Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche.
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Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea di primo livello in Lettere Moderne: Studi Italiani Tesi di Laurea: Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche. Relatore: Prof.ssa Sgambati Emanuela Candidato Cipollari Martina Matricola 1388236 Anno Accademico 2012/2013 1
Indice Ringraziamenti pag. 4 Introduzione pag. 5 Capitolo I Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel saggio del 1979. pag. 7 1.1La collaborazione testo-lettore pag. 7 1.2 Analisi dei livelli di codice pag. 8 1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames pag. 9 1.4 Target e testo chiuso pag. 10 1.5 Il testo aperto pag. 11 1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il sistema va in blocco? pag. 11 1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche pag. 12 1.8 La coerenza interpretativa pag. 12 1.9 Sintetizzazione e scelta del mondo interpretativo pag. 15 1.10 Evoluzione del lettore tipo pag. 16 Capitolo II Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi che lo hanno reso celebre pag. 17 2.1 La Russia dell'Ottocento: politica e storia pag. 17 2
2.2 L'attività rivoluzionaria russa: il fiorente dibattito filosofico-religioso. pag. 21 2.3 Il romanzo russo pag. 25 Capitolo III Anna Karenina: presentazione di Lev Tolstoj, analisi dell'opera pag. 28 3.1 Lev Nicolàevič Tolstòj pag. 28 3.2 Anna Karènina pag. 31 3.3 I temi e i personaggi pag. 37 Capitolo IV La critica: accoglienza del romanzo dalla sua pubblicazione ai giorni nostri ed analisi del lettore nelle varie epoche pag. 42 4.1 Critica agli esordi pag. 42 4.2 L'opinione della rete: i lettori del XXI secolo pag. 45 4.3 Critiche illustri pag. 48 Conclusioni pag. 51 Bibliografia pag. 52 3
Ringraziamenti Anche se non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea, proverò a farlo. Ringrazio anzitutto la professoressa Emanuela Sgambati, relatrice, che ha saputo, attraverso il suo corso di Letteratura russa, coltivare ed accrescere il mio già profondo interesse per la materia: è grazie al suo supporto e alla sua guida sapiente che questa tesi è nata. Proseguo con il personale della Biblioteca di Villa Mirafiori che ha saputo ascoltare ed interpretare le mie esigenze, facilitando le mie ricerche. Un ringraziamento particolare va ai colleghi ed amici del “Ristorante Fiorò” che week-end dopo week-end ascoltavano le mirabolanti novità riguardo la mia vita universitaria e mi facevano distrarre e divertire. Grazie agli amici, in particolare a Daniele, Riccardo, Samuele e Andrea perché loro c'erano, ci sono stati sempre in particolar modo all'inizio di questo triennio, quando riuscire a farcela sembrava un'impresa impossibile. Grazie a Matteo che ha speso parte del proprio tempo per leggere, discutere con me le bozze del lavoro, sollevare tutte le domande, possibili ed impossibili, affinché non mi trovassi spiazzata di fronte alla commissione. Grazie a lui perché ha creduto in me più di quanto non l'abbia fatto io stessa. Vorrei infine ringraziare tutte le persone a me più care ed in particolare la mia famiglia: papà Roberto, mamma Carla, mia sorella Michela... e anche Lolly, il mio gatto. Grazie, perchè io sono il frutto dei loro insegnamenti; devo a loro la possibilità e lo stimolo di studiare, e cosa non meno importante, la gioia di tornare a casa e sapere di trovare l'abbraccio di una famiglia meravigliosa. Spero di rendervi orgogliosi di me, oggi e sempre. 4
Introduzione A partire dagli anni '70 la semiotica opera un salto di qualità spostando la propria attenzione dal singolo segno alla generazione dei testi. Una delle opere fondamentali di questa nuova direzione di ricerca è il “Lector in fabula” 1 di Umberto Eco 2 , nella quale lo studioso traccia l'identikit del “Lettore modello” e ci fornisce gli strumenti per cercare di comprendere analizzare ed avvicinarci il più possibile alla volontà dell'autore. Scopo di questo nostro lavoro sarà quello di riuscire ad individuare gli elementi che hanno permesso ad un'opera di attraversare i secoli, conservando elementi di interesse anche per chi oggi si cimenta nella sua lettura nonostante le evidenti differenze mediatiche e culturali rispetto al contesto della prima stesura. Per comprendere approfonditamente ciò che l'opera in questione contiene è comunque necessario rimanere dentro il testo, analizzare ciò che esprime di per sé, indipendentemente dalle intenzioni di chi lo ha prodotto o di chi lo legge. A tal fine abbiamo scelto il romanzo di Lev Nikolàevič Tolstòj “Anna Karènina”3 particolarmente adatto a essere sottoposto a questa analisi proprio 1 L'opera ebbe una grande fortuna e venne tradotta in molte lingue. Riportiamo qui le varie traduzioni: Lector in fabula, Milano, Bompiani ("Studi Bompiani" n. 22), 1979; 19832; 1985 ("Tascabili Bompiani" n. 379); 19933("Studi"); 2002 ("Saggi Tascabili" n. 27) (ES)Lector in fabula, Barcelona: Lumen, 1981 (PT)Leitura do texto literario, Lisboa: Presença, 1983; São Paulo: Perspectiva, 1986 (FR)Lector in fabula, ou la cooperation interpretavive dans les textes narratifs, trad. di Myriem Bouzaher, Paris: Grasset, 1985; Le Livre de poche 1989 (DE)Lector in fabula: die Mitarbeit der Interpretation in erzahlenden Texten, München: Hanser, 1987; DTV, 1998 (NL)Lector in fabula, Amsterdam: Bert Bakker, 1989 (RO)Lector in fabula, Bucarest: Univers, 1991 (JA)Monogatari ni okeru dokusha, Tokyo: Seidosha, 1993 (PL)Lector in fabula, Warszawa: Panstwowy Instytut Wydawniczy, 1994 (KO)Sosol sokui Dogja, Seoul: The Open Books, 1996 (RU)Pol' citatelja, Moskva: Symposium, 2005 2 Nato ad Alessandria nel 1932, noto filosofo, semiologo, scrittore e dal 2008 professore emerito della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell'università di Bologna 3 L'opera ebbe uno straordinario successo in Italia come ci testimoniano le numerose traduzioni che riportiamo qui di seguito: Trad. di Eugenio Venceslao Foulques, Napoli, S. Romano, 1901, 2 voll. pp.288 e pp.261. Trad. di Ugo Ricci Mascarillo, Napoli, Bideri, 2 voll. pp.252 e pp.156, 1913. Trad. di Luigi D'Agesilao, Sesto San Giovanni, ed. A. Barion, 1929, 2 voll. pp.524 e pp.430, 1929. 5
