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19-07-2019 La Provincia" Data Pagina 45 Foglio 1 PER L'ITALIA È IL SECONDO CLIMA: GIUGNO 2019 ILPIÙ CALDO DEGLI ULTIMI 140 ANNI • Il giugno scorso è stato il più caldo mai registrato sul Piane ta negli ultimi 140 anni. Il ter mometro mondiale ha segnato 0,95 gradi centigradi in più ri spetto alla media, una cifra che batte - anche se di poco, appe na 0,02 gradi - il precedente record de12016. È l'agenzia Usa per la meteorologia (Noaa), a fornire i dati. In Italia, stando ai dati diffusi dall'Istituto di scienze del clima del Cnr, si è registrato il secondo giugno più caldo dopo quello del 2003. LaJ'rovln
19 Lug 2019 Appalti, crescono le aggiudicazioni: boom per i cantieri piccoli e medi assegnati dagli enti locali Mauro Salerno Non solo più bandi (spesso etichettati come il "mercato di carta"), ma anche più commesse vicine alla firma dei contratti. Il primo semestre del 2019 porta le prime buone notizie per le imprese attive nel settore dei cantieri pubblici. Una potenziale boccata d'ossigeno, rispetto a una crisi che dura ormai da oltre 10 anni, arriva dai dati sulle aggiudicazioni degli appalti: l'ultimo atto formale prima della firma dei contratti e l'avvio dei cantieri, dove finalmente si può cominciare a generare spesa e investimenti. In base ai dati raccolti dal Cresme il numero delle opere pubbliche aggiudicate nei primi sei mesi del 2019 è cresciuto del 40% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I bandi assegnati sono stati in tutto 1404 contro 1.003. L'importo complessivo dei contratti è leggermente sceso: da 11,3 a 11 miliardi (-2,1 per cento), ma il dato non deve portare fuori strada: è l'effetto del calo delle aggiudicazioni di grande importo. Mentre è molto sensibile l'aumento sia nel numero che negli importo degli appalti di taglio medio-piccolo: quelli di maggiore interesse per il tessuto diffuso delle imprese di costruzioni italiane. I dati dell'osservatorio I dati rilevati dal Cresme si riferiscono agli appalti di importo superiore al milione di euro. Quindi si tratta di cantieri non proprio trascurabili. I numeri più interessanti si scoprono scandagliandola tabella che distribuisce le aggiudicazioni sulla base dell'importo. L'aumento più consistente si trova nella fascia delle opere di importo compreso tra uno e cinque milioni. Qui l'aumento è tanto nel numero (+50,3%, da 177 a 266 ) che nel valore delle aggiudicazioni (da 1,6 a 2,5 miliardi +58,2%). Esplosiva anche la crescita rilevata nella fascia più bassa: quella che comprende i lavori tra uno e cinque milioni. In questo caso il salto è del 43,6% per il numero (da 693 a 995 contratti) e del 45,9% per il valore delle commesse assegnate salita da 1,5 a 2,3 miliardi. Sono invece in pesante contrazione le aggiudicazioni per i lavori di importo più alto: quelli del valore superiore a 50 milioni che subiscono un calo dell'11,5% nel numero e del 40,7% nel valore crollato da 4,4 a 2,6 miliardi. Interessante anche la fotografia che viene fuori dall'analisi delle aggiudicazioni effettuate dalle varie stazioni appaltanti. Molto penalizzanti sono i numeri relativi all'Anas. Le aggiudicazioni della Spa delle strade, nei primi sei mesi dell'anno, complice forse anche un periodo di assestamento legato al cambio al vertice della società arrivato proprio sul finire del 2018, si sono dimezzate con un calo ancora più consistente nei valori crollati da 810 a 217 milioni. Molto meglio hanno fatto i Comuni, che non a caso hanno fatto registrare un aumento degli investimenti negli ultimi mesi, con percentuali in crescita di oltre il 40 per cento. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
19 Lug 2019 Demanio, pubblicati i bandi per il maxi- piano di dismissioni immobiliari R.R. Il piano di maxi dismissioni immobiliari sbarca anche online. Sono stati pubblicati sul sito dell’Agenzia del Demanio tre bandi di gara per la vendita di 93 beni dei 420 inseriti nella lista allegata al decreto del ministero che definisce il perimetro e le modalità di azione del piano straordinario di dismissione degli immobili pubblici previsto dalla legge di bilancio 2019 per raccogliere 1,25 miliardi in funzione anti deficit (si veda Il Sole 24 Ore del 14 luglio). Si tratta di 93 immobili «importanti e di pregio per un valore complessivo di 145 milioni di euro a base d'asta», osserva l’Agenzia del Demanio. Tra le opportunità di investimento contenute nei bandi del Demanio figurano alcune ex caserme in Friuli Venezia Giulia e a Venezia; un ex convento con sale affrescate in Piemonte; una villa vista mare in Liguria; appartamenti e un loft sui Navigli a Milano; palazzi storici a Piacenza e Bologna, una villa antica nelle campagne di Firenze e locali commerciali a Piazza del Campo a Siena . A partire da gennaio l’Agenzia del Demanio ha invece pubblicato bandi regionali per la dismissione dei beni di minor valore. Oltre al Demanio, il piano chiama in causa Invimit. Alla sgr del Tesoro sarà creato il Fondo Dante, con immobili per 500 milioni di euro in genere già messi a reddito che si aggiungono ai circa 100 milioni in vendita tramite aste. Una terza mossa, più ridotta nei valori e spetta al ministero della Difesa, che ha costruito una lista di 41 caserme da far confluire nel piano. Quanto agli effetti generali dell’intera operazione, i tempi sono stretti perché i primi 950 milioni del piano dovranno confluire nei saldi di quest'anno, in base ai numeri concordati a dicembre con Bruxelles e confermati nel Def di aprile. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
