Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
RIO PUSTERIA · RODENGO · VANDOIES/VAL DI FUNDRES · NAZ-SCIAVES

                                          2018

Microcosmo biotopo
Affascinante varietà sull’altipiano delle mele

Piacere, Oswald
A colloquio con Oswald
von Wolkenstein-Rodenegg

                                                         Cucine annerite
                                                             e pane duro
                                                          La vita nei masi di montagna in Val di Fundres
Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
FOTO: NIKOLAJ BIELOV

                       100 Percorsi 10 Tematiche
                                  DATI DIGITALI INCLUSI

                                  Disponibile nelle librerie e nelle Associazioni Turistiche della Valle Isarco
                                  ISBN 9788894245608
Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
2018

                                                                   12
                                                                                                                                         23
                                                               Cucine annerite
                                                                  e pane duro

                                                                                                                         Rotondità gastronomica

                                                                   16
                                                          Respirare la Natura
                                                                                                                                         42
                                                                                                             Sci ad alto gradimento nell’area
                                                                                                           vacanze sci & malghe Rio Pusteria

Indice
04 Microcosmo biotopo                                                        30 Recinti artisticamente intrecciati
   Affascinante varietà sull’altipiano delle mele                               Come costruire con legno di larice e abete uno steccato intrecciato
07 Piacere, Oswald                                                           32 Sbatte il mulino
   A colloquio con Oswald von Wolkenstein-Rodenegg                              Antichi mestieri ritrovati a Luson
10 Vino da bunker                                                            36 Il Sacro Monte
   Come un bunker viene trasformato in cantina per i vini                       Il Monastero di Sabiona, un luogo di forte quiete e momenti di silenzio
12 Cucine annerite e pane duro                                               38 Gelo invernale e calde luci
   La vita nei masi di montagna in Val di Fundres                               L’Avvento in Valle Isarco nei luoghi e … nei bicchieri
16 Respirare la Natura                                                       40 Giù veloci in slittino
   Ritrovare il proprio equilibrio camminando e respirando in modo giusto       Avventure su due pattini
20 La danza delle ragazze                                                    42 Sci ad alto gradimento
   Il ballo maschile dello “Schuhplatteln” diventa donna                        Voglia di sci in pista e leccornie in tavola
23 Rotondità gastronomica                                                    44 L’inverno lontano dalle piste
   Il canederlo, un piatto da riciclo entra nell’alta cucina                    Sport invernali alternativi
26 La natura nel bicchiere                                                   45 Tutto da scoprire
   Il latte è l’oro bianco, anche in Valle Isarco
                                                                             47 Info
                                                                                Tutto sul clima, su come arrivare e sui collegamenti

                                                                                                                                                          viae 2018 | 3
Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Hannes Niederkofler

                Microcosmo biotopo
                Come piccole perle che luccicano tra i raggi di sole, i cinque biotopi sono
                sparpagliati sull’altipiano delle mele di Naz/Sciaves. Una volta visitati, si fa
                proprio fatica a lasciarli, perché dentro e attorno a loro c’è tanta vita e tanta
                natura tutta da scoprire.

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Bisogna osservare molto

                                      ATTIVITÀ
bene per scoprire nei biotopi
 di Naz-Sciaves tutto ciò che
            qui vive e vegeta

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Nei fitti cespugli ai limiti dei biotopi
                                                                                                     diverse varietà di uccelli, insetti e
                                                                                                     mammiferi trovano rifugio e nutrimento

                Piccoli paesini, filari di meli ben ordinati e boschi di pini, che proprio
                d’estate regalano una piacevole ombra, tutto questo si trova sul
                territorio di 16 kmq a Naz/Sciaves. L’altipiano molto soleggiato però
                ha anche molto da offrire agli amanti della natura, in particolare ben
                cinque biotopi, quali Palù Raier a Rasa, “Sommersürs” e “Zussis” a
                Fiumes, come anche “Laugen” a sud di Naz e lo stagno artificiale
                “Hairer” di Fiumes pieno di fauna e flora, dove spicca soprattutto
                il grande antichissimo tronco che spunta dallo stagno.                       Un pullulare di vita
                   Poiché il sottosuolo dell’altipiano è costituito da uno strato di         Come zona di passaggio tra terra e acqua sono da considerare i
                argilla impermeabile, qui nel corso di migliaia di anni si sono formati      prati da taglio. Su terreni umidi e acidi crescono piante particolari
                diversi piccoli laghi. Già tra il 2° o 3° secolo a.C. sulle loro rive ci     come il trifoglio fibrino, l’aquilegia ghiandolosa, la primula farinosa
                furono degli insediamenti umani, mentre oggi gli stagni e laghetti           e vari tipi di pennacchi dai fiori soffici. Anche innumerevoli specie
                offrono a innumerevoli varietà di animali e piante un habitat ideale.        di orchidee colorano i prati verdi paludosi.
                                                                                                Non meno variopinte sono le presenze nel canneto che circonda
                A tu per tu con la natura                                                    il biotopo Palù Raier. La cannaiola e il tarabusino costruiscono i
                In tutto silenzio si può godere al meglio tutto quanto vive e si muove       loro nidi esclusivamente tra le canne che si muovono nel vento.
                nel biotopo soprattutto nel Palù Raier: un percorso didattico molto          Insetti come le libellule con i loro occhi composti da ommatidi
                vario propone ai visitatori tante informazioni e nozioni, mentre la          a loro volta sfruttano il canneto come spazio per nutrirsi e per
                passerella posizionata sullo stagno o le poste alte tra gli alberi           deporre le uova; talvolta una vipera non velenosa serpeggia tra
                invitano a fermarsi e a osservare la natura.                                 la boscaglia. Sott’acqua rane, tritoni e anfibi sfruttano la fitta
                    Come un muro naturale, il Palù Raier è circondato da sterpaglie          rete delle radici delle piante per deporre le uova e far crescere in
                prolifere, che da un lato formano una cinta di protezione contro             sicurezza la propria prole. Il fitto sistema di radici agisce anche da
                il vento, l’erosione, polveri e agenti inquinanti e dall’altro la siepe      impianto di depurazione naturale: i microorganismi e i batteri che
                costituisce il luogo di nidificazione ideale per molte varietà di            qui vivono assorbono sostanze nutritive in eccesso rilasciando e
                uccelli, insetti e piccoli mammiferi. L’usignolo che incanta con             arricchendo l’acqua con ossigeno.
                il suo canto unico, nidifica protetto dai cespugli rigogliosi. Ma               Al centro della vita pullulante di questo microcosmo che co-
                anche lo scricciolo, l’averla piccola, diverse varietà di cince e la         stituisce il biotopo si trova lo stagno stesso. Ditiscidi sembrano
                capinera costruiscono qui i loro nidi. Il vantaggio di questo luogo          ballare sulla sua superficie luccicante, mentre una rana ha scelto
                è evidente: cibo sufficiente per la prole poiché la siepe è costituita       la foglia di una ninfea per mettersi in agguato per catturare la
                da piante e cespugli di nocciole, rose canine, lamponi e more.               prossima preda.

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
CULTURA
                                            Testo e foto: Oskar Zingerle

                Piacere, Oswald

Diretto discendente: Oswald von
­Wolkenstein-Rodenegg accanto al
 ritratto del suo famoso antenato, il
 ­menestrello, poeta e diplomatico Oswald
  von Wolkenstein

                                                                           viae 2018 | 7
Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Il menestrello, cavaliere e diplomatico
           Oswald von Wolkenstein è stato uno dei
             personaggi più straordinari del Tardo
          Medioevo. I suoi discendenti, i Conti von
         Wolkenstein-Rodenegg, sono ancora i com-
         proprietari di Castel Rodengo. Incontriamo
           uno di loro per l’intervista nelle storiche
         stanze ancora abitate. Il suo nome: Oswald
                 von Wolkenstein-Rodenegg.

