In arrivo anche a Taranto la fibra ottica a 100 mega - Il Corriere del Giorno
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
In arrivo anche a Taranto la fibra ottica a 100 mega Al via i lavori per estendere il servizio in fibra ottica con velocità fino a 100Mbps grazie all’intesa tra Comune di Taranto e Vodafone Italia, una vera e propria accelerazione digitale che doterà la città di un’infrastruttura di rete fissa innovativa con benefici per i cittadini e una maggiore competitività per le imprese. Il servizio, disponibile a partire dal prossimo mese di luglio, ha l’obiettivo di portare la banda ultra larga fissa al 90% della popolazione tarantina per un investimento da parte di Vodafone Italia di oltre 7 milioni di euro. L’attivazione della fibra ottica a Taranto è infatti parte integrante del piano degli investimenti che il gestore telefonico inglese sta portando avanti per lo sviluppo di reti e servizi a banda ultralarga fissa e mobile in Italia. Vodafone in virtù della spinta innovatrice promossa dal Comune di Taranto , ha inoltre predisposto degli allacciamenti in fibra ad uso esclusivo della pubblica amministrazione che permetteranno il collegamento ad alcuni edifici pubblici come scuole, uffici e altri spazi comunali. Con la nuova architettura di rete con tecnologia Fiber to the Cabinet (FTTC), che prevede l’utilizzo di infrastrutture sotterranee con fibra ottica che alimentano i cabinet stradali di Vodafone, è possibile raggiungere velocità di connessione fino a 100 Mbps in download e fino a 20 Mbps in upload. I cittadini potranno così usufruire di una rete che consentirà di utilizzare servizi sempre più avanzati e applicazioni ad alta intensità di banda quali streaming di video ad alta definizione, connessioni multidevice e online gaming. Anche imprese e pubblica amministrazione potranno beneficiare di una rete in grado di veicolare servizi sempre più avanzati come il cloud, lo smart working e le video conferenze ad alta definizione. “A Taranto – spiega il Sindaco di Taranto, dott. Ippazio Stefàno – in questa città che guarda il futuro, su internet si naviga ad alta velocità con la rete di nuova generazione che sta installando Vodafone Italia, grazie anche alla fattiva collaborazione dell’Amministrazione Comunale. Lo sviluppo sostenibile del territorio passa pure attraverso la più evoluta infrastrutturazione tecnologica e la modernità viaggia sui binari della connessione, dell’efficienza e della velocità per assicurare benefici e competitività alle imprese ai cittadini “ “L’estensione della rete in fibra, così come lo sviluppo del 4G e 4G+,
già disponibili a Taranto – commenta Maurizio Sedita, Direttore Regione Sud di Vodafone Italia – ci consente di offrire ai nostri Clienti l’occasione di sperimentare un servizio differenziante e a prova di futuro. Siamo convinti che la banda ultralarga sia un fattore abilitante per la crescita del Paese e del territorio“. Confindustria: “Per l’indotto dello stabilimento Arsenale di Taranto è allarme !” In un comunicato stampa, l’associazione industriali di Taranto ricorda che “nulla infatti è cambiato, rispetto ai mesi scorsi, in termini di disponibilità di risorse da destinare alle manutenzioni navali, alle forniture ed ai servizi. Malgrado le molteplici istanze che in tal senso questa Confindustria ha nel tempo avanzato direttamente al Ministero Difesa in ordine alla necessità di garantire risorse indispensabili al prosieguo delle attività, si registra per l’anno in corso – e per il prossimo – un budget ridotto al lumicino, tale comunque da non prevedere alcun tipo di programmazione, anche minima, per consentire alle aziende dell’indotto arsenalizio di proseguire nelle loro attività” Peraltro dopo l’ultimazione della commessa relativa ai lavori di manutenzione su Nave San Marco (che avverrà presumibilmente entro la fine del mese di giugno) non sono previste altre attività sulle unità navali militari, e secondo la Confindustria ” appaiono a rischio anche quelle commesse, come nel caso dei lavori di adeguamento e manutenzione a bordo del Sommergibile Scirè, programmate per l’Arsenale di Taranto” Nel caso specifico, infatti, aggiunge la Confindustria “i lavori rischiano di essere effettuati da Fincantieri, nel cantiere navale di Muggiano (TS). Nessuna certezza anche per gli interventi di adeguamento su Nave Cavour, (una commessa di circa 60 milioni di euro), che, malgrado fossero stati programmati per l’Arsenale di Taranto, potrebbero essere spostati a La Spezia” Secondo la Confindustria esistono, contestualmente, situazioni che allo stato attuale appaiono ulteriormente penalizzanti, in prospettiva, per lo stabilimento di Taranto. E’ il caso delle otto unità navali appartenenti alla Classe FREMM: lo Stato Maggiore della
Marina Militare , avrebbe recentemente stabilito che tutte le navi di questa Classe facciano base a La Spezia, disattendendo di fatto ad accordi precedenti che prevedevano che quattro di esse sarebbero state destinate a Taranto e, le restanti navi al porto di La Spezia. Si tratta, come è evidente, di una serie di condizioni di segno negativo che vanno a confluire all’interno di un contesto già drammatico, al quale è urgente si possa far fronte – ed in questo senso ci rivolgiamo al ministero Difesa e al Capo di Stato Maggiore – attraverso tutti gli strumenti possibili. Va ricordato inoltre, ad onor di cronaca, che, proprio al fine di fronteggiare la carenza di attività lavorative su navi militari -ed a seguito della disponibilità dell’Arsenale di Taranto a favorire l’utilizzo dei Bacini anche per altri utenti – l’indotto locale si è cimentato ad effettuare lavori su navi della Marina Mercantile, dando luogo all’istituto della cosiddetta permuta. Anche su questo fronte, per la Confindustria Taranto “apparrebbe utile consentire alle stesse imprese di poterne trarre un minimo vantaggio (oltre quello di incentivare il traffico del naviglio non militare), attraverso la stipula di contratti-quadro di permuta della durata di almeno 4/5 anni, con tariffe ridotte o simboliche, in modo tale da poter garantire al comparto mercantile l’utilizzo dei Bacini nel tempo, fatte salve le esigenze della Marina Militare per le proprie Navi“. Questo il quadro complessivo, che contiene anche qualche spunto propositivo per evitare che un intero comparto di alta professionalità oltre che di tradizione, possa scomparire definitivamente, è stato già portato da Confindustria Taranto all’attenzione del competente Ministero, ed “in questo senso – conclude il comunicato degli industriali – auspichiamo e sollecitiamo un forte pressing da parte dei nostri parlamentari“. “E’ altrettanto indispensabile, tuttavia – conclude il comunicato – che sulla questione intervenga tutto il fronte istituzionale, locale e non, perché le sorti dell’Arsenale di Taranto riguardano tutto il territorio pugliese. L’auspicio è pertanto che della problematica si faccia carico attivamente anche chi, fra qualche settimana, andrà a ricoprire lo scranno più alto di via Capruzzi“ Del Vecchio (Luxottica) compie 80
