La filiosofia militare nel neo-imperialismo russo - Analisi Difesa

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La filiosofia militare nel neo-imperialismo russo

di Nicola Cristadoro e Marco Deon

Premessa

Esiste una parola patrimonio del lessico comune che è intellighenzia. Con questa parola si indica
comunemente un gruppo di persone che in una società detengono il sapere e, contestualmente,
esercitano la funzione di opinion leaders. Mai termine si è rivelato più appropriato per la disamina
del sostegno ideologico al carattere militarista-imperialista che contraddistingue la più recente
politica putiniana, espresso da autorevoli figure della Russia attuale. Si tratta, infatti, “di una parola
russa che indica in un determinato gruppo sociale (più o meno esteso, per esempio, un popolo, una
parte politica, un credo religioso, ecc.), le persone più rappresentative tra coloro che svolgono una
attività intellettuale, sia essa di natura scientifica, artistica e amministrativa, tale da porli in un
ceto culturale e creativo più elevato.… Sembra che il termine fosse gia usato in Russia nel XVIII
secolo, originato dalla traduzione della parola francese intelligence, ed era riferito agli
intellettuali di origine nobile che occupavano incarichi pubblici. Nel corso del XIX secolo venne
riferito indifferentemente a tutta la classe colta della popolazione, distinguendo tuttavia gli
intellettuali non nobili o declassati con il termine di Raznočincy (Разночинцы), letteralmente gente
comune. La pronuncia di "intellighenzia" deriva da quella classica della lingua latina, che
pronunciava la 'g' di e come dura.”1
Tornando al nostro argomento, quando parliamo di “autorevoli figure” intendiamo rivolgere la
nostra attenzione a personaggi pubblici molto noti ed influenti sotto il cielo moscovita, sebbene non
lo siano affatto (con le dovute eccezioni) nel mondo occidentale.
In una prospettiva occidentale “tradizionale”, permeata dai principi (peraltro condivisibili) della
democrazia e della tutela dei diritti umani, si vorrebbe che l’intellighenzia russa fosse individuata
tra i principali oppositori del presidente Vladimir Putin, percepito ormai come figura consolidata di
“zar” della Nuova Russia. L’intellighenzia sarebbe, allora, rappresentata da figure quali la
giornalista Anna Politkovskaja, l’ex vice-premier liberale Boris Nemcov, l’attivista politico (ed
amico di Nemcov) Aleksej Naval'nyj, gli oligarchi esponenti dell’alta finanza Michail
Chodorkovskij e Boris Berezovskij, l’ex campione del mondo di scacchi Garri Kasparov, l’ex
agente dei servizi segreti Aleksandr Litvinenko, per ricordare quelle che la cronaca ha reso celebri.
Non è su costoro, tuttavia, che vogliamo focalizzare la nostra attenzione. Il nostro interesse è
rivolto, invece, a personaggi pubblici che possono essere considerati emblematici del pensiero russo
contemporaneo volto a supportare la rinascita della “Grande Russia” nel disegno geopolitico di
Vladimir Putin.

I protagonisti

Cominciamo dall’attore Mikhail Porechenkov, nato a San Pietroburgo il 2 marzo del 1969. Dal
1986 al 1990 ha frequentato la Scuola Militare e Politica di Tallin non completando, tuttavia, gli
studi in quanto cacciato per eccessivi richiami disciplinari a soli 10 giorni dal diploma.
L’11 marzo del 2014 Porechenkov ha sottoscritto la lettera in supporto della politica del presidente
Putin per l’Ucraina e per la Crimea. Il 30 ottobre dello stesso anno Porechenkov ha visitato la non
riconosciuta Repubblica del Donetsk dove ha presentato il suo film “Sotto la quercia”, di cui è
vietata la distribuzione in Ucraina. In quell’occasione, durante una visita alle posizioni delle forze
della DNR nell’area dell’aeroporto di Donetsk, si è cimentato in prima persona nell’uso di una
mitragliatrice di grosso calibro “Utyòs”.2 Per questo motivo le autorità giudiziarie ucraine hanno
1
    https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligencija.
2
    La NSV (НСВ Никитина-Соколова-Волкова), nota anche come Utyos, è una mitragliatrice pesante cal. 12,7 di
    origine sovietica, che ha preso il nome dai sui progettisti: G. I. Nikitin (Г. И. Никитин), Y. S. Sokolov (Ю.
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aperto un’azione legale verso l’attore. Mentre sparava con questa mitragliatrice l’attore indossava
un elmetto protettivo con la scritta “Press”, e questo ha attirato su di lui la reazione negativa da
parte delle associazioni russe di giornalisti. Il presidente del comitato OSCE per la libertà di stampa,
Dunya Miyatovich, ha definito l’atto di Porechenkov come “degno di condanna” ed “un abuso
vergognoso di un simbolo della stampa che rappresenta un rischio serio per i giornalisti nelle zone
di conflitto e comporta un danno per tutti gli sforzi fatti per proteggere i rappresentanti degli organi
di informazione”.