19 Lug 2019 Gare, insindacabile nel merito dai giudici l'attribuzione dei punteggi da parte della commissione a cura della redazione PlusPlus24 Diritto Gara pubblica - Aggiudicazione definitiva - Impugnazione - Requisiti di ammissione alla gara della parte aggiudicataria - Mancanza – Raggruppamento orizzontale - Contestazione - Inidoneità della mandante alla esecuzione del servizio in gara – Certificato camerale - Congruenza contenutistica con l'oggetto dell'appalto – Sussistenza – Non in modo assoluto La congruenza contenutistica che deve sussistere tra le risultanze descrittive del certificato camerale e l'oggetto del contratto d'appalto non deve tradursi in una perfetta ed assoluta sovrapponibilità tra tutte le componenti dei due termini di riferimento, ma va appurata secondo un criterio di rispondenza alla finalità di verifica della richiesta idoneità professionale e, quindi, in virtù di una considerazione non già atomistica e frazionata, bensì globale e complessiva delle prestazioni dedotte in contratto Consiglio di Stato, Sezione 3, Sentenza 10 luglio 2019, n. 4866 Gara pubblica - Aggiudicazione - Impugnazione - Difformità dell'offerta dell'aggiudicataria rispetto alle specifiche tecniche in gara - Valutazione delle offerte e attribuzione dei punteggi - Ampia discrezionalità tecnica della commissione giudicatrice - Censure di merito - Inammissibilità La valutazione delle offerte nonché l'attribuzione dei punteggi da parte della commissione giudicatrice rientrano nell'ampia discrezionalità tecnica riconosciutale; per cui, fatto salvo il limite della abnormità della scelta tecnica, di norma devono ritenersi inammissibili le censure che attengono al merito di valutazioni per loro natura opinabili, perché sollecitano il giudice amministrativo ad esercitare un sindacato sostitutorio, al di fuori dei tassativi casi sanciti dall'art. 134 c.p.a.. Consiglio di Stato, Sezione 3, Sentenza, 10 luglio 2019, n. 4865 Contratti con la pubblica amministrazione - Antimafia - Informativa interdittiva - Fondamento - Art. 84, comma 3, D.Lgs. n. 159/2011 - Interpretazione – Nozioni Pur essendo necessario che nell'interdittiva antimafia siano individuati (ed indicati) idonei e specifici elementi di fatto, obiettivamente sintomatici e rivelatori di concrete connessioni o possibili collegamenti con le organizzazioni malavitose, che sconsigliano l'instaurazione di un rapporto dell'impresa con la Pubblica amministrazione, non è invece necessario un grado di dimostrazione probatoria analogo a quello richiesto per dimostrare l'appartenenza di un soggetto ad associazioni di tipo camorristico o mafioso, potendo l'interdittiva fondarsi su fatti e
vicende aventi un valore sintomatico e indiziario e con l'ausilio di indagini che possono risalire anche ad eventi verificatisi a distanza di tempo. Consiglio di Stato, Sezione 3, Sentenza 3 luglio 2019, n. 4570 Appalti pubblici - Ricorso cumulativo - Impugnazione di un atto solo formalmente unitario - Molteplicità dei motivi su ciascun atto - Inammissibilità Nel caso di presentazione di offerte per più lotti, l'impugnazione può essere proposta con ricorso cumulativo solo se vengono dedotti identici motivi di ricorso avverso lo stesso atto. L'articolo 120, comma 11 bis del Cpa, introdotto dall'articolo 204, comma 1, lett. i), del Dlgs 18 aprile 2016 n. 50, ha in effetti codificato un orientamento ormai consolidato nella giurisprudenza amministrativa, secondo cui l'ammissibilità del ricorso cumulativo degli atti di gara pubblica resta subordinata all'articolazione, nel gravame, di censure idonee a inficiare segmenti procedurali comuni alle differenti e successive fasi di scelta delle imprese affidatarie dei diversi lotti e, quindi, a caducare le pertinenti aggiudicazioni. Consiglio di Stato, Sezione 3, Sentenza 3 luglio 2019, n. 4569 P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
19 Lug 2019 Toscana, scontro Governo-Regione sulla nuova legge per gli appalti Q.E.T. La Regione Toscana si opporrà, in sede di ricorso alla Consulta, all'impugnazione del Governo nei confronti della nuova legge regionale sugli appalti approvata nell'aprile scorso. Lo hanno annunciato ieri il presidente Enrico Rossi e l'assessore con delega agli appalti Vittorio Bugli, dopo che Palazzo Chigi ha deciso un mese fa di impugnare il provvedimento per violazione dei principi di libera concorrenza e di non discriminazione. «Uno dei punti che avevamo messo - ha spiegato Bugli - è che, almeno per le gare di lavori sotto un milione di euro, almeno il 50% delle aziende che eventualmente vengono sorteggiate, perché quando ci sono tante aziende le stazioni appaltanti possono decidere di selezionarne un numero, debba essere fatto di piccole e microimprese residenti in Toscana, perché ovviamente la piccola impresa non viene da fuori per gare di questo tipo. Questo viene contestato: noi abbiamo il 96% di piccole imprese in Toscana, bisogna garantirci, avere la possibilità di consentire di fare le gare anche a queste piccole imprese». P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved
Statistiche catastali 2018: dall'Agenzia delle Entrate l’istantanea del patrimonio immobiliare italiano 19/07/2019 In crescita il numero di immobili presenti nelle banche dati del Catasto italiano. Sono 75,5 milioni le unità immobiliari registrate negli archivi catastali dell’Agenzia delle Entrate, di cui 65 milioni censite nelle categorie ordinarie e speciali, con una rendita attribuita pari a 37,4 miliardi di euro. La maggior parte, oltre 60milioni di unità, è di proprietà delle persone fisiche, per una rendita complessiva di 22,8 miliardi di euro, il 61% del totale. Questo è il quadro complessivo del patrimonio immobiliare italiano che emerge dalle Statistiche Catastali, la pubblicazione annuale curata dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia, in collaborazione con la Direzione centrale Servizi Catastali, Cartografici e di Pubblicità Immobiliare, disponibile da oggi sul sito internet delle Entrate. Lo stock immobiliare italiano - In sostanza, nel 2018 lo stock immobiliare italiano è aumentato dello 0,6%, con circa 400mila unità in più rispetto al 2017.
