Federalberghi sigilla la tassa di soggiorno - Anci FVG

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IL MESSAGGERO VENETO
16 MARZO 2019

Il presidente Schneider: non si tocchi l'impianto attuale. Ma Camber (Fi) insiste:
«Modificandola snelliamo le procedure»

Federalberghi sigilla la tassa di soggiorno
Mattia Pertoldi udine. Nuovo botta e risposta sulla possibilità di modificare l'attuale sistema che regola
la tassa di soggiorno in Fvg come vorrebbe il forzista Piero Camber. Dopo i "no" di Lignano e Grado,
questa volta a scendere in campo è stata, infatti, direttamente Federalberghi.«Il testo originario
rappresenta il fulcro - sostiene Paola Schneider, presidente regionale dell'associazione -, l'aspetto
centrale e sostanziale del processo decisionale che porta alla determinazione del gettito volto a
finanziare investimenti finalizzati a migliorare l'offerta turistica e la sua fruibilità. È un'interpretazione che
valorizza il ruolo della concertazione e riconosce pari dignità ai soggetti privati rispetto agli attori
istituzionali nelle diverse fasi di "gestione" dell'imposta». Schneider inoltre ricorda che «l'introduzione
dell'imposta di soggiorno nel Fvg si è realizzata sulla base di un patto, inizialmente non scritto, ma ben
presente in tutte le fasi propedeutiche all'istituzione dell'imposta (poi recepito e ratificato in legge), che
ne ha consentito l'adozione dopo un serrato confronto con le categorie economiche proprio in virtù di
una condivisione che doveva e deve realizzarsi sia sui temi o settori di intervento e sia sull'impiego
puntuale delle risorse disponibili». L'emendamento invece «è finalizzato a sovvertire l'impostazione
precedente, lasciando mani libere alle amministrazioni comunali nel finanziamento di investimenti da
esse stesse proposte».Insomma, la proposta non funziona, ma Camber non muta opinione. «La nuova
formulazione - ha detto - risponde all'esigenza di snellire l'iter burocratico di approvazione delle
modalità di spesa dell'imposta di soggiorno, salvaguardando il confronto con PromoturismoFvg e con le
associazioni maggiormente rappresentative dei titolari delle strutture ricettive interessate. Dato l'elevato
gettito della tassa l'attuale combinato di legge e regolamento inchioda le trattative tra le parti a trovare
l'accordo sino all'ultimo euro, generalizzando il potere di veto tra coloro che si siedono al tavolo. La
nuova normativa darà il compito agli assessori comunali di arrivare al tavolo dell'intesa con una
proposta di partenza, sulla quale necessita raggiungere l'intesa vincolante con le categorie e con
Promoturismo Fvg, in ordine alle tematiche di intervento. Successivamente le iniziative di dettaglio
saranno invece definite dall'amministrazione comunale, pur sempre in un clima di confronto con le
categorie e PromoturismoFvg. Una cosa è dire, ad esempio, "siano fatti i fuochi d'artificio", un'altra è
giungere all'intesa sul quantum della spesa puntuale».
SBLOCCA cantieri

Nel documento c'è lo stop
alla soglia dei subappalti
29 le proposte di modifica
Ventinove proposte di modifica al Codice dei contratti pubblici, dall'eliminazione del limite del 30%
dell'importo dei lavori per i subappalti, all'estensione del criterio del "prezzo più basso", fino
all'introduzione di una soglia per l'obbligo dei Criteri ambientali minimi. È così composto lo schema di
decreto" Sblocca cantieri" su cui sta lavorando il Governo, un testo che appare ancora provvisorio,
tanto che anche la forma non è ancora bozza. Che si tratti di un testo ancora in fieri lo dimostra anche
l'indicazione nel frontespizio («versione integrata con pareri e proposte della Lega») e la presenza di
due colonne per i pareri dei due partiti di Governo, da cui emerge peraltro qualche contrapposizione:
per i 5S molte caselle vuote, qualche parere "contrario", alcune proposte alternative; mentre per la
Lega numerosi "ok", un parere contrario e qualche appunto. Una delle proposte che fa più discutere è
quella che modifica l'articolo 105 sul subappalto, eliminando l'obbligo di non superare la quota del 30%
dell'importo complessivo del contratto dei lavori per l'affidamento (il limite del 30% rimarrebbe solo per
la «categoria prevalente dell'appalto dei lavori»). Proprio su questo, infatti, c'è già il no dei sindacati.
Infine, la proposta di qualificare di diritto la società Sport e Salute, l'ex Coni Servizi, a Stazione
appaltante: che però per la Lega costituisce una «questione politica». Tutte proposte che saranno
analizzate lunedì al tavolo tecnico coi sindacati, per poi confluire nel decreto atteso mercoledì in Cdm.

Il presidente parla del prossimo arrivo dei cinesi: «Non vendiamo il porto, ma è
una partita che va gestita con sagacia»