anni, il regalo è ai dipendenti: 9 mln di euro in azioni Luxottica di Marco Ginanneschi Leonardo Del Vecchio il più ricco imprenditore Italiano soffierà sulla sua ottantesima candelina tra due giorni, esattamente il 22 maggi . E ha pensato bene di fare un regalo ai propri dipendenti per festeggiare l’evento. I dipendenti del gruppo Luxottica riceveranno, in regalo un pacchetto di azioni proprie per un valore di circa 9 milioni di euro. Si tratta, spiega la società degli occhiali in un comunicato, di una misura “a favore dei dipendenti delle società italiane del gruppo in occasione dell’ottantesimo compleanno del presidente e fondatore Leonardo Del Vecchio. La società precisa in una nota che si tratta di un dono del fondatore per un valore di circa 9 milioni di euro e un numero complessivo di circa 140.000 azioni, i cui costi saranno integralmente coperti da Delfin“, la holding di Del Vecchio che controlla Luxottica con il 61,4% circa delle quote. “Un ringraziamento dal cuore ai dipendenti italiani del gruppo, i veri artefici del successo della nostra azienda. Con questo piccolo pensiero voglio testimoniare l’importanza che ha per me ogni singolo lavoratore che sento vicino come in una grande famiglia“. nella foto Leonardo del Vecchio La società è reduce dalla pubblicazione di conti trimestrali in forte crescita: il gruppo di Del Vecchio ha segnato nei primi tre mesi del 2015 un utile netto attribuibile di 210 milioni di euro, in progresso del 34%. Il risultato operativo è salito del 33% a 358 milioni. Il fatturato è aumentato del 20% a 2,2 miliardi (+22%) Ecco una dimostrazione di vera imprenditorialità e sopratutto di grande umanità. Auguri al dr. Del Vecchio, l’ Italia e sopratutto il mezzogiorno d’ Italia avrebbero bisogno di molte persone come lei.
Designati i vincitori di “Imprese Possibili” concorso lanciato da Finindustria-Confindustria Taranto di Valentina Taranto Progetti tutti di grande valenza, retti da forti e valide intuizioni imprenditoriali: è stata questa la valutazione che la Giuria del “Concorso Imprese Possibili“, lanciato da Finindustria e Confindustria e conclusosi con la selezione dei progetti finalisti, ha espresso al termine della presentazione delle migliori idee presentate dagli studenti partecipanti. La giuria, composta da Vincenzo Cesareo presidente di Confindustria Taranto, da Pietro Vito Chirulli Presidente di Finindustria , e dal prof. Gianluigi De Gennaro, delegato del Rettore, e da Sergio Strazzella, vicepresidente del Gruppo Giovani di Confindustria, si è riunita al termine della presentazione ed ha designato quali vincitori del concorso: il progetto “SOCIAL WASTE” presentato dal team composto da Serena Masini, Maria Luisa Bruni, Giorgio Di Noi e Romina Distratis, laureati presso la facoltà di Economia e amministrazione aziendale dell’Università di Taranto, ed il progetto SMART PARKING presentato dalla Classe V B di Informatica dell’Istituto Pacinotti di Taranto. Al primo team vincitore (miglior idea di impresa presentata dal mondo accademico) sarà riconosciuta la possibilità di trascorrere una settimana in Luis En Labs, programma di accelerazione di start up di LVenture Group, uno dei più importanti incubatori di impresa del sud Italia con cui Finindustria collabora da diverso tempo; al secondo team vincitore (proposto dalle scuole) andrà invece uno stage estivo in una impresa selezionata da Finindustria. La Giuria ha ritenuto di assegnare i premi con la seguente motivazione: “per il forte carattere innovativo, per la vocazione alla dimensione aziendale e per il respiro nazionale ed internazionale che entrambi i progetti presentano, retti da forti intuizioni personali e caratterizzati da spunti originali ed inediti” , ed ha tuttavia ritenuto tutti i sei progetti finalisti meritevoli di grande attenzione per il forte contenuto innovativo e la validità delle proposte presentate nella loro articolazione complessiva. A tutti i concorrenti andrà un attestato di partecipazione.
Bes, benessere equo e sostenibile. Uno strumento utile per programmare un futuro a Taranto Aprendo questa mattina la conferenza stampa di presentazione del workshop “Bes, Benessere equo e sostenibile. Il nuovo indicatore per misurare e valutare il progresso di una società e pianificarne il suo futuro” che si svolgerà giovedì 14 maggio 2015, alla Cittadella delle imprese, il Presidente della Camera di Commercio, Cav. Luigi Sportelli ha detto che “Il Benessere equo e sostenibile è un nuovo indicatore realizzato da Istat e Cnel che consente di fotografare con precisione la condizione dei cittadini del nostro Paese e dei vari territori. La sua utilità è duplice perché può essere utilizzato sia in fase di programmazione, sia per verificare l’efficacia degli strumenti messi in campo. Per questo la Camera di commercio, attraverso l’Agenzia di Sviluppo, utilizzerà il Bes per pianificare il futuro del Sistema Taranto. Il Bes sarà, inoltre, uno degli indicatori che saranno considerati nelle prossime Giornate dell’Economia”. E ‘intervenuto alla conferenza stampa anche l’on. Domenico Amalfitano, Presidente del Centro di Cultura Lazzati, il quale ha sottolineato che “Il lavoro svolto da Istat e Cnel è di grandissimo pregio ed è un modello imitato da molti altri paesi del mondo. Il Bes verifica i valori costituzionali e ci piacerebbe se i suoi vari indicatori diventassero un concreto strumento di programmazione”. Da qui l’appello alle Istituzioni locali rivolto da Vincenzo Mercinelli, direttore del Centro di Cultura Lazzati. “La nostra – ha spiegato – è una sollecitazione per innescare la ripartenza del territorio ionico attraverso una concreta programmazione strategica”. “La scelta di Taranto per parlare di Benessere equo e sostenibile, infatti, non è casuale” ha ricordato il Segretario generale della Camera di commercio ionica, Francesco De Giorgio. “Nella nostra città – ha aggiunto – si è manifestato in maniera evidente il divario tra le componenti di benessere sociale e sostenibilità e quelle produttive”. Il workshop è organizzato dalla Camera di commercio di Taranto con il supporto di Azienda Speciale Subfor, in collaborazione con il Centro di cultura Lazzati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con
