DIMENSIONI E DEFINIZIONI DEL POPULISMO - San Niccolò 25 Settembre 2018 Report A cura di Luca Verzichelli & Sergio Martini

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DIMENSIONI E DEFINIZIONI DEL POPULISMO - San Niccolò 25 Settembre 2018 Report A cura di Luca Verzichelli & Sergio Martini
3° WORKSHOP TEMATICO

DIMENSIONI E DEFINIZIONI DEL POPULISMO

                San Niccolò
             25 Settembre 2018

                  Report

                 A cura di
      Luca Verzichelli & Sergio Martini

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Introduzione

Questo rapporto riepiloga i risultati del terzo Workshop dipartimentale nell’ambito del
progetto di Eccellenza 2018-2022.

Lo studio del populismo, in tutte le sue definizioni è stato indicato nel progetto dipartimentale
come un tema centrale nell’agenda di molte discipline – la storia contemporanea, la teoria
politica normativa, la scienza politica empirica, la sociologia della comunicazione, per fare
solo alcuni esempi – ma anche come la fonte di una serie di puzzles che possono essere
affrontati seguendo una prospettiva inter-disciplinare.

A cominciare dalla più semplice domanda sulla definizione (“che cosa è il populismo?”), oggi al
centro di molti lavori, le implicazioni e gli stimoli per un’audience di studiosi assai vasta e
composita come quella del DISPOC sono ben evidenti: si tratta di un’ideologia (o di una
contro-ideologia) dei nostri tempi o dobbiamo studiarla in prospettiva diacronica? Si tratta di
una deriva recente dovuta alla crisi dei modelli di cosa pubblica sviluppati nel XX secolo,
oppure di una modalità latente della politica? Si tratta di un fenomeno che attiene
maggiormente alla sfera comunicativa – ad esempio il linguaggio politico, le campagne
elettorali, l’uso pubblico dei media e dei new media – oppure è necessario approfondire anche
la sfera dell’agire politico – vale a dire il rappresentare, governare e rispondere in modo
“populista”? Queste sono solo alcune delle questioni emerse da una rassegna iniziale della
letteratura, confermando la rilevanza ma anche la complessità di un progetto incentrato
appunto sul concetto di populismo.

Il workshop si è articolato in due fasi principali. Durante la prima (Parte 1), con un approccio
frontale e l’ausilio di una serie di presentazioni multimediali, si sono succeduti cinque
interventi di circa dieci minuti ciascuno, allo scopo di presentare succintamente alcune
possibili azioni di ricerca sul tema individuato. Tali proposte sono tutte connesse all’agenda di
ricerca complessiva del DISPOC e rappresentano un campione dei progetti sviluppati
autonomamente dai singoli ricercatori e dai gruppi di ricerca: l’approccio politologico
declinato in chiave di studio dell’opinione pubblica (Angelucci) o in quella dei partiti e del
discorso politico (Borri), l’approccio della linguistica comparata (Bianchi), l’approccio storico
secondo la prospettiva dei media-studies (Gozzini) e in quella della storia dei partiti e delle
istituzioni europee (Pasquinucci).

Tuttavia, ognuno dei contributi ha rappresentato e in qualche modo avviato alcune proposte
autenticamente inter-disciplinari verso altri membri del DISPOC. In taluni casi, sono stati
presentati i frutti di una collaborazione già avanzata tra vari membri del dipartimento. Questo
è il caso, per esempio, del contributo di Valentina Bianchi, la quale ha presentato un lavoro
empirico svolto su dati già disponibili presso il DISPOC e basati sulla collaborazione tra vari
approcci di analisi linguistica e analisi socio-politologica. Altre relazioni hanno proposto,
invece, una lettura inter-disciplinare di ulteriori dati e fonti disponibili sul tema, cercando di
coinvolgere nel dibattito le altre discipline. Tra queste, Gozzini ha offerto vari quesiti alle
componenti semiotiche e antropologiche del dipartimento, nonché ai sociologi della
comunicazione. In aggiunta, sia la presentazione di Angelucci sia quella di Pasquinucci hanno
richiamato la proficua sinergia che può nascere tra storici e cultori della scienza sociale
empirica nella ricostruzione del fenomeno populista, affrontando temi come la valutazione
(positiva o negativa) delle ondate di populismo, oppure approfondendo concetti già indagati

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da molti studiosi a cavallo tra le discipline, come quelli di ‘Euroscetticismo’ o di ‘vincolo
esterno’. Anche le tre dimensioni del ‘sovranismo’ analizzate da Borri possono senza dubbio
costituire un richiamo per una discussione interdisciplinare, pensando ad esempio alle
implicazioni che i concetti di ‘nativismo’, ‘patriottismo’, ‘esterofilia’ (oppure ‘xenofobia’) o
anche di ‘cospirazionismo’, considerato dalla relazione di Gozzini, possono avere nelle agende
di ricerca di molte discipline.

La seconda parte (Parte 2) è stata dedicata alla discussione dei temi presentati nella prima,
utilizzando il modo di procedere bottom-up e gli strumenti del design thinking già
sperimentati negli incontri precedenti. In aggiunta, la riflessione collettiva è stata arricchita da
un esercizio metodologico per la valutazione della coerenza tra una serie di indicatori tesi a
misurare le attitudini populiste dei cittadini ed alcune dimensioni appartenenti al medesimo
concetto. In questo senso i circa trenta partecipanti al Workshop sono stati chiamati a
giudicare l’utilità di ventiquattro domande selezionate dalla letteratura sul tema e
potenzialmente utili per l’inchiesta di opinione attualmente in fase di progettazione presso il
DISPOC e che si realizzerà con l’ausilio del panel telematico GFK nel periodo 2019-2021. In
breve, il compito per tutti i partecipanti alla palestra concettuale è stato quello di selezionare
gli items che secondo loro costituivano le domande più rilevanti e di individuare le dimensioni
corrispondenti, raggruppandoli secondo le quattro grandi categorie suggerite nel corso della
discussione, oppure promuovendo essi stessi nuove proposte di dimensioni attraverso
commenti individuali.

Il presente rapporto presenta i contenuti emersi durante le due fasi del workshop. Gli
interventi di Davide Angelucci, Valentina Bianchi, Giovanni Gozzini, Daniele Pasquinucci e
Rossella Borri sono riassunti nella Parte 1. Ogni presentazione è stata corredata da un set di
slides, e da un breve abstract in inglese che viene tradotto in questo rapporto e pubblicato in
entrambe le lingue nelle pagine web destinate dal DISPOC a questo progetto. Le slides degli
interventi della Parte 1 sono disponibili sullo spazio Cloud di archiviazione di Unisi
(nuvola.unisi.it). L’accesso è consentito ai membri del DISPOC e a tutti coloro che fossero
interessati, previa richiesta.