                                                                                                                                  Alla sua famiglia appartiene metà di
                                                                                          Probabilmente molto spesso le chie-     Castel Rodengo assieme ai nobili von
                                                                                          deranno del suo famoso antenato.        Thurn und Taxis. Usa il castello per
                                                                                          Le dà fastidio? E cosa risponde alle    passarvi le vacanze? Come si vive in
                                                                                          persone che glielo chiedono?            queste storiche mura?
                                                                                          Il legame con il mio antenato crea      Vivo con la mia famiglia a Innsbruck
        VIAE: Signor von Wolkenstein, lei è       cantato volentieri e facevo parte       spesso strane situazioni. A scuola      e lavoro anche lì. Pertanto il castello
        legato al menestrello, poeta e politico   del coro di voci bianche di Wilten      ho sempre dovuto tenere la stessa       a Rodengo è effettivamente la no-
        Oswald von Wolkenstein non solo per       a Innsbruck. Quello che mi lega         relazione su di lui, cosa che con il    stra residenza vacanziera, tuttavia
        partentela, ma in modo particolare        anche al mio antenato è l’interesse     tempo mi ha dato assai fastidio.        l’attenzione è meno sulla vacanza
        per l’eccezionale omonimia. Sente         per la diplomazia. Io stesso lavoro     Inoltre ho partecipato a diversi pro-   piuttosto che sulle attività per il
        in un certo senso questo legame           in un ente d’interessi collettivi, la   grammi televisivi austriaci e germa-    mantenimento del castello. Una
        particolare con il suo antenato?          Camera di Commercio del Tirolo.         nici. Come persona piuttosto restia     delle sfide più grandi al momento è
        Oswald von Wolkenstein-Rode-              Anche Oswald von Wolkenstein si         alla presenza mediatica non ho          il problema statico della parte alta
        negg: La distanza temporale di oltre      è impegnato fino ad arrivare al Con-    mai cercato queste occasioni, ma        del castello, che cerchiamo di risol-
        500 anni è enorme, per cui eventuali      cilio di Costanza ed era consigliere    poi le ho sempre sfruttate anche        vere assieme ai politici altoatesini
        parallele sono piuttosto dovute al        di imperatori e re.                     per mettere in scena il paese di        che per fortuna solo molto attenti
        caso. Fin da bambino ho sempre                                                    Rodengo e il castello.                  al patrimonio culturale dei castelli.

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Castel Rodengo troneggia in modo
                                                                                    impressionante sopra la gola del
                                                                                    Rienza ed è il simbolo del paese
                                                                                    omonimo

                                                                                    OSWALD VON WOLKENSTEIN

                                                                                    Nato: attorno al 1377, probabilmente a Castel
                                                                                    Schöneck a Falzes/Val Pusteria o a Castel Forte/
                                                                                    Trostburg a Ponte Gardena
                                                                                    Genitori: Friedrich von Wolkenstein (che ha preso il
                                                                                    nome da Castel Wolkenstein in Val Gardena) e Katharina
                                                                                    von Villanders (antica casata nobile del Tirolo)
                                                                                    Professione: menestrello, compositore, poeta, politico,
                                                                                    diplomatico, cavaliere 5 figli e 2 figlie
                                                                                    Morto: 1445 a Merano

                                                                                    OSWALD VON WOLKENSTEIN-RODENEGG

                                                                                    Nato: nel 1969 a Innsbruck
                                                                                    Luogo di residenza: Innsbruck
                                                                                    Professione: Direttore del reparto Industria alla
                                                                                    Camera di Commercio del Tirolo
                                                                                    2 bambini

Non è una sensazione strana vivere         Ha mai incontrato qualche spirito       alta del castello, dove sembra che
in un castello?                            del castello?                           ci sia una sua mano che sporge
No, per niente. Mia zia e prima di         Di notte ad esempio nel castello si     dal dipinto. E qui si racconta che
lei mio zio hanno reso il castello un      sentono molti rumori diversi, che       lui si porta all’interno del quadro
luogo molto abitabile. L’ala adibita       alle persone facilmente impressio-      chiunque voglia male al castello.
ad abitazione è in tutto paragona-         nabili possono sembrare strane. Io
bile a un normale appartamento:            nel frattempo mi sono abituato. Da      Qual’è il suo posto preferito nel
c’è un bagno molto normale, la             ragazzino ero spesso al castello e ho   castello?
lavatrice, una cucina con il fornel-       “accompagnato” le visite guidate,       Ce ne sono molti. Mi piace stare
lo a gas e così via. Per riscaldare        nel senso che di tanto in tanto da un   nel giardino. È molto bello, grande
ci sono le stufe di ceramica, così         nascondiglio gettavo sassolini nelle    e con un’esposizione verso sud,
che fino all’inizio d’autunno ci si        sale. Ai visitatori stupiti la guida,   soleggiato, ma anche con posticini
vive molto bene. L’arredamento è           complice delle mie marrachelle,         ombreggiati. Da lì si ha una vista
in parte straodinario: ci sono letti       allora raccontava, che molto proba-     spettacolare sullo Sciliar, a sinistra
a baldacchino molto antichi, muri          bilmente si trattava di uno spirito,    la Plose, a destra il Gitschberg.
affrescati e stube rivestite di legno.     che secondo il suo racconto spes-       Per molti visitatori questo luogo di
Accanto alle stanze ci sono anche          so e volentieri butta sassolini che     silenzio è molto particolare perché
locali che di tanto in tanto utilizziamo   poi potevano anche trasformarsi         da lì si gode di una vista panoramica
per concerti, mostre o convegni            in monete d’oro. Esiste inoltre un      sullo Sciliar.
aperti al pubblico.                        dipinto dello zio Arthur nella parte

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Cucine annerite e pane duro - Naz-Sciaves
Testo: Doris Brunner Foto: Oskar Zingerle

     Vino
     da bunker
         Quasi 20 bunker si trovano ben nascosti sull’altipiano delle mele
         di Naz-Sciaves e nei suoi dintorni. Uno dei bunker è stato ristrutturato
         da Matthias Lanz per uno scopo molto particolare.

         Da fuori non lo si nota quasi. Solo un lucernario spunta nel terreno       Vita nuova per il vecchio bunker
         boschivo sulla collina vicino al paese di Sciaves. Al di sotto si na-      Con molta attenzione per i dettagli e rispetto per l’esistente
         sconde uno di quei bunker che Benito Mussolini fece costruire tra          Matthias Lanz ha fatto restaurare il bunker nascosto, che si trova
         gli anni 1939 e 1942 lungo il “vallo alpino” – una zona fortificata        a solo pochi passi dal suo autogrill lungo la pista ciclabile che da
         sotterranea a difesa dell’Italia dalla Germania di Hitler. Ben venti       Sciaves porta a Rio di Pusteria. “È uno dei pochi bunker costruito
         bunker formano da allora una sorta di anello attorno al paese di           direttamente nella roccia con l’aiuto della dinamite”, racconta
         Sciaves.                                                                   Matthias. Invece dei nudi muri di cemento all’interno si trova la vera
            Oggi queste costruzioni nascoste ormai storiche sono in parte           roccia. Questi muri di pietra, dove sono ancora visibili i buchi per
         diventate proprietà privata, e i proprietari si sono ingegnati a trovare   la dinamite ora riempiti con cunei di legno, creano un’atmosfera
         nuove modalità d’uso per questi impianti di difesa. Matthia Lanz,          del tutto particolare: non opprimente o schiacciante, ma piuttosto
         proprietario dell’autogrill “Lanz” vicino a Sciaves, ha pensato ad         misteriosa e imponente nella loro semplicità. Il pavimento grigio
         uno scopo molto particolare per l’utilizzo del suo bunker: lo spazio       in cemento porta da un angolo all’altro. “Abbiamo lasciato quanto
         interrato ora non accoglie più soldati, bensì vini della Valle Isarco.     più possibile nello stato originale del bunker, abbiamo solamente