l’adesione dell’Università di Bari-Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo e dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto. Interverranno il presidente della Camera di commercio di Taranto Cav. Luigi Sportelli, il presidente del Centro di cultura Lazzati on. Domenico Amalfitano, la direttrice del Dipartimento Istat per le statistiche sociali e ambientali dott.ssa Linda Laura Sabbadini, Gabriele Olini dell’Ufficio studi Cisl e componente della Consulta Cnel-Istat sugli indicatori di progresso e benessere. L’inizio dei lavori è previsto per le 17.30 del 14 maggio 2015, nella Sala Monfredi della Cittadella delle Imprese. La partecipazione al workshop dà diritto a crediti formativi ODCEC. Sbloccati dal Tribunale di Milano i fondi sequestrati ai Riva all’estero Il dr. Fabrizio D’Arcangelo giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano ha disposto il trasferimento dei 1,2 miliardi di euro destinati al risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto. I depositi esteri della famiglia Riva erano stati sottoposti a sequestro alla famiglia Riva dalla Guardia di Finanza nel corso di un’inchiesta aperta dalla procura milanese per dei reati di natura fiscale, relativi ad un “finto” rientro “scudato” di somme portate dai Riva all’estero, che non erano mai rientrate in Italia. Il Gip milanese D’Arcangelo ha disposto che le risorse sequestrate ai Riva, vadano all’azienda siderurgica tarantina, come aumento di capitale o in conto futuro aumento di capitale, ed ha inoltre stabilito che le nuove azioni siano intestate al Fondo unico Giustizia e che il sequestro si trasferisca dalle somme e dai beni alle azioni in attesa del termine del processo penale che vende imputati Adriano Riva, Franco Pozzi ed Emilio Gnech tutti accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento di valori (solo per Adriano Riva) , e di “riciclaggio” a carico dei due consulenti in quanto le somme sono comunque legate ai destini del processo. Ancora una volta un’ incompetente “cassandra” giornalistica tarantina,
che sosteneva nei suoi articoli “terroristici” che questi soldi non sarebbero mai arrivati, in quanto le banche svizzere si sarebbero opposte, è stato smentito dai fatti e dalle decisioni dei Tribunali seri e competenti, come quello di Milano. Qualcuno gli spieghi che non si può processare un morto, motivo per cui citare Emilio Riva come imputato nel processo in corso a Milano, è semplicemente ridicolo e tristemente squallido. P.S. Ma è mai possibile che non ci sia nessuno tra tutti i pm della Procura della Repubblica di Taranto, con i quali la “cassandra” ama andare sotto braccio ed incensare nelle sue cronache giudiziarie “fotocopiate” dagli atti , che gli spieghi un pò il diritto societario, ed il codice di procedura penale ? Sarebbe un “vero” amico e gli eviterebbe tante cattive figure !! La Confagricoltura torna a far parte della Giunta della Camera di Commercio Luca Lazzàro Presidente provinciale di Confagricoltura , è entrato oggi a far parte del Consiglio della Camera di Commercio di Taranto e contestualmente è stato eletto componente della Giunta. “Ringrazio tutti i consiglieri dell’Ente camerale – ha dichiarato Lazzàro subito dopo l’elezione – per questo incarico che costituisce uno stimolo a rappresentare in modo ancora più forte le esigenze di un mondo produttivo che è protagonista di rilievo dell’economia provinciale. Il mio impegno sarà rivolto alla tutela, alla promozione ed allo sviluppo dell’intera filiera agricola come una delle leve più importanti per la crescita della nostra provincia”.
Approvato il bilancio di esercizio della BBC di San Marzano di San Giuseppe. di Marco Ginanneschi L’Assemblea dei Soci della BCC San Marzano di San Giuseppe, riunitasi ieri (domenica 10 maggio 2015), ha approvato all’unanimità il Bilancio d’Esercizio 2014. Nel dettaglio, la raccolta diretta dell’Istituto di credito pugliese, si è attestata a 484 milioni con un incremento del 4,12% sull’anno precedente. In flessione gli impieghi (-5,7%), che si attestano comunque a quota 201 milioni. L᾿utile d’esercizio sebbene in calo rispetto allo scorso anno evidenzia un avanzo d᾿amministrazione di 2,5 milioni di euro, ottimo valore in termini assoluti,. Prosegue il rafforzamento patrimoniale della Banca con mezzi propri che si attestano a 41,5 milioni di euro, con un incremento del 9,07% sul 2013, realizzato grazie all’accantonamento a fondi indivisibili degli utili e all’incremento della base sociale. nella foto da sinistra il direttore generale Emanuele Di Palma ed il presidente Francesco Cavallo “I dati 2014 – ha illustrato ai Soci il Presidente Francesco Cavallo – mettono in luce ancora una volta il ruolo importante della Banca sul territorio. Essere un punto di riferimento per i risparmiatori e godere della crescente fiducia della clientela è l’obiettivo dell’Istituto. La BCC San Marzano di San Giuseppe ha confermato il suo ruolo di Banca locale, continuando a sostenere le richieste di imprese e famiglie e gli investimenti imprenditoriali pur in una fase di contrazione della domanda di crediti per investimenti”. Per il Direttore Generale, Emanuele di Palma “La BCC San Marzano di San Giuseppe ha consegnato ai Soci un bilancio sano dal quale traspare la solidità dell’Istituto che continua a supportare le iniziative meritevoli del Territorio con impegno e determinazione. Le BCC tutte sono chiamate ad una riorganizzazione strutturale su scala nazionale per migliorare la propria efficienza e capacità di stare sul mercato. Sotto questo aspetto, possiamo dire che la BCC San Marzano di San Giuseppe, si sta adeguando per raggiungere standard di qualità
ottimali”. nella foto, il voto unanime di approvazione dell’ assemblea dei soci dalla BBC di San Marzano di San Giuseppe La BCC dopo aver inaugurato la scorsa estate la prima filiale intelligente a San Marzano di San Giuseppe, sta procedendo alla ristrutturazione della propria sede principale di Via Vittorio Emanuele (ove hanno sede la Presidenza, Direzione generale ed Uffici centrali). Alla conclusione degli interventi, la storica sede della Banca assumerà i contorni di un vero e proprio centro servizi e accoglienza per poter rispondere in modo ancor più tempestivo e qualificato alle esigenze e richieste che arriveranno da Soci, Clienti e società finanziarie con le quali la BCC collabora al fine di offrire un migliore servizio a risparmiatori e imprese. Teleperformance: “serve maggiore flessibilità per evitare la vendita delle sedi di Taranto” Gabriele Piva, amministratore delegato di Teleperformance Italia, leader mondiale nell’offerta di servizi di Contact Center, presente in 62 paesi nel mondo attraverso 270 Contact Center e con oltre di 175mila risorse, intervenendo alla conferenza stampa di questa mattina in teleconferenza da Roma dove era rimasto bloccato, insieme al direttore delle relazioni esterne Paolo Sarzana e la direttrice delle sedi romane d Giovanna Battistelli, a causa dell’incendio divampato al Terminal 3 dell’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, che ha determinato la chiusura momentanea dello scalo romano, che è stata conseguentemente organizzata presso gli uffici della sede dello stabilimento tarantino, dove era presente il direttore di sede Giovanni La Rosa, ha illustrato la reale situazione dopo il solito allarme lanciato dai sindacati che temono la cessione dall’azienda, la seconda per occupazione a Taranto (dopo l’ ILVA) che impiega 2mila dipendenti a tempo indeterminato e 1.000 “a progetto”. Piva ha spiegato il momento sfavorevole del mercato, illustrando le
