Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche.

Pagina creata da Daniele Bruno
 
CONTINUA A LEGGERE
Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche.
Facoltà di Lettere e Filosofia

         Corso di laurea di primo livello in Lettere Moderne: Studi Italiani

                                  Tesi di Laurea:

Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di
    Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le
                        epoche.

Relatore: Prof.ssa Sgambati Emanuela

                                                                           Candidato
                                                                    Cipollari Martina

                                                                               Matricola
                                                                               1388236

                           Anno Accademico 2012/2013

                                                                                      1
Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche.
Indice

Ringraziamenti
                                                                          pag. 4
Introduzione
                                                                          pag. 5
Capitolo I
Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel saggio del
1979.
                                                                          pag. 7
1.1La collaborazione testo-lettore
                                                                          pag. 7
1.2 Analisi dei livelli di codice
                                                                          pag. 8
1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames
                                                                          pag. 9
1.4 Target e testo chiuso
                                                                         pag. 10
1.5 Il testo aperto
                                                                         pag. 11
1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il sistema va in
blocco?
                                                                         pag. 11
1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche
                                                                         pag. 12
1.8 La coerenza interpretativa
                                                                         pag. 12
1.9 Sintetizzazione e scelta del mondo interpretativo
                                                                         pag. 15
1.10 Evoluzione del lettore tipo
                                                                         pag. 16
Capitolo II
Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi che lo hanno
reso celebre
                                                                         pag. 17
2.1 La Russia dell'Ottocento: politica e storia
                                                                         pag. 17

                                                                              2
2.2 L'attività rivoluzionaria russa: il fiorente dibattito filosofico-religioso.
                                                                              pag. 21
2.3 Il romanzo russo
                                                                              pag. 25
Capitolo III
Anna Karenina: presentazione di Lev Tolstoj, analisi dell'opera
                                                                              pag. 28
3.1 Lev Nicolàevič Tolstòj
                                                                              pag. 28
3.2 Anna Karènina
                                                                              pag. 31
3.3 I temi e i personaggi
                                                                              pag. 37
Capitolo IV
La critica: accoglienza del romanzo dalla sua pubblicazione ai giorni nostri ed
analisi del lettore nelle varie epoche
                                                                              pag. 42
4.1 Critica agli esordi
                                                                              pag. 42
4.2 L'opinione della rete: i lettori del XXI secolo
                                                                              pag. 45
4.3 Critiche illustri
                                                                              pag. 48
Conclusioni
                                                                              pag. 51
Bibliografia
                                                                              pag. 52

                                                                                   3
Ringraziamenti

Anche se non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno
contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea, proverò a farlo.

Ringrazio anzitutto la professoressa Emanuela Sgambati, relatrice, che ha
saputo, attraverso il suo corso di Letteratura russa, coltivare ed accrescere il
mio già profondo interesse per la materia: è grazie al suo supporto e alla sua
guida sapiente che questa tesi è nata.
Proseguo con il personale della Biblioteca di Villa Mirafiori che ha saputo
ascoltare ed interpretare le mie esigenze, facilitando le mie ricerche.
Un ringraziamento particolare va ai colleghi ed amici del “Ristorante Fiorò”
che week-end dopo week-end ascoltavano le mirabolanti novità riguardo la
mia vita universitaria e mi facevano distrarre e divertire.
Grazie agli amici, in particolare a Daniele, Riccardo, Samuele e Andrea perché
loro c'erano, ci sono stati sempre in particolar modo all'inizio di questo triennio,
quando riuscire a farcela sembrava un'impresa impossibile.
Grazie a Matteo che ha speso parte del proprio tempo per leggere, discutere
con me le bozze del lavoro, sollevare tutte le domande, possibili ed impossibili,
affinché non mi trovassi spiazzata di fronte alla commissione. Grazie a lui
perché ha creduto in me più di quanto non l'abbia fatto io stessa.
Vorrei infine ringraziare tutte le persone a me più care ed in particolare la mia
famiglia: papà Roberto, mamma Carla, mia sorella Michela... e anche Lolly, il
mio gatto.
Grazie, perchè io sono il frutto dei loro insegnamenti; devo a loro la possibilità
e lo stimolo di studiare, e cosa non meno importante, la gioia di tornare a casa
e sapere di trovare l'abbraccio di una famiglia meravigliosa.
Spero di rendervi orgogliosi di me, oggi e sempre.

                                                                                    4
Introduzione

A partire dagli anni '70 la semiotica opera un salto di qualità spostando la
propria attenzione dal singolo segno alla generazione dei testi.
Una delle opere fondamentali di questa nuova direzione di ricerca è il “Lector
in fabula” 1 di Umberto Eco 2 , nella quale lo studioso traccia l'identikit del
“Lettore modello” e ci fornisce gli strumenti per cercare di comprendere
analizzare ed avvicinarci il più possibile alla volontà dell'autore.
Scopo di questo nostro lavoro sarà quello di riuscire ad individuare gli
elementi che hanno permesso ad un'opera di attraversare i secoli, conservando
elementi di interesse anche per chi oggi si cimenta nella sua lettura nonostante
le evidenti differenze mediatiche e culturali rispetto al contesto della prima
stesura.
Per comprendere approfonditamente ciò che l'opera in questione contiene è
comunque necessario rimanere dentro il testo, analizzare ciò che esprime di per
sé, indipendentemente dalle intenzioni di chi lo ha prodotto o di chi lo legge.
A tal fine abbiamo scelto il romanzo di Lev Nikolàevič Tolstòj “Anna
Karènina”3 particolarmente adatto a essere sottoposto a questa analisi proprio

1
    L'opera ebbe una grande fortuna e venne tradotta in molte lingue. Riportiamo qui le varie traduzioni: Lector in
fabula, Milano, Bompiani ("Studi Bompiani" n. 22), 1979; 19832; 1985 ("Tascabili Bompiani" n. 379);
19933("Studi"); 2002 ("Saggi Tascabili" n. 27)
(ES)Lector in fabula, Barcelona: Lumen, 1981
(PT)Leitura do texto literario, Lisboa: Presença, 1983; São Paulo: Perspectiva, 1986
(FR)Lector in fabula, ou la cooperation interpretavive dans les textes narratifs, trad. di Myriem Bouzaher, Paris:
Grasset, 1985; Le Livre de poche 1989
(DE)Lector in fabula: die Mitarbeit der Interpretation in erzahlenden Texten, München: Hanser, 1987; DTV, 1998
(NL)Lector in fabula, Amsterdam: Bert Bakker, 1989
(RO)Lector in fabula, Bucarest: Univers, 1991
(JA)Monogatari ni okeru dokusha, Tokyo: Seidosha, 1993
(PL)Lector in fabula, Warszawa: Panstwowy Instytut Wydawniczy, 1994
(KO)Sosol sokui Dogja, Seoul: The Open Books, 1996
(RU)Pol' citatelja, Moskva: Symposium, 2005
2
  Nato ad Alessandria nel 1932, noto filosofo, semiologo, scrittore e dal 2008 professore emerito della Scuola
Superiore di Studi Umanistici dell'università di Bologna
3
  L'opera ebbe uno straordinario successo in Italia come ci testimoniano le numerose traduzioni che riportiamo qui
di seguito:
Trad. di Eugenio Venceslao Foulques, Napoli, S. Romano, 1901, 2 voll. pp.288 e pp.261.
Trad. di Ugo Ricci Mascarillo, Napoli, Bideri, 2 voll. pp.252 e pp.156, 1913.
Trad. di Luigi D'Agesilao, Sesto San Giovanni, ed. A. Barion, 1929, 2 voll. pp.524 e pp.430, 1929.