I commenti e le direzioni di ricerca futura, presentati in forma sinottica al termine del
rapporto, riassumono i numerosi interventi in sede di discussione e sono presentati nella
Parte 2. Questi interventi hanno collegato osservazioni critiche e stimoli ai contenuti delle
presentazioni formali della prima parte, oppure hanno commentato la batteria di domande
proposte durante la seconda parte, o infine hanno aggiunto nuove tematiche di ricerca o nuovi
interrogativi a quelli sviluppati durante le presentazioni.

Parte 1. Contenuti degli Interventi

Nella prima parte, dopo una breve introduzione di Alessandro Innocenti e di Luca Verzichelli
sui temi affrontati e sull’agenda del Workshop, si sono succeduti i brevi interventi elencati di
seguito. Lo scopo non era tanto di riportare dei risultati “consolidati” delle singole ricerche ma
piuttosto di fornire una serie di spunti concreti alla discussione in modo da innescare dei
processi collaborativi e dialettici, tra i membri del DISPOC.

In ordine cronologico, i sei interventi sono stati i seguenti:

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1. Populismo e Antipopulismo: l’evoluzione del dibattito, Davide Angelucci (con Maria
      Giovanna Sessa e Gianluca Piccolino)
   2. Aspetti sintattici e pragmatici del dibattito online su minoranze e immigrazione,
      Valentina Bianchi (con Alison Duguid).
   3. Populismo, cascate informative e fake news, Giovanni Gozzini.
   4. L’uovo e la gallina. Populismo contemporaneo e l’ondata euroscettica, Daniele
      Pasquinucci.
   5. Le dimensioni del sovranismo populista, Rossella Borri (con Linda Basile e Luca
      Verzichelli)

I contenuti di ciascun intervento sono brevemente riassunti di seguito, con l’aiuto degli
abstract e del materiale fornito dai relatori e circolati per tempo tra i membri del
dipartimento.

1. Davide Angelucci (con Maria Giovanna Sessa e Gianluca Piccolino)
Populismo e Antipopulismo: l’evoluzione del dibattito,

Il paper mira a contribuire alla crescente ricerca scientifica dedicata al populismo, facendo
luce sui significati attributi al termine nel dibattito pubblico.

Data la natura preliminare dell’esplorazione, e consapevoli dei limiti della nostra analisi,
offriamo in questo lavoro una ricognizione prevalentemente descrittiva, che apre tuttavia un
ragionamento sulla comprensione del fenomeno o dei fenomeni di volta in volta indicati come
“populismo”. Lontano dal voler fornire conclusioni definitive, proviamo piuttosto ad offrire
alcune provvisorie interpretazioni dei dati.

I nostri risultati preliminari suggeriscono che il populismo è in generale usato come un
termine dispregiativo e questo risultato vale oramai per un periodo temporale abbastanza
lungo. Infatti, nonostante alcune rilevanti variazioni tra i diversi paesi, il modello è rimasto
abbastanza stabile, come mostra l’analisi comparata, nelle ultime cinque elezioni.

Tuttavia, abbiamo trovato differenze rilevanti per gli attori in genere etichettati come
populisti. Mentre i riferimenti a specifici attori politici sono diminuiti nel corso del tempo, è
evidente una crescente tendenza ad utilizzare l’etichetta “populismo” in termini generali.
Questo risultato apre a due possibili, e non necessariamente esclusive, interpretazioni. In
primo luogo, i riferimenti al populismo in generale suggeriscono che gli attori politici che sono
potenzialmente “autorizzati” ad essere etichettati come populisti potrebbero essere cresciuti
nel tempo, come è evidente per esempio in alcune realtà europee. Secondariamente, la perdita
dei confini del populismo potrebbe suggerire che il valore analitico del termine si sta
restringendo.

2. Valentina Bianchi (con Alison Duguid)
Aspetti sintattici e pragmatici del dibattito online su minoranze e immigrazione,.

L’obiettivo di questo intervento è abbozzare una metodologia di analisi linguistica del
dibattito online su minoranze e immigrazione, allo scopo di individuare le strategie discorsive

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proprie del dibattito online, e di enucleare alcuni tratti linguistici che evidenziano il ricorso
a stereotipi o a meccanismi di “othering” rispetto al gruppo target.

Le analisi si articolano su tre livelli:

(a) annotazione delle Question Under Discussion (QUD, Djalali et al. 2011), delle domande
informative e retoriche;
(b) analisi di specifici elementi grammaticali (NOI+nome, VOI+nome, QUEST*+nome umano;
(c) analisi delle keywords lessicali e dei loro collocates.

La metodologia per i punti (a)-(b) è stata testata su un piccolo corpus di 144 post, tratti dai
materiali del progetto E-voice (Olmastroni 2017).

L’annotazione delle QUD e delle loro relazioni gerarchiche ha permesso di formulare alcune
ipotesi di partenza, e di individuare alcuni elementi o costrutti grammaticali che correlano
con la QUD. Il corpus di discussione E-voice per i tre paesi, che risulta appena sopra i 100.000
segni (Regno Unito 11.522; Italia 77.893; e Francia 11.629), è stato comparato con i corpus
generali nelle tre lingue a partire dal database di Sketch Engine. Le parole chiave che sono
emerse sono state analizzate, raccolte, collocate, e l’analisi portata a termine. I risultati
preliminari indicano diverse differenze nel discorso.

Nonostante le differenze nella dimensione del corpus, abbiamo trovato un andamento
similare nelle principali parole chiave dei tre data sets che rispecchiano sia l’argomento che le
strategie retoriche. Possiamo distinguere un discorso noi e loro, un discorso
sull’immigrazione, alcune strategie retoriche di negazione e smentita che sono comuni a tutti
e tre. Ulteriori analisi qualitative mostrano nei dati francesi “l’altro” della classe politica con
una serie di insulti preceduti da “ces”: (ces incapables di socialos, ces idiots, ces débiles, ces
enarques, ces lecheurs de cul, ces voyoux, ces politicards, ces voleurs) ma anche immigrés,
refugiés e popolations che potrebbero suggerire l’utilizzo dei migranti come capro espiatorio.

Nei dati italiani l’utilizzo della deissi indica più chiaramente tendenze populiste con
l’assegnazione di valutazioni negative alle ‘altre’ posizioni prese da politici, al ricorso di altre
figure dell’élite come capri espiatori, così come la popolazione migrante. L’ostilità verso la
classe politica è più pronunciata, su 133 esempi di questi abbiamo trovato che il 30%
comprende forti critiche alla classe politica per incompetenza, cattiva gestione, oppure anche
disonestà e politiche volte al proprio tornaconto personale. Aperta ostilità verso i migranti è
evidente in solamente il 7% degli esempi. L’utilizzo di questi come un deittico, tuttavia nei
dati del Regno Unito nel contesto della crisi migratoria è spesso con una prosodia neutrale o
favorevole, esprimendo prevalente compassione per l’esperienza dei rifugiati.