Fedriga: Trieste non farà la fine del Pireo
Mattia Pertoldi udine. I cinesi non metteranno le mani sul porto di Trieste e lo scalo del capoluogo non
si trasformerà in una sorta di imitazione del Pireo, ceduto a Pechino dallo Stato ellenico. Parola di
Massimiliano Fedriga a pochi giorni dalla firma del memorandum of understanding tra Italia e Cina che
riguarderà, appunto, anche il principale porto regionale. Nessuna cessione di sovranità, dunque, anche
se il governatore avvisa comunque un po' tutti: l'accordo con Pechino può essere vantaggioso per
l'intero Friuli Venezia Giulia a condizione - beninteso - che il progetto venga gestito con sagacia e
attenzione.Presidente, il patto con i cinesi è un'opportunità oppure un rischio?«Può essere l'una o l'altra
cosa. Noi non chiudiamo le porte in faccia a nessuno, anzi, ma abbiamo il dovere di tutelare gli interessi
nazionali e strategici. Detto questo mi pare che, oggi, le ipotesi di accordo vadano proprio nella
direzione auspicata da tutti» .Davvero non c'è il rischio che Trieste faccia la fine del Pireo?«Ma no, in
Grecia hanno dovuto approvare una norma ad hoc per vendere il porto ai cinesi. Trieste, invece, è uno
dei due unici scali italiani in cui la società è interamente pubblica e tale rimarrà. È chiaro, in ogni caso,
che si debba fare grande attenzione perché certamente non saremo disposti ad accettare una sorta di
colonizzazione economica di Pechino»Come si spiega questa alzata di scudi dell'Unione europea?«La
posizione di Bruxelles mi sembra alquanto particolare se teniamo conto che il progetto che comprende
Trieste è comunitario ed è stato avallato dalla Commissione europea all'interno di uno schema di
collaborazione logistica tra Europa e Cina. Anzi, inizialmente l'Italia non era stata inclusa nel progetto,
ma poi è entrata con Genova e, appunto, Trieste. Inoltre è previsto che i cinesi debbano sottostare alle
normative italiane ed europee. Non regaliamo niente a nessuno, né affidiamo infrastrutture senza bandi
di gara».Anche gli Stati Uniti sono preoccupati...«Le valutazioni geopolitiche sono di competenza del
Governo, non mie. Dopodiché credo che, in linea generale e non soltanto per Washington, la parte più
delicata sia quella sulle telecomunicazioni con preoccupazioni che, oltretutto, condivido. Sono asset
strategici che devono rimanere totalmente in mano italiana visto che l'accesso ai dati personali è
materia alquanto sensibile».E agli industriali regionali, non proprio entusiasti del progetto, cosa
dice?«Capisco le loro preoccupazioni, ma fatemi evidenziare come non stiamo parlando di avviare una
produzione in zona franca per la Cina. Il vero problema non è questo. Il rischio reale, infatti, è che se ci
tiriamo fuori dal progetto con Pechino, i traffici passino attraverso altri Paesi europei, tagliandoci fuori. E
a quel punto saremo costretti semplicemente a subire la situazione, senza possibilità di gestirla. Poi è
chiaro, stiamo parlando di una sfida in cui di scontato non c'è nulla. Io dico di affrontarla, di vedere le
carte e di andare avanti nel caso in cui si riesca a trovare un punto di incontro. Altrimenti
semplicemente risponderemo con un sincero "no grazie"»Restando sempre in tema di categorie
economiche, inoltre, più di qualcuno "accusa" Zeno D'Agostino di gestire questa partita con troppa
autonomia. Lei coma la vede?«Dalle notizie che possiedo mi pare che tutte le autorità competenti -
locali, italiane ed europee - siano state informate degli step compiuti in questi mesi. Adesso verranno
prese le decisioni più opportune anche se, è palese, tutto o quasi verrà analizzato dal punto di vista
della politica nazionale e degli interessi complessivi del nostro Paese».Lei, tutto sommato, è favorevole
all'ingresso di Pechino in porto, ma tra i suoi alleati, in particolare Forza Italia, le critiche, anche dure,
non mancano...«Alcuni esponenti azzurri hanno avanzato una serie di dubbi, legittimi, che bisognerà
dissipare, se saremo in grado di farlo. Ribadisco, però, un concetto base: non dare nulla di scontato a
questo punto della partita».Che cosa significa, nel dettaglio?«Semplicemente che è stato avviato un
processo di confronto tale da poterci portare verso una scelta di sviluppo per l'intera Regione con lo
scettro del comando che rimarrebbe saldamente in mani italiane e, per quanto riguarda Trieste,
dell'Autorità di sistema. Quello che ho visto fino a questo momento mi sembra positivo, ma prima di
chiudere l'accordo servono ulteriori verifiche. I dubbi, di tutti, sono legittimi e bisogna dissiparli, non
contrastarli a priori».

le reazioni

Zanin chiede audizioni
Shaurli attacca la destra
udine. La via della seta continua a fare discutere. Il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zani
ha infatti invitato presidenti della II e IV Commissione consiliare a convocare un'audizione congiunta sul
tema prima del 23 marzo.Il dem Cristiano Shaurli ha invece dato « il ben svegliato a Zanin» perché
«della via della seta si discute da anni e ci si chiede dove fosse assieme a Fedriga: questa regione,
guidata dal centrosinistra, in Cina ci andava governare processi e non subirli». --
17 MARZO 2019

In 5 mila 221 hanno i requisiti per la pensione anticipata
La prima "finestra" per lasciare il lavoro è a settembre

Il grande esodo dalla sanità
In uscita 1.500 la metà infermieri
Elena Del Giudice UDINE. Non solo medici, anche infermieri, operatori socio sanitari, personale
tecnico, veterinari, personale di vigilanza... La famosa "Quota 100", ovvero la possibilità di lasciare il
lavoro per la pensione prima di quanto la Legge Fornero vorrebbe, rischia di mettere in crisi la sanità.
Quella nazionale, ma anche quella regionale.A fare i conti, con la stima del numero di dipendenti del
Servizio sanitario che potrebbero cogliere l'opportunità di Quota 100 (e la prima "finestra" per i
dipendenti pubblici si apre a settembre, con comunicazione formalizzata sei mesi prima, ndr), è
Quotidiano sanità che ha elaborato i dati del conto annuale della Ragioneria dello Stato su tutto il
personale del Ssn (esclusi gli amministrativi). Bene, i potenziali aventi diritto alla Quota 100 sono circa
140 mila in tutta Italia e di questi, tenendo conto della percentuale di domande fino ad oggi presentate,
si stima che almeno 40 mila saranno coloro che opteranno per la pensione prima del tempo, pari al
7,72% di tutti gli operatori sanitari del Ssn. In Friuli Venezia Giulia il numero di coloro che hanno
raggiunto Quota 100 e che quindi potrebbero uscire a settembre 2019, sono 5 mila 221. Di questi,
sempre rapportando il dato alle richieste presentate fino ad ora, mille 530 sono quelli che
concretamente lasceranno la sanità regionale tra sei mesi.Nella elaborazione di Quotidiano sanità, si
può anche stimare le uscite per singola categoria professionale. Si scopre così che l'impatto maggiore,
in termini numerici assoluti e in percentuale, lo generano gli infermieri. Sono infatti 2 mila 842 gli
infermieri che a fine 2018 hanno maturato i requisiti richiesti da Quota 100, e di questi 853 potrebbero
usufruire dell'opportunità e passare dal lavoro alla pensione. Praticamente il 55,73 per cento delle
1.530 uscite complessive. Chi pare non avere molta fretta di fare la stessa scelta, sono i dirigenti
sanitari non medici: 125 quelli con i requisiti, 31 quelli intenzionati ad andarsene, il 2,04 per cento. Tra il
personale di ruolo sanitario con funzioni riabilitative, 240 hanno i requisiti, oltre un terzo, 72, potrebbero
uscite. Tra il personale sempre di ruolo sanitario, ma profilo tecnico, su 402 con i requisiti, 121
sarebbero intenzionati ad andarsene,Quota 100 affascina anche gli Oss, 813 quelli con i requisiti, 244
quelli in uscita, e anche i veterinari, 16 in procinto di optare per la pensione su 65.Il rapporto di
Quotidiano sanità conferma l'esodo che, per primo, ha fatto scattare l'allarme: quello dei medici. Sono
543 i medici dipendenti del servizio sanitario regionale che hanno già maturato i requisiti previsti da
Quota 100, di questi 136 potrebbero dunque uscire a settembre 2019. A livello nazionale il dato
conferma la fuoriuscita di circa 4.500 professionisti, un valore in linea con quello anticipato dai sindacati
dei medici.È intuibile che uscite di tali dimensioni non possano che impattare negativamente su un
servizio, qual è la sanità, che già oggi non naviga nell'abbondanza, per quel che riguarda le risorse
umane. Non dimenticando gli ostacoli, molto concreti, nel percorso delle nuove assunzioni. Ricorda
infatti Quotidiano sanità che «non è detto che tutti i possibili "pensionandi" decidano di lasciare, ma una
riduzione così drastica di personale, anche in attesa di possibili rimpiazzi, ma dopo aver bandito,
espletato e chiuso i concorsi, ha effetti evidenti: liste di attesa più lunghe (a curare ed assistere le
persone sono le persone, è ovvio), territorio già oggi carente e subito domani sempre più abbandonato,
carichi di lavoro per chi resta che se sono già al limite, lo supereranno presto con buona pace del
rispetto delle norme europee su turni e riposi e soprattutto della sicurezza di operatori e pazienti».
Infine «se il Parlamento dovesse approvare l'emendamento al decreto su Quota 100 del Governo, con
cui si prevede la possibilità di copertura dei posti resi vacanti dal pensionamento, la necessità di farlo
tramite concorsi pubblici e di pesare il tutto su un fabbisogno di personale ancora non calcolato in molte
Regioni, potrebbe allungare pericolosamente i tempi».