                                                                                                                 5
perchè è ancora in grado di attrarre un vasto pubblico di lettori.
Una volta raggiunto questo primo obbiettivo, si cercherà di confrontare la
volontà dell'autore (o presunta tale) con la percezione, l'idea e la critica che ci è
nota, grazie alla nostra esperienza o grazie a documentazioni di diversa natura
come testi critici, recensioni e colloqui orali.

Trad. di Leone Ginzburg, Torino, Slavia, 1929, 4 voll. pp.323, pp.340, pp.318 e pp.324.
Trad. di Leone Ginzburg, prefazione diNatalia Ginzburg, collana "Gli Struzzi", Torino, Einaudi, 1974, 2 voll.
Trad. di Franco Invernizzi e Buby Petrovitch, Milano, Edizioni Aurora, 1935, pp.317.
Trad. di Ossip Felyne, introduzione di Cesare Giardini, Milano, "Biblioteca romantica" n. 42, Mondadori, 1936, 2
voll.
Trad. di Enrichetta Carafa duchessa d'Andria, Torino, "I grandi scrittori stranieri" nn. 101-102, Utet, 2 voll. pp.553
e pp.429, 1941.
Trad. di Nice Contieri, Roma, "I grandi maestri" n. 31, Casini, 1957, pp.927.
Trad. di Enrico Mercatali, Roma, "I classici azzurri" n. 42 e n. 43, Cremonese, 1957, 2 voll. pp.474 e pp.464.
Eridano Bazzarelli(a cura di), Milano, Mursia, 1963.
Trad. di Pietro Antonio Zveteremich, introduzione di Serena Vitale, Milano, Garzanti, 1966, 2 voll.
Trad. di Giacinta De Dominicis Jorio, Milano, "Grandi della letteratura" nn. 49-51, Fabbri, 1969, 3 voll. pp.330,
pp.390 e pp.324.
Leone Pacini Savoj e Maria Bianca Luporini (a cura di), Firenze, "Le betulle", Sansoni, 1982, pp.1391.
Trad. di Annelisa Alleva, Milano, "I classici" n. 52, Frassinelli, 1997, pp.1066.
Trad. di Laura Salmon, introduzione di Pier Cesare Bori, Roma, "Ottocento" n. 38, La biblioteca di Repubblica,
2004, pp.972.

                                                                                                                    6
CAPITOLO I

Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel
saggio del 1979.

1.1 La collaborazione testo-lettore

Secondo i dettami della semiosi 4 il testo va visto come un insieme di
congiunture; il suo atto generativo prevede di per se un atto interpretativo e
quindi la presenza di un soggetto che possa decodificarlo.
La persona in questione (che può essere chiunque) talvolta “sbaglia” il
processo di decodifica e proietta nel testo qualcosa che non esiste, basandosi
sui propri desideri, o ancora, può accadere che l'autore stesso non riesca a far
coincidere le proprie intenzioni con ciò che sta scrivendo; questo ci invita a
guardare con occhio molto critico i testi (saggi, autobiografie o testi autocritici)
in cui egli ci svela i suoi progetti.
Ma qual è la posizione del lettore?
Il testo è un elemento lacunoso che, fine a se stesso, riuscirebbe a comunicarci
poco, pertanto si attende da chi legge delle aggiunte che possano rimediare al
non detto.
Per comprendere meglio proponiamo un esempio per dimostrare questa
semplice e preliminare affermazione.
Leggiamo in Anna Karènina5

-“Tutto era in scompiglio in casa Oblonskij. La moglie aveva saputo che il
marito intratteneva una relazione con la governante francese che era stata in
casa loro e aveva dichiarato al marito di non poter più vivere nella stessa casa
con lui”.

Siamo all'inizio del libro, la famiglia Oblonskij ci verrà presentata solo in
seguito, ma sappiamo che in questa casa si è consumato un tradimento.
Possiamo già dedurre una serie di fatti pur non sapendo ancora nulla del
romanzo:
-Siamo in presenza di un uomo libertino, che non solo tradisce la moglie ma lo

4
    Studio del processo per cui un'espressione (acustica, visiva...) assume un valore di segno.
5
    Tolstòj L. N.,Anna Karènina, Parte prima, ed. Garzanti 1983 pp.5

                                                                                                  7
fa all'interno del contesto famigliare: dentro la sua stessa casa, con una persona
di fiducia che è in contatto ogni giorno con la moglie e con il resto della
famiglia.
-Nella cultura descritta nel romanzo è auspicabile la fedeltà al coniuge: il
tradimento per la moglie è infatti inaccettabile e motivo di grande sofferenza.
-Possiamo immaginare che la donna tradita prova dei sentimenti per suo marito
e non può accettare di rimanere nella stessa casa con quell'uomo.

Già questo piccolo esempio ci dimostra che il lettore deve svolgere
attivamente il proprio compito per fare in modo che la lettura risulti più
piacevole possibile; anche perché una semplice presa di coscienza “Il marito
tradisce la moglie e la moglie ha intenzione di andarsene” lascia aperte infinite
possibilità che lo renderebbero insoddisfatto.
È come se si verificasse un continuo interscambio tra testo e lettore il quale ne
attualizza la realtà in base alla propria, in luogo fisico ma anche mentale.

1.2 Analisi dei livelli di codice6

Condizione necessaria per l'attualizzazione di un testo è certamente la
conoscenza della lingua utilizzata, attraverso la quale si viene posti davanti ad
una serie di rimandi alla tradizione culturale da cui è stata originata; si
richiede pertanto una competenza encilopedica di base.
Vogliamo dunque approcciare concretamente lo studio del testo proponendo
una serie di esempi relativi all'interpretazione del termine “Principessa”7:
-Nel saggio di Eco il termine indica una donna, quindi un essere vivente,
umano, femmina, invesitita da un titolo nobiliare;
-In Italia ci si rifà ad una tradizione perlopiù fiabesca e che quindi ci porta alla
mente un tipo di donna facoltosa, presumibilmente bella, di cuore e di
discendenza nobile e rara ma può essere anche un nomignolo con cui un padre
amorevole chiama la propria bambina;
- Può venire alla nostra mente qualche rampollo di case nobiliari di cui oggi si
sente parlare per gossip, sappiamo pertanto che Kate Middelton, esponente
borghese ha sposato l'erede al trono d'Inghilterra diventando principessa
quindi donna giovane e ricca si, ma più simile ad una VIP che altro;
-In Anna Karènina troviamo invece una situazione totalmente diversa; l'unicità
della condizione di principessa è infatti compromessa dalla presenza di molte
case nobiliari, alcune delle quali cadute perfino in disgrazia. La principessa

6
  E' l'insieme di segni con una lingua , in cui possiamo distinguere due piani: il piano dei significanti o
     "piano dell'espressione", e il piano dei significati o "piano del contenuto".
7
  Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pag.77.

                                                                                                              8
Dolly8, donna tradita, invecchiata precocemente a causa dei tanti parti e dai
problemi che giorno dopo giorno il marito dissennato le crea, è una
testimonianza di questa differenza di orizzonti.
Da questo esempio possiamo dedurre l'importanza di documentarci sulla
cultura che ha originato l'opera o su quella in cui l'autore intende ambientarla.

