In arrivo anche a Taranto la fibra ottica a 100 mega - Il Corriere del Giorno

Pagina creata da Antonio Petrucci
 
CONTINUA A LEGGERE
In arrivo anche a Taranto la fibra
ottica a 100 mega
Al via i lavori per estendere il servizio in fibra ottica con velocità
fino a 100Mbps grazie all’intesa tra Comune di Taranto e Vodafone
Italia, una vera e propria accelerazione digitale che doterà la città
di un’infrastruttura di rete fissa innovativa con benefici per i
cittadini e una maggiore competitività per le imprese.

Il servizio, disponibile a partire dal prossimo mese di luglio, ha
l’obiettivo di portare la banda ultra larga fissa al 90% della
popolazione tarantina per un investimento da parte di Vodafone Italia
di oltre 7 milioni di euro. L’attivazione della fibra ottica a Taranto
è infatti parte integrante del piano degli investimenti che il gestore
telefonico inglese sta portando avanti per lo sviluppo di reti e
servizi a banda ultralarga fissa e mobile in Italia.

Vodafone in virtù della spinta innovatrice promossa dal Comune di
Taranto , ha inoltre predisposto degli allacciamenti in fibra ad uso
esclusivo della pubblica amministrazione che permetteranno il
collegamento ad alcuni edifici pubblici come scuole, uffici e altri
spazi comunali.

 Con la nuova architettura di rete con tecnologia Fiber to the Cabinet
(FTTC), che prevede l’utilizzo di infrastrutture sotterranee con fibra
ottica che alimentano i cabinet stradali di Vodafone, è possibile
raggiungere velocità di connessione fino a 100 Mbps in download e fino
a 20 Mbps in upload. I cittadini potranno così usufruire di una rete
che consentirà di utilizzare servizi sempre più avanzati e
applicazioni ad alta intensità di banda quali streaming di video ad
alta definizione, connessioni multidevice e online gaming. Anche
imprese e pubblica amministrazione potranno beneficiare di una rete in
grado di veicolare servizi sempre più avanzati come il cloud, lo smart
working e le video conferenze ad alta definizione.

“A Taranto – spiega il Sindaco di Taranto, dott. Ippazio Stefàno – in
questa città che guarda il futuro, su internet si naviga ad alta
velocità con la rete di nuova generazione che sta installando Vodafone
Italia, grazie anche alla fattiva collaborazione dell’Amministrazione
Comunale. Lo sviluppo sostenibile del territorio passa pure attraverso
la più evoluta infrastrutturazione tecnologica e la modernità viaggia
sui binari della connessione, dell’efficienza e della velocità per
assicurare benefici e competitività alle imprese ai cittadini “

“L’estensione della rete in fibra, così come lo sviluppo del 4G e 4G+,
già disponibili a Taranto – commenta Maurizio Sedita, Direttore
Regione Sud di Vodafone Italia – ci consente di offrire ai nostri
Clienti l’occasione di sperimentare un servizio differenziante e a
prova di futuro. Siamo convinti che la banda ultralarga sia un fattore
abilitante per la crescita del Paese e del territorio“.

Confindustria: “Per l’indotto dello
stabilimento Arsenale di Taranto è
allarme !”
 In un comunicato stampa, l’associazione industriali di Taranto
ricorda che “nulla infatti è cambiato, rispetto ai mesi scorsi, in
termini di disponibilità di risorse da destinare alle manutenzioni
navali, alle forniture ed ai servizi. Malgrado le molteplici istanze
che in tal senso questa Confindustria ha nel tempo avanzato
direttamente al Ministero Difesa in ordine alla necessità di garantire
risorse indispensabili al prosieguo delle attività, si registra per
l’anno in corso – e per il prossimo – un budget ridotto al lumicino,
tale comunque da non prevedere alcun tipo di programmazione, anche
minima, per consentire alle aziende dell’indotto arsenalizio di
proseguire nelle loro attività”

Peraltro dopo l’ultimazione della commessa relativa ai lavori di
manutenzione su Nave San Marco (che avverrà presumibilmente entro la
fine del mese di giugno) non sono previste altre attività sulle unità
navali militari, e secondo la Confindustria ” appaiono a rischio anche
quelle commesse, come nel caso dei lavori di adeguamento e
manutenzione a bordo del Sommergibile Scirè, programmate per
l’Arsenale di Taranto” Nel caso specifico, infatti, aggiunge la
Confindustria “i lavori rischiano di essere effettuati da Fincantieri,
nel cantiere navale di Muggiano (TS). Nessuna certezza anche per gli
interventi di adeguamento su Nave Cavour, (una commessa di circa 60
milioni di euro), che, malgrado fossero stati programmati per
l’Arsenale di Taranto, potrebbero essere spostati a La Spezia”

Secondo la Confindustria esistono, contestualmente, situazioni che
allo stato attuale appaiono ulteriormente penalizzanti, in
prospettiva, per lo stabilimento di Taranto. E’ il caso delle otto
unità navali appartenenti alla Classe FREMM: lo Stato Maggiore della
Marina Militare , avrebbe recentemente stabilito che tutte le navi di
questa Classe facciano base a La Spezia, disattendendo di fatto ad
accordi precedenti che prevedevano che quattro di esse sarebbero state
destinate a Taranto e, le restanti navi al porto di La Spezia.

Si tratta, come è evidente, di una serie di condizioni di segno
negativo che vanno a confluire all’interno di un contesto già
drammatico, al quale è urgente si possa far fronte – ed in questo
senso ci rivolgiamo al ministero Difesa e al Capo di Stato Maggiore –
attraverso tutti gli strumenti possibili.

Va ricordato inoltre, ad onor di cronaca, che, proprio al fine di
fronteggiare la carenza di attività lavorative su navi militari -ed a
seguito della disponibilità dell’Arsenale di Taranto a favorire
l’utilizzo dei Bacini anche per altri utenti – l’indotto locale si è
cimentato ad effettuare lavori su navi della Marina Mercantile, dando
luogo all’istituto della cosiddetta permuta. Anche su questo fronte,
per la Confindustria Taranto “apparrebbe utile consentire alle stesse
imprese di poterne trarre un minimo vantaggio (oltre quello di
incentivare il traffico del naviglio non militare), attraverso la
stipula di contratti-quadro di permuta della durata di almeno 4/5
anni, con tariffe ridotte o simboliche, in modo tale da poter
garantire al comparto mercantile l’utilizzo dei Bacini nel tempo,
fatte salve le esigenze della Marina Militare per le proprie Navi“.

Questo il quadro complessivo, che contiene anche qualche spunto
propositivo per evitare che un intero comparto di alta professionalità
oltre che di tradizione, possa scomparire definitivamente, è stato
già portato da Confindustria Taranto all’attenzione del competente
Ministero, ed “in questo senso      – conclude il comunicato degli
industriali – auspichiamo e sollecitiamo un forte pressing da parte
dei nostri parlamentari“.