la gara da 9 milioni

Vigilanza armata negli ospedali
In lizza due offerte, scelta entro giugno
Donatella Schettini UDINE. Una partita a due quella che si gioca per il servizio di vigilanza armata nelle
strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia per i prossimi tre anni, gara bandita nei mesi scorsi dall'Egas
(ente regionale per la gestione accentrata dei servizi, oggi Arcs agenzia regionale di coordinamento
sanitario) da oltre 9 milioni per 36 mesi, rinnovabili: all'apertura delle buste sono due le società
interessate.LA GaraIl bando è stato emesso negli ultimi mesi dello scorso anno, è diviso in sei lotti e
interessa tutte le aziende sanitarie della vecchia organizzazione, precedente alla riforma approvata a
fine anno dal Consiglio regionale: AsuiTs (lotto 1), Aas 2 Bassa Friulana Isontina (lotto 2) , Aas 3 Alto
Friuli-Collinare-Medio Friuli (lotto 3), AsuiUd (lotto 4), Aas 5 Friuli Occidentale (lotto 5) e Irccs Cro di
Aviano (lotto 6). Unico escluso è il Burlo Garofolo di Trieste.le offerteScaduti i termini per la
presentazione delle domande, all'Arcs hanno aperto le offerte arrivate. Due le società interessate: la Ati
che vede come capogruppo Italpol Group e Sicuritalia Spa di Como. Nessuno ha presentato richiesta
per tutti e sei i lotti. Sicuritalia Spa ha presentato richiesta di partecipazione per i lotti 1, 4 e 6. La Ati
composta da Italpol Group, Corpo Vigili Notturni srl, Sts srl, La Vedetta 2 e Mondialpol spa ha
presentato domanda per il lotto 1, mentre la stessa Ati (senza Sts srl) per il lotti 2,3,4 e 5. Tutti sono
stati ammessi alle fasi successive della gara.la SicurezzaChi vincerà dovrà garantire il servizio di
vigilanza, piantonamento e ronda, diurna e notturna all'interno e nelle aree esterne delle strutture
sanitarie con particolare attenzione ad accessi, androni e percorsi segnalati dagli enti come "punti
critici". Devono assicurare la sicurezza di persone, cose e impianti, prevenzione di atti sabotaggio,
vandalismi e furti, pronto intervento in caso di danneggiamento o furto, intervento di ordine pubblico,
controllo della apertura e chiusura di porte e finestre negli orari di operatività dei servizi aziendali e la
salvaguardia e tutela della integrità fisica dei degenti e dei dipendenti e collaboratori delle aziende. Gli
addetti dovranno rispondere a una serie di requisiti, tra cui il riconoscimento formale di "Guardia
particolare giurata" e, ovviamente, avere il porto d'armi.i più AppetibiliI lotti più "interessanti" sono quelli
dell'azienda sanitaria triestina, con gli ospedali di Cattinara e il Maggiore, quella di Udine, che
ricomprende il Santa Maria degli Angeli e il Gervasutta, e quello del Cro. In particolare per quest'ultimo
il costo è, in proporzione, superiore ad altre aziende più grandi: la base di gara è di 750 mila euro
perché sono previste una serie di attività aggiuntive tra cui videosorveglianza con almeno 15
telecamere e con possibilità di ampliamento, il sistema di intrusione e la sorveglianza anche a prevenire
focolai di incendi dentro l'istituto.la scadenza di giugnoIl primo passaggio è stato compiuto, il prossimo
è la valutazione delle offerte tecniche da parte della commissione di 5 esperti, non ancora nominata
dall'Arcs. L'attuale servizio di vigilanza scade a giugno e, nel caso non si riesca a completare la
procedura entro quella data, si dovrà prorogare i contratti esistenti fino a espletamento delle procedure
di gara.

Bevilacqua (Cisl): siamo penalizzati dalla riduzione della spesa per il personale
Benvenuto (Cgil): l'organico è già in sofferenza, necessarie contromisure

«Nuove assunzioni subito
o i servizi collasseranno»
Elena Del Giudice UDINE. «O si riuscirà rapidamente a correre ai ripari, o sarà il tracollo dei servizi». A
dirlo sono i sindacati in relazione alle stime delle uscite, grazie a Quota 100, dalla sanità del Friuli
Venezia Giulia. «Attendiamo di leggere la versione definitiva del "decretone" - dichiara Massimo
Bevilacqua, segretario regionale della Fp Cisl - per capire se, come avevamo chiesto, è stata prevista
la possibilità dell'affiancamento, ovvero nuove assunzioni da effettuare immediatamente per formare
coloro che entrano e metterli nelle condizioni di sostituire quelli che se ne andranno; in caso contrario
rischiamo di trovarci in situazioni davvero drammatiche rispetto alla tenuta dei servizi». Nella bozza del
provvedimento passato in commissione, c'è un emendamento che prevede che gli enti e le Aziende
sanitarie possano procedere all'assunzione di personale per assorbire gli effetti di Quota 100. «Il tutto,
andando a incidere solo sulla disciplina relativa alle assunzioni, senza che lo Stato debba spendere di
più», è la dichiarazione del M5s. Resta da capire in che modo questo potrà avvenire. C'è poi un altro
problema: «Non ci sono graduatorie attive - chiarisce Pierluigi Benvenuto della Fp Cgil -, nè concorsi in
grado di produrne una in tempi celeri». È stato bandito un nuovo concorso per infermieri, in verità, ma
stante il numero delle richieste di partecipazione «ci vorranno almeno 6/8 mesi per concluderlo -
sottolinea Benvenuto -, sempre che si inizi ora». Nè va dimenticato che le Aziende sanitarie devono
rispettare le indicazioni delle Linee di gestione 2019 che prevedono una riduzione dell'1% del costo del
personale, limite che rende ostico procedere con un adeguamento degli organici che, peraltro, sono già
in sofferenza. Non bastasse, c'è un'altra disposizione, che per quest'anno non si applica alla sanità, che
cancella le graduatorie a scorrimento, Ovvero: quando si bandisce un concorso per, ad esempio, 200
posti da infermiere, alla fine delle prove si ottiene una graduatoria di 400 persone idonee, che hanno un
punteggio sufficiente. Le prime 200 vengono immediatamente assunte, le altre 200 restano in
graduatoria in attesa che si liberino dei posti. Bene, secondo la ministra Giulia Bongiorno, i concorsi si
esauriscono con le assunzioni indicate e le graduatorie non esisteranno più. «Un bel problema -
considera Benvenuto - stante i tempi di espletamento delle prove e l'urgenza che Quota 100 potrebbe
determinare per rimpinguare gli organici».Il paradosso è che per fermare le graduatorie basta poco.
Accade con l'ultimo concorso per Oss rispetto al quale tutte le Aziende, a eccezione della Aas 2, stanno
assumendo. Ma se un'azienda ha necessità di aumentare il numero, ricorrendo alla graduatoria a
scorrimento, perché inaspettatamente si sono liberati dei posti, oppure perché quelli che ha chiamato
non sono disponibili, non lo può fare finché la Aas 2 non avrà attinto alla famosa graduatoria.