Riguardo la scelta lessicale delle parole chiave per i dati italiani (in confronto con It tenten)
contengono un numero ragguardevole di oggetti riferiti ad una valutazione negativa, invettiva,
accuse, con un alto livello di iperbole (pessimo, ridicolo, stupido, figuraccia, misero, miseria,
parassitario, egoismo, schifo, vergognare, vergognoso, vergogna, catastrofe, martoriare,
corrotto, corruzione, parassita, arricchire, inganno, fregare, speculare, criminale, crimine,
spaccio, furbo, furbetti, sfasciare, razzolare, lassismo, permissivismo, delinquere, delinquente,
ladro, impunemente). Questo lessico saliente rivela una considerevole ostilità verso la classe
politica con l’accusa di disonestà, malafede ed attività criminose, suggerendo il tema della
mancanza di fiducia nella gestione dell’economia e paure in riferimento alla sicurezza. Politica

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è una parola chiave nei dati italiani, ed è possibile vedere come le percezioni maggiormente
negative e le emozioni siano collegate alla classe politica.

Sia nel caso italiano che francese i moderatori sono intervenuti chiedendo ai partecipanti di
accettare gli standard di intervento. Non ci sono simili oggetti di valutazione negativa nelle
parole chiave nel Regno Unito. Sembra essere espressa una meno ostile visione del mondo là.

3. Giovanni Gozzini
Populismo, cascate informative e fake news

In questo paper propongo una riflessione generale su cascate informative e fake news.
Più in dettaglio, la mia analisi muoverà da alcuni recenti studi, in particolare quelli basati sui
dati delle elezioni presidenziali americane del 2016, per valutare le preoccupazioni da molti
autori sollevate sugli effetti delle storie inventate che hanno successo sulla rete e sulle
immagini circolate attraverso i social media.

Tra le implicazioni più rilevanti promosse dalla letteratura, in particolare, è utile soffermarsi
su una evidenza che per alcuni costituisce una autentica sfida alle democrazie: i social media
sembrano infatti costituire delle fonti sempre più importanti (sebbene non necessariamente
dominanti nella discussione quotidiana e nelle campagne elettorali) relativamente alle
elezioni. Questo tipo di evidenza è già stata sufficientemente analizzata nel contesto del
sistema politico USA e in particolare in occasione della elezione del Presidente Trump.
Tuttavia, questo tipo di interpretazione può essere estesa a molti casi rilevanti.

In linea con questo ragionamento, l’analisi vira verso la discussione di diversi dati e diverse
fonti, che mostrano appunto l’impatto crescente dei nuovi media. Lo scopo è quello di
discutere, utilizzando diversi filoni di ricerca, le implicazioni dell’uso distorto delle cascate
informative e dell’introduzione di fake news in termini di qualità democratica. Infatti, i
sondaggi annuali del Pew Research Center documentano come i social media stiano
diventando la principale fonte di informazione politica, e come il loro pubblico sia sempre più
orientato a visitare soltanto le fonti on line che confermano e rafforzano opinioni già radicate.
Dunque, il principale effetto è quello di mettere in discussione la democrazia nel suo
fondamentale significato di forum rappresentativo delle diverse visioni.

Il principale risultato emerso sino ad ora da questi studi conferma dunque che le fake news
tendono a consolidare il consenso di un dato attore, invece di spostare il consenso da un
attore all’altro. Infatti, la gente tende a credere nelle storie che mettono in buona luce il loro
candidato preferito, specialmente se possono contare su network mediatici ideologicamente
segretati. Ognuno può dunque trovare giustificazione alla propria tesi. I dati presentati
illustrano un impatto crescente di tali fenomeni, e questo provoca il rischio che le cascate
informative possano minare la credibilità e la affidabilità della democrazia, riproducendo
l’uso che dei media fecero i regimi totalitari del XX secolo. Si tratta di un rischio non
necessariamente alto nel breve periodo ma non per questo da sottovalutare.

4. Daniele Pasquinucci
L’uovo e la gallina. Populismo contemporaneo e l’ondata euroscettica

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Non vi sono molti studiosi al lavoro sul legame tra populismo ed euroscetticismo. Per citare
Marianne Kneuer, vi è un vuoto di comunicazione tra le due aree di ricerca che si occupano di
quei due temi. La lacuna è tanto più significativa qualora si consideri che l’elemento unificante
che connota tutti i partiti populisti di successo in Europa è il loro crescente euroscetticismo,
unito a nuove istanze nazionalistiche.

D’altronde, è intuitivo che la critica all’Europa sia basata sulle (e alimentata dalle)
argomentazioni del populismo. Quest’ultimo è notoriamente un concetto di difficile
definizione. Tuttavia, ognuno può concordare su una descrizione minima come la seguente:
“… il populismo si riferisce ad un insieme di istanze politiche che enfatizzano il ruolo del
“popolo” e spesso lo contrappongono alle “elite””.

Questa definizione basilare getta le fondamenta per una sorta di connessione naturale tra
euroscetticismo e populismo, dato che il primo ha da subito accusato la Comunità europea di
essere l’esito di un processo guidato dalle elite. Basterà qui ricordare come per Jean Monnet –
uno dei padri fondatori della CEE – sarebbe stato “sbagliato consultare i popoli d'Europa sulla
struttura di una Comunità della quale essi non hanno alcuna esperienza pratica”. In realtà,
l’integrazione europea non è affatto stata un progetto pensato dell’ élite “contro il popolo”,
oppure (variante dell’argomentazione euroscettica) una cospirazione tedesca per dominare
l’Europa attraverso politiche monetarie ed economiche.

Tuttavia, la precedente citazione prefigura - a prima vista – qualche legame tra il “progetto
sovranazionale e la “rivolta populista ed euroscettica”. Al tempo stesso, l’approccio elitario
promosso da Jean Monnet può essere un buon punto di partenza per approfondire l’intuizione
circa la relazione tra euroscetticismo e populismo. Per raggiungere questo scopo, l’Italia può
costituire un caso di studio rilevante. In questo paese, sin dalla fase iniziale di adesione alle
Comunità, la membership è stata spiegata (e giustificata) essenzialmente come un “vincolo
esterno”, che la classe dirigente vedeva come strumento decisivo per introdurre nella società
italiana una serie di ordinamenti che essa, da sola, non sarebbe stata in grado di imporre.
Attraverso la retorica del vincolo esterno, la classe dirigente ha perciò favorito l’idea di una
Europa “altro da noi”. Ma questa idea si sarebbe poi trasformata in un potente argomento per
i movimenti e i partiti euroscettici. Mentre i cittadini non possono controllare l’Europa – che è
altro (ed è lontana) da loro – l’Unione Europea prende decisioni che riguardano le loro vite.
Da questo punto di vista, si potrebbe affermare che il modo in cui l’Italia ha concepito la
propria partecipazione alle varie fase dell’integrazione europea ha posto alcune importanti
premesse tanto per la contemporanea rivolta populista quanto per l’ondata euroscettica. È
difficile dire chi sia nato prima tra l’uovo (il populismo contemporaneo) e la gallina
(l’euroscetticismo come un fenomeno di massa). Ma certamente, in Italia, un certo modo di
intendere l’europeismo ha accudito entrambi, fino a farli sbocciare.