1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames

Il frame è un insieme di dati che riassumono un'espressione stereotipata che
per sua natura suggerisce una situazione o una serie di azioni sulle quali
focalizzare l'attenzione; un esempio frequente e comune è l'espressione
“Andare a prendere un caffè”, che può suggerire le seguenti implicazioni;

−     recarsi in un luogo pubblico, generalmente un bar;
−     una conversazione non troppo impegnativa e generalmente breve;
−     una serie di movenze dei due o più partecipati che lascino intuire chi
pagherà;
−     un incontro amichevole o comunque volto alla soluzione di un qualche
problema.

Questo in una visione generale ma entrando nello specifico del caso narrativo
cosa posso riconoscere come frame?
Sono frame:

−      Le “espressioni fatte”: portano con sè una situazione tipo e che sono
generalmente riportate dalla tradizione retorica.
Prendiamo ad esempio il “C'era una volta”: sappiamo che l'autore vuole
proporci una storia fantastica, in un contesto generalmente non identificabile
nel mondo reale, con personaggi presumibilmente inventati, o magari storici
ma estremamente romanzati, o resi accessibili ad un pubblico di persone molto
giovani, in un'epoca storica indefinita, raccontata con il solo fine di far
divertire il lettore;
−      Il titolo: se ben scelto preannuncia ciò che verrà esplicitato ed
approfondito all'interno del capitolo e quindi porta alla mente del lettore la
situazione possibile o il ventaglio di argomenti che egli può aspettarsi
leggendo;
−      La “situazione tipo”: è una stuazione-contenitore all'interno della quale
le azioni possono essere fraintese un gesto può infatti assumere un significato
piuttosto che un altro senza determinate specificazioni. La “scena” può essere

8
    Dar'ja Aleksandrovna, moglie di Stepan Arkadevič Oblonskij (fratello di Anna) detto "Stiva".

                                                                                                   9
guardata da diversi punti di vista ed assumere un diverso valore per chi la
osserva e per chi la vive.
Prendiamo ad esempio il caso della rapina in banca 9:
vista con occhi abituati ai telefilm è una semplice successione di azioni
stereotipate, ma come spesso ci viene confermato dalle cronache la messa in
pratica si presenta molto più complessa: spesso il criminale inesperto si lascia
influenzare dalle proprie conoscenze cinematografiche e la rapine fallisce.
Questo è un emblematico caso di come il proprio sapere personale può
influenzare negativamente una situazione.

1.4 Target e “testo chiuso”

Fino a che punto siamo dunque liberi di applicare al romanzo una chiave di
lettura basata sulle nostre personali conoscenze ed influenze?
Dietro ogni testo che ci proponiamo di leggere c'è l'intenzione e la sfida
dell'autore, che ci indirizza (più o meno volontariamente) entro determinati
limiti “interpretativi”.

L'autore può darci delle anticipazioni, con affermazioni che possono lasciare
perplesso il lettore, dandogli la sensazione di essere parzialmente informato
sulla realtà delle vicende e rendendo di conseguenza difficoltosa la
comprensione.
Torniamo all'esempio tratto da Anna Karènina:
pur non sapendo chi sia la famiglia Oblonskij possiamo continuare
tranquillamente a leggere, con la certezza che quell'informazione, se necessaria,
verrà certamente rivelata più avanti nel romanzo.
Durante la stesura l'autore individua passo passo il suo lettore, e lo fa con ogni
singola scelta linguistica, di termini e di stile.
Così facendo egli individua un ambito e un target (testo chiuso10).
Il rapporto tra il target e la collaborazione del lettore è inversamente
proporzionale: più è ferma e diretta la scelta dell'autore, più il testo è chiuso e
necessita pertanto di un numero minore di interventi da parte di chi legge.
La scelta dell'autore non pregiudica comunque la possibilità di leggere
qualcosa che va al di fuori delle nostre competenze; in questo caso la
sensibilità del lettore può dar luogo a significati ed interpretazioni che si
distaccano completamente da quelle che erano le intenzioni dello scrittore: il
testo chiuso teneva in se un lettore modello involontario che risultava essere
assai diverso da quello che invece si era cercato di definire durante la stesura.
9
    Tratto da Lector in fabula, cap.4, par. 4.6.6, pag. 84.
10
     Tratto da Lector in Fabula, in contrapposizione al testo aperto, potenzialmente destinato ad ogni
       tipo di lettore, cap.3, par. 3.3, pp.56-59.

                                                                                                         10
In conclusione possiamo affermare che l'autore, scrivendo, mette in gioco un
insieme di universi: la propria visione, quella del lettore, i livelli di codice.
E' quindi fondamentale accostarsi il più possibile alle caratteristiche dell'autore,
cercando di comprenderne innanzitutto i possibili limiti conoscitivi, poi il
grado di istruzione, e infine la motivazione della sua scelta linguistica.

1.5 Il testo aperto

Si parla di testo aperto quando è il narratore a decidere dove, come e quando
suscitare le emozioni del lettore, intrecciando le possibili interpretazioni in
modo che nessuna escluda l'altra, ma possa rafforzarla.
Un testo aperto prevede la costruzione passo passo del proprio lettore modello
attraverso un'evoluzione basata su spiegazioni, crescente difficoltà dei termini
e richiami.
Esso prevede due tipi di fruizione: una totalmente libera e una interpretativa.
La scelta è tutta del lettore, che potrà scegliere tra un'opportunità di crescita o
un puro godimento.

1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il
sistema va in blocco?

L'aumento della specificità della lettura va di pari passo con il restringimento
del numero dei possibili lettori: si vedano per esempio le letture per bambini o
quelle destinate a determinate categorie di lavoratori o di studiosi; questi testi
vengono “indirizzati” al mittente grazie ad una serie di espedienti:
−      la terminologia: un testo rivolto ad un bambino dovrà far riferimento a
quello che è il suo universo noetico 11 , e quindi dovrà utilizzare termini
semplici, assimilabili alle situazioni a lui familiari; se voglio invece che il mio
libro venga letto da donne che si cimentano nella sartoria, magari per hobby,
dovrò iniziare illustrando dettagliatamente anche le più semplici tecniche di
taglio e cucito, cosa che posso dare per scontata qualora mi rivolgessi a delle
sarte professioniste.
−      I temi dovranno essere comprensibili e costruttivi.

Cosa succede quando invece il lettore non è quello giusto?
−      il libro può non essere compreso in tratta argomenti di ambito a lui
estraneo, o può essere considerato noioso perché rivolto ad un pubblico con un
diverso grado culturale; in entrambi i casi si interromperà la lettura.

11
     Correlazioni dell'universo della mente (coscienza, anima, spirito).

                                                                                 11
−      Nel caso di un lettore caparbio che deciderà comunque di entrare in
quel nuovo universo attraverso una lettura approfondita, magari coadiuvata da
uno studio specifico della materia, questi si ritroverà arricchito o addirittura
appassionato di qualcosa che prima non conosceva.
La stessa cosa potrebbe avvenire con un libro inizialmente considerato troppo
semplice.

In entrambi i casi si potrebbe anche percorrere la linea guida tracciata per un
altro lettore, come ad esempio nel caso de “Il Piccolo Principe” di Antoine de
Saint-Exupéry, libro apparentemente per bambini ma in grado di rivelare
significati assai più ampi e profondi se affrontato in età adulta.