perchè è ancora in grado di attrarre un vasto pubblico di lettori. Una volta raggiunto questo primo obbiettivo, si cercherà di confrontare la volontà dell'autore (o presunta tale) con la percezione, l'idea e la critica che ci è nota, grazie alla nostra esperienza o grazie a documentazioni di diversa natura come testi critici, recensioni e colloqui orali. Trad. di Leone Ginzburg, Torino, Slavia, 1929, 4 voll. pp.323, pp.340, pp.318 e pp.324. Trad. di Leone Ginzburg, prefazione diNatalia Ginzburg, collana "Gli Struzzi", Torino, Einaudi, 1974, 2 voll. Trad. di Franco Invernizzi e Buby Petrovitch, Milano, Edizioni Aurora, 1935, pp.317. Trad. di Ossip Felyne, introduzione di Cesare Giardini, Milano, "Biblioteca romantica" n. 42, Mondadori, 1936, 2 voll. Trad. di Enrichetta Carafa duchessa d'Andria, Torino, "I grandi scrittori stranieri" nn. 101-102, Utet, 2 voll. pp.553 e pp.429, 1941. Trad. di Nice Contieri, Roma, "I grandi maestri" n. 31, Casini, 1957, pp.927. Trad. di Enrico Mercatali, Roma, "I classici azzurri" n. 42 e n. 43, Cremonese, 1957, 2 voll. pp.474 e pp.464. Eridano Bazzarelli(a cura di), Milano, Mursia, 1963. Trad. di Pietro Antonio Zveteremich, introduzione di Serena Vitale, Milano, Garzanti, 1966, 2 voll. Trad. di Giacinta De Dominicis Jorio, Milano, "Grandi della letteratura" nn. 49-51, Fabbri, 1969, 3 voll. pp.330, pp.390 e pp.324. Leone Pacini Savoj e Maria Bianca Luporini (a cura di), Firenze, "Le betulle", Sansoni, 1982, pp.1391. Trad. di Annelisa Alleva, Milano, "I classici" n. 52, Frassinelli, 1997, pp.1066. Trad. di Laura Salmon, introduzione di Pier Cesare Bori, Roma, "Ottocento" n. 38, La biblioteca di Repubblica, 2004, pp.972. 6
CAPITOLO I Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel saggio del 1979. 1.1 La collaborazione testo-lettore Secondo i dettami della semiosi 4 il testo va visto come un insieme di congiunture; il suo atto generativo prevede di per se un atto interpretativo e quindi la presenza di un soggetto che possa decodificarlo. La persona in questione (che può essere chiunque) talvolta “sbaglia” il processo di decodifica e proietta nel testo qualcosa che non esiste, basandosi sui propri desideri, o ancora, può accadere che l'autore stesso non riesca a far coincidere le proprie intenzioni con ciò che sta scrivendo; questo ci invita a guardare con occhio molto critico i testi (saggi, autobiografie o testi autocritici) in cui egli ci svela i suoi progetti. Ma qual è la posizione del lettore? Il testo è un elemento lacunoso che, fine a se stesso, riuscirebbe a comunicarci poco, pertanto si attende da chi legge delle aggiunte che possano rimediare al non detto. Per comprendere meglio proponiamo un esempio per dimostrare questa semplice e preliminare affermazione. Leggiamo in Anna Karènina5 -“Tutto era in scompiglio in casa Oblonskij. La moglie aveva saputo che il marito intratteneva una relazione con la governante francese che era stata in casa loro e aveva dichiarato al marito di non poter più vivere nella stessa casa con lui”. Siamo all'inizio del libro, la famiglia Oblonskij ci verrà presentata solo in seguito, ma sappiamo che in questa casa si è consumato un tradimento. Possiamo già dedurre una serie di fatti pur non sapendo ancora nulla del romanzo: -Siamo in presenza di un uomo libertino, che non solo tradisce la moglie ma lo 4 Studio del processo per cui un'espressione (acustica, visiva...) assume un valore di segno. 5 Tolstòj L. N.,Anna Karènina, Parte prima, ed. Garzanti 1983 pp.5 7
fa all'interno del contesto famigliare: dentro la sua stessa casa, con una persona di fiducia che è in contatto ogni giorno con la moglie e con il resto della famiglia. -Nella cultura descritta nel romanzo è auspicabile la fedeltà al coniuge: il tradimento per la moglie è infatti inaccettabile e motivo di grande sofferenza. -Possiamo immaginare che la donna tradita prova dei sentimenti per suo marito e non può accettare di rimanere nella stessa casa con quell'uomo. Già questo piccolo esempio ci dimostra che il lettore deve svolgere attivamente il proprio compito per fare in modo che la lettura risulti più piacevole possibile; anche perché una semplice presa di coscienza “Il marito tradisce la moglie e la moglie ha intenzione di andarsene” lascia aperte infinite possibilità che lo renderebbero insoddisfatto. È come se si verificasse un continuo interscambio tra testo e lettore il quale ne attualizza la realtà in base alla propria, in luogo fisico ma anche mentale. 1.2 Analisi dei livelli di codice6 Condizione necessaria per l'attualizzazione di un testo è certamente la conoscenza della lingua utilizzata, attraverso la quale si viene posti davanti ad una serie di rimandi alla tradizione culturale da cui è stata originata; si richiede pertanto una competenza encilopedica di base. Vogliamo dunque approcciare concretamente lo studio del testo proponendo una serie di esempi relativi all'interpretazione del termine “Principessa”7: -Nel saggio di Eco il termine indica una donna, quindi un essere vivente, umano, femmina, invesitita da un titolo nobiliare; -In Italia ci si rifà ad una tradizione perlopiù fiabesca e che quindi ci porta alla mente un tipo di donna facoltosa, presumibilmente bella, di cuore e di discendenza nobile e rara ma può essere anche un nomignolo con cui un padre amorevole chiama la propria bambina; - Può venire alla nostra mente qualche rampollo di case nobiliari di cui oggi si sente parlare per gossip, sappiamo pertanto che Kate Middelton, esponente borghese ha sposato l'erede al trono d'Inghilterra diventando principessa quindi donna giovane e ricca si, ma più simile ad una VIP che altro; -In Anna Karènina troviamo invece una situazione totalmente diversa; l'unicità della condizione di principessa è infatti compromessa dalla presenza di molte case nobiliari, alcune delle quali cadute perfino in disgrazia. La principessa 6 E' l'insieme di segni con una lingua , in cui possiamo distinguere due piani: il piano dei significanti o "piano dell'espressione", e il piano dei significati o "piano del contenuto". 7 Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pag.77. 8
Dolly8, donna tradita, invecchiata precocemente a causa dei tanti parti e dai problemi che giorno dopo giorno il marito dissennato le crea, è una testimonianza di questa differenza di orizzonti. Da questo esempio possiamo dedurre l'importanza di documentarci sulla cultura che ha originato l'opera o su quella in cui l'autore intende ambientarla. 1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames Il frame è un insieme di dati che riassumono un'espressione stereotipata che per sua natura suggerisce una situazione o una serie di azioni sulle quali focalizzare l'attenzione; un esempio frequente e comune è l'espressione “Andare a prendere un caffè”, che può suggerire le seguenti implicazioni; − recarsi in un luogo pubblico, generalmente un bar; − una conversazione non troppo impegnativa e generalmente breve; − una serie di movenze dei due o più partecipati che lascino intuire chi pagherà; − un incontro amichevole o comunque volto alla soluzione di un qualche problema. Questo in una visione generale ma entrando nello specifico del caso narrativo cosa posso riconoscere come frame? Sono frame: − Le “espressioni fatte”: portano con sè una situazione tipo e che sono generalmente riportate dalla tradizione retorica. Prendiamo ad esempio il “C'era una volta”: sappiamo che l'autore vuole proporci una storia fantastica, in un contesto generalmente non identificabile nel mondo reale, con personaggi presumibilmente inventati, o magari storici ma estremamente romanzati, o resi accessibili ad un pubblico di persone molto giovani, in un'epoca storica indefinita, raccontata con il solo fine di far divertire il lettore; − Il titolo: se ben scelto preannuncia ciò che verrà esplicitato ed approfondito all'interno del capitolo e quindi porta alla mente del lettore la situazione possibile o il ventaglio di argomenti che egli può aspettarsi leggendo; − La “situazione tipo”: è una stuazione-contenitore all'interno della quale le azioni possono essere fraintese un gesto può infatti assumere un significato piuttosto che un altro senza determinate specificazioni. La “scena” può essere 8 Dar'ja Aleksandrovna, moglie di Stepan Arkadevič Oblonskij (fratello di Anna) detto "Stiva". 9