5. Rossella Borri (con Linda Basile e Luca Verzichelli)
Le dimensioni del sovranismo populista,

Negli ultimi anni, servendosi di un messaggio iper-semplificato, incentrato principalmente su
una costruzione binaria che oppone un virtuoso “popolo sovrano”, entità indefinita ma del
tutto omogenea, non attraversata da conflitti, ad un analogamente imprecisato gruppo, quello
delle “corrotte élite”, alcuni partiti sono riusciti ad intercettare un consenso trasversale

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nell’elettorato di molti paesi dell’Unione Europea ed oltre i confini dell’Unione. Questi
controversi attori politici sono comunemente qualificati come “populisti”.

Si tratta, in realtà, di una categoria alquanto eterogenea, popolata da orientamenti ed obiettivi
politici anche molto distanti fra loro. In questo intervento sosteniamo che l’appello ad una
rottura radicale, volta a “riprendere il controllo” delle decisioni politiche – come recita il
famoso slogan della campagna per la Brexit: “Let’s take back control” – in nome di un popolo
sovrano, definisca la forma (o meglio, la formula) alla base della “esile” ideologia populista
(Mudde 2004). Ma sosteniamo anche che il contenuto di tale ideologia possa essere articolato
in diversi modi a seconda delle differenti concezioni del popolo di riferimento o, più
precisamente, dei confini di quello che lo studioso Paul Taggart chiama “populist heartland”
(Taggart 2004), ovvero quel territorio virtuoso, ideale e idealizzato entro il quale la sovranità
del popolo dovrebbe essere ristabilita (Ibid.). Tali confini possono infatti essere tracciati in
maniera diversa: in termini di classe, identità o “perdenti di diversa natura” (Kriesi, 2014, p.
369). Possiamo dunque affermare che è la rivendicazione critica di particolari forme di
sovranità, ovvero diverse forme di “sovranismo”, a distinguere la “sostanza” della retorica
populista, come “giustificazione primaria, diagnosi e piano d’azione per il futuro” (Kallis 2018,
p. 286).

Sulla base di dati di diversa natura su dieci paesi europei (tratti dalle inchieste sull’opinione
pubblica e sulle élite politiche effettuate nell’ambito del progetto EUengage negli anni 2016 e
2017 1 e dalla Chapel Hill Expert Survey del 2017 (Polk et al. 2017) riguardante i partiti
politici) abbiamo impiegato una tecnica statistica “di riduzione delle informazioni” al fine di
individuare l’esistenza di diverse concezioni di sovranità adottate da differenti partiti, élite
politiche e gruppi dell’opinione pubblica.

In linea con quanto teorizzato in precedenti studi (Meny and Surel 2000, Kriesi 2014) l’analisi
fattoriale ha isolato tre principali declinazioni della rivendicazione sovranista, perfettamente
coincidenti per le diverse categorie di attori in esame e riconducibili a tre principali
dimensioni della sovranità popolare: quella cultuale, quella politica e quella economica. In
particolare, i dati analizzati mostrano come la retorica sovranista, benché non estranea ai
partiti mainstream, sia di primaria importanza per quelle formazioni politiche definibili come
populiste. Infatti, quei partiti che, secondo l’analisi effettuata, enfatizzano in modo più
marcato la contrapposizione tra popolo ed élite, sono gli stessi che si appellano più
radicalmente alla necessità di recuperare una qualche forma di sovranità dalle inaffidabili
élite (in particolar modo da quelle sovranazionali). Lo stesso risultato si conferma per quanto
riguarda gli orientamenti dei supporters di tali partiti politici.

L’analisi indica l’esistenza di un meccanismo che opera a geometrie variabili. Ma se, di fatto,
nessun degli attori presi in esame può essere ricondotto ad una esclusiva forma di
sovranismo, da un lato, i dati mostrano come l’appello alla dimensione culturale della
sovranità, incentrata su una definizione “esclusivista” del concetto di popolo, intesa, secondo
una interpretazione prettamente identitaria, nativista, dunque profondamente anti-
immigrazione, prevalga nettamente nel caso dei partiti populisti di destra. Dall’altro lato,
un'interpretazione più strettamente politica della rivendicazione sovranista, benché non
aliena ad alcune formazioni della destra radicale, sembra caratterizzare più distintamente i
partiti con un opposto orientamento politico. È questo il caso dei cosiddetti partiti populisti di
sinistra (e i loro supporters), impegnati per lo più nella critica al malfunzionamento dei
1   Per maggiori informazioni: http://www.euengage.eu/

                                                                                                8
meccanismi tradizionali della rappresentanza democratica e nella promozione di nuove
pratiche più dirette di partecipazione, compatibili con una costruzione ben più inclusiva del
popolo sovrano, o meglio, dei confini di quel luogo (il c.d.“heartland”) entro il quale la
sovranità del popolo dovrebbe, idealmente, realizzarsi. Allo stesso tempo, però, i nostri dati
indicano anche come il recupero della sovranità economica nazionale sembri essere un tema
trasversale ai diversi orientamenti politici, accomunati, dalla critica nei confronti delle élite
economiche internazionali e sovranazionali.

Guardando alla “sostanza” del fenomeno del populismo, l’analisi del modo e della misura in
cui diverse organizzazioni partitiche si appellano alle distinte forme di sovranità e su come
tali appelli “risuonino” nell’opinione pubblica, può aiutare a far luce sul complesso e ancora
oscuro meccanismo che lega le dimensioni dell’offerta e della domanda politica “populista”.