difficoltà di un settore “non garantito da regole” che consentano di tutelarsi dalla concorrenza sleale, ma ha parlato anche di scarsa produttività e dell’ alto livello di assenteismo della sede tarantina. Il manager, rappresentante della multinazionale francese , ha poi messo in forte risalto la necessità di dover ridiscutere il contratto part-time, con una conseguente riduzione da 33 ore settimanali a 20. “Con un nuovo accordo sindacale – ha aggiunto Piva– si dovranno quindi garantire dei turni di lavoro di quattro ore invece delle attuali sei ori, mentre in altri casi, si potranno conservare i turni da otto ore, a condizione che siano intervallati da una lunga pausa pranzo. Una riduzione del monte ore che inevitabilmente comporterà una diminuzione del salario“. L’azienda ha annunciato ai sindacati la propria decisione e volontà di separare le attività societarie per ogni sede, e quindi creare una nuova società per la sede di Parco Leonardo a Fiumicino (Roma) , con il chiaro scopo “di creare un nuovo assetto societario, in cui verrà confluita la sola sede di Fiumicino, con lo scorporo delle attività acquisite. Questo ci consentirà – ha affermato Piva – di avere sul territorio almeno un’azienda in attivo e che produca utili, rispetto alla condizione attuale“. Secondo i sindacati di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni) questa “societarizzazione” separazione potrebbe, in un secondo momento portare alla vendita , o ad un’eventuale chiusura delle due sedi di Taranto. Sulle ipotesi dei sindacati, Piva ha replicato che : “Non abbiamo intenzione di vendere, ma di risanare le filiali con forti perdite. È chiaro che questa è una situazione insostenibile” aggiungendo che “ una volta conseguita la separazione societaria , ogni soluzione potrebbe essere possibile. Compresa anche una cessione. Ho spiegato anche ai sindacati, che ci hanno parlato dei drammi occupazionali della città di Taranto, che se noi chiudessimo oggi, vi sarebbero negli altri call center operanti in Italia immediatamente disponibili le duemila postazioni e i tremila operatori pronte a gestire le nostre chiamate. Il nostro non è un mercato in crescita. Al contrario è pieno di esuberi”. “La soluzione al problema esiste ed è interna. Non ci possiamo aspettare che arrivi dall’esterno. Il mio messaggio ai lavoratori – ha continuato Piva – è che possiamo uscire da questa situazione con l’impegno, l’efficienza e i risultati, ma anche con le quattro ore. Nel nostro settore abbiamo bisogno di competitività, e la possiamo ottenere solamente con la maggiore flessibilità. Se oggi io dovessi aprire una nuova società, suddividerei la forza lavoro in questa percentuale: solo il 60 per cento a tempo indeterminato e il 40% a tempo determinato.E’ l’unica maniera per rimanere competitivi sul mercato”.
Secondo il management aziendale di Teleperformance Italia , la crisi è strutturale e proviene dalle difficoltà crescenti di un settore con esuberi che al momento sono stimati intorno alle 7-8mila unità. “Le venti ore settimanali sono fondamentali per noi: il problema è che la domanda di ore da parte delle aziende del settore è superiore all’offerta dei volumi proposti dai committenti da cui dipendiamo fortemente. Ritengo che le quattro ore siano importanti anche per i nostri dipendenti che in tal modo avrebbero più tempo libero per la propria vita. Gli stipendi, inoltre, subirebbero una variazione non superiore al 20/25 % in conseguenza di una tassazione minore”. Al via i bandi per ICT-Agenda Digitale e Industria sostenibile di Marco Ginanneschi Saranno disponibili a breve i 400 milioni che il Ministero dello Sviluppo Economico ha destinato alle imprese che investono in grandi progetti di Ricerca e Sviluppo (R&S). E’ stato infatti firmato il decreto ministeriale attuativo che definisce i termini, le modalità per la presentazione delle istanze preliminari e di quelle definitive e le modalità di applicazione dei criteri di valutazione per entrambi i bandi. Le istanze preliminari potranno essere presentate dal 25 giugno per il bando “ICT-Agenda digitale” e dal 30 giugno per il bando “Industria sostenibile”: sarà così possibile accedere alle agevolazioni del Fondo per la crescita sostenibile dirette a finanziare grandi progetti di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione elettronica (ICT), coerenti con l’Agenda digitale italiana, e nel settore della cosiddetta industria sostenibile. I due bandi sono stati adottati con altrettanti decreti ministeriali in data 15 ottobre 2014, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 4 e 5 dicembre scorsi, e hanno una dotazione finanziaria, rispettivamente, di 150 e 250 milioni di euro. Nel dettaglio, il primo bando ha lo scopo di sostenere progetti in grado di esercitare un significativo impatto sullo sviluppo del sistema produttivo e dell’economia del Paese, grazie a un mercato digitale unico basato su Internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili e sviluppando specifiche Tecnologie Abilitanti, nell’ambito di quelle definite dal Programma quadro
comunitario “Orizzonte 2020”, con adeguate e concrete ricadute su determinati settori applicativi. Il secondo bando riguarda progetti finalizzati a perseguire un obiettivo di crescita sostenibile, per promuovere un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva, che utilizza le Tecnologie Abilitanti Fondamentali, anch’esse definite nel Programma “Orizzonte 2020”. Le imprese che intendono accedere alle agevolazioni devono presentare istanza preliminare esclusivamente in via telematica selezionando una delle due procedure disponibili nel sito internet del Soggetto gestore (https://fondocrescitasostenibile.mcc.it) a seconda che si intendano richiedere le agevolazioni a valere sul bando Agenda digitale o a valere sul bando Industria sostenibile. Le procedure di compilazione guidata saranno rese disponibili nel sito internet del Soggetto gestore per entrambi i bandi a partire dalle ore 10,00 del 22 giugno 2015. L’istanza preliminare può essere presentata dalle ore 10,00 alle ore 19,00 di tutti i giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, a partire dal 25 giugno 2015 per il bando Agenda digitale, e a partire dal 30 giugno 2015 per il bando Industria sostenibile. Alberto, l’ astrofisico di Manduria che sfida Nature e Science a New York di Massimo Gaggi Dalle campagne pugliesi di Manduria – è cresciuto in una famiglia di viticoltori – alla start up di New York che promette di rivoluzionare il mondo delle pubblicazioni scientifiche: un’impresa che, secondo i «venture capitalist» che l’hanno finanziata, potrebbe addirittura sbriciolare il piedistallo sul quale è costruito il regno delle grandi riviste accademiche internazionali, da Nature aScience a The Lancet.