1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche

Come fa il testo a selezionare le conoscenze utili ai fini della lettura12?
Quando ci troviamo di fronte ad un termine come UOMO ci vengono in mente
molte cose:
−       è un individuo adulto,
−        di sesso maschile,
−        degli organi,
−        dei pensieri...
Non sempre però tutte queste informazioni sono esaurienti, si tende quindi a
metabolizzarle, a metterle a tacere per poi richiamarle nel momento in cui ci
viene richiesto dal testo: mi interesseranno gli organi se sto leggendo un
trattato di anatomia mentre mi interesserò dell'aspetto fisico se sto leggendo la
descrizione fatta da una donna innamorata in un romanzo rosa; mettendo in
parallelo queste due letture molto probabilmente scoprirò due aspetti
completamente diversi ad esempio, del cuore, inteso come organo o come sede
di sentimenti amorosi.
 Le sceneggiature e le rappresentazioni sememiche si basano su dei processi di
semiosi illimitata che pertanto richiedono l'intervento del lettore che deve
focalizzare l'attenzione su ciò che realmente gli interessa o che può essere
importante ed utile. In questo modo un testo che è potenzialmente infinito
genera soltanto le interpretazioni previste e volute.

1.8 La coerenza interpretativa
Chiamata isotopia e definita da Gremais come “Un insieme di categorie
semantiche ridondanti che rendono possibile la lettura uniforme di una
12
     Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pp.76-77.

                                                                              12
storia” 13 , che ci appare oggi riduttiva in quanto si manifesterebbe soltanto
come una semplice disambiguazione, ha assunto ulteriori significati che
l'hanno portata ad essere definita termine-ombrello e a coprire diversi
fenomeni semiotici riconducibili alla coerenza di un percorso di lettura.
Tale coerenza si può forse ottenere a vari livelli testuali seguendo sempre le
stesse regole? Per far si che questo avvenga bisogna disambiguare il termine e
fare in modo che vengano chiarite tutte le sue sfaccettature; inseriremo a
questo scopo lo schema tratto dal saggio di Eco14:

                                                           a disgiunzione paradigmatica
                                        frasistiche
Isotopie discorsive                                          a disgiunzione sintagmatica

                                                           a disgiunzione paradigmatica
                                        transfrasistiche
                                                            a disgiunzione sintagmatica

                                         vincolate a
                                        disgiunzioni                  esclusive
                                        isotopiche                    complementari
                                         discorsive

Isotopie Narrative
                                        non vincolate a
                                        disgiunzioni
                                        isotopiche
                                        discorsive

−      Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione paradigmatica 15 :
nascono dall'ambiguità che spesso presenta il codice. Quando ci si trova di
fronte ad un'isotopia di questo tipo ci viene in aiuto il topic, l'argomento, che ci
mostra il percorso di lettura da intraprendere.

13
   Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.92.
14
   Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.93.
15
   Lector in fabula, cap.5, par.5.3.1, pp. 93-95.

                                                                                      13
Esempio:
”L'erborista è amico dei semplici”16.
Dinnanzi a questa frase bisogna andare oltre il significato più comune di due
parole ben note: con “semplici” si fa riferimento al mondo vegetale,mentre
amico indica un appassionato un amante.
Di qui la disambiguazione, ovviamente la parola erborista ci indirizza subito
verso il topic.

- Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione sintagmatica 17 : si hanno
quando ci si trova di fronte a dubbi su tutta la struttura della frase e non su un
singolo termine:

                                                  essi sono aerei in volo

They are flyng planes
                                                  essi fanno volare aerei

In questo caso il topic è indispensabile per capire se il volo è di natura
meccanica (o semi-autonoma), o se è inteso come “uomini che fanno volare
qualcosa”, riconoscendo se il verbo sia inteso come transitivo o intransitivo.

- Isotopie discorsive transfrasistiche a disgiunzione paradigmatica18: nel
caso di una conversazione che riguarda una sceneggiatura ben precisa se ci
troviamo di fronte ad una risposta incoerente data da un termine ambiguo
 Es9) ( tratto da Lector in fabula Pag. 93 da Gremais)
due individui stanno conversando ad una festa ed il primo elogia i vari aspetti
della stessa quali cibi, bevande, invitati, donne, toilettes... il secondo
soffermandosi solo sull'ultimo termine e probabilmente interpretandolo male
risponde che lui non vi è ancora stato.
Capiamo facilmente che la conversazione non ha prodotto un esito felice in
quanto il primo individuo, se avesse voluto parlare del bagno, lo avrebbe fatto
inserendo tra gli elogi l'arredamento, il tinteggio delle stanze, la tappezzeria,
spostando pertanto la propria attenzione su una scenografia “architettura” e
non su quella di “ festa”.

- Isotopie discorsive transfrasistiche a disginzione sintagmatica19: si tratta
di un tipo di isotopia non totalmente denotativamente alternativa, poiché

16
   Lector in fabula,cap.5, par 5.3.1, pag 93.
17
   Lector in fabula,cap.5, par 5.3.2, pag. 95.
18
   Lector in fabula,cap.5, par. 5.3.3, pp.95-96
19
   Lector in fabula,cap.5, par 5.3.4, pp.96-97.

                                                                               14
alcuni dei soggetti in oggetto rimangono gli stessi sia seguendo una certa
ipotesi sia seguendo l'altra.

 “Carlo fa all'amore con sua moglie due volte a settimana. Anche Luigi”20

Questa affermazione è ambigua; gli individui in gioco sono tre o quattro?
La moglie con cui fa all'amore Luigi è la sua o quella di Carlo? Si sta
parlando di adulterio o delle abitudini sessuali di due distinte coppie?

 In questo caso il proseguire della storia contestualizzerà la giusta ipotesi.

−       Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive21:
sono quelle che generano storie mutuamente esclusive.
Si hanno quando il testo può produrre storie completamente diverse pur
avendo gli stessi personaggi. Il topic in questo caso è essenziale per orientare
la strutturazione dei mondi narrativi.

−     Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive22:
generano storie complementari. Le due ipotesi sono legate e non si escludono a
vicenda; ciò comporta una lettura ambivalente i cui significati anziché
escludersi si rafforzano.

−      Isotopie narrative non vincolate a disgiunzioni isotopiche
discorsive 23 : generano storie complementari che non sono mutuamente
esclusive né denotativamente alternative ma permettono talvolta di attribuire
agli stessi individui diverse proprietà, dando vita a diversi mondi narrativi
possibili.

1.9 Sintetizzazione e scelta del modo interpretativo
Una volta attualizzate le strutture discorsive il lettore è messo in condizione di
sintetizzare grandi porzioni di testo in brevi e semplici enunciati; nell'esporre
la storia ad altri o anche nel reinterpretarla per se stesso egli può attenersi alla
fabula o all'intreccio.
La prima è la struttura narrativa lineare, mentre la seconda può contemplare
inversioni cronologiche, con l'ausilio di espedienti letterari quali flashback,
descrizioni, digressioni e riflessioni.
20
   Tratto da Lector in fabula , cap.5,par.5.3.3 pag. 82.
21
   Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.5, pp.97-98.
22
   Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.6, pp.98-100.
23
   Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.7, pp.100-101.