Gli intestatari si confermano, in larga misura, persone fisiche per circa l’88% del patrimonio totale. Rispetto all’anno precedente, crescono dell’1,8% gli immobili censiti nel gruppo F (unità non idonee a produrre reddito), dell’1,2% gli immobili a destinazione speciale (gruppo D) e dello 0,8% quelli a destinazione particolare del gruppo E. In aumento dell’1% le unità immobiliari ad uso collettivo (gruppo B), quelle censite come negozi (C/1) e pertinenze (C/2, C/6 e C/7) all’interno del gruppo C (+0,8%) e le abitazioni (+0,3%), mentre diminuisce il numero di uffici (-0,3%). Case su misura - L’abitazione italiana media censita in catasto ha 5,5 vani, mentre è leggermente più piccola quando non è di proprietà delle persone fisiche. Riguardo invece i metri quadri, la superficie media delle abitazioni censite negli archivi, calcolata come rapporto tra la superficie catastale complessiva e il numero di unità, si è confermata pari a circa 117 m2. Nel dettaglio, è inferiore a 100 m2 per le abitazioni in categoria popolare, rurale, ultrapopolare e per abitazioni e alloggi tipici dei luoghi (A/4, A/5, A/6 e A/11) e va ben oltre i 200 m2 per le unità nelle categorie, abitazioni signorili, ville, castelli e palazzi di pregio (A/1, A/8 e A/9). Come cambiano le abitazioni - Le unità immobiliari censite come abitazioni sono oltre 35 milioni, circa 92mila unità in più rispetto al 2017 (+0,3%). In particolare, rispetto all’anno precedente aumentano il numero dei villini (+1%), le abitazioni e gli alloggi tipici dei luoghi (+0,5%) e le abitazioni classificate come civili ed economiche (rispettivamente +0,7% e +0,4%). Diminuiscono, invece, le abitazioni signorili (-1,8%), le abitazioni popolari (-0,5%), le ville (-0,5%), i castelli e i palazzi di pregio (-0,2%) e, con tassi superiori al 2%, le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale (rispettivamente -2,6% e -3,2%). Rendita catastale complessiva in crescita - Per il 2018 i dati confermano il trend di crescita già registrato nel 2017, +0,5% rispetto al +0,4% registrato l’anno prima. In particolare, l’aumento interessa tutti i gruppi ad eccezione del gruppo delle unità immobiliari adibite ad uffici (A/10), in calo dello 0,4%. © Riproduzione riservata Documenti Allegati Statistiche catastali 2018 Tabelle
Sicurezza infrastrutture, dal MIT il decreto con Regolamento e Statuto dell’Agenzia nazionale sicurezza ferrovie e infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) 19/07/2019 Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha firmato la trasmissione al Consiglio di Stato degli schemi di Regolamento e Statuto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), istituita con il decreto Genova. La trasmissione è avvenuta subito dopo l’arrivo del concerto, previsto per legge, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Dipartimento della Funzione pubblica. Con la piena funzionalità dell’Agenzia si darà così avvio a quella rivoluzione nella vigilanza sulla sicurezza delle infrastrutture, fortemente voluta dal Governo. Così come previsto dal dl Genova, l’Ansfisa ha, infatti, il compito di garantire la sicurezza del sistema ferroviario nazionale e delle infrastrutture stradali e autostradali, la sicurezza delle gallerie situate sulle strade appartenenti alla rete stradale anche transeuropea e la sicurezza sui sistemi di trasporto rapido di massa, facendo sì che lo Stato, attraverso l’Agenzia, abbia un ruolo primario e maggiormente efficace nella vigilanza della corretta manutenzione e dunque sulla sicurezza delle infrastrutture italiane.
Gli schemi di Regolamento e Statuto dell’Ansfisa, in linea con il quadro normativo, prevedono che, con riferimento al settore ferroviario, l’Agenzia svolga i compiti e le funzioni, anche di regolamentazione tecnica, corrispondenti alle funzioni ed ai compiti già esercitati dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf) ed abbia dunque competenza per l'intero sistema ferroviario nazionale, oltre che, per le infrastrutture transfrontaliere specializzate, svolga i compiti di Autorità preposta alla sicurezza relativa all’interoperabilità del sistema ferroviario dell’Unione europea. L’Ansfisa vigilerà anche sulla sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali, delle gallerie anche della rete transeuropea, e sulla sicurezza dei sistemi di trasporto rapido di massa, e potrà anche irrogare sanzioni. La nuova Agenzia verificherà direttamente la corretta organizzazione dei processi di manutenzione da parte dei gestori stradali e autostradali, e farà attività ispettiva e di verifica a campione sulle infrastrutture, obbligando i gestori a mettere in atto le necessarie misure di controllo del rischio in quanto responsabili dell'utilizzo sicuro delle infrastrutture. Non solo, l’Ansfisa promuoverà l'adozione da parte dei gestori delle reti stradali ed autostradali di Sistemi di Gestione della Sicurezza per le attività di verifica e manutenzione delle infrastrutture certificati da organismi di parte terza riconosciuti dall'Agenzia; e sovraintenderà alle ispezioni di sicurezza sulle infrastrutture stradali e autostradali, anche compiendo verifiche sulle attività di controllo già svolte dai gestori, eventualmente effettuando ulteriori verifiche in sito. L’Ansfisa, oltre a svolgere attività di studio e sperimentazione sulla sicurezza delle infrastrutture, dovrà anche proporre al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti l'adozione del piano nazionale per l'adeguamento e lo sviluppo delle infrastrutture stradali e autostradali nazionali, da aggiornare ogni due anni, per migliorare gli standard di sicurezza, da sviluppare anche attraverso il monitoraggio sullo stato di conservazione e sulle necessità di manutenzione delle infrastrutture stesse. L’Ansfisa, infine, si occuperà anche della vigilanza e delle ispezioni sui sistemi di trasporto rapido di massa (metropolitane, tramvie, ferrovie urbane) esercitate ad oggi dagli Uffici speciali trasporti a impianti fissi (USTIF) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. © Riproduzione riservata
Emilia Romagna: 1 miliardo di euro attivati per le aree appenniniche 19/07/2019 Quasi un miliardo di euro attivato. Un massiccio investimento per rilanciare la nostra montagna, sia per rafforzare e sviluppare le potenzialità di aree fondamentali per l'Emilia-Romagna sia per evitare fenomeni di abbandono, cercando anzi di chiamare in queste terre giovani coppie e famiglie. Tre anni e mezzo fa, era il 22 gennaio 2016, alla prima Conferenza della Montagna voluta dalla Regione a Castelnovo Monti (Re), la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini stimò in 800 milioni di euro i fondi che sarebbero stati destinati ai territori appenninici attraverso il Piano regionale per la montagna; oggi, alla nuova Conferenza della Montagna organizzata nel Comune di Alto Reno Terme (Bo), il resoconto parla di oltre 950 milioni di euro attivati da allora, fra fondi regionali, nazionali ed europei, su progetti relativi a tutti i settori: dal territorio alla viabilità, dalle imprese al lavoro, dalle infrastrutture alla banda larga, dalla sanità al sociale. Molte le questioni su cui bisogna continuare a lavorare, dalla prevenzione del dissesto idrogeologico al creare occupazione, in territori però vivi: per la prima
volta dopo tanto tempo, nell'ultimo decennio si è interrotta l'emorragia della popolazionepresente in montagna, registrando in taluni casi addirittura una inversione di tendenza. Complessivamente nel 2018 è arrivata a circa 462mila residenti (+3%rispetto al 2008): si tratta in ogni caso di un dato disomogeneo che merita una particolare attenzione, soprattutto per i centri più piccoli e periferici. Si contano poi più di 52mila imprese, per quasi 140 mila addetti. Una priorità per la Regione, con due nuove misure pensate per tutti i Comuni montani. Il taglio dell'Irap fino al 50% per le imprese e gli esercizi commerciali e l'azzeramento per tre anni per quelle nuove e le start up che decidono di avviare l'attività sempre in Appennino, una fiscalità di vantaggio finanziata con 36 milioni di euro di risorse esclusivamente regionali già inserite nel Bilancio di previsione 2019-2021 dell'Ente (12 l'anno per il triennio). Un beneficio per oltre 13mila imprese. E un secondo provvedimento, del tutto nuovo, a cui la Regione sta lavorando: la costituzione di un fondo da 10 milioni di euro a favore delle giovani coppie e famiglieche vivono in montagna o che decidono di iniziare a farlo, per contributi a fondo perduto destinati all'acquisto o alla ristrutturazione della casa. Un aiuto che potrebbe arrivare al 50% dell'intervento, per un importo massimo di 30mila euro. Fondi che saranno ovviamente vincolati alla residenza duratura nei comuni montani. Inoltre, con la manovra di assestamento di bilancio in Aula la prossima settimana, verranno messi a disposizione 5 milioni di euro per interventi a favore delle strade. Si tratterà di un fondo per interventi di somma urgenza, con contributi direttamente assegnabili ai Comuni per facilitare la rapidità di esecuzione delle opere necessarie. 5 milioni che si aggiungono ai 10 già assegnati mediante il bilancio di previsione 2019 alle Province per la manutenzione delle strade di loro competenza. Si è parlato anche di questo oggi alla Conferenza della Montagna organizzata all'Hotel Helvetia Thermal di Porretta Terme. E' la prima parte dell'appuntamento promosso dalla Regione, dedicato in particolare ai temi lavoro, infrastrutture, territorio, agricoltura e turismo. La seconda è già programmata per il prossimo 19 settembre in Romagna, sugli altri temi dell'agenda regionale, dalla sanità alla scuola, fino allo sport.