direzione centrale salute

Cortiula lascia il ruolo
Al suo posto Dorbolò
udine. Sarà Stefano Dorbolò, attuale commissario del Burlo Garofolo di Trieste, il successore di Gianni
Cortiula nel ruolo di direttore centrale della sanità regionale. La giunta, salvo capovolgimenti dell'ultimo
minuto, dovrebbe approvare la nomina nel corso della seduta del prossimo fine settimana.Cortiula,
infatti, ha annunciato in questi giorni le sue dimissioni dal ruolo di direttore centrale - per motivazioni
strettamente personali - e così l'esecutivo ha dovuto trovare un suo sostituto. Una scelta che, come
accennato, è caduta su Dorbolò. Resta da capire, a questo punto, se il Burlo potrà essere gestito in
questi mesi dai due vicecommissari nominati da Dorbolò - Serena Sincovich e Adele Maggiore - oppure
dovrà essere individuato un vero e proprio commissario. --

l'appello

Zanin: «Più integrazione tra sociale e
assistenza»
UDINE. «Valorizzare la figura dello psicologo all'interno dei servizi che il sistema sanitario fornisce alla
comunità, nell'ambito di un processo di riforma che porti a un'integrazione sinergica tra sanità e sistema
socio-assistenziale, tesa a migliorare le condizioni di salute del cittadino». È l'auspicio espresso dal
presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, nel corso di un recente incontro con il
presidente dell'Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia, Roberto Calvani. «All'interno delle
Aziende pubbliche per i servizi alla persona e nelle strutture per anziani - ha proseguito Zanin - la
professionalità dello psicologo può costituire un valido supporto per migliorare le condizioni dei pazienti,
così come rilevante è il ruolo che rivestono nei Distretti sanitari e nei Consultori, dove la loro presenza
dovrebbe essere rafforzata».
Risultano accessi non consentiti alla posta elettronica di un componente della
giunta Fedriga

Violata la mail di un assessore
Pronta una denuncia alla Postale
Mattia Pertoldi udine. Descriverla come una sorta di "spy story" in salsa friulana è probabilmente
eccessivo, ma certo la voce che da qualche giorno circola a Palazzo è una di quelle che - se
confermata dalle indagini delle forze dell'ordine - sarà destinata a lasciare il segno perché qualcuno
avrebbe avuto accesso, in almeno un'occasione, alla posta elettronica di servizio di un assessore della
giunta di Massimiliano Fedriga senza alcuna autorizzazione.Dire se questo accesso è stato singolo,
oppure continuato nel tempo è, a oggi, impossibile. Quello che sembra provato, però, è che a un certo
punto l'assessore in questione si sia accorto della "falla" a causa di una risposta a una mail che lui non
aveva mai effettuato. Tanto è bastato all'assessore, come è logico che sia, per una rapida verifica tra i
collaboratori e, una volta capito che nessuno di loro aveva risposto al posto suo, per coinvolgere l'intera
giunta regionale.La questione, infatti, è finita sul tavolo dell'esecutivo Fedriga nel corso dell'ultima
seduta nella quale, appunto, si è discusso delle possibili opzioni sul tavolo. Alla fine, da quanto si è
appreso, la scelta è stata la più ovvia portando alla decisione di presentare denuncia - verrà
ufficializzata nei prossimi giorni - alla polizia Postale, istituita proprio con lo scopo di proteggere gli
utenti dalle insidie di internet e fornire una tutela sempre più adeguata alle nuove frontiere tecnologiche
dei crimini. Una denuncia indispensabile affinché gli agenti possano compiere tutte le verifiche del caso
a partire dall'indirizzo Ip che identificherà l'host di rete dal quale è partita la mail sospetta.Nel caso in
cui le indagini dovessero verificare una vera e propria violazione della privacy tramite un trattamento
illecito dei dati personali - intendendosi ogni azione commessa in violazione alle disposizioni dal Codice
per la privacy al fine di trarre per sé oppure per altri profitto oppure di recare ad altri un danno - il
colpevole potrebbe andare incontro a una pena di una reclusione da 6 mesi a 3 anni.In questo caso -
ma siamo sempre nel campo delle ipotesi - potrebbe, invece, configurarsi una violazione dell'articolo
615 ter del Codice penale. Un articolo che recita come chiunque si introduca abusivamente in un
sistema informatico, oppure telematico, protetto da misure di sicurezza, ovvero vi si mantenga contro la
volontà espressa oppure tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni.
La pena diventa da uno a cinque anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, da un incaricato
di un pubblico servizio, con abuso dei poteri, oppure con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al
servizio, oppure da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato, o con
abuso della qualità di operatore del sistema.
Gli enti con ex politici nel direttivo sono equiparati ai partiti
Bordin: legge da cambiare. Cosolini si appella a Fedriga

Lo "spazzacorrotti" unisce Lega e Pd
«Così si cancella l'associazionismo»
Alessandro Cesare udine. Per una volta maggioranza e opposizione sono d'accordo: voler equiparare
le associazioni di volontariato presenti sul territorio ai partiti politici, è una scelta non solo sbagliata, ma
potenzialmente pericolosa, che mette a rischio la sopravvivenza di quel tessuto sociale, culturale e
sportivo in grado di coinvolgere, solo in Fvg, oltre 160 mila persone.A sollevare la questione è il
consigliere del Pd Roberto Cosolini che ha depositato una mozione parlando di «grave danno per il
sistema dell'associazionismo e del volontariato», oltre che per i diritti dei cittadini. A lui si è aggiunto il
capogruppo della Lega Mauro Bordin, che boccia il provvedimento del Governo definendolo
«irrazionale». Più cauto il consigliere M5s Cristian Sergo, che affronta la questione da un altro punto di
vista, parlando di «strumento per favorire il ricambio negli organi sociali» dei vari sodalizi. A finire nel
mirino sono alcune modifiche alla vecchia legge sul finanziamento dei partiti, inserite nella legge
3/2019, la cosiddetta "spazzacorrotti", che in pratica equipara ai partiti e ai movimenti politici (con tutto
ciò che ne consegue, da un punto di vista penale, in caso di inadempienze) le fondazioni, le
associazioni, i comitati i cui organi direttivi siano composti, in tutto o in parte, da persone che, nei dieci
anni precedenti, «siano stati membri del Parlamento nazionale o europeo o di assemblee elettive
regionali o locali, ovvero che abbiamo ricoperto nei dieci anni precedenti incarichi di governo al livello
nazionale, regionale o locale».Una sciabolata di matrice grillina che, nell'impeto anti-casta e anti-
corruzione, rischia di penalizzare gran parte delle oltre 10 mila organizzazioni no profit, delle 1. 251
associazioni di volontariato, delle 856 associazioni di promozione sociale, delle 211 cooperative sociali
e delle 127 fondazioni attive in Fvg. Questo perché, soprattutto nei piccoli centri, le persone che si
mettono a disposizione nei direttivi dei sodalizi locali (sportivi o culturali che siano) spesso sono le
stesse che, nel recente passato, si sono impegnate per la comunità facendosi eleggere in consiglio
comunale. «Nella foga demolitrice verso i partiti e nel voler etichettare a tutti i costi la politica come
qualcosa di sporco - sottolinea Cosolini - la legge "spazzacorrotti" mette in crisi l'intero sistema
dell'associazionismo e la vita associativa. Massimiliano Fedriga intervenga nei confronti dei
parlamentari del Fvg e del Governo per scongiurare una caccia alle streghe all'interno di comunità
fondate sul volontariato».L'esponente del Pd continua nel suo attacco: «Più che combattere la
corruzione nella vita pubblica, pare che con questa disposizione si voglia colpire la libera vita
associativa nella nostra comunità e generalizzare un clima di sospetto e di esclusione generalmente
rivolto verso chiunque abbia svolto, svolga o intenda svolgere un mandato istituzionale a qualsiasi
livello, con ciò punendo l'esercizio di diritti garantiti dalla nostra Costituzione».La "spazzacorrotti" non
piace nemmeno al capogruppo della Lega Bordin, che annuncia una mozione in merito: «La norma,
così com'è, non sta né in cielo né in terra, e va modificata. Stiamo approfondendo la questione per
trovare una via d'uscita, evitando così seri problemi alle realtà associative della regione. Qui la
corruzione non c'entra, perché in molte comunità locali chi fa parte del tessuto sociale arriva proprio da
esperienze politiche. Siamo di fronte a una norma senza equilibrio e priva di buon senso». Detto
questo, il consigliere del Carroccio non risparmia una bordata ai pentastellati: «Forse loro non hanno il
contatto con il mondo dell'associazionismo». Da parte sua, il consigliere grillino Sergo, prende tempo:
«Ci confronteremo con i nostri parlamentari per capire le ragioni che hanno portato a questo
provvedimento. Certo che, se le associazioni, per comporre i loro consigli direttivi, hanno a tutti i costi la
necessità di attingere da chi ha frequentato il mondo politico, la cosa mi rattrista».

