprirono, il cuore di Tessa si strinse ancora, stava sparendo nel petto lasciando un vuoto enorme. La sua mente iniziò a vagare, interrogandosi su chi potesse far loro visita a quell’ora della notte, in una situazione del genere. «Amore…» Tessa represse un grido riconoscendo la calda mano del marito poggiarsi sulla sua spalla. «Cosa sta succedendo?» chiese lui. «Abbiamo ospit…» e non riuscì a concludere la frase che tre tonfi rimbombarono tra le mura dell’alloggio padronale. «Signore…» gridò uno dei domestici, bussando più forte. «Arrivo» rispose lui. «Vado a vedere di cosa si tratta, tu aspettami qui» disse, allacciandosi gli stivali. Tessa cercò di eliminare il nodo che aveva alla gola, seguì il marito fino alla porta per poi buttarsi tra le sue braccia. Accarezzò le sue guance soffermandosi sul contorno della barba, ispida sotto i polpastrelli. Scorrendo con delicatezza le dita incontrarono i capelli, lunghi, biondi, morbidi. «Ho una bruttissima sensazione…» gli disse. «Dai cara…» la allontanò lui gentilmente, abbozzando un sorriso. Il signore di Kyla era bravo a nascondere i propri sentimenti, ma non a lei. Dietro quel volto duro si nascondeva la preoccupazione di un amorevole padre e di un dolcissimo marito. «Vai a dormire, ti raggiungo prima dell’alba…» promise, allontanandosi fino a richiudere la porta alle proprie spalle. 28
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