guardata da diversi punti di vista ed assumere un diverso valore per chi la osserva e per chi la vive. Prendiamo ad esempio il caso della rapina in banca 9: vista con occhi abituati ai telefilm è una semplice successione di azioni stereotipate, ma come spesso ci viene confermato dalle cronache la messa in pratica si presenta molto più complessa: spesso il criminale inesperto si lascia influenzare dalle proprie conoscenze cinematografiche e la rapine fallisce. Questo è un emblematico caso di come il proprio sapere personale può influenzare negativamente una situazione. 1.4 Target e “testo chiuso” Fino a che punto siamo dunque liberi di applicare al romanzo una chiave di lettura basata sulle nostre personali conoscenze ed influenze? Dietro ogni testo che ci proponiamo di leggere c'è l'intenzione e la sfida dell'autore, che ci indirizza (più o meno volontariamente) entro determinati limiti “interpretativi”. L'autore può darci delle anticipazioni, con affermazioni che possono lasciare perplesso il lettore, dandogli la sensazione di essere parzialmente informato sulla realtà delle vicende e rendendo di conseguenza difficoltosa la comprensione. Torniamo all'esempio tratto da Anna Karènina: pur non sapendo chi sia la famiglia Oblonskij possiamo continuare tranquillamente a leggere, con la certezza che quell'informazione, se necessaria, verrà certamente rivelata più avanti nel romanzo. Durante la stesura l'autore individua passo passo il suo lettore, e lo fa con ogni singola scelta linguistica, di termini e di stile. Così facendo egli individua un ambito e un target (testo chiuso10). Il rapporto tra il target e la collaborazione del lettore è inversamente proporzionale: più è ferma e diretta la scelta dell'autore, più il testo è chiuso e necessita pertanto di un numero minore di interventi da parte di chi legge. La scelta dell'autore non pregiudica comunque la possibilità di leggere qualcosa che va al di fuori delle nostre competenze; in questo caso la sensibilità del lettore può dar luogo a significati ed interpretazioni che si distaccano completamente da quelle che erano le intenzioni dello scrittore: il testo chiuso teneva in se un lettore modello involontario che risultava essere assai diverso da quello che invece si era cercato di definire durante la stesura. 9 Tratto da Lector in fabula, cap.4, par. 4.6.6, pag. 84. 10 Tratto da Lector in Fabula, in contrapposizione al testo aperto, potenzialmente destinato ad ogni tipo di lettore, cap.3, par. 3.3, pp.56-59. 10
In conclusione possiamo affermare che l'autore, scrivendo, mette in gioco un insieme di universi: la propria visione, quella del lettore, i livelli di codice. E' quindi fondamentale accostarsi il più possibile alle caratteristiche dell'autore, cercando di comprenderne innanzitutto i possibili limiti conoscitivi, poi il grado di istruzione, e infine la motivazione della sua scelta linguistica. 1.5 Il testo aperto Si parla di testo aperto quando è il narratore a decidere dove, come e quando suscitare le emozioni del lettore, intrecciando le possibili interpretazioni in modo che nessuna escluda l'altra, ma possa rafforzarla. Un testo aperto prevede la costruzione passo passo del proprio lettore modello attraverso un'evoluzione basata su spiegazioni, crescente difficoltà dei termini e richiami. Esso prevede due tipi di fruizione: una totalmente libera e una interpretativa. La scelta è tutta del lettore, che potrà scegliere tra un'opportunità di crescita o un puro godimento. 1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il sistema va in blocco? L'aumento della specificità della lettura va di pari passo con il restringimento del numero dei possibili lettori: si vedano per esempio le letture per bambini o quelle destinate a determinate categorie di lavoratori o di studiosi; questi testi vengono “indirizzati” al mittente grazie ad una serie di espedienti: − la terminologia: un testo rivolto ad un bambino dovrà far riferimento a quello che è il suo universo noetico 11 , e quindi dovrà utilizzare termini semplici, assimilabili alle situazioni a lui familiari; se voglio invece che il mio libro venga letto da donne che si cimentano nella sartoria, magari per hobby, dovrò iniziare illustrando dettagliatamente anche le più semplici tecniche di taglio e cucito, cosa che posso dare per scontata qualora mi rivolgessi a delle sarte professioniste. − I temi dovranno essere comprensibili e costruttivi. Cosa succede quando invece il lettore non è quello giusto? − il libro può non essere compreso in tratta argomenti di ambito a lui estraneo, o può essere considerato noioso perché rivolto ad un pubblico con un diverso grado culturale; in entrambi i casi si interromperà la lettura. 11 Correlazioni dell'universo della mente (coscienza, anima, spirito). 11
− Nel caso di un lettore caparbio che deciderà comunque di entrare in quel nuovo universo attraverso una lettura approfondita, magari coadiuvata da uno studio specifico della materia, questi si ritroverà arricchito o addirittura appassionato di qualcosa che prima non conosceva. La stessa cosa potrebbe avvenire con un libro inizialmente considerato troppo semplice. In entrambi i casi si potrebbe anche percorrere la linea guida tracciata per un altro lettore, come ad esempio nel caso de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, libro apparentemente per bambini ma in grado di rivelare significati assai più ampi e profondi se affrontato in età adulta. 1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche Come fa il testo a selezionare le conoscenze utili ai fini della lettura12? Quando ci troviamo di fronte ad un termine come UOMO ci vengono in mente molte cose: − è un individuo adulto, − di sesso maschile, − degli organi, − dei pensieri... Non sempre però tutte queste informazioni sono esaurienti, si tende quindi a metabolizzarle, a metterle a tacere per poi richiamarle nel momento in cui ci viene richiesto dal testo: mi interesseranno gli organi se sto leggendo un trattato di anatomia mentre mi interesserò dell'aspetto fisico se sto leggendo la descrizione fatta da una donna innamorata in un romanzo rosa; mettendo in parallelo queste due letture molto probabilmente scoprirò due aspetti completamente diversi ad esempio, del cuore, inteso come organo o come sede di sentimenti amorosi. Le sceneggiature e le rappresentazioni sememiche si basano su dei processi di semiosi illimitata che pertanto richiedono l'intervento del lettore che deve focalizzare l'attenzione su ciò che realmente gli interessa o che può essere importante ed utile. In questo modo un testo che è potenzialmente infinito genera soltanto le interpretazioni previste e volute. 1.8 La coerenza interpretativa Chiamata isotopia e definita da Gremais come “Un insieme di categorie semantiche ridondanti che rendono possibile la lettura uniforme di una 12 Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pp.76-77. 12