“E’ altrettanto indispensabile, tuttavia – conclude il comunicato –
che sulla questione intervenga tutto il fronte istituzionale, locale e
non, perché le sorti dell’Arsenale di Taranto riguardano tutto il
territorio pugliese. L’auspicio è pertanto che della problematica si
faccia carico attivamente anche chi, fra qualche settimana, andrà a
ricoprire lo scranno più alto di via Capruzzi“

Del Vecchio (Luxottica) compie 80
anni, il regalo è ai dipendenti: 9
mln di euro in azioni Luxottica
di Marco Ginanneschi

Leonardo Del Vecchio il più ricco imprenditore Italiano soffierà sulla
sua ottantesima candelina tra due giorni, esattamente il 22 maggi . E
 ha pensato bene di fare un regalo ai propri dipendenti per
festeggiare l’evento. I dipendenti del gruppo Luxottica riceveranno,
in regalo un pacchetto di azioni proprie per un valore di circa 9
milioni di euro.

Si tratta, spiega la società degli occhiali in un comunicato, di una
misura “a favore dei dipendenti delle società italiane del gruppo in
occasione dell’ottantesimo compleanno del presidente e fondatore
Leonardo Del Vecchio. La società precisa in una nota che si tratta di
un dono del fondatore per un valore di circa 9 milioni di euro e un
numero complessivo di circa 140.000 azioni, i cui costi saranno
integralmente coperti da Delfin“, la holding di Del Vecchio che
controlla Luxottica con il 61,4% circa delle quote.

“Un ringraziamento dal cuore ai dipendenti italiani del gruppo, i veri
artefici del successo della nostra azienda. Con questo piccolo
pensiero voglio testimoniare l’importanza che ha per me ogni singolo
lavoratore che sento vicino come in una grande famiglia“.

nella foto Leonardo del Vecchio

La società è reduce dalla pubblicazione di conti trimestrali in forte
crescita: il gruppo di Del Vecchio ha segnato nei primi tre mesi del
2015 un utile netto attribuibile di 210 milioni di euro, in progresso
del 34%. Il risultato operativo è salito del 33% a 358 milioni. Il
fatturato è aumentato del 20% a 2,2 miliardi (+22%)

Ecco una dimostrazione di vera imprenditorialità e sopratutto di
grande umanità. Auguri al dr. Del Vecchio, l’ Italia e sopratutto il
mezzogiorno d’ Italia avrebbero bisogno di molte persone come lei.
Designati i vincitori di “Imprese
Possibili” concorso lanciato da
Finindustria-Confindustria Taranto
di Valentina Taranto

Progetti tutti di grande valenza, retti da forti e valide intuizioni
imprenditoriali: è stata questa la valutazione che la Giuria del
“Concorso Imprese Possibili“, lanciato da Finindustria e Confindustria
e conclusosi con la selezione dei progetti finalisti, ha espresso al
termine della presentazione delle migliori idee presentate dagli
studenti partecipanti. La giuria, composta da        Vincenzo Cesareo
presidente di Confindustria Taranto, da Pietro Vito Chirulli
Presidente di Finindustria , e dal prof. Gianluigi De Gennaro,
delegato del Rettore, e da Sergio Strazzella, vicepresidente del
Gruppo Giovani di Confindustria, si è riunita al termine della
presentazione ed ha designato quali vincitori del concorso: il
progetto “SOCIAL WASTE” presentato dal team composto da Serena Masini,
Maria Luisa Bruni, Giorgio Di Noi e Romina Distratis, laureati presso
la facoltà di Economia e amministrazione aziendale dell’Università di
Taranto, ed il progetto SMART PARKING presentato dalla Classe V B di
Informatica dell’Istituto Pacinotti di Taranto.

 Al primo team vincitore (miglior idea di impresa presentata dal mondo
accademico) sarà riconosciuta la possibilità di trascorrere una
settimana in Luis En Labs, programma di accelerazione di start up di
LVenture Group, uno dei più importanti incubatori di impresa del sud
Italia con cui Finindustria collabora da diverso tempo; al secondo
team vincitore (proposto dalle scuole) andrà invece uno stage estivo
in una impresa selezionata da Finindustria.

La Giuria ha ritenuto di assegnare i premi con la seguente
motivazione: “per il forte carattere innovativo, per la vocazione alla
dimensione aziendale e per il respiro nazionale ed internazionale che
entrambi i progetti presentano, retti da forti intuizioni personali e
caratterizzati da spunti originali ed inediti” , ed       ha tuttavia
ritenuto tutti i sei progetti finalisti meritevoli di grande
attenzione per il forte contenuto innovativo e la validità delle
proposte presentate nella loro articolazione complessiva. A tutti i
concorrenti andrà un attestato di partecipazione.
Bes, benessere equo e sostenibile.
Uno strumento utile per programmare
un futuro a Taranto

Aprendo questa mattina la conferenza stampa di presentazione del
workshop “Bes, Benessere equo e sostenibile. Il nuovo indicatore per
misurare e valutare il progresso di una società e pianificarne il suo
futuro” che si svolgerà giovedì 14 maggio 2015, alla Cittadella delle
imprese,     il Presidente della Camera di Commercio, Cav. Luigi
Sportelli ha detto che “Il Benessere equo e sostenibile è un nuovo
indicatore realizzato da Istat e Cnel che consente di fotografare con
precisione la condizione dei cittadini del nostro Paese e dei vari
territori. La sua utilità è duplice perché può essere utilizzato sia
in fase di programmazione, sia per verificare l’efficacia degli
strumenti messi in campo. Per questo la Camera di commercio,
attraverso l’Agenzia di Sviluppo, utilizzerà il Bes per pianificare il
futuro del Sistema Taranto. Il Bes sarà, inoltre, uno degli indicatori
che saranno considerati nelle prossime Giornate dell’Economia”.

 E ‘intervenuto alla conferenza stampa anche         l’on. Domenico
Amalfitano, Presidente del Centro di Cultura Lazzati, il quale ha
sottolineato che “Il lavoro svolto da Istat e Cnel è di grandissimo
pregio ed è un modello imitato da molti altri paesi del mondo. Il Bes
verifica i valori costituzionali e ci piacerebbe se i suoi vari
indicatori diventassero un concreto strumento di programmazione”. Da
qui l’appello alle Istituzioni locali rivolto da Vincenzo Mercinelli,
direttore del Centro di Cultura Lazzati. “La nostra – ha spiegato – è
una sollecitazione per innescare la ripartenza del territorio ionico
attraverso una concreta programmazione strategica”.

“La scelta di Taranto per parlare di Benessere equo e
sostenibile, infatti, non è casuale” ha ricordato il Segretario
generale della Camera di commercio ionica, Francesco De Giorgio.
“Nella nostra città – ha aggiunto – si è manifestato in maniera
evidente il divario tra le componenti di benessere sociale e
sostenibilità e quelle produttive”.

Il workshop è organizzato dalla Camera di commercio di Taranto con il
supporto di Azienda Speciale Subfor, in collaborazione con il Centro
di cultura Lazzati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con
l’adesione dell’Università di Bari-Dipartimento Jonico in Sistemi
giuridici ed economici del Mediterraneo e dell’Ordine dei Dottori
Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto.