Da Manduria a New York passando per Londra, dove è diventato un astrofisico (laurea UCL), il CERN di Ginevra dove si è occupato per due anni di fisica delle particelle, un dottorato di ricerca in “computer science” alla University of California (Ucla) e un incarico di ricerca post universitaria ad Harvard, con un contratto finanziato dalla Nasa. Scorre veloce la vita di Alberto Pepe che ad appena 36 anni ha già un curriculum straripante ma che ora ha lasciato il mondo accademico per fare l’imprenditore. Lo incontro nella sede della società «Authorea» che ha co-fondato con un accademico americano, Nathan Jenkins, e della quale è amministratore delegato (Nathan collabora da Ginevra, dove si è trasferito per motivi personali). «Sede» è parola pomposa: sei ragazzi in una stanza vetrata zeppa di computer, persa in un oceano di altre stanze vetrate affittate da altre «start up». Non tutti sono sempre qui: alcuni “developer” collaborano prevalentemente dall’Europa. Incubatori e acceleratori Siamo in uno dei «coworking space» più grossi di New York, sulla 23esima strada, all’angolo di Park Avenue. Segreteria, bar cucine e spazi per videoconferenze in comune, ragazzi che emigrano da una sala riunioni all’altra a seconda delle disponibilità del momento. E’ qui che chi ha una buona idea ci costruisce intorno un “business model” e poi la trasforma in impresa. Le organizzazioni degli acceleratori aiutano le giovani “start up” ad accendere il turbo: si mette a punto il prodotto digitale nel più breve tempo possibile e a costi contenuti. Con la sua aria tranquilla da asceta seguace delle filosofie orientali, Alberto non sembra uno che sta correndo a perdifiato. Ma la storia che mi racconta è quella di una vita in bilico tra una vorace ricerca di nuovi stimoli accademici e una vita privata corrosa dal nomadismo e dai ritmi insonni della costruzione di una “start up”. Una fidanzata lasciata a Los Angeles per trasferirsi nell’università più blasonata d’America, salvo poi soffrire l’ambiente cupo, la competizione spietata tra studenti e tra docenti, la città fredda e con poco sole: «Venivo spesso a New York dove trovavo più stimoli» racconta Pepe. «Qui ritrovo Nathan, un vecchio amico col quale avevo lavorato al CERN. Una sera, davanti a una pizza di “Kestè”, scopro che io e lui abbiamo lo stesso problema con le nostre pubblicazioni accademiche: sono documenti complessi, spesso frutto del lavoro collaborativo di più persone. In campo scientifico possono essere anche decine: ne ho visti alcuni con 300 autori. Ma lavorare simultaneamente su uno stesso studio è problematico: ci si perde nella confusione dei vari formati». Fai mille copia e incolla e alla fine metti online la versione digitale di un documento cartaceo: testo più immagini.
Angeli con le tasche piene. E con le bussola Alberto e Nathan provano a costruire una piattaforma nuova, eliminando i vecchi formati come il Pdf. Si fa tutto con tecnologia Html. Un documento aperto: ognuno può contribuire al testo, aggiungere note. E, alla fine, puoi agganciare un’intera banca-dati a supporto della tua tesi. Il sistema funziona, i due lo aprono agli amici dei loro atenei. Poi lo aprono alle altre accademie. Il giro si allarga e il dotto “hobby” di un gruppo di amici diventa impresa: Authorea. Con l’aiuto di VentureOutNY, una società che assiste le “start up” di New York lavorando, sul fronte italiano, con la Italian Business & Investment Initiative, Pepe comincia a frequentare gli incontri con gli investitori. Tra quelli che credono nel suo progetto e lo finanziano subito, Brian Cohen, presidente di New York Angel e primo finanziatore di Pinterest. E Alessandro Piol, “venture capitalist” italiano, co- fondatore di Vedanta Capital. Dai cosiddetti “angel investor” Alberto raccoglie 650 mila dollari coi quali investe sullo sviluppo del prodotto. «Ma da questi investitori» racconta ancora il giovane imprenditore pugliese, «non arrivano solo soldi, una linfa essenziale ma non sufficiente. Cosa ancora più importante, queste società ci offrono un supporto logistico e manageriale: ci fanno i “payroll”, le buste-paga per i nostri dipendenti, ci assistono nelle attività di marketing e comunicazione. E, soprattutto, si occupano del “mentoring”. Il nostro “background” è accademico, non abbiamo una vera cultura manageriale. Alcuni ti danno i soldi e poi non li senti più. Loro no: li incontri e discuti spesso. Facciamo una riunione di consiglio d’amministrazione almeno una volta ogni sei settimane». Un milione di utenti nella foto Alberto Pepe A fine 2014 Authorea aveva già 10 mila utenti. Pepe voleva arrivare a 50 mila, ma racconta che, quando lo dice ai suoi “angel investor”, si sente rispondere seccamente: «Ma quale 50 mila: devi puntare a un milione». Sembra una follia: i ricercatori in tutto il mondo sono 7 milioni e ci sono altre 5 o 6 società che negli Usa e in altri Paesi stanno cercando di sottrarre alle vecchie, blasonate riviste il mercato delle pubblicazioni scientifiche. Un mercato che, secondo le stime più attendibili, vale 27 miliardi di dollari l’anno a livello globale. Comunque nel giro di pochi mesi Authorea sale a 25 mila
utenti: «Certe settimane cresciamo del 7%. Se andasse sempre così, arriveremmo al milione di utenti entro il 2015» spiega Pepe. Il modello di business è relativamente semplice e prescinde dalla pubblicità: una specie di Google Docs dei documenti scientifici. Chi consente il libero accesso agli studi messi in rete usa la piattaforma gratis, chi vuole mantenere la ricerca privata paga una modesta “fee”. L’ambizione: diventare la più grande banca dati di studi accademici al mondo. Certo, Nature ha l’autorevolezza del marchio. E grazie a quella ottiene ricchi contratti con le università, i centri di ricerca, le grandi aziende. Ma Authorea sta lavorando allo sviluppo di altri metodi per certificare la credibilità di un “paper” attraverso un sistema di “ranking” digitale. «Si tratta di sviluppare un criterio di reputazione degli utenti» che sia affidabile, spiega Pepe. Oggi le riviste hanno i classici tre esperti che decidono se uno studio è degno di