IL "PENSIERO FORTE" DI VLADIMIR PUTIN - Un'altra idea dell'Europa nei discorsi del Presidente della Federazione Russa.

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POLITICAMENTE ANNO IX, N. 91 – marzo 2014

     IL “PENSIERO FORTE” DI VLADIMIR PUTIN
      Un’altra idea dell’Europa nei discorsi del Presidente della
                          Federazione Russa.

                               di Alfonso Piscitelli
Premessa
Nel giro di pochi mesi, dalla Conferenza di Valdai al discorso nel Giorno della
Costituzione fino ad arrivare al discorso del 3 febbraio, Vladimir Putin ha precisato il
suo pensiero politico e culturale con una visione globale dei problemi che lo qualifica
come lo statista di riferimento per l’Europa in questo inizio secolo.
I nomi che Putin ha citato sono significativi per comprendere il suo orizzonte di
valori: il filosofo cristiano Berdaiev, il riformatore Stolypin. Ma si sbaglierebbe a
classificare la sua concezione secondo gli schemi ormai antiquati di destra/sinistra.
Forse abbiamo dato troppo valore, soprattutto in Italia, all’antagonismo tra destra e
sinistra: categorie che appartengono originariamente alla tradizione politica inglese e
che dopo la rivoluzione francese hanno assunto un significato troppo aggressivo e
troppo parziale, fino a sfociare negli opposti estremismi che hanno caratterizzato la
storia del Novecento.
A ben vedere, i momenti più felici della nostra storia continentale sono stati quelli in
cui politici illuminati hanno saputo andare oltre la destra e la sinistra, hanno saputo
realizzare una equilibrata sintesi tra ciò che di meglio ha offerto la tradizione di
sinistra (l’impulso all’uguaglianza come pari opportunità per tutti, il valore pubblico
della scuola, della sanità, delle risorse del territorio) e la tradizione di destra (il
sentimento di appartenenza, la valorizzazione del merito, il rispetto del sacro e della
tradizione).
Volendo riassumere in un solo concetto il senso della concezione politica di Vladimir
Putin si potrebbe appunto definirla in questo modo: una concezione di sintesi, che va
oltre le unilateralità della vecchia destra, della vecchia sinistra.

Anche quando prende in considerazione la storia del suo paese, Putin intende
esprimere una sintesi, cerca di cogliere una sorta di “filo d’oro” che attraversa le varie
epoche storiche: gli elementi qualificanti, positivi che di epoca in epoca si
manifestano. In tal modo egli attua una “pacificazione nazionale”, indispensabile per
guardare con serenità al futuro. Al passato non si ritorna e i fantasmi del passato
devono essere dissolti, ma il quarto comandamento dice: “Onora il padre e la madre”;
pertanto tutti coloro che in buona fede, con volontà costruttiva, di epoca in epoca
hanno operato per rendere grande la nostra storia devono essere onorati. Alla
concezione progressista che dissolve il passato nell’acido della critica, alla
concezione reazionaria che vorrebbe cristallizzare il tempo storico in una sorta di
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museo, si sostituisce una visione del mondo che sintetizza modernità e tradizionale;
come dire: l’icona della Madonna di Vladimir & i progetti spaziali dell’agenzia
Roskosmos.
Insieme alla contrapposizione ormai logorata di destra/sinistra, viene superata anche
l’ideologia occidentalista dei “diritti umani” (che spesso cela dietro formule
abbastanza retoriche o capricciose clamorosi interessi di parte): i diritti individuali
devono essere associati ai doveri sociali. Volendo riferirci all’italiano Mazzini
dobbiamo anzi pensare che i doveri precedano i diritti: a partire dalla valorizzazione
di ciò che ognuno “deve” agli altri si può trovare la solida base per fondare la
comunità umana.
Ecco allora ricomposte le coppie che caratterizzano un pensiero di “sintesi” per il III
millennio dell’Europa, al di là della “destra” e della “sinistra”: modernità e
tradizione, diritti e doveri, dimensione sociale dello Stato e spirito di iniziativa
individuale.
La concezione di Putin risulta “aliena”, anche “antipatica” ai politici legati alle
vecchie contrapposizioni parlamentari dell’Europa Occidentale, forse perché il
presidente della Federazione russa riesce a superare quelle contrapposizioni che
spesso ci attanagliano in sterili polemiche. Quello che colpisce nel messaggio di
Vladimir Putin e nella sua prassi politica è la capacità di rappresentare valori e
richieste della maggioranza della popolazione, che spesso non trovano cittadinanza
nei palazzi della politica: sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, della famiglia
e della difesa dei beni pubblici dalle oligarchie molti cittadini italiani o francesi o
austriaci cominciano ormai a sentirsi più in sintonia con il presidente della grande
Federazione Russa che non con i sacerdoti dei dogmi “politicamente corretti” che
caratterizzano la nostra scena parlamentare e mediatica.