Interverranno il presidente della Camera di commercio di Taranto Cav.
Luigi Sportelli, il presidente del Centro di cultura Lazzati on.
Domenico Amalfitano, la direttrice del Dipartimento Istat per le
statistiche sociali e ambientali dott.ssa Linda Laura Sabbadini,
Gabriele Olini dell’Ufficio studi Cisl e componente della Consulta
Cnel-Istat sugli indicatori di progresso e benessere. L’inizio dei
lavori è previsto per le 17.30 del 14 maggio 2015, nella Sala Monfredi
della Cittadella delle Imprese. La partecipazione al workshop dà
diritto a crediti formativi ODCEC.

Sbloccati dal Tribunale di Milano i
fondi sequestrati ai Riva
all’estero
Il dr. Fabrizio D’Arcangelo giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Milano ha disposto il trasferimento dei 1,2 miliardi di
euro destinati al risanamento ambientale dello stabilimento
siderurgico ILVA di Taranto. I depositi esteri della famiglia Riva
erano stati sottoposti a sequestro alla famiglia Riva dalla Guardia di
Finanza nel corso di un’inchiesta aperta dalla procura milanese per
dei reati di natura fiscale, relativi ad un “finto” rientro “scudato”
di somme portate dai Riva all’estero, che non erano mai rientrate in
Italia.

Il Gip milanese D’Arcangelo ha disposto che le risorse sequestrate ai
Riva, vadano all’azienda siderurgica tarantina, come aumento di
capitale o in conto futuro aumento di capitale, ed ha inoltre
stabilito che le nuove azioni siano intestate al Fondo unico Giustizia
e che il sequestro si trasferisca dalle somme e dai beni alle
azioni in attesa del termine del processo penale che vende
imputati Adriano Riva, Franco Pozzi ed Emilio Gnech tutti accusati di
truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento di valori (solo
per Adriano Riva) , e di “riciclaggio” a carico dei due consulenti in
quanto le somme sono comunque legate ai destini del processo.

Ancora una volta un’ incompetente “cassandra” giornalistica tarantina,
che sosteneva nei suoi articoli “terroristici” che questi soldi non
sarebbero mai arrivati, in quanto le banche svizzere si sarebbero
opposte, è stato smentito dai fatti e dalle decisioni dei Tribunali
seri e competenti, come quello di Milano. Qualcuno gli spieghi che non
si può processare un morto, motivo per cui citare Emilio Riva come
imputato nel processo in corso a Milano, è semplicemente ridicolo e
tristemente squallido.

P.S. Ma è mai possibile che non ci sia nessuno tra tutti i pm della
Procura della Repubblica di Taranto, con i quali la “cassandra” ama
andare sotto braccio ed incensare nelle sue cronache giudiziarie
“fotocopiate” dagli atti , che gli spieghi un pò il diritto
societario, ed il codice di procedura penale ? Sarebbe un “vero”
amico e gli eviterebbe tante cattive figure !!

La Confagricoltura torna a far
parte della Giunta della Camera di
Commercio
Luca Lazzàro Presidente provinciale di Confagricoltura , è entrato
oggi a far parte del Consiglio della Camera di Commercio di Taranto e
contestualmente è stato eletto componente della Giunta. “Ringrazio
tutti i consiglieri dell’Ente camerale – ha dichiarato Lazzàro subito
dopo l’elezione – per questo incarico che costituisce uno stimolo a
rappresentare in modo ancora più forte le esigenze di un mondo
produttivo che è protagonista di rilievo dell’economia provinciale. Il
mio impegno sarà rivolto alla tutela, alla promozione ed allo sviluppo
dell’intera filiera agricola come una delle leve più importanti per la
crescita della nostra provincia”.
Approvato il bilancio di esercizio
della BBC di San Marzano di San
Giuseppe.
di Marco Ginanneschi

L’Assemblea dei Soci della BCC San Marzano di San Giuseppe, riunitasi
ieri (domenica 10 maggio 2015), ha approvato all’unanimità il Bilancio
d’Esercizio 2014. Nel dettaglio, la raccolta diretta dell’Istituto di
credito pugliese, si è attestata a 484 milioni con un incremento del
4,12% sull’anno precedente. In flessione gli impieghi (-5,7%), che si
attestano comunque a quota 201 milioni.

L᾿utile d’esercizio sebbene in calo rispetto allo scorso anno
evidenzia un avanzo d᾿amministrazione di 2,5 milioni di euro, ottimo
valore in termini assoluti,. Prosegue il rafforzamento patrimoniale
della Banca con mezzi propri che si attestano a 41,5 milioni di euro,
con un incremento del 9,07% sul 2013, realizzato grazie
all’accantonamento a fondi indivisibili degli utili e all’incremento
della base sociale.

nella foto da sinistra il direttore generale Emanuele Di Palma ed il
presidente Francesco Cavallo

“I dati 2014 – ha illustrato ai Soci il Presidente Francesco Cavallo –
mettono in luce ancora una volta il ruolo importante della Banca sul
territorio. Essere un punto di riferimento per i risparmiatori e
godere della crescente fiducia della clientela è l’obiettivo
dell’Istituto. La BCC San Marzano di San Giuseppe ha confermato il suo
ruolo di Banca locale, continuando a sostenere le richieste di imprese
e famiglie e gli investimenti imprenditoriali pur in una fase di
contrazione della domanda di crediti per investimenti”.

Per il Direttore Generale, Emanuele di Palma “La BCC San Marzano di
San Giuseppe ha consegnato ai Soci un bilancio sano dal quale traspare
la solidità dell’Istituto che continua a supportare le iniziative
meritevoli del Territorio con impegno e determinazione. Le BCC tutte
sono chiamate ad una riorganizzazione strutturale su scala nazionale
per migliorare la propria efficienza e capacità di stare sul mercato.
Sotto questo aspetto, possiamo dire che la BCC San Marzano di San
Giuseppe, si sta adeguando per raggiungere standard di qualità
ottimali”.

nella foto, il voto unanime di approvazione dell’ assemblea dei soci
dalla BBC di San Marzano di San Giuseppe

La BCC dopo aver inaugurato la scorsa estate la prima filiale
intelligente a San Marzano di San Giuseppe, sta procedendo alla
ristrutturazione della propria sede principale di Via Vittorio
Emanuele (ove hanno sede la Presidenza, Direzione generale ed Uffici
centrali). Alla conclusione degli interventi, la storica sede della
Banca assumerà i contorni di un vero e proprio centro servizi e
accoglienza per poter rispondere in modo ancor più tempestivo e
qualificato alle esigenze e richieste che arriveranno da Soci, Clienti
e società finanziarie con le quali la BCC collabora al fine di offrire
un migliore servizio a risparmiatori e imprese.

Teleperformance: “serve maggiore
flessibilità per evitare la vendita
delle sedi di Taranto”
 Gabriele Piva, amministratore delegato di Teleperformance Italia,
leader mondiale nell’offerta di servizi di Contact Center, presente in
62 paesi nel mondo attraverso 270 Contact Center e con oltre di
175mila risorse, intervenendo alla conferenza stampa di questa
mattina in teleconferenza da Roma dove era rimasto bloccato, insieme
al direttore delle relazioni esterne Paolo Sarzana e la direttrice
delle sedi romane d Giovanna Battistelli,      a causa dell’incendio
divampato al Terminal 3 dell’aeroporto “Leonardo da Vinci” di
Fiumicino, che ha determinato la chiusura momentanea dello scalo
romano, che è stata conseguentemente organizzata presso gli uffici
della sede dello stabilimento tarantino, dove era presente il
direttore di sede Giovanni La Rosa, ha illustrato la reale situazione
dopo il solito allarme lanciato dai sindacati che temono la
cessione dall’azienda, la seconda per occupazione a Taranto (dopo l’
ILVA) che impiega 2mila dipendenti a tempo indeterminato e 1.000 “a
progetto”.