         L’attore Mikhail Porechenkov mentre si cimenta con la mitragliatrice “Utyòs”

                   Porechenkov con l’elmetto recante ben visibile la scritta “Press”

 М.Соколов) and V. I. Volkov (В. И. Волков). Venne realizzata per sostituire la mitragliatrice DShK e fu introdotta in
 servizio a partire dal 1971. Attualmente non è più prodotta in Russia. Su licenza è stata prodotta anche in Bulgaria,
 India, Polonia e Yugoslavia. L’arma è tuttora in servizio e, nella versione NSVT, è montata su carri armati T-64, T-72 e
 T-80. In seguito alla sua obsolescenza, le armi dismesse vengono sostituite dalla più moderna mitragliatrice Kord.
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Nel mese di novembre, poi, l’agenzia nazionale per il cinema dell’Ucraina ha proibito la proiezione
dei film in cui abbia recitato Porechenkov e la Lettonia ha inserito il nominativo dell’attore tra le
persone a cui è fatto divieto di entrare nel Paese.
Contestualmente veniva consegnata a Porechenkov la nomina di Artista Popolare della DNR e,
tuttavia lo stesso Poechenkov non conferma il fatto di aver ricevuto alcuna onorificenza del genere.
Nel gennaio 2015, lo troviamo accanto al leader dei “Lupi della notte” Aleksandr Zaldostanov, al
politico Dmitry Sablin ed alla campionessa di lotta libera Julia Berezikova in qualità di co-fondatore
del movimento “AntiMaidan”. Il 27 gennaio 2015 i servizi di sicurezza ucraini hanno dichiarato
Porechenkov “ricercato” per il crimine commesso nella DNR e la corte suprema ucraina ha emesso
il mandato di arresto per l’attore per il rinvio a giudizio.
Nell’agosto del 2015 la SBU (Servizio di Sicurezza Ucraino) ha inserito Porechenkov nella lista
degli uomini di spettacolo le cui azioni rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale
dell’Ucraina. Per sottolineare il suo estremo spirito nazionalista, vogliamo ricordarlo tra i
protagonisti del film “La nona compagnia”, famosa pellicola sulla condotta guerra dai Sovietici in
Afghanistan in cui Porechenkov interpreta il ruolo di Starshi Praporshik, Istruttore del VDV
(Vozdúšno-desántnye vojská, truppe aviotrasportate in russo).
Emblematica è altresì la figura della ex ginnasta e campionessa olimpica Svetlana Khorkina che già
nel 2003 entra a far parte del partito “Russia Unita” e nel 2004, conclusa la propria carriera
sportiva, è diventata vice presidente della Federazione di Ginnastica Sportiva della Russia.
Alla fine del 2007, come membro del partito Russia Unita, viene eletta deputato della Duma. Inizia
così un percorso di formazione politica, frequentando i corsi presso l’Accademia di Economia
Nazionale e Servizio di Stato, presso la Presidenza della Federazione Russa. Dal 26 giugno 2010
diventa anche membro del Consiglio della cultura del Patriarcato della Chiesa Ortodossa Russa. Il 6
ottobre 2012 è nominata referente del Servizio di Controllo degli Affari del Presidente della
Federazione Russa (assimilabile ad ufficio di Gabinetto del Presidente). L’aspetto che, tuttavia, ci
interessa maggiormente, è il profilo militare che la Khorkina ha conseguito, ricevendo il grado di
Tenente Colonnello della Riserva e, con una disposizione del Ministro della Difesa Sergeij Shoigu,
diventando dal febbraio 2016 “primo vice del capo dell’Istituzione Federale Autonoma del
Ministero della Difesa della Federazione Russa – Club Centrale Sportivo dell’Esercito (CSKA)”.
Nel settembre 2016, poi, è diventata fiduciario del partito Russia Unita per le elezioni della Duma e
nel 2018 è stata promossa al grado di Colonnello.