l'altro fronte

Pro loco: uccidono il no profit
Shaurli: «Ignorata la realtà»
udine. «Se vogliono ammazzare il no profit dandogli il colpo di grazia lo dicano subito: ce ne faremo
una ragione».Non usa giri di parole Valter Pezzarini, presidente del Comitato regionale delle Pro loco,
che venuto a sapere del contenuto della legge "spazzacorrotti", è diventato un fiume in piena: «Se una
minoranza di politici è corrotta - afferma - che senso ha prendersela con chi, dopo un'esperienza
amministrativa, decide di mettere a disposizione del territorio il proprio bagaglio di sapere? Equiparare
le associazioni di volontariato ai partiti politici sarebbe un disastro per noi e per tutte quelle realtà che,
con sacrificio e fatica, operano a favore della comunità».Pezzarini lancia un appello: «Il legislatore
intervenga immediatamente per non mettere in crisi quelle associazioni sociali, culturali e ricreative che
tanto bene fanno al nostro territorio, ai suoi cittadini e alla sua immagine fuori regione».Un pensiero
condiviso da moltissimi referenti delle oltre 200 Pro loco che in Friuli Venezia Giulia costituiscono l'asse
portante di eventi e manifestazioni capaci di coinvolgere decine di migliaia di persone in ogni stagione
dell'anno. Un tema che sta toccando nel vivo anche la politica, che in maniera trasversale, almeno in
Fvg, sta cercando di trovare il modo di rimediare. Luca Ciriani (Fdi), per esempio, annuncia di aver
presentato in Sento un disegno di legge per arrivare alla modifica della "spazzacorrotti", «che rischia di
mettere in ginocchio il mondo delle associazioni e del volontariato».È critico anche il segretario del Pd
Fvg, Cristiano Shaurli: «Questa norma è il risultato di una completa ignoranza della realtà dei territori e
dell'impegno gratuito e quotidiano di migliaia di persone: si fanno leggi da dilettanti allo sbaraglio
probabilmente senza nemmeno leggerle. I nostri parlamentari sono già mobilitati: faremo tutto il
possibile per modificare questa "spazzacorrotti", ideologica e dannosa».Shaurli se la prende con il
governo gialloverde: «Punisce chiunque si impegni sul territorio, come i consiglieri comunali che fanno
volontariato, mette in difficoltà i piccoli Comuni, la montagna, per tacere delle centinaia di associazioni
che vivono del lavoro meritorio di persone che magari anni prima hanno avuto l'unica "aberrante e
vergognosa colpa" di aver fatto parte di un consiglio comunale. Da dietro la tastiera di un computer e,
magari, senza aver mai fatto un iniziativa di volontariato o montato un chiosco - chiude Shaurli -
vogliono gettare fango su chiunque lavori concretamente sul territorio. I cittadini però conoscono i loro
sindaci e i consiglieri dei nostri Comuni, a prescindere dal colore politico».
Il 13 aprile a Trieste la protesta contro le scelte della giunta
Coppola: è urgente opporsi a un modello di pensiero razzista

«Declino culturale dell'Italia sui migranti»
Scatta la mobilitazione
Stefano Zucchini UDINE. L'appello a trovarsi per organizzare una grande mobilitazione regionale e
agire «contro il declino culturale in cui il Paese è precipitato, in particolare con questo governo
nazionale e regionale» era stato lanciato una settimana fa dalla Rete DasiFvg al Centro Balducci di
Zugliano. E ieri, a quella chiamata hanno risposto circa un centinaio di persone, tra politici,
rappresentanti delle associazioni e singoli cittadini di tutte e quattro le province che, sempre a Zugliano,
hanno deciso di scendere in piazza sabato 13 aprile a Trieste. «Auspichiamo - ha spiegato Michele
Negro della Rete DasiFvg che, insieme a don Di Piazza, ha guidato la riunione - la partecipazione non
solo del variegato mondo associativo che ruota attorno ai temi dell'accoglienza, ma di tutta la società
civile, perché con le politiche attuate da questa giunta regionale si stanno discriminando non solo i
migranti, ma anche i cittadini italiani della nostra regione e di altre». Dello stesso parere il
vicesegretario regionale del Pd, Paolo Coppola, che, tra i tanti interventi, ha ribadito «l'urgenza di
opporsi a un modello di pensiero razzista che spesso si nasconde dietro la scusa della diversità
culturale».Della necessità di «protestare per opporsi a questa deriva e al silenzio assordante anche di
una parte della sinistra e delle diocesi in particolare di Trieste e Udine» ha parlato l'ex senatore Carlo
Pegorer, mentre il consigliere regionale di OpenFvg, Furio Honsell, ha rimarcato come «ci sia un deficit
culturale nel nostro Paese che va contrastato coinvolgendo il mondo della scuola dove, invece, si
assiste ai migliori esempi di integrazione». La consigliera regionale del Pd Mariagrazia Santoro ha
voluto porre l'attenzione sull'importanza di «unire le forze perché tra le altre cose va contrastata una
visione del mondo che fa leva sulla paura e che vuole riportare le donne al Medioevo».I manifestanti
ribadiranno quindi che «le differenze, legate al genere, all'etnia, all'orientamento sessuale, alla
condizione sociale, alla religione, alla nazione di provenienza o alle diverse aree geografiche regionali e
persino alla salute - si legge nel manifesto politico -, non devono mai diventare nemici da perseguire e
ghettizzare. Per noi, prima di tutto, ci sono le persone». E proprio alla mail primalepersonefvg@gmail.
com dovranno essere indirizzate le adesioni per la manifestazione del 13 a Trieste che, in attesa del
percorso e orario ufficiale, dovrebbe partire alle 15 dal piazzale della stazione e snodarsi lungo le vie
del capoluogo passando anche per piazza Unità.
L'assessore promette che la norma non verrà stravolta
«Strategie di spesa sempre decise d'intesa con gli enti»