La Conferenza segue infatti da vicino il “tour della montagna” realizzato negli ultimi tre mesi dal presidente Bonaccini, che insieme al sottosegretario alla Presidenza, Giammaria Manghi, ha visitato circa 120 Comuni della dorsale appenninica, dalla provincia di Piacenza a quella di Rimini, un viaggio nei territori che permesso il confronto con cittadini, amministratori locali, istituzioni, mondo del lavoro, imprese e forze economiche e sociali sulle azioni e le risorse attivate in Appennino. L'appuntamento è stato l'occasione per ascoltare le storie di chi in montagna vive, lavora e fa impresa, studia. Giovani, imprenditori e amministratori hanno infatti raccontato le loro esperienze, fra opportunità e difficoltà comunque da affrontare. Con loro Alberto Tomba, ospite d'eccezione e testimonial delle vacanze nell'Appennino emiliano-romagnolo. Ad aprire l'incontro il sindaco di Alto Reno Terme, Giuseppe Nanni, seguito dalpresidente Uncem Emilia-Romagna, Giovanni Battista Pasini, e dal consigliere di Unioncamere Emilia-Romagna, Giuseppe Molinari. A spiegare le politiche regionali nei singoli settori gli assessori regionali Simona Caselli (Agricoltura), Andrea Corsini (Turismo), Palma Costi (Attività produttive), Paola Gazzolo (Ambiente) e Raffaele Donini (vicepresidente con delega a Mobilità e infrastrutture), oltre al sottosegretario Manghi. A chiudere i lavori, il presidente Bonaccini. © Riproduzione riservata
Presto operativa Ansfisa, la struttura per la sicurezza delle infrastrutture di Alessandra Marra L’Agenzia si occuperà della vigilanza e delle ispezioni sui sistemi ferroviari, stradali e del trasporto rapido di massa Foto: pzaxe ©123RF.com 19/07/2019 – Presto sarà operativa l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa). Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, infatti, ha trasmesso lo scorso 17 luglio al Consiglio di Stato gli schemi di Regolamento e Statuto di Ansfisa, istituita dal Decreto Genova. Sicurezza infrastrutture: cosa è previsto per le ferrovie
Gli schemi di Regolamento e Statuto della nuova struttura prevedono che, con riferimento al settore ferroviario, l’Agenzia avrà competenza sull'intero sistema ferroviario nazionale; nella pratica svolgerà i compiti e le funzioni, anche di regolamentazione tecnica, corrispondenti alle funzioni ed ai compiti già esercitati attualmente dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf). Per le infrastrutture transfrontaliere specializzate, l’Ansfisa dovrà svolgere i compiti di Autorità preposta alla sicurezza relativa all’interoperabilità del sistema ferroviario dell’Unione europea. Sicurezza ponti e strade: i compiti di Ansfisa L’Ansfisa vigilerà anche sulla sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali, delle gallerie anche della rete transeuropea, e potrà anche irrogare sanzioni. Ad esempio, verificherà direttamente la corretta organizzazione dei processi di manutenzione da parte dei gestori stradali e autostradali, e farà attività ispettiva e di verifica a campione sulle infrastrutture, obbligando i gestori a mettere in atto le necessarie misure di controllo del rischio in quanto responsabili dell'utilizzo sicuro delle infrastrutture. In più, l’Ansfisa promuoverà l'adozione, da parte dei gestori delle reti stradali ed autostradali, di Sistemi di Gestione della Sicurezza per le attività di verifica e manutenzione delle infrastrutture certificati da organismi di parte terza riconosciuti dall'Agenzia e sovraintenderà alle ispezioni di sicurezza sulle infrastrutture stradali e autostradali, anche compiendo verifiche sulle attività di controllo già svolte dai gestori, eventualmente effettuando ulteriori verifiche in sito. L’Ansfisa, oltre a svolgere attività di studio e sperimentazione sulla sicurezza delle infrastrutture, dovrà anche proporre al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti l'adozione del piano nazionale per l'adeguamento e lo sviluppo delle infrastrutture stradali e autostradali nazionali, da aggiornare ogni due anni, per
migliorare gli standard di sicurezza, da sviluppare anche attraverso il monitoraggio sullo stato di conservazione e sulle necessità di manutenzione delle infrastrutture stesse. Infrastrutture: sicurezza di metropolitane e tramvie L’Ansfisa, infine, si occuperà anche della vigilanza e delle ispezioni sui sistemi di trasporto rapido di massa (metropolitane, tramvie, ferrovie urbane). Oggi tali compiti sono esercitati dagli Uffici speciali trasporti a impianti fissi (USTIF) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Sicurezza infrastrutture: in arrivo nuove assunzioni In riferimento all’Ansfisa, il Decreto Genova ha previsto anche assunzioni di nuovo personale (soprattutto ingegneri) per far fronte ai nuovi compiti dell’Agenzia. In particolare, sono previste 141 assunzioni a tempo indeterminato nel corso dell'anno 2019 e 70 nel corso dell'anno 2020. © Riproduzione riservata Norme correlate Legge dello Stato 16/11/2018 n.130 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città' di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze (Decreto Emergenze)
Bonus mobili, l’acquisto di una lavasciuga è agevolabile? di Paola Mammarella Dipende dalla classe energetica. Il Fisco spiega cosa fare se un elettrodomestico non è nell’elenco degli apparecchi agevolati Foto: Natalia Oskanova©123RF.com 19/07/2019 – Si ha diritto al bonus mobili per l’acquisto di una lavasciuga biancheria? L’Agenzia delle Entrate, con la risposta 249/2019, ha affermato che dipende da una serie di fattori, primo tra tutti la classe di efficienza energetica dell’elettrodomestico. Bonus mobili ed elettrodomestici, i requisiti per ottenerlo L’Agenzia delle Entrate ha spiegato che ai contribuenti che fruiscono del bonus ristrutturazioni per interventi iniziati a decorrere dal 1º gennaio 2018, è riconosciuta una ulteriore detrazione per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe energetica non inferiore ad “A+” (o superiore) e “A” (o superiore) per i forni, destinati ad arredare l’immobile interessato.