storia” 13 , che ci appare oggi riduttiva in quanto si manifesterebbe soltanto come una semplice disambiguazione, ha assunto ulteriori significati che l'hanno portata ad essere definita termine-ombrello e a coprire diversi fenomeni semiotici riconducibili alla coerenza di un percorso di lettura. Tale coerenza si può forse ottenere a vari livelli testuali seguendo sempre le stesse regole? Per far si che questo avvenga bisogna disambiguare il termine e fare in modo che vengano chiarite tutte le sue sfaccettature; inseriremo a questo scopo lo schema tratto dal saggio di Eco14: a disgiunzione paradigmatica frasistiche Isotopie discorsive a disgiunzione sintagmatica a disgiunzione paradigmatica transfrasistiche a disgiunzione sintagmatica vincolate a disgiunzioni esclusive isotopiche complementari discorsive Isotopie Narrative non vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive − Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione paradigmatica 15 : nascono dall'ambiguità che spesso presenta il codice. Quando ci si trova di fronte ad un'isotopia di questo tipo ci viene in aiuto il topic, l'argomento, che ci mostra il percorso di lettura da intraprendere. 13 Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.92. 14 Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.93. 15 Lector in fabula, cap.5, par.5.3.1, pp. 93-95. 13
Esempio: ”L'erborista è amico dei semplici”16. Dinnanzi a questa frase bisogna andare oltre il significato più comune di due parole ben note: con “semplici” si fa riferimento al mondo vegetale,mentre amico indica un appassionato un amante. Di qui la disambiguazione, ovviamente la parola erborista ci indirizza subito verso il topic. - Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione sintagmatica 17 : si hanno quando ci si trova di fronte a dubbi su tutta la struttura della frase e non su un singolo termine: essi sono aerei in volo They are flyng planes essi fanno volare aerei In questo caso il topic è indispensabile per capire se il volo è di natura meccanica (o semi-autonoma), o se è inteso come “uomini che fanno volare qualcosa”, riconoscendo se il verbo sia inteso come transitivo o intransitivo. - Isotopie discorsive transfrasistiche a disgiunzione paradigmatica18: nel caso di una conversazione che riguarda una sceneggiatura ben precisa se ci troviamo di fronte ad una risposta incoerente data da un termine ambiguo Es9) ( tratto da Lector in fabula Pag. 93 da Gremais) due individui stanno conversando ad una festa ed il primo elogia i vari aspetti della stessa quali cibi, bevande, invitati, donne, toilettes... il secondo soffermandosi solo sull'ultimo termine e probabilmente interpretandolo male risponde che lui non vi è ancora stato. Capiamo facilmente che la conversazione non ha prodotto un esito felice in quanto il primo individuo, se avesse voluto parlare del bagno, lo avrebbe fatto inserendo tra gli elogi l'arredamento, il tinteggio delle stanze, la tappezzeria, spostando pertanto la propria attenzione su una scenografia “architettura” e non su quella di “ festa”. - Isotopie discorsive transfrasistiche a disginzione sintagmatica19: si tratta di un tipo di isotopia non totalmente denotativamente alternativa, poiché 16 Lector in fabula,cap.5, par 5.3.1, pag 93. 17 Lector in fabula,cap.5, par 5.3.2, pag. 95. 18 Lector in fabula,cap.5, par. 5.3.3, pp.95-96 19 Lector in fabula,cap.5, par 5.3.4, pp.96-97. 14
alcuni dei soggetti in oggetto rimangono gli stessi sia seguendo una certa ipotesi sia seguendo l'altra. “Carlo fa all'amore con sua moglie due volte a settimana. Anche Luigi”20 Questa affermazione è ambigua; gli individui in gioco sono tre o quattro? La moglie con cui fa all'amore Luigi è la sua o quella di Carlo? Si sta parlando di adulterio o delle abitudini sessuali di due distinte coppie? In questo caso il proseguire della storia contestualizzerà la giusta ipotesi. − Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive21: sono quelle che generano storie mutuamente esclusive. Si hanno quando il testo può produrre storie completamente diverse pur avendo gli stessi personaggi. Il topic in questo caso è essenziale per orientare la strutturazione dei mondi narrativi. − Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive22: generano storie complementari. Le due ipotesi sono legate e non si escludono a vicenda; ciò comporta una lettura ambivalente i cui significati anziché escludersi si rafforzano. − Isotopie narrative non vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive 23 : generano storie complementari che non sono mutuamente esclusive né denotativamente alternative ma permettono talvolta di attribuire agli stessi individui diverse proprietà, dando vita a diversi mondi narrativi possibili. 1.9 Sintetizzazione e scelta del modo interpretativo Una volta attualizzate le strutture discorsive il lettore è messo in condizione di sintetizzare grandi porzioni di testo in brevi e semplici enunciati; nell'esporre la storia ad altri o anche nel reinterpretarla per se stesso egli può attenersi alla fabula o all'intreccio. La prima è la struttura narrativa lineare, mentre la seconda può contemplare inversioni cronologiche, con l'ausilio di espedienti letterari quali flashback, descrizioni, digressioni e riflessioni. 20 Tratto da Lector in fabula , cap.5,par.5.3.3 pag. 82. 21 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.5, pp.97-98. 22 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.6, pp.98-100. 23 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.7, pp.100-101. 15