Tassa di soggiorno
Bini assicura i Consorzi
«Coinvolti nelle scelte»
Mattia Pertoldi udine. Tocca all'assessore al Turismo Sergio Bini, dopo un paio di giorni di polemiche
nate in seguito alla presentazione da parte del forzista Piero Camer di un emendamento alla legge
"omnibus" che cambia lo schema di tassa di soggiorno attualmente in vigore, provare a gettare acqua
sul fuoco delle polemiche.L'assessore - che ha convocato per domani mattina gli esponenti dei
principali Consorzi turistici della regione - sostiene infatti di aver trovato «esagerate» le polemiche degli
ultimi giorni. «L'intesa tra operatori e Comuni - spiega - non viene toccata, ma, anzi, resta come
condizione preventiva per decidere l'impiego delle somme incassate. Noi riconosciamo l'importanza e
la valenza strategica dei Consorzi che, infatti, coinvolgiamo nelle scelte».In quelle strategiche, però,
perché in futuro - dopo il via libera alla legge - le decisioni di dettaglio potranno essere prese dai singoli
assessori. «Facciamo un esempio concreto - continua Bini -: poniamo che a Grado tutti insieme si
decida di investire sul "Parco delle Rose". Bene, quella sarà la scelta strategica determinante e
immutabile. Poi, però, credo che, all'interno di uno schema strategico, un Comune possa e debba avere
il diritto di scendere autonomamente nel particolare».Quanto alla tassa di soggiorno in sè, inoltre, Bini
la trova una buona idea. «Non credo sia un'imposta sbagliata - conclude l'assessore -. Quando ognuno
di noi gira il mondo sa bene come, in qualsiasi località si trovi, debba pagare una sorta di city tax. Per
cui ritengo che anche in Friuli Venezia Giulia sia corretto utilizzarla per potenziare la capacità attrattiva
del territorio. E onestamente trovo che sia pure corretta l a metodologia con cui è stata istituita visto che
coinvolge davvero tutti i soggetti interessati, non soltanto quelli prettamente istituzionali».Intanto, dopo
le polemiche apertasi a Grado e Lignano, arriva da Trieste un appoggio alla proposta di Camber di
modificare la norma attualmente in vigore. «È simpatico che non si veda l'importanza della proposta
emendativa - ha detto l'assessore al Turismo Francesca De Santis -. Il testo iniziale presentato dai
consiglieri della Lega voleva introdurre l'impiego del gettito derivante dalla tassa di soggiorno in
"interventi utili a garantire la maggiore pulizia e la gestione dei maggiori flussi di rifiuti che interessano il
territorio oggetto della fruizione turistica". La sostituzione operata in Commissione sposta la decisione
dalla legge al tavolo di confronto che dovrà trovare un accordo in ordine alle tematiche di intervento,
responsabilizzando il Comune in termini di presentazione della proposta. Nell'attuale formulazione, del
testo, non si toglie potere decisionale agli attori del tavolo, ma viene semplicemente eliminato il potere
di veto generalizzato su microscelte e riportato in termini percentuali rispetto all'utilizzo del gettito della
tassa. Parliamo di un gettito superiore a 1,5 milioni e il dibattito dovrebbe vertere su quali scelte
operare di medio periodo, non andare a verbalizzare microcontributi».
18 MARZO 2019
Appello di Mareschi Danieli: favorire i trasferimenti in regione
«Necessari aiuti per la casa e i figli, ma anche più servizi»

In Fvg il lavoro c'è ma non gli operai
«Vanno portate qui le famiglie intere»
Elena Del Giudice UDINE. In premessa: il Fvg è un territorio in cui la disoccupazione è vicina ai livelli
fisiologici; vi sono insediate aziende che richiedono professionalità che la formazione non garantisce a
sufficienza; vi sono attività che restano in sofferenza perché non si trovano addetti disponibili. E
dunque? Dunque «l'esperienza sul campo delle nostre imprese testimonia che non basta più offrire
opportunità lavorative, e lo testimoniano i tanti profili professionali disponibili, che restano purtroppo
vacanti, ma bisogna incentivare nuovi arrivi, promuovendo nuova residenza di studenti e soprattutto di
lavoratori (con qualsiasi qualifica) con interventi mirati e capaci di dare un aiuto concreto per abbattere i
costi degli affitti, delle rette scolastiche e via dicendo». È la proposta della presidente di Confindustria
Udine, Anna Mareschi Danieli, che dettaglia: «Stiamo parlando di un sostegno complessivo alla
famiglia, che si declina in termini di servizi, alloggi, trasporti, eccetera..., che naturalmente deve valere
per chi risiede stabilmente in Friuli Venezia Giulia, ma anche per chi sarebbe intenzionato a farlo però,
nemmeno con un contratto di lavoro stabile, potrebbe trasferire e sostentare adeguatamente la propria
famiglia approdando sul territorio regionale. Questo tema è già molto sentito dalle imprese e in
prospettiva lo sarà ancor di più. Perché in Friuli Venezia Giulia la natalità è bassa e perché molti posti
di lavoro restano scoperti».Confindustria Udine ha promosso recentemente una ricognizione delle
esigenze delle aziende sul fronte delle risorse umane da inserire in azienda nei prossimi cinque anni.
Ha risposto un campione significativo delle imprese associate (circa il 40% per numero di addetti) e i
dati - sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista quantitativo - sono molto interessanti. «Nei
prossimi 5 anni - spiega Mareschi Danieli -, il campione di aziende intervistate riferisce di aver bisogno
di circa 180 manager, 760 impiegati tecnici/quadri, quasi 200 impiegati tecnici, 550 operai specializzati
e ben 1.740 operai (soprattutto generici, con saldatori, operatori Cnc e Plc che risultano già oggi
praticamente introvabili)».In sintesi «la platea di lavoratori di oggi non è sufficiente a coprire i fabbisogni
mentre quella di domani diminuisce in maniera preoccupante, perché calano le nascite. Quello che oggi
è un problema da affrontare seriamente potrebbe rapidamente trasformarsi in una situazione
irrecuperabile se non cominciamo fin da subito a mettere in campo interventi concreti per invertire
questa tendenza - è la considerazione della presidente degli industriali friulani -. Chiediamo quindi con
convinzione la definizione di una alleanza tra pubblico e privato, perché naturalmente anche le imprese
sono pronte a fare la propria parte, ed alcune già lo fanno, ma non è pensabile che facciano tutto da
sole, per rendere competitivo, anzi addirittura attrattivo, il trasferimento in regione di studenti e
lavoratori». «Attrarre nuova residenza, agganciandola all'occupazione, sarebbe infatti garanzia di piena
integrazione da un lato, ma rappresenterebbe anche un valore aggiunto importante per un sistema
produttivo che abbisogna oggi, e avrà necessità anche in futuro, di profili professionali di ogni genere,
da quelli generici agli iper scolarizzati e qualificati».E se si vogliono fare i conti, «il presumibile volano
generato dal maggior numero di occupati e, contestualmente, dalle migliori performance del sistema
produttivo (che si tradurrebbero in miglior gettito) potrebbe rendere simili interventi sostanzialmente a
costo zero, a regime. La competitività dei sistemi sociali ed economici, in questa stagione storica, si
gioca moltissimo sulla competitività dei singoli sistemi territoriali. E il Friuli Venezia Giulia, da questo
punto di vista, dovrebbe coltivare l'ambizione ad essere un esempio avanzato di attrattività» conclude la
presidente.