Il discorso nel Giorno della Costituzione
Ciò premesso, analizziamo nel dettaglio i punti del ragionamento di Putin,
soffermandoci in particolare sul discorso del Giorno della Costituzione dello scorso
12 dicembre: quella data corrispondeva ad un anniversario significativo dal momento
che la costituzione russa, approvata con referendum popolare il 12 dicembre 1993,
compiva venti anni.
Una Costituzione Presidenzialista, in virtù della quale il popolo può eleggere
direttamente il capo dello Stato; e il parlamento si compone di due camere nelle quali
si confrontano vari schieramenti politici. Questa costituzione Putin non l’ha cambiata
a suo uso e consumo, come in passato era accaduto sotto altri leader politici, in
compenso ha cambiato la società russa…
Una nazione che oggi in economia viaggia ai ritmi di crescita dei BRICS e che in
politica internazionale ha impedito due guerre che apparivano imminenti: in Siria
(tuttora flagellata dal terrorismo salafita) e in Iran. “Tradizione e modernità”
potrebbe essere il titolo che riassume il discorso dello statista russo, il cui pensiero si
sviluppa all’insegna della “sintesi”: l’esigenza di fondo è quella di modernizzare il
più possibile un vastissimo territorio estendendo i diritti sociali e i servizi resi dallo
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Stato e nello stesso tempo di rilanciare la centralità dei valori tradizionali. “Quei
valori che per millenni hanno retto la vita dei popoli civili”.
Un pensiero politico di “sintesi” era peraltro emerso già nel discorso tenuto al Forum
di Valdai il 19 settembre 2013. Allora, riferendosi ai tradizionali schieramenti
politico-culturali del dibattito russo Putin aveva detto: “… sicché tutti noi – i
cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta
la società deve lavorare insieme per creare i fini comuni di sviluppo. Ciò significa che
i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto
i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come
Stato pluri-etnico e multiconfessionale fin dalla sua nascita”.
Consideriamo ora gli altri punti significativi del discorso del 12.12.2013.

Libertà e Ordine.
“La nostra Costituzione – dice Putin – mette insieme due priorità fondamentali, il
supremo valore dei diritti e delle libertà dei cittadini e uno Stato forte, sottolineando il
loro obbligo reciproco di rispettarsi e proteggersi a vicenda”.