                                                                                 15
Inoltre, nell'eventuale esposizione della storia, dovremo scegliere gli argomenti
secondo noi più utili allo scopo: sceglierò di riassumere in maniera semplice e
basilare un racconto a qualcuno che non lo ha mai letto, sceglierò una via più
complessa, approfondita, magari idealizzata per chi invece conosce già
l'argomento o ha già affrontato la lettura in questione.

1.10 L'evoluzione del lettore tipo
Sono passati diversi anni da quando Eco scrisse questo saggio, e il panorama è
sensibilmente cambiato; se in passato lo scrittore non guardava al pubblico
come ad un insieme di potenziali acquirenti, oggi l'ampia diffusione di un
genere letterario commerciale impone non solo la “fabbricazione” degli scritti,
ma anche dei lettori (target), con il conseguente impoverimento della qualità
delle opere e della curiosità e capacità critica dei lettori.
Una sorta di selezione naturale dei fruitori della letteratura era dettata dal
diffuso analfabetismo, che individuava in pochi la detenzione del necessario
bagaglio culturale che gli permettesse di giudicare la qualità delle opere.
La progressiva diffusione dell'alfabetizzazione fino ai giorni nostri ha portato
paradossalmente ad una inversione di tendenza: tanti potenziali lettori, scarsa
preparazione culturale; la grande quantità di carta stampata, spesso dai
contenuti scadenti, non solo mira ad arricchire il portafogli del sedicente
scrittore di turno, ma allontana sempre di più il pubblico da letture di maggior
spessore.
Nel secondo capitolo analizzeremo la situazione storico-politico-culturale della
Russia dell'ottocento, per poi analizzare Anna Karenina, romanzo corposo ed
impegnativo che nonostante il suo elevato spessore riceve negli anni 2000
l'inaspettato consenso di un variegato e vasto pubblico.

                                                                              16
CAPITOLO II

Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi
che lo hanno reso celebre.

2.1 La Russia dell'ottocento: Politica e Storia.

Per poter comprendere l'ottocento Russo sarà necessario fare un salto indietro
al 1703, anno di fondazione di Pietroburgo, e dare qualche cenno biografico
dello zar che più di ogni altro ha condizionato, nel bene e nel male, almeno due
secoli di storia russa: Pietro il Grande24.
Costui fu il primo ad aprire le porte della Russia all'Europa: cercò per quanto
gli fu possibile, di renderla uno stato moderno capace di affacciarsi sulla
situazione internazionale in posizione dominante. A Mosca introdusse una
serie di cambiamenti che riformarono la struttura e i meccanismi statali e
sociali. Introdusse e promosse costumi e atteggiamenti occidentali
nell'aristocrazia, formò governatorati per il controllo fiscale e giudiziario di
tutto il territorio, creò un senato di ausilio all'opera di governo.
Nel 1722 sovvertì la tradizione ereditaria della corona con un decreto che
attribuì allo zar il diritto di designare il proprio successore, con la possibilità di
ignorare la discendenza di sangue. Un altro importante obiettivo dello zar fu lo
sviluppo dell'economia nazionale che, pur incoraggiando l'iniziativa privata,
ricorse ampiamente all'intervento diretto dello stato. Adottò il “Calendario
Giuliano25” e semplificò l'alfabeto cirillico; fece inoltre pubblicare il primo

24
    Primo tra i figli dello zar Alessio , Pietro I, poi detto "Il Grande", nasce a Mosca il 30 maggio 1672.
Rimane orfano a soli quattro anni. Nel 1682, alla morte del fratello Fëdor III, viene proclamato unico
zar dai partigiani dei Naryskin, ma una rivolta della guardia di palazzo e dei boiari impone una
diarchia con Ivan, fratello di Fëdor. Data la giovane età il potere effettivo viene affidato alla reggente
Sofia, sorella di Ivan, che relega Pietro I in un villaggio alle porte di Mosca. Nel 1689 Pietro I scampa
a una rivolta della guardia di palazzo, organizzata da Sofia per eliminarlo e passa quindi all'azione con
l'aiuto di truppe organizzate e addestrate durante il suo forzato esilio: raggiunge Mosca e destituisce
Sofia; si fa incoronare zar con il fratello Ivan e delega ogni azione di governo alla madre Natalia. Alla
morte di Natalia e di Ivan assume direttamente il potere

25
  Calendario solare, basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di
Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice

                                                                                                       17
giornale russo.
La spinta riformista si bloccò con Caterina II, che dopo l'iniziale apertura al
cambiamento, spaventata dalla rivolta di Pugačëv (1773-74) e dalla rivoluzione
Francese (1789), preferì instaurare un regime più conservatore e repressivo,
mantenuto dal suo successore nonché erede di sangue.
Nel 1801 salì quindi al trono Alessandro I, che trovò una Russia stremata e
assai desiderosa di riforme. Il suo intervento fu abbastanza positivo: vedendo
di buon occhio l'occidentalizzazione egli volle dare al suo popolo la possibilità
di istruirsi ed informarsi, aprendo scuole, università, e riaprendo le redazioni
che erano state colpite da una rigida censura.
Tuttavia la spinta innovativa dovette bloccarsi in fretta per motivi di politica
estera: partecipò con enorme successo alla campagna antinapoleonica,
mostrandosi all'Europa come l'unico in grado di sconfiggere il grande
condottiero; se da un lato diede vita all'ideale di Grande Potenza Russa,
dall'altro alimentò nei credenti la convinzione di essere investito dalla volontà
divina.
In seguito alla campagna di Russia lo zar siglò due accordi che avrebbero
pesato molto sugli equilibri internazionali almeno fino al 1830: una diarchia
con la Francia e un'alleanza su base religiosa con gli stati cristiano-protestanti,
Prussia e Austria, detta “Santa Alleanza”26 .
Eccessivamente coinvolto da questi eventi, Alessandro I cedette ad un
fondamentalismo ortodosso; chiuse tutte le scuole e le università che egli
stesso aveva aperto, ricostituì la censura ed instaurò un regime ancora più
autoritario di quelli di Caterina II e di suo figlio.
Nel popolo però era ormai cambiato qualcosa: le truppe inviate in Europa dopo
la sconfitta di Napoleone avevano avuto la possibilità di entrare a Parigi e di
toccare con mano la reale possibilità di una vita migliore; erano entrati in
contatto con il clima rivoluzionario, avevano potuto osservare il progresso da
vicino, e non simpatizzavano per la nuova politica austera dello zar. Nacquero
così delle società segrete27, alle quali prendevano parte perfino gli appartenenti
classe nobile28 : la Sojus Spasenüa29 e la Sojus Blagodenstuija30.
La prima, più moderata, chiedeva principalmente l'abolizione della servitù

massimo, nell'anno 46 a.C.
26
   Governata da Federico Guglielmo.
27
   Sulla scia di un'Europa in rivolta: 1820 ammutinamento a Cadice (Spagna), Napoli; nel 1921
     Carbonari (Italia) Santorre Santarosa e Grecia.
28
   Pietro il Grande aveva costituito anni prima la nobiltà per concessione, le case nobiliari erano così
     aumentante pur rimanendo una minoranza della popolazione, non più del 20%.
29
   Unione della salvezza fondata nel 1816 a Pietroburgo, di cui facevano parte ufficiali della Guardia e
     Rampolli di famiglie nobiliari, gli stessi che avevano ampliato i propri orizzonti con la campagna
     antinapoleonica.
30
    L'unione della beatitudine, temendo di essere scoperta si sciolse nel 1820 dando vita a due nuclei
clandestini uno settentrionale, quello di Pietroburgo, l'altro meridionale con sede a Mosca