Le aziende locali hanno assunto nell'ultimo anno un centinaio di persone, tutti
addetti specializzati
Il leader di Unindustria propone benefit sui viaggi aerei, sugli alloggi e per le
imprese

Nel Pordenonese molti arrivi dal Sud
Agrusti: servono agevolazioni fiscali
Giulia Sacchi PORDENONE. Al Nord Italia c'è il lavoro, al Sud c'è la manodopera specializzata. Come
coniugare i due fronti rendendo il trasferimento più leggero e appetibile? «Accorciando l'Italia». Questo
è lo slogan della proposta formulata dal presidente di Unindustria Pordenone Michelangelo Agrusti, alla
luce del centinaio di assunzioni che aziende locali hanno effettuato pescando in Meridione, e che ha già
incassato il parere favorevole al consiglio generale di Confindustria.Ma cosa contempla l'idea? Da una
parte la defiscalizzazione di un paio di viaggi aerei al mese per coloro che dal Sud si spostano per
andare a lavorare al Nord, «così da non farli sentire emigranti», sottolinea Agrusti. Dall'altra la
possibilità di usufruire, almeno temporaneamente, di abitazioni messe a disposizione dalle aziende. Un
vantaggio non soltanto per il dipendente, ma anche per l'imprenditore, che potrebbe detrarre le spese
sostenute dalla fiscalità dell'azienda. La proposta del numero uno di Unindustria, sostenuta pure dal
direttore dell'associazione di categoria Paolo Candotti, nasce dalla necessità di trovare strumenti
adeguati per affrontare la migrazione interna allo Stivale che si sta registrando con sempre maggiore
intensità. Da quanto è emerso, soprattutto in Puglia e Campania, ci sono istituti tecnici di pregio e
manodopera specializzata in abbondanza rispetto alle reali esigenze. Di quest'ultima, invece, in Friuli
Venezia Giulia c'è carenza. In primis alcune grosse aziende del Pordenonese e dell'Udinese hanno
pescato al Sud Per rimpinguare l'organico, non trovando al Nord i profili di cui necessitavano: nell'ultimo
anno, un centinaio di figure sono state selezionate e già assunte in loco. Sinora, però, la gestione
logistica di chi si è trasferito, non senza difficoltà legate a questioni familiari, nella più rosea delle ipotesi
è stata affidata alla buona volontà degli imprenditori, che magari hanno individuato soluzioni ad hoc e
garantito qualche benefit per gli assunti. In altri casi, i lavoratori si sono arrangiati, condividendo per
esempio le abitazioni con altre persone che vivono situazioni analoghe. Ma la vita da emigrante non è
semplice e impatta sulle tasche di chi sceglie la via del trasferimento. «La mia proposta consentirebbe
di fare mantenere intatto il reddito delle maestranze che arrivano dal Sud - spiega Agrusti -. Inoltre
permetterebbe a chi si trasferisce di avere pure la famiglia in loco». Rientrare nella terra natale a costi
sostenibili e offrire una accomodation sono i due cardini dell'idea di Agrusti. La disponibilità dei datori di
lavoro a supportare questo percorso sarebbe ripagata col fatto che le spese sostenute per ogni addetto
verrebbero portate in detrazione fiscale, considerandole di fatto beni aziendali. «La ratio della mia
proposta è fare in modo che l'Italia sia più corta e la mobilità professionale abbia costi sostenibili -
conclude Agrusti -, contemplando anche un vantaggio per le realtà produttive».Soluzioni che
dovrebbero essere contenute all'interno di pacchetti di welfare che le aziende propongono ai lavoratori.
L'attuazione è legata a una normativa ad hoc o alla modifica di quanto già in vigore. E sulla possibilità
di una sorta di discriminazione al contrario legata ai possibili benefit assicurati solamente a chi viene
dal Sud, la questione si può risolvere prevedendo un limite massimo di fruizione dei vantaggi. Nel caso
degli affitti, per esempio, la spesa potrebbe essere sostenuta dall'impresa in attesa del radicamento del
lavoratore sul territorio. Una volta assunto a tempo indeterminato, insomma, il quadro potrebbe essere
rivisto.

l'annuncio

Cimolai all'università di Napoli
recluta ingegneri strutturisti
pordenone. Dal Gruppo Pittini di Osoppo alla Cimolai di Pordenone, alla Friul Intagli di Villanova di
Prata le ricerche di professionalità qualificate, difficili da reperire in loco, si stanno concentrando al Sud
Italia. Le aziende locali sono costrette a varcare i confini regionali per trovare le professionalità
specializzate di cui hanno bisogno e che al Nord si fatica a reperire. Tra le regioni in cui le realtà
produttive hanno gettato l'amo, figura la Campania: è il caso della Cimolai, gruppo industriale leader nel
proprio settore e specializzato nella progettazione, costruzione e montaggio di grandi opere complesse
in acciaio. Sul sito del dipartimento di strutture per l'ingegneria e l'architettura dell'università degli studi
Federico II di Napoli, infatti, si trova l'annuncio relativo al "Carree day Addeco Cimolai 2019" , nel quale
si legge che l'azienda pordenonese ha aperto posizioni lavorative per ingegneri strutturisti e che
martedì 26 marzo, nel collegio di ingegneria, si terrà la presentazione dell'impresa aperta a tutti, mentre
nella giornata successiva proseguirà l'attività di assessment su candidati in corso di selezione. Si
precisa che altri studenti hanno già colto questa opportunità a settembre. Una prova tangibile del fatto
che il "pescare" al Sud per individuare determinate professionalità è un fenomeno che è iniziato da
qualche tempo: non è dunque la prima volta che l'azienda pordenonese collabora con enti e scuole
ubicati oltre il confine regionale per reclutare nuove forze da inserire in organico. La proposta di Cimolai
è interessante: si offre un contratto a tempo indeterminato con la disponibilità di alloggio, che include
spese utenze e pulizie settimanali negli appartamenti forniti dall'azienda per i primi dodici mesi di
contratto. Il candidato deve assicurare disponibilità alla mobilità non soltanto nazionale, ma anche
internazionale.Anche il Gruppo Pittini sta mettendo in campo azioni di ricerca di personale mirato nel
Meridione e a ciò ha abbinato pure corsi di formazione in ambito digitale. Quindi l'attività di
reclutamento al Sud di Friul Intagli, partita già dallo scorso autunno. L'azienda leader del distretto del
mobile, con una ventina di stabilimenti tra il Pordenonese e Treviso e oltre 2 mila collaboratori, per
spiegare la concentrazione delle ricerche in un'area diversa da quella regionale, aveva fatto sapere che
sì alcune professionalità sono difficili da reperire in zona, ma anche il calo della disoccupazione in
regione ha avuto un peso nell'ampliamento del raggio di assunzioni.A giocare un ruolo importante, tra
l'altro, è pure il passaparola: Friul Intagli aveva spiegato che quanti inviano i curricula dal Sud hanno un
conoscente che lavora all'interno del gruppo. Le maggiori difficoltà che l'impresa del mobile incontra
sono nel reclutare manutentori elettromeccanici e autisti con patenti Ce e Cqc.