Partecipazione e Pluralismo
Putin sottolinea l’importanza degli organi di autogoverno locale per avvicinare i
cittadini alla vita politica. La Federazione è vasta, anzi è il più vasto Stato del pianeta
Terra, e in questa vastità di territorio diventano fondamentali quei “corpi intermedi”
che si pongono tra il potere centrale e i cittadini. Nell’esortare alla partecipazione alla
vita politica comunitaria Putin ha fatto un importante riferimento storico: a Pyotr
Stolypin, il grande statista russo che morì assassinato pochi anni prima della I Guerra
Mondiale. Stolypin cercò di realizzare tra il 1906 e il 1911 una sorta di Rivoluzione
Conservatrice russa, da un lato difendendo l’ordine tradizionale imperniato sullo
Zar, sulla Ortodossia, dall’altro dando impulso a una riforma agraria e agli organi di
autogoverno locale (Zemtsvo) che insieme allo sviluppo industriale avrebbero dovuto
rendere la Russia uno Stato moderno ed equilibrato nelle sue parti sociali. Putin si
inserisce ora nel solco di quel tentativo di modernizzazione basato appunto sui
principi dello Zemtsvo e sulle intuizioni di Stolypin.
Ovviamente la partecipazione politica deve avvenire all’insegna del pluralismo. La
Russia viene da un lungo periodo – quello dell’URSS – caratterizzato da un metodo
di nomina dei deputati rigidamente gerarchico, perciò l’appello di Putin al
pluripartitismo, alla libertà del dibattito politico appare come il segnale che un’epoca
è definitivamente conclusa e che indietro non si torna. È tipico del pensiero di Putin il
valorizzare con orgoglio gli aspetti positivi delle epoche passate della storia russa, ma
nello stesso tempo sottolineare che le esigenze sociali del presente rendono sterile
ogni sentimento nostalgico e ogni velleità di restaurazione. A Valdai il 19 settembre
aveva detto: “Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno. Chi
propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia pre-1917, sembra
ugualmente lontano dal realismo, così come sono i sostenitori di un liberalismo
estremo, all’occidentale”.
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Nel discorso del Giorno della Costituzione Putin ribadisce: “Ritengo importante che
molti nuovi partiti abbiano fatto sentire la loro presenza. Conquistando posti negli
organismi comunai e regionali, hanno gettato le basi per la partecipazione alle
prossime campagne elettorali federali. Sono sicuro che sapranno degnamente
competere con i protagonisti politici di vecchia data. La Russia oggi richiede un
ampio dibattito politico per arrivare a risultati concreti”.
Una domanda sorge spontanea: ma i media occidentali non ci avevano detto che in
Russia c’è una semi-dittatura? Quasi un partito unico autoritario…? Il fatto è che per
certi media se non vincono certi partiti – e se il popolo commette il torto di non
votarli… – non c’è democrazia! In realtà in Russia c’è un acceso dibattito e Putin ha
i suoi oppositori, comunisti … nazionalisti… che lo criticano aspramente. I comunisti
perché non è troppo comunista… i nazionalisti perché non è nazionalista in maniera
adeguata. Entrambi poi lo criticano per essere troppo morbido e accondiscendente
verso l’Occidente e gli USA…

Immigrazione.
L’immigrazione è argomento scottante anche in Russia. Con un PIL nettamente in
crescita nonostante la crisi mondiale, la Russia attira molti immigrati, in particolare
dalle repubbliche ex-sovietiche. La questione, sostiene il presidente, richiede una
“franca discussione”. Alcuni immigrati hanno provocato tensioni e disordine sociale,
ma sottolinea Putin: “Tali tensioni non sono provocate dai rappresentanti di una
specifica nazionalità, ma da persone prive di cultura e di rispetto delle tradizioni, sia
delle proprie che di quelle altrui. Essi sono espressione di una sorta di Internazionale
dell’Amoralità”. Insomma è lo sradicamento e il mancato rispetto del valore della
appartenenza nazionale (propria o altrui) che acuisce i problemi delle società
multiculturali. La ricetta di Putin è chiara come l’analisi: regole certe di ingresso e di
permanenza, equilibrio tra diritti e doveri, rispetto del luogo in cui si approda e dei
suoi valori.

La Scuola e l’Identità
“Stiamo alzando i salari nel settore dell’istruzione e della sanità – dice Vladimir Putin
– in modo che il lavoro di insegnanti, professori e dottori diventi di nuovo
prestigioso, per attirare validi laureati”. Il 2014 sarà l’anno della Cultura Russa e
Putin interpreta questo anno come espressione dell’orgoglio di appartenenza alla
tradizione russa, nella ininterrotta continuità storica della sua civiltà. L’insegnamento
scolastico in questo contesto diventa strategico: da un lato per trasmettere un metodo
di pensiero “creativo ed indipendente”, dall’altra per rafforzare il senso dell’identità
trasmettendo i valori della nazione, la storia e le tradizioni.
“Lo sviluppo professionale degli insegnanti sarà cruciale per il futuro delle scuole
russe. Gli insegnanti devono essere pronti a utilizzare le moderne tecnologie e a saper
lavorare con i bambini che hanno disabilità salute”. Anche sul tema della scuola Putin
ribadisce la sua concezione sintetica: modernità delle infrastrutture e delle tecnologie,
affermazione di valori non contingenti.
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Un pensiero anche allo sport: l’educazione ginnica, la cultura del corpo, come
naturale completamento della cultura della mente: “Dobbiamo continuare a
sviluppare una vasta gamma di infrastrutture sportive per bambini e ragazzi.
Dobbiamo fare di tutto per aumentare la popolarità di stili di vita attivi. Questa è
stata l'idea principale alla base delle Universiadi che si sono svolte con successo a
Kazan”. La sedentarietà dello stile di vita “consumistico” e “televisivo” è un
problema che comincia ad essere preso in considerazione anche ad Est.