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ENO-GASTRONOMIA
                                                                                                           Il bunker doveva servire come
                                                                                                           protezione contro il Terzo Reich,
                                                                                                           oggi Matthias Lanz vi custodisce
                                                                                                           i suoi vini

pulito molto bene”. Cucina, luoghi di soggiorno, dormitorio per                Già da tanto Matthias Lanz ha la passione per il vino, tant’è vero
soldati: la grotta nella roccia è più grande di quanto non si possa         che nel suo negozio vende tutti i vini dei produttori e delle cantine
presuppore dall’esterno.                                                    della Valle Isarco. Come gastronomo, commerciante e associato
  In uno degli spazi risplendono alla luce dei nuovi LED due con-           di “eisacktalWein”, un’iniziativa dei produttori di vino della Valle
tenitori di acciaio. “Qui facciamo maturare i nostri vini”, racconta        Isarco, gli sta a cuore la cultura enologica della valle. Ora anche
Matthias Lanz, “perché qui dentro troviamo condizioni ottimali”.            lui è diventato un produttore di vino e “grazie al proprio vigneto,
                                                                            alla pigiatura delle uve e alla produzione possiamo incrementare
Il vino del nord                                                            la nostra conoscenza del vino.”
Il vigneto dove cresce l’uva per il suo vino si estende sopra l’autogrill
con l’annesso negozio di prelibatezze, dove Matthias Lanz vende i           Insieme invece che l’uno contro l’altro
prodotti regionali dei contadini della zona e di piccoli produttori di      Anche il suo bunker è interamente dedicato al vino. Nel pozzo
specialità dell’Alto Adige. Il vigneto con una pendenza del 70% è           di ventilazione ha fatto costruire uno spazio per le degustazioni,
molto ripido e anche uno dei più settentrionali d’Italia. “Abbiamo          mentre in un altro vano ha inserito scaffali di cemento. “Qui vorrei
cercato a lungo per trovare la giusta varietà di vino per questa            mettere le diverse annate di un singolo vino di produttori e cantine
posizione particolare. Abbiamo deciso di mettere il Riesling, che           della Valle Isarco. Una simile raccolta non esiste ancora e sarà
si è dimostrato ideale per la pendenza estrema con un terreno               molto interessante per le degustazioni. E poi vediamo cos’altro
sabbioso e anche l’alternanza tra giornate calde e notti fresche            si potrà fare!”
così importante per questo vino”, racconta Matthias Lanz. Nel 2016             Il suo bunker in ogni caso non sarà più utilizzato per difendere
è stato raccolto il primo Riesling, poi imbottigliato. Ben presto è         e isolarsi, bensì per fare incontrare le persone. E con un bicchiere
anche stato trovato un nome per l’etichetta: Julian, come il figlio         di vino il successo è garantito.
di Matthias Lanz e di sua moglie Monika.

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I tempi sono decisamente cambiati,
                 nonostante ciò a Fundres dietro a ogni
                 maso si cela un pezzo di storia

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ATTIVITÀ
                  Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Alex Filz

Le mura imbiancate, il legno di larice annerito dal sole e le piccole
finestre dei masi di montagna, che costellano i ripidi pendii del paese
di Fundres, ricordano tempi lontani. Perché non fare un viaggio a
ritroso per riscoprire il mondo all’apparenza arcaico dei contadini di
montagna?

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“Originale” è l’aggettivo giusto per Fundres, come i gerani sui
                                                    davanzali. Per raggiungere oggi il paese che si trova in fondo alla
                                                    Val di Fundres sparpagliato sui ripidi pendii montuosi, da Rio di
                                                    Pusteria ci s’impiega circa 20 minuti in macchina: dal borgo si
                                                    segue semplicemente la Statale SS49 fino a Vandoies per poi se-
                                                    guire le indicazioni verso Val di Fundres. Il nome del primo paese
                                                    che s’incontra lungo il tragitto è tutto un programma: Vallarga,
                                                    perché qui la valle si presenta relativamente larga e amena, fino
                                                    all’imponente chiusa di rocce, che sulla sinistra scende dal Monte
                                                    Cuzzo (Gitschberg). Dietro alla chiusa il paesino di Fundres riempie
                                                    il fondovalle. Un po’ isolato dal mondo, qui si è conservata una
                                                    particolare originalità, che si può scoprire passando per le viuzze
                                                    del paese lungo il sentiero didattico, la “Via dei masi di Fundres”.
                                                    Singole tappe portano a scoprire il passato per ritornare al tempo
                                                    nel quale non esistevano frigoriferi, le cucine erano annerite dal
                                                    fuoco vivo e bisognava affrontare un impegnativo cammino di un
                                                    giorno per raggiungere il borgo di Rio di Pusteria.

                                                    Fuoco e ghiaccio
                                                    Da due a cinque gradi in piena estate e d’inverno una temperatura
                                                    costante, che non scende mai sotto zero – e questo senza energia
                                                    elettrica! Si chiama “cantina di ghiaccio” e si trova subito dopo
                                                    la chiusa di rocce all’inizio del paese di Fundres sul lato sinistro
                                                    della valle, nel profondo della montagna, per così dire un antico
                                                    frigorifero che i contadini utilizzavano per conservare i viveri. Dietro
                                                    al freddo costante non si cela un’ingegnosa tecnica, bensì la natura
                                                    stessa. Nelle falde delle frane, che sovrastano il frigorifero, i blocchi
                                                    di roccia formano canali aperti verso l’esterno a varie altitudini.
                                                    Se all’interno dei canali l’aria è più fredda, questa scende verso il
                                                    basso aspirando l’aria più calda dall’esterno. L’aria durante il suo
                                                    percorso si arricchisce di vapore acqueo, raffreddandosi grazie
                                                    all’evaporazione. Quest’aria fredda e umida fuoriesce all’estremità
                                                    inferiore dei canali e raffredda così anche la cantina di ghiaccio. E
                                                    si capisce anche che la cantina è chiusa da un massiccio portone
                                                    di legno con un catenaccio per evitare che spariscano le provviste.
                                                        Un altro metodo per conservare generi alimentari era dato dal
                                                    fumo. Ancor‘ oggi, come allora, pezzi di carne vengono salmistrati
                                                    o lavorati come insaccati e poi affumicati sopra il fuoco. Un tempo
                                                    il procedimento dell’affumicatura avveniva in cucina, poiché qui si
                                                    cucinava sul fuoco vivo. Il fumo saliva verso l’alto verso la volta
                                                    della cucina, dove venivano appese carne e salsicce, conservan-
                                                    dole – e le mura si annerivano. L’odore acre del fumo del passato
                                                    resiste fino ad oggi e si percepisce nella cucina del maso Parthof
                                                    a Fundres. Qui è custodito un museo del tempo passato, dove i
                                                    visitatori possono provare a pestare il papavero. Un lavoro duro
                                                    che fa sudare. Veramente interessante è sfogliare il grosso libro
                                                    delle erbe.

                                                    Scricchiolio del legno
                 Legno crepita non solo             Le cataste di legno davanti ai masi di Fundres non sono solo de-
                 d’inverno nei camini, ma è         corative, la loro utilità si vede d’inverno, quando dai camini esce
                 anche la base per diversi uten-    fumo bianco. L’inverno in valle è ricco di neve e molto freddo. Per
                 sili, come il rastrello di legno
                                                    tempo bisogna provvedere di avere abbastanza legna secca. Oggi
                 per raccogliere il fieno
                                                    procurare e tagliare legna è relativamente facile con motoseghe e

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trattori, ma una volta il trasporto e lo spaccare la legna era un lavoro
impegnativo e duro. Solo gli uomini più forti s’armavano di sega e
scure per tagliare d’inverno alberi intirizziti dal freddo. Durante la
stagione fredda gli alberi contengono meno acqua, e poi d’estate
c’è tanto lavoro sui campi, e non c’è il tempo per fare legna.
   La legna da ardere non veniva utilizzata d’inverno solo per
riscaldare la stube o per il fuoco in cucina. Anche i forni per il
pane, che per tradizione si trovavano fuori dal maso, venivano
riscaldati a legna. Oggi al maso Obergasserhof, che si trova sulla
parte soleggiata della Val di Fundres, di tanto in tanto si fa ancora
fuoco nel vecchio forno. Quando un tempo si faceva il pane, tutta
la famiglia doveva aiutare. Dapprima si macinava il grano e si pre-
parava la pasta madre, poi s’impastava, si aggiungevano semini di
finocchio e cumino – sale era merce rara – e poi si mettevano i
pani di segale all’interno del forno annerito. Siccome si trattava di
un lavoro molto impegnativo, si faceva il pane solo tre o quattro
volte all’anno, e allora capitava anche di mettere a cuocere nel
forno fino a 150 pani. Per conservare il pane, lo si poggiava su delle
rastrelliere, chiamate “Brotruhme”, dove il pane poteva asciugare
all’aria. Queste rastrelliere erano fatte con rami sottili, appese in alto
nelle soffitte in modo da essere irraggiungibili per bambini e topi.
Il pane diventato duro si mangiava tagliandolo con una “Gråmml”,
un tranciapane, costituito da un tagliere chiuso su tre lati e con
una lama al centro, per poi ammorbidirlo nella minestra o nel caffé.
   Risale a questo tempo l’antico detto in uso ancora oggi, che dice:
un vero contadino di montagna “mangia” il suo caffè, non lo beve.