Parte 2. Commenti e direzioni future

Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con una seconda fase dedicata alla discussione
della quale Luca Verzichelli e Sergio Martini ne hanno spiegato agli intervenuti le finalità.
Come prima attività i partecipanti al Workshop hanno realizzato un esercizio metodologico
per la valutazione della coerenza tra una serie di indicatori tesi a misurare le attitudini
populiste dei cittadini ed alcune dimensioni appartenenti al medesimo concetto. L’esercizio ha
avuto l’obiettivo di esaminare, attraverso un gruppo composito di esperti, la rilevanza di una
serie di domande selezionate dai più recenti contributi metodologici sul tema e la loro
corrispondenza con alcune dimensioni chiave del concetto di populismo. Questo ha
consentito di stimolare la riflessione sull’analisi teorica, strutturale and empirica del
concetto di populismo, valutando la coerenza tra alcune misure e aspetti del concetto (Goertz
2006) ed informando la definizione di una batteria di domande sulle attitudini populiste da
inserire nel questionario per l’inchiesta di opinione che il DISPOC condurrà sul tema
all’interno del progetto d’eccellenza. La tabella 1 presenta la lista degli items utilizzati durante
la palestra concettuale e scelti in seguito ad un’attenta ricognizione degli articoli di Hawkins
et al. (2012), Akkerman et al. (2014), Castanho et al. (in corso di pubblicazione) e Shultz et al.
(2017). 2

Tabella 1: Lista degli items sottoposti ai partecipanti durante la palestra concettuale.
    Numero
                                                                     Testo
     item
1                I politici dovrebbero sempre ascoltare attentamente i problemi delle persone.
2                I funzionari eletti parlano troppo e agiscono troppo poco.
3                Anche se gli italiani sono molto diversi tra loro, la pensano tutti in modo simile, quando si parla di politica.
4                Quello che la gente chiama "compromesso" in politica in realtà è solo un modo per vendere i propri principi al
                 miglior offerente.
5                La differenza politica tra la gente comune e le élite è molto maggiore della differenza tra due persone comuni.
6                La popolazione dovrebbe essere interpellata in tutte le decisioni importanti.
7                Le persone con cui non vado d’accordo politicamente sono solo disinformate.
8                Preferisco essere rappresentato da un cittadino comune che da un politico con esperienza.
9                Le persone come me non hanno alcun potere sulle azioni del governo.
10               La politica è essenzialmente una lotta tra bene e male.
11               I politici non devono passare il tempo tra la gente comune per fare un buon lavoro.
12               La gente normale è unita da un carattere buono e genuino.
13               La volontà del popolo dovrebbe essere il principio più importante della politica di questo paese.
14               Le persone con cui non vado d’accordo politicamente non sono cattive.
15               Il popolo, e non i politici, dovrebbero prendere le nostre decisioni politiche più importanti.

2   Le risposte vengono solitamente raccolte su una scala Likert a 5 o a 7 punti.

                                                                                                                               9
16            La gente normale condivide valori e interessi comuni.
17            La popolazione dovrebbe avere l'ultima parola in merito alle questioni politiche più importanti tramite dei
              referendum.
18            I funzionari di governo cercano con il loro potere di migliorare la vita alle persone.
19            Il potere di alcuni interessi speciali impedisce al nostro paese di fare progressi.
20            Parecchie persone che stanno al governo sono disoneste.
21            Puoi dire se una persona è buona o cattiva dalle sue idee politiche.
22            I rappresentanti in parlamento perdono velocemente il contatto con la popolazione.
23            La gente normale persegue gli stessi obiettivi.
24            Il governo è gestito da pochi grandi interessi che pensano solo al proprio tornaconto.

Tutti gli articoli presi in esame si riferiscono alla definizione di populismo di Cas Mudde
(2007) 3 e considerano, seppure con interpretazioni differenti, alcuni aspetti fondamentali per
una sua completa definizione. Questi aspetti, suggeriti dagli autori, corrispondono a quattro
dimensioni utilizzate nell’esercizio, che sono, nello specifico: 1) la Sovranità del popolo; 2)
l’anti-elitismo; 3) la visione manichea della politica; 4) l’omogeneità e la virtù del popolo. La
Tabella 2 mostra la lista degli items raggruppati secondo le dimensioni come si evince dagli
articoli presi in esame. La definizione degli items, delle dimensioni e della loro
corrispondenza viene realizzata dai vari studi attraverso tecniche per l’analisi di dimensioni
latenti come, per esempio, l’analisi fattoriale.

Tabella 2: Lista degli items ordinati secondo le dimensioni come dagli articoli presi in esame.
                                                               Sovranità                Visione
Numero                                                                       Anti-                      Omogeneità e
                               Testo                              del                  manichea
 item                                                                      elitismo                    virtù del popolo
                                                                popolo                della politica
1         I politici dovrebbero sempre ascoltare                   X
          attentamente i problemi delle persone.
2         I funzionari eletti parlano troppo e agiscono                                     X
          troppo poco.
3         Anche se gli italiani sono molto diversi tra loro,                                                   X
          la pensano tutti in modo simile, quando si parla
          di politica.
4         Quello che la gente chiama "compromesso" in                                       X
          politica in realtà è solo un modo per vendere i
          propri principi al miglior offerente.
5         La differenza politica tra la gente comune e le                     X
          élite è molto maggiore della differenza tra due
          persone comuni.
6         La popolazione dovrebbe essere interpellata in          X
          tutte le decisioni importanti.
7         Le persone con cui non vado d’accordo                                             X
          politicamente sono solo disinformate.
8         Preferisco essere rappresentato da un cittadino         X
          comune che da un politico con esperienza.
9         Le persone come me non hanno alcun potere                           X
          sulle azioni del governo.
10        La politica è essenzialmente una lotta tra bene e                                 X
          male.
11        I politici non devono passare il tempo tra la           X
          gente comune per fare un buon lavoro.
12        La gente normale è unita da un carattere buono                                                       X
          e genuino.
13        La volontà del popolo dovrebbe essere il                X
          principio più importante della politica di questo
          paese.

3Secondo l’autore il populismo può essere definito come una: “thin-centered ideology that considers society to be
ultimately separated into two homogeneous and antagonistic groups, the pure people versus the corrupt elite, and
which argues that politics should be an expression of the volonté générale (general will) of the people" (Mudde,
2007, p. 23)

                                                                                                                      10
14           Le persone con cui non vado d’accordo                                          X
             politicamente non sono cattive.
15           Il popolo, e non i politici, dovrebbero prendere        X
             le nostre decisioni politiche più importanti.
16           La gente normale condivide valori e interessi                                                      X
             comuni.
17           La popolazione dovrebbe avere l'ultima parola           X
             in merito alle questioni politiche più importanti
             tramite dei referendum.
18           I funzionari di governo cercano con il loro                         X
             potere di migliorare la vita alle persone.
19           Il potere di alcuni interessi speciali impedisce al                 X
             nostro paese di fare progressi.
20           Parecchie persone che stanno al governo sono                        X
             disoneste.
21           Puoi dire se una persona è buona o cattiva dalle                              X
             sue idee politiche.
22           I rappresentanti in parlamento perdono                              X
             velocemente il contatto con la popolazione.
23           La gente normale persegue gli stessi obiettivi.                                                    X
24           Il governo è gestito da pochi grandi interessi                     X
             che pensano solo al proprio tornaconto.

Il compito per i partecipanti era di raggruppare quanti più items possibile secondo le quattro
dimensioni suggerite dai contributi presi in esame, scrivendo il numero dell’item su dei post-it
da riporre sotto una delle dimensioni corrispondenti e presentate su una lavagna messa a
disposizione per l’esercizio.