Sanità e politiche per la natalità.
Putin ribadisce il principio di un sistema di assicurazione che copra totalmente
l’assistenza medica, includendo anche il trattamento preventivo. “A partire dal 2015
tutti i bambini e gli adolescenti dovranno usufruire di un check-up medico gratuito
annuale, mentre gli adulti dovranno essere sottoposti a tale esame ogni tre anni”. La
sanità russa riceve in eredità dall’URSS il principio ideale di una estensione gratuita
universale, e nello stesso tempo dal collasso del dopo-URSS eredita i problemi pratici
di ri-organizzazione. E tuttavia cito la testimonianza di un mio amico Marco Pighin
italiano emigrato in Siberia (!), fotografo e autore di interessanti reportage
giornalistici sulla Russia di oggi, che per essere stato… punto da una zecca è stato
tenuto in ospedale per sette giorni in camera singola per tutta una serie di
accertamenti, senza pagare un rublo. Un po’ come capita a Peppone nel finale del film
“Il compagno don Camillo” …
Ma forse in questo momento l’assistenza sanitaria che più sta a cuore a Putin è
l’assistenza alle madri e agli infanti. E qui immaginiamo la rabbia dei radicali in stile
Marco Pannella: ma come… Putin non incentiva l’aborto? No, in effetti no. In
passato in Russia era tragicamente diffuso l’aborto come sistema anticoncezionale; e
questa tendenza unita all’impoverimento della fase di transizione del dopo URSS
aveva prodotto una drammatica crisi demografica. La dirigenza attuale della Russia si
pone il problema di riportare i tassi di natalità ad una soglia più felice. E in effetti i
risultati si vedono: i bambini strillano allegramente nelle culle, alla faccia dei radicali
abortisti. E si allontana lo spettro di quella drammatica spirale per cui, una volta
superato un certo livello di denatalità, un popolo intero viene risucchiato in un imbuto
di invecchiamento/estinzione e si congeda dalla scena della storia umana.

Piano Casa
Ovviamente se i bambini nascono devono anche avere un tetto sulla testa: “Oggi, la
costruzione di alloggi deve ancora una volta svolgere un ruolo determinante nel
favorire la crescita della popolazione in Russia. Il governo ha già predisposto le
misure strategiche necessarie per l'attuazione del programma per la costruzione di
alloggi a prezzi accessibili. Questo programma prevede la costruzione di almeno 25
milioni di metri quadrati di nuove abitazioni, completi con la corrispondente
infrastruttura sociale, entro il 2017”

Lo sviluppo economico
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Le priorità per lo sviluppo sono indicate da Putin nella formazione professionale,
nello sviluppo tecnologico, in un mercato del lavoro flessibile e in “un buon clima per
gli investimenti” (le tasse basse della Russia possono essere ancora abbassate…). Un
fondo scientifico specifico è stato concepito da Putin per incrementare il livello
tecnologico del paese. Il Putinismo è il bacio all’icona di Vladimir più i microchip e
le nanotecnologie!

La città e le aree rurali
Il governo di Putin sta lavorando al rinnovamento urbanistico della Grande Mosca,
megalopoli che riguarda un area metropolitana di sedici milioni di persone e tuttavia
nello stesso tempo mira al ripopolamento delle campagne. Putin ribadisce
l’importanza delle aree rurali: “Il secondo compito è quello di rendere la campagna
un luogo più attraente per la vita e il lavoro. Abbiamo già investito molti soldi nello
sviluppo del settore agricolo. Il settore sta mostrando una dinamica positiva
momento. In molte aree ora possiamo coprire interamente la domanda interna con
prodotti interni russi. Voglio ringraziare la nostra popolazione rurale per il loro lavoro
ed i risultati che hanno ottenuto. Il grande compito è ora quello di incoraggiare le
persone a rimanere in campagna e costruire una infrastruttura moderna e confortevole
nelle aree rurali”.