SCOPRIRE LA STORIA SULLA VIA
DEI MASI DI FUNDRES

Durata: 2,5 ore
Lunghezza: 8,4 km

Le sette tappe della via dei masi di Fundres portano a scoprire il
paese e la storia. Il punto di partenza è la zona sportiva al centro
del paese. Da qui si va in direzione su al maso Feurerhof e alla
cantina di ghiaccio. Si ritorna sullo stesso sentiero passando oltre
la zona sportiva fino al maso Parthof (visite su richiesta). Si conti-
nua sulla parte sinistra della valle fino al maso Pichlerhof e poi alla
fine della valle fino al maso Dorferhof con la cappella per passare
sul lato soleggiato della valle. Da qui la via dei masi prosegue ai
masi Obergasserhof e Wieserhof. Prima di tornare al punto di
partenza per i bambini c’è un parco avventura al torrente Fundres.
                                                                             Nei brevi mesi estivi
                                                                             che la natura concede,
Informazioni di dettaglio sulle singole tappe della via dei masi di          nell’orto deve crescere
Fundres sul sito http://hoefeweg.gitschberg-jochtal.com/it/                  ciò di cui ci si nutre
mappa.html                                                                   d’inverno

                                                                                                viae 2018 | 15
Testo: Susanne Hutter Foto: Oskar Zingerle

                 Respirare
                 la natura
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ATTIVITÀ
                                        La piccola frazione di Spinga nel comune di Rio
                                        di Pusteria è uno di quei luoghi in Valle Isarco
                                        dove non ci si va per caso. Chi va a Spinga, ci
                                        va di proposito, perché ha un obiettivo preciso.

                                        Anch’io oggi non sono venuta qui per caso. Ho la stessa intenzione di
                                        un piccolo gruppo di escursionisti che s’incontra davanti alla chiesa.
                                        Aspettiamo Gabi, diplomata trainer wellness e vital, che oggi sarà
                                        la nostra guida escursionistica. La nostra meta è il bunker della
                                        respirazione di Spinga, un relitto storico risalente a un periodo poco
                                        felice, che molti delle generazioni più giovani non comprendono e
                                        non conoscono più. Anche se la storica costruzione è tutt’altro che
                                        bella – e di queste costruzioni ne esistono diverse nella zona – e
                                        neanche la storia che si cela dietro lo è, nel frattempo questo è
                                        diventato un luogo d’incontro.

                                        Spinga era una stazione climatica
                                        A Spinga, come in molte piccole frazioni dell’Alto Adige, ci sono un
                                        asilo e una scuola elementare, anche se ci sono solamente 16 scolari
                                        in cinque classi e soltanto 12 bambini vanno all’asilo. Nonostante
                                        questi numeri esigui di bambini, a Spinga ci si impegna molto per
                                        mantenere in vita tutte le infrastrutture esistenti. Lasciamo dietro a
                                        noi il paese di 290 anime. Accanto alla cappella del Sacro Sepolcro
                                        si dirama un sentiero carino in mezzo al prato e ben presto si apre
                                        la vista sul pittoresco Castel Rodengo, situato poco in basso. Il
                                        profumo di fieno appena tagliato è seducente e distrae quasi dalla
                                        piccola edicola di fronte alla cappella poco appariscente, immersa
                                        nel verde intenso.

                                        Due passi inspirare e quattro passi espirare
                                        Gabi sa che Spinga grazie alla sua posizione molto esposta e ben
                                        ventilata sopra la Valle Isarco e la Val Pusteria in tempi lontani
                                        era una stazione climatica. La vista che si gode subito dopo aver
                                        lasciato il sentiero nel prato e il punto panoramico che si raggiunge
                                        dopo la camminata, è un momento sublime per gli occhi e l’anima.
                                        Da quassù si percepisce da un punto di vista inconsueto la vera
                                        e surreale dimensione del Forte di Fortezza. All’epoca della sua
                                        costruzione nella prima metà del XIX secolo il forte di 65.000 metri
                                        quadrati era considerato la fortezza più sicura delle Alpi. Altrettanto
                                        impressionante è anche la vista panoramica verso Maranza e quella
                                        che si apre verso la Val Pusteria.
                                           “Possiamo resistere per giorni senza mangiare, per ore senza
                                        bere, ma solo pochi minuti senza respirare”, fa riflettere Gabi, prima
A tu per tu con la natura, respirando
                                        di iniziare con un piacevole esercizio di respirazione. Al contempo
in modo cosciente e per rilassarsi      iniziamo a capire la giusta tecnica di respirazione: espirare a lungo
                                        e inspirare meno. “Chi respira regolarmente e lentamente può

                                                                                                                  viae 2018 | 17
ridurre blocchi, che spesso si formano sotto stress e sforzo, ma
                                                   anche se abbiamo paura”. Su sua raccomandazione poco dopo
                                                   mentre camminiamo tutti facciamo attenzione a come respiriamo
                                                   e cerchiamo di respirare in modo corretto: “Due passi inspirare e
                                                   quattro passi espirare – questo sarebbe ottimale“, consiglia Gabi.
                                                      Dal centro del paese a 1.100 metri d’altitudine, passiamo ac-
                                                   canto a diversi crocefissi, saliamo per ca. 300 metri d’altitudine
                                                   in direzione del “bunker della respirazione”. Durante la seconda
                                                   Guerra Mondiale fu costruito il “vallo alpino”, che qui però non viene
                                                   particolarmente segnalato. L’accesso al bunker, attorno a Spinga
                 Gabi, trainer wellness e vital,   ne esistono ben sette e a Rio di Pusteria altri due, è possibile solo
                 sa che il respiro giusto può      accompagnati da persone autorizzate. Le visite possono essere
                 sciogliere contrazioni
                                                   prenotate all’Associazione turistica Gitschberg-Jochtal.

                                                   Clima chiaro e puro
                                                   Al bunker si accede solo con frontalino poiché all’interno è buio
                                                   pesto e ben coperti perché molto freddo e umido. I visitatori devono

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Respirare a fondo e rilassarsi – un lusso per chi
in gruppo visita il “bunker della respirazione” o
da solo il bosco

affrontare 100 scalini e un areale di 500 metri quadrati. E tutto       a camminare a piedi nudi. Prima di scendere nuovamente a valle,
è molto bagnato, sia sotto i piedi come anche dal soffitto, dove        ci raccogliamo e cerchiamo di interiorizzare le sensazioni vissute
l’umidità ha fatto crescere vere e proprie stalattiti. Si percepisce    nelle ultime ore facendo alcuni esercizi delicati di respirazione e
fin da subito il clima puro e chiaro in fondo alla galleria. Diverse    di rilassamento.
tavole informative sistemate lungo le pareti mostrano gli orrori e         Il rientro in paese passa vicino a un torrente naturale e diversi
l’inutilità delle guerre e lasciano sicuramente l’amaro in bocca.       masi tipici, alcuni dei quali sono tra i masi più alti di Spinga, abitati
Quando dopo lungo tempo all’interno del bunker si esce nuovamente       tutto l’anno. La vista sulle vicine Dolomiti e sui Monti di Fundres
e la pesante porta del bunker si chiude dietro ai visitatori, si vive   affascina particolarmente lo spettatore attento.
l’impressione di un liberatorio sospiro e di un profondo respiro,          Dopo circa tre ore e mezzo ci troviamo tutti nuovamente davanti
quando si è nuovamente avvolti dal profumo resinoso del bosco.          alla chiesa di Spinga, dove si chiude il giro della nostra odierna
Va assolutamente visitata la torre panoramica in legno, che si trova    escursione. Siamo tutti contenti, visibilmente rilassati e soprattutto
sopra il bunker e che si raggiunge salendo alcuni scalini. La vista     molto felici per quanto vissuto e imparato in materia di benessere
che si gode da quassù è mozzafiato. Per molto tempo ognuno si           e salute, che si possono facilmente praticare anche nella vita quo-
ritira nei propri pensieri, lontano da preoccupazioni e problemi,       tidiana. Gabi ci saluta e si congeda dagli escursionisti con alcuni
che quassù a un tratto sembrano così piccoli e lontani. Poco do-        pensieri filosofici: “Solo chi sa mollare e ha fiducia, nella vita può
po il morbido terreno del bosco e l’erba umida e calda del prato        anche crescere.”
sottostante offrono un rilassante massaggio riflessologia e invita