pubblicazione o va cestinato. Con Authorea, a ogni “paper” elaborato viene garantito un “posto al sole” nella piattaforma. Il suo peso specifico verrà poi definito introducendo criteri di valutazione. Ad esempio (ma è solo un esempio), gli accademici più quotati che votano per certificarne il valore. Tutto secondo la filosofia dell’«open science movement» e un modello collaborativo nel quale ognuno aggiunge informazioni sfruttando la ricchezza di «big data». A Pepe piace citare Galileo Galilei: «Quattrocento anni fa anche lui faceva ricerche, sostenuto dagli “angel investor” del tempo, i Medici. Scriveva testi, disegnava immagini di ciò che vedeva. Quattro secoli dopo facciamo ancora la stessa cosa: mettiamo online studi pensati come prodotto cartaceo. Fosse qui oggi, lui come si comporterebbe? Non cercherebbe di sfrutterebbe tutte le potenzialità di “big data” e del web per sviluppare analisi più complesse e approfondite?» * articolo tratto dal Corriere della Sera I calcoli sui rimborsi (possibili) ai pensionati. Il risarcimento medio è di 1.800 euro Negli ultimi quattro anni su 5,5 milioni di pensionati si era abbattuta una vera e propria tagliola . Le pensioni oltre i 1.400 euro (lordi) erano state congelate dal 2012 dal Governo Monti, e non sono state adeguate al caro vita per ben due anni . Inoltre il blocco del 2012 e del 2013, ha comportato una perdita che si è
ripercossa per decenni, neutralizzando gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti, che vuol dire niente aumenti sugli adeguamenti. Bisogna anche tenere conto che dal 1992 tutte le rendite sono collegate ed in modo parziale solo all’inflazione . In pratica gli assegni Inps in vent’anni, hanno visto praticamente erodere il loro potere d’acquisto. Si calcola che con il blocco della rivalutazione degli assegni, il provvedimento bocciato nei giorni scorsi dalla Corte costituzionale, ai pensionati sono stati sottratti 9,7 miliardi, pari ad una perdita media pro-capite di circa 1.800 euro. Nel biennio 2012-2013, l’adeguamento delle pensioni è stato bloccato come già ricordato , per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.400 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece l’adeguamento è avvenuto sull’intero importo della pensione con una percentuale del 100%, ma solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il minimo, mentre per le altre categorie d’importo è diminuito dallo 0,95% fino allo 0,40%. INDICIZZAZIONE DELLE PENSIONI Un meccanismo in vigore da diciassette anni prevede , in linea generale, che l’indicizzazione piena solo per le quote di pensioni più basse e una parziale per le quote superiori. 2011: si torna alla situazione del 2007: 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.383 euro mensili); 90% sulla quota compresa tra 3 e 5 volte il minimo (da 1.383 a 2.305 euro); 75% sulla quota superiore a 5 volte il trattamento (da 2.305 euro). 2012-2013: il Governo Monti, con la manovra «salva Italia» di fine 2011, blocca la perequazione per le rendite d’importo superiore a 3 volte il minimo per gli anni 2012 e 2013: indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.406 euro mensili del 2012 e 1.443 del 2013); nessuna rivalutazione oltre 3 volte il minimo. 2014-2015: indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.500 euro lordi mensili); 95% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il minimo (tra 1.550 e 2.000 euro). 75% sulla quota di pensione compresa tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.000 e 2.500 euro); 50% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il minimo (tra 2.500 e 3.000) e 40% le pensioni oltre 6 volte il minimo. I RIMBORSI AI PENSIONATI Il blocco 2012-2013 ha riguardato secondo i dati Istat, circa sei milioni di persone che percepivano una pensione superiore ai 1.443 euro mensili lordi. La quota maggiore è costituita da pensionati tra i 1.500 e i 1.999 euro (17,4% del totale) e tra 2 mila e 3 mila euro
(13,7%). Quello che adesso dovrà essere ricalcolato dal Ministero dell’ Economia e dall’ Inps è quanto dovrà essere rimborsato a questi pensionati. Si valuteranno le motivazioni della sentenza ed il conseguente impatto sulla finanza pubblica. Se il blocco è illegittimo, i pensionati che per due anni, quando l’inflazione era rispettivamente al 3% (2012) e all’1,2% (2013), non hanno avuto l’adeguamento, una cosa è certa: ora dovranno riceverlo. Ipotizzando un pensionato «tipo» che al dicembre del 2011 riscuoteva 2.000 euro lordi, a gennaio 2012 la sua pensione sarebbe dovuta salire a 2.054 euro. Pertanto, per l’anno 2012 avrebbe diritto ad un rimborso di 704 euro. A gennaio 2013 la sua pensione, regolarmente adeguata nel 2012 (2.054 euro), avrebbe dovuto godere di un aumento di 59 euro portandosi a 2.113 euro. Per il 2013 dovrebbe ottenere un rimborso di 1.469 euro. In tutto, il risarcimento si traduce in 2.173 euro lordi, 1.739 netti. Workshop su “Benessere equo e sostenibile” alla Camera di Commercio Finora l’unico indicatore utilizzato nei documenti ufficiali per misurare la ricchezza di un Paese è il Prodotto interno lordo. Al Pil potrebbe affiancarsi a breve il Benessere equo e sostenibile (Bes). Una proposta di legge in tal senso è stata presentata da un gruppo di deputati di varia estrazione politica. Un’iniziativa bipartisan che punta ad introdurre il Bes nella legge di Bilancio, nei documenti di programmazione economica, negli studi e nelle relazioni tecniche di accompagnamento ai progetti di legge. Il Bes nasce da un’iniziativa congiunta Cnel – Istat nell’ambito del dibattito internazionale sul superamento del Pil alimentato dalla consapevolezza che i parametri per valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma debbano tenere conto anche delle disuguaglianze, dei processi di sostenibilità, delle dimensioni sociali e ambientali. Il Bes 2014 è la seconda edizione di un lavoro che è in costante aggiornamento. Sono stati esaminati 134 indicatori e 12 domini del benessere che costituiscono altrettante lenti di ingrandimento attraverso le quali viene analizzata la condizione del Paese e dei suoi cittadini.