Piva ha spiegato il momento sfavorevole del mercato, illustrando le
difficoltà di un settore “non garantito da regole” che consentano di
tutelarsi dalla concorrenza sleale, ma ha parlato anche di scarsa
produttività e dell’ alto livello di assenteismo della sede tarantina.
Il manager, rappresentante della multinazionale francese , ha poi
messo in forte risalto la necessità di dover ridiscutere il contratto
part-time, con una conseguente riduzione da 33 ore settimanali a 20.

 “Con un nuovo accordo sindacale – ha aggiunto Piva– si dovranno
quindi garantire dei turni di lavoro di quattro ore invece delle
attuali sei ori, mentre in altri casi, si potranno conservare i turni
da otto ore, a condizione che siano intervallati da una lunga pausa
pranzo. Una riduzione del monte ore che inevitabilmente comporterà una
diminuzione del salario“. L’azienda ha annunciato ai sindacati la
propria decisione e volontà di separare le attività societarie per
ogni sede, e quindi creare una nuova società per la sede di Parco
Leonardo a Fiumicino (Roma) , con il chiaro scopo “di creare un nuovo
assetto societario, in cui verrà confluita la sola sede di Fiumicino,
con lo scorporo delle attività acquisite. Questo ci consentirà – ha
affermato Piva – di avere sul territorio almeno un’azienda in attivo e
che produca utili, rispetto alla condizione attuale“.       Secondo i
sindacati di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl
Telecomunicazioni) questa “societarizzazione” separazione potrebbe,
in un secondo momento portare alla vendita , o ad
un’eventuale chiusura delle due sedi di Taranto.

Sulle ipotesi dei sindacati, Piva ha replicato che : “Non abbiamo
intenzione di vendere, ma di risanare le filiali con forti perdite. È
chiaro che questa è una situazione insostenibile” aggiungendo che “
una volta conseguita la separazione societaria , ogni soluzione
potrebbe essere possibile. Compresa anche una cessione. Ho spiegato
anche ai sindacati, che ci hanno parlato dei drammi occupazionali
della città di Taranto, che se noi chiudessimo oggi, vi sarebbero
negli altri call center operanti in Italia immediatamente
disponibili le duemila postazioni e i tremila operatori pronte a
gestire le nostre chiamate. Il nostro non è un mercato in crescita. Al
contrario è pieno di esuberi”.

“La soluzione al problema esiste ed è interna. Non ci possiamo
aspettare che arrivi dall’esterno. Il mio messaggio ai lavoratori –
ha continuato Piva – è che possiamo uscire da questa situazione con
l’impegno, l’efficienza e i risultati, ma anche con le quattro ore.
Nel nostro settore abbiamo bisogno di competitività, e la possiamo
ottenere solamente con la maggiore flessibilità. Se oggi io dovessi
aprire una nuova società,   suddividerei la forza lavoro in questa
percentuale: solo il 60 per cento a tempo indeterminato e il 40% a
tempo determinato.E’ l’unica maniera per   rimanere competitivi sul
mercato”.
Secondo il management aziendale di Teleperformance Italia , la crisi
è strutturale e proviene dalle difficoltà crescenti di un settore con
esuberi che al momento sono stimati intorno alle 7-8mila unità. “Le
venti ore settimanali sono fondamentali per noi: il problema è che la
domanda di ore da parte delle aziende del settore è superiore
all’offerta dei volumi proposti dai committenti da cui dipendiamo
fortemente. Ritengo che le quattro ore siano importanti anche per i
nostri dipendenti che in tal modo avrebbero più tempo libero per la
propria vita. Gli stipendi, inoltre, subirebbero una variazione non
superiore al 20/25 % in conseguenza di una tassazione minore”.

Al via i bandi per ICT-Agenda
Digitale e Industria sostenibile
di Marco Ginanneschi

Saranno disponibili a breve i 400 milioni che il Ministero dello
Sviluppo Economico ha destinato alle imprese che investono in grandi
progetti di Ricerca e Sviluppo (R&S). E’ stato infatti firmato il
decreto ministeriale attuativo che definisce i termini, le modalità
per la presentazione delle istanze preliminari e di quelle definitive
e le modalità di applicazione dei criteri di valutazione per entrambi
i bandi.

 Le istanze preliminari potranno essere presentate dal 25 giugno per
il bando “ICT-Agenda digitale” e dal 30 giugno per il bando “Industria
sostenibile”: sarà così possibile accedere alle agevolazioni del Fondo
per la crescita sostenibile dirette a finanziare grandi progetti di
ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione elettronica (ICT), coerenti con l’Agenda digitale
italiana, e nel settore della cosiddetta industria sostenibile.

I due bandi sono stati adottati con altrettanti decreti ministeriali
in data 15 ottobre 2014, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 4 e 5
dicembre scorsi, e hanno una dotazione finanziaria, rispettivamente,
di 150 e 250 milioni di euro.

Nel dettaglio, il primo bando ha lo scopo di sostenere progetti in
grado di esercitare un significativo impatto sullo sviluppo del
sistema produttivo e dell’economia del Paese, grazie a un mercato
digitale unico basato su Internet veloce e superveloce e su
applicazioni interoperabili e sviluppando specifiche Tecnologie
Abilitanti, nell’ambito di quelle definite dal Programma quadro
comunitario “Orizzonte 2020”, con adeguate e concrete ricadute su
determinati settori applicativi.

Il secondo bando riguarda progetti finalizzati a perseguire un
obiettivo di crescita sostenibile, per promuovere un’economia
efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più
competitiva, che utilizza le Tecnologie Abilitanti Fondamentali,
anch’esse definite nel Programma “Orizzonte 2020”.

Le imprese che intendono accedere alle agevolazioni devono presentare
istanza preliminare esclusivamente in via telematica selezionando una
delle due procedure disponibili nel sito internet del Soggetto gestore
(https://fondocrescitasostenibile.mcc.it) a seconda che si intendano
richiedere le agevolazioni a valere sul bando Agenda digitale o a
valere sul bando Industria sostenibile.

Le procedure di compilazione guidata saranno rese disponibili nel sito
internet del Soggetto gestore per entrambi i bandi a partire dalle ore
10,00 del 22 giugno 2015. L’istanza preliminare può essere presentata
dalle ore 10,00 alle ore 19,00 di tutti i giorni lavorativi, dal
lunedì al venerdì, a partire dal 25 giugno 2015 per il bando Agenda
digitale, e a partire dal 30 giugno 2015 per il bando Industria
sostenibile.