Un’altra illustre sportiva il cui nazionalismo è indiscusso e che ha posto la propria immagine al
servizio della politica russa è Alina Kabaeva, ex ginnasta e campionessa olimpica come la
Khorkina. Come la collega, ha militato, giovanissima, nelle file del partito Russia Unita, di cui è
stata membro del Consiglio Superiore dal dicembre 2001 all’ottobre 2005. In particolare, il 28
giugno 2005 ha sottoscritto la “lettera a supporto della sentenza dell’ex titolare della NK YUKOS”,
insieme ad altri 50 deputati della Duma. La “lettera” esprime lo sdegno dei deputati sottoscriventi
per il tentativo di alcuni esponenti della cultura di attribuire un carattere politico alla sentenza che
nel 2005 ha condannato il finanziere Michail Chodorkovskij (l’oligarca oppositore di Putin) per
bancarotta ed altri capi di imputazione. Nella lettera si legge:
“...e coloro che parlano costantemente di ingiustizia e si preoccupano dei diritti degli imputati?
Può essere che essi perseguano altri fini, oppure semplicemente ignorino il semplice fatto che
l’evasione delle tasse in Russia, come anche in qualsiasi altro Paese normale, è ritenuto uno dei
reati più seri?
Le grandi somme di denaro dei business importanti non devono influenzare la politica e divenire
una ‘legge superiore’. Si deve rispettare la Società e non credere che il potere finanziario sia in
realtà un ‘potere assoluto’. Non si può trascurare in nome del successo commerciale il valore della
vita umana e rompere i principi della democrazia. … Coloro i quali si schierano contro questa
sentenza discutendo la sua obiettività non sono neanche giuristi professionisti, ai commenti dei
quali si potrebbe anche dare un qualche credito”.
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Dall’ottobre 2005 al settembre 2007 è stata membro della Camera Pubblica della Federazione Russa
(OPRF). Tra le file della Commissione della Camera Pubblica per le problematiche afferenti lo
sviluppo sociale della carità e del volontariato si è occupata del fondo assicurativo per gli sportivi.
Nel 2007 è diventata Deputato della Duma Federale con la lista di Russia Unita ed assegnata alla
regione di Nizhnekamsk. Ha ricoperto il ruolo di vice presidente del Comitato per le Politiche
Giovanili. E’ stata la promotrice della legge “Dimy – Yakovleva”, che impedisce ai cittadini
statunitensi di adottare bambini russi. Va osservato che nei sette anni di lavoro presso la Duma la
Kabaeva ha preso la parola per 3 volte ed ha sottoscritto 5 progetti di legge, di cui 2 erano di
iniziativa comune della Duma. Non può essere, dunque, considerata un deputato molto attivo.
Nel settembre del 2014 ha abbandonato la politica per dedicarsi alla holding editoriale “Gruppo
Nazionale dei Media”, che possiede il 25% del Primo Canale TV ed il quotidiano Izvestia,
assumendo l’incarico di Presidente del Consiglio di Direzione.
Dallo sport torniamo allo spettacolo, con Nikolaij Rastorguyev, cantante del complesso musicale
Liube’, di cui il Presidente Putin è un grande fan. Gli Liubè sono autori di una forma di rock
influenzato dal folklore russo e, aspetto peculiare, dal repertorio delle canzoni militari sovietiche.
Ricordiamo, altresì, la collaborazione musicale tra il complesso e gli ex ufficiali del gruppo Alfa
(unità spetsnaz del FSB) interpreti di una canzone marcatamente rock, diventata l’inno ufficiale del
gruppo stesso.3
Tornando a Rastorguyev, crediamo sia interessante sottolineare il fatto che egli non abbia mai fatto