La tabella 3 presenta i risultati dell’esercizio mostrando le risposte dei partecipanti secondo le
dimensioni. In altre parole, il numero sotto ogni dimensione corrisponde al numero di volte
che quell’item è stato associato a quella dimensione. La prima cosa che si può notare è
l’elevato grado di sovrapposizione tra la scelta dei partecipanti e la proposta dei contributi
metodologici analizzati. Ben in 19 casi su 24 la corrispondenza tra item e dimensione è come
quella suggerita dalla letteratura analizzata. Inoltre, solo in 2 casi sui 5 posizionati in maniera
differente (items 2 e 8), la corrispondenza tra item e dimensione riporta una frequenza
complessiva elevata (totale) e la gran parte delle risposte dei partecipante si concentra solo su
una dimensione. Negli altri 3 casi, invece, o l’item mostra una bassa frequenza complessiva
(totale) (items 11 e 14) o la corrispondenza tra item e dimensione riporta una frequenza non
marcatamente differente rispetto ad altre soluzioni (item 4 ‘anti-elitismo’ versus ‘visione
maniche del mondo’), rivelando una più elevata indecisione da parte dei partecipanti
nell’assegnare l’item in questione ad una dimensione precisa. Infine, tra gli items posizionati
come in letteratura ce ne sono alcuni per cui l’operazione di matching sembra essere stata più
agevole mostrando una frequenza totale più elevata e le risposte si concentrano
marcatamente su una opzione specifica (items 15, 5, 6, 13, 16).

Tabella 3: Risposte dei partecipanti secondo le dimensioni
    Numero          Sovranità del             Anti-           Visione manichea della   Omogeneità e virtù del
                                                                                                                    Totale
     item              popolo               elitismo                  politica               popolo
1                        14                     7                        0                      3                    24
2                          0                   21                        2                       0                   23
3                          2                    0                        1                      18                   21
4                          2                   10                        8                       2                   22
5                          3                   22                        2                       6                   33
6                         19                    8                        1                       3                   31
7                          2                    0                        8                       2                   12

                                                                                                                       11
8                        9              21                        0                              4                  34
9                        3              12                        4                              1                  20
10                       0               1                       17                              3                  21
11                       1               5                        3                              0                   9
12                       1               2                        2                              22                 27
13                       21              2                        1                              6                  30
14                       1               1                        4                              7                  13
15                       22              7                        0                              5                  34
16                       2               2                        1                              25                 30
17                       23              2                        0                              4                  29
18                       1               3                        2                              1                   7
19                       1              15                        3                              0                  19
20                       0              18                        2                              0                  20
21                       0               1                       18                              0                  19
22                       2              23                        2                              2                  29
23                       1               0                        0                              22                 23
24                       0              10                        5                              0                  15

In sintesi, l’esercizio metodologico è stato particolarmente vantaggioso confermando, da una
parte, la corrispondenza tra la maggioranza degli indicatori scelti e le dimensioni individuate
e dando la possibilità, dall’altra, di valutare l’opportunità di operare un’ulteriore selezione di
un insieme più ristretto di domande, elemento questo fondamentale per l’efficacia del
questionario che si andrà a realizzare nell’inchiesta DISPOC-GFK.

L’esercizio è stato utile, inoltre, per avviare la discussione finale i cui commenti sono riportati
nella Tabella 4. Nella stessa è’ indicato, oltre al contenuto dei commenti, anche l’autore e il
tema o l’intervento della Parte 1 a cui questo si riferisce.

Tabella 4. Proposte di approfondimento e commenti
     Tema o Intervento            Commento e Autore
     Populismo e                  Rizzi: Particolarmente rilevante per questi studi empirici è il problema della
     Antipopulismo:               definizione di populismo (vedi commenti generali sotto).
     l’evoluzione del dibattito
     Davide Angelucci (con        Bianchi: Nel caso italiano, alla tradizionale contrapposizione verso le élites
                                  politiche se ne è aggiunta una nuova, che corrisponde all'introduzione del
     Maria Giovanna Sessa e
                                  termine denigratorio ‘buonisti’, molto frequente in rete, che meriterebbe uno
     Gianluca Piccolino)          studio specifico. Il termine include tutti coloro che hanno un atteggiamento
                                  pro-immigrazione ed identifica forse una élite culturale contrapposta alla
                                  "volontà del popolo". Vi rientrano ONG, parroci impegnati (includendo financo
                                  il papa), politici e attivisti di sinistra. Gli stereotipi sui buonisti sono: ipocrisia;
                                  l’uso di sole parole e nessun aiuto concreto ai migranti; tornaconto personale o
                                  della propria parte politica; atteggiamento anti-italiano; disinteresse per i
                                  problemi degli italiani bisognosi; distacco dalla realtà; distacco dalla volontà
                                  del popolo.
     Aspetti    sintattici  e     Verzichelli: Il concetto di ‘othering’ che emerge come “invenzione” del
     pragmatici del dibattito     linguaggio (populista e xenofobo) dei nostri giorni, è forse il punto di
     online su minoranze e        collegamento di potenziali e utili ricerche inter-disciplinari. Sono interessato a
     immigrazione                 sapere dai linguisti a quali espressioni e a quale livello di elaborazione
                                  culturale si lega di più. Ma si possono immaginare domande più ampie e che
     Valentina Bianchi (con
                                  possono coinvolgere altri studiosi su cosa spiega l’attitudine all’othering.
     Alison Duguid).
     Populismo, cascate       Verzichelli: Approccio affascinante. Vedo singole implicazioni che già Giovanni

                                                                                                                         12
informative e fake news      ha menzionato (i semiologi per lo studio di espressioni e immagini, i filosofi
Giovanni Gozzini.            per le implicazioni etiche, ecc.) ma anche un’agenda di ricerca autenticamente
                             inter-disciplinare. Soprattutto, vedo bene le competenze di Giovanni (e di altri)
                             per avviare un programma disseminativo di “diagnosi-cura” rispetto ai danni
                             da “superinformazione” che il DISPOC dovrebbe sviluppare in termini di
                             pratiche di civic engagement (vedi commenti generali). Paul Corner potrebbe
                             essere un partner importante per il suo lavoro attuale (sta scrivendo un
                             manuale sulla diffusione di pregiudizi tipo “si stava meglio quando si stava
                             peggio”).
                             La presentazione era volutamente “saltabeccante” e provocativa. Da politologo
                             mi piacerebbe discutere di più dell’ipotesi iniziale (come le cascate informative
                             minano la democrazia) tirando appunto alcuni fili specifici (e quindi
                             rimanendo tra USA ed Europa) per trovare dimostrazioni sistematiche.