la legge di bilancio

Incentivi a chi impiega giovani
ma anche donne e over 50
UDINE. Fiscalità più leggera per le imprese che assumono. Nella Legge di Bilancio 2019 sono state
inserite alcune agevolazioni fiscali per le imprese che stipulano contratti di lavoro. Si tratta dell'esonero
contributivo fino al 50% per chi assume under 35, e questo vale per datori di lavoro che hanno sede in
tutto il Paese. Ci sono poi incentivi mirati per imprese del sud che assumono al sud: per loro il 100% di
sgravio il primo anno, e 50% nel 2° e terzo anno, se in azienda entrano giovani e disoccupati. C'è poi il
bonus assunzioni Neet o apprendistato professionalizzante che prevede, anche in questo caso, il 100%
il primo anno e il 50% nei due anni successivi.E ancora, i datori di lavoro che nel corso dell'anno
assumeranno donne e over 50, aventi particolari caratteristiche, con un contratto a tempo determinato
o indeterminato, avranno diritto allo sgravio contributivo pari al 50% dei contributi Inps e Inal per un
massimo di 12 mesi, in caso di assunzione a termine, che sale a 18 mesi se l'assunzione è a tempo
indeterminato o se si tratta di una trasformazione di contratto. Anche la Regione Fvg sostiene le
assunzioni con provvedimenti ad hoc.

Tavolo sullo sblocca cantieri. Confedilizia chiede la riduzione delle tasse
Conte e Toninelli in sopralluogo sull'autostrada fantasma Asti-Cuneo

Subito interventi per 20 miliardi
sul patrimonio immobiliare
il caso Sono almeno 20 i miliardi di lavori attivabili con il recupero del patrimonio immobiliare esistente
calcolando un intervento su almeno 1 milione dei circa 75 milioni di immobili presenti in Italia. È il conto
che fa Confedilizia alla vigilia del tavolo tecnico che vedrà governo e sindacati confrontarsi sul
provvedimento sblocca cantieri e più in generale mentre il governo è al lavoro su un pacchetto di
misure per spingere la crescita e rilanciare l'economia. Un calcolo non difficile, sottolineano i proprietari,
visto che gli edifici sull'orlo del collasso sono più di mezzo milione, 520 mila circa.Nei giorni scorsi
l'associazione ha presentato le proprie proposte al governo, con un pacchetto articolato di norme che
parte dalla richiesta "mantra" dell'associazione, la riduzione della tassazione sul patrimonio immobiliare
per arrivare ad una modifica del sistema della tassazione e alla stabilizzazione della cedolare secca.
«Una leva per liberare risorse attraverso incentivi, sgravi fiscali e un nuovo sistema di tassazione per il
settore immobiliare è indispensabile per il rilancio del sistema e di tutto l'indotto», afferma il presidente
di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa che sottolinea come sia di «fondamentale importanza» che nei
prossimi provvedimenti allo studio del Governo sia affrontato anche il tema della proprietà edilizia
privata, come, ricorda, ha d'altronde assicurato più volte in questi giorni anche dal vicepremier Salvini.
Che anche ieri ha ribadito: «Conto che anche gli amici del M5s ci diano una mano a sbloccare, a
riaprire i cantieri, a mettere in sicurezza, perché così l'economia riparte sul serio». Intanto proprio nel
primo pomeriggio di oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministero dei Trasporti, Danilo
Toninelli, saranno in Piemonte dove con il governatore, Sergio Chiamparino, faranno un sopralluogo sul
cantiere fantasma dell'Asti- Cuneo, ovvero l'autostrada A33 che finisce nel nulla, nonché il tracciato
simbolo delle opere incompiute italiane. Sul posto sarebbe atteso anche il vicepremier Cinquestelle
Luigi Di Maio.

Composto l'organigramma del principale partito d'opposizione
Nella direzione anche gli altri regionali Rosato, Russo e Caterina Conti

Debora Serracchiani nominata
vice presidente per la minoranza
vice gentiloni udine. Importante nomina nel Pd nazionale per Debora Serracchiani. L'ex presidente del
Friuli Venezia Giulia e oggi deputata è stata nominata da Paolo Gentiloni vice presidente del partito
come esponente della minoranza che aveva appoggiato il candidato alla segreteria Maurizio Martina.
L'altra vice di Gentiloni è Anna Ascani. «È un riconoscimento importante - ha detto l'esponente dem -,
sono assolutamente orgogliosa, ringrazio Gentilioni e il segretario Zingaretti. È anche una bella
responsabilità per il rilancio del Pd, che ha messo in campo tante proposte molto serie su scuola,
cultura, università e dialogo con i corpi intermedi della società». Serracchiani da oggi sarà relatore di
minoranza in Aula alla Camera sul Decretone che contiene quota 100 e il reddito di cittadinanza. Nella
direzione nazionale altri tre esponenti del Fvg, tutti triestini: Rosato (di diritto), Russo e Caterina
Conti.«L'intervento del nuovo segretario con l'elezione del presidente dell'assemblea del partito sono
segni importanti - ha dichiarato il segretario regionale Cristiano Shaurli - : un Pd che cambia passo e si
ritrova unito nello slancio verso la rivincita. Siamo orgogliosi di aver impostato per primi in Fvg un
approccio che guarda alle cose da fare, ai bisogni dei cittadini, ben prima che alle questioni interne del
partito. Sanità pubblica, infrastrutture, lavoro, welfare e diritti sono dei pilastri nei quali il partito
regionale si riconosce pienamente e sui quali da subito siamo impegnati. L'appello ai valori e a
un'Europa diversa e più forte ci trova già in campo». «Auguro buon lavoro al neosegretario Zingaretti e
a tutta la sua squadra. Il Pd sta tornando competitivo e ora deve puntare dritto alle Europee», ha
affermato dal canto suo Isabella De Monte, europarlamentare del Pd e vice capodelegazione italiana a
Bruxelles, presente all'assemblea nazionale del partito, che ha proclamato segretario Nicola Zingaretti,
eletto Paolo Gentiloni presidente dell'Assemblea e definito la nuova Direzione nazionale. «Un
particolare in bocca al lupo va a tre rappresentanti della nostra regione che ricopriranno un ruolo
nazionale nei nuovi organismi: Debora Serracchiani, quale vicepresidente dell'assemblea, Francesco
Russo e Caterina Conti».
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