neanche il servizio di leva. E’ di qualche tempo fa un articolo dal titolo "Rastorguyev non ha mai
servito", in cui si parla del paradosso secondo cui Rastorguyev, che sognava fin da piccolo di
entrare nelle VDV4 (le truppe aviotrasportate russe), non poté soddisfare questo suo desiderio per
questioni di salute, né si è mai arruolato in alcuna altra istituzione militare del suo Paese. Ecco,
dunque, la scelta di intraprendere la lunga serie di attività a carattere politico che lo hanno visto
fervente sostenitore di Putin e, in generale, della rinascita russa. Procediamo ad esaminarle in ordine
cronologico.
Nel 2006, entrato nel partito Russia Unita, prende parte attiva alle sue campagne. Lo stesso
Rastorguyev ha così giustificato la propria affiliazione: “Noi, gruppo Liubé, abbiamo capito che
Russia unita è l’unica forza politica seria del Paese, la quale ha la capacità di riformare il Paese
dal punto di vista economico, ideologico e così via”.
Nel 2010, viene eletto deputato della Duma come delegato della regione di Stavropol’ e diventa
membro del Comitato della Duma per la cultura.
Nel 2011 è tra coloro che sottoscrivono la “Lettera aperta contro l’indebolimento informativo della
fiducia nel sistema giudiziario della Federazione Russa” detta anche la “Lettera dei 55”, in virtù del
fatto che era stata sottoscritta dai 55 membri della Commissione Cultura, Scienza e dello Show-
Business della Duma.
Il 6 febbraio 2012 è stato ufficialmente registrato come “fiduciario del candidato Presidente della
Federazione Russa e attuale Presidente (Putin)”.
Un passo significativo Rastorguyev l’ha compiuto l’11 marzo 2014, quando è tra i firmatari della
“Lettera aperta di supporto alla politica del Presidente in Ucraina e in Crimea”, di cui riportiamo un
estratto: “Nei giorni in cui si decide il destino della Crimea e dei nostri compatrioti, i personaggi di
spicco della cultura della Russia non possono rimanere spettatori estranei e con un cuore freddo.
La nostra comune storia e le nostre comuni radici, la nostra cultura e le sue origini spirituali, i
nostri valori fondamentali e la nostra lingua ci hanno uniti per sempre. Noi vogliamo che la
comunità dei nostri popoli e delle nostre culture abbiano un futuro solido.
3
  Un altro esempio significativo è rappresentato dalla partecipazione al video degli Liubé proprio di due ex ufficiali del
Gruppo Alfa, Tenente Colonnello Alexey Filatov e Maggiore Gennady Sokolov. I due militari in congedo hanno dato
vita ad un duo, facendo del mondo dello spettacolo la loro nuova professione. La loro hit è Lettera Alfa10, divenuto
l’inno ufficiale del reparto.
Cristadoro N. - Deon M., La propaganda a sostegno delle Forze Armate in Russia. L’etica militare nell’epoca di Putin,
Analisi Difesa, 24/08/2018. https://www.analisidifesa.it/2018/08/la-propaganda-a-sostegno-delle-forze-armate-in-russia/
4
  Le VDV acronimo di Vozdušno-desantnye vojska, sono le Truppe Aviotrasportate russe.
Ecco perché ci schieriamo fermamente in supporto della posizione del Presidente della
Federazione Russa per quanto riguarda l’Ucraina e la Crimea.”
Di conseguenza, nell’agosto 2015 l’SBU ha iscritto Rastorguyev nella lista degli addetti alla cultura
di cui le azioni rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale ucraina, come accaduto con
l’attore Mikhail Porechenkov.
Nel settembre 2016 lo ritroviamo candidato del Partito Russia Unita alle elezioni per la Duma.
Infine, durante le elezioni presidenziali del 2018, è entrato a far parte del “Putin Team” tenendo dei
discorsi a favore di Putin.