La circolare 7/2018 ha specificato che, per ottenere la detrazione, gli elettrodomestici devono essere provvisti di etichetta energetica. L’acquisto di grandi elettrodomestici sprovvisti di etichetta energetica è agevolabile solo se, per quella tipologia, non è ancora previsto l’obbligo di etichetta energetica. SCARICA LA GUIDA DI EDILPORTALE AL BONUS MOBILI La circolare ha anche stabilito che, per individuare i grandi elettrodomestici agevolabili, bisogna fare riferimento all’elenco, meramente esemplificativo e non esaustivo, contenuto nell’Allegato II del D.lgs. 49/2014. Bonus mobili, e le lavasciuga? Le lavasciuga non sono presenti nell’elenco indicato. Con la risposta all’interpello, l’Agenzia ha però spiegato che dal decreto del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato del 7 ottobre 1998 si desume che le classi di efficienza energetica per le lavasciuga che vanno da A (consumi di energia più bassi) a G (consumi di energia più alti). Per le lavasciugatrici, si legge quindi nella risposta, l’etichetta energetica prevede attualmente la classe energetica A come massima efficienza energetica. Considerando che l’elenco allegato al D.lgs 49/2014 non è esaustivo e che la normativa tende ad agevolare l’acquisto di grandi elettrodomestici ad alta efficienza energetica, l’Agenzia delle Entrate ha concluso che l’acquisto di una lavasciuga in classe A è agevolabile. © Riproduzione riservata Norme correlate Risposta 16/07/2019 n.245 Agenzia delle Entrate - Interpello articolo 11, comma 1, lettera a), legge 27 luglio 2000, n. 212 – Acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici – Lavasciuga (art. 16, comma 2, DL n. 63 del 2013
Il nuovo ponte di Genova prende forma Alessandrini Stefania - Caporedattore INGENIO 18/07/2019 Gettate le fondazioni, il nuovo ponte sale verso lo sky-line della Valpolcevera. Al via i lavori delle prime pile del ponte La situazione dei lavori del nuovo ponte di Genova Dopo il getto della prima fondazione del nuovo viadotto di Genova avvenuto lo scorso 25 giugno, questa settimana i lavori continuano con le opere di elevazione della prima pila, la numero 9, e della pila numero 5, dando forma a quello che diventerà il nuovo Ponte sul Polcevera. A renderlo noto PerGenova l’associazione temporanea di impresa costituita da Fincantieri e Salini- Impregilo incaricata a costruire il nuovo ponte.
In realtà nello stesso momento sempre a ovest del cantiere sono iniziate le operazioni di assemblaggio del primo impalcato in acciaio e i lavori di realizzazione della pila 4 e 6. In corso anche le attività propedeutiche alla agibilità delle aree dove verranno costruite le pile 8, a ponente e 10 a levante. Sull’avanzamento dei lavori si rallegra anche il Governatore della Liguria che nella sua pagina facebook sottolinea come questo rappresenti “un segnale di speranza” visto che a meno di un mese dall’anniversario del crollo, i lavori per il nuovo ponte sono già iniziati e procedono speditamente nei tempi previsti. I video sulla costruzione del ponte Per chi volesse conoscere quali saranno le varie fasi di costruzione del Ponte l'associazione PerGenova ha reso disponibile sul proprio sito un video riepilogativo, mentre per chi volesse seguire in diretta il cantiere sono state attivate quattro webcam da cui seguire i lavori>> vai al link Il progetto del nuovo ponte di Genova Si ricorda che secondo il progetto di Renzo Piano, il ponte sarà costituito da un impalcato in acciaio con una travata continua di lunghezza totale di poco superiore a 1,1 km costituita da 19 campate.