Inoltre, nell'eventuale esposizione della storia, dovremo scegliere gli argomenti secondo noi più utili allo scopo: sceglierò di riassumere in maniera semplice e basilare un racconto a qualcuno che non lo ha mai letto, sceglierò una via più complessa, approfondita, magari idealizzata per chi invece conosce già l'argomento o ha già affrontato la lettura in questione. 1.10 L'evoluzione del lettore tipo Sono passati diversi anni da quando Eco scrisse questo saggio, e il panorama è sensibilmente cambiato; se in passato lo scrittore non guardava al pubblico come ad un insieme di potenziali acquirenti, oggi l'ampia diffusione di un genere letterario commerciale impone non solo la “fabbricazione” degli scritti, ma anche dei lettori (target), con il conseguente impoverimento della qualità delle opere e della curiosità e capacità critica dei lettori. Una sorta di selezione naturale dei fruitori della letteratura era dettata dal diffuso analfabetismo, che individuava in pochi la detenzione del necessario bagaglio culturale che gli permettesse di giudicare la qualità delle opere. La progressiva diffusione dell'alfabetizzazione fino ai giorni nostri ha portato paradossalmente ad una inversione di tendenza: tanti potenziali lettori, scarsa preparazione culturale; la grande quantità di carta stampata, spesso dai contenuti scadenti, non solo mira ad arricchire il portafogli del sedicente scrittore di turno, ma allontana sempre di più il pubblico da letture di maggior spessore. Nel secondo capitolo analizzeremo la situazione storico-politico-culturale della Russia dell'ottocento, per poi analizzare Anna Karenina, romanzo corposo ed impegnativo che nonostante il suo elevato spessore riceve negli anni 2000 l'inaspettato consenso di un variegato e vasto pubblico. 16
CAPITOLO II Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi che lo hanno reso celebre. 2.1 La Russia dell'ottocento: Politica e Storia. Per poter comprendere l'ottocento Russo sarà necessario fare un salto indietro al 1703, anno di fondazione di Pietroburgo, e dare qualche cenno biografico dello zar che più di ogni altro ha condizionato, nel bene e nel male, almeno due secoli di storia russa: Pietro il Grande24. Costui fu il primo ad aprire le porte della Russia all'Europa: cercò per quanto gli fu possibile, di renderla uno stato moderno capace di affacciarsi sulla situazione internazionale in posizione dominante. A Mosca introdusse una serie di cambiamenti che riformarono la struttura e i meccanismi statali e sociali. Introdusse e promosse costumi e atteggiamenti occidentali nell'aristocrazia, formò governatorati per il controllo fiscale e giudiziario di tutto il territorio, creò un senato di ausilio all'opera di governo. Nel 1722 sovvertì la tradizione ereditaria della corona con un decreto che attribuì allo zar il diritto di designare il proprio successore, con la possibilità di ignorare la discendenza di sangue. Un altro importante obiettivo dello zar fu lo sviluppo dell'economia nazionale che, pur incoraggiando l'iniziativa privata, ricorse ampiamente all'intervento diretto dello stato. Adottò il “Calendario Giuliano25” e semplificò l'alfabeto cirillico; fece inoltre pubblicare il primo 24 Primo tra i figli dello zar Alessio , Pietro I, poi detto "Il Grande", nasce a Mosca il 30 maggio 1672. Rimane orfano a soli quattro anni. Nel 1682, alla morte del fratello Fëdor III, viene proclamato unico zar dai partigiani dei Naryskin, ma una rivolta della guardia di palazzo e dei boiari impone una diarchia con Ivan, fratello di Fëdor. Data la giovane età il potere effettivo viene affidato alla reggente Sofia, sorella di Ivan, che relega Pietro I in un villaggio alle porte di Mosca. Nel 1689 Pietro I scampa a una rivolta della guardia di palazzo, organizzata da Sofia per eliminarlo e passa quindi all'azione con l'aiuto di truppe organizzate e addestrate durante il suo forzato esilio: raggiunge Mosca e destituisce Sofia; si fa incoronare zar con il fratello Ivan e delega ogni azione di governo alla madre Natalia. Alla morte di Natalia e di Ivan assume direttamente il potere 25 Calendario solare, basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice 17
giornale russo. La spinta riformista si bloccò con Caterina II, che dopo l'iniziale apertura al cambiamento, spaventata dalla rivolta di Pugačëv (1773-74) e dalla rivoluzione Francese (1789), preferì instaurare un regime più conservatore e repressivo, mantenuto dal suo successore nonché erede di sangue. Nel 1801 salì quindi al trono Alessandro I, che trovò una Russia stremata e assai desiderosa di riforme. Il suo intervento fu abbastanza positivo: vedendo di buon occhio l'occidentalizzazione egli volle dare al suo popolo la possibilità di istruirsi ed informarsi, aprendo scuole, università, e riaprendo le redazioni che erano state colpite da una rigida censura. Tuttavia la spinta innovativa dovette bloccarsi in fretta per motivi di politica estera: partecipò con enorme successo alla campagna antinapoleonica, mostrandosi all'Europa come l'unico in grado di sconfiggere il grande condottiero; se da un lato diede vita all'ideale di Grande Potenza Russa, dall'altro alimentò nei credenti la convinzione di essere investito dalla volontà divina. In seguito alla campagna di Russia lo zar siglò due accordi che avrebbero pesato molto sugli equilibri internazionali almeno fino al 1830: una diarchia con la Francia e un'alleanza su base religiosa con gli stati cristiano-protestanti, Prussia e Austria, detta “Santa Alleanza”26 . Eccessivamente coinvolto da questi eventi, Alessandro I cedette ad un fondamentalismo ortodosso; chiuse tutte le scuole e le università che egli stesso aveva aperto, ricostituì la censura ed instaurò un regime ancora più autoritario di quelli di Caterina II e di suo figlio. Nel popolo però era ormai cambiato qualcosa: le truppe inviate in Europa dopo la sconfitta di Napoleone avevano avuto la possibilità di entrare a Parigi e di toccare con mano la reale possibilità di una vita migliore; erano entrati in contatto con il clima rivoluzionario, avevano potuto osservare il progresso da vicino, e non simpatizzavano per la nuova politica austera dello zar. Nacquero così delle società segrete27, alle quali prendevano parte perfino gli appartenenti classe nobile28 : la Sojus Spasenüa29 e la Sojus Blagodenstuija30. La prima, più moderata, chiedeva principalmente l'abolizione della servitù massimo, nell'anno 46 a.C. 26 Governata da Federico Guglielmo. 27 Sulla scia di un'Europa in rivolta: 1820 ammutinamento a Cadice (Spagna), Napoli; nel 1921 Carbonari (Italia) Santorre Santarosa e Grecia. 28 Pietro il Grande aveva costituito anni prima la nobiltà per concessione, le case nobiliari erano così aumentante pur rimanendo una minoranza della popolazione, non più del 20%. 29 Unione della salvezza fondata nel 1816 a Pietroburgo, di cui facevano parte ufficiali della Guardia e Rampolli di famiglie nobiliari, gli stessi che avevano ampliato i propri orizzonti con la campagna antinapoleonica. 30 L'unione della beatitudine, temendo di essere scoperta si sciolse nel 1820 dando vita a due nuclei clandestini uno settentrionale, quello di Pietroburgo, l'altro meridionale con sede a Mosca 18