Con l’Italia anche altre nazioni si stanno dotando di strumenti simili al Bes, mentre in ambito comunitario Eurostat sta portando a termine specifici lavori per la misurazione della Qualità della vita affinché tutti i paesi dell’Ue arrivino a misure condivise. I domini e gli indicatori tengono conto anche dell’area geografica di appartenenza che, ovviamente, incide sul concetto di benessere. A tal scopo è stato redatto anche il rapporto UrBes, che fornisce una prima e ancora parziale descrizione delle tendenze e dei livelli del benessere in alcune città italiane. Nel workshop che si terrà il prossimo il 14 maggio, alle 17.30, nella Cittadella delle imprese, si parlerà di “Bes: Benessere equo e sostenibile. Il nuovo indicatore per misurare e valutare il progresso di una società e pianificarne il suo futuro”. nella foto il Cav. Luigi Sportelli “La scelta di Taranto per questo tema non è casuale – afferma il Presidente della Camera di commercio di Taranto, cav. Luigi Sportelli – è fortemente significativo, infatti, che si discuta questo argomento nella città in cui negli ultimi anni si è manifestata in maniera evidente la frattura tra produttività e benessere della collettività. Soprattutto a Taranto, quindi, il Bes può diventare non solo strumento di lettura del territorio ma anche prezioso indicatore per accompagnare le scelte future e valutarne gli effetti”. L’iniziativa è organizzata dalla Camera di commercio di Taranto con il supporto di Azienda Speciale Subfor, in collaborazione con il Centro di cultura Lazzati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con l’adesione dell’Università di Bari–Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo e dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto. Interverranno il presidente della Camera di commercio di Taranto Cav. Luigi Sportelli, il presidente del Centro di cultura Lazzati on. Domenico Amalfitano, la direttrice del Dipartimento Istat per le statistiche sociali e ambientali dott.ssa Linda Laura Sabbadini, Gabriele Olini dell’Ufficio studi Cisl e componente della Consulta Cnel-Istat sugli indicatori di progresso e benessere. Anche l’on. Domenico Amalfitano sottolinea “l’impatto che il Bes può avere sul nostro territorio. Una comunità viene cambiata dagli obiettivi condivisi che si dà e ogni indicatore non può non motivare obiettivi e decisioni politiche. L’Italia comincia ad essere
all’avanguardia in questo impegno, con una solidità scientifica non indifferente”. Durante il workshop sarà presentato il rapporto Bes 2014 e sarà avviato il confronto tra amministratori pubblici, imprese, espressioni della cittadinanza attiva, forze politiche. Renato Semerari, tarantino, nuovo amministratore delegato della Roberto Cavalli Il fondo Clessidra Sgr ha siglato l’accordo definitivo per l’acquisizione della maggioranza del capitale azionario della maison fiorentina “Roberto Cavalli”, una delle case di moda italiane piu’ importanti e conosciute al mondo. L’azienda ha chiuso il 2014 con ricavi consolidati in crescita, pari a circa 210 milioni di euro. L’operazione siglata prevede l’acquisizione di una quota di maggioranza pari al 90% del capitale della maison fiorentina da parte di una societa’ di nuova costituzione denominata Varenne. Il restante 10% continuera’ ad essere detenuto dal fondatore Roberto Cavalli che di fatto era già estraneo alla guida dell’azienda che porta il suo nome, la cui direzione creativa dallo scorso mese di marzo fa capo allo stilista norvegese Peter Dundas. Roberto Cavalli esulta: finalmente ha venduto la sua azienda ! Nell’azionariato di Varenne, societa’ di cui il fondo Clessidra detiene la maggioranza assoluta, sono presenti alcuni co-investitori con quote di minoranza, tra i quali L-Gam, fondo di investimenti internazionale e Chow Tai Fook Entreprises Limited, la holding basata ad Hong Kong controllata dalla famiglia Cheng. L’ingresso nel Gruppo Roberto Cavalli costituisce per Clessidra la prima operazione realizzata attraverso il terzo fondo in gestione, Clessidra Capital Partners 3 (Ccp 3). Seguendo la filosofia che ha caratterizzato la gestione dei precedenti fondi, Ccp 3 sara’ principalmente dedicato a investimenti nel mercato italiano. da sx Francesco Trapani e Renato Semerari
Francesco Trapani, vicepresidente esecutivo di Clessidra, per oltre 25 anni amministratore delegato di Bulgari, quindi Ceo della divisione orologi e gioielli di Lvmh, assumera’ la carica di presidente della “Roberto Cavalli” . Il ruolo di amministratore delegato sara’ ricoperto da Renato Semerari, fino ad oggi “president” del Gruppo multinazionale Coty, quotato alla Borsa di New York. Precedentemente, Renato Semerari aveva ricoperto il ruolo di Ceo di Guerlain e Ceo e President Europa di Sephora, entrambe societa’ del gruppo Lvmh. Agli amici Francesco Trapani e Renato Semerari (amico di una vita) le congratulazioni ed i più sinceri auguri di buon lavoro dalla Direzione del Corriere del Giorno. Il ministro Padoan ha firmato il decreto che sblocca il prestito da 400 milioni per l’ ILVA (ADGNEWS24) Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha ufficializzato la firma apposta dal Ministro Pier Carlo Padoan, sul decreto che accorda la garanzia dello Stato sul prestito ponte di 400 milioni concesso da parte di Cassa Depositi e Prestiti, Intesa San Paolo e Banco Popolare all’ILVA in amministrazione straordinaria, precisando che “tale garanzia, a titolo oneroso e in linea con la rilevante disciplina europea, copre un finanziamento destinato ad interventi di risanamento e riqualificazione ambientale”. Adesso il decreto passa ora alla registrazione della Corte dei Conti. E poi finalmente verranno messi a disposizione dalle bance Palazzo Chigi : si procede per il prestito di 400milioni per l’ ILVA (ADGNEWS24 ) – Si e’ tenuto ieri a Palazzo Chigi un vertice sull’ILVA, presieduto dal premier Matteo Renzi a cui erano presenti il consigliere economico, Andrea Guerra, i commissari straordinari nominati dal Governo, Pietro Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, Franco Bassanini presidente e Giovanni Gorno Tempini, amministratore
delegato della Cassa depositi Prestiti , ed i ministri Piercarlo Padoan (Economia), Federica Guidi (Sviluppo Economico) ed i sottosegretari Claudio De Vincenti (Presidenza del Consiglio) Teresa Bellanova (Welfare), Sandro Gozi (Affari europei) in cui è stata analizzata la questione in merito al finanziamento da 400 milioni di euro che i commissari potranno ricevere dalla Cassa Depositi e Prestiti si accollerà la maggior parte del prestito: 300 dei 400 milioni. Gli altri 100 saranno invece suddivisi in parte uguali tra due banche, grazie alla garanzia fornita dallo Stato, che era atteso da diverse settimane, secondo quanto previsto dall’ultima Legge sull’Ilva, (numero 20 del 4 marzo scorso). Quindi dopo i 156 milioni svincolati ed ottenuti nelle settimane scorse da Fintecna secondo quanto previsto dalla legge , è arrivato il via libera al prestito da 400 milioni che l’ ILVA dovrà utilizzare per gli investimenti industriali. Sempre secondo fonti di Palazzo Chigi, nella riunione sono state approfondire le procedure per la costituzione della societa’ che dovrebbe entrare nel capitale della nuova ILVA per risanarla e sopratutto rilanciarla sul mercato. I commissari dell’ILVA stanno definendo con i legali il testo relativo al patteggiamento per il processo “Ambiente Svenduto”, da porre al vaglio della Procura di Taranto che aveva richiesto il rinvio a giudizio della società siderurgica quale “soggetto giuridico”. Poichè l’ ILVA si trova come ben noto, in amministrazione straordinaria, la richiesta di patteggiamento necessita dell’ autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe arrivare per la fine della prossima settimana Imprese in crisi, ma la crescita migliora rispetto al 2014 Nel primo trimestre del 2015 nella provincia di Taranto sono state iscritte 888 nuove imprese e 1.067 hanno cessato l’attività con un saldo di -179 ed un tasso di crescita ancora con segno negativo pari a -0,38%. Il dato è in linea con l’andamento regionale: la Puglia ha chiuso il trimestre con un saldo di -1.502 ed un tasso di crescita di –0,40%. Nonostante il segno negativo c’è un leggero miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando a Taranto il saldo era di -321 ed il tasso di crescita -0,67.