Eduard Limonov: la coniugazione del pensiero e delle armi

Un discorso a parte merita la figura più controversa tra quelle prese in considerazione e, senza
dubbio, la più nota in ambito occidentale, se non altro per l’avvincente biografia scritta da
Emmanuel Carrère: lo scrittore Eduard Limonov.
Mentre i rappresentanti dell’intellighenzia fin qui considerati sono tout-court sostenitori di
Vladimir Putin, politicamente Limonov nasce come detrattore del Presidente, cui rinfaccia di essere
solo un burattino nelle mani di una ristretta cerchia di oligarchi che lo manovrano per i propri
interessi privati5 e, dunque, potremmo dire per fini “sovranazionali”. Limonov ha fondato ed è stato
leader del Partito Nazional Bolscevico e, successivamente, insieme ad un altro illustre avversario di
Putin, l’ex campione di scacchi Garri Kasparov, la coalizione L'Altra Russia (divenuta poi partito
politico, in seguito alla “rottura” con Kasparov). Molto attivo in proteste di vario genere contro il
Governo, ne condivide, tuttavia, la linea militare adottata in politica estera, soprattutto in seguito
all’annessione della Crimea ed al sostegno fornito all’insurrezione filorussa nel Donbass.
Proprio sull’immagine del Limonov “militare” e “militante” vogliamo soffermare la nostra
attenzione.
Il nazionalismo viscerale e la convinzione che questo ideale debba essere conseguito
necessariamente anche con le armi, hanno determinato la condivisione dello “spirito guerriero” da
parte dello scrittore con il moderno Zar, pur con tutte le riserve del caso. Secondo quanto dichiarato
da Limonov nell’intervista rilasciata presso il Salone del Libro tenutosi a Torino nel 2018, infatti, in
origine Putin non era favorevole alla riunificazione della Crimea e sarebbe stato spinto alla scelta
dell’invasione dalle pressioni esercitate del Consiglio di Sicurezza Nazionale, a seguito del
referendum popolare tenutosi per la riunificazione della penisola. Lui stesso ha rivendicato la
propria entusiastica partecipazione alla riconquista della Crimea, peraltro propugnata già dalla fine
del secolo scorso.6 Proprio in occasione della sua partecipazione al Salone del Libro, chi scrive ha
avuto l’opportunità di udire in diretta e dal vivo una serie di affermazioni che hanno reso noto
Limonov in passato e che non hanno fatto altro che confermare il ritratto dell’ “avventuriero delle
armi” tracciato da Carrère: “Sono aumentati i paesi in cui non posso entrare. Ho combattuto in
Serbia e non mi fanno entrare in Croazia e Kosovo, non posso andare in Moldavia perché ho
combattuto a favore della Transnistria, i Paesi Baltici non mi danno il visto, sono nella black list
dell'Azerbaigian, in Polonia mi odiano ferocemente, ma sfrutterò gli ultimi giorni della mia
permanenza in Occidente per andarci: sarà interessante”.

5
  “… Ma voi europei siete ossessionati, pensate che Putin sia il motore di tutto. Il Paese è governato da 30 famiglie,
l’1% che possiede il 74% delle ricchezze. Peggio che in India. Lui è solo il loro brillante portavoce, una delle torri del
Cremlino. Non gestisce la baracca. …”
Battistini F., Limonov: ≪Siete ossessionati da Putin Ma non e lui che comanda≫, Corriere della Sera, 15/03/2018.
https://www.corriere.it/esteri/18_marzo_15/
6
  “ Nel ’92, io già dicevo che bisognava combattere per la Crimea e per il Donbass. Putin m’ha rubato le idee, s’è
impossessato dei risultati, ha fissato il voto nell’anniversario dell’annessione della Crimea e nemmeno mi dice grazie:
dobbiamo rassegnarci, ci danno un menù scritto da loro, e lui cucina tutti i piatti”.
Battistini F., ibid..
Eduard Limonov al “Salone del Libro” di Torino nel 2018