                             Battente: Il populismo essendo un contenitore assai vasto e sfumato per non
                             dire ambiguo e generalizzato necessita di categorie semplici e facilmente
                             gestibili per rivolgersi ad un 'ampia platea che vi si possa riconoscere. Un po'
                             come le televisioni generaliste, in cui c'è tutto ed il suo contrario (il paragone
                             non è del tutto casuale a ben pensarci). Un vettore in cui alcuni valori cardine e
                             il populismo spesso si sono mossi è, ad esempio, lo sport che semplificando
                             riesce ad accomunare l'idea di popolo, di passione di unione. L'uso politico
                             dello sport associato al populismo potrebbe essere altro elemento di interesse
                             potenziale.
Populismo/euroscettici       Cutolo: Interessante la prospettiva comparata con realtà come quelle africane.
smo in prospettiva           Il caso della Costa D’Avorio, dove gli studi antropologici e politologici mettono
storica,                     in evidenza un approccio che in Europa giudicheremo populista ma che in
Daniele Pasquinucci.         quella realtà giudichiamo semplicemente anti- o post-colonialista.

                             Bianchi: L'assunzione del popolo come aggregato sociale omogeneo, portatore
                             di valori stabili, viene fatta anche (o forse: soprattutto) attraverso meccanismi
                             di stereotipizzazione e di othering di gruppi identificati come estranei. Posso
                             contribuire su questo punto con una specificazione dei meccanismi linguistici
                             in gioco (alcuni c'erano nei materiali che ho presentato: ‘NOI’ generico, “LORO”
                             generico, ‘QUESTA GENTE’; un altro meccanismo linguistico, molto studiato, è
                             la creazione di termini denigratorio, come, ad esempio: ‘sinistroidi’, “PDioti”)

                             Battente: Potrebbe essere interessante capire se chi oggi è definito come
                             populista o si definisce tale ha la consapevolezza di cosa sia populismo. Nello
                             specifico, in una prospettiva diacronica spesso si accosta l'idea di populismo
                             con il nazionalismo o con il fascismo per rimanere al caso italiano. Ebbene non
                             necessariamente il nazionalismo storico aveva caratteristiche che si
                             sposerebbero con quello che oggi viene definito populismo. Quindi una
                             riflessione in tale direzione (ovviamente è molto generica formulata in tal
                             modo) potrebbe essere utile.
Le dimensioni del            Lumer: Il sovranismo di coloro che si scagliano contro le élite, il sapere, la
sovranismo populista         scienza, etc. ha una sola dimensione.
Rossella Borri (con Linda
                             Bianchi: Mi interesserebbe capire meglio come avete identificato i macro-temi
Basile e Luca Verzichelli)   attraverso l'analisi fattoriale: vedo un collegamento possibile con la mia
                             annotazione delle “Question Under Discussion”.
                             L'assunzione del popolo come aggregato sociale omogeneo, portatore di valori
                             stabili, viene fatta anche (o forse soprattutto) attraverso meccanismi di
                             stereotipizzazione e di othering di gruppi identificati come estranei. Posso
                             contribuire su questo punto con una specificazione dei meccanismi linguistici
                             in gioco (alcuni c'erano nei materiali che ho presentato: ‘NOI’ generico, ‘LORO’
                             generico, “QUESTA GENTE”; un altro meccanismo linguistico, molto studiato, è
                             la creazione di termini denigratorio, come, ad esempio: ‘sinistroidi’, ‘PDioti’)
                             Nel caso italiano, alla tradizionale contrapposizione alle élites politiche se ne è
                             aggiunta una nuova, che corrisponde all'introduzione del termine denigratorio

                                                                                                             13
‘BUONISTI’, molto frequente in rete, che meriterebbe uno studio specifico. Il
                       termine include tutti coloro che hanno un atteggiamento pro-immigrazione ed
                       identifica forse una élite culturale contrapposta alla "volontà del popolo". Vi
                       rientrano ONG, parroci impegnati (includendo financo il papa), politici e
                       attivisti di sinistra. Gli stereotipi sui buonisti sono: ipocrisia; l’uso di sole
                       parole e nessun aiuto concreto ai migranti; tornaconto personale o della
                       propria parte politica; atteggiamento anti-italiano; disinteresse per i problemi
                       degli italiani bisognosi; distacco dalla realtà; distacco dalla volontà del popolo.
Generale/ altri temi   Sulla definizione di populismo

                       Rizzi: Il punto centrale è verso dove spingere la nostra definizione di
                       populismo. Quali sono i fenomeni realmente definibili come tali?
                       Questo intervento apre un ampio dibattito: Isernia: si tratta di un essentially
                       contested concept (De Galie 1955).
                       Mugnaini: è necessario distinguere le definizioni diverse adottate nel tempo e
                       nei differenti contesti.
                       Le dimensioni che abbiamo analizzato nell’esercizio sono relative ad una
                       concezione contestuale e contemporanea che non tiene conto della storia e
                       delle culture.
                       Come possiamo distinguere tra una nozione di populismo fortemente
                       denigratoria da un concetto non riprovevole e da analizzare in modo più laico?

                       Bonini concorda con Fabio Mugnaini sulla necessità di uno sguardo storico sul
                       fenomeno del populismo, per poterne dare una definizione che tenga in conto
                       delle molteplici forme assunte nel tempo. Le definizioni di populismo sono
                       cambiate nel corso del novecento, il populismo come fenomeno storicamente
                       ricorrente, potremmo quasi parlare di "populistic waves".
                       Da una verifica su Google Ngram Viewer (il motore di ricerca di Google che fa
                       ricerche per parole chiave all'interno di una biblioteca di milioni di libri
                       digitalizzati: https://books.google.com/ngrams) si vede come la parola
                       ‘populism’ abbia avuto una crescita costante tra gli anni '60 e '90, per poi
                       decrescere fino al 2008. Il dato sembra in contro-tendenza rispetto all'analisi
                       del contenuto sulla stampa degli ultimi vent'anni, mostrataci dai due
                       ricercatori.
                       In sintesi, se a prima vista il populismo sembra un fenomeno in crescita,
                       adottando uno sguardo di "lunga durata", ne scopriamo la sua dimensione
                       ciclica.

                       Sulle dimensioni della misurazione del populismo

                       Nannini: Intervento sui limiti di uno studio empirico da condurre solo
                       attraverso i sondaggi di fenomeni così complessi. Uso di approcci alternativi
                       come l’analisi del contenuto di discussioni online e nelle reti sociali.

                       Lumer: Le nostre quattro dimensioni sono sovrapponibili. Inoltre, dove
                       collocare il populismo come critica all’epistemologia? Il popolo come
                       detentore della verità non necessita della conoscenza scientifica: allora i
                       populisti sono anti-scientisti? Questo ridurrebbe molto il loro perimetro.

                       Del Panta: la visione Manichea, centrale nella letteratura del populismo, è in
                       realtà nel nostro schema una sottodimensione dell’essere “anti- establisment”.