Alberto, l’ astrofisico di Manduria
che sfida Nature e Science a New
York
di Massimo Gaggi

Dalle campagne pugliesi di Manduria – è cresciuto in una famiglia di
viticoltori – alla start up di New York che promette di rivoluzionare
il mondo delle pubblicazioni scientifiche: un’impresa che, secondo i
«venture capitalist» che l’hanno finanziata, potrebbe addirittura
sbriciolare il piedistallo sul quale è costruito il regno delle grandi
riviste accademiche internazionali, da Nature aScience a The Lancet.
Da Manduria a New York passando per Londra, dove è diventato un
astrofisico (laurea UCL), il CERN di Ginevra dove si è occupato per
due anni di fisica delle particelle, un dottorato di ricerca in
“computer science” alla University of California (Ucla) e un incarico
di ricerca post universitaria ad Harvard, con un contratto finanziato
dalla Nasa.

Scorre veloce la vita di Alberto Pepe che ad appena 36 anni ha già un
curriculum straripante ma che ora ha lasciato il mondo accademico per
fare l’imprenditore. Lo incontro nella sede della società «Authorea»
che ha co-fondato con un accademico americano, Nathan Jenkins, e della
quale è amministratore delegato (Nathan collabora da Ginevra, dove si
è trasferito per motivi personali). «Sede» è parola pomposa: sei
ragazzi in una stanza vetrata zeppa di computer, persa in un oceano di
altre stanze vetrate affittate da altre «start up». Non tutti sono
sempre qui: alcuni “developer” collaborano prevalentemente
dall’Europa.

Incubatori e acceleratori

Siamo in uno dei «coworking space» più grossi di New York, sulla
23esima strada, all’angolo di Park Avenue. Segreteria, bar cucine e
spazi per videoconferenze in comune, ragazzi che emigrano da una sala
riunioni all’altra a seconda delle disponibilità del momento. E’ qui
che chi ha una buona idea ci costruisce intorno un “business model” e
poi la trasforma in impresa. Le organizzazioni degli acceleratori
aiutano le giovani “start up” ad accendere il turbo: si mette a punto
il prodotto digitale nel più breve tempo possibile e a costi
contenuti. Con la sua aria tranquilla da asceta seguace delle
filosofie orientali, Alberto non sembra uno che sta correndo a
perdifiato. Ma la storia che mi racconta è quella di una vita in
bilico tra una vorace ricerca di nuovi stimoli accademici e una vita
privata corrosa dal nomadismo e dai ritmi insonni della costruzione di
una “start up”. Una fidanzata lasciata a Los Angeles per trasferirsi
nell’università più blasonata d’America, salvo poi soffrire l’ambiente
cupo, la competizione spietata tra studenti e tra docenti, la città
fredda e con poco sole: «Venivo spesso a New York dove trovavo più
stimoli» racconta Pepe. «Qui ritrovo Nathan, un vecchio amico col
quale avevo lavorato al CERN. Una sera, davanti a una pizza di
“Kestè”, scopro che io e lui abbiamo lo stesso problema con le nostre
pubblicazioni accademiche: sono documenti complessi, spesso frutto del
lavoro collaborativo di più persone. In campo scientifico possono
essere anche decine: ne ho visti alcuni con 300 autori. Ma lavorare
simultaneamente su uno stesso studio è problematico: ci si perde nella
confusione dei vari formati». Fai mille copia e incolla e alla fine
metti online la versione digitale di un documento cartaceo: testo più
immagini.
Angeli con le tasche piene. E con le bussola

Alberto e Nathan provano a costruire una piattaforma nuova, eliminando
i vecchi formati come il Pdf. Si fa tutto con tecnologia Html. Un
documento aperto: ognuno può contribuire al testo, aggiungere note. E,
alla fine, puoi agganciare un’intera banca-dati a supporto della tua
tesi. Il sistema funziona, i due lo aprono agli amici dei loro atenei.
Poi lo aprono alle altre accademie. Il giro si allarga e il dotto
“hobby” di un gruppo di amici diventa impresa: Authorea. Con l’aiuto
di VentureOutNY, una società che assiste le “start up” di New York
lavorando, sul fronte italiano, con la Italian Business & Investment
Initiative, Pepe comincia a frequentare gli incontri con gli
investitori. Tra quelli che credono nel suo progetto e lo finanziano
subito, Brian Cohen, presidente di New York Angel e primo finanziatore
di Pinterest. E Alessandro Piol, “venture capitalist” italiano, co-
fondatore di Vedanta Capital. Dai cosiddetti “angel investor” Alberto
raccoglie 650 mila dollari coi quali investe sullo sviluppo del
prodotto. «Ma da questi investitori» racconta ancora il giovane
imprenditore pugliese, «non arrivano solo soldi, una linfa essenziale
ma non sufficiente. Cosa ancora più importante, queste società ci
offrono un supporto logistico e manageriale: ci fanno i “payroll”, le
buste-paga per i nostri dipendenti, ci assistono nelle attività di
marketing e comunicazione. E, soprattutto, si occupano del
“mentoring”. Il nostro “background” è accademico, non abbiamo una vera
cultura manageriale. Alcuni ti danno i soldi e poi non li senti più.
Loro no: li incontri e discuti spesso. Facciamo una riunione di
consiglio d’amministrazione almeno una volta ogni sei settimane».

Un milione di utenti

nella foto Alberto Pepe

A fine 2014 Authorea aveva già 10 mila utenti. Pepe voleva arrivare a
50 mila, ma racconta che, quando lo dice ai suoi “angel investor”, si
sente rispondere seccamente: «Ma quale 50 mila: devi puntare a un
milione». Sembra una follia: i ricercatori in tutto il mondo sono 7
milioni e ci sono altre 5 o 6 società che negli Usa e in altri Paesi
stanno cercando di sottrarre alle vecchie, blasonate riviste il
mercato delle pubblicazioni scientifiche. Un mercato che, secondo le
stime più attendibili, vale 27 miliardi di dollari l’anno a livello
globale. Comunque nel giro di pochi mesi Authorea sale a 25 mila
utenti: «Certe settimane cresciamo del 7%. Se andasse sempre così,
arriveremmo al milione di utenti entro il 2015» spiega Pepe. Il
modello di business è relativamente semplice e prescinde dalla
pubblicità: una specie di Google Docs dei documenti scientifici. Chi
consente il libero accesso agli studi messi in rete usa la piattaforma
gratis, chi vuole mantenere la ricerca privata paga una modesta “fee”.