Si è scelto di coniare la definizione di “avventuriero delle armi” perché Limonov non è un
mercenario votato al combattimento per un compenso materiale; piuttosto è riconducibile alla figura
del “soldato politico”, che nella vita si è trovato a combattere su diversi fronti sempre e comunque
per la Grande Madre Russia, mai per denaro. Ecco ciò che lo accomuna al Presidente Putin, come
da Limonov stesso ribadito durante l’intervista: “ …Quello in cui mi trovo d’accordo con Putin è
l’imperialismo russo.”
Il “soldato politico” rimanda immediatamente alla figura eversiva evocata da Franco Freda nel suo
saggio del 1969 “La disintegrazione del sistema”, in cui affermava: “Di questo, infatti, occorre
essere persuasi: che, in un soldato politico, la purezza giustifica ogni durezza, il disinteresse ogni
astuzia, mentre il carattere impersonale impresso alla lotta dissolve ogni preoccupazione
moralistica.”
E non è forse Limonov questo? E’ questa tipologia di pensiero, questa forma espressiva estrema che
ci fa accomunare lo scrittore russo all’ideologo di estrema destra italiano. “Io sono un militarista,
imperialista, reazionario russo” afferma Limonov durante l’intervista. Pur non raggiungendo la
complessità, ancorché spesso confusa, profondità di analisi mirata alla destrutturazione della società
borghese - la borghesia ed il capitalismo sono i due grandi “nemici” da sconfiggere secondo i due
pensatori; in Freda, in più, c’é il marxismo, che in Limonov per ragioni di provenienza culturale,
non trova invece un avversario - Limonov è altrettanto diretto e violento. Singolare è l’esternazione
fatta a cuor leggero, senza dubbio provocatoria dato il personaggio, riferita al Paese che in quel
momento lo stava ospitando: “Anch’io lavoravo in una fabbrica di carri armati … in particolare
facevo i motori a Char'kov, che attualmente si trova in Ucraina, in una fabbrica 7 che tuttora
funziona e dove gli Ucraini costruiscono carri armati. Quindi se dovessero venire qua (in Italia,
n.d.r.) dei carri armati russi può darsi che in qualcuno di quelli ci sia un motore che ho costruito

7
 Si tratta della KhPZ ("Fabbrica di motori N. 75") di Char'kov, nell'Ucraina sovietica, famosa per la progettazione dei
T-54 e dei T-55.
io!” Il tono usato palesava un certo compiacimento, come se un’invasione potesse essere
auspicabile, un ritorno dell’Armata Rossa in grande stile, insomma!
Un altro ampio terreno di condivisione tra i due protagonisti della nostra disamina è l’ideologia che
mass-media attribuirono a Freda con la definizione di nazi-maoismo e che ritroviamo in Limonov
nella sua dimensione “rosso-bruna” o meglio nazional-bolscevica, particolarmente vivida nel
periodo parigino (1980-1982) quando collaborava al periodico L'Idiot international.8 Non è un caso
che il logo del Partito Nazional Bolscevico, di cui abbiamo parlato in precedenza, rimandi
fortemente all’iconografia nazista: la bandiera rossa con il cerchio bianco, al cui centro è collocato
il simbolo della falce e martello nero, al posto della svastica.
Freda, partendo da posizioni nazionalsocialiste: “ … Così come sono certo di avere manifestato la
mia avversione verso questo tipo di uomini senza razza, senza forma, senza rango – in una parola :
senza senso – che capitalismo e socialismo, assumendoli a oggetto di loro sistemi, esauriscono nel
quadro di un genere zoologico degradato”,9 non nascondeva la propria ammirazione per Mao Tse-
Tung: “Credo di non aver mai celato le mie simpatie (o, più esattamente, la mia ammirazione) per
l’opera politica di Mao Tse-Tung e il doveroso riconoscimento per il significato autentico che la
politica cinese assume, di contro ai sistemi nati dopo le nozze di Yalta.”10
Limonov, reduce dalle imprese paramilitari e pseudo-terroristiche sui fronti kazakho, tagiko,
moldavo e, soprattutto, serbo-bosniaco,11 evocando con nostalgia la figura di Stalin, per contro
afferma la propria condivisione del pensiero di maître à penser della destra radicale quali Julius
Evola e Yukio Mishima, oltre ad avere stretto un’alleanza politica con l’ideologo della Nouvelle
Droite, Alain de Benoist.
Tuttavia, laddove Freda poneva al centro del suo pensiero un’idea di Stato in valore assoluto, al di
sopra degli individui e delle società, dell’umanità tutta in quanto tale, Limonov vede il proprio
ideale realizzato nella dimensione identitaria dei popoli ed il popolo per eccellenza non può che
essere quello russo. Ecco, dunque, la rivalutazione del Putin politico-guerriero, conquistatore della
Crimea, difensore delle enclavi russe nel Donbass. Ecco l’assurda perentorietà dell’affermazione
proferita durante l’intervista a Torino “Certamente non ci basta la Crimea!” che, se non fosse per
alcuni grotteschi aspetti di chi l’ha proferita, dovrebbe destare qualche preoccupazione.