Sono questi i dati di Movimprese del primo trimestre 2015 elaborati dal Centro Studi della Camera di Commercio di Taranto. In ambito regionale la provincia con la performance meno negativa è Brindisi (saldo -100, tasso di crescita -0,28%), seguita da Taranto, Bari (-617 e -0,41%), Foggia (-293 e -0,41%), Lecce (-313 e -0,44%). Rispetto al primo trimestre 2014 nella provincia ionica i primi tre mesi del nuovo anno si caratterizzano per minore dinamismo imprenditoriale ma anche per una maggiore stabilità delle imprese: le iscrizioni, infatti, sono passate da 905 a 888(-17); le cessazioni da 1.226 a 1.067 (-159). Nello specifico dei settori produttivi le sofferenze più evidenti riguardano il commercio che registra un saldo negativo di -151 unità produttive, cui va aggiunto il -30 nei servizi di alloggio e ristorazione. Andamento fortemente critico anche per agricoltura (-142), costruzioni (-58) e attività manifatturiere (-42). Si evidenza, comunque, un lievissimo rallentamento rispetto al primo trimestre del 2014 che si chiuse con questi dati: -189 commercio, -34 alloggio e ristorazione, -166 agricoltura, -76 costruzioni. nella foto il Cav. Luigi Sportelli, presidente CCIAA di Taranto “Gli indicatori del contesto economico nella nostra provincia restano fortemente critici – afferma il cav. Luigi Sportelli presidente della Camera di commercio di Taranto, – registriamo, però, un rallentamento delle sofferenze che va considerato e collocato nella sua giusta dimensione. Taranto, infatti, aveva chiuso il 2014 come ultima provincia della regione, l’unica con un tasso di crescita negativo. Nel primo trimestre di quest’anno, invece, hanno chiuso meno imprese rispetto allo stesso periodo del 2014. Sia chiaro, 1.067 cessazioni sono troppe, ma questo potrebbe significare due cose: il sistema produttivo ha posto in essere una serie di misure di difesa dalla crisi, oppure la crisi stessa sta rallentando la sua corsa. Lo capiremo nei prossimi mesi, in entrambi i casi la nostra attenzione deve restare altissima non solo come osservatorio privilegiato che legge, analizza e comunica le performance del sistema imprenditoriale tarantino. Ma soprattutto come Ente che tutela e promuove gli interessi generali, evidenzia le problematiche complessive e dei singoli settori produttivi, indica ai decisori politici i fabbisogni, le esigenze, le prospettive. E’ questo uno dei presupposti costitutivi dell’Agenzia di Sviluppo Terra Jonica-Fondazione Taranto e la Magna Grecia, promossa dalla Camera di commercio cui hanno aderito l’Università, il Comune e la Provincia di Taranto. Una struttura di intelligenza economica territoriale che opera su un livello
interistituzionale e che fornirà il suo contributo nell’ambito del confronto con la Presidenza del Consiglio previsto dalla legge n.20/2015”. L’Ilva mette in vendita on line sessanta macchinari. E la preoccupazione corre…. L’ILVA di Taranto ha posto in vendita i macchinari utensili che non vengono più utilizzati nel ciclo produttivo, pubblicando un annuncio apparso sul sito internet dello stabilimento siderurgico tarantino. La notizia è stata immediatamente rilanciata sui social network dai sindacalisti , destando molta tensione fra gli operai. E’ la prima volta dallo scorso 22 gennaio , cioè da quando l’ILVA ricorre alla vendita delle proprie attrezzature strumentali. La decisione dell’ILVA è stata “letta” dai sindacalisti, secondo noi erroneamente, come un segnale delle difficoltà finanziarie attraversate dall’azienda siderurgica. Le macchine messe in vendita
online sono 61 tra alesatrici, calandre, fresatrici, cesoie, gruette a bandiera,idropulitrici ad alta pressione, induttori magnetici, molatrici, presse piegatrici, torni, trapani ed altre. Tutte attrezzature di grandi dimensioni, per esclusivo industriale. Sul sito l’ILVA viene indicata la marca di ogni macchinario. Con una nota stampa in serata l’ ILVA ha risposto al sindacato precisando che “l’azienda ha provveduto al censimento delle macchine giudicate non più idonee alle attivita’ produttive e dismesse nel corso degli ultimi 15 anni“. “Al fine di valorizzare il patrimonio aziendale – continua la nota dell’ ILVA – si è ritenuto opportuno verificare l’interessse all’acquisizione delle macchine perILVA ormai obsolete da parte di società specializzate nelle riparazione /vendita o demolizione così come espressamente riportato nel sito web dell’ILVA alla voce vendita macchine utensili sottovoce “modalità d’acquisto”.. I call center vi perseguitano ? Ecco come evitare le telefonate indesiderate Il Garante per la Privacy ha appena diffuso un vademecum per restituire ai cittadini una “pace” telefonica. La prima cosa da fare è provvedere alla rimozione della propria utenza telefonica dagli elenchi a disposizione di propone le promozioni, e per farlo basta semplicemente chiederlo al proprio gestore. E un vostro diritto. La seconda cosa da fare è quella di iscriversi semplicemente al Registro Pubblico delle Opposizioni (vedi QUI) , in modo da restare “visibile” cioè consultabile nell’elenco telefonico, ma rendere il proprio recapito telefonico ancora consultabile ma non più utilizzabile a fini promozionali. Qualora nonostante l’iscrizione al Registro delle Opposizioni continuiate a ricevere telefonate, potete denunciare l’accaduto per far valere i vostri diritti, attraverso questa modulistica (vedi QUI) Optando per quest’ultima soluzione basta esercitare il proprio diritto, previsto dal Codice della Privacy, ad opporsi al trattamento
Puoi anche leggere