                                                                                                    18
della gleba 31 , senza intaccare il potere alla nobiltà terriera; la seconda, più
radicale, chiedeva invece l'istituzione della repubblica e l'assegnazione ai
contadini di metà delle terre coltivabili.
Nel 1825, dopo la morte di Alessandro I, si avrà un interregno di circa un mese,
sfruttato dalle società segrete e da circa 3000 soldati ribelli per condurre la
Rivolta Decabrista, terminata poi in un bagno di sangue a causa di inesperienza
e disorganizzazione.
Nei primi mesi del 1826 il nuovo zar Nicola I, in seguito ad un attentato
mortale nei confronti di un membro del governo, diede subito un assaggio di
quello che sarebbe stato il suo lungo periodo al potere: impiccagioni,
deportazioni in Siberia, prigione per i traditori e per i rivoluzionari.
Restaurazione dell'autocrazia ed estremo conservatorismo furono le linee
guida, senza il minimo pensiero riformista.
Egli volle sovrapporre sempre di più la figura dello zar a quella dello stato,
accentrando sempre di più il potere nelle proprie mani.
Nel 1842 si occupò del problema della servitù della gleba (problematica molto
concreta dal momento che circa l'80% della popolazione russa era costituita da
contadini), e lo fece istituendo una commissione che avrebbe dovuto occuparsi
del caso, ma che sostanzialmente non fece nulla di più che prenderne atto.
Attuò nei confronti delle minoranze una politica restrittiva, e piuttosto che
puntare ad una “russificazione forzata” mirò a rendergli impossibile il contatto
con il resto della popolazione.
Si mostrò particolarmente duro nei confronti di Guglielmo III di Polonia, verso
il quale si mostro dapprima tollerante poi ostile; espugnò Varsavia togliendole
ogni diritto e la carta costituzionale, assai progressista, conquistata in
precedenza.
Dal punto di vista culturale fu affiancato da un Ministro, Šiškov, che incarnava
alla perfezione l'anima del conservatore: la censura fu spietata sia dal punto di
vista del contenuto che da quello linguistico 32 , istruzione e giornali furono
tenuti sotto costante sorveglianza poliziesca.

Fondamenta culturali                                     Autocrazia
teorizzati da SergeyUvarov                               Ortodossia
 per Nicola I divennero la regola.                       Narodnost' 33

31
     Tema già molto sentito all'epoca di Pietro il grande sarà una richiesta costante per tutto l'800. Trattato
      in Anime Morte di Nikolaj Vasil'evič Gogol'
32
   Voleva riportare la lingua Russa alla purezza originale e per fare ciò bisognava eliminare tutti i
    termini stranieri.
33
   Sentimento di appartenenza alla nazione, nazionalità .

                                                                                                            19
L'intenzione era quella di fare un passo indietro rispetto a Pietro il Grande
grazie al quale la Russia aveva preso coscienza della Nacionalnost'34 aprendo
le porte ai paesi Europei.
Nicola I non aveva però considerato che il romanticismo in quegli anni fiorente
in Francia sarebbe arrivato comunque alla sua nazione attraverso la letteratura,
e avrebbe nutrito l'Intelligencija.
Tra il 1848 e il 1849 ebbe luogo un particolare fermento intellettuale, al quale
venne dato il nome di “Primavera dei Popoli” e che fu aspramente contrastato
dallo zar, che applicò un'ulteriore stretta alle poche libertà rimaste al popolo
russo, con un ulteriore inasprimento della censura, la chiusura dei circoli, e la
condanna a morte di buona parte degli esponenti35.
Nel 1853 però anche il potere zarista subì una battuta d'arresto: con futili
pretesti Nicola I decise di attaccare la Crimea con lo scopo di ottenere
l'agognato sbocco sul mar Mediterraneo. Il piano fallì grazie all'intervento
dell'Austria, che si oppose mandando le sue truppe in aiuto alla Crimea e
sconfiggendo in modo eclatante le truppe russe.
Alessandro II, non appena insediatosi, vista la posizione svantaggiosa della
Russia nel conflitto, firmò l'armistizio (che prevedeva pesanti punizioni)
distruggendo così quell'immagine dell'imbattibile potenza, unica ad aver
sconfitto Napoleone.
Alessandro II si presentò come uno zar di più ampie vedute rispetto al
precedente.
Riuscì a far annullare le severe clausole dell'armistizio imposte alla Russia
dopo la devastante guerra di Crimea, e attuò una politica espansionistica verso
l'Asia che portò l'impero Russo alla massima estensione.
Si mostrò contrario ai moti nazionalisti Polacchi che represse violentemente.
Ottantunenne diede una risposta, seppur controversa, a chi chiedeva
l'emancipazione dei servi della gleba, non ottenendo però risultati memorabili.
Morì nel 1881 in seguito ad un attentato.
Successore al trono fu il figlio di Alessandro, che prese il nome di Alessandro
III e che attuò una politica nettamente contrastante con quella del padre,
annullando di fatto gran parte delle sue riforme progressiste.
La politica estera fu caratterizzata da un forte nazionalismo che lo portò ad
entrare in conflitto con l'impero Austro-Ungarico e a rischiare una guerra con il
Regno Unito per una disputa territoriale in Asia. Strinse invece sempre più
rapporti con la Francia con la quale concluse un patto di mutuo soccorso in

34
     Idea di stato nazionale.
35
     La condanna venne poi convertita in esilio in Siberia. Tra i condannati anche Fëdor Dostoevskij che
      considerò l'esilio come un passaggio fondamentale per la sua maturazione personale raccontato in Memorie da
      una casa di morte.

                                                                                                              20
caso di attacco esterno36.

2.2 L'attività rivoluzionaria Russa: Il fiorente dibattito
Filosofico-Religioso.

Abbiamo appena visto che la tendenza dell'ottocento russo fu principalmente
Autocratica, con periodi di maggiore libertà alternati a periodi di forte
repressione.
Il punto di svolta e di reale formazione delle coscienze dell'intelligentija si
ebbe con la sconfitta di Napoleone: i soldati, avendo la possibilità di entrare a
Parigi e venire così in contatto non solo con un pensiero nuovo, ma soprattutto
con il clima rivoluzionario, furono iniziatori di un difficile percorso che
nonostante una repressione durissima non venne mai veramente interrotto.
Abbiamo accennato nel precedente capitolo alla Primavera dei Popoli e al
fallimento dei moti decabristi; andiamo ora ad analizzare le correnti filosofiche.
Pëtr Čaadaev, primo ufficiale della guardia e vicino ai decabristi, fu il primo ad
analizzare filosoficamente il problema del rapporto tra l'Europa e la Russia.
Occidentalista ma anche fautore della teocrazia, Čaadaev si schierò sempre
contro le teorie illuministiche che promuovevano la ricerca della libertà da
parte dell'uomo, quando invece questi tende alla subordinazione (ritroveremo
questa filosofia di pensiero in Dostoevskij quando nei fratelli Karamazov
afferma che Cristo con la libertà ha danneggiato l'uomo); altresì egli afferma
che la ragione soggettiva è propria dell'uomo caduto. L'uomo subordina la
propria esistenza ad un essere che gli è superiore, e l'autonomia viene
rivendicata da una forza distruttrice; l'uomo ha senso soltanto se inserito in una
società (negazione dei lumi che ritroveremo anche nell'ultimo Tolstoj).
La sua teoria, tanto discussa quanto rivoluzionaria, trova il proprio perno nella
fede in Dio e nella Chiesa Cattolica; concepisce la storia come una diretta
manifestazione della ragione divina, nella quale le azioni dei singoli uomini
confluiscono nell'unità dello sviluppo dello spirito. Questo «processo di
costante educazione dell'umanità» ha come meta l'instaurazione del regno di
Dio sulla terra. Egli ritiene che la Russia storicamente non faccia propriamente
parte né dell'Occidente né dell'Oriente, e tale posizione, se da una parte ha
danneggiato culturalmente il paese, dall'altra lo ha posto come arbitro del
processo spirituale del mondo, nel quale in futuro potrà immettere nuove forze
in grado di portare l'umanità verso un più decisivo progresso.
Il Papa viene da lui considerato come simbolo dell'unità in terra, poiché è
grazie ad esso che si è potuto costituire il grande popolo europeo, ma stando