L’ambizione: diventare la più grande banca dati di studi accademici al
mondo. Certo, Nature ha l’autorevolezza del marchio. E grazie a quella
ottiene ricchi contratti con le università, i centri di ricerca, le
grandi aziende. Ma Authorea sta lavorando allo sviluppo di altri
metodi per certificare la credibilità di un “paper” attraverso un
sistema di “ranking” digitale. «Si tratta di sviluppare un criterio di
reputazione degli utenti» che sia affidabile, spiega Pepe. Oggi le
riviste hanno i classici tre esperti che decidono se uno studio è
degno di pubblicazione o va cestinato. Con Authorea, a ogni “paper”
elaborato viene garantito un “posto al sole” nella piattaforma. Il suo
peso specifico verrà poi definito introducendo criteri di valutazione.
Ad esempio (ma è solo un esempio), gli accademici più quotati che
votano per certificarne il valore. Tutto secondo la filosofia
dell’«open science movement» e un modello collaborativo nel quale
ognuno aggiunge informazioni sfruttando la ricchezza di «big data». A
Pepe piace citare Galileo Galilei: «Quattrocento anni fa anche lui
faceva ricerche, sostenuto dagli “angel investor” del tempo, i Medici.
Scriveva testi, disegnava immagini di ciò che vedeva. Quattro secoli
dopo facciamo ancora la stessa cosa: mettiamo online studi pensati
come prodotto cartaceo. Fosse qui oggi, lui come si comporterebbe? Non
cercherebbe di sfrutterebbe tutte le potenzialità di “big data” e del
web per sviluppare analisi più complesse e approfondite?»

* articolo tratto dal Corriere della Sera

I calcoli sui rimborsi (possibili)
ai pensionati. Il risarcimento
medio è di 1.800 euro
 Negli ultimi quattro anni su 5,5 milioni di pensionati si
era abbattuta una vera e propria tagliola . Le pensioni oltre i 1.400
euro (lordi) erano state congelate dal 2012 dal Governo Monti, e non
sono state adeguate al caro vita per ben due anni . Inoltre il blocco
del 2012 e del 2013,        ha comportato una perdita che si è
ripercossa per decenni,    neutralizzando gli effetti moltiplicativi
degli adeguamenti, che vuol dire niente aumenti sugli adeguamenti.
Bisogna anche tenere conto che dal 1992 tutte le rendite sono
collegate ed in modo parziale solo all’inflazione . In pratica gli
assegni Inps in vent’anni, hanno visto praticamente erodere il loro
potere d’acquisto. Si calcola che con il blocco della rivalutazione
degli assegni, il provvedimento bocciato nei giorni scorsi dalla Corte
costituzionale, ai pensionati sono stati sottratti 9,7 miliardi, pari
ad una perdita media pro-capite di circa 1.800 euro. Nel biennio
2012-2013, l’adeguamento delle pensioni è stato bloccato come già
ricordato , per importi superiori a tre volte il trattamento minimo,
ovvero circa 1.400 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece
l’adeguamento è avvenuto sull’intero importo della pensione con una
percentuale del 100%, ma solo per tutti quelli che hanno un assegno
fino a tre volte il minimo, mentre per le altre categorie d’importo è
diminuito dallo 0,95% fino allo 0,40%.

INDICIZZAZIONE DELLE PENSIONI

Un meccanismo in vigore da diciassette anni prevede , in linea
generale, che l’indicizzazione piena solo per le quote di pensioni
più basse e una parziale per le quote superiori.
2011: si torna alla situazione del 2007: 100% del costo vita sulla
quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.383 euro
mensili); 90% sulla quota compresa tra 3 e 5 volte il minimo (da 1.383
a 2.305 euro); 75% sulla quota superiore a 5 volte il trattamento (da
2.305 euro).
2012-2013: il Governo Monti, con la manovra «salva Italia» di fine
2011, blocca la perequazione per le rendite d’importo superiore a 3
volte il minimo per gli anni 2012 e 2013: indicizzazione al 100% del
costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a
1.406 euro mensili del 2012 e 1.443 del 2013); nessuna rivalutazione
oltre 3 volte il minimo.
2014-2015: indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di
pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.500 euro lordi mensili);
95% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il minimo (tra
1.550 e 2.000 euro). 75% sulla quota di pensione compresa tra 4 e 5
volte il minimo (tra 2.000 e 2.500 euro); 50% sulla quota di pensione
superiore a 5 volte il minimo (tra 2.500 e 3.000) e 40% le pensioni
oltre 6 volte il minimo.

I RIMBORSI AI PENSIONATI

 Il blocco 2012-2013 ha riguardato secondo i dati Istat, circa sei
milioni di persone che percepivano una pensione superiore ai 1.443
euro mensili lordi. La quota maggiore è costituita da pensionati tra i
1.500 e i 1.999 euro (17,4% del totale) e tra 2 mila e 3 mila euro
(13,7%). Quello che adesso dovrà essere ricalcolato dal Ministero
dell’ Economia e dall’ Inps è quanto dovrà essere rimborsato a questi
pensionati. Si valuteranno le motivazioni della sentenza ed il
conseguente impatto sulla finanza pubblica. Se il blocco è
illegittimo, i pensionati che per due anni, quando l’inflazione era
rispettivamente al 3% (2012) e all’1,2% (2013), non hanno avuto
l’adeguamento, una cosa è certa: ora dovranno riceverlo.

Ipotizzando un pensionato «tipo» che al dicembre del 2011 riscuoteva
2.000 euro lordi, a gennaio 2012 la sua pensione sarebbe dovuta salire
a 2.054 euro. Pertanto, per l’anno 2012 avrebbe diritto ad un rimborso
di 704 euro. A gennaio 2013 la sua pensione, regolarmente adeguata nel
2012 (2.054 euro), avrebbe dovuto godere di un aumento di 59 euro
portandosi a 2.113 euro. Per il 2013 dovrebbe ottenere un rimborso di
1.469 euro. In tutto, il risarcimento si traduce in 2.173 euro lordi,
1.739 netti.

Workshop su “Benessere equo e
sostenibile” alla Camera di
Commercio
Finora l’unico indicatore utilizzato nei documenti ufficiali per
misurare la ricchezza di un Paese è il Prodotto interno lordo. Al Pil
potrebbe affiancarsi a breve il Benessere equo e sostenibile (Bes).
Una proposta di legge in tal senso è stata presentata da un gruppo di
deputati di varia estrazione politica. Un’iniziativa bipartisan che
punta ad introdurre il Bes nella legge di Bilancio, nei documenti di
programmazione economica, negli studi e nelle relazioni tecniche di
accompagnamento ai progetti di legge.

Il Bes nasce da un’iniziativa congiunta Cnel – Istat nell’ambito del
dibattito internazionale sul superamento del Pil alimentato dalla
consapevolezza che i parametri per valutare il progresso di una
società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma
debbano tenere conto anche delle disuguaglianze, dei processi di
sostenibilità, delle dimensioni sociali e ambientali. Il Bes 2014 è la
seconda edizione di un lavoro che è in costante aggiornamento. Sono
stati esaminati 134 indicatori e 12 domini del benessere che
costituiscono altrettante lenti di ingrandimento attraverso le quali
viene analizzata la condizione del Paese e dei suoi cittadini.
Con l’Italia anche altre nazioni si stanno dotando di strumenti simili
al Bes, mentre in ambito comunitario Eurostat sta portando a termine
specifici lavori per la misurazione della Qualità della vita affinché
tutti i paesi dell’Ue arrivino a misure condivise. I domini e gli
indicatori tengono conto anche dell’area geografica di appartenenza
che, ovviamente, incide sul concetto di benessere. A tal scopo è stato
redatto anche il rapporto UrBes, che fornisce una prima e ancora
parziale descrizione delle tendenze e dei livelli del benessere in
alcune città italiane.