Il progetto prevede 18 pile in cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, ad eccezione della campata sul torrente Polcevera e delle due campate adiacenti, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri. Tale soluzione consente l’ottimizzazione delle strutture e delle fondazioni, limitando le dimensioni delle stesse in un contesto fortemente urbanizzato ed antropizzato. Per approfondire vai allo speciale di INGENIO dedicato al crollo del Ponte Morandi
il principio del Codice Appalti si applica anche agli appalti sotto soglia Giovedì 18 Luglio 2019 Oneri sicurezza e costo manodopera: il principio del Codice Appalti si applica anche agli appalti sotto soglia Il Cga Sicilia sull'art. 95, comma 10, d.lg. n. 50 del 2016, in base al quale gli oneri di sicurezza e il costo della manodopera devono essere espressamente indicati in sede di offerta Si applica anche agli appalti sotto soglia il principio, sancito dall’art. 95, comma 10, d.lg. n. 50 del 2016, secondo cui gli oneri di sicurezza e il costo della manodopera devono essere espressamente indicati in sede di offerta, con la conseguenza che la mancata ottemperanza a tale obbligo legale comporta necessariamente l’esclusione dalla gara perché la loro omessa evidenziazione non è un’omissione formale, ma integra pienamente la violazione sostanziale della prescrizione di legge. Lo ha precisato il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana nella sentenza n. 683/2019 depositata il 16 luglio. Il Cga ha ricordato che la Corte di giustizia UE, sez. IX, 2 maggio 2019 C-309/18, e non ancora sulla rimessione delle A.P. nn. 1, 2 e 3 del 2019, si è pronunciata su una ordinanza di rimessione del Tar Lazio, e non ancora su quelle di rimessione dell’Adunanza plenaria, affermando che i principi della certezza del diritto, della parità di trattamento e di trasparenza, quali contemplati nella direttiva 2014/24/UE devono essere interpretati nel senso che essi non ostano a una normativa nazionale, come quella italiana, secondo la quale la mancata indicazione separata dei costi della manodopera, in un’offerta economica presentata nell’ambito di una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico,
comporta l’esclusione della medesima offerta senza possibilità di soccorso istruttorio, anche nell’ipotesi in cui l’obbligo di indicare i suddetti costi separatamente non fosse specificato nella documentazione della gara d’appalto, sempreché tale condizione e tale possibilità di esclusione siano chiaramente previste dalla normativa nazionale relativa alle procedure di appalti pubblici espressamente richiamata in detta documentazione. Tuttavia, se le disposizioni della gara d’appalto non consentono agli offerenti di indicare i costi in questione nelle loro offerte economiche, i principi di trasparenza e di proporzionalità devono essere interpretati nel senso che essi non ostano alla possibilità di consentire agli offerenti di sanare la loro situazione e di ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa nazionale in materia entro un termine stabilito dall’amministrazione aggiudicatrice. Il Cga ha altresì escluso che la circostanza che la questione pregiudiziale sia nuovamente pendente alla C. giust. UE a seguito di rimessione da parte delle citate ordinanze dell’Adunanza Plenaria, giustificano – almeno in questa causa - una sospensione del presente giudizio o una ulteriore rimessione alla Corte di giustizia con diversi pur possibili argomenti. E, invero, in disparte la ragionevole prevedibilità dell’esito della prossima decisione della C. giust. UE sulla scorta del suo precedente del maggio 2019 sopra riportato, è tranciante la considerazione che nella specie si controverte di un appalto sotto soglia europea privo di rilevanza transfrontaliera (procedura negoziata per l'affidamento in appalto della gestione del servizio nido comunale” con importo a base di gara di euro 190.974,85 comprensivo di iva al 5%), che esula dalle competenze della C. giust. UE e per il quale opera invece in pieno la regola del precedente vincolante costituito dalle citate ordinanze nn. 1, 2 e 3 del 2019 della Adunanza Plenaria (rese nella composizione della plenaria a quindici con la partecipazione di componenti del Cga), ordinanze che hanno già preso posizione sulla questione di diritto. In allegato la sentenza Allegati dell'articolo Cga-Sicilia-sentenza-683-2019.pdf
la violazione di norme concorrenza può integrare un errore grave Giovedì 18 Luglio 2019 Esclusione dalla gara, Corte Ue: la violazione di norme concorrenza può integrare un errore grave Illegittima la disciplina italiana che esclude, dall’ambito di applicazione dell’errore grave commesso da un operatore economico nell’esercizio della propria attività professionale, i comportamenti che integrano una violazione delle norme in materia di concorrenza La violazione di norme in materia di concorrenza può integrare un errore grave ai fini dell'esclusione dell'operatore dalla gara. Lo ha affermato la Corte di giustizia dell'Unione europea nell'ordinanza del 4 giugno 2019, causa C 425/18. Secondo la Corte Ue “l’articolo 45, paragrafo 2, primo comma, lettera d), della direttiva 2004/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, deve essere interpretato nel senso che esso osta a una normativa nazionale”, come quella italiana - articolo 38, comma 1 e articolo 230, comma 1 del decreto legislativo del 12 aprile 2006, n. 163 - “che è interpretata nel senso di escludere dall’ambito di applicazione dell’«errore grave» commesso da un operatore economico «nell’esercizio della propria attività professionale» i comportamenti che integrano una violazione delle norme in materia di concorrenza, accertati e sanzionati dall’autorità nazionale garante della concorrenza con un provvedimento confermato da un organo giurisdizionale, e che
preclude alle amministrazioni aggiudicatrici di valutare autonomamente una siffatta violazione per escludere eventualmente tale operatore economico da una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico”. La Corte di giustizia UE ha dunque affermato la non conformità alle direttive europee della disciplina nazionale nella parte in cui esclude, dall’ambito di applicazione dell’errore grave commesso da un operatore economico nell’esercizio della propria attività professionale, i comportamenti che integrano una violazione delle norme in materia di concorrenza, accertati e sanzionati dall’autorità nazionale garante della concorrenza con un provvedimento confermato da un organo giurisdizionale, e che preclude alle amministrazioni aggiudicatrici di valutare autonomamente una siffatta violazione per escludere eventualmente tale operatore da una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico. In allegato l'ordinanza della Corte Ue Allegati dell'articolo Corte-Ue-ordinanza-4-giugno-2019.pdf
Codice dei contratti, il Veneto ha riscritto la disciplina sugli incentivi per le funzioni tecniche Giovedì 18 Luglio 2019 Codice dei contratti, il Veneto ha riscritto la disciplina sugli incentivi per le funzioni tecniche Il nuovo Codice Appalti ha sensibilmente modificato l'ambito di applicazione degli incentivi in argomento, rendendo necessaria una riscrittura integrale del vigente regolamento regionale Sul Bollettino ufficiale della Regione Veneto n. 76 del 16 luglio 2019, è pubblicata la deliberazione della giunta regionale n. 876 del 28 giugno 2019, recante “Nuova disciplina per la corresponsione degli incentivi per le funzioni tecniche previsti dall'art. 113 del D.Lgs n. 50/2016”. La Giunta Regionale del Veneto, con propria precedente deliberazione n. 333 del 31 marzo 2015 aveva approvato la vigente disciplina interna in tema di incentivi alla progettazione, regolante, tra l'altro, le modalità di costituzione e ripartizione del fondo di cui all'art. 93, commi 7-bis, 7-ter e 7-quater, dell'allora vigente decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, così come introdotti dalla legge 11 agosto 20014, n. 114. L'approvazione del nuovo codice degli appalti, di cui al D. Lgs n. 50/2016 ed in particolare l'art. 113 dello stesso, ha sensibilmente modificato l'ambito di applicazione degli incentivi in argomento, rendendo necessaria una riscrittura integrale del vigente regolamento regionale.