                                                                                                                                                    viae 2018 | 19
Testo: Doris Brunner Foto: Oskar Zingerle, thinkstockphotos.com

                   La danza
                 delle ragazze

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TRADIZIONI
“Schuhplatteln” è una delle tradizionali danze alto-
atesine di soli ragazzi nei loro pantaloni di pelle.
Da alcuni anni però si stanno formando sempre
più gruppi di “Schuhplattler” femminili, come le
“Almrauschgitschn” di Scaleres vicino a Varna in
Valle Isarco.
Formano un cerchio, le loro mani afferrano le spalline nero-rosse del
costume. Dalla fisarmonica risuonano i primi toni, e le ragazze pestano
i piedi – prima il piede destro, poi quello sinistro. Poi battono le mani
sulla caviglia, sulla coscia, giù in posizione raccolta, una giravolta. Tutto
sembra molto semplice e facile, ma non lo è: lo “Schuhplatteln” è un duro
lavoro fisico. Tuttavia la fatica non si nota quando le ragazze del gruppo
“Almrauschgitschn” si esibiscono. Al contrario gioiscono a gran voce ed
evidentemente si divertono.

Non solo per uomini
Le ragazze del gruppo “Almrauschgitschn” (che tradotto significa “le
ragazze dei rododendri”) del piccolo paesino di Scaleres sopra Varna
sono le componenti del primo gruppo femminile di “Schuhplattler” in
Valle Isarco. Il gruppo si è formato nel 2006, quando le “Gitschn”, parola
dialettale per ragazze, avevano 15 anni. “Era un‘idea balorda”, sorride
Angelika, una delle fondatrici. Due delle ragazze allora facevano già parte
di un gruppo di danza “Schuhplattler”. Perché allora non creare un proprio
gruppo nel piccolo paese d’origine?
   Ben presto si trovarono nove giovani paesane disposte a partecipare.
Paul Brugger, il padre di Angelika e lui stesso appassionato danzatore
“Schuhplattler”, ha insegnato alle ragazze le basi della danza. “Ci siamo
esercitate per più di mezz’anno, prima di avere il coraggio di esibirci”,
ricordano sorridendo i primi tempi. Hanno acquistato un “Dirndl”, il
tipico costume locale, poiché le giovani donne non volevano esibirsi nei
tradizionali calzoni di pelle: “Il ‘Dirndl’ è più comodo e inoltre le battute
sulle cosce nude durante la danza si sentono molto meglio.” E per non
dare la possibilità per sguardi indiscreti sotto le gonne, le ragazze si sono
fatte cucire delle mutandine di pizzo. Queste sono anche più che utili,
perché quando le ragazze sono in piena voga, allora le gonne corte del
costume si alzano di parecchio.

Dalla danza di coppia a esibizioni di danza
Lo “Schuhplattler” è un ballo con una lunga tradizione nelle regioni alpine,
le cui origini sono contese da varie zone rurali. In origine si trattava di
una danza di coppia libera e senza regole. Al ritmo di un valzer popolare
gli uomini inscenavano una sequenza di salti e saltelli in sintonia con la
musica. Nel comtempo ci si batteva, appunto “platteln”, sulle cosce,
ginocchia e suola delle scarpe, battendo le mani e pestando fortemente
i piedi, una sorta di danza dell’amore per impressionare le donne, con
le quali poi si finiva la danza di coppia al ritmo del valzer. All’inizio del

                                                                          viae 2018 | 21
XX secolo dal ballo di coppia si sviluppò il mero ballo di uomini,
        Il gruppo delle ragazze “Almrauschgitschn” di Scaleres è com-     “Burschenplattler”. Si formarono alcuni balli base con una sequenza
        posto da:                                                         di base ben definita, in parte arricchiti con figure acrobatiche o
        Angelika Brugger, Magdalena Brugger, Sandra Friedrich, Birgit     elementi spettacolari, come lo spaccalegna rappresentato in scena.
        Heidenberger, Christine Heidenberger, Evelyn Huebser, Marlies
                                                                          Il ballo sarebbe però dovuto rimanere un dominio maschile: negli
        Larcher, Julia Mitterer, Katharina Mitterer und Edith Steinmann
                                                                          ultimi anni tuttavia soprattutto giovani donne hanno osato rompere
                                                                          la tradizione fondando gruppi di danza “Schuhplattler” femminili,
                                                                          che all’inizio furono visti in modo abbastanza critico.

                                                                          Allo stesso ritmo
                                                                          “Eseguiamo figure uguali o simili a quelle degli uomini, ma con meno
                                                                          impiego di forze”, racconta Birgit. I balli si chiamano “Heidauer”,
                                                                          “Hiatabua” (ballo del pastore), “Weaner”, “Zillertaler”, “Watschin-
                                                                          ger” (il ballo degli schiaffi) e “Gekreuzter” e rappresentano i balli
                                                                          base che il gruppo “Almrauschgitschn” ha nel suo repertorio. Tra
                                                                          questi c’è anche una danza, dove Birgit ha curato la coreografia.
                                                                          “Durante le esibizioni dopo tre o quattro balli dobbiamo fare una
                                                                          pausa”, racconta sorridente, perché i movimenti veloci e ritmati
                                                                          richiedono molta energia anche alle più allenate.
                                                                             Ma cosa rende uno “Schuhplattler” perfetto? “C’è bisogno di
                                                                          senso per il ritmo, perché i movimenti siano in armonia con la
                                                                          musica. Tutte le sequenze devono possibilmente essere eseguite
                                                                          in modo sincrono: se battiamo le mani, devono schioccare nello
                                                                          stesso momento”, spiega Angelika. Inoltre durante il ballo bisogna
                                                                          mostrare slancio, “perché vogliamo coinvolgere il pubblico e creare
                                                                          un’atmosfera molto positiva”.

                                                                          Continuare la tradizione
                                                                          Le ragazze “Almrauschgitschn” si divertono durante ogni esibizio-
                                                                          ne. La danza le unisce. “Grazie al ballo siamo diventate amiche.”
                                                                          Dopo quattro anni dalla fondazione si sono aggiunte altre cinque
                                                                          ragazze al gruppo. “Ci conoscevamo, poiché siamo tutte cresciute
                                                                          a Scaleres, ma grazie al ballo ci siamo avvicinate moltissimo.”
                                                                          Le giovani donne sono contente di continuare la tradizione dello
                                                                          “Schuhplatteln”. “Penso che il ritorno alle proprie origini sia una
                                                                          necessità di molti. Si riscontra anche nel fatto che molte ragazze e
                                                                          donne ora portano nuovamente gli abiti tradizionali, come il ‘Dirndl’,
                                                                          senza per questo sembrare retrograde”, spiega Birgit. Le ragazze
                                                                          di Scaleres sono inoltre molto orgogliose “di poter rappresentare il
                                                                          nostro paese natale.” E non mancano certo le occasioni per esibirsi
                                                                          in pubblico. Le ragazze “Almrauschgitschn” sono regolarmente
                                                                          invitate a partecipare a feste, cortei, nozze e feste di compleanno
                                                                          in tutto l’Alto Adige, e non solo: “Uno dei momenti clou è stato
                                                                          senz’altro la nostra esibizione all’EXPO di Milano”.
                                                                             Nella vita di tutti i giorni le giovani donne svolgono attività
                                                                          molto differenti: lavorano come disegnatrice tecnica, infermiera,
                                                                          farmacista, commessa in un negozio biologico oppure sono ancora
                                                                          studentesse. E di lunedì, dopo un faticoso weekend di esibizioni,
                                                                          bisogna comunque essere in forma. “Mentre all’inizio facevamo
                                                                          circa 56 esibizioni all’anno, ora abbiamo ridotto gli impegni. Stiamo
                                                                          invecchiando anche noi”, sorride. Però non appena Birgit prende in
                                                                          mando la fisarmonica, le ragazze “Almrauschgitschn” di Scaleres
                                                                          si sentono a loro completo agio nel mondo dello “Schuhplattln”.