Nel workshop che si terrà il prossimo il 14 maggio, alle 17.30, nella
Cittadella delle imprese, si parlerà di “Bes: Benessere equo e
sostenibile. Il nuovo indicatore per misurare e valutare il progresso
di una società e pianificarne il suo futuro”.

nella foto il Cav. Luigi Sportelli

“La scelta di Taranto per questo tema non è casuale – afferma il
Presidente della Camera di commercio di Taranto, cav. Luigi Sportelli
– è fortemente significativo, infatti, che si discuta questo argomento
nella città in cui negli ultimi anni si è manifestata in maniera
evidente la frattura tra produttività e benessere della collettività.
Soprattutto a Taranto, quindi, il Bes può diventare non solo strumento
di lettura del territorio ma anche prezioso indicatore per
accompagnare le scelte future e valutarne gli effetti”.

L’iniziativa è organizzata dalla Camera di commercio di Taranto con il
supporto di Azienda Speciale Subfor, in collaborazione con il Centro
di cultura Lazzati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con
l’adesione dell’Università di Bari–Dipartimento Jonico in Sistemi
giuridici ed economici del Mediterraneo e dell’Ordine dei Dottori
Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto.

Interverranno il presidente della Camera di commercio di Taranto Cav.
Luigi Sportelli, il presidente del Centro di cultura Lazzati on.
Domenico Amalfitano, la direttrice del Dipartimento Istat per le
statistiche sociali e ambientali dott.ssa Linda Laura Sabbadini,
Gabriele Olini dell’Ufficio studi Cisl e componente della Consulta
Cnel-Istat sugli indicatori di progresso e benessere.

Anche l’on. Domenico Amalfitano sottolinea “l’impatto che il Bes può
avere sul nostro territorio. Una comunità viene cambiata dagli
obiettivi condivisi che si dà e ogni indicatore non può non motivare
obiettivi e decisioni politiche. L’Italia comincia ad essere
all’avanguardia in questo impegno, con una solidità scientifica non
indifferente”. Durante il workshop sarà presentato il rapporto Bes
2014 e sarà avviato il confronto tra amministratori pubblici, imprese,
espressioni della cittadinanza attiva, forze politiche.

Renato Semerari, tarantino, nuovo
amministratore delegato della
Roberto Cavalli
Il fondo Clessidra Sgr ha siglato l’accordo definitivo per
l’acquisizione della maggioranza del capitale azionario della maison
fiorentina “Roberto Cavalli”, una delle case di moda italiane piu’
importanti e conosciute al mondo. L’azienda ha chiuso il 2014 con
ricavi consolidati in crescita, pari a circa 210 milioni di euro.
L’operazione siglata prevede l’acquisizione di una quota di
maggioranza pari al 90% del capitale della maison fiorentina da parte
di una societa’ di nuova costituzione denominata Varenne. Il restante
10% continuera’ ad essere detenuto dal fondatore Roberto Cavalli che
di fatto era già estraneo alla guida dell’azienda che porta il suo
nome, la cui direzione creativa dallo scorso mese di marzo fa capo
allo stilista norvegese Peter Dundas.

Roberto Cavalli esulta: finalmente ha venduto la sua azienda !

Nell’azionariato di Varenne, societa’ di cui il fondo       Clessidra
detiene la maggioranza assoluta, sono presenti alcuni co-investitori
con quote di minoranza, tra i quali L-Gam, fondo di investimenti
internazionale e Chow Tai Fook Entreprises Limited, la holding basata
ad Hong Kong controllata dalla famiglia Cheng. L’ingresso nel Gruppo
Roberto Cavalli costituisce per Clessidra la prima operazione
realizzata attraverso il terzo fondo in gestione, Clessidra Capital
Partners 3 (Ccp 3). Seguendo la filosofia che ha caratterizzato la
gestione dei precedenti fondi, Ccp 3 sara’ principalmente dedicato a
investimenti nel mercato italiano.

da sx Francesco Trapani e   Renato Semerari
Francesco Trapani, vicepresidente esecutivo di Clessidra, per oltre 25
anni amministratore delegato di Bulgari, quindi Ceo della divisione
orologi e gioielli di Lvmh, assumera’ la carica di presidente
della “Roberto Cavalli” . Il ruolo di amministratore delegato sara’
ricoperto da Renato Semerari, fino ad oggi “president” del Gruppo
multinazionale Coty, quotato alla Borsa di New York. Precedentemente,
Renato Semerari aveva ricoperto il ruolo di Ceo di Guerlain e Ceo e
President Europa di Sephora, entrambe societa’ del gruppo Lvmh.

Agli amici Francesco Trapani e Renato Semerari (amico di una vita) le
congratulazioni ed i più sinceri auguri di buon lavoro dalla Direzione
del Corriere del Giorno.

Il ministro Padoan ha firmato il
decreto che sblocca il prestito da
400 milioni per l’ ILVA
   (ADGNEWS24) Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha
ufficializzato la firma apposta dal Ministro Pier Carlo Padoan,
sul decreto che accorda la garanzia dello Stato sul prestito ponte di
400 milioni concesso da parte di Cassa Depositi e Prestiti, Intesa San
Paolo e Banco Popolare all’ILVA in amministrazione straordinaria,
precisando che “tale garanzia, a titolo oneroso e in linea con la
rilevante disciplina europea, copre un finanziamento destinato ad
interventi di risanamento e riqualificazione ambientale”. Adesso
il decreto passa ora alla registrazione della Corte dei Conti. E poi
finalmente verranno messi a disposizione dalle bance

Palazzo Chigi : si procede per il
prestito di 400milioni per l’ ILVA
 (ADGNEWS24 ) – Si e’ tenuto ieri a Palazzo Chigi un vertice
sull’ILVA,   presieduto dal premier Matteo Renzi a cui erano presenti
il consigliere economico, Andrea Guerra, i commissari straordinari
nominati dal Governo, Pietro Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba,
Franco Bassanini presidente e Giovanni Gorno Tempini, amministratore
delegato della Cassa depositi Prestiti , ed i ministri Piercarlo
Padoan (Economia), Federica Guidi (Sviluppo Economico) ed
i sottosegretari Claudio De Vincenti (Presidenza del Consiglio) Teresa
Bellanova (Welfare), Sandro Gozi (Affari europei) in cui è stata
analizzata la questione in merito al finanziamento da 400 milioni di
euro che i commissari potranno ricevere dalla Cassa Depositi e
Prestiti si accollerà la maggior parte del prestito: 300 dei 400
milioni. Gli altri 100 saranno invece suddivisi in parte uguali tra
due banche, grazie alla garanzia fornita dallo Stato, che era atteso
da diverse settimane, secondo quanto previsto dall’ultima Legge
sull’Ilva, (numero 20 del 4 marzo scorso).

Quindi dopo i 156 milioni svincolati ed ottenuti nelle settimane
scorse da Fintecna secondo quanto previsto dalla legge , è arrivato il
via libera al prestito da 400 milioni che l’ ILVA dovrà utilizzare
per gli investimenti industriali. Sempre secondo fonti di Palazzo
Chigi, nella riunione sono state approfondire le procedure per la
costituzione della societa’ che dovrebbe entrare nel capitale della
nuova ILVA per risanarla e sopratutto rilanciarla sul mercato.