Nel mentre si sono susseguite anche una serie di interpretazioni giurisprudenziali spesso in contrasto tra loro che hanno determinato una fase di stallo - comunque alla quasi totalità delle realtà pubbliche italiane - nell'adeguamento della disciplina interna al nuovo dettato normativo, in primis per quanto riguarda il computo degli incentivi all'interno e non al di fuori (come sempre fatto in precedenza) del fondo per il trattamento accessorio del personale regionale. Sul punto, solo a decorrere dal 1° gennaio 2018 è stato statuito dalla Sezione Autonomie della Corte dei Conti, a seguito di apposito intervento normativo statale, che gli incentivi stessi possono considerarsi legittimamente esclusi dal tetto di spesa per il salario accessorio dei dipendenti regionali e di tale fondamentale passaggio è stato dato atto nel regolamento di cui all'Allegato A alla presente deliberazione, parte integrante della stessa. In ossequio al dettato normativo, l'Amministrazione regionale ha altresì proceduto a contrattare, in apposita sezione negoziale con le OO.SS. e la RSU, le aliquote progressive di abbattimento dei compensi di produttività/risultato per i dipendenti regionali, ferma restando la fascia di franchigia del valore di € 1.487,50 già in essere. Lo Sblocca-cantieri - il decreto legge n. 32 del 18.4.2019, n. 32 "Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici", come convertito in l. 14.6.2019, n. 55 - non ha modificato la disciplina di cui all'art. 113 d.lgs. 50/16. Tutto ciò premesso, con la nuova DGR – IN ALLEGATO - si va ad approvare la nuova "Disciplina per la corresponsione degli incentivi per le funzioni tecniche previsti dall'art. 113 del D.Lgs n. 50/2016" che sostituisce in toto quella dettata dal regolamento allegato alla DGR n. 333/2015. Allegati dell'articolo Veneto_DGR-28-06-2019_n.876.pdf
Affidamenti dei concessionari, le Linee guida Anac n. 11 aggiornate alla Legge Sblocca-cantieri Giovedì 18 Luglio 2019 Affidamenti dei concessionari, le Linee guida Anac n. 11 aggiornate alla Legge Sblocca- cantieri L'Autorità anticorruzione ha aggiornato le Linee guida n. 11 al decreto legge 18 aprile 2019 n. 32 convertito con legge 14 giugno 2019, n. 55 Con la deliberazione del Consiglio n. 570 del 26 giugno 2019, l'Autorità nazionale anticorruzione ha aggiornato alla Legge Sblocca-cantieri - decreto legge 18 aprile 2019 n. 32 convertito con legge 14 giugno 2019, n. 55 – le Linee Guida n. 11 recanti «Indicazioni per la verifica del rispetto del limite di cui all’articolo 177, comma 1, del codice, da parte dei soggetti pubblici o privati titolari di concessioni di lavori, servizi pubblici o forniture già in essere alla data di entrata in vigore del codice non affidate con la formula della finanza di progetto ovvero con procedure di gara ad evidenza pubblica secondo il diritto dell’Unione europea», approvate dal Consiglio dell’Autorità con deliberazione n. 614 del 4 luglio 2018. Queste Linee guida, adottate ai sensi dell’articolo 177, comma 3, del decreto legislativo 19 aprile 2016 n. 50, contengono alla parte I indicazioni di natura interpretativa rese ai sensi dell’articolo 213, comma 2, del codice dei contratti pubblici al fine di favorire la corretta ed omogenea applicazione della normativa e, come tali, sono da considerarsi non vincolanti. La parte II contiene indicazioni operative rese ai sensi dell’articolo 177 del codice dei contratti pubblici, aventi carattere vincolante. Ricordiamo che l'Anac, con il Comunicato del Presidente dell’8 maggio scorso, ha fornito alcune indicazioni in merito alle Linee guida n. 11, precisando che è fissato al 31 marzo 2020 il termine della pubblicazione dei dati per la verifica del rispetto degli obblighi di esternalizzazione, per concedenti e concessionari (LEGGI TUTTO). In allegato le Linee guida Anac n. 11 aggiornate Allegati dell'articolo Anac-del.570.2019.LineeGuida.11.pdf
la Toscana va alla Consulta contro l'art. 10 del Decreto Crescita Giovedì 18 Luglio 2019 Ecobonus e sismabonus scontati in fattura: la Toscana va alla Consulta contro l'art. 10 del Decreto Crescita Il governatore Rossi: “Si facilitano gli operatori di grandi dimensioni e si penalizzano i piccoli”. Incontro tra Confartigianato e il sottosegretario al Mise Davide Crippa La Giunta regionale della Toscana ha dato mandato al proprio presidente di costituirsi in giudizio di fronte alla Corte Costituzionale contro la norma del Decreto Crescita convertito in legge sullo sconto in fattura per l'ecobonus e il sismabonus. "La norma statale – spiega il governatore della Toscana Enrico Rossi - chiede alle imprese di anticipare ai cittadini il credito di imposta che possono vantare nel caso abbiano fatto effettuare lavori antisismici o per il risparmio energetico. Le aziende possono poi recuperare nei successivi 5 anni le somme anticipate. Se quelle grandi possono farlo più facilmente, le piccole hanno invece difficoltà. Si facilitano gli operatori di grandi dimensioni e si penalizzano i piccoli. E anche questo, nella realtà toscana, non può andare bene. Quindi in questo caso chiediamo alal Consulta che gli articoli che lo prevedono siano cancellati". “Si tratta degli articoli 10 e 18 del Dl 34/2019 ora convertito nella legge 58/2019”, si legge nel comunicato della Regione Toscana. La Regione si costituisce in giudizio davanti alla Consulta anche per un'altra questione, la legge regionale sugli appalti (n.18/2019), che “deve essere mantenuta nella parte in cui prevede una riserva a favore delle piccole e medie imprese”.