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ENO-GASTRONOMIA
                                 Testo e foto: Oskar Zingerle

           Rotondità
         gastronomica
     I napoletani hanno la pizza, i milanesi la loro “milanese”, i liguri le
“trofie al pesto”, ad Amatrice c’è l’Amatriciana e in Alto Adige i canederli,
i famosi “Knödel”. Nati come piatto povero per riciclare i resti, i canederli
da tempo ormai sono presenti nell’alta cucina. “viae” ne parla con Helmut
  Bachmann, chef-insegnante e autore di successo di libri di cucina alto-
    atesina, della quale non è solo un profondo conoscitore, ma che l’ha
                     anche influenzata in modo decisivo.

                                                                Il più altoatesino dei piatti:
                                                                il canederlo allo speck
                                                                (“Speckknödel”)

                                                                                                 viae 2018 | 23
Signor Bachmann, il canederlo è un’invenzione tirolese? Cosa si sa      grande cucchiaio, che ha una forma più allungata e meno rotonda.
        sulla storia di questa prelibatezza rotonda?                            Lo gnocco al formaggio (“Kasnocke”) si trova soprattutto nella
        Helmut Bachmann: Non si può dire che il “Knödel” è solo tirolese,       zona di Vipiteno.
        poiché è molto presente anche in Austria e in Germania. L’origine
        del canederlo però la si può con grande probabilità cercare nella       Una specialità è invece il “Leberknödel”, il canederlo di fegato…
        vita povera e difficile tra le montagne del Tirolo. I contadini dove-   In effetti in passato il canederlo di fegato rappresentava un vero
        vano provvedere da soli al proprio sostentamento con quanto si          banchetto e veniva cucinato solo nei giorni di festa come a Natale.
        produceva al maso, come pane, farina, latte, erbe e uova. Ogni tanto    Nelle locande invece i “Leberknödel” si trovano in lista tutto l’anno.
        c’erano anche speck e formaggio. Molto probabilmente a un certo         Di solito c’era sempre un macellaio nelle immediate vicinanze,
        punto dai resti di questi alimenti si è arrivati a formare un grande    poiché il fegato di vitello non veniva molto richiesto, le locande
        gnocco cotto in acqua – un piatto povero di riciclo costituito da       avevano sempre a disposizione la materia prima.
        pochi ingredienti ma con un alto valore nutrizionale, ideale per la
        dura vita in montagna.                                                  Il canederlo è un piatto da tutti i giorni, ma si trova anche nell’alta
                                                                                cucina. Com’è possibile?
        Oggi si conoscono innumerevoli tipi di canederli…                       Beh, nell’alta cucina il canederlo tradizionale viene perlopiù inter-
        Secondo la posizione geografica si sono sviluppati diversi tipi di      pretato in modo moderno, ad esempio come soufflé di canederlo.
        canederli. In Valle Isarco, ad esempio, i canederli di grano saraceno   Gli ingredienti di base sono sempre gli stessi, come anche in quello
        (in tedesco “Schwarzplentene Knödel”) poiché qui si coltivava il        di saraceno che viene affinato con uno speciale formaggio di mon-
        grano saraceno, che sta proprio alla base di questo tipo di cane-       tagna. Lo si può poi appoggiare su una schiuma di erbette, con
        derlo. A Bressanone e nei dintorni di Velturno i canederli di grano     olio di erba cipollina o accompagnare con salse e creme o anche
        saraceno si mangiano ancor’oggi volentieri nel latte freddo, mentre     ricoprirlo con una crosta speciale. Non ci sono limiti alla creatività
        da altre parti si accompagnano con i crauti.                            e ai tipi di canederli. Con il canederlo ci si può sbizzarrire, quasi
                                                                                giocare con ingredienti e gusti.
        Uno dei canederli più amati è il “Kasnocke”, il gnocco di formaggio.
        Come mai in questo caso si è passati a una forma diversa dal tondo?     Il canederlo lei lo mangia anche a casa sua?
        Questo dipende probabilmente dall’attrezzo utilizzato per formare       Io sono un vero fan dei canederli, specialmente quelli preparati da
        il canederlo. Invece del mestolo per canederli si può utilizzare un     mia moglie. Preferisco un buon canederlo allo speck con insalata
                                                                                verde e pomodori freschi a qualsiasi tagliata di manzo.

                                                                                      Canederli semplici e particolari, ad
                                                                                      esempio quelli al fegato o agli spinaci,
                                                                                      al fomaggio o al grano saraceno

24 | viae 2018
Qual’è il segreto di un canederlo perfetto?
Innanzitutto l’impasto dev’essere preparato al momento e avere la
giusta consistenza. Il canederlo deve avere una forma regolare e
dev’essere liscio all’esterno. L’acqua deve cuocere al punto giusto.
Dopo l’immersione dei canederli il punto d’ebollizione non deve
abbassarsi troppo, devono solo bollire per 12 o 13 minuti secondo
la misura dei canederli, non essere cotti a temperatura alta. Dopo
la cottura il canederlo viene subito servito. Se rimane in acqua per
10 minuti, si può ugualmente mangiare, ma non è più un canederlo
perfetto. In alcuni posti i canederli vengono anche cotti a vapore.
Si può fare, ma non è proprio il gusto che io preferisco…
                                                                                                   IL PERSONAGGIO
E ci sono anche una serie di canederli dolci, che da noi sono tradizionali.
                                                                                                   Helmut Bachmann è cuoco per passio-
Giusto, anche questi canederli hanno l’origine nei masi, come i ca-
                                                                                                   ne, che da molti anni trasmette ai suoi
nederli di prugne e albicocche. Per tradizione i frutti vengono avvolti
                                                                                                   allievi come insegnante presso la Scuola
in un impasto di patate, molto buono, come anche nella variante con
                                                                                                   professionale provinciale alberghiera e
l’impasto di ricotta o ricotta e pane. Come nei canederli normali il
                                                                                                   alimentare Emma Hellenstainer a Bres-
segreto sta nella preparazione fresca: riempire, cuocere, servire!
                                                                                                   sanone e con molto successo: alcuni dei
                                                                                                   suoi ex-alunni oggi gestiscono rinomate
                                                                                                   cucine e ristoranti in Italia e all’estero
                                                                                                   o sono diventati chef stellati. Assieme
                                                                                                   a Heinrich Gasteiger e Gerhard Wieser
LIBRO CONSIGLIATO
                                                                                                   Bachmann ha scritto numerosi libri di
                                                                                                   cucina, tra i quali il più famoso “Cucinare
„Gustare nelle Dolomiti – 33 x canederli“
                                                                                                   nelle Dolomiti”.
80 pagine                                                                     +
ISBN: 978-88-8266-560-9
Athesia Editore