della gleba 31 , senza intaccare il potere alla nobiltà terriera; la seconda, più radicale, chiedeva invece l'istituzione della repubblica e l'assegnazione ai contadini di metà delle terre coltivabili. Nel 1825, dopo la morte di Alessandro I, si avrà un interregno di circa un mese, sfruttato dalle società segrete e da circa 3000 soldati ribelli per condurre la Rivolta Decabrista, terminata poi in un bagno di sangue a causa di inesperienza e disorganizzazione. Nei primi mesi del 1826 il nuovo zar Nicola I, in seguito ad un attentato mortale nei confronti di un membro del governo, diede subito un assaggio di quello che sarebbe stato il suo lungo periodo al potere: impiccagioni, deportazioni in Siberia, prigione per i traditori e per i rivoluzionari. Restaurazione dell'autocrazia ed estremo conservatorismo furono le linee guida, senza il minimo pensiero riformista. Egli volle sovrapporre sempre di più la figura dello zar a quella dello stato, accentrando sempre di più il potere nelle proprie mani. Nel 1842 si occupò del problema della servitù della gleba (problematica molto concreta dal momento che circa l'80% della popolazione russa era costituita da contadini), e lo fece istituendo una commissione che avrebbe dovuto occuparsi del caso, ma che sostanzialmente non fece nulla di più che prenderne atto. Attuò nei confronti delle minoranze una politica restrittiva, e piuttosto che puntare ad una “russificazione forzata” mirò a rendergli impossibile il contatto con il resto della popolazione. Si mostrò particolarmente duro nei confronti di Guglielmo III di Polonia, verso il quale si mostro dapprima tollerante poi ostile; espugnò Varsavia togliendole ogni diritto e la carta costituzionale, assai progressista, conquistata in precedenza. Dal punto di vista culturale fu affiancato da un Ministro, Šiškov, che incarnava alla perfezione l'anima del conservatore: la censura fu spietata sia dal punto di vista del contenuto che da quello linguistico 32 , istruzione e giornali furono tenuti sotto costante sorveglianza poliziesca. Fondamenta culturali Autocrazia teorizzati da SergeyUvarov Ortodossia per Nicola I divennero la regola. Narodnost' 33 31 Tema già molto sentito all'epoca di Pietro il grande sarà una richiesta costante per tutto l'800. Trattato in Anime Morte di Nikolaj Vasil'evič Gogol' 32 Voleva riportare la lingua Russa alla purezza originale e per fare ciò bisognava eliminare tutti i termini stranieri. 33 Sentimento di appartenenza alla nazione, nazionalità . 19
L'intenzione era quella di fare un passo indietro rispetto a Pietro il Grande grazie al quale la Russia aveva preso coscienza della Nacionalnost'34 aprendo le porte ai paesi Europei. Nicola I non aveva però considerato che il romanticismo in quegli anni fiorente in Francia sarebbe arrivato comunque alla sua nazione attraverso la letteratura, e avrebbe nutrito l'Intelligencija. Tra il 1848 e il 1849 ebbe luogo un particolare fermento intellettuale, al quale venne dato il nome di “Primavera dei Popoli” e che fu aspramente contrastato dallo zar, che applicò un'ulteriore stretta alle poche libertà rimaste al popolo russo, con un ulteriore inasprimento della censura, la chiusura dei circoli, e la condanna a morte di buona parte degli esponenti35. Nel 1853 però anche il potere zarista subì una battuta d'arresto: con futili pretesti Nicola I decise di attaccare la Crimea con lo scopo di ottenere l'agognato sbocco sul mar Mediterraneo. Il piano fallì grazie all'intervento dell'Austria, che si oppose mandando le sue truppe in aiuto alla Crimea e sconfiggendo in modo eclatante le truppe russe. Alessandro II, non appena insediatosi, vista la posizione svantaggiosa della Russia nel conflitto, firmò l'armistizio (che prevedeva pesanti punizioni) distruggendo così quell'immagine dell'imbattibile potenza, unica ad aver sconfitto Napoleone. Alessandro II si presentò come uno zar di più ampie vedute rispetto al precedente. Riuscì a far annullare le severe clausole dell'armistizio imposte alla Russia dopo la devastante guerra di Crimea, e attuò una politica espansionistica verso l'Asia che portò l'impero Russo alla massima estensione. Si mostrò contrario ai moti nazionalisti Polacchi che represse violentemente. Ottantunenne diede una risposta, seppur controversa, a chi chiedeva l'emancipazione dei servi della gleba, non ottenendo però risultati memorabili. Morì nel 1881 in seguito ad un attentato. Successore al trono fu il figlio di Alessandro, che prese il nome di Alessandro III e che attuò una politica nettamente contrastante con quella del padre, annullando di fatto gran parte delle sue riforme progressiste. La politica estera fu caratterizzata da un forte nazionalismo che lo portò ad entrare in conflitto con l'impero Austro-Ungarico e a rischiare una guerra con il Regno Unito per una disputa territoriale in Asia. Strinse invece sempre più rapporti con la Francia con la quale concluse un patto di mutuo soccorso in 34 Idea di stato nazionale. 35 La condanna venne poi convertita in esilio in Siberia. Tra i condannati anche Fëdor Dostoevskij che considerò l'esilio come un passaggio fondamentale per la sua maturazione personale raccontato in Memorie da una casa di morte. 20
caso di attacco esterno36. 2.2 L'attività rivoluzionaria Russa: Il fiorente dibattito Filosofico-Religioso. Abbiamo appena visto che la tendenza dell'ottocento russo fu principalmente Autocratica, con periodi di maggiore libertà alternati a periodi di forte repressione. Il punto di svolta e di reale formazione delle coscienze dell'intelligentija si ebbe con la sconfitta di Napoleone: i soldati, avendo la possibilità di entrare a Parigi e venire così in contatto non solo con un pensiero nuovo, ma soprattutto con il clima rivoluzionario, furono iniziatori di un difficile percorso che nonostante una repressione durissima non venne mai veramente interrotto. Abbiamo accennato nel precedente capitolo alla Primavera dei Popoli e al fallimento dei moti decabristi; andiamo ora ad analizzare le correnti filosofiche. Pëtr Čaadaev, primo ufficiale della guardia e vicino ai decabristi, fu il primo ad analizzare filosoficamente il problema del rapporto tra l'Europa e la Russia. Occidentalista ma anche fautore della teocrazia, Čaadaev si schierò sempre contro le teorie illuministiche che promuovevano la ricerca della libertà da parte dell'uomo, quando invece questi tende alla subordinazione (ritroveremo questa filosofia di pensiero in Dostoevskij quando nei fratelli Karamazov afferma che Cristo con la libertà ha danneggiato l'uomo); altresì egli afferma che la ragione soggettiva è propria dell'uomo caduto. L'uomo subordina la propria esistenza ad un essere che gli è superiore, e l'autonomia viene rivendicata da una forza distruttrice; l'uomo ha senso soltanto se inserito in una società (negazione dei lumi che ritroveremo anche nell'ultimo Tolstoj). La sua teoria, tanto discussa quanto rivoluzionaria, trova il proprio perno nella fede in Dio e nella Chiesa Cattolica; concepisce la storia come una diretta manifestazione della ragione divina, nella quale le azioni dei singoli uomini confluiscono nell'unità dello sviluppo dello spirito. Questo «processo di costante educazione dell'umanità» ha come meta l'instaurazione del regno di Dio sulla terra. Egli ritiene che la Russia storicamente non faccia propriamente parte né dell'Occidente né dell'Oriente, e tale posizione, se da una parte ha danneggiato culturalmente il paese, dall'altra lo ha posto come arbitro del processo spirituale del mondo, nel quale in futuro potrà immettere nuove forze in grado di portare l'umanità verso un più decisivo progresso. Il Papa viene da lui considerato come simbolo dell'unità in terra, poiché è grazie ad esso che si è potuto costituire il grande popolo europeo, ma stando 36 Sarà la base della Triplice Intesa. 21