Mondo multipolare e sovranità nazionali
All’ideologia americana, che in maniera sempre più aggressiva da George Bush I a
George Bush II passando per Clinton ha preteso di porsi come “One Way”, come
unico modello di vita possibile, Putin contrappone l’idea di un mondo multipolare in
cui le diverse civiltà possano esprimere liberamente la propria identità. Questo era il
senso del finale della sua storica lettera al New York Times nei giorni della crisi
siriana, in cui contestava allo stesso presidente Obama il sentimento degli americani
di sentirsi “eletti” e maestri di umanità: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la
gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e
piccoli, paesi ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che
stanno ancora trovando la strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono
diverse. Siamo tutti diversi, ma anche quando chiediamo la benedizione del Signore,
non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali”.
Ora nel discorso del 12 dicembre Putin ribadisce la sua visione del mondo
multipolare: “Noi non pretendiamo di essere alcun tipo di superpotenza con pretesa di
egemonia globale o regionale; non imponiamo il nostro patrocinio su nessuno e non
cerchiamo di insegnare agli altri come vivere la loro vita. Ma ci sforzeremo di
esercitare la nostra leadership difendendo il diritto internazionale, lottando per il
rispetto delle sovranità nazionali e l’indipendenza e l’identità dei popoli”. Più di un
commentatore ha acutamente sottolineato come Putin si ponga oggi come il difensore
del Trattato di Vestfalia, culmine secondo il giurista Carl Schmitt dello ius publicum
europaeus: quel trattato sanciva il rispetto degli Stati sovrani e il principio di risolvere
i conflitti internazionali secondo i principi della buona diplomazia. Tale spirito
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“internazionale” è stato messo da parte nel momento in cui un'unica superpotenza,
per il bene del mondo (certo…certo…) ha preteso di dichiarare unilateralmente
guerre e per giunta “guerre preventive” contro Stati definiti “canaglie” (alla maniera
dei migliori film western), in quanto appartenenti all’Asse del Male delle dittature (a
meno che non fossero dittature alleate…).

A difesa dei valori tradizionali
Arriviamo qui al punto conclusivo e senza dubbio culminante del ragionamento
politico di Putin. Nel panorama internazionale la pretesa di imporre un unico stile di
vita (occidentale) si accompagna ad uno stravolgimento senza precedenti delle regole
di vita sociale e individuale. “Oggi molte nazioni stanno revisionando i loro valori
morali e le norme etiche, erodendo tradizioni etniche e differenze tra popoli e culture.
Le società sono oggi spinte ad accettare non solo il diritto di ognuno alla libertà di
coscienza, di opzione politica e di privacy, ma anche ad esse è richiesto di accettare
l’equiparazione assoluta dei concetti di bene e male”. Quello additato da Putin è in
fondo il dramma del relativismo, già denunciato da Benedetto XVI nel corso di tutto
il suo pontificato, che rende moralmente zoppicanti e caratterialmente deboli le
società occidentali.
Interessantissima la considerazione ulteriore di Putin: “Questa distruzione dei valori
spirituali non solo porta a conseguenze negative per la società, ma è anche
essenzialmente antidemocratico, dal momento che viene effettuata sulla base di idee
astratte ideologiche, in contrasto con la volontà della maggioranza, che non accetta le
variazioni avvenute o le proposte di revisione dei valori”. Putin esprime con
franchezza quello che in Occidente solo si bisbiglia: tutta una serie di “nuovi valori”
(pensiamo alla ideologia del gender che stravolge il rapporto tra i sessi; o alla “ius
soli” che distrugge l’idea di nazione, trasformando gli Stati in una specie di porti di
mare o villaggi-vacanze) sono osteggiate dalla maggioranza delle persone, che
purtroppo rimane maggioranza silenziosa, e vengono imposte da lobby, da piccoli
gruppi iperattivi e fanatizzati che monopolizzando i media impongono idee spesso
bislacche e utilizzano l’arma del ridicolo per annullare le opinioni contrarie.
La Russia si pone come paladina dei valori tradizionali. Non è uno piccolo Stato
arretrato che difende il passato, ma una grande nazione – quella che per prima ha
mandato l’uomo nello spazio – che ora afferma la validità di valori eterni. Putin è
consapevole del vasto “consensus gentium” che, nel silenzio dei media, si sta
sviluppando attorno alle posizioni del Cremlino: “Sappiamo che ci sono sempre più
persone nel mondo che sostengono la nostra posizione in difesa dei valori tradizionali
che hanno costituito il fondamento spirituale e morale della civiltà in ogni nazione
per migliaia di anni : i valori delle famiglie tradizionali , della vera vita umana, che
include la vita religiosa: non solo l'esistenza materiale, ma anche la spiritualità , i
valori dell'umanesimo e della diversità delle culture”.