CANEDERLI DC   I
         A R A   ENO
GRANO S          NTA-
(“SCHWARZPOLE
KNÖDEL”)
                                                      Preparazione:
                       rsone:
 Ingredienti per 4 pe                                                         dini. Far rosolare
                                                      Tagliare il pane a da porro, aglio e
                         raffermo o                   nel burro i dadini di ungere al pane.
 + 120 g pane bianco                                                          gi
    pane per canede   rli                             pancetta, quindi ag latte o acqua,
                      to a piccoli                                     pa ne
  + 80 g porro taglia                                 Aggiunge   re al
                                                                             farina di grano sa-
    dadini                                             uova, prezzemolo, gamare bene.
                        , finemente                                           al
                                                       raceno e sale e am pasto coperto
  + 1 spicchio d’aglio                                                    o l’im
     tritato                                           Mettere in fre  sc
                         gliata a                                               are dalla massa
  + 100 g pancetta ta                                  per 30 minuti. Formli in acqua salata
     piccoli da di ni                                   i canederli e cuocer
   + 50 g burro                                         coperti per metà. i canederli di
   + 100 ml latte o ac
                        qua                              CONSIGLIO: Servire odo, con gula-
                                                                               br
   + 2 uova                                              grano saraceno in pa.
                            emente                                       ti di  ra
   + 1 C prezzemolo fin                                  sch o co n crau
      tagliato
                          ano saraceno
    + 100 g farina di gr
    + sale
                                                                                                                                           viae 2018 | 25
Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Claudia Ebner, Veronika Kerschbaumer, thinkstockphotos.com

                  La natura
                 nel bicchiere

26 | viae 2018
Latte è mutevole: allo stato puro o trasformato
come yogurt, formaggio fresco o stagionato,
promette alto grado di piacere luculliano. Per
secoli il liquido bianco ha rappresentato la base
dell’esistenza dei contadini di montagna della
Valle Isarco. In ogni litro di latte c’è tanto lavoro
e tanta passione dei contadini – e delle vacche.

Mattino, cinque e mezza. Mentre il sole si alza lentamente sopra il
dorso della montagna e si specchia nella rugiada, nelle stalle della
Valle Isarco si lavora intensamente. Le vacche masticano già il fieno
e l’erba o affondano i loro musi nelle mangiatoie, alcune muggiscono
impazienti. Le vacche sanno esattamente quando devono essere
munte e il contadino ha da rispettare gli orari. Appena attacca ai
capezzoli puliti la mungitrice automatica, il latte viene aspirato
rumorosamente e raccolto nel contenitore refrigerato. Raramente
ormai il contadino impiega il suo sgabello da mungitura sotto la vacca
per mungere a mano. La tecnica ormai dà un decisivo aiuto nello
svolgere questo lavoro impegnativo e che impiegava molto tempo.
   Per le vacche e i contadini negli ultimi anni molto è stato moder-
nizzato, hanno visto molti cambiamenti, in parte nati dalla propria
necessità. Alcuni osano anche fare un passo indietro, non alla
mungitura a mano, ma un ritorno al latte fieno. Le vacche ricevo-
no solamente fieno seccato all’aria e una quantità ben definita di
mangime integrativo a base di granaglie e sementi, che fornisce
gli animali di sufficiente energia, forza e minerali.

Sole, sudore e muscoli
Quando iniziano le prime calde giornate e l’erba è abbastanza alta,
è il tempo della fienagione. Allora nel fondovalle si sente il crepitio
delle falciatrici e dei trattori che con le lame taglienti attraversano
le distese di prati. Sui prati non troppo ripidi dopo le falciatrici
arrivano i trattori, che imballano l’erba con una pressa ricoprendo
ermeticamente le balle con pellicole di plastica. Grazie alla coper-
tura ermetica enzimi vegetali e microorganismi vengono eliminati,
mentre batteri di acido lattico iniziano a trasformare gli zuccheri in
acidi. L’erba fresca in questo modo si conserva e mescolata al fieno
e al mangime integrativo arriva nelle mangiatoie delle stalle locali.

Lavoro, sudore e muscoli
Un altro metodo di conservazione dell’erba è l’essicazione. Questa
tradizionale procedura si segue in Valle Isarco, anche perché molti
dei prati sono semplicemente troppo ripidi perché siano lavorati con
grossi e pesanti macchinari. Tanto lavoro manuale, sudore, muscoli

                                                                      viae 2018 | 27
e bel tempo sono necessari perché       del contadino. Quando è raggiunto          possibilità di sopravvivere, grazie     sopra Vipiteno – accompagnato,
        i contadini della Valle Isarco – o      il giusto momento di essiccazione,         alla minestra di latte, alla mosa       per modo di dire, da una vista pa-
        meglio il loro bestiame – abbiano       il fieno è raggruppato con larghi ra-      preparata con farina e latte, ricotta   noramica sui ghiacciai dello Stubai
        sufficiente fieno a disposizione.       strelli in lunghe file, poi raccolto dal   o burro sempre presenti nelle madie     e sul Tribulaun di Fleres. Alla Malga
        Le falciatrici idrostatiche dotate di   caricafieno e portato nei fienili ben      dei masi. Tutto veniva lavorato senza   Kreuzwiesenalm sull’altipiano di Lu-
        larghi cerchi in lega solcano i campi   ventilati. Qui il fieno è stoccato fino    sprechi e senza buttare nulla, molto    son ci si è invece specializzati nella
        nel loro andirivieni. L’erba falciata   a quando attraverso la botola viene        geniale! Il latte magro, ad esempio,    produzione di varietà di formaggi
        è distribuita in modo tale da poter     buttato nella stalla sottostante.          che rimaneva dalla lavorazione del      tradizionali prodotti con latte fresco.
        asciugare uniformemente. Quando                                                    burro, si trasformava in “Graukäse”,    Accanto al “Graukäse”, formaggio
        il lato superiore è secco, bisogna      Grande cultura casearia                    formaggio grigio – un formaggio aci-    grigio, nel caseificio viene prodotto
        rivoltare tutto per far essiccare       Latte fieno o latte convenzionale:         do dal gusto e profumo intenso con      un saporito formaggio di malga, ma
        anche la parte inferiore. Non deve      in Valle Isarco l’oro bianco ha una        un contenuto di grassi minimo. La       anche formaggio fresco e formaggio
        essere troppo umido, altrimenti il      grande tradizione. Un tempo il latte       produzione di formaggio grigio non      di capra, come anche un formaggio
        fieno ammuffisce, ma non deve           rappresentava la base dell’esistenza       è una stregoneria e oggi molte mal-     acido, considerato il progenitore
        neanche essere troppo secco. Per        dei contadini di montagna perché           ghe di montagna in Valle Isarco lo      dell’arte casearia di Luson.
        raggiungere la giusta via di mezzo,     non c’era molto da comprare. Chi           producono. Famoso è il “grigio” che        Se i casari delle malghe tagliano
        ci vuole tanta esperienza da parte      possedeva una vacca, aveva buone           viene servito alla Malga Prantneralm    in proprio nelle loro caldaie di rame

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la cagliata, nel fondovalle l’economia     masi in burro e formaggio e per com-     tipicamente italiano, allora fu un’im-   prima mozzarella di latte fieno in
lattiero casearia si avvale di una ben     mercializzare tali prodotti in modo      presa audace. Tuttavia il successo       tutto il mondo.
funzionante rete di cooperative.           professionale. Il burro di Vipiteno da   ha dato ragione, e così non solo            Si sente dunque la differenza
Questo fa sì che il latte lavorato nella   subito divenne il principale prodotto    la mozzarella, ma anche la ricotta       tra latte normale e latte fieno? Su
Latteria Vipiteno viene trasformato        d’esportazione. In vagoni pieni di       prodotta dal siero di latte rimasto      questo punto le opinioni divergono.
in yogurt che si trova negli scaffali a    blocchi di ghiaccio i blocchi di burro   dalla produzione di formaggio, ri-       Come comune denominatore in
Berlino e Bologna, mentre la Latteria      partirono per raggiungere addirittura    cevono un premio dopo l’altro. Il        entrambi i tipi di latte è da conside-
Bressanone produce mozzarella              la corte imperiale di Vienna.            gioco d’insieme tra lungimiranza         rare la passione dei contadini con
che viene utilizzata sulle pizze in            Negli anni venti del secolo scor-    e consapevolezza della tradizione        i loro tradizionali metodi di lavoro
Giappone.                                  so anche nei contadini brissinesi        si rispecchia anche nella nuova li-      e la straordinaria qualità del latte.
                                           nacque il desiderio di trasformare       nea di produzione della Latteria a
Dalla Valle Isarco nel                     il latte e di commercializzare. Dal      Bressanone. Da molto tempo ormai
mondo                                      1978 la Latteria Bressanone “Brimi”      alcuni contadini di montagna dei
A Vipiteno nel 1884 qualcosa si            conquista con le sue mozzarelle gli      dintorni di Bressanone conferiscono
mosse: numerosi contadini decisero         scaffali in Alto Adige, in Europa e      esclusivamente latte fieno, che si
di unirsi nella “Latteria a vapore” per    oltre i confini. L’idea di produrre in   trova negli scaffali in forma non
trasformare il latte prodotto ai loro      Alto Adige un formaggio fresco così      trasformata - o forse in futuro come