                       Marzi: una caratteristica dei così detti attori “populisti” in politica è l’attitudine
                       a non confondersi con gli altri attori politici. Questo è un effetto della
                       dimensione “anti-élite” o “anti-establishment” ma in taluni esempi (vedi M5S)
                       una precisa scelta a non accettare il compromesso (e quindi il concetto di
                       ‘concertazione’, ‘coalizione’, ‘consensus-sharing’). Questo aspetto potrebbe
                       essere affrontato da alcune domande?

                                                                                                          14
Berti: nel nostro schema mancano i “valori”. Vi sono dei contro-valori, in
                             positivo a cui la galassia dei populisti fa affidamento?

                             Altri commenti

                             Battente: Vi sono molte aree ed “oggetti” connessi alla tematica del populismo
                             che possiamo condividere. Personalmente, per interessi di ricerca mi sento
                             ovviamente più vicino ai temi di Daniele e Giovanni. Per questo individuo (vedi
                             commenti sopra) delle possibili aree di ricerca comuni ma l’approccio
                             interdisciplinare applicato a temi come populismo e sport, oppure populismo e
                             nazionalismo interessa ovviamente molti altri studiosi.
                             Qui mi limito a dei commenti finalizzati alla ricerca di dimensioni e definizioni
                             di un progetto già strutturato ma spero che vi siano spazi per ulteriori linee
                             autenticamente condivise.

                             Verzichelli: Il DISPOC avrà in un lasso di tempo breve un materiale unico e le
                             competenze interdisciplinari per parlare a larghe audience di cosa è oggi il
                             populismo nelle sue varie accezioni, in modo asettico e avalutativo. Ma
                             studiando le dimensioni critiche e le conseguenze del populismo possiamo
                             anche isolare i dati che mostrano le derive autoritarie, i punti di contatto con il
                             giustificazionismo ed il negazionismo, la propaganda antiscientista ecc. Il
                             DISPOC deve sviluppare un programma di civic engagement nel quale far
                             convergere le attività di quanti più ricercatori possibile, per mostrare che è
                             possibile trovare un accordo “tra cittadini” su alcun valori, da proporre “fuori”
                             alla comunità reale.

                             Post firmato: Tra i temi dell’indagine aggiungerei i rapporti tra populismo e
                             dimensione epistemica. Gli studi su fake news presentati mi sembrano solo in
                             chiave di critica politica (il popolo contro le élite, le fake news e i
                             cospirazionisti, l’uso non democratico dei social media). Vi è anche il
                             convincimento di una diversa capacità epistemica: la verità della
                             “maggioranza” contro la scienza, contro il sapere codificato.

Conclusioni

Quello dell’analisi delle cause, delle conseguenze, e delle “vie di uscita” dal populismo è un
autentico banco di prova per la ricerca interdisciplinare, come mostrano anche gli studi che si
sono succeduti negli ultimi anni e come le tante “calls” internazionali per il finanziamento
della ricerca richiedono. Benché il passaggio verso una dimensione realmente
interdisciplinare della ricerca richieda azioni ben più convincenti ed impegnative, il
Workshop ha dimostrato l’esistenza di uno spazio di ricerca e di confronto molto ampio, e
soprattutto la fattiva volontà di cooperazione all’interno della piccola comunità del DISPOC.

Il primo elemento da porre al centro del progetto comune di collaborazione concerne il lavoro
necessario di analisi e di “riduzione della complessità” attorno al concetto di populismo e ad
altri ad esso collegati. In questa direzione, la discussione in corso del DISPOC sulla definizione
di populismo e delle sue proprietà attraverso un lavoro approfondito sulle dimensioni è prova
di un livello di interazione già sperimentato e promettente. Questa discussione può
proseguire seguendo altre linee fondamentali, tra le quali:

   •   Un approfondimento dei significati che il termine ‘populismo’ ha assunto nella storia e
       a livello comparato per l’individuazione delle proprietà chiave assunte nell’epoca

                                                                                                             15
odierna e se tale concetto può essere applicato a sistemi politici differenti. Questo
       compito richiederà inevitabilmente la collaborazione per esempio tra le differenti
       componenti storiche, sociologiche, politologiche e linguistiche del DISPOC.

   •   Un approfondimento della letteratura metodologica sul tema, accumulando evidenza
       ulteriore su come tali proprietà sono state trasformate in indicatori da utilizzare nelle
       indagini di opinione. Il Workshop ha suggerito già alcune criticità nelle dimensioni
       proposte dai contributi analizzati durante l’esercizio metodologico svolto nella
       seconda parte. In questo senso il panel telematico GFK darà la possibilità di valutare
       quantitativamente le diverse dimensioni a livello individuale.

Un secondo elemento centrale nel progetto comune circa le attitudini populiste dei cittadini
concerne tanto le loro determinanti così come le loro conseguenze a livello sociale e politico.
In questo senso è necessario l’avvio di un ampio dibattito sui potenziali correlati sociali
economici e politici. Inoltre, è importante valutare se e in quali forme i media abbiano un
ruolo nel favorire queste attitudini. In questo senso, di nuovo, il panel telematico GFK potrà
essere d’aiuto, consentendo la raccolta dei consumi mediali dei partecipanti all’inchiesta che
verranno poi successivamente combinati con quelli d’opinione.

Inoltre, per quanto riguarda le azioni e le strategie da condividere, la discussione durante il
Workshop ha messo in evidenza le seguenti proposte e prospettive, ad esempio, la necessità
di avviare:

   •   Una discussione collettiva dei readings e del materiale necessario da condividere al
       fine di perfezionare il quadro di riferimento teorico di alcune linee di ricerca emerse
       nel dibattito (analisi delle concezioni di populismo nella storia; analisi comparata del
       suo significato in contesti e culture diversi; etc.).

   •   Una discussione collegiale sui dati relativi ai fenomeni collegati alla nozione di
       populismo (successo elettorale dei partiti populisti, diffusione del discorso populista,
       etc.).

   •   Una condivisione più ampia possibile rispetto alla compilazione del questionario che
       sarà alla base dell’inchiesta DISPOC-GFK sul tema e che si svolgerà nel periodo 2019-
       2021 in tre rilevazioni distinte.

   •   Una condivisione di basi di dati e di fonti con il fine di sviluppare lavori con un taglio
       inter-disciplinare su estensione e portata dei fenomeni in oggetto (es. analisi del
       discorso populista, ‘othering’, atteggiamenti connessi a logiche cospirazioniste,
       diffusione delle fake news, etc.)

Le proposte appena discusse e le direzioni di ricerca contenute nello scambio costituiscono
soltanto un primo tentativo di interazione. A sostegno di ulteriori iniziative sarà anche
necessaria una piena collaborazione all’interno del DISPOC rispetto alla condivisione di
metodologie e approcci per l’analisi del tema ‘populismo’ e l’organizzazione di nuovi incontri
e seminari per lo scambio di conoscenze tra le varie componenti del dipartimento.

                                                                                              16
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