I commissari dell’ILVA stanno definendo con i legali il testo relativo
al patteggiamento per il processo “Ambiente Svenduto”, da porre al
vaglio della Procura di Taranto che aveva richiesto il rinvio a
giudizio della società siderurgica quale “soggetto giuridico”.
Poichè l’ ILVA si trova come ben noto,           in amministrazione
straordinaria,        la     richiesta       di      patteggiamento
necessita dell’ autorizzazione del Ministero dello Sviluppo
Economico che dovrebbe arrivare per la fine della prossima settimana

Imprese in crisi, ma la crescita
migliora rispetto al 2014
Nel primo trimestre del 2015 nella provincia di Taranto sono state
iscritte 888 nuove imprese e 1.067 hanno cessato l’attività con un
saldo di -179 ed un tasso di crescita ancora con segno negativo pari a
-0,38%. Il dato è in linea con l’andamento regionale: la Puglia ha
chiuso il trimestre con un saldo di -1.502 ed un tasso di crescita di
–0,40%. Nonostante il segno negativo c’è un leggero miglioramento
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando a Taranto il
saldo era di -321 ed il tasso di crescita -0,67.
Sono questi i dati di Movimprese del primo trimestre 2015 elaborati
dal Centro Studi della Camera di Commercio di Taranto. In ambito
regionale la provincia con la performance meno negativa è Brindisi
(saldo -100, tasso di crescita -0,28%), seguita da Taranto, Bari (-617
e -0,41%), Foggia (-293 e -0,41%), Lecce (-313 e -0,44%). Rispetto al
primo trimestre 2014 nella provincia ionica i primi tre mesi del nuovo
anno si caratterizzano per minore dinamismo imprenditoriale ma anche
per una maggiore stabilità delle imprese: le iscrizioni, infatti, sono
passate da 905 a 888(-17); le cessazioni da 1.226 a 1.067 (-159).

Nello specifico dei settori produttivi le sofferenze più evidenti
riguardano il commercio che registra un saldo negativo di -151 unità
produttive, cui va aggiunto il -30 nei servizi di alloggio e
ristorazione. Andamento fortemente critico anche per agricoltura
(-142), costruzioni (-58) e attività manifatturiere (-42). Si
evidenza, comunque, un lievissimo rallentamento rispetto al primo
trimestre del 2014 che si chiuse con questi dati: -189 commercio, -34
alloggio e ristorazione, -166 agricoltura, -76 costruzioni.

nella foto il Cav. Luigi Sportelli, presidente
CCIAA di Taranto

“Gli indicatori del contesto economico nella nostra provincia restano
fortemente critici – afferma il cav. Luigi Sportelli presidente della
Camera di commercio di Taranto, – registriamo, però, un rallentamento
delle sofferenze che va considerato e collocato nella sua giusta
dimensione. Taranto, infatti, aveva chiuso il 2014 come ultima
provincia della regione, l’unica con un tasso di crescita negativo.
Nel primo trimestre di quest’anno, invece, hanno chiuso meno imprese
rispetto allo stesso periodo del 2014. Sia chiaro, 1.067 cessazioni
sono troppe, ma questo potrebbe significare due cose: il sistema
produttivo ha posto in essere una serie di misure di difesa dalla
crisi, oppure la crisi stessa sta rallentando la sua corsa. Lo
capiremo nei prossimi mesi, in entrambi i casi la nostra attenzione
deve restare altissima non solo come osservatorio privilegiato che
legge, analizza e comunica le performance del sistema imprenditoriale
tarantino. Ma soprattutto come Ente che tutela e promuove gli
interessi generali, evidenzia le problematiche complessive e dei
singoli settori produttivi, indica ai decisori politici i fabbisogni,
le esigenze, le prospettive. E’ questo uno dei presupposti costitutivi
dell’Agenzia di Sviluppo Terra Jonica-Fondazione Taranto e la Magna
Grecia, promossa dalla Camera di commercio cui hanno aderito
l’Università, il Comune e la Provincia di Taranto. Una struttura di
intelligenza economica territoriale che opera su un livello
interistituzionale e che fornirà il suo contributo nell’ambito del
confronto con la Presidenza del Consiglio previsto dalla legge
n.20/2015”.

L’Ilva mette in vendita on line
sessanta macchinari. E la
preoccupazione corre….
L’ILVA di Taranto ha posto in vendita i macchinari utensili che non
vengono più utilizzati nel ciclo produttivo, pubblicando un annuncio
apparso sul sito internet dello stabilimento siderurgico tarantino.
 La notizia è stata immediatamente rilanciata sui social network dai
sindacalisti , destando molta tensione fra gli operai. E’ la prima
volta dallo scorso 22 gennaio , cioè da quando l’ILVA   ricorre alla
vendita delle proprie attrezzature strumentali.

La decisione dell’ILVA è stata “letta” dai sindacalisti, secondo noi
erroneamente, come un segnale delle difficoltà finanziarie
attraversate dall’azienda siderurgica. Le macchine messe in vendita
online sono 61 tra alesatrici, calandre, fresatrici, cesoie, gruette a
bandiera,idropulitrici ad alta pressione, induttori magnetici,
molatrici, presse piegatrici, torni, trapani ed altre. Tutte
attrezzature di grandi dimensioni, per esclusivo industriale. Sul sito
l’ILVA viene indicata la marca di ogni macchinario.

Con una nota stampa in serata     l’ ILVA ha risposto al sindacato
precisando che “l’azienda ha provveduto al censimento delle macchine
giudicate non più idonee alle attivita’ produttive e dismesse nel
corso degli ultimi 15 anni“.

“Al fine di valorizzare il patrimonio aziendale – continua la nota
dell’ ILVA – si è ritenuto opportuno verificare l’interessse
all’acquisizione delle macchine perILVA ormai obsolete da parte di
società specializzate nelle riparazione /vendita o demolizione così
come espressamente riportato nel sito web dell’ILVA alla voce vendita
macchine utensili sottovoce “modalità d’acquisto”..

I call center vi perseguitano ?
Ecco come evitare le telefonate
indesiderate
Il Garante per la Privacy ha appena diffuso un vademecum           per
restituire ai cittadini una “pace” telefonica.      La prima cosa da
fare   è provvedere alla rimozione della propria utenza telefonica
dagli elenchi a disposizione di propone le promozioni, e per farlo
basta semplicemente chiederlo      al proprio gestore. E un vostro
diritto. La seconda cosa da fare è quella di iscriversi semplicemente
al Registro Pubblico delle Opposizioni (vedi QUI) , in modo da restare
“visibile” cioè consultabile nell’elenco telefonico, ma rendere il
proprio recapito telefonico ancora consultabile ma non più
utilizzabile a fini promozionali. Qualora nonostante l’iscrizione al
Registro delle Opposizioni continuiate a ricevere telefonate, potete
denunciare l’accaduto per far valere i vostri diritti, attraverso
questa modulistica (vedi QUI)

 Optando per    quest’ultima soluzione basta esercitare il proprio
diritto, previsto dal Codice della Privacy, ad opporsi al trattamento
Puoi anche leggere