"Abbiamo – spiega Rossi – un contenzioso con il Governo perché noi vogliamo tutelare le nostre piccole e medie imprese e chiediamo che la Corte ne tenga conto. E' per questo che nella nostra legge regionale abbiamo introdotto un articolo che prevede, nel caso di appalti inferiori ad 1 milione di euro, che le stazioni appaltanti possano chiamare a partecipare alle gare PMI toscane fino ad un massimo del 50% del totale degli invitati. E non vogliamo che questa possibilità sia eliminata". "Dobbiamo fare – aggiunge l'assessore alla presidenza, Vittorio Bugli - una battaglia tutti insieme. Anche i firmatari del Patto per lo sviluppo, da cui la legge ha tratto ispirazione e che vede tra i protagonisti le stesse organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria, ci spingono a resistere in giudizio contro le contestazioni che ci sono state mosse dal governo su un punto specifico della legge regionale sugli appalti. La nostra motivazione è che esiste una disciplina europea che dice che va favorita la partecipazione della piccola e media impresa agli appalti pubblici. Tocca all'Europa stessa e ai Paesi membri poi tradurre la direttiva in atti concreti. Ad oggi però manca una precisazione di come concretamente si può agire. La possibilità che offre la legge Toscana va esattamente in questa direzione. Noi vogliamo solo attuare la norma europea. Oltretutto abbiamo il dovere di tenere conto del fatto che in Toscana nel 2017 abbiamo registrato la presenza di 36.574 imprese edili, di cui 35.311 hanno meno di dieci dipendenti, il 96%. Capite che la nostra economia è fatta così, e nostro dovere è tenerne conto". CONFARTIGIANATO A CONFRONTO CON IL SOTTOSEGRETARIO AL MISE DAVIDE CRIPPA. Ennesima iniziativa di Confartigianato per far modificare il meccanismo dello sconto in fattura per ecobonus e sismabonus previsto dall’articolo 10 del Decreto Crescita. Oggi una delegazione di Confartigianato, guidata dal Segretario Generale Cesare Fumagalli, ha incontrato l’On. Davide Crippa, Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, con delega all’energia e alle risorse minerarie, per individuare soluzioni ai problemi per le piccole imprese derivanti dall’applicazione della nuova norma. Il Segretario Generale Fumagalli ha ribadito al Sottosegretario Crippa il grave rischio di alterazione della concorrenza a danno dei piccoli imprenditori dei settori costruzioni e installazione impianti in capo ai quali si scaricherebbero tutti e subito gli oneri dello sconto immediato sulle fatture. I rappresentanti di Confartigianato hanno anche ricordato all’esponente del Governo che l’Autorità Antitrust, cui la Confederazione ha inviato una segnalazione, è intervenuta in sede di discussione parlamentare, evidenziando che la norma del Decreto Crescita “appare suscettibile di creare restrizioni della concorrenza nell’offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni”. Cesare Fumagalli ha quindi sollecitato al Sottosegretario Crippa un intervento per modificare l’impostazione dell’articolo 10 del Decreto Crescita che penalizza, escludendole dal mercato, le migliaia di piccole imprese del ‘sistema casa’ che solo per scarsa liquidità finanziaria e insufficiente capienza fiscale per compensare il credito d’imposta non saranno in grado di praticare lo sconto. Ciò a vantaggio dei fornitori più strutturati e dotati di elevata capacità organizzativa e finanziaria che saranno in condizione di anticipare la liquidità necessaria a integrare lo sconto. In tal modo, la misura sull’ecobonus finisce per
contraddire l’obiettivo del Decreto crescita che punta a rilanciare l’economia del settore delle costruzioni, favorendo contemporaneamente l’innovazione e la sostenibilità del patrimonio immobiliare italiano e il rilancio dei consumi.
MICROAPPALTI NELLA VORAGINE DELLO SBLOCCA CANTIERI Dove sono finiti un terzo dei bandi sotto i 150 mila euro relativi all'assegnazione dei micro-cantieri? Ecco la verità sull'affidamento diretto dei lavori Di Redazione Tecnica - 19 luglio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA Da una parte ci sono dati che comprovano un periodo florido, un piccolo miracolo italiano: in pochi mesi (meno di cinque), circa il 95% dei 400 milioni stanziati dalla legge di Bilancio per il finanziamento dei lavori pubblici nei piccoli comuni, sono stati appaltati, e circa il 36% (dunque 135,4 milioni di euro), sono statierogati. Un fatto assolutamente insolito per l’Italia degli appalti. Dall’altro lato, altri dati, insistono su un crollo degli appalti integrati a giugno. Sembrano infatti essersi dissolti nel nulla almeno un terzo dei bandi sotto 150 mila euro. Tracciamo meglio la storia di questa “sparizione”… Microappalti e Sblocca cantieri, qual è il problema? I dati a cui ci riferiamo sono quelli tratti dall’osservatorio mensile sui bandi di gara per lavori pubblici tenuto dal Cresme (curiosi? scaricatelo a fine articolo!). Sembra che come principale effetto sui micro-appalti, lo Sblocca cantieri abbia in poco tempo, da quando è attivo, fatto sparire oltre un terzo dei bandi relativi all’assegnazione dei micro-cantieri; tutto grazie alla nuova regola di affidamento diretto dei lavori fino a 150 mila euro.
Osservando i dati del Cresme, uno dei dati più interessanti è quello sui micro appalti: a giugno 2019 i bandi per l’assegnazione di commesse che rientrano sotto i 150 mila euro sono calati a 533 in corrispondenza di 34 milioni di euro. Ricordiamo che con le novità dello Sblocca cantieri, queste commesse possono essere assegnate direttamente dai funzionari pubblici in via fiduciaria, previa consultazione di almeno tre preventivi (qualora disponibili). L’anno scorso invece il Cresme rilevava 845 avvisi in questa fascia, pertanto il calo rispetto al 2018 è pari al 36,9%, attestando la tipologia di appalti non vincolati a pubblicità a un importo di 21 milioni di euro. Parliamo di una differenza di 31 milioni di euro, da 55 a 24 milioni. Eppure giugno 2019 si chiude con segno positivo… Di fatto ci sono parecchi saliscendi, e occorre fare attenzione ai dati registrati: giugno è stato un mese ricco di maxi- importi, con un + 4,2% di importi messi a gara, ma si attesta un -12,2% di numero di avvisi registrati (1.919 contro i 2.241 dell’anno scorso, dato che conferma lo stop per l’avvento dello Sblocca cantieri). Approfondisci con: Lo Sblocca Cantieri cambia le cose: ecco come, in modo approfondito Ad alzare il peso degli importi a gara, sicuramente ci sono i due bandi pubblicati da Autostrade per la terza corsia sulla Firenze-Pistoia (248 milioni) e per la gestione dello “smarino” nel cantiere per la Gronda di Genova (146 milioni). Quali i bandi più penalizzati? Bloccati maggiormente gli appalti integrati, per cui invece si erano previste molte pubblicazione, data la decisione dello Sblocca cantieri di congelare fino al 2020 l’obbligo di bandire le gare su progetto esecutivo. Nulla di tutto ciò è accaduto, e il numero di bandi di progetto e lavori si è dimezzato: si è passati da 50 a 26 avvisi. Anche gli importi sono crollati del 77,5%: da 1,65 miliardi a 370 milioni. Cosa significa? È probabile che questo sia solo un segnale della sfiducia della amministrazioni che non credono in fondo nelle nuove regole del decreto. “Voci di corridoio” affermano che forse le amministrazioni non si fidano della “liberalizzazione” a metà sancita dal decreto: colpa dell’evidente errore che ha cancellato solo in parte i divieti previsti dal codice appalti, lasciando in vita le norme che obbligano a bandire le gare su progetto esecutivo. Scarica i dati del Cresme relativi a giugno 2019
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