36
     Sarà la base della Triplice Intesa.

                                                                              21
all'idea di Čaadaev la Russia risulta, a causa della propria esclusione dal resto
del mondo ed in particolare dall'Europa, essere una nazione priva di storia, un
buco nero.
                                       Dio

 Spirito del mondo, coscienza universale che si sviluppa attraverso il processo
                         universale del cristianesimo;

Coscienza empirica del singolo che si acquisisce con la storia ma solo ciò che è
                   cristiano può essere considerato storia;

                                         Natura dell'uomo.

Questo, come è ovvio, generò un enorme scalpore: Čaadaev venne dichiarato
pazzo, la rivista che pubblicò le sue teorie venne chiusa ed il direttore esiliato il
Siberia.
Cercò comunque di continuare a spiegare la sua teoria in “Apologia di un
pazzo”, asserendo che l'assenza di storia altro non era che un bene,
interpretandola come una tabula rasa su cui iniziare a scrivere qualcosa di
nuovo e migliore.
Aleksandr Ivanovič Herzen37 accolse questa idea e la pose come idea di punta
dei populisti.
Si ebbero reazioni sia dalle fazioni slavofile che da quelle occidentaliste:
-Gli slavofili, che assunsero la connotazione di movimento intorno alla fine
degli anni '30, ribaltarono nettamente le convinzioni di Čaadaev affermando
che tutto quello che egli aveva rimproverato alla Russia era in realtà imputabile
all'Europa. Kirieiskij, Kamiakov e Aksakov, tutti appartenenti all'antica nobiltà,
sostenevano addirittura un ritorno allo status pre-Petrino, sulla base dei principi
cristiano-slavi: la Russia pre-petrina infatti, non avendo conosciuto le invasioni
barbariche38 (a differenza dell'Europa), non aveva creato una società statuale
ma cristiana; andava ripulita dall'occidente per fare in modo che potesse a sua
volta purificare l'intera Europa.
Poteva e doveva essere il punto di partenza per una nuova storia.
L'età petrina venne giudicata dagli slavofili come infausta; le unica note che
individuarono come positive furono la mancanza di riforme sulle fasce più
basse della popolazione e il deciso contenimento dell'ortodossia. Il

37
   Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi 21 gennaio 1870 è stato scrittore e filosofo tra i più
    grandi intellettuali russi dell'Ottocento.
38
   Negazione della storia, le invasioni si erano verificate anche in Russia

                                                                                                       22
mantenimento delle componenti del monastero39 così com'erano e l'idea della
proprietà collettiva della terra obščina avevano infatti evitato l'irreparabile.
Criticavano aspramente all'Europa l'individualismo sfrenato creato dal
razionalismo, che non solo divideva gli uomini, ma l'anima stessa. Come
conseguenza di tale ragionamento, essendo la Russia l'unico stato estraneo al
razionalismo, essa doveva rappresentare il nuovo punto di partenza per la fede.
Con la politica di Alessandro II, più aperta, la filosofia slavofila subì una
battuta d'arresto e si ridimensionò sfociando nel Panslavismo40.
Aksakov affrontò invece il discorso dal punto di vista linguistico, sostenendo
che la purezza del popolo e della fede dovesse passare anche attraverso la
riunificazione della lingua e l'esclusione di tutti quei termini stranieri che erano
riusciti ad inserirsi nel linguaggio comune.

                                  I tre stili della lingua russa:

Russo volgare-basso                 Slavo ecclesiastico o                  Slavo ecclesiastico
                                    Russo volgare-medio                           puro

Egli riteneva che nella storia della letteratura vi fosse anche la storia del paese
e dello sviluppo del popolo, partendo dalla poesia popolare fino ad arrivare
all'universalismo della lingua letteraria elevata.
Si soffermò inoltre su un aspetto linguistico non presente in nessun'altra lingua
europea: la perfettività e imperfettività del verbo che si rifletteva, nella sua
visone, nell'espressione di identità.
Sosteneva inoltre la totale estraneità del popolo alla politica, e rivedeva in
chiave negativa l'azione di Pietro il grande “che voleva cambiare lo status-quo
sottomettendo tutti”.
Con le riforme approvate tra il 1861 e il 1863 da Alessandro II entra con forza
sulla scena un movimento che, contrariamente a quello precedentemente
descritto, guarda con favore all'epoca di Pietro e all'Occidente come ispirazione
per dar vita ad una società nuova e migliore.
Il circolo degli occidentalisti, fondato da Nikolaj Vladimirovič Stankevič 41
vantava esponenti come Vissarion Grigor'evič Belinskij 42 , Michail
39
   Nucleo di conservazione di tutti i valori, sarà un punto focale degli uomini di cultura come Gogol',
    Tolstoj, Dostoevskij.
40
   Mirava alla presa di coscienza dei popoli slavi di radici comuni, e si poneva come obiettivo quello di
    creare un unico stato nazionale.
41
   Nato a Uderevka Voronež nel 1813 e morto a Novi Ligure nel 1840. Fu un letterato russo. Intorno a
    lui si raccolse a Mosca un gruppo di giovani ("circolo Stankevič").
42
   Nato a Suomenlinna l'11 giugno 1811 e morto a San Pietroburgo il 7 giugno 1848 fu filosofo e

                                                                                                      23
Aleksandrovič Bakunin 43 Aleksandr Ivanovič Herzen 44 e Ivan Sergeevič
Turgenev45.
 Il punto di partenza di questa fazione è la filosofia Shellinghiana, il cui nucleo
di fondo è una visione panteistica del mondo, una totalità organica che
manifesta nella storia l'assoluto.
 L'uomo si sente integrato soltanto se è parte della realtà organica, e questa
integrazione avviene in due momenti:

              1°momento: La riflessione                     che risulta essere sterile;

        2° momento: L'idea                  l'uomo si realizza soltanto con l'azione.

   Nasce da qui la filosofia dell'azione, con Bakunin che ne diventerà il capo e
       scriverà nel 1838 un articolo su Hegel, futuro simbolo degli occidentalisti
  hegeliani in Russia, il quale proclamerà la riconciliazione con la realtà in ogni
campo della vita umana; l'attacco al razionalismo, al soggettivismo Kantiano e
                                                                     al Baironismo.
          Berlino viene da lui vista come la Gerusalemme da cui dovrà partire la
 redenzione. Si dà all'attività rivoluzionaria sotto falso nome per portare avanti
     il pensiero della sinistra Hegeliana. Tra i suoi più accaniti sostenitori vi era
                                                                          Belinskij.