                                                                                                                                                               viae 2018 | 29
Testo: Barbara Felizetti Sorg Foto: Oskar Zingerle

           Recinti artisticamente
                intrecciati

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TRADIZIONI
                                                                                        Legno di larice, giovani rami
                                                                                        d’abete e tanta pazienza sono
                                                                                        gli elementi per creare bellissimi
                                                                                        steccati intrecciati

                                              1.                                       4.
                                              Per i pali dello steccato scavare        Spaccare da un tronco di larice
                                              a distanza di ca. 2,5 metri buchi        assi da steccato e appuntirli sulla
                                              profondi 60 centimetri. Prima di         sommità. L’altezza dello steccato
                                              fissare nella terra i pali di legno di   di regola è di 1,30 m, ma può cam-
                                              larice (diametro di ca. 25 cm), la       biare secondo l’esigenza. A volte si
                                              parte inferiore dev’essere bruciata      utilizzano assi di varie altezze. Per
                                              esternamente con fuoco fino a di-        ogni metro lineare sono necessarie
  Steccati intrecciati hanno una lunga        ventare carbone. Questo aumenta          otto o nove assi.
     tradizione nella zona di Vipiteno.       di molto la resistenza del legno.
                                              Importante: i pali vanno interrati       5.
   In primavera, prima che il bestiame        con luna calante nel segno della         Dopo aver creato un piccolo fossato
    andasse al pascolo, si riparavano i       vergine, così diventano notevol-         tra i pali dello steccato, vanno inse-
                                              mente più stabili.                       rite le assi delle steccato appoggian-
    recinti. E i contadini hanno fatto di                                              dole ai pali trasversali e fissandole
   necessità virtù: per costruire questi      2.                                       con giovani rami d’abete. Questi
                                              Ritagliare con una motosega nei pali     rami vengono dapprima bruciati
   recinti non servono chiodi. Valentin       un buco grande 10 x 14 cm, dove          sul fuoco o cotti in acqua calda.
  Wurzer di Ridanna da quasi dieci anni       inserire più tardi i pali trasversali,   I recinti devono essere intrecciati
                                              sempre in larice. La resistenza del      nuovamente ogni dieci anni.
  produce steccati intrecciati. Ecco un       legno di larice è di circa 30-40 anni,
facile corso di fai da te per costruire uno   mentre quella di abete si aggira sui     6.
                                              10 anni.                                 Lo steccato intrecciato è una vera
  steccato. Ma attenzione: non è facile                                                opera d’arte e abbellisce qualsiasi
               quanto sembra.                 3.                                       giardino, attirando l’attenzione dei
                                              Tagliare i pali trasversali (8 x 9 cm)   vicini e passanti. Tuttavia la sua
                                              con una lunghezza di 2,5 m e piallare    costruzione richiede qualche tempo:
                                              gli spigoli. Utilizzare esclusivamente   gli esperti impiegano per dieci metri
                                              legno buono, possibilmente senza         di steccato circa tre giorni.
                                              rami – altrimenti si spaccano fa-
                                              cilmente.

                                                                                                                          viae 2018 | 31
Testo: Doris Brunner Foto: Oskar Zingerle

                 Sbatte il mulino
                 Come funziona una segheria storica e quali rumori fa il mulino quando
                  viene azionato dall’acqua? Un’escursione tematica sulle orme di un
                  antico mestiere e delle tradizioni contadine a Luson rende possibile
                              una visione inusuale della vita d’altri tempi.

32 | viae 2018
La forza dell’acqua a Luson era
                                       utilizzata per tagliare in assi i
                                       tronchi di legno o per mettere
                                       in movimento la ruota del
                                       mulino

                                                                                   legno del mulino e la fragorosa forza
                                                                                   dell’acqua lo mette in moto con un
                                                                                   forte rumore scricchiolante. Presto
                                                                                   entriamo nell’interno del mulino,
                                           è la segheria Stricker costruita ac-    dove le possenti macine si sfregano
                                           canto al torrente nel 1847. “Questa     l’una sull’altra. Scopriamo che la
                                           è una segheria veneziana azionata ad    macina inferiore fissa viene chia-
                                           acqua”, spiega Raimund, “costruita      mata “dormiente”, mentre quella
                                           in assi di legno con un albero di       superiore che si muove in modo
Sfruttare la forza dell’acqua: quello      trasmissione e un’unica sega per-       circolare è chiamata “attiva”. Nel
che oggi si considera ecosostenibile       pendicolare.” La ruota idraulica        mulino Pardeller venivano macinati
e un utilizzo consapevole delle risor-     aziona l’albero di trasmissione che     i cereali coltivati nei masi di Luson,
se, in passato era semplicemente           muove la sega in su e giù, tagliando    come frumento, segale, grano sa-
una necessità. Altre fonti d’energia       così i tronchi d’albero. Fu il grande   raceno e orzo. Due volte l’anno, in
non erano disponibili o costavano          Leonardo da Vinci a inventare nel       autunno e in primavera, le macine
troppo. E così nella Val Luson, la tran-   XVI secolo questa forma di segheria     del mulino erano in funzione. “Fa-
quilla valle laterale di Bressanone,       assieme a commercianti di legna-        rina allora era un alimento di base
mugnai, segatori, birrai, fabbri e         me veneziani, dai quali prese poi       molto prezioso per ogni contadino”,
follatori di loden s’insediarono lungo     il nome.                                spiega Raimund e ci mostra le va-
le rive dei torrenti Lasanken e Kaser.        Quando il torrente Kaser portava     rietà di cereali. Quello che a noi
Dove i due torrenti si uniscono nella      abbastanza acqua, nella segheria        oggi sembra romantico e idilliaco,
zona vicino al centro del paese di         Stricker si potevano tagliare fino a    un tempo era un lavoro veramente
Luson nacque così la prima zona            cinque metri cubi di legname, che       duro: per giorni e giorni, contadine e
artigianale.                               corrisponde a circa un quarto di un     contadini dovevano rimanere vicino
                                           carico di un attuale autocarro. Con     ai forni di legna per cuocere il pane,
Segheria rara                              la costruzione del condotto d’acqua     che doveva bastare per almeno
Siamo un gruppo misto di bambini           la portata del torrente fu notevol-     mezzo anno.
e adulti che si ritrovano sulla piaz-      mente ridotta, così che la segheria        Il mulini furono tra le prime azien-
za principale di Luson. Da qui la          fu raramente utilizzata. L’ultimo ta-   de artigianali a insediarsi lungo i tor-
guida naturalistica e paesaggistica        glio di legna risale al 1986. Invece    renti Kaser e Lasanken. Una grande
Raimund ci accompagna nel nostro           di tagliare legna, oggi la segheria     alluvione distrusse nel XIX secolo
viaggio nel tempo. Solo alcuni passi       Stricker è un luogo didattico, dove     gran parte delle costruzioni che fu-
e già ci troviamo vicino al torrente       viene mostrato l’antico mestiere.       rono travolte dalla furia delle acque,
Kaser. Un insediamento di masi                                                     inondate o sepolte dai detriti. L’unica
amorevolmente curati con gerani            Il faticoso percorso dal                ruota del mulino rimasta e ancora
sui balconi e in mezzo a loro an-          grano al pane                           funzionante fino ad oggi – anche
tiche botteghe e vecchi laboratori         Pochi metri più avanti ci sorprende     se non macina più cereali - è quella
artigianali, che sono stati salvati dal    il mulino Pardeller. Raimund dirige     del mulino Pardeller, recentemente
degrado e dal crollo. Una di queste        il getto d’acqua verso la ruota in      restaurato.

                                                                                                                       viae 2018 | 33
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