Considerazioni

Abbiamo visto come l’esame effettuato non voglia essere una valutazione del sostegno dato a Putin,
bensì qualcosa che va oltre Putin e di cui il Presidente–Zar è solo il portabandiera. L’intellighenzia
russa, così come l’abbiamo considerata, è il coro di coloro che proclamano il ritorno della
grandezza del Paese, di un Paese alla ricerca di una rinnovata dignità che lo ricollochi tra i grandi
protagonisti dell’arena politica mondiale. A tale scopo, Putin ha progressivamente attribuito un
ruolo preminente alla compagine militare nella riconquista di questa dimensione di “grande
nazione”. E la “grande nazione” nel progetto putiniano originale non doveva implicare
un’espansione del proprio territorio al di fuori dei confini; era, piuttosto, un concetto assimilabile
all’idea di “grande America” che propaganda oggi Donald Trump per gli Stati Uniti. Questa
puntualizzazione va fatta per non banalizzare la dimensione che ha assunto il neo-imperialismo
russo con una mera volontà di potenza del suo Presidente.

8
   “Estrema destra ed estrema sinistra si ubriacavano fianco a fianco, e la convivenza fra le opinioni più contraddittorie
veniva incoraggiata senza che si ponesse mai il problema di incoraggiare una cosa tanto volgare come un dibattito”.
Carrère E., Limonov, Adelphi, Milano, 2011.
9
  Freda F., La disintegrazione del sistema, edizioni di Ar, Padova, 2000.
10
    Freda F., ibid..
11
    “Ero anche grande amico di Karadzic, Milosevic, Mladic. Quei mascalzoni dei giudici dell’Aja li hanno condannati
solo perché hanno combattuto una guerra civile.”
Battistini F., ibid..
E’ significativo che la maggioranza dei personaggi da noi presi in considerazione abbia dei trascorsi
o delle simpatie per il mondo militare ed è proprio questa loro caratteristica a renderli protagonisti
del pensiero e della filosofia politica della Russia contemporanea. Trascorsi di tipo militare, infatti,
accomunano la gran parte dei personaggi presi in esame. Questo aspetto, abbastanza indicativo della
“muscolarità” che caratterizza gli intellettuali filo-putiniani, non deve affatto stupire, anzi, risulta
perfettamente in linea con il forte orientamento militare che Putin ha attribuito alla sua politica di
recupero di una dimensione nazionale “patriottica” nel senso più stretto del termine.
C’è da chiedersi quanto realmente personaggi quali quelli di cui abbiamo scritto possano essere un
biglietto da visita presentabile per il Presidente russo, nei confronti degli interlocutori esterni e
quanto siano affidabili all’interno del sistema che egli propugna e, contestualmente, cerca di
dissimulare proprio per apparire credibile in politica estera.
Nel caso di Limonov, ad esempio, il problema non è se Putin possa fidarsi o meno di un
personaggio come lui, né se debba preoccuparsene per la risonanza che le sue opere hanno in
qualche modo avuto verso il nemico di sempre, l’occidente. Il problema è un altro: bisogna
chiedersi in che misura un rappresentante dell’intellighenzia russa portatrice dei valori putiniani
ascrivibili alla dimensione militare, possa influenzare un popolo, soprattutto i giovani, che vive la
dimensione identitaria in chiave anti-occidentale con una filosofia che vede la guerra condotta con
ogni mezzo lecito od illecito per la sconfitta del nemico.
E’ necessario tenere in gran considerazione gli ideologi, i teoreti, i filosofi, soprattutto in contesti di
democrazie sui generis, quale è quello della Russia contemporanea. Infatti, per quanto i mass-media
ed i divulgatori delle statistiche che quotidianamente ci vengono propinate, insistano con l’indicare
nella tecnologia e nella scienza i settori di sviluppo del pensiero e le piattaforme su cui reggono le
prospettive di sviluppo dell’esistenza in toto, essi dimenticano - o sono in malafede - che si tratta di
strumenti, ausili di cui si avvalgono i “grandi burattinai” del pianeta. La cyberwar, la infowar, gli
attacchi all’economia, tutte le forme di conflitto combattute fuori dai campi di battaglia
convenzionali, nonché gli stessi sistemi sviluppati per combattere le guerre tradizionali, altro non
sono che mezzi per realizzare le volontà politiche sostenute dall’impalcatura teoretica
dell’intellighenzia al servizio dei ogni governo. Ed in questo vi sono, da sempre, delle enormi
responsabilità.
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