Belinkij ebbe un ruolo fondamentale nella critica letteraria russa di stampo
naturalista e fu il più rappresentativo della classe raznocincij46. Egli elaborò
una teoria della formazione della nazione russa individuata in due momenti del
sentimento popolare: Narodnost, che si verifica in gioventù, e Nazionalnost,
momento della consapevolezza, che si verifica durante la maturità.
Esaminò inoltre il ruolo della letteratura nella creazione dell'idea della nazione:
Nazia,concetto di nazione moderno e dinamico, Narodni concetto statico,
Popolare adesione naturale alla tradizione idealizzata degli slavofili.
Per giungere alla Nazia bisogna avviare un processo di cambiamento attraverso
la rottura con la tradizione: per fronteggiare l'arretratezza del paese sarebbe
stata necessaria un'apertura all'occidente.

    critico letterario.
43
   Nato a Tver il 30 maggio 1814 e morto a Berna il 1º luglio 1876 fu rivoluzionario, filosofo e
    anarchico russo, considerato uno dei padri fondatori dell'anarchismo moderno. Autore di molti
    scritti, tra i quali Stato e anarchia e L'impero knouto-germanico.
44
   Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi il 21 gennaio 1870 fu scrittore e filosofo, tra i più
    grandi intellettuali dell'Ottocento russo.
45
    Nato il 9 novembre 1818 e morto a Bougival il 3 settembre 1883 fu scrittore e drammaturgo russo.
46
   Ramo occidentalista dell' intelligentija.

                                                                                                    24
2.3 Il Romanzo Russo

Tutta la letteratura russa risentì fin dai primi anni dello spazio fisico:
l'immensità del territorio e la natura prevalentemente agricola del paese
assunsero un ruolo ideologico che condizionò fortemente la mentalità e ed i
temi della riflessione.
Nel 700 essa era del tutto sottomessa alla filosofia, alla critica, alla letteratura
francese e ai dogmi della cultura classica, ma soprattutto era destinata ad un
pubblico “popolare senza ambizioni”.
Le differenze con la letteratura francese, oltre ad essere di pubblico, si
manifestano anche nel grado di accettazione del modello di società che la
genera, infatti, pur contestando e rimproverando, l'intellettuale francese ha lo
scopo di guidare gli organi di governo, non di sovvertirli; inoltre, a livello di
personaggi, notiamo che il mito di Napoleone ancora fortissimo ha influenzato
enormemente il popolo Francese, al quale vengono proposti personaggi
spavaldi, sicuri di sé, ambiziosi; queste caratteristiche mancheranno totalmente
nella letteratura russa, nella quale prevarranno perlopiù personaggi umili
tendenti all’introspezione e al cambiamento di sé.
Uno dei temi che ritroveremo in molte opere sarà quello del conflitto tra
occidentalisti e slavofili, particolarmente sentito e dibattuto durante gran parte
del secolo, all'interno del quale possiamo ritrovare politica, morale e metafisica,
elementi attraverso i quali si tenterà di ricostruire il mondo.
Si presenta così il problema dell'identità dell'uomo diviso tra società e nazione
all'interno della storia, che porta ad una polarizzazione del pensiero e si affida
alla ricerca filosofica e religiosa.
Questo è anche il periodo in cui i privilegiati sentono rimordersi la coscienza
nei confronti degli ultimi, che tendono ad essere identificati con la nazione
stessa: misteriosa, estranea alla cultura occidentale, abbandonata a se stessa.
Si rafforzano così le idee cristiane di sacrificio, riscatto, espiazione dell'oblio
di se, che lasceranno il segno su tutta la letteratura: si porranno domande che
spiegheranno la portata universale dell'opera.

Letteratura
   +                        realtà nazionale
pensiero russo
                 problematiche sociali, filosofiche, religiose.

Il mondo che non è compreso in questo schema appare (se c’è) soltanto come
uno sfondo lontano e privo di interesse; tutti i romanzi russi sono interessati a

                                                                                25
descrivere la realtà sociale nel dettaglio.
Il ruolo della donna viene esaltato da molti dei grandi autori quali Turgenev,
Goncharov, Dostoevskij e talvolta da Tolstoij, questo aspetto insieme
all'interesse di Dostoevskij e Tolstoj nei confronti della psicologia
umana, renderà la letteratura russa all'avanguardia.
La Russia dell'800 è un paese che si scopre pian piano e che grazie a
quell'immensità di cui è parte rivolge il proprio pensiero al Creatore, cercando
di capire il senso più profondo della vita e della verità.
Non sarebbe giusto immaginare la letteratura russa agli esordi come una
letteratura giovane: essa è infatti legata ad una tradizione popolare radicata
nella notte dei tempi, nonché ad un'attenta analisi delle letterature occidentali;
è proprio questo che le permette di nascere, diciamo così, già grande e
complessa.
La poesia raggiunge da subito un livello altissimo di raffinatezza, e la prosa,
molto elaborata, mostra uno stretto rapporto con il romanticismo, il
sentimentalismo e le tradizioni colte o popolari; è con il romanzo però che si
sfiora l'eccellenza: ogni classico, un po' a se stante, dà vita ad un genere nuovo:
“Il romanzo è un contenitore all'interno del quale è lecito mettere qualsiasi
cosa”, è quello che riuscirà a contenere l'universalità, che tenderà a varcare i
limiti dell'ambito letterario, a porsi domande esistenziali come “di chi è la
colpa ?, “cosa possiamo fare, noi?”, “se c'è Dio dov'è?”; un tentativo di
arrivare alle risposte e quindi alla verità dovrà avvalersi di tutti i mezzi
possibili, che siano la filosofia, la religione e la letteratura.

L'800 conoscerà uno degli apici dell’eccellenza con l'”Eugenij Onegin 47 ” il
romanzo in versi di Puškin, una vera e propria svolta: esso rappresenta infatti
l'incontro tra la letteratura russa del passato e del realismo europeo.

47
  Eugenio Onegin è il nome del personaggio principale della storia: è un giovane dandy ozioso,
disilluso che sembra aver già provato tutto quello che gli era possibile nella vita . Si ritira in campagna
e diventa amico di un giovane poeta, Vladimir Lenskij. Questi è innamorato di Olga, con cui si è
appena fidanzato. La sorella di Olga, Tatiana, si innamora a prima vista di Onegin ma lui la respinge.
Qualche tempo dopo, Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione del compleanno
di Tatiana. Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi provando a sedurre Olga, che sta al
gioco, con grande dispiacere di Lenskij, che sentendosi tradito chiede riparazione con un duello. Il
duello, con le pistole, si svolge il giorno dopo, all'alba. Il destino vuole che Onegin uccida il suo amico,
ed è quindi costretto a lasciare la città. Alcuni anni dopo Onegin incontra per caso un suo cugino,
principe e generale, e lo invita a un ricevimento. Vi ritrova Tatiana, che ha sposato il principe. Ella è
molto cambiata, e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin, che si rende conto dell'errore
commesso tempo prima rifiutandola. Egli le confessa il suo amore, ma è troppo tardi: ella preferisce
restare fedele a suo marito, anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo.

                                                                                                        26
Puoi anche leggere