all'idea di Čaadaev la Russia risulta, a causa della propria esclusione dal resto del mondo ed in particolare dall'Europa, essere una nazione priva di storia, un buco nero. Dio Spirito del mondo, coscienza universale che si sviluppa attraverso il processo universale del cristianesimo; Coscienza empirica del singolo che si acquisisce con la storia ma solo ciò che è cristiano può essere considerato storia; Natura dell'uomo. Questo, come è ovvio, generò un enorme scalpore: Čaadaev venne dichiarato pazzo, la rivista che pubblicò le sue teorie venne chiusa ed il direttore esiliato il Siberia. Cercò comunque di continuare a spiegare la sua teoria in “Apologia di un pazzo”, asserendo che l'assenza di storia altro non era che un bene, interpretandola come una tabula rasa su cui iniziare a scrivere qualcosa di nuovo e migliore. Aleksandr Ivanovič Herzen37 accolse questa idea e la pose come idea di punta dei populisti. Si ebbero reazioni sia dalle fazioni slavofile che da quelle occidentaliste: -Gli slavofili, che assunsero la connotazione di movimento intorno alla fine degli anni '30, ribaltarono nettamente le convinzioni di Čaadaev affermando che tutto quello che egli aveva rimproverato alla Russia era in realtà imputabile all'Europa. Kirieiskij, Kamiakov e Aksakov, tutti appartenenti all'antica nobiltà, sostenevano addirittura un ritorno allo status pre-Petrino, sulla base dei principi cristiano-slavi: la Russia pre-petrina infatti, non avendo conosciuto le invasioni barbariche38 (a differenza dell'Europa), non aveva creato una società statuale ma cristiana; andava ripulita dall'occidente per fare in modo che potesse a sua volta purificare l'intera Europa. Poteva e doveva essere il punto di partenza per una nuova storia. L'età petrina venne giudicata dagli slavofili come infausta; le unica note che individuarono come positive furono la mancanza di riforme sulle fasce più basse della popolazione e il deciso contenimento dell'ortodossia. Il 37 Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi 21 gennaio 1870 è stato scrittore e filosofo tra i più grandi intellettuali russi dell'Ottocento. 38 Negazione della storia, le invasioni si erano verificate anche in Russia 22
mantenimento delle componenti del monastero39 così com'erano e l'idea della proprietà collettiva della terra obščina avevano infatti evitato l'irreparabile. Criticavano aspramente all'Europa l'individualismo sfrenato creato dal razionalismo, che non solo divideva gli uomini, ma l'anima stessa. Come conseguenza di tale ragionamento, essendo la Russia l'unico stato estraneo al razionalismo, essa doveva rappresentare il nuovo punto di partenza per la fede. Con la politica di Alessandro II, più aperta, la filosofia slavofila subì una battuta d'arresto e si ridimensionò sfociando nel Panslavismo40. Aksakov affrontò invece il discorso dal punto di vista linguistico, sostenendo che la purezza del popolo e della fede dovesse passare anche attraverso la riunificazione della lingua e l'esclusione di tutti quei termini stranieri che erano riusciti ad inserirsi nel linguaggio comune. I tre stili della lingua russa: Russo volgare-basso Slavo ecclesiastico o Slavo ecclesiastico Russo volgare-medio puro Egli riteneva che nella storia della letteratura vi fosse anche la storia del paese e dello sviluppo del popolo, partendo dalla poesia popolare fino ad arrivare all'universalismo della lingua letteraria elevata. Si soffermò inoltre su un aspetto linguistico non presente in nessun'altra lingua europea: la perfettività e imperfettività del verbo che si rifletteva, nella sua visone, nell'espressione di identità. Sosteneva inoltre la totale estraneità del popolo alla politica, e rivedeva in chiave negativa l'azione di Pietro il grande “che voleva cambiare lo status-quo sottomettendo tutti”. Con le riforme approvate tra il 1861 e il 1863 da Alessandro II entra con forza sulla scena un movimento che, contrariamente a quello precedentemente descritto, guarda con favore all'epoca di Pietro e all'Occidente come ispirazione per dar vita ad una società nuova e migliore. Il circolo degli occidentalisti, fondato da Nikolaj Vladimirovič Stankevič 41 vantava esponenti come Vissarion Grigor'evič Belinskij 42 , Michail 39 Nucleo di conservazione di tutti i valori, sarà un punto focale degli uomini di cultura come Gogol', Tolstoj, Dostoevskij. 40 Mirava alla presa di coscienza dei popoli slavi di radici comuni, e si poneva come obiettivo quello di creare un unico stato nazionale. 41 Nato a Uderevka Voronež nel 1813 e morto a Novi Ligure nel 1840. Fu un letterato russo. Intorno a lui si raccolse a Mosca un gruppo di giovani ("circolo Stankevič"). 42 Nato a Suomenlinna l'11 giugno 1811 e morto a San Pietroburgo il 7 giugno 1848 fu filosofo e 23
Aleksandrovič Bakunin 43 Aleksandr Ivanovič Herzen 44 e Ivan Sergeevič Turgenev45. Il punto di partenza di questa fazione è la filosofia Shellinghiana, il cui nucleo di fondo è una visione panteistica del mondo, una totalità organica che manifesta nella storia l'assoluto. L'uomo si sente integrato soltanto se è parte della realtà organica, e questa integrazione avviene in due momenti: 1°momento: La riflessione che risulta essere sterile; 2° momento: L'idea l'uomo si realizza soltanto con l'azione. Nasce da qui la filosofia dell'azione, con Bakunin che ne diventerà il capo e scriverà nel 1838 un articolo su Hegel, futuro simbolo degli occidentalisti hegeliani in Russia, il quale proclamerà la riconciliazione con la realtà in ogni campo della vita umana; l'attacco al razionalismo, al soggettivismo Kantiano e al Baironismo. Berlino viene da lui vista come la Gerusalemme da cui dovrà partire la redenzione. Si dà all'attività rivoluzionaria sotto falso nome per portare avanti il pensiero della sinistra Hegeliana. Tra i suoi più accaniti sostenitori vi era Belinskij. Belinkij ebbe un ruolo fondamentale nella critica letteraria russa di stampo naturalista e fu il più rappresentativo della classe raznocincij46. Egli elaborò una teoria della formazione della nazione russa individuata in due momenti del sentimento popolare: Narodnost, che si verifica in gioventù, e Nazionalnost, momento della consapevolezza, che si verifica durante la maturità. Esaminò inoltre il ruolo della letteratura nella creazione dell'idea della nazione: Nazia,concetto di nazione moderno e dinamico, Narodni concetto statico, Popolare adesione naturale alla tradizione idealizzata degli slavofili. Per giungere alla Nazia bisogna avviare un processo di cambiamento attraverso la rottura con la tradizione: per fronteggiare l'arretratezza del paese sarebbe stata necessaria un'apertura all'occidente. critico letterario. 