È interessante questa concezione della Tradizione affermata da Putin. Nello stesso
discorso Putin afferma idee sociali (istruzione per tutti, assistenza sanitaria per tutti,
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case popolari); nel discorso del Giorno della Costituzione del 2012 aveva affermato
che il compito dello Stato era di favorire i cambiamenti in vista della
modernizzazione e di garantire “uguaglianza per tutti”. Ora nello stesso tempo in cui
afferma questi principi “sociali”, Putin riafferma i valori “tradizionali”: la famiglia, la
concezione spirituale della vita, il sentimento comunitario. Il “tradizionalismo dei
valori” viene coniugato con un “progressismo sociale”; i valori a loro volta vengono
fondati sulla solida basa del “diritto naturale” (che abbraccia tutta l’umanità) e dei
diritti dei singoli popoli a perpetuare i principi della propria peculiare civiltà.

Conclusione: contro la tenebra del caos.
“Certamente questa è una posizione conservatrice”, dichiara senza timore Putin dopo
aver difeso i valori tradizionali e per completare il suo pensiero chiama in causa
Nicolai Berdaiev, il grande filosofo esistenzialista cristiano, discepolo di Dostoevskij,
che dopo aver abbandonato la Russia negli anni della rivoluzione bolscevica cercò
una terza via spiritualista e cristiana, per andare oltre il materialismo marxista e
l’individualismo liberale. Ebbene, dice Putin, “citando le parole di Nikolaj Berdaiev,
l’essenza del conservatorismo non è l’impedire il movimento in avanti e verso l’alto,
ma l’impedire il movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel
ritorno a uno stato primitivo”.
Nella civilizzazione occidentale si notano in maniera crescente fenomeni di entropia e
di dissoluzione: le forme della cultura vengono disgregate, mentre si cerca di dare
una sorta di benedizione “istituzionale” ad ogni pulsione di desiderio.
L’incoraggiamento all’aborto e alle droghe, l’invenzione di vere e proprie caricature
della famiglia, la svalutazione della paternità e della maternità ridotte a figure
burocratiche amorfe (genitore 1, genitore 2) disegnano uno scenario di decadenza,
che forse è tipica di una società terminale. Mentre a Bruxelles ci si accanisce a
discutere di “omofobia”, già i salafiti premono dalle frontiere sguarnite del Sud del
Mediterraneo per imporre un modello di società ben più rigido, basato sulla Sharia.
Ma tra l’eccesso della ideologia occidentale e l’eccesso opposto della islamizzazione
dell’Europa non esiste forse una via di mezzo o, meglio ancora, una via di uscita?
L’affermarsi della nuova Russia nello scenario internazionale testimonia che questa
“retta via” è una possibilità reale.
È una via intonata alla grande tradizione europea: quella che discende dalla cultura
greco-romana, dai secoli cristiani, dall’umanesimo rinascimentale. La cultura europea
deve tornare ad essere fonte di ispirazione per l’educazione delle nuove generazioni.
Confortano a tal fine le parole che Vladimir Putin ha pronunciato il 3 febbraio al
Consiglio della Presidenza per la Cultura e l’Arte:
“Dobbiamo educare una nuova generazione coltivandone un buon gusto artistico e la
capacità di apprezzare il teatro e la musica… Abbiamo bisogno di rappresentazioni
teatrali serie e di alta qualità destinate ai bambini e agli adolescenti, che facciano loro
conoscere i classici russi e mondiali ed insegnino loro a pensare, a provare empatia e
a credere nella potenza del Bene. La cultura è un immenso fenomeno integrale che
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trasforma gli individui in un popolo e in una nazione. Dopotutto senza la cultura di
quale sovranità parleremmo? E per cosa avrebbe senso combattere?”.
Queste parole di peso, così distanti dal chiacchiericcio occidentale sui “diritti umani”
e sulle sue presunte violazioni, ci confermano nell’impressione ormai maturata da
qualche anno: nella Russia – e nella fortezza del Cremlino – è custodita l’Anima
dell’Europa.
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