43 Nato a Tver il 30 maggio 1814 e morto a Berna il 1º luglio 1876 fu rivoluzionario, filosofo e anarchico russo, considerato uno dei padri fondatori dell'anarchismo moderno. Autore di molti scritti, tra i quali Stato e anarchia e L'impero knouto-germanico. 44 Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi il 21 gennaio 1870 fu scrittore e filosofo, tra i più grandi intellettuali dell'Ottocento russo. 45 Nato il 9 novembre 1818 e morto a Bougival il 3 settembre 1883 fu scrittore e drammaturgo russo. 46 Ramo occidentalista dell' intelligentija. 24
2.3 Il Romanzo Russo Tutta la letteratura russa risentì fin dai primi anni dello spazio fisico: l'immensità del territorio e la natura prevalentemente agricola del paese assunsero un ruolo ideologico che condizionò fortemente la mentalità e ed i temi della riflessione. Nel 700 essa era del tutto sottomessa alla filosofia, alla critica, alla letteratura francese e ai dogmi della cultura classica, ma soprattutto era destinata ad un pubblico “popolare senza ambizioni”. Le differenze con la letteratura francese, oltre ad essere di pubblico, si manifestano anche nel grado di accettazione del modello di società che la genera, infatti, pur contestando e rimproverando, l'intellettuale francese ha lo scopo di guidare gli organi di governo, non di sovvertirli; inoltre, a livello di personaggi, notiamo che il mito di Napoleone ancora fortissimo ha influenzato enormemente il popolo Francese, al quale vengono proposti personaggi spavaldi, sicuri di sé, ambiziosi; queste caratteristiche mancheranno totalmente nella letteratura russa, nella quale prevarranno perlopiù personaggi umili tendenti all’introspezione e al cambiamento di sé. Uno dei temi che ritroveremo in molte opere sarà quello del conflitto tra occidentalisti e slavofili, particolarmente sentito e dibattuto durante gran parte del secolo, all'interno del quale possiamo ritrovare politica, morale e metafisica, elementi attraverso i quali si tenterà di ricostruire il mondo. Si presenta così il problema dell'identità dell'uomo diviso tra società e nazione all'interno della storia, che porta ad una polarizzazione del pensiero e si affida alla ricerca filosofica e religiosa. Questo è anche il periodo in cui i privilegiati sentono rimordersi la coscienza nei confronti degli ultimi, che tendono ad essere identificati con la nazione stessa: misteriosa, estranea alla cultura occidentale, abbandonata a se stessa. Si rafforzano così le idee cristiane di sacrificio, riscatto, espiazione dell'oblio di se, che lasceranno il segno su tutta la letteratura: si porranno domande che spiegheranno la portata universale dell'opera. Letteratura + realtà nazionale pensiero russo problematiche sociali, filosofiche, religiose. Il mondo che non è compreso in questo schema appare (se c’è) soltanto come uno sfondo lontano e privo di interesse; tutti i romanzi russi sono interessati a 25
descrivere la realtà sociale nel dettaglio. Il ruolo della donna viene esaltato da molti dei grandi autori quali Turgenev, Goncharov, Dostoevskij e talvolta da Tolstoij, questo aspetto insieme all'interesse di Dostoevskij e Tolstoj nei confronti della psicologia umana, renderà la letteratura russa all'avanguardia. La Russia dell'800 è un paese che si scopre pian piano e che grazie a quell'immensità di cui è parte rivolge il proprio pensiero al Creatore, cercando di capire il senso più profondo della vita e della verità. Non sarebbe giusto immaginare la letteratura russa agli esordi come una letteratura giovane: essa è infatti legata ad una tradizione popolare radicata nella notte dei tempi, nonché ad un'attenta analisi delle letterature occidentali; è proprio questo che le permette di nascere, diciamo così, già grande e complessa. La poesia raggiunge da subito un livello altissimo di raffinatezza, e la prosa, molto elaborata, mostra uno stretto rapporto con il romanticismo, il sentimentalismo e le tradizioni colte o popolari; è con il romanzo però che si sfiora l'eccellenza: ogni classico, un po' a se stante, dà vita ad un genere nuovo: “Il romanzo è un contenitore all'interno del quale è lecito mettere qualsiasi cosa”, è quello che riuscirà a contenere l'universalità, che tenderà a varcare i limiti dell'ambito letterario, a porsi domande esistenziali come “di chi è la colpa ?, “cosa possiamo fare, noi?”, “se c'è Dio dov'è?”; un tentativo di arrivare alle risposte e quindi alla verità dovrà avvalersi di tutti i mezzi possibili, che siano la filosofia, la religione e la letteratura. L'800 conoscerà uno degli apici dell’eccellenza con l'”Eugenij Onegin 47 ” il romanzo in versi di Puškin, una vera e propria svolta: esso rappresenta infatti l'incontro tra la letteratura russa del passato e del realismo europeo. 47 Eugenio Onegin è il nome del personaggio principale della storia: è un giovane dandy ozioso, disilluso che sembra aver già provato tutto quello che gli era possibile nella vita . Si ritira in campagna e diventa amico di un giovane poeta, Vladimir Lenskij. Questi è innamorato di Olga, con cui si è appena fidanzato. La sorella di Olga, Tatiana, si innamora a prima vista di Onegin ma lui la respinge. Qualche tempo dopo, Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione del compleanno di Tatiana. Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi provando a sedurre Olga, che sta al gioco, con grande dispiacere di Lenskij, che sentendosi tradito chiede riparazione con un duello. Il duello, con le pistole, si svolge il giorno dopo, all'alba. Il destino vuole che Onegin uccida il suo amico, ed è quindi costretto a lasciare la città. Alcuni anni dopo Onegin incontra per caso un suo cugino, principe e generale, e lo invita a un ricevimento. Vi ritrova Tatiana, che ha sposato il principe. Ella è molto cambiata, e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin, che si rende conto dell'errore commesso tempo prima rifiutandola. Egli le confessa il suo amore, ma è troppo tardi: ella preferisce restare fedele a suo